Novembre 2nd, 2017 Riccardo Fucile
IL CAV OCCUPA LA SCENA VENDENDO SOGNI SCADUTI, APPENA 50 PERSONE AI COMIZI DI SALVINI E A QUELLO DELLA MELONI… IN SERATA UN INCONTRO SURREALE IN CUI NESSUNO VUOLE ASPETTARE L’ALTRO
Esplodono le Ciminiere, vecchia fabbrica di raffinazione dello zolfo, a due passi dal porto
di Catania, quando Silvio Berlusconi ripromette, per la centesima volta: “Faremo il Ponte sullo Stretto, è fondamentale per far diventare la Sicilia davvero europea”.
Tutti in piedi, davanti al vecchio uomo delle stelle che arriva in Sicilia, come nel film di Tornatore, a promettere il sogno di un’America farlocca.
L’America di un Ponte annunciato già nel 2001 “per farvi raggiungere le vostre fidanzate nel continente, di un “grande piano Marchall per la Sicilia come fecero gli americani dopo la guerra”, di una bisca, pardon, di un “casinò” a Taormina.
Dopo il fiacco comizio di Palermo, Silvio Berlusconi torna se stesso, eterno venditore di promesse in libertà .
E vince la sfida delle piazze, nel giorno in cui a Catania il centrodestra arriva diviso a vincente. Pochi manifestanti a piazza Stesicoro, dove Giorgia Meloni arriva al banchetto di Fratelli d’Italia, per “l’abolizione dello ius soli”, a due passi dalla sede storica del Movimento sociale, che ancora espone una grande Fiamma illuminata fuori la finestra del terzo piano.
Poche decine anche a piazza Bellini, al comizio finale di Matteo Salvini che si sottrae, per l’ennesima volta, all’abbraccio del Cavaliere: “Non mi interessano i ragionamenti sui ministri, sono venuto per i siciliani”
Alla fine, per salvare l’apparenza, solo quella, si danno appuntamento per una cena alla Trattoria del Cavaliere, proprio così Trattoria del Cavaliere, scelta da Musumeci come atto di omaggio all’ex premier, con l’obiettivo di evitare i titoli dei giornali sul centrodestra incapace di scattare una foto assieme figuriamoci di governare una regione.
Cena anch’essa farlocca, delle beffe, nel ristorante catanese famoso per la carne di cavallo, “tanto per far vedere che non ci stiamo sulle scatole” dicono nello staff di Salvini “anche se non siamo d’accordo su nulla a livello nazionale”, con due sale piene di gente e di caciara elettorale, più che della solennità di un summit.
Anzi, non è neanche una cena, perchè il leader della Lega decide di andare a mangiare da un’altra parte e arriva solo per un caffè, in tarda serata.
Arriva tardi anche Berlusconi, perchè si intrattiene a un incontro con un centinaio di giovani del suo partito.
Chi prima di dopo, chi prima o dopo l’altro, in una logorante partita agli scacchi dell’attesa, di due costretti ad incontrarsi senza volerlo, e in fondo destestandosi.
In questo gioco di specchi e illusioni, di finzione e presa di distanze di ognuno che è diventata la campagna elettorale siciliana, l’intero centrodestra diventa la grande trattoria, dove il Cavalier Silvio Berlusconi ha ricominciato a preparare le sue consuete pietanze, mentre il Biscione in prima serata, come non accadeva da tempo immemore, trasmette una lunga intervista a Maurizio Costanzo.
È lui che, a metà giornata, fa sapere che non è disponibile a nessun comizio assieme a Salvini perchè “noi — dicono i suoi – qui abbiamo almeno il 15 per cento, lui il tre…”.
L’intento malcelato è di ridimensionare gli alleati, chiamati con distacco “il signor Salvini” e “la signora Meloni” e con essi un candidato mai avvertito come suo.
Spifferano gli azzurri siculi che “Musumeci ha fatto degli errori” e “il presidente è dovuto venire a raddrizzare una campagna elettorale che aveva compromesso in tv con la storia degli impresentabili”.
Frasi che equivalgono a dire, con la furbizia di sempre, che insomma se si vince è merito di Berlusconi e se si perde è colpa di Musumeci.
Non certo delle liste e di quegli “impresentabili” che restano il nodo irrisolto di questo finale di campagna elettorale, innominati nell’America berlusconiana, fatta di rimozioni sulla legalità , in un sogno in cui “tutto lecito”.
Nello Musumeci invece urla “dobbiamo liberarci dalla mala pianta della mafia che cerca sempre alleati, la dobbiamo estirpare”.
Quando arriva alla Trattoria del Cavaliere, il candidato presidente si ferma a parlare con un amico, di fronte alle cucine. “Mi voti?”, chiede. E davanti alla titubanza dell’altro, dice fiero: “Hai dubbi sulla mia onestà ? Io il giorno dopo li mando tutti a fare in c..o”.
Benvenuti nel centrodestra dell’uomo delle stelle.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 2nd, 2017 Riccardo Fucile
“AUSPICHIAMO CHE LA PROSSIMA COMUNICAZIONE DELLA MELONI SIA RELATIVA AL PAGAMENTO DELLA SOMMA DOVUTA”
Stamattina la Meloni sulla vicenda della sede di Fdi di Colle Oppio a cui il Comune di Roma ha apposto i sigilli per morosità dal 1975 si era lanciata in un vittimismo dietrologico che avrebbe potuto riservare a una causa migliore.
“Siccome domenica si vota a Ostia, avendo paura di perdere perchè noi di Fratelli d’Italia abbiamo una candidata molto capace che fa tremare i grillini, la Raggi ha pensato bene, a tre giorni dalla chiusura della campagna elettorale, di mettere i sigilli alla sede di Colle Oppio”
Giorgia Meloni per fare buon peso ha poi aggiunto: “Se non ci fosse stata la sede della Destra italiana che, in questi anni, ne ha fatto un presidio di legalità , quel rudere sarebbe stato un bivacco per spacciatori, immigrati clandestini, sbandati, esattamente quelli per i quali la Raggi fa politica”.
Perchè è chiaro, è sempre colpa degli immigrati “clandestini” anche quando i sovranisti italiani non pagano l’affitto.
Sostenere poi che la Raggi faccia politica per favorire gli spacciatori e gli sbandati, oltre che da querela, è un concetto che ben rappresenta a che livello sia giunta la ex mascotte di Fini.
In serata è arrivata la risposta della Raggi, una mazzata che non lascia scampo, ricevute alla mano.
“In merito alle polemiche circolate in queste ore sulla riacquisizione da parte di Roma Capitale dell’immobile di proprietà capitolina in Via delle Terme di Traiano 15a, finora utilizzato senza titolo da ‘Fratelli d’Italia — Alleanza Nazionale Roma e Lazio’, si conferma che non risulta il pagamento dell’intera somma richiesta. Al momento, la banca dati del Dipartimento Patrimonio certifica il versamento di quattro bollettini mensili da 13,43 euro negli ultimi quindici anni. Si invita a non diffondere notizie non supportate da riscontri oggettivi”.
Così in una nota il Campidoglio. “Auspichiamo che la prossima comunicazione da parte dell’on. Giorgia Meloni sia relativa al pagamento di quanto dovuto fino ad oggi, fosse anche solo per rispetto nei confronti dei cittadini romani”, dichiara l’Assessora al Patrimonio e alle Politiche Abitative di Roma Capitale Rosalba Castiglione.
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Novembre 2nd, 2017 Riccardo Fucile
COME A SALVINI E A BERLUSCONI DEI SICILIANI NON IMPORTA NULLA, AI SICILIANI NON IMPORTA NULLA DI LORO
Calano dalla periferia di Milano e da quella della Brianza lo stesso giorno per il comizio
conclusivo a Catania.
Di Catania non sanno nulla, non sanno nulla della costa orientale, non sanno nulla della Sicilia.
Diciamo la verità , non gli importa nulla nè della città fortemente provata da un degrado ben visibile, nè degli abitanti dell’isola in forte difficoltà .
Se ne andranno subito dopo lasciando tutto come prima: nel migliore dei casi.
Come a Berlusconi e Salvini dei siciliani non importa nulla, così ai catanesi, come ai palermitani, come ai siciliani tutti di loro non importa un bel nulla. Queste elezioni regionali per i due leader del Nord sono importanti per l’effetto psicologico che potrebbero avere in vista di quelle nazionali.
Per la maggioranza dei siciliani non sono importanti (lo certificheranno le astensioni) per niente, per una minoranza (vasta) si tratta di capire quali opportunità pratiche presentano.
Andarono deserte le serate organizzate dal Pd all’ultimo Festival nazionale dell’Unità a Catania lo scorso luglio 2016, con l’unica eccezione per il comizio conclusivo di Matteo Renzi, per cui furono organizzati autobus e bandiere provenienti da tutte le provincie.
Allo stesso modo saranno riempiti gli spazi opzionati dai due duellanti “stranieri” solo dalle rispettive organizzazioni cammellate. Ma ai catanesi quelli veri, i residenti come noi, dei due “fenomeni” provenienti dalla Padania non sappiamo che farcene.
Queste elezioni sono vissute con molto distacco.
I sessantadue posti messi in palio (gli altri 8 sono destinati: 7 a una lista del presidente eletto come premio di maggioranza ed uno al secondo classificato tra i candidati alla presidenza), distribuiti tra le province siciliane in base alla popolazione, sono particolarmente ambiti da chi spesso, altrimenti, non saprebbe qaule altra attività intraprendere.
Come è noto, il giudizio sulla classe politica locale è pessimo. Nessuno si aspetta niente da nessuno. Ci si accontenterà di non votare gli “invotabili”.
Chi andrà a votare farà in modo di non farsi vedere in giro quel giorno.
Molti mostreranno un altero distacco da queste vicende. Ma tutti alla fine saranno felici di avere un deputato regionale amico. Insomma un quadro desolante.
Ci può essere un po’ di cinica curiosità per i “big” in visita: vediamo se c’è qualche “dono” in arrivo.
Gli ospiti al Sud quando si affacciano sulla porta di casa portano sempre qualcosa tra le mani: una cassatina, la caponatina, il mezzo litro di malvasia. A differenza di quanto accade al Nord, presentarsi a casa di qualcuno, anche il migliore tra gli amici, a mani vuote non esiste proprio.
È sempre successo così: nei secoli dei secoli in quest’isola invasa da Fenici, Greci, Romani, Vandali, Ostrogoti, Bizantini, Arabi, Normanni, Aragonesi e Piemontesi, tutti hanno fatto profferte, anche se poi le cose sono andate diversamente.
Certo in questo caso la “visita” di Berlusconi e Salvini è stata prevista per portare soccorso all’amico Musumeci, soprattutto dopo il successo del comizio di Grillo tenuto in Piazza Università qualche giorno fa.
Musumeci è un veterano della politica, poco più che sessantenne, già nel Movimento Sociale ora schierato con Fratelli d’Italia, finge una coalizione civica impossibile, basata sul prestigio personale che gli deriva dall’aver ricoperto in passato numerosi incarichi anche nell’Antimafia, senza mai essere incappato in procedure giudiziarie di sorta. Uno onesto insomma, ma come rivela la sua biografia con gli occhi sempre rivolti al passato. Sì certo, ora qualche compromesso con alleati e sostenitori ha dovuto farlo: nelle sue liste ci sono diversi indagati e/o aventi in corso procedimenti giudiziari
Berlusconi e Salvini dunque a comizio ai piedi del vulcano sono disposti a tenaglia intorno al candidato presidente Musumeci a discapito del terzo alleato incomodo: Giorgia Meloni. Ma nemmeno questo schema sembra spiegare la situazione.
Perchè Berlusconi dopo Palermo sfodererà il suo smagliante sorriso a Catania giovedì 2 alle Ciminiere alle 18. Mentre Salvini, che lo ha saputo dai media, probabilmente indossando una delle sue accecanti felpe logate, sempre giovedì alle 19.30 si esibirà nella Piazza del Teatro Massimo. 1,7 chilometri più in là .
Tra Il Massimo e le Ciminiere c’è il Molo di Ponente dove continuano gli sbarchi dei disperati provenienti dalle coste del Nord Africa, ma lì non ci andrà nessuno…
La confusione è grande sotto il cielo, anche se l’Etna, come invece spesso accade, non lancia sabbia nè fumo sulla città .
Chiunque sarà presidente della Regione avrebbe però un’occasione straordinaria. Alla prima conferenza stampa potrebbe rivolgersi alla stampa europea e, dopo aver fatto suonare l’inno della Unione, rivolgersi all’Europa affermando che la Sicilia intende dare il suo contributo al rafforzamento della costruzione europea. Cambiandola e rilanciandola.
Che in Sicilia prima che altrove si percepiscono i venti del cambiamento, che dalla Sicilia può partire una proposta vera di rilancio.
Che l’Europa deve ridefinire i suoi confini rendendoli più flessibili, non soltanto quelli dei bilanci, ma anche quelli fisici e culturali. Ciò non significa renderli vaghi e quindi incerti.
Significa essere disponibili al cambiamento.
La leggendaria capacità di adattarsi degli uomini e delle donne del Sud, e della Sicilia in particolare, può trasfondersi nelle istituzioni e renderle sensibili al cambiamento.
È questa la grande sfida della modernità targata XXI secolo: la capacità di assorbire, senza traumi, le nuove istanze che si affacciano sulla scena, spesso del tutto inattese.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Novembre 2nd, 2017 Riccardo Fucile
“E’ L’UNICA MISURA CAUTELARE ADEGUATA” PER IL GIOVANE RAZZISTA CHE HA INFIERITO A CALCI SUL VISO ANCHE QUANDO IL BENGALESE ERA A TERRA
Ha picchiato con “violenza” e “disprezzo” per motivi razziali il bengalese K.C. e per questo «l’unica misura cautelare idonea e adeguata» per Alessio Manzo è quella del carcere.
Questo quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare disposta dal gip di Roma Elvira Tamburelli nei confronti di Alessio Manzo, ragazzo di 19 anni accusato di tentato omicidio aggravato dall’odio razziale per aver picchiato il cameriere bengalese K. C., di 27 anni, nella notte tra sabato e domenica scorsi a piazza Cairoli, a Roma. «Illuminante in senso decisamente negativo – scrive ancora il gip nelle 7 pagine di ordinanza – della personalità dell’indagato è proprio la determinazione sprezzante e sopraffattrice esplicitata con il tornare indietro per infierire ancora pericolosamente sulla vittima, con ciò rivelandone l’inclinazione aggressiva assai spiccata, nonostante l’età giovanissima».
Manzo – considerato un ultras romanista vicino ai gruppi di estrema destra come ‘Roma ai romani’ – ha infatti picchiato il ragazzo bengalese in due diverse occasioni. Lo ha riempito prima di pugni e quando era a terra è tornato indietro per completare il lavoro con calci e botte.
«La gravità del fatto – spiega ancora il gip nell’ordinanza – e le pene basse per esso previste insieme alla personalità dell’indagato escludono che lo stesso in ipotesi di condanna possa fruire del beneficio della sospensione condizionale della pena, o, comunque, che possa essere condannato a una pena contenuta nei tre anni».
Per quanto riguarda gli altri 4 complici di Manzo: Cristiano R., Valerio D.C., Lorenzo F. e Gabriele E. restano denunciati a piede libero con l’accusa di lesioni, e per uno di loro vista la minore età è stato chiesto e ottenuto il trasferimento del fascicolo al tribunale per i minorenni.
(da “La Stampa”)
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Novembre 2nd, 2017 Riccardo Fucile
L’ATTRICE DEBUTTA ALLA REGIA CON “IL DOLORE DEL MARE”, UNA RIFLESSIONE SULLA CRISI DEI RIFUGIATI… “GOVERNI DISONESTI, SI SALVA SOLO LA MERKEL”
La signorilità , l’educazione, l’intelligenza e la cultura hanno un nome, Vanessa Redgrave,
la star del giorno alla Festa del Cinema di Roma, maestra nell’eleganza di gesti semplici e di parole efficaci che vanno dritte al punto.
“Siamo tutti in gran pericolo”, dice all’HuffPost, scusandosi per la sua voce bassa, indebolita da un tremendo raffreddore, perchè, aggiunge, “quello che stanno facendo ai profughi, potrebbero farlo anche a noi”.
“Sono tempi pericolosi per la democrazia perchè i nostri governi non vogliono dare aiuto a quelle popolazioni e seguire quello che recita una legge del 1951 secondo cui si deve dare protezione ai profughi”, aggiunge in italiano.
La Redgrave — che ha iniziato la sua carriera di attrice recitando, a soli venti anni, per la Royal Shakespeare Company, star internazionale grazie a film cult come Morgan matto da legare di Reisz, Un uomo per tutte le stagioni di Zinnemann e Blow Up di Antonioni — è qui per presentare Sea Surrow-Il Dolore del Mare, il suo primo documentario da regista dedicato ai migranti che cercano asilo in Europa.
Il film – che prossimamente uscirà nelle sale italiane nella primavera del 2018 per le Officine UBU — nasce dopo aver visto la tragica immagine del bambino morto sulla spiaggia di Bodrum, “una foto che ha colpito tutti”, ci spiega, “la tragica conseguenza per non aver dato, a lui e alla sua famiglia, un biglietto per salire su una nave e percorrere quattro chilometri fino all’isola di Kos assicurandogli una vita dignitosa. Trovo tutto questo vergognoso, l’esempio più orrendo di inumanità “.
“La colpa — sottolinea — è della cattiva politica e dei cattivi governi. Non esistono governi con un’onestà civile, alcuni politici sono civili ma rappresentano una minoranza”.
C’è qualcuno che si salva? La Redgrave non ha dubbi: “Angela Merkel, una donna onesta dalla forte responsabilità , la vera forza dietro l’accordo stipulato per ricevere un milione di profughi. Oggi ha detto che tutto questo non si può più fare, ma che il tutto verrà trattato secondo i diritti e la legge. È stata onesta, non posso che ribadirlo”.
Il film, realizzato in collaborazione con il figlio Carlo Nero che ne è anche produttore, consiste in una riflessione molto personale sull’odierna situazione che vivono i rifugiati e spinge a riflettere sull’importanza dei diritti umani.
In esso la Redgrave ripercorre alcuni episodi della sua vita personale, come quando, all’età di due anni, fuggì da Londra agli inizi della Seconda Guerra Mondiale o quando, studentessa, si dedicò al volontariato in aiuto dei profughi ungheresi fino al viaggio in Libano per incontrare un bambino palestinese di tre anni che si trovava in un campo di rifugiati.
Se uno come Peter Sutherland, Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per le Migrazioni ha affermato che “i governi europei non devono interrompere le convenzioni stipulate in merito alla possibilità di asilo per i rifugiati”, il laburista Lord Alf Dubs riflette nel film sulla sua fuga dai nazisti e del suo arrivo a Londra come rifugiato dalla Cecoslovacchia grazie all’operazione Kindertransport, ma ci sono anche contributi video di Ralph Fiennes, Emma Thompson e Simon Coates oltre a Juliet Stevenson che per nove mesi ha lavorato per i bambini di Calais assieme alle associazioni Help Rifugees.
“Mi sono ispirata a Virgilio e a Shakespeare per poter esprimere il bisogno umano di protezione e per farlo in quel modo unico di cui sono capaci solo i grandi scrittori”, spiega la Redgrave. Lo stesso titolo, infatti, è shakespeariano. Ne La Tempesta, il personaggio di Prospero dice ad un certo punto “Our sea sorrow” quando racconta alla sorella di come sono scampati all’annegamento a bordo di una barca di fortuna oramai alla deriva.
“Le sue parole esprimono al meglio la tragedia vissuta dai rifugiati drammaticamente annegati e inghiottiti dal mare nel disperato tentativo di trovare una via di fuga dalla violenza della guerra e dalla feroce povertà a cui erano destinati se fossero rimasti nel loro Paese d’origine”.
“Chiunque può trovarsi in certe situazioni ed essere trattato come profugo”, aggiunge. “Penso a Nelson Mandela — imprigionato per più di venti anni — o a Martin Luther King — brutalmente assassinato. Mi auguro che i giovani siano ispirati da questa mia opera e si impegnino a supportare e proteggere i rifugiati non solo in Gran Bretagna, ma in tutto il mondo”.
(da “Huffingtonpost“)
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Novembre 2nd, 2017 Riccardo Fucile
GETTITO ATTESO DI 640 MILIONI A FRONTE DI 110 MILIARDI DI NERO…RINVIO DELLA FLAT TAX PER LE PICCOLE IMPRESE
Solo tre articoli in una legge di Bilancio che ne conta 120.
E il primo dei tre riguarda una misura che entrerà in vigore solo dal gennaio 2019. In compenso, allarga le maglie dei controlli per commercianti e professionisti che accettano di rendere tracciabili le transazioni oltre i 500 euro.
Mentre fino ad oggi il beneficio spettava solo a chi non accetta più di 30 euro cash.
Che cosa resta? Nuove norme contro le frodi sull’Iva dovuta sui carburanti e una stretta sui controlli a carico di chi vanta crediti superiori a 5mila euro nei confronti della pubblica amministrazione.
È tutto qui il capitolo della manovra dedicato alla lotta all’evasione, nonostante tasse e contributi non versati siano arrivati a sottrarre alle casse dello Stato più di 110 miliardi l’anno.
E nonostante gli ispettori delle Entrate, impegnati a esaminare le domande di voluntary disclosure, abbiano drasticamente ridotto le altre tipologie di accertamenti.
Stando alla relazione tecnica, il gettito aggiuntivo atteso nel 2018 per effetto delle misure antievasione ammonta a soli 640 milioni.
In compenso, per fare cassa, il governo ha sfilato di sotto il naso ai piccoli imprenditori l’Iri, la flat tax del 24% sul reddito delle ditte individuali e delle società di persone: il regime agevolato, che doveva entrare in vigore dalle dichiarazioni dei redditi 2018, viene rinviato di un anno. Una violazione dello Statuto del contribuente che fa risparmiare 2 miliardi alle casse pubbliche.
“Con la fatturazione elettronica più gettito, trasparenza ed efficienza”. Ma può attendere L’articolo 77 della finanziaria modifica la disciplina sulla fatturazione elettronica, panacea evocata tutte le volte che si parla di evasione fiscale.
“La riteniamo una misura importante non solo per il gettito aggiuntivo che produrrebbe, ma anche per la trasparenza ed efficienza che aggiungerebbe al sistema tributario”, spiegava lo scorso agosto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan al Sole 24 Ore.
Al dunque, però, l’obbligo di fatturazione elettronica anche tra privati — per le fatture emesse nei confronti della pubblica amministrazione è in vigore dal 2015 — scatterà solo dal 2019.
Quando a gestire la patata bollente sarà un nuovo governo. A cui spetterà anche l’incombenza di mandare in soffitta il famigerato spesometro gestito dalla Sogei.
Fanno eccezione solo le “cessioni di benzina o carburante” e “le prestazioni rese dai subappaltatori“: per questo tipo di transazioni le fatture andranno trasmesse in forma elettronica all’Agenzia delle Entrate attraverso il Sistema di interscambio già dall’1 luglio 2018. Secondo la relazione alla manovra, dalla fatturazione elettronica dovrebbero derivare a regime maggiori entrate Iva per 2 miliardi l’anno. Ma all’inizio l’applicazione sarà così limitata che il recupero di gettito si fermerà nel 2018 a soli 202 milioni.
Pugno duro solo sulle frodi sui carburanti
Per limitare le frodi Iva sui carburanti si prevede poi il versamento dell’imposta al momento dell’estrazione dal deposito.
La relazione tecnica stima che su 66 miliardi di litri di prodotti petroliferi immessi al consumo nel 2016, il 15% sia transitato sul mercato parallelo frodando l’Iva. Il gettito evaso ammonta, a spanne, a circa 1,45 miliardi. Con i nuovi obblighi il governo conta di recuperare 271 milioni per il 2018 e 381,5 a regime.
A fronte, va ricordato, di un’evasione Iva che nel complesso ammonta a circa 35 miliardi di euro.
Cifra che fa dell’Italia il primo Paese europeo per importi non versati. Altri 167 milioni dovrebbero arrivare dalla riduzione da 10mila a 5mila euro, dall’1 marzo 2018, della soglia al di sopra della quale le pubbliche amministrazioni e le società a prevalente partecipazione pubblica, prima di procedere a un pagamento, devono verificare se il beneficiario ha versato tutte le tasse dovute.
L’introduzione della relazione, però, riduce la cifra attesa a 96 milioni nel 2018 e 110 dal 2019.
E resta il favore alle partite Iva: meno tempo per i controlli
Dulcis in fundo, nel testo bollinato della manovra resta il favore a commercianti, piccoli imprenditori e professionisti di cui ilfattoquotidiano.it ha dato conto quando è spuntato nelle bozze.
Si riducono di due anni i tempi a disposizione delle Entrate per fare accertamenti su chi trasmette per via telematica i dati sulle fatture e si impegna a rendere “tracciabili” incassi e versamenti sopra i 500 euro.
La soglia prevista in precedenza era di 30 euro: viene aumentata di 16 volte. Di fatto è un liberi tutti, se si pensa alla frequenza con cui un piccolo negozio può ricevere un pagamento superiore ai 500 euro. E, stando alla Relazione sull’evasione allegata alla Nota di aggiornamento al Def, la “propensione a evadere l’Irpef” di autonomi e imprese è stimata al 67,2%.
Gli accordi con le grandi imprese? Si recupera solo il 32% delle tasse dovute
Il capo successivo della legge di Bilancio, dedicato a Misure di smaltimento e deflazione del contenzioso tributario nonchè di accelerazione del recupero dei crediti fiscali, oltre a sbloccare la nomina di 50 magistrati ausiliari per accelerare la definizione delle cause tributarie pendenti in Cassazione stanzia risorse (1,2 milioni per il 2018, 6,2 per il 2019 e 11,2 per il 2020 e 15 milioni l’anno dal 2021) con cui le Entrate potranno assumere nuovi funzionari.
Non per i controlli, però, bensì per “garantire la piena funzionalità degli uffici impegnati nella trattazione delle procedure amichevoli internazionali, degli accordi preventivi per le imprese con attività internazionali e degli accordi relativi ai regimi opzionali di tassazione agevolata dei redditi derivanti dall’utilizzo dei beni immateriali”.
Si tratta di procedure per accordarsi “amichevolmente” con i grandi gruppi per risolvere controversie sul pagamento delle imposte.
Procedure che però, ammette il governo, si chiudono con una percentuale di recupero del 32,06%: vale a dire che le Entrate finiscono per riscuotere solo un terzo delle imposte dovute. A fronte di una base imponibile stimata in oltre 3 miliardi di euro — a carico di meno di 150 società — la speranza è di ritrovarsi in cassa circa 315 milioni in più.
Rinviata di un anno la flat tax per le piccole imprese. Mentre si amplia lo split payment Per fare cassa, il governo ha optato per il rinvio di un anno dell’Iri e per una nuova rottamazione delle cartelle.
Che è stata inserita nel decreto fiscale collegato alla manovra, con il risultato di cambiare in corsa le regole e salvare i contribuenti che non hanno pagato le rate previste dalla prima tornata. Questo per portare a casa un gettito stimato in meno di 500 milioni di euro. Nel decreto è entrato anche l’allargamento agli enti pubblici e a tutte le società controllate dalla pubblica amministrazione dello split payment, il meccanismo per cui la pubblica amministrazione paga direttamente all’Erario l’Iva sui propri acquisti senza far transitare la cifra sui conti dei fornitori. Di conseguenza, sostengono le imprese, la “scissione del pagamento” sottrae loro liquidità preziosa per far fronte alle uscite di cassa. E la manovrina di primavera lo aveva già imposto anche ai fornitori dei maggiori gruppi quotati a Piazza Affari.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Novembre 2nd, 2017 Riccardo Fucile
SE FOSSERO STATI DEI POVERACCI I NOMI DEI PEDOFILI SAREBBERO APPARSI SUI MEDIA… PAGAVANO LE PRESTAZIONI SESSUALI CON REGALI COSTOSI
Sette patteggiamenti, da 10 a 21 mesi, un rinvio a giudizio e una sentenza di incompetenza
territoriale. È l’esito dell’udienza preliminare, davanti al gup Carla Pastorini, su un giro di festini di insospettabili professionisti con minorenni.
Nei guai erano finiti uomini che, secondo l’accusa, davano regali a ragazzini di 14, 15 e 16 anni, per abusare di loro in ville e appartamenti a Genova.
Promettevano regali costosi, dall’abbigliamento ai telefonini di ultima generazione, in cambio di prestazioni sessuali. L’accusa per tutti è di prostituzione minorile. L’inchiesta della polizia postale, coordinata dal pm Pier Carlo Di Gennaro, era partita dopo la denuncia della mamma di un minore che aveva trovato foto hard, tra la posta cancellata, nel profilo social del figlio.
Da lì, gli agenti avevano avviato una serie di accertamenti e avevano scoperto la rete di pedofili che adescava in rete e in chat minorenni, sopratutto con scarse risorse economiche.
Tra questi c’è anche qualche studente con famiglie ordinarie alle spalle, ma soprattutto ragazzini stranieri disagiati. Giovanissimi che facevano fatica a integrarsi oppure non avevano la possibilità economica di potersi permettere oggetti costosi. «È su questo aspetto – avevano spiegato gli inquirenti al Secolo XIX – che gli indagati facevano leva, in modo consapevole. Li invitavano a casa, gli mostravano i regali proprio per convincerli e sfruttarli».
Le indagini sono state condotte anche con l’ausilio di intercettazioni tecniche e informatiche.
Gli inquirenti hanno mantenuto il più stretto riserbo sul nome dei professionisti coinvolti e anche la stessa scelta di percorrere la strada del patteggiamento si può in parte spiegare con la volontà degli interessati di evitare un processo pubblico, oltre che con il consistente sconto di pena ricevuto.
Chissà come mai quando si tratta di poveracci il loro nome viene pubblicato sui media senza riguardo alcuno (come è giusto che sia).
Sapere di avere un pedofilo vicino di casa non è permesso se costui è benestante?
(da agenzie)
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Novembre 2nd, 2017 Riccardo Fucile
E’ TUNISINA, QUINDI PER I MENTECATTI NON PUO’ ESSERE VERO, NONOSTANTE LE PROVE RACCOLTE DAI CARABINIERI… ECCO IL TESTO DELLA REGISTRAZIONE
Biagio Adile, ginecologo di 65 anni, è stato arrestato a Palermo per violenza sessuale ai danni di una migrante tunisina di 29 anni.
Il direttore di Uroginecologia dell’ospedale Villa Sofia-Cervello Biagio Adile avrebbe abusato di lei durante le visite in ospedale in un paio di occasioni: nello studio medico del professionista, nel dicembre 2016, e nell’ambulatorio del nosocomio.
La donna era approdata in Italia dopo tredici interventi in Tunisia che non avevano risolto il suo problema e ora sembrava avere trovato la strada terapeutica giusta.
A rivelare tutto la stessa vittima che ha registrato col telefonino le violenze durante la seconda visita e poi ha consegnato tutto alla polizia.
Oggi gli agenti della Sezione di polizia giudiziaria della Procura hanno eseguito il provvedimento degli arresti ai domiciliari per il noto professionista.
Si indaga su altri possibili casi di abuso.
Ma la parte più tragica della vicenda sono gli incredibili commenti pubblicati sulla pagina Facebook di Repubblica che ha riportato la notizia.
C’è chi dice che “va di moda” denunciare le violenze sessuali e che lo hanno imparato anche “le extracomunitarie”, chi pensa che la donna abbia scambiato per molestia una normale visita ginecologica (e se così fosse, perchè i magistrati hanno agito?”), chi dice che se la donna ha firmato lo stupro è tutto premeditato.
La donna ha filmato in realtà il secondo episodio dopo essere rimasta vittima del prima: dopo il primo episodio di violenza nello studio privato, nel dicembre del 2016, il medico le avrebbe detto di fare anche un’ecografia gratuita presso un suo amico che lavorava in ospedale.
La donna, sospettando che si sarebbe potuta ripetere la violenza, ha portato il cellulare per filmare la visita riprendendo così gli abusi.
C’è chi lamenta la mancanza di particolari truculenti nella vicenda e chi dice che la donna-detective non conosce la ginecologia.
I più preoccupa(n)ti sono quelli che dicono che così è facile rovinare “un professionista” e chi è arrabbiato perchè adesso alla donna daranno la cittadinanza.
A questi livelli è arrivato il concetto di aprire la bocca senza sapere di che si parla in Italia.
E allora vediamo di cosa si tratta, come risulta dalle prove racolte dai magistrati
Ad incastrare il medico una registrazione.
Le visite incriminate sono due. Entrambe avvenute in ospedale, a Palermo. Nella prima ci sarebbero stati dei palpeggiamenti. Nella seconda il medico le avrebbe imposto un rapporto orale. Le parole di quella sera sono rimaste impresse nel file del telefono della giovane donna.
Il 7 febbraio è stata sentita dai poliziotti della sezione di pg della Procura per i minorenni, in presenza di uno psicologo e di un interprete. Il verbale è stato poi trasmesso per competenza al procuratore aggiunto Ennio Petrigni e al sostituto Giorgia Righi. Ha descritto innanzitutto i luoghi: i primi abusi sarebbero avvenuti in un ambulatorio dove ci sono i macchinari, la seconda in una piccola stanzetta del reparto di Ginecologia, con una scrivania, una libreria e il paravento per proteggere il lettino delle visite.
Nel corso delle dichiarazioni la tunisina ha fatto ascoltare la registrazione, intervallata dalla sua descrizione: “Io sono disponibile tu fai così… io gli dicevo sei arrabbiato. Io quello che è successo non lo dimenticherò mai. Mi diceva… senza di me che avresti fatto, il primario ti ha visitato… Mi ha fatto capire che voleva che ricambiassi… lui mi diceva che avevo fatto una visita in ospedale… questo per me… indossava un jeans e aveva il camice bianco”.
Poi la richiesta esplicita: “Voleva avere un rapporto orale (il linguaggio usato è molto più crudo). Anzi devi ringraziare che ti ho fatto l’intervento senza di me che facevi…. a quel punto girava dalla scrivania si abbassava i pantaloni e mi prendeva per la nuca”.
*Nelle registrazioni è rimasta traccia del rapporto sessuale.
Si sente il medico ansimare e raggiungere l’orgasmo mentre pronuncia frasi il cui senso appare inequivocabile.
“Adile rimetteva la chiave alla porta e io andavo via dicendo: Dio vede e provvede”: il drammatico verbale si conclude così.
Con buona pace dei leoni razzisti da tastiera.
(da agenzie)
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Novembre 2nd, 2017 Riccardo Fucile
L’INIZIATIVA DEI GUARDIAN ANGELS PARTE DA DUE QUARTIERI: “INVITIAMO I CITTADINI A DONARE UN CAPO CHE NON USANO PIU'”
Ne abbiamo probabilmente tutti più di una, e alcune restano sul fondo dell’armadio,
perchè vecchie, un po’ fuori moda, forse un pizzico infeltrite, il classico regalo non gradito che è maleducazione non accettare.
Ma perchè non regalare quella sciarpa sola e sconsolata a uno sconosciuto, una persona che vive in strada e che patirà il freddo quando le temperature si abbasseranno davvero?
A Bologna sta per arrivare la sciarpa sospesa, o meglio, appesa e legata ad alberi o pali della luce, messa in bella evidenza perchè chi ne abbia bisogno la possa prendere e coprirsi.
E’ l’iniziativa “Dona una sciarpa” di Guardian angels Bologna, che probabilmente debutta proprio qui (“non ci risultano cose simili in Italia”), e che potrebbe essere estesa anche nelle altre dieci città in cui operano questi volontari che si dedicano ai senzatetto.
“Un’idea copiata dagli Stati Uniti”, racconta il presidente della sezione cittadina Giuseppe Balduini, “e che vogliamo portare a Bologna dopo il caffè sospeso, la colazione pagata, la pizza sospesa e iniziative simili. E’ un’idea simpatica che speriamo conquisti i bolognesi. Noi attaccheremo nei prossimi giorni delle sciarpe ad alberi e pali dei quartieri San Donato e Navile”, continua Balduini, “quelli in cui sappiamo esserci maggiore rpesenza di persone bisognose, italiane o straniere che siano, ma speriamo di diffonderla in altre zone della città . In un bigliettino spiegheremo il senso di quel gesto: che non si tratta, cioè, di una sciarpa persa, ma una sciarpa donata, e invitando tutti a fare lo stesso, con un capo che non usano più. Vogliamo avere fiducia nelle persone e sperare che quelle sciarpe vadano davvero a chi ne ha necessità per riscaldarsi in inverno”.
(da “La Repubblica”)
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