Dicembre 26th, 2017 Riccardo Fucile
DIVERSE FAMIGLIE SI SONO RIFIUTATE DI ENTRARCI A SAN CASSIANO, VISSO E CALDAROLA
Casette piene di sporcizia, difetti idraulici, assenza di marciapiedi, cumuli di terra, tubi, scale e materiale di cantiere ancora presenti.
Non è un regalo ma una beffa di Natale quella arrivata per molti terremotati che aspettavano una soluzione abitativa d’emergenza da oltre un anno.
Dopo la denuncia di una situazione “desolante” delle casette a San Cassiano, da parte del sindaco di Sarnano, anche i primi cittadini di Visso e Caldarola (Macerata) offrono un medesimo quadro per le ultime Sae consegnate o in consegna, tanto che alcune famiglie si sono rifiutate di entrarci, nelle condizioni in cui sono, come è successo a Visso.
Il capo dipartimento della Protezione civile nazionale, Angelo Borrelli, ha fatto sapere che le consegne dovrebbero completarsi per il 90% delle costruzioni entro gennaio-febbraio, mentre venivano consegnate le chiavi di 79 moduli abitativi tra Norcia e Preci in Umbria.
Le casette del comune di Norcia, 419 consegnate fino ad oggi, saranno così ripartite: tre a Piediripa, una a Popoli, 12 a Savelli e 28 a Norcia capoluogo, Zona Industriale C.
Ma la situazione dell’area Sae di San Cassiano, che verrà consegnata agli assegnatari mercoledì 27 dicembre, è “desolante”, ha detto il sindaco di Sarnano Franco Ceregioli, che insieme all’assessore Luca Piergentili, ha fatto oggi un sopralluogo: “all’esterno — dice — vialetti ancora da sistemare, cumuli di terra, terrapieni da ultimare, reti da cantiere, asfaltatura rovinata, pezzi di catrame sulle aiuole ecc; all’interno, oltre alla sporcizia, parte del mobilio e dei complementi d’arredo previsti nel capitolato non montati o addirittura assenti”.
“In teoria i lavori delle casette, arredi compresi, sarebbero stati ultimati lo scorso 22 dicembre, ma lascio a ognuno giudicare se sia possibile considerare terminati i lavori”, ha spiegato ieri Ceregioli, accompagnando la sua denuncia con delle foto pubblicate su Facebook.
“Premesso che ci era stato comunicato che avremmo potuto procedere alla consegna delle casette già la vigilia di Natale, la direzione dei lavori, subito contattata, ci ha informato che domani (26 dicembre) sarà presente in cantiere la ditta che si occupa delle urbanizzazioni e degli esterni e che dopodomani (27 dicembre) il personale del consorzio Arcale provvederà alla pulizia degli interni. Dubito fortemente — ha continuto il sindaco — che in un giorno e mezzo si riesca a fare quello che già alla data del 22 dicembre doveva essere ultimato, circostanza ancora più grave se solo si considera che il 24 in cantiere non ha lavorato nessuno”.
“Se alle 15 di mercoledì 27 dicembre non sarà tutto ultimato e funzionante in ognuna delle nove casette, non procederò alla consegna delle chiavi agli assegnatari — ha annunciato il sindaco -, visto che la tempistica che era loro stata prospettata è stata già ampiamente disattesa. È del tutto evidente che ci sia una responsabilità diretta delle ditte che stanno operando in cantiere e domattina formalizzerò la questione alla Protezione civile nazionale e regionale, affinchè possano effettuare le necessarie verifiche”.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 26th, 2017 Riccardo Fucile
PD FRAGILE, IL PRIMATO DEL M5S NON PRODUCE SEGGI
Presente tutto quello che è stato scritto nelle ultime settimane sullo stato di salute del
Partito Democratico? Non è vero niente.
Il Pd infatti oggi sta peggio di come si è raccontato finora. Sta parecchio peggio rispetto allo scorso anno di questi tempi (ha perso 8, 9, 10 punti, a seconda dell’istituto di rilevazione), sta molto peggio rispetto alle elezioni politiche del 2013, quelle della “non vittoria” di Pierluigi Bersani.
Una situazione anomala perchè è ancora la seconda forza del Paese, ma il logoramento dell’esperienza di governo, le aspettative e la delusione per la stella renziana (per ora ridotta a cometa) e l’isolamento politico che ha prodotto una coalizione di centrosinistra fanno sì che quello del Pd sia il motore più inceppato all’inizio della corsa elettorale che si concluderà con il voto del 4 marzo.
Lo scioglimento delle Camere (il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è pronto ad avviarlo già dopodomani) è lo start e la griglia di partenza — di una campagna elettorale per la verità mai finita — appare chiara.
Lo schieramento di partenza non assomiglia a quello delle gare automobilistiche, piuttosto a quelle dello sci perchè le forze politiche si portano dietro anche distacchi e handicap.
Il centrodestra, per dirla più chiara, non solo è primo, ma dalla sua ha anche un vantaggio che fa apparire l’alleanza senza avversari.
Silvio Berlusconi e Matteo Salvini litigano e si riappacificano un giorno sì e l’altro pure, eppure il loro elettorato non si fa impressionare. Visto che è la somma che fa il totale, attualmente — posizionato sui blocchi di partenza — il centrodestra ha il solo dubbio di capire se avrà una maggioranza parlamentare sufficiente per far partire un governo.
Le forze occulte del centrodestra
Le variabili sono tre: la prima, la più influente, è la performance elettorale del Movimento Cinque Stelle al Sud, campo di battaglia potenzialmente decisivo, perchè lì il centrosinistra è scomparso.
La seconda variabile è il contributo dei listini alleati di Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia, cioè “Noi con l’Italia” (ex Ap, Costa, Saverio Romano, Tosi, Fitto) che punta — dice Lupi — addirittura al 4-5 per cento e la lista centrista che mette insieme gli ex dc come Lorenzo Cesa che uno zoccolo duro di elettori dello scudocrociato ce l’hanno ancora.
In alcune zone d’Italia, per meglio dire in alcuni collegi, il contributo di personalità radicate sul territorio e partiti regionali (Tosi in Veneto, Fitto in Puglia, Romano in Sicilia) può fare la differenza.
In più c’è il dispositivo del Rosatellum che redistribuisce tra i partiti della coalizione i resti dei partitini alleati che superano l’1 per cento ma non la soglia di sbarramento del 3: l’identikit è perfetto sia per Noi con l’Italia, a parte le speranze di Lupi, sia per l’Udc o quel che sarà . Detto in soldoni, se il centrodestra attualmente è dato al 36 per cento, in Parlamento potrebbe raggiungere la soglia implicita del 40 per cento, quella che secondo gli esperti potrebbe dare i 316 seggi alla Camera.
Il centrodestra sempre più vicino alla maggioranza
Terza variabile: quanto sarà grande lo schianto del Partito Democratico? Grande o molto grande?
Più piccola sarà la base elettorale dei democratici, più grande sarà quella del centrodestra. Non per i voti “strappati”, non per la sovrapposizione degli elettorati (o comunque non sempre), piuttosto per la distribuzione dei seggi e per i meccanismi della legge elettorale, sia quello maggioritario che quello proporzionale.
L’istituto Ixè non è stato solo il primo a valutare il Pd addirittura sotto la soglia del 23 per cento, ma in un’analisi pubblicata dalla Stampa assegna al Partito democratico solo 131 seggi (con il M5s a 147 e Liberi e Uguali a 28). E così nello stesso scenario il centrodestra sarebbe vicinissimo alla maggioranza, toccando quota 310 (è la prima volta che l’alleanza Fi-Lega-Fdi viene data così alta anche nelle proiezioni sul numero dei deputati). C’è di più. Perchè, a parte del Nord in cui il centrodestra fa cappotto e il Sud di cui si è già detto, un’altra folla del Pd si potrebbe aprire addirittura nelle Regioni rosse.
Seggi “blindati” per il Pd? Ne sono rimasti 6…
Secondo Ixè i collegi davvero sicuri sono solo 6: Firenze Nord, Scandicci, Empoli, Sesto Fiorentino, Modena, Casalecchio di Reno. Gli altri sono diventati contendibili dal centrodestra, con distacchi inferiori al 10 per cento.
Per il Pd “un ribaltamento anche rispetto al 2013″ ha detto alla Stampa Roberto Weber, direttore di Ixè. E non è colpa della concorrenza di Liberi e Uguali (che nelle Regioni rosse ha una media in linea con quella nazionale), delle scissioni e nemmeno di Giove Pluvio.
E’ colpa, più propriamente, di un partito che ha perso i voti per strada: lo scorso anno, di questi tempi, sia pure dopo la botta del referendum costituzionale, per la stessa Ixè il Pd oscillava tra il 30 e il 31 per cento. Ora, raccattando liste e partitini qua e là , il centrosinistra a guida democratica non supera il 26.
M5s, il primato che non produce seggi
La griglia di partenza a poco più di due mesi dal voto e all’inizio della corsa elettorale si completa da una parte con il Movimento Cinque Stelle che continua ad essere di gran lunga la prima forza politica del Paese con una percentuale ormai puntellata da mesi tra il 27 e il 29 per cento.
Il problema è che un risultato del genere sarebbe un boom ancora più rumoroso di quello del 2013, ma senza esito perchè i grillini sono quasi inesistenti nei collegi del riparto maggioritario: di 147 che Ixè assegna ai Cinquestelle, solo 32 sono frutto delle sfide first-past-the-post, a petto — per esempio — del centrodestra che i suoi 310 deputati secondo i sondaggi li prende in modo “equilibrato” (167 nei collegi, 143 nel proporzionale)
Al Nord quasi non toccano palla a parte la Liguria, al Centro resistono nel Lazio, al Sud fanno il pieno nelle Regioni meno popolose ma soffrono un passo di ritardo in quelle più importanti (Sicilia, Campania, Puglia).
Ed è irrealistico e senza senso qualsiasi ragionamento del post-voto in funzione di una possibile collaborazione con Liberi e Uguali che nei collegi non esisterà (il motivo si capisce da sè) e potrà contare solo su 28 seggi conquistati con i listini proporzionali.
L’effetto traino dei candidati nei collegi
L’effetto trascinamento dei candidati nei collegi (specie con una legge che forza la scelta dell’elettore) è l’ancora alla quale si aggrappa soprattutto il Pd per contrastare il centrodestra in questi due mesi di campagna elettorale.
Nel M5s si ragiona di candidature “dal basso” come per il 2013, ma anche amministratori (come l’ex sindaco di Mira non riconfermato Alvise Maniero e l’attuale primo cittadino di Ragusa Federico Piccitto).
Verso Liberi e Uguali sembrano dirigersi — per il momento da sostenitori — il magistrato-scrittore Giancarlo De Cataldo e l’ex presidente della Corte Costituzionale Franco Gallo mentre vengono descritti come pronti a candidarsi l’ex presidente di Legambiente Rossella Muroni e l’ex capo della Procura nazionale antimafia Franco Roberti. Il centrodestra, per i motivi detti fin qui, ha invece l’imbarazzo della scelta.
Il nascondino di Renzi (che vuole candidare Astrosamantha)
Renzi invece — raccontano i giornali — punterebbe sulla strategia del “nascondismo”: più società civile, meno politici di professione.
Lui, il segretario, riprendendo le parole di verità pronunciate qualche giorno fa da Matteo Richetti, dopo aver detto che si candiderà ad Arezzo e poi a Milano, in realtà si presenterà a Firenze.
Maria Elena Boschi, scrive la Nazione, probabilmente sarà candidata a Lucca su idea di Denis Verdini (avrà di fronte probabilmente la capa della comunicazione di Forza Italia, la deputata Deborah Bergamini), ma spunta l’idea più praticabile di metterla in qualche listino proporzionale sicuro come Ascoli o Bologna.
E la società civile? Il Corriere fa i nomi dell’ex allenatore di pallavolo Mauro Berruto, dell’ex capo della Dia Arturo De Felice e del fratello di Giancarlo Siani, Paolo, per dare una verniciatura di antimafia da contrapporre alla concorrenza di Piero Grasso, della giornalista del Foglio Annalisa Chirico, del medico “anti-no vax” Roberto Burioni (che però dice di non aver avuto offerte e di non avere intenzione di passare alla politica) e visto che sarà “roba da Nasa”, anche di Samantha Cristoforetti.
Renzi, raccontano i giornali, voleva candidare anche Bebe Vio che però ha solo 20 anni e la Costituzione dice che non si può.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 26th, 2017 Riccardo Fucile
NELLA CITTA’ DOVE VIVE IL LATITANTE E DOVE LA GENTE LO DIFENDE
Non è un posto affascinante come la Bahia di Jorge Amado, non ha il realismo magico della Macondo di Garcàa Mà¡rquez, ma per il romanziere in fuga Cesare Battisti Cananeia è diventato ormai il «buen retiro», lontano dai curiosi e, soprattutto, dalle galere patrie. Punta meridionale dello Stato di San Paolo, l’aria è da fine del mondo anche a causa della stancante strada che attraversando la Serra do Cafezal ti porta in quest’isola lunga e stretta, sospesa nel tempo.
Lunghe spiagge e un’ottima pesca protetta da una riserva ambientale, d’estate è meta di un turismo a basso costo, famiglie in cerca di tranquillità , molte seconde case e relax assicurato.
Battisti l’ha scoperta nel 2013 e ora vive nella casa di una coppia di professori di San Paolo che guidano il gruppo in suo appoggio in Brasile. Un rifugio ideale per lo scrittore in cerca d’ispirazione e per il latitante che non vuole essere disturbato.
Il buen retiro
Due mesi fa, quando è stato fermato sulla frontiera della Bolivia con l’accusa di esportazione illegale di valuta, gli è stato posto l’obbligo di residenza fissa e lui non ci ha pensato due volte a fissarla a Cananeia.
Qui si è sposato nel 2015 con la carioca Joice Lima. Un centinaio di invitati, buffet in piedi al campeggio Casa Verde. «Lo conoscevo da poco – spiega l’artigiano Amir Oliveira – e mi ha sorpreso quando è venuto a casa mia per darmi l’invito. È stata una bella festa, molto divertente».
Amir lo frequenta spesso. «Cesare è una brava persona, qui non ha mai dato problemi. Le ultime vicende lo hanno abbattuto, non si fa vedere molto in giro». Di quel matrimonio, oggi, è rimasto poco, Joice non si fa vedere da queste parti, molti pensano sia stata, in realtà , un’unione di facciata.
A casa di Battisti
Quando vado a bussare a casa sua esce l’amico Paulo, occhi assonnati e aria stanca.
Nel cortile spicca la bandiera della squadra del Corinthians, di cui è tifoso anche l’ex presidente Lula, del materiale da costruzione, qualche lattina di birra lasciata per terra dalla sera prima.
«Cesare è andato a Campo Grande per mettersi la cavigliera elettronica (la versione brasiliana del nostro braccialetto). Un giorno di autobus, l’aereo era troppo caro».
Battisti, in ogni caso, non parla con la stampa italiana, inutile insistere. Ma a parlare di lui sono praticamente tutti, a Cananeia.
Lo si vede passeggiare in bermuda e infradito, la sera si ferma al Bar do Miguel, sotto casa. Il cameriere lo difende: «Voi insistete, ma lui ha tutto il diritto di non parlarvi se non vuole, no?».
Esce quasi sempre da solo, quando vengono gli amici a visitarlo organizza un churrasco, la grigliata di carne, sul terrazzo di casa. Nei ristoranti chiede ostriche, qui ci sono le migliori del Brasile e a prezzi molto contenuti.
Domingo Soto è un cileno emigrato da 30 anni a Cananeia, dove gestisce un negozietto d’artigianato e souvenir. Battisti ci ha portato le due figlie francesi, che sono venute a trovarlo recentemente. Ogni tanto è con il figlio Raul, di cinque anni, che vive a Sao Jose do Rio Preto con la madre Priscila Pereira.
Il tabù del passato
«Non parliamo del suo passato – spiega Soto – a lui non va. Mi ha spiegato che l’arresto in Bolivia è stata colpa di un traditore, una spia che ha detto alla polizia che lui stava scappando, cosa non vera».
Quando gli chiedo come mai, pur vivendo in un paradiso della pesca, uno si fa quasi 2.000 chilometri per andare a pescare in Bolivia, Domingo alza le spalle: «Forse aveva voglia di pescare in acqua dolce; non è la stessa cosa del mare».
Nathan Arcanjo, dirige il giornale locale, «Noticias de Cananeia». «All’inizio – spiega – la gente pensava che la sua presenza sarebbe potuta essere una bella pubblicità per la città . Qualcuno, invece, era infastidito. Oggi nessuno ci fa molto caso. Lui dice che è molto felice a Cananeia, che gli piacerebbe passare qui il resto dei suoi giorni».
La nuova casa
L’ex terrorista ha deciso di costruire una villetta nel quartiere residenziale di Carejo. Ci stanno lavorando due muratori tutto fare, vogliono finirla entro aprile; sala, cucina, una lavanderia, due camere da letto, un bagno, sul fondo qualche metro di giardino, ma non c’è posto per la piscina.
Joao Batista Xavier, detto “Bagunà§a”, è contento con il “patrao”.
«Paga in anticipo, passa di qui per vedere come vanno i lavori, non si lamenta mai». Ironia della sorte, l’ingegnere titolare del progetto di cognome fa Andreotti.
Battisti vorrebbe fare il volontario nella biblioteca comunale; la richiesta, per ora, non è stata accolta.
Il sindaco Alex Rosa, un avvocato di 29 anni, preferisce non parlare troppo di lui. «Il nome di Cananeia è diventato famoso, ma a noi lui non crea nessun problema».
In un festival letterario nella vicina Iguape, Battisti ha confessato che si è appassionato delle vicende del dottor Cosme Fernandes, un ebreo convertito condannato all’esilio dalla Corona portoghese e mandato ad esplorare il Nuovo Mondo. Fernandes scoprì Cananeia già nel 1502, prima della conquista portoghese di Alvaro Cabral, riuscì a farsi amico degli indios accumulando una discreta fortuna con il commercio di schiavi e il contrabbando. Da Lisbona arrivò l’ordine di ucciderlo, ma Fernandes si alleò con gli spagnoli e diede filo da torcere ai lusitani.
L’esilio, l’amicizia con la gente del posto, una patria che ti vuole riavere, ma che non ci riesce mai; una storia che non può che piacere al romanziere latitante, in fuga da 30 anni.
(da “La Stampa”)
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Dicembre 26th, 2017 Riccardo Fucile
FORZA ITALIA CONTRO LEGA: “NON AVEVA CERTO I CAPELLI BIONDI E GLI OCCHI AZZURRI”
Il presepe allestito dal Comune in piazza Mazzini a Viareggio ha un Gesù Bambino
nero. Il sindaco di Viareggio, Giorgio Del Ghingaro, ha spiegato la scelta su facebook: “visto che i Gesù bambini bianchi qualche genio se li portava via appena messi, un’anima buona ne ha portato uno nero, per vedere se rubano anche quello. Magari un ladro pentito, o un cittadino anticonvenzionale che ha visto la culla vuota. Non si può mai sapere, a Natale succedono le cose più strane”.
”A Viareggio la tradizione ha dovuto cedere alla strumentalizzazione — dice la consigliera regionale della Lega Nord, Elisa Montemagni – la palese ostentazione di buonismo a fine propagandistico è evidente dato che a nessuno sfugge che il Bambin Gesù abbia un colore della pelle diverso da quella di Giuseppe e Maria”.
Diversa la posizione del coordinatore di Forza Italia in Comune, Alessandro Santini: “A me il Bambin Gesù nero non dispiace affatto, anche perchè un bambino nato a Betlemme da genitori di Nazareth, morto a Gerusalemme, sicuramente non era di carnagione bianca, non aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri”.
(da agenzie)
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Dicembre 26th, 2017 Riccardo Fucile
IL 2017 FINISCE MALE: SONO 160 I TAVOLI DI CRISI APERTI
Non è stato un Natale sereno per molti lavoratori. Specie per chi è in cassa integrazione. Una situazione che interessa decine di migliaia di persone, solo nelle imprese italiane più famose e per poco non stava per coinvolgere anche i lavoratori della Melegatti, storica azienda di pandori, oggi in seria difficoltà .
La crisi di liquidità e i 18 milioni di debiti stanno tenendo lo storico marchio veneto appeso a un concordato preventivo.
A ottobre, il rischio era persino quello di non confezionare nemmeno un pandoro per questa stagione. Una campagna sui social ha poi permesso di ripartire il 20 novembre per produrre un milione e mezzo di dolci, ma poi le linee sono state spente di nuovo: il 15 dicembre un nuovo accordo ha riacceso ancora una volta lo stabilimento, nel quale sono già in preparazione le colombe pasquali. La situazione è per ora migliorata, ma i rischi sono dietro l’angolo.
I numeri.
L’utilizzo della cassa integrazione guadagni in Italia è in discesa, anche perchè il Jobs Act ne ha limitato la durata massima. A ottobre 2017 le ore totali di “cig” — che lo Stato versa ai lavoratori delle imprese con produzione ferma o ridotta — sono state 36,4 milioni; nello stesso mese del 2016 erano state 43 milioni.
Non è detto quindi che questo sia un segnale di ripresa, anche perchè le grandi crisi sono sempre circa 160.
Semplicemente, le nuove norme hanno reso più difficile per le imprese ricorrere all’ammortizzatore sociale e questo, anche secondo tecnici del ministero dello Sviluppo economico, ha complicato la gestione delle vertenze.
Tra le aziende che stanno comunque facendo cassa integrazione sono presenti anche quelle grandi e note. Molti marchi storici italiani non sono garanzia di produzione regolare nè di un’occupazione stabile: per decine di migliaia di lavoratori un Natale nell’incertezza.
Fiat ai box.
Lo sanno molto bene gli addetti di tutto gruppo Fiat, dove gli stop and go sono molto frequenti. A partire da Melfi: ai 900 operai della Punto toccherà prima dal 18 al 30 dicembre, poi dal 22 al 27 gennaio. Per gli altri 6mila, che sono impiegati sulle linee dei Suv, avremo un blocco tra Natale a Capodanno e altri due nel primo mese del 2018. A Pomigliano ci si fermerà dal 22 dicembre all’8 gennaio; un po’ con i permessi retribuiti, un po’ con la cassa integrazione. Al polo Maserati di Grugliasco lo stop di 1.700 dipendenti avrà una prima sessione dal 18 al 29 dicembre per poi riprendere a gennaio. A Mirafiori, a settembre è stata chiesta la cassa, utilizzabile al massimo per un altro anno, per 2.100 dipendenti.
Alfa Romeo.
A novembre 2016, poco prima del referendum, Marchionne e l’allora premier Matteo Renzi avevano promesso 1.800 nuove assunzioni entro il 2018 all’Alfa Romeo di Cassino. A marzo 2017 sono arrivati solo 830 interinali, ma a novembre sono stati riconfermati solo in 300. In questo caso, non è stata necessaria la cassa integrazione per far fronte alla riduzione dei volumi: è bastato non rinnovare i precari. Questo continuo singhiozzo nel mondo Fca spaventa i sindacati che non ripongono fiducia negli annunci della proprietà . “È necessario un nuovo piano che aumenti i modelli e rinnovi quelli già in produzione”, hanno spiegato i metalmeccanici della Cgil.
Acciaio fuso.
La vertenza Ilva resta forse la più importante e proprio per Taranto e gli altri siti italiani sono appena stati stanziati 24 milioni per la nuova cassa integrazione. I 14 mila lavoratori sono in attesa. L’Arcelor Mittal, acquirente delle fabbriche, non sembra disposta a riassumerli tutti. Il conflitto istituzionale tra governo e Regione Puglia — quest’ultima ha fatto ricorso contro il piano ambientale — ha complicato le trattative. In stallo totale sono anche le acciaierie ex Lucchini di Piombino. Nel 2015 gli algerini di Cevital avevano promesso a 2.200 lavoratori un rilancio poi rivelatosi fasullo. Il governo ha appena rescisso il contratto con la società e ora cerca nuove imprese interessate. Intanto, anche qui, la produzione è ferma e gli operai sono in cassa integrazione sperando che il 2018 porti una nuova proprietà che faccia ripartire le linee. “Gli ammortizzatori sociali arrivano fino a dicembre del prossimo anno — spiega Davide Romagnani della Fiom — il governo ci dica quanto ancora dovremo aspettare”.
Bacio amaro.
La storica fabbrica del Bacio Perugina a San Sisto (Perugia) sta invece continuando a funzionare, ma l’azienda ha dichiarato 364 esuberi (proponendo la ricollocazione in altre zone dell’Italia). Un accordo sindacale di ottobre 2016 prevede la cassa a rtotazione fino a giugno 2018 per gli 820 operai. “Speriamo di poterla prorogare altri 12 mesi — dice Michele Greco, Flai Cgil — per dare all’azienda il tempo per fare investimenti e ritirare gli esuberi”.
Volare basso.
L’inizio del 2018 sarà decisivo anche per l’Alitalia. Si attende di capire chi la comprerà e in che modo. Oggi i dipendenti sono più di 11mila, con circa 1.800 attualmente in cassa integrazione. Naturalmente, vista la fase così delicata, l’incertezza di quello che accadrà riguarda tutti.
Anche la Natuzzi, storica azienda pugliese che esporta divani in tutto il mondo, è alle prese da anni con riorganizzazioni. Un accordo del 7 dicembre con i sindacati ha permesso di evitare 170 licenziamenti. Questi addetti torneranno a gennaio in azienda, dove comunque partiranno cassa e contratti di solidarietà .
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Dicembre 26th, 2017 Riccardo Fucile
MASSIMO VERRECCHIA (AP) E’ SUBENTRATO A PICCONI: PERCEPIRA’ 10.000 EURO AL MESE PER DUE MESI
A pochi giorni dal triplice fischio da parte del capo dello Stato Sergio Mattarella si è
ritrovato deputato in quota Ap perchè primo dei non eletti in Abruzzo.
Massimo Verrecchia è soddisfatto da quando l’aula di Montecitorio ha accolto le dimissioni di Filippo Picconi. Al punto da affermare: «Per me è un’opportunità ».
Onorevole Verrecchia, la legislatura volge al termini: è soddisfatto perchè percepirà un paio di mensilità da circa 10 mila euro? Le sembra giusto?
«Guardi, non sono un disoccupato e non sono certo andato alla ricerca di un incarico per due mesi. Lo dico a chiare lettere: non ho bisogno di emolumenti».
Si è già informato sulle mensilità che le accrediteranno?
«Non lo so, a quello non guardo. Ripeto, faccio politica per passione. Riuscire a raggiungere un traguardo così importante è per me motivo di orgoglio. Punto».
È riconoscente nei confronti di Piccone?
«Perchè dovrei esserlo? Essere riconoscente significa che qualcuno ha fatto qualcosa nei miei confronti. Ma, come saprete, Piccone ha lasciato per ragioni personali».
Almeno lo ha ringraziato?
«Se si è dimesso per ragioni personali non capisco perchè lo debba ringraziare. Di certo, rispetto la sua scelta, e sono molto felice di sostituirlo».
È già al lavoro?
«Domani (ndr. oggi per chi legge) sarò a Roma e vedremo in questi giorni se ci sarà da fare qualcosa».
Dica la verità : desidera che Mattarella allunghi il più possibile la legislatura?
«Assolutamente no».
In merito alla diaspora che si è consumata dentro Alternativa popolare con chi si schiererà ? Con MaurizioLupi o con Beatrice Lorenzin?
«Il mio gruppo di Avezzano starà nel centrodestra». Perchè? «Ho sempre mantenuto sul territorio questa indicazione. E ho sempre considerato i governi succeduti come tecnico-politico. Già qualche mese fa in occasione delle comunali di giugno mi sono schierato con il centrodestra in contrapposizione al Pd».
Si ricandiderà ?
«Vedremo, sono un amministratore locale, valuteremo questa possibilità »
(da “il Corriere della Sera“)
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Dicembre 26th, 2017 Riccardo Fucile
JACOPO FO ATTACCA ANCHE I GRILLINI: “L’USO DEL SENO DELLA BOSCHI COME ARMA DI DISTRAZIONE DI MASSA, I PROBLEMI DEL SISTEMA BANCARIO SONO BEN ALTRI”
Jacopo Fo ieri ha sfruttato Natale per insidiare il prestigioso titolo di capodellagggente a Matteo Salvini e Nina Moric.
Lo ha fatto con un interessante post sul suo blog sul Fatto Quotidiano intitolato “Banche, l’uso del seno della Boschi come arma di distrazione di massa” la cui tesi, a parte la parola cattura-attenzione del titolo, è cristallina: “Qui se so’ magnati tutto e voi state a pensa’ alla povera Boschi”.
E Jacopo Fo ha svolto il tema con grande attenzione:
Perfino gli amici del M5S sono caduti in questa trappola! Parlano più della Boschi che del colossale assalto al treno bancario. Forse renderà dal punto di vista elettorale ma se vogliamo migliorare l’Italia serve innanzi tutto che cresca la coscienza degli italiani sui sistemi che si utilizzano per fregarli. E per finire vorrei aggiungere che fa pure vergogna che ancora una volta si usi la bellezza femminile per generare odio.
Fa tristezza vedere quanto nella vicenda della Boschi pesi il fatto che lei sia una donna bellissima che ha successo in un settore maschile. C’è quell’accanimento speciale che ha conosciuto anche la Carfagna. E chi ha memoria si ricorderà quando Cuore pubblicava la classifica dei motivi per i quali valeva la pena vivere: allora non faceva vergogna che ai primi posti vi fosse sodomizzare la Pivetti.
Questo revanscismo maschilista è una brutta malattia. E se fossi nei sandali della Boschi io farei campagna elettorale proprio sul linciaggio disinformante che lei ha subito. E mi presenterei nel collegio elettorale dove c’è la più alta frequenza di violenze contro le donne. Avrebbe buone possibilità di conquistare l’elettorato femminile e vincere.
Ecco quindi un bel caso di scavalcata a sinistra: nel suo pezzo Jacopo Fo sostiene che il seno della Boschi sia stato un’arma di distrazione di massa per non parlare di “quanti soldi si sono pappati gli amici degli amici”, “chi ha deciso di concedere i prestiti senza garanzie”, “quanto ci ha guadagnato”, “chi ha poi deciso di scaricare tutto sui risparmiatori, truffandoli con i titoli spazzatura”, “chi sapeva ed è stato zitto? (politici, media, controllori…)”.
Gran parte di queste domande sono oggi appannaggio della magistratura che sta indagando, chiamando a processo, rinviando a giudizio chi è ritenuto responsabili degli eventuali reati.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 26th, 2017 Riccardo Fucile
UN INTERVENTO RAPIDO, EFFICIENTE E LA TIPICA SOLIDARIETA’ E UMANITA DEL MERIDIONE
La strada che collega Genova e Napoli è un viaggio nel tempo in queste Feste del 2017. 
Due città di storia e cultura simbolo del nostro Paese sono a 700 chilometri di code e stress, perchè le alternative per “raggiungersi” sono poche.
Una sola compagnia aerea a collegarle e una tratta ferroviaria che obbliga al cambio a Roma.
E il viaggio in macchina, così, diventa una sorta di ritorno al passato, come se si avessero ancora carri e cavalli per attraversare l’Italia, come se questa Nazione fosse ancora ferma al palo della storia a cui attaccare i buoi all’arrivo in locande trasformate in autogrill e caselli dove si paga il pedaggio di infrastrutture ancora ferme agli anni in cui sono state create.
Il Tirreno lo vedi poco, ma sai che è lì sulla tua destra, lasciando la Superba alle spalle, guardando la sua meraviglia dallo specchietto retrovisore mentre ti allontani e ricordandola come un miraggio fino a Partenope.
Il mare lo tieni in mente e le sue onde sono quelle che vorresti navigare, senza incidenti come quello all’altezza di Firenze che fa bloccare il traffico per due ore e mentre si teme l’arrivo a Roma dove si sa che pure se si è partiti all’alba ci sarà l’inferno di tanti altri che agognano il Sud.
La barriera del casello autostradale della Capitale è un muro da scalare, fin quando il terzo rifornimento del viaggio diventa la sosta che rigenera ossa e muscoli da una postura ormai irrimediabilmente mutata.
Dopo che l’ultimo tratto Caserta-Napoli è una due ore di zig zag per lavori in corso, si arriva finalmente in tangenziale. Sono passate otto ore e mezza e il Vesuvio sembra prendersi gioco del groviglio di metallo e corpi che viaggiano su ruote stremate.
L’ennesimo sospiro di sollievo è la colonna sonora che ha preso il posto di tutte le playlist che si sono consumate.
Ma lì dove il viaggio sarebbe dovuto terminare, inizia l’avventura.
Il cammino finisce, effettivamente. Ma in maniera drammatica.
La macchina “genovese” si pianta. Il motore si spegne, in corsia di sorpasso, e non ne vuole più sapere di partire.
Il traffico, in questo caso, diventa però una “salvezza” e nel poco spazio disponibile, dopo aver piantato il triangolo sull’asfalto come se fosse un paletto nel cuore della strada vampira che sta togliendo anche l’ultimo anelito di speranza, si rimane nel vuoto, certi che un miracolo non possa accadere. Ma invece succede.
In nemmeno un quarto d’ora, il dramma si conclude in una inusuale favola di Natale con due re magi che arrivano a bordo di una pattuglia della stradale: il sovrintendente Procolo Scotti e il sovrintendente Rosario Perrotti.
Due parole, nella rapidità di un’azione da film americano: «Salite in macchina e mettete in folle». In testa si ha ancora l’immagine di un qualcosa che non succederà : perchè non c’è bisogno del carroattrezzi e in pochi attimi la coppia della stradale risolve quella che poi definiranno una «situazione da emergenza vita».
La macchina della polizia napoletana è, infatti, “speciale”: ha un cuscinetto sul paraurti e così il mezzo viene spinto fino all’area di servizio a meno di un chilometro di distanza.
Sono passate più di undici ore dalla partenza, Genova nello specchietto è un riflesso sbiadito ma nell’area di servizio della Esso, all’uscita di Capodimonte, il Natale da incubo si trasforma in una piccola festa di benvenuto a Napoli.
I due poliziotti offrono il caffè, i ragazzi del bar l’acqua per il cane, tutti un sorriso e un’umanità che risplende più delle luminarie delle Feste.
E il lungo viaggio da Nord e Sud, grazie a due uomini in servizio che vedranno il riposo solo alla fine di un lungo turno di notte, diventa improvvisamente una piccola, grande storia a lieto fine. Venti minuti di soccorso stradale che hanno modificato un’intera giornata in un momento sospeso nel tempo: un “incubo” finito in una calda realtà .
(da “il Secolo XIX”)
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Dicembre 26th, 2017 Riccardo Fucile
TANTI I RICHIEDENTI ASILO CHE HANNO FATTO DA ACCOMPAGNATORI PER I NONNI DELLE CASE DI RIPOSO
Oltre settemila “coperti”, mille volontari, un’altissima percentuale di bambini, tantissimi richiedenti asilo che hanno fatto da accompagnatori e animatori per i nonni delle case di riposo.
Sono questi i numeri che ha messo insieme la Comunità di Sant’Egidio a Genova e nelle zone in cui ha voluto organizzare il tradizionale “Pranzo di Natale” nella basilica dell’Annunziata e in altre zone della città .
Nella navata centrale dell’Annunziata hanno trovato posto circa 400 persone che hanno ricevuto la visita del cardinale Bagnasco e del sindaco di Genova Marco Bucci.
«La cosa straordinaria di quest’anno – ha detto uno dei responsabili, Sergio Casali – che è stata la vera novità , sono i richiedenti asilo che vengono ad aiutarci con gli anziani: animano le feste negli istituti e accompagnano i “nonni” che vengono a mangiare.
Tutto questo fa sì che non si tratti più solo di un pranzo ma di una proposta sociale e politica della città che vorremmo: un futuro dove viviamo “normalmente” insieme».
(da “il Secolo XIX”)
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