IL SINDACO NON SI DIMETTE, MANTOVA LO DIFENDE: ESSERE CAZZARI NON E’ INCOMPATIBILE CON LA CARICA
PALAZZI E’ INDAGATO PER PRESUNTE RICHIESTE DI FAVORI SESSUALI IN CAMBIO DI SOLDI
L’ora del sindaco arriva alle 17.32.
La sala consiliare del Comune di Mantova è bellissima ma piccola, o forse lo sembra perchè non è mai stata tanto piena di giornalisti.
Lui, Mattia Palazzi, primo cittadino sotto inchiesta per un ghiotto caso di presunti ricatti sessuali, entra e siede sul suo scranno sotto l’enorme quadrone delle nozze di Perseo e Andromeda, turbate dall’arrivo del di lei ex fidanzato: uno scandalo sessuale, già allora. Fra il pubblico, i tifosi applaudono.
Palazzi, 39 anni, piddino, è attualmente il sindaco più chiacchierato d’Italia. È chiaramente tesissimo.
Parla poco, dignitoso, cercando di dominare il tremore della voce: «Finora ho scelto di non esprimermi non solo per il dolore e lo choc, ma anche per il rispetto per la magistratura e per quest’Aula. Ho riflettuto molto se dimettermi o no e in molte occasioni ho anche pensato di farlo. Ma la scelta è di non dimettermi per un unico motivo: so di essere innocente, sono un sindaco onesto e negli ultimi due anni e mezzo lo sono sempre stato».
Finisse qui, sarebbe un discorso perfetto.
Purtroppo lo allunga di altri cinque minuti, solo per aggiungere che non parlerà con i giornalisti, che è dispiaciuto per il dolore di chi gli sta vicino e che in un Paese civile i processi non si fanno in piazza. Poi se ne va e segue dibattito.
Ma, fra le proteste delle opposizioni, non sulle sue comunicazioni ma sull’appassionante problema dello sfalcio dell’erba.
La notizia, insomma, è che Palazzi non molla.
Era uscito disfatto, martedì sera, dalle tre ore di interrogatorio in Procura, indagato per tentata concussione continuata.
Storia ormai stranota: per un anno, il signor sindaco ha scambiato su WhatsApp messaggi malandrini con la vicepresidente di un’associazioncina culturale.
Oggetto: una richiesta di finanziamento, duemila euro, secondo l’accusa legata a uno scambio di favori pochissimo culturali.
Per il sindaco, solo un cazzeggio a sfondo sexy. Però c’è il messaggio dove dice che “un’associazione non va avanti senza il mio consenso”, quello dove vagheggia per la sua interlocutrice una posizione sessuale che i vecchi manuali per confessori avrebbero definito “more pecudum” e perfino, raccontano, quello con una sua foto nudo, senza nemmeno la fascia tricolore a celare le parti più intime della prima anatomia di Mantova.
Ai giudici, però, ha detto di non ricordare il dettaglio della foto, il che appare strano.
Strana, in effetti, è tutta questa inchiesta, o forse lo sembra perchè le procuratrici, capo e vice, entrambe donne, indagano e tacciono.
L’associazione culturale non ha ottenuto il finanziamento ma solo un patrocinio e, pare certo, dal sesso scritto non si è mai passati a quello orale.
E non si capisce chi abbia mandato la denuncia che ha aperto il vaso di Pandora. L’indiziato numero uno si chiama Giuliano Longfils, consigliere di Forza Italia, venerabile maestro del Grande Oriente e specialista in esposti esplosivi: vent’anni fa affondò così la prima giunta ulivista cittadina. Dal suo posto, non conferma, ammicca divertito e promette che forse un bel dì parlerà .
Così, sarebbe solo un bunga bunga di provincia, oppure l’ennesimo derby politica-magistratura.
Colpisce, però, l’atteggiamento dei mantovani, che magari si godono lo scandalo cochon, ma di certo sembrano piuttosto garantisti.
Da Facebook dilagano gli sfottò, però i post solidali sono la maggioranza. I notabili sono dispiaciuti: «Per la città , è un colpo alla schiena. Prevalgono il dispiacere e la preoccupazione che il lavoro interessante fatto dall’amministrazione possa interrompersi», dice il libraio Luca Nicolini, inventore del Festival della letteratura. L’architetto Giampaolo Benedini, ex vicesindaco di centrodestra, invita a fare la tara ai social («il sindaco giovane piace ai giovani») ma ammette che «Palazzi sa muoversi ed è dinamico».
In effetti, grazie ai suoi buoni rapporti con Renzi (ma ha rifiutato di entrare nella segreteria nazionale del Pd), il sindaco ha portato a casa 18 milioni per riqualificare le periferie più scassate.
Le strade sono piene di cantieri, i beneficiati della manna sono tanti, la città è ripartita. Fermare tutto per duemila eurini non dati e un rapporto sessuale non consumato, anche no.
(da “La Stampa”)
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