CATANIA CAPUT MUNDI: IL DISINCANTO DEI SICILIANI SULLE INTERESSATE VISITE DEI POLITICI NAZIONALI
COME A SALVINI E A BERLUSCONI DEI SICILIANI NON IMPORTA NULLA, AI SICILIANI NON IMPORTA NULLA DI LORO
Calano dalla periferia di Milano e da quella della Brianza lo stesso giorno per il comizio conclusivo a Catania.
Di Catania non sanno nulla, non sanno nulla della costa orientale, non sanno nulla della Sicilia.
Diciamo la verità , non gli importa nulla nè della città fortemente provata da un degrado ben visibile, nè degli abitanti dell’isola in forte difficoltà .
Se ne andranno subito dopo lasciando tutto come prima: nel migliore dei casi.
Come a Berlusconi e Salvini dei siciliani non importa nulla, così ai catanesi, come ai palermitani, come ai siciliani tutti di loro non importa un bel nulla. Queste elezioni regionali per i due leader del Nord sono importanti per l’effetto psicologico che potrebbero avere in vista di quelle nazionali.
Per la maggioranza dei siciliani non sono importanti (lo certificheranno le astensioni) per niente, per una minoranza (vasta) si tratta di capire quali opportunità pratiche presentano.
Andarono deserte le serate organizzate dal Pd all’ultimo Festival nazionale dell’Unità a Catania lo scorso luglio 2016, con l’unica eccezione per il comizio conclusivo di Matteo Renzi, per cui furono organizzati autobus e bandiere provenienti da tutte le provincie.
Allo stesso modo saranno riempiti gli spazi opzionati dai due duellanti “stranieri” solo dalle rispettive organizzazioni cammellate. Ma ai catanesi quelli veri, i residenti come noi, dei due “fenomeni” provenienti dalla Padania non sappiamo che farcene.
Queste elezioni sono vissute con molto distacco.
I sessantadue posti messi in palio (gli altri 8 sono destinati: 7 a una lista del presidente eletto come premio di maggioranza ed uno al secondo classificato tra i candidati alla presidenza), distribuiti tra le province siciliane in base alla popolazione, sono particolarmente ambiti da chi spesso, altrimenti, non saprebbe qaule altra attività intraprendere.
Come è noto, il giudizio sulla classe politica locale è pessimo. Nessuno si aspetta niente da nessuno. Ci si accontenterà di non votare gli “invotabili”.
Chi andrà a votare farà in modo di non farsi vedere in giro quel giorno.
Molti mostreranno un altero distacco da queste vicende. Ma tutti alla fine saranno felici di avere un deputato regionale amico. Insomma un quadro desolante.
Ci può essere un po’ di cinica curiosità per i “big” in visita: vediamo se c’è qualche “dono” in arrivo.
Gli ospiti al Sud quando si affacciano sulla porta di casa portano sempre qualcosa tra le mani: una cassatina, la caponatina, il mezzo litro di malvasia. A differenza di quanto accade al Nord, presentarsi a casa di qualcuno, anche il migliore tra gli amici, a mani vuote non esiste proprio.
È sempre successo così: nei secoli dei secoli in quest’isola invasa da Fenici, Greci, Romani, Vandali, Ostrogoti, Bizantini, Arabi, Normanni, Aragonesi e Piemontesi, tutti hanno fatto profferte, anche se poi le cose sono andate diversamente.
Certo in questo caso la “visita” di Berlusconi e Salvini è stata prevista per portare soccorso all’amico Musumeci, soprattutto dopo il successo del comizio di Grillo tenuto in Piazza Università qualche giorno fa.
Musumeci è un veterano della politica, poco più che sessantenne, già nel Movimento Sociale ora schierato con Fratelli d’Italia, finge una coalizione civica impossibile, basata sul prestigio personale che gli deriva dall’aver ricoperto in passato numerosi incarichi anche nell’Antimafia, senza mai essere incappato in procedure giudiziarie di sorta. Uno onesto insomma, ma come rivela la sua biografia con gli occhi sempre rivolti al passato. Sì certo, ora qualche compromesso con alleati e sostenitori ha dovuto farlo: nelle sue liste ci sono diversi indagati e/o aventi in corso procedimenti giudiziari
Berlusconi e Salvini dunque a comizio ai piedi del vulcano sono disposti a tenaglia intorno al candidato presidente Musumeci a discapito del terzo alleato incomodo: Giorgia Meloni. Ma nemmeno questo schema sembra spiegare la situazione.
Perchè Berlusconi dopo Palermo sfodererà il suo smagliante sorriso a Catania giovedì 2 alle Ciminiere alle 18. Mentre Salvini, che lo ha saputo dai media, probabilmente indossando una delle sue accecanti felpe logate, sempre giovedì alle 19.30 si esibirà nella Piazza del Teatro Massimo. 1,7 chilometri più in là .
Tra Il Massimo e le Ciminiere c’è il Molo di Ponente dove continuano gli sbarchi dei disperati provenienti dalle coste del Nord Africa, ma lì non ci andrà nessuno…
La confusione è grande sotto il cielo, anche se l’Etna, come invece spesso accade, non lancia sabbia nè fumo sulla città .
Chiunque sarà presidente della Regione avrebbe però un’occasione straordinaria. Alla prima conferenza stampa potrebbe rivolgersi alla stampa europea e, dopo aver fatto suonare l’inno della Unione, rivolgersi all’Europa affermando che la Sicilia intende dare il suo contributo al rafforzamento della costruzione europea. Cambiandola e rilanciandola.
Che in Sicilia prima che altrove si percepiscono i venti del cambiamento, che dalla Sicilia può partire una proposta vera di rilancio.
Che l’Europa deve ridefinire i suoi confini rendendoli più flessibili, non soltanto quelli dei bilanci, ma anche quelli fisici e culturali. Ciò non significa renderli vaghi e quindi incerti.
Significa essere disponibili al cambiamento.
La leggendaria capacità di adattarsi degli uomini e delle donne del Sud, e della Sicilia in particolare, può trasfondersi nelle istituzioni e renderle sensibili al cambiamento.
È questa la grande sfida della modernità targata XXI secolo: la capacità di assorbire, senza traumi, le nuove istanze che si affacciano sulla scena, spesso del tutto inattese.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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