Novembre 30th, 2017 Riccardo Fucile
PALAZZI E’ INDAGATO PER PRESUNTE RICHIESTE DI FAVORI SESSUALI IN CAMBIO DI SOLDI
L’ora del sindaco arriva alle 17.32.
La sala consiliare del Comune di Mantova è bellissima ma piccola, o forse lo sembra perchè non è mai stata tanto piena di giornalisti.
Lui, Mattia Palazzi, primo cittadino sotto inchiesta per un ghiotto caso di presunti ricatti sessuali, entra e siede sul suo scranno sotto l’enorme quadrone delle nozze di Perseo e Andromeda, turbate dall’arrivo del di lei ex fidanzato: uno scandalo sessuale, già allora. Fra il pubblico, i tifosi applaudono.
Palazzi, 39 anni, piddino, è attualmente il sindaco più chiacchierato d’Italia. È chiaramente tesissimo.
Parla poco, dignitoso, cercando di dominare il tremore della voce: «Finora ho scelto di non esprimermi non solo per il dolore e lo choc, ma anche per il rispetto per la magistratura e per quest’Aula. Ho riflettuto molto se dimettermi o no e in molte occasioni ho anche pensato di farlo. Ma la scelta è di non dimettermi per un unico motivo: so di essere innocente, sono un sindaco onesto e negli ultimi due anni e mezzo lo sono sempre stato».
Finisse qui, sarebbe un discorso perfetto.
Purtroppo lo allunga di altri cinque minuti, solo per aggiungere che non parlerà con i giornalisti, che è dispiaciuto per il dolore di chi gli sta vicino e che in un Paese civile i processi non si fanno in piazza. Poi se ne va e segue dibattito.
Ma, fra le proteste delle opposizioni, non sulle sue comunicazioni ma sull’appassionante problema dello sfalcio dell’erba.
La notizia, insomma, è che Palazzi non molla.
Era uscito disfatto, martedì sera, dalle tre ore di interrogatorio in Procura, indagato per tentata concussione continuata.
Storia ormai stranota: per un anno, il signor sindaco ha scambiato su WhatsApp messaggi malandrini con la vicepresidente di un’associazioncina culturale.
Oggetto: una richiesta di finanziamento, duemila euro, secondo l’accusa legata a uno scambio di favori pochissimo culturali.
Per il sindaco, solo un cazzeggio a sfondo sexy. Però c’è il messaggio dove dice che “un’associazione non va avanti senza il mio consenso”, quello dove vagheggia per la sua interlocutrice una posizione sessuale che i vecchi manuali per confessori avrebbero definito “more pecudum” e perfino, raccontano, quello con una sua foto nudo, senza nemmeno la fascia tricolore a celare le parti più intime della prima anatomia di Mantova.
Ai giudici, però, ha detto di non ricordare il dettaglio della foto, il che appare strano.
Strana, in effetti, è tutta questa inchiesta, o forse lo sembra perchè le procuratrici, capo e vice, entrambe donne, indagano e tacciono.
L’associazione culturale non ha ottenuto il finanziamento ma solo un patrocinio e, pare certo, dal sesso scritto non si è mai passati a quello orale.
E non si capisce chi abbia mandato la denuncia che ha aperto il vaso di Pandora. L’indiziato numero uno si chiama Giuliano Longfils, consigliere di Forza Italia, venerabile maestro del Grande Oriente e specialista in esposti esplosivi: vent’anni fa affondò così la prima giunta ulivista cittadina. Dal suo posto, non conferma, ammicca divertito e promette che forse un bel dì parlerà .
Così, sarebbe solo un bunga bunga di provincia, oppure l’ennesimo derby politica-magistratura.
Colpisce, però, l’atteggiamento dei mantovani, che magari si godono lo scandalo cochon, ma di certo sembrano piuttosto garantisti.
Da Facebook dilagano gli sfottò, però i post solidali sono la maggioranza. I notabili sono dispiaciuti: «Per la città , è un colpo alla schiena. Prevalgono il dispiacere e la preoccupazione che il lavoro interessante fatto dall’amministrazione possa interrompersi», dice il libraio Luca Nicolini, inventore del Festival della letteratura. L’architetto Giampaolo Benedini, ex vicesindaco di centrodestra, invita a fare la tara ai social («il sindaco giovane piace ai giovani») ma ammette che «Palazzi sa muoversi ed è dinamico».
In effetti, grazie ai suoi buoni rapporti con Renzi (ma ha rifiutato di entrare nella segreteria nazionale del Pd), il sindaco ha portato a casa 18 milioni per riqualificare le periferie più scassate.
Le strade sono piene di cantieri, i beneficiati della manna sono tanti, la città è ripartita. Fermare tutto per duemila eurini non dati e un rapporto sessuale non consumato, anche no.
(da “La Stampa”)
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Novembre 30th, 2017 Riccardo Fucile
BEATI I TEMPI QUANDO IL GIRO D’ITALIA PARTIVA DAL NOSTRO PAESE, SI EVITAVA DI CORRERE DIETRO AD ESAGITATI
Una notazione tecnica «ciclistica» sul percorso della cronometro di Gerusalemme
che aprirà il 4 maggio il Giro 101 ha causato un’incomprensione tra l’organizzazione di Rcs Sport e il governo israeliano.
La richiesta di due ministri di togliere dal programma la dicitura Gerusalemme Ovest, perchè «Gerusalemme è la capitale di Israele, non vi sono est e ovest» è stata subito recepita.
«RCS Sport tiene a precisare che la partenza del Giro d’Italia avverrà dalla città di Gerusalemme. Nel presentare il percorso di gara è stato utilizzato materiale tecnico contenente la dicitura ‘Gerusalemme Ovest’, imputabile al fatto che la corsa si svilupperà logisticamente in quell’area della città . Si sottolinea che tale dicitura, priva di alcuna valenza politica, è stata comunque subito rimossa da ogni materiale legato al Giro d’Italia».
«In seguito alla nostra richiesta alla direzione del Giro d’Italia, ci felicitiamo della sua rapida decisione di rimuovere la definizione di “Gerusalemme ovest” dalle sue pubblicazioni ufficiali» hanno detto con un comunicato i ministri dello Sport, Miri Regev, e del Turismo, Yariv Levin che avevano protestato. Polemica chiusa.
Beati i tempi in cui il Giro non era solo un business soggetto a polemiche di esagitati.
(da agenzie)
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Novembre 30th, 2017 Riccardo Fucile
SE CI FOSSERO ANCORA, I FASCISTI SI COSTITUIREBBERO PARTE CIVILE CONTRO CERTE COMPARSE DA AVANSPETTACOLO
I naziskin che a Como hanno fatto irruzione in una stanza di associazioni benefiche per leggere un comunicato «contro l’immigrazionismo» fanno spavento, eppure non incutono paura. Vorrebbero, ma non ci riescono.
Per risultare terribili anzichè patetici, bisognerebbe avere il fisico adatto.
§Invece quei ragazzotti con la bocca piena di Patria sembravano comparse ingaggiate per un film minore.
A cominciare dal portavoce, che leggeva il testo come se glielo avesse scritto un alieno, incespicando di continuo su parole più grandi di lui.
Servirebbe, soprattutto, un uditorio sconvolto e terrorizzato. Mentre, davanti alla sgangherata truppa di giubbotti neri, si ergeva un tavolo di signore miti e di pensionati, che testimoniavano il senso dell’accoglienza nell’atteggiamento assorto ma non tremebondo con cui ascoltavano la predica degli invasori, corrugando soltanto la fronte al cospetto di certe costruzioni sintattiche poco dannunziane ma decisamente ardite.
Al momento di andarsene, un naziskin ha sibilato di non avere alcun rispetto per chi lo aveva appena manifestato nei suoi confronti.
Ma lo ha detto senza mai alzare lo sguardo.
Se lo avesse fatto, avrebbe incrociato scaffali pieni di abiti dismessi, giocattoli, vettovaglie. E forse si sarebbe finalmente sentito ridicolo.
(da “il Corriere della Sera”)
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Novembre 30th, 2017 Riccardo Fucile
IL CONSIGLIERE COMUNALE PADAGNO BORGHI INVITA “AD INDAGARE A FONDO”… CONCORDIAMO, SAREBBE ORA CHE LA MAGISTRATURA LO FACESSE, APPLICANDO LA LEGGE
L’irruzione dei nazisti del Veneto Fronte Skinhead alla riunione dell’assemblea
plenaria della rete “Como Senza Frontiere” ha suscitato molte, prevedibili critiche.
Il Segretario del PD Matteo Renzi ha dichiarato che «il Pd è in prima fila a dire che è uno scandalo e una vergogna, ma mi piacerebbe lo fossero tutte le forze politiche».
Non tutti però possono farlo.
La Lega Nord ad esempio: oggi a Omnibus su La 7 Claudio Borghi — che oltre ad essere consigliere regionale in Toscana è consigliere comunale proprio a Como — ha cercato di spiegare al pubblico che forse non si è trattato di una vera e propria irruzione.
Borghi, che si limita a definire sgradevole l’episodio, ha sostenuto la necessità di “indagare a fondo” per scoprire se quella di “Como Senza Frontiere” fosse una riunione aperta a tutti o meno.
Nel video si vedono persone completamente disinteressate al dibattito che impongono ai presenti l’ascolto delle loro argomentazioni. E del resto sulla sua pagina Facebook il Veneto Fronte Skinhead parla di “blitz” presso il chiostrino di Sant’Eufemia durante l’assemblea di Como Senza Frontiere.
Si capisce in ogni caso l’imbarazzo nel condannare il gesto. Il tono e il linguaggio del comunicato sono sostanzialmente gli stessi dei vari post di Matteo Salvini contro l’invasione e le solite balle sulla sostituzione etnica su chi ci guadagna con i profughi, anzi le “risorse”, e i deliri contro il “turbocapitalismo alientante” e gli “pseudoclericali irretiti dalla retorica mondialista”.
Non che questo tipo di retorica si appannaggio esclusiva del VFS. I più attenti avranno colto, nel lessico e nei contenuti, una certa contiguità con il pensiero di pensatori “non allineati” del calibro di Diego Fusaro, che da tempo si spende contro l’immigrazione di massa e la sostituzione di popolo operata dalle èlite mondialiste che puntano a creare un esercito di apolidi. Antonio Acerra — rappresentante del Veneto Fronte Skinhead — ha parlato proprio di “un non-popolo figlio della modernità incontrollata”.
Il Veneto Fronte Skinhead fa sapere che il loro non è squadrismo perchè loro sono abituati ad altre forme di aggressione.
Non è possibile dimenticare i numerosi episodi di aggressione commessi da alcuni esponenti del VFS. Nel 2002 arrivarono le condanne per la violazione della Legge Mancino a carico di alcuni esponenti veronesi del Fronte. Successivamente quelle per l’omicidio di Nicola Tommasoli, ucciso durante un pestaggio. Uno degli autori — reo confesso — era un simpatizzante del Fronte, anche se i portavoce dell’associazione hanno sempre smentito.
Ed è Verona uno dei centri nevralgici del Veneto Fronte Skinhead, lì vive il co-fondatore Piero Puschiavo.
Anche Andrea Miglioranzi altro leader storico del VFS ha legami con i leghisti. Nel 2012 è stato candidato nella lista a sostegno dell’ex sindaco leghista Flavio Tosi che poi lo nominerà presidente di AMIA (la partecipata che si occupa della raccolta dei rifiuti).
Non prima di aver tentato di farlo entrare all’Istituto per la Resistenza scaligero.
A Como è andata bene perchè le persone che partecipavano all’assemblea hanno mantenuto la calma. Ma non si può negare che il metodo usato dal Fronte sia molto più che “sgradevole”. Quando sai che il tuo interlocutore non ha alcun problema a passare alle maniere forti stai già subendo un’intimidazione.
Ed è questo che la Lega Nord dovrebbe condannare. Ma stranamente non lo fa.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 30th, 2017 Riccardo Fucile
“HO LA CERTEZZA ASSOLUTA CHE L’ITALIA ABBIA PAGATO I CRIMINALI LIBICI, UN GIORNO QUALCUNO NE RISPONDERA’ DAVANTI ALLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA”
“C’è un pensiero unico che attraversa le forze politiche dell’intero arco parlamentare: tenere lontani i migranti dalle nostre coste. Poco importa se annegano in mare o se vengono torturati nei campi di detenzione in Libia”.
Gino Strada, fondatore della ong Emergency e ospite su Radio Capital di Circo Massimo, condotto da Massimo Giannini e Jean Paul Bellotto, condanna con durezza la politica sui migranti dell’esecutivo.
Attacca il ministro dell’Interno Marco Minniti: “Potrebbe stare benissimo in un governo di destra” . E punta il dito contro la maggioranza di governo: “la sinistra ha contribuito in maniera determinante a creare questo clima”.
Di fronte alla soddisfazione del premier Paolo Gentiloni per la drastica la riduzione dei flussi migratori verso l’Italia, Strada commenta amaramente: “I morti in mare non sono affatto diminuiti, ma noi siamo tranquilli perchè per adesso non vengono da noi. Questa idea di ‘mondo fortezza’ non rispecchia la realtà globalizzata. Sessanta milioni di persone sono in movimento e i Paesi come il nostro decidono che sono sacrificabili”.
Quanto ai sospetti secondo cui il governo italiano abbia pagato le milizie libiche per chiudere i cancelli ai migranti, Strada afferma: “Io non ho sospetti, ma ho la certezza assoluta che l’Italia abbia pagato bande di predoni assassini. Questo governo ha una forte responsabilità verso crimini che andrebbero denunciati alla Corte europea dei diritti umani. Prima o poi la verità salterà fuori ma allora ci saranno altre bugie con cui fare i conti”
Il fondatore di Emergency commenta anche l’irruzione di un gruppo di naziskin nella sede di una Ong pro migranti a Como: “L’intolleranza è la premessa della violenza, che porta dritto verso la guerra. Anche le parate naziste in Germania degli anni ’20 e ’30 venivano giudicate come episodi folkloristici, poi abbiamo visto il disastro che ne è seguito. Quanto è successo è la conseguenza del clima razzista intorno ai migranti portato avanti dalla politica. Qualcuno particolarmente facinoroso ha imparato la lezione e cerca di applicarla”.
(da agenzie)
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Novembre 30th, 2017 Riccardo Fucile
DA BONAIUTI A ROSY BINDI, DA SPOSETTI A BOMBASSEI: ECCO CHI NON SARA’ RICANDIDATO
And rea Vecchio è un giovanotto di 77 anni, che indossa con un’eleganza
cavalleresca un cappello a falde larghe rosso e un foulard giallo. Ha la Sicilia in bocca come pensiero, suggestione, disincanto: «Qui non si fa una minchia. E non perchè i deputati non vogliano. Molti sognano di essere ricandidati, ma da qualche tempo in Transatlantico li vedo muoversi come tanti cadaveri…».
Vecchio ha una vita che è tante vite insieme. Da garzone dietro a suo padre muratore diventa imprenditore edile, che vuol dire incocciare prima o poi contro la mafia. Lui dice no al pizzo, diventa un narratore civile, gira le scuole.
Mario Monti lo preleva e lo inserisce nella squadra delle eccellenze da portare in Parlamento. La disillusione è questione di mesi.
Oggi è solo la conquistata serenità di non aver potuto fare molto: «Ho una certa età , mica sono Berlusconi. Voglio dedicarmi a una nuova avventura, la scrittura».
Un po’ come Alessandro Di Battista, il reporter-guerrigliero grillino? Ride: «Anche io ho un libro appena uscito, prefazione di Edoardo Nesi». Si chiama Viaggio di una vita .
Nesi è un amico che ha trovato nel partito liquefatto di Monti, e che condividerà la stessa strada. Una legislatura appena e via. Imprenditore-scrittore, arrivò nel 2013 che aveva vinto due anni prima lo Strega. L’unica cosa certa è che del partito di Monti in Parlamento nella prossima legislatura ci sarà Monti, senatore a vita.
Non dovrebbe esserci Alberto Bombassei, presidente della Brembo: «L’esperienza alla Camera è stata inebriante e ho imparato tanto ma…». Ma? «Credo di essere più utile da imprenditore…».
Grillini in fuga
Tra gli esordienti decisi al gran rifiuto ci sono altri 5 Stelle, stretti purtroppo dall’ingombrante mitologia di Di Battista.
Silvia Giordano non ha un lavoro che l’aspetta nè un’idea chiara di cosa farà : «Ma qui mi sento invecchiare dentro. Spero nell’approvazione della legge sul biotestamento, darebbe un senso a questa esperienza».
Come lei non tornerà il grillino Mimmo Pisano, già in plancia nella sua impresa di ascensori. Deluso: «Dovevamo fare la rivoluzione. E invece è stato un fallimento».
I 5 Stelle stanno studiando come superare l’incubo dei collegi uninominali mettendo a riparo i big nel listino proporzionale e derogando così al divieto delle pluricandidature.
Ognuno ha i suoi grattacapi. In realtà è un vero e proprio psicodramma da imminente horror vacui quello che si vive nel Pd.
Ieri si faceva di conto sul nuovo sondaggio Ixè che dà i democratici terzi al 28,6%. Vuol dire 162 seggi alla Camera. I deputati uscenti sono 283.
Il che significa 120 posti in meno. Al netto dell’imprevedibilità di Matteo Renzi, si ragionava su un’ottantina di deputati al massimo che il segretario riconfermerà .
Totale: duecento deputati che sanno di essere più fuori che dentro. C’è chi corre ai ripari e ha un piano B, soprattutto tra i lombardi e i laziali che possono sfruttare le contemporanee elezioni regionali.
Andrea Ferro e Marietta Tidei hanno già optato per una poltrona da consigliere nel Lazio. Il clima non è dei migliori e certo lo scouting di Renzi sul treno per l’Italia non aiuta. Ci saranno rinunce naturali e rinunce forzate.
Deroghe e silurati
L’infinita rottamazione mieterà altre vittime, ma in un Parlamento che si prepara a rivedere Massimo D’Alema, anche il segretario Pd sa che non può privarsi di tutti i seniores che hanno superato il tetto delle tre legislature fissato da statuto.
Rosy Bindi ha già detto addio. Lo stesso ha fatto l’ex tesoriere Ds Ugo Sposetti.
Per gli altri, tra i quali non proprio dei peones come il premier Paolo Gentiloni, i ministri Marco Minniti e Roberta Pinotti, è prevista una super deroga.
Anna Finocchiaro, entrata in Parlamento nel 1987, potrebbe esserci ancora ma con il sogno di finire alla Corte Costituzionale. Per raggiunti limiti di età , si godranno la pensione da senatori dem anche due importanti teste come l’ex presidente Rai Sergio Zavoli e il filosofo operaista Mario Tronti.
Dove si fa un gran movimento per riveder la luce è dalle parti di Silvio Berlusconi.
L’ex Cavaliere perde in Parlamento un altro dei fondatori di Forza Italia, Antonio Martino, che lascia la Camera senza troppi rimpianti e una semplice motivazione: «Non ho più voglia».
In generale però l’ebbrezza della probabile vittoria fa tirare sospiri di sollievo collettivi. Con qualche eccezione eccellente, viste le ferite non rimarginate di tradimenti vecchi e recenti. Daniela Santanchè che va dicendo in giro di essere tranquilla «perchè se non mi vuole Berlusconi mi candiderà la Lega», magari in cambio di Umberto Bossi a cui l’ex premier ha promesso una candidatura se il Carroccio lo tromberà .
In uscita anche il cantore del berlusconismo che fu Sandro Bondi e lo storico portavoce Paolo Bonaiuti passato con i popolari di Angelino Alfano, che risponde scocciato: «Sentiamoci più avanti».
Anche il senatore Francesco Colucci girò le spalle a Berlusconi ma l’antica amicizia è rimasta. Solo che Colucci è entrato in Parlamento nel 1972 e ha fatto nove legislature di seguito.
C’erano i governi Andreotti, Rumor, Moro, Matteo Renzi non era nato, Berlusconi non aveva completato Milano 2 e l’Italia era una nazionale competitiva.
«Forse – ha detto ai colleghi – potrei chiudere qui».
(da “La Stampa”)
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Novembre 30th, 2017 Riccardo Fucile
RICHETTI ATTACCA LA PAGINA “PER MATTEO RENZI INSIEME” PRENDENDO LE DISTANZE DAL POST, L’AMMINISTRATRICE TANIA GIORDANO SI DIMETTE E LASCIA IL PD: “ATTACCATA CON MOTIVAZIONE FALSE E DENIGRATORIE”
L’affaire “Treno di Renzi che uccide una persona — Beppe Grillo che stermina una famiglia” si ingrossa.
Ieri la pagina fan “Per Matteo Renzi insieme” ha pubblicato un meme che ritornava sulla condanna per omicidio colposo di Beppe Grillo.
Il riferimento della pagina al “treno di Renzi” riguardava la vicenda della donna di Terni investita dal treno charter di Trenitalia, privo di passeggeri, noleggiato dal PD per il tour di Matteo Renzi alla stazione di Civita Castellana.
Matteo Richetti si è presentato nei commenti per dissociarsi dall’iniziativa e subito dopo la pagina ufficiale del Partito Democratico ha pubblicato un post in cui sottolineava che “questa presenza sulla rete non ci appartiene, non ha nulla a che vedere con Matteo Renzi, con il PD e con i suoi militanti”.
Dopo la pubblicazione del post sulla pagina del PD, la pagina dei fan di Renzi ha rimosso la foto ma ha pubblicato un post è passata all’attacco del Partito Democratico:
Non si è trattato di un incidente, come sempre si è voluto far credere, altrimenti sarebbe stato assolto.
Detto questo, siccome da anni questa pagina opera in favore del Partito Democratico e del nostro segretario Matteo Renzi, crediamo che il nostro partito abbia un serio problema di comunicazione in rete se si mobilita su sollecitazione di falsi account e fake, perchè solo in minima parte i commenti appartengono ad account di militanti del PD, cosa del resto fisiologicamente normale su una piattaforma sociale, anche se, magari dovremmo poi andare a verificare se questi account non appartengano a militanti di quella minoranza interna che anche in rete agisce contro il Partito Democratico e il nostro segretario.
Ma soprattutto, Tania Giordano, amministratrice della pagina e del gruppo collegato con 19mila iscritti, ha pubblicato un lungo post su Facebook con cui ha annunciato l’addio all’amministrazione della pagina e al Partito Democratico, accusandolo di aver attaccato la pagina “con motivazioni false e denigratorie”:
Bene, avete vinto, lo riconosco, ne esco sconfitta ma a testa alta perchè ho sempre fatto solo e soltanto quello in cui ho creduto. Vi lascio, vi lascio tutti e vi ringrazio per quello che mi avete dato in questi anni. Vi ringrazio per il vostro affetto, vi ringrazio per il vostro impegno di tutti i giorni, vi ringrazio per questo gruppo che ancora prima che mio come admin è vostro.
Vi lascio e me ne vado, torno alle mie occupazioni di sempre, ai miei amici e alla mia famiglia. Non ho rimpianti, non ho nulla di cui dolermi e nulla da recriminare a nessuno. Lascio questo gruppo, lascio la pagina e lascio qualsivoglia attività politica. Non farò altro che come molti di voi, molti di noi che recarmi alle urne per votare, come ho sempre fatto e sempre farò, finchè il Signore lo vorrà .
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 30th, 2017 Riccardo Fucile
NO AL PIANO INDUSTRIALE… AVEVANO INVITATO A VOTARE PER LA RAGGI ALLE COMUNALI
Cambia-Menti, il sindacato i cui rappresentanti invitavano a votare M5S e che
aveva annunciato un’apertura nei confronti del concordato in continuità per ATAC, ha deciso di non firmare l’accordo sul piano industriale che l’azienda dovrà presentare entro due mesi dopo la proroga del tribunale.
«L’ azienda ci ha sottoposto l’accordo da firmare dicendo che teneva molto alla nostra firma ma che non è disposta a rivedere nessun punto del piano industriale. Il segretario regionale rispettando la volontà della maggioranza dei tesserati di cambia-menti m410 non ha firmato. Siamo fuori dai tavoli Delle trattative ma non abbiamo denaturato questo bambino che abbiamo fatto nascere insieme 4 anni fa», ha scritto il segretario nazionale di Cambia-Menti Micaela Quintavalle su Facebook.
La notizia arriva dopo il litigio in pubblico tra il presidente della Commissione Mobilità di Roma Enrico Stefà no e alcuni sindacalisti.
Stefà no si è messo di traverso alla richiesta di riconoscimento del sindacato della pasionaria Micaela Quintavalle.
La Quintavalle è l’autista Atac famosa per aver inviato un messaggio WhatsApp dove invitava i colleghi a votare M5S e segnatamente per Marcello De Vito.
Ed infatti la mozione era stata presentata proprio dal Presidente dell’Assemblea Capitolina assieme ai colleghi Sara Seccia e Paolo Ferrara.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 30th, 2017 Riccardo Fucile
VALENTINA PUGLISI, PORTAVOCE M5S DI MISTERBIANCO A CATANIA, E’ STATA ELETTA A GIUGNO… E’ MAESTRA DI ITALIANO A SAN SALVARIO, MA RISULTA ASSENTE DA SETTEMBRE, APERTA UN’INDAGINE
Valentina Puglisi, «Portavoce M5s di Misterbianco», è stata eletta nel giugno scorso. Da allora, sulla sua pagina Facebook annota ogni istante della carriera politica al comune in provincia di Catania.
Foto e notizie per aggiornare i suoi follower, mentre non ce n’è alcuna della sua «seconda vita» a 1.500 chilometri di distanza.
A Torino è una maestra di Italiano alla I A di corso Marconi dove, però, da settembre non l’hanno mai vista. Assenza giustificata per l’attività politica, sfruttando i permessi previsti dalla legge e «continuando – dicono dalla direzione – a percepire lo stipendio», che ha scatenato non solo le polemiche dei genitori degli alunni.
Ma anche l’attenzione dell’Ufficio Scolastico Provinciale, che ha aperto un’indagine.
La scorsa settimana sulla scrivania del direttore dell’Istituto Comprensivo Manzoni, quello dell’elementare, sono arrivate le prime due richieste di nullaosta dei trasferimenti.
«Due famiglie hanno preferito portare i figli in altri istituti. Erano stanchi della cattedra vacante di Italiano», dice il preside Barbato Vetrano, 58 anni.
In tanti anni di scuola non aveva mai fatto i conti con il problema del «docente fantasma». Insegnanti nominati di ruolo, ma che a scuola non si vedono mai. Il più delle volte risiedono in regioni lontane. E giustificano l’assenza con motivi di famiglia o certificati medici brevi rinnovati di settimana in settimana.
In questo modo conservano il posto di lavoro, ma di fatto impediscono ai dirigenti di trovare per i bambini un supplente che garantisca la continuità didattica.
È il copione dell’elementare Rayneri di San Salvario. Protagonista la «maestra Valentina». Siciliana, classe 1980, reggente della cattedra d’Italiano di classe prima costruita quest’anno. Professionista apprezzata. Anche perchè «due anni fa aveva già fatto un anno di prova con noi con un servizio ineccepibile», dicono dalla scuola di San Salvario. Maestra con la passione per la politica.
Attivista del Movimento Cinque Stelle, a giugno è stata eletta con 98 voti come consigliera comunale a Misterbianco, comune di quasi 50 mila abitanti vicino a Catania.
Carica che le impedisce di insegnare nella scuola di corso Marconi. «Da quando sono arrivato a settembre – dice il preside Vetrano –, non l’ho mai vista. Ma si è premurata di farmi avere le norme che giustificavano le sue assenze».
Valentina Puglisi, «Portavoce M5s», per svolgere il suo ruolo di opposizione nelle sedute del consiglio comunale e in quello delle commissioni di lavoro beneficia dei permessi previsti per legge.
E dice «Non commetto alcuna irregolarità ».
«Le licenze – come spiega Stefano Suraniti dell’Ufficio Scolastico Provinciale – le permettono di assentarsi per la giornata dei lavori consiliari. Stabilendo il diritto di assentarsi dal servizio per il tempo strettamente necessario per la partecipazione a ciascuna seduta dei rispettivi consigli. E per il raggiungimento del luogo di suo svolgimento».
In questo modo, però, la «maestra fantasma» è autorizzata a non presentarsi in classe per molti giorni consecutivi. «Perchè – spiega il preside, Vetrano –, se martedì hai riunione di commissione in Sicilia, il lunedì e il mercoledì puoi chiedere il permesso per i viaggi di andata e ritorno».
Così, alla Rayneri sono stati costretti a chiamare una supplente. Ma con scarsi risultati. Perchè anche la nuova docente è «fantasma» da giorni per via di alcuni problemi di salute.
«Con tutti questi problemi e la cattedra ballerina ho preferito portare mia figlia in un’altra scuola», dice Pierpaolo Corneo, genitore di uno dei due alunni trasferiti in altri istituti.
«Abbiamo avviato gli approfondimenti sul caso Puglisi perchè c’è una sovrapposizione di norme regionali e nazionali», dicono dall’Ufficio Scolastico Provinciale. Anche perchè Valentina Puglisi latita da Torino per essere «Portavoce M5s di Misterbianco».
«Ma continua a percepire lo stipendio da maestra – dice il preside Vetrano – perchè non ha voluto chiedere il congedo».
(da “La Stampa”)
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