Gennaio 5th, 2018 Riccardo Fucile
LA PROPOSTA DI ABOLIRE IL CANONE RAI E’ SOLO IL PRIMO ATTO DI UNA CAMPAGNA IN CUI RENZI PROVA A SCROLLARSI DI DOSSO IL NAZZARENO PERMANENTE
Conta il messaggio, più che la praticabilità della proposta, in quest’inizio di campagna elettorale già segnato da annunci degni di un gran finale, quando i partiti cercano il colpo ad effetto ai limiti dell’irrealtà .
E il messaggio è che Renzi tarerà la sua campagna contro Berlusconi: “È solo l’inizio — ha detto ai suoi — vedrete che ci metteremo l’elmetto contro il Cavaliere”.
Ecco cosa rappresenta la “mossa”, anticipata da Tommaso Ciriaco in un retroscena informato su Repubblica, di “abolire il canone Rai”: una “brutta tassa”, che pesa nelle tasche nei cittadini, dunque impopolare.
Mossa poi annunciata confermata in chiaro dal presidente del Pd, Matteo Orfini: “L’abolizione del canone è da sempre una proposta del Pd”. Abolirlo tout court è però soprattutto un cazzotto nello stomaco a Berlusconi, perchè è evidente che il suo corollario consiste nella modifica dei tetti pubblicitari che penalizzano viale Mazzini rispetto alle private, tra cui Mediaset. È cioè un’apertura al mercato che mette in discussione quell’assetto che ha consentito a Mediaset, un’azienda che non brilla certo per innovazione, di risuscitare in questi anni di Nazareno grazie alla scarsa competitività del servizio pubblico:
“Una televisione cotta come Mediaset — dicono fonti renziane vicine al dossier — è diventata leader, che vince con la Rai la domenica pomeriggio, la domenica sera, e per la prima volta ha perso anche i mondiali di calcio”.
Insomma, almeno a parole è il game over del Nazareno televisivo, cemento solido della non belligeranza di Berlusconi verso i governi di centrosinistra di questi anni, da Renzi a Gentiloni, in Parlamento e sulle reti del Biscione dove vanno tutt’ora in onda tg chiaramente filo-governativi.
E la riscoperta del nemico di sempre come bersaglio di una campagna elettorale nella quale il segretario del Pd tenta di coprirsi a “sinistra” e di risollevarsi dalla sua sconfitta del 2016 evocando il fallimento berlusconiano del 2011.
C’è un intero repertorio che Renzi sta mettendo a punto, tutto contro il centrodestra: il “tandem dello spread” che portò l’Italia nel baratro (inteso come Berlusconi e Salvini), le coperture inesistenti sulla flat tax, gli slogan eternamente uguali a se stessi che il Cavaliere propone da 25 anni.
È una scelta pensata, studiata, calibrata: attaccare più i protagonisti del “vecchio” che gli attori del “nuovo” (intesi come Cinque stelle), rispolverare un po’ di sano “anti-berlusconismo”, scrollarsi di dosso l’abito dell’inciucio all’insegna del “mai con Berlusconi”.
E poco importa se il canone non si abolirà . Come non si è abolito in passato, quando — era il 2015 — Renzi, allora a palazzo Chigi e forte di una solida maggioranza accarezzò l’idea fiutando il potenziale consenso, ma poi scelse una strada opposta, ovvero quella di inserirlo in bolletta per farlo pagare a tutti, una volta visti numeri e conti.
Ora, spiegano, “nella fase transitoria lo Stato dovrà supplire al canone trasferendo tra un miliardo e mezzo e due miliardi l’anno alla Rai”. Sulla vicenda si consuma l’ennesima tensione col ministro Calenda che parla di “presa in giro” (leggi qui il post di Calenda) e l’ex premier che rivendica i risultati ottenuti: “Prima di noi il canone aumentava, ora diminuisce”.
Sia come sia, il punto è squisitamente politico.
Principio di realtà suggerisce che è impossibile che il Pd possa andare al governo da solo per realizzare il suo programma ed è impensabile che in un eventuale governo di larghe intese con Berlusconi possa essere affrontato il dossier.
E non è un caso che, sulla proposta, si registri la cautela del governo uscente (e in “prorogatio”), che da sempre gode della non ostilità del Cavaliere in cambio della tutela dello status quo televisivo.
E allora questa storia racconta di un cambio di clima, tutto elettorale.
Dell’affannoso tentativo, dopo i sondaggi in caduta libera, di scrollarsi di dosso l’immagine di un Nazareno permanente, che dura da anni e proseguirà dopo il voto.
E della ricerca di qualche slogan ad effetto, in una campagna in cui l’asticella della credibilità è stata già superata.
Con Salvini che propone l’abolizione della Fornero, senza indicare le coperture, Berlusconi che promette anche di tutto, Di Maio il taglio delle pensioni d’oro, tranne poi tornare indietro.
Renzi, dopo l’estensione degli ottanta euro ora annuncia il canone. È siamo solo all’inizio. È il 5 gennaio. Mancano due mesi al voto.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Renzi | Commenta »
Gennaio 5th, 2018 Riccardo Fucile
OGNI CANDIDATO DEVE CONTRIBUIRE… IL RECORD DI FORZA ITALIA… FRATELLI D’ITALIA LOW COAST…E NEL PD I MOROSI CORRONO A PAGARE
Dagli oltre 35mila euro chiesti da Forza Italia una tantum, ai 1.500 euro mensili chiesti dal
Pd ad ogni eletto: ecco quanto costa candidarsi.
In ogni partito non basta infatti strappare un posto in lista, perchè poi, dopo la quasi totale abolizione del finanziamento pubblico, ognuno deve contribuire a rimpinguare le casse della propria formazione politica.
La corsa dei morosi democratici
Nel Pd è partita la corsa dei morosi a pagare i debiti accumulati con il Nazareno. Tra meno di un mese scadono i termini per le candidature e, in mancanza del bonifico dovuto, il rischio di vedersi negato un collegio diventa alto anche per i big. Va però detto che il Partito Democratico guidato da Matteo Renzi, pur avendo messo in cassa integrazione i 180 dipendenti, può contare sui 6,4 milioni arrivati grazie all’ultimo 2 per mille: la cifra più alta tra tutti i partiti.
La Lega coi conti sequestrati
La Lega di Matteo Salvini, invece, che dal 2 per mille ha incassato 1,4 milioni, trovandosi però con i conti pignorati nell’ambito dell’inchiesta condotto dalla procura di Genova è costretta a chiedere un contributo di 20mila euro a ciascun candidato.
La richiesta record dei berlusconiani
Forza Italia, che negli ultimi tempi ha smantellato quasi tutta la struttura di partito per tagliare i costi, a fronte di una situazione economica preoccupante, e dopo che Berlusconi ha dovuto chiudere il rubinetto degli aiuti a pioggia, chiede lo sforzo più alto di tutti. Il contributo richiesto va dai 30 ai 40mila a testa
La campagna low cost di Fratelli d’Italia
Fratelli d’Italia, che punta molto su social network, ha organizzato una campagna low cost. Sono circa 5mila gli euro chiesti ad ogni candidato. Per il resto, il partito guidato da Giorgia Meloni conta sui soldi che dovrebbero arrivare dalle numerose cene di finanziamento organizzate nei territori
Liberi e uguali e M5S
Liberi e Uguali, il partito di sinistra con Pietro Grasso candidato premier, non avrebbe ancora quantificato il contributo che ogni eletto dovrà pagare.
Mentre gli eletti del M5S, in base all’ultimo regolamento interno, oltre a restituire metà indennità ad un fondo (l’ultimo è stato uno a sostegno delle piccole e medie imprese) dovranno pagare 300 euro mensili all’associazione Rosseau.
(da “il Corriere della Sera”)
argomento: Costume | Commenta »
Gennaio 5th, 2018 Riccardo Fucile
E’ POSSIBILE CHE LA CANDIDATURA DI PAOLO PALLESCHI VENGA RIFIUTATA… SI PREVEDE UNA PIOGGIA DI RICORSI
L’espulso degli espulsi. L’avvocato dei sospesi: Paolo Palleschi ha presentato la sua candidatura alle parlamentarie M5s che serviranno a scegliere i candidati alle elezioni del 2018.
Difficile che il tentativo vada a buon fine essendo egli stesso espulso dal Movimento 5 Stelle. Ma ciò la dice lunga sul lungo lavoro che i vertici grillini stanno facendo in questi giorni per vagliare le circa ottomila candidature ed è facile prevedere una pioggia di ricorsi da parte di chi non sarà ammesso.
Perchè in fondo non sarebbe neanche la prima volta che un escluso dalla consultazione online presenti ricorso e per le comunarie di Roma era stato proprio l’avvocato Palleschi a portare le carte in tribunale.
Palleschi scende in campo parafrasando Cecco Angiolieri: “S’i fossi foco… Se fossi senatore…”.
E poi via ad elencare tutto ciò che vorrebbe fare una volta eletto: “Mi batterei per la difesa della nostra identità nazionale. Mi batterie per trasformare i nostri ospedali in Ospedali” con la O maiuscola. E per finire: “S’i fossi foco… Se fossi Senatore mi batterei per riportare in Patria i nostri ragazzi migliori, costretti ad emigrare all’estero da uno Stato che lascia disoccupati i migliori e fa lavorare gli amici degli amici”.
La comunicazione arriva così: “Vi annuncio solennemente che mi sono proposto per il voto online M5s”.
La richiesta sul sistema è stata dunque accettata, con ogni probabilità sarà rifiutata e a seguire il ricorso.
Il copione è sempre lo stesso.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Grillo | Commenta »
Gennaio 5th, 2018 Riccardo Fucile
“BOSSI CONSAPEVOLE DELLA APPROPRIAZIONE INDEBITA DI DENARO PUBBLICO PER CENTINAIA DI MIGLIAIA DI EURO”
Il fondatore della Lega, Umberto Bossi, è stato “consapevole concorrente, se non addirittura istigatore, delle condotte di appropriazione del denaro” del partito, ma proveniente “dalle casse dello Stato”, “per coprire spese di esclusivo interesse personale” suo e della sua “famiglia”.
Condotte portate avanti “nell’ambito di un movimento” cresciuto “raccogliendo consensi” come opposizione “al malcostume dei partiti tradizionali”.
Lo scrive il Tribunale di Milano nelle motivazioni della condanna a 2 anni e 3 mesi per l’ex leader del Carroccio, decisa lo scorso 10 luglio dai giudici dell’Ottava sezione penale. Con Umberto Bossi furono condannati il figlio Renzo, a un anno e sei mesi, e l’ex tesoriere del partito, Francesco Belsito, a 2 anni e 6 mesi.
Per tutti, il reato è appropriazione indebita.
I giudici hanno ritenuto che i tre (insieme a Riccardo Bossi, altro figlio di Uberto, giudicato separatamente con rito abbreviato) abbiano speso per fini privati i fondi destinati al partito.
La decisione del giudice Maria Luisa Balzarotti è arrivata al termine del processo denominato “The Family”, così ribattezzato per il nome scritto sulla cartella di documenti sequestrata allora a Belsito in cui comparivano quelle che sono state giudicate spese private della famiglia Bossi pagate però con i soldi del Carroccio arrivati anche dai rimborsi elettorali.
La tesi della procura è che per Bossi “sostenere i costi della sua famiglia” con il patrimonio della Lega è stato “un modo di agire consolidato e concordato”.
Nelle carte della motivazione si elencano le spese private sostenute dagli imputati per centinaia di migliaia di euro: multe, cartelle esattoriali, cene al ristorante, trattamenti di bellezza, casse di vino.
(da agenzie)
argomento: Bossi | Commenta »
Gennaio 5th, 2018 Riccardo Fucile
“QUANDO LE DIFFICOLTA’ APPAIONO INSORMONTABILI, CON PAZIENZA E ASCOLTANDO GLI ALTRI, LE COSE SI POSSONO METTERE A POSTO”
Può sorprendere, in Pietro Grasso, la spensierata rilassatezza con la quale sta affrontando
da qualche giorno un lavoro nuovissimo, quello di leader di una lista fresca e composita, ma è la stessa “incoscienza” che lo accompagnò cinque anni fa quando assunse la presidenza del Senato, senza mai essere entrato prima in un’aula parlamentare.
Serenità che è anche un “programma politico”? O dimostra un’alta considerazione di sè? Lui, in una mansarda di un palazzo ottocentesco della Fondazione Olivetti, appena ristrutturata, sorride: «Per me l’esperienza di giudice a latere del maxiprocesso è stato qualcosa che mi ha cambiato la vita e la visione delle cose. Un processo che contava 475 imputati, 438 capi di imputazione, 120 omicidi, con le motivazioni da scrivere mentre la tua famiglia è sotto minaccia. Ho imparato che quando le difficoltà appaiono insormontabili, alla fine, con pazienza, con metodo, con analisi, studiando le soluzioni, ascoltando le “parti” e con l’aiuto di un po’ di fortuna, beh, le cose possono andare per il verso giusto. Certo, si possono fare errori – chi non ne fa? – ma quella è stata la grande lezione di vita che mi ha dato la serenità per affrontare le cose più difficili. Non so se si vede, ma è così».
Nella imminente convention programmatica di Liberi e uguali per lei basterà riproporre le ricette della sinistra-sinistra, più investimenti, più lavoro, spese spesso a pie’ di lista? Oppure sente il dovere di una proposta di sinistra di governo, nel segno dell’etica della responsabilità ?
«Non condivido questa diversità tra sinistra-sinistra e sinistra di governo. L’etica della responsabilità ? È un dovere dire sempre la verità ai cittadini. Noi non proporremo soluzioni irrealizzabili, ma alcune esigenze sociali sono irrinunciabili, anche perchè le ricette neo-liberiste si sono dimostrate inefficaci. Per questo Paese serve un Piano di sostenibilità ambientale, la messa in sicurezza del territorio, a partire dalle scuole e un piano per il Welfare che ripensi a quanto è cambiata la vita di donne e uomini. Quindi non bonus bebè, ma un piano straordinario di asili e orari flessibili per i genitori. Riforme strutturali, non una tantum elettorali. Dare diritti a milioni di giovani nella morsa della precarietà . E proponiamo di fare come in Islanda, dove è stato deciso per legge l’obbligo della perfetta parità retributiva tra uomini e donne».
Non si è ancora capito: la vostra Lista evocherà più Corbyn o più il Pd pre-Renzi?
«Le esperienze altrui sono utili per migliorarle, per non ripeterne gli errori. In questi anni la gestione della crisi ha prodotto più ricchezza per pochi, aumentando le diseguaglianze, rendendo le decisioni pubbliche meno democratiche. Quel che apprezzo in Corbyn è l’idea che non siano i giovani contro i vecchi e neppure il nuovo contro il passato, noi siamo per politiche che guardino a molti non a pochi».
Per il dopo-voto lei se la sente di escludere a priori una vostra alleanza di governo con Cinque stelle e con un Pd de-renzizzato?
«Nelle alchimie di questi giorni ci sono troppe incognite, a cominciare dagli effetti di una legge elettorale unica al mondo e il mio non è un complimento. Guardare genericamente al futuro non appartiene al mio pragmatismo e dopo il voto voglio vedere forze in campo, numeri e soprattutto i programmi. Noi saremo una forza di governo responsabile, ferma sui contenuti. Contribuire eventualmente ad un’alleanza di governo deve essere il mezzo per produrre la forte inversione di rotta che auspichiamo e non certo una scorciatoia per ricavare qualche poltrona in più. Il governo come mezzo, non come fine».
Ma intanto la vostra campagna elettorale sarà per togliere più voti possibili a Pd e Cinque Stelle?
«Il nostro obiettivo è recuperare più voti possibili dagli elettori demotivati e non rappresentati del centrosinistra e poi cercare di riprendere quei voti di sinistra andati verso i Cinque Stelle per protesta, per indignazione, per mancanza di riferimenti elettorali progressisti. E anche, con la mia presenza, andare incontro a chi pensa che il cambiamento si ottiene attraverso le istituzioni e non aprendole, come una scatoletta di tonno!».
Il suo ex collega Ingroia è stato volutamente sgradevole, dicendo che lei non è mai stato di sinistra...
«Bene, il fatto che nessuno abbia potuto intravedere nella mia azione giudiziaria, quelle che allora erano mie idee politiche di sinistra, questo per me è un vanto! Evidentemente non sono stato influenzato, come altri, da pregiudiziali politiche o ideologiche. Per me la giustizia è un servizio, non un potere».
Lei ha fortemente voluto in squadra Rossella Muroni, già presidente di Legambiente: sarà al suo fianco?
«Certamente. Non è solo una candidata, darà un profilo al programma e al progetto. Lei è la punta di diamante di una visione del Paese, di un programma sociale, ambientalistico e di un metodo che sono anche i miei».
(da “La Stampa”)
argomento: Grasso | Commenta »
Gennaio 5th, 2018 Riccardo Fucile
DOPO LA DIFFIDA DI RUTELLI, NELLA LISTA CIVICA POPOLARE SI LAVORA A UNA SOLUZIONE
Tutto rimandato alla prossima settimana.
È saltata la conferenza stampa prevista per questa mattina in cui la ministra della Salute Beatrice Lorenzin avrebbe dovuto presentare il simbolo della sua nuova lista centrista Civica popolare.
Logo che contiene l’immagine di una margherita e che per questo da alcuni giorni è oggetto di un’aspra contesa con Francesco Rutelli, che della Margherita fu fondatore nel 2001 (ora il partito è in liquidazione).
Per il momento siamo alla diffida: l’ex sindaco di Roma ha intimato alla ministra e al parlamentare Lorenzo Dellai, anche lui ex esponente della Margherita, di non usare quel simbolo, nemmeno nella sua versione “locale”, per la precisione trentina, per presentarsi alle prossime elezioni in coalizione con il Pd.
E così, per evitare tensioni con il partito di maggioranza, tra i civici popolari si sta lavorando per trovare una soluzione.
Per questo la presentazione ufficiale del simbolo è stata spostata di qualche giorno. Come spiega Fabrizio Cicchitto, tra gli esponenti del nuovo soggetto politico di Lorenzin.
Di fatto, “riciclare” simboli già esistenti è un escamotage utile a evitare di raccogliere le 25mila firme che il Rosatellum impone a tutte le nuove formazioni non presenti in Parlamento.
E così “Liberi e Uguali” si appoggia a Mdp e Sinistra italiana. “Insieme”, creato da Psi, Verdi e ulivisti, è coperto dai socialisti. “+ Europa” di Emma Bonino è stata appena salvata da “Centro democratico” di Bruno Tabacci, mentre “Noi con l’Italia” – la lista di Fitto, Lupi, Costa, Tosi, Romano e Zanetti – si poggia su Scelta civica di Zanetti.
(da agenzie)
argomento: elezioni | Commenta »
Gennaio 5th, 2018 Riccardo Fucile
A MARZO L’ASSESSORA MARZANO AVEVA GARANTITO CHE I RITARDI SAREBBERO STATI RISOLTI
Prosegue senza pace l’odissea dei romani che devono rinnovare la carta d’identità . 
Dal mese di novembre 2016 i Municipi di Roma Capitale rilasciano la nuova carta d’identità elettronica (CIE) che andrà gradualmente a sostituire il vecchio documento in formato cartaceo.
Per poter fare il rinnovo e accedere a tutti i servizi anagrafici il cittadino deve servirsi dell’app per smartphone “TuPassi” che consente di prenotare online l’appuntamento con l’ufficio.
Per chi non ha la possibilità di installare l’applicazione è possibile effettuare la prenotazione su uno dei “totem” collocati nei municipi.
Se avrà fortuna l’appuntamento sarà per il giorno stesso, un po’ come accadeva prima dell’introduzione della CIE quando bastava recarsi all’Ufficio Anagrafe.
Altrimenti dovrà tornare il giorno indicato.
Per tutti — utilizzatori della App e utenti che prenotano tramite i totem — una volta effettuata la prenotazione iniziano i problemi.
Perchè a quanto pare le liste d’attesa per poter fare il rinnovo della carta d’identità sono molto lunghe e quindi può capitare di trovare spazio per l’appuntamento anche dopo diversi mesi.
Il problema, denunciato oggi dal Messaggero, non è nuovo.
Oggi in certi municipi per poter rinnovare il documento bisogna aspettare anche quattro mesi (ovvero aprile).
Ma già a maggio 2017 Roma Today raccontava l’odissea dei cittadini che cercano di ottenere la carta d’identità elettronica.
La società che gestisce il servizio TuPassi è sommersa da recensioni negative e spiega agli utenti che i problemi “riguardano il comune di Roma” e sono dovuti “ai pochi posti che ha messo a disposizione dei cittadini per il rinnovo della Carta d’Identità elettronica”. Non è il sistema che non funziona, sono gli uffici del Comune che non sono stati “semplificati”.
All’epoca il tempo di attesa era intorno ai tre mesi e l’assessora a Roma Semplice Flavia Marzano dichiarò che sarebbe stato presto risolto.
La Marzano all’epoca aveva promesso di risolvere al più presto la questione dei lunghi tempi d’attesa: «Siamo attualmente a lavoro per una revisione dell’organizzazione interna dei servizi anagrafici al fine di un necessario adeguamento al servizio di rilascio della carta di identità elettronica, avviato alla fine del 2016. È in corso, infine, un’analisi dei problemi tecnici legati ai sistemi nazionali e alla connessione con il sistema centrale del Ministero dell’Interno».
La situazione però è rimasta invariata e come scrive Alessia Marani sul Messaggero, mediamente l’attesa è di un mese.
Qualcuno ha iniziato quindi a chiedersi cosa stia facendo l’assessora Marzano.
In un recente tweet l’assessora esperta di tecnologia e di computer ha pubblicato la lista dei successi del suo primo anno e mezzo al servizio della Capitale.
Si legge ad esempio che «Roma è il Comune con il maggior numero di servizi online» e che la Capitale ha aderito a dicembre 2016, con un anno di anticipo rispetto alla scadenza normativa, a SPID, che consente ai cittadini di fruire dei servizi online del Comune e delle principali pubbliche amministrazioni.
Inoltre dall’autunno 2016 — scrive Flavia Marzano — «tutti i Municipi rilasciano la Carta di Identità Elettronica nell’ambito del programma del Ministero dell’Interno e sono in corso attività necessarie al miglioramento del servizio».
Un aspetto su quale la tanto decantata “semplificazione dei processi amministrativi” non funziona a dovere. E ci si chiede se una città che non riesce nemmeno a rinnovare le carte d’identità dei propri cittadini possa aspirare ad essere “protagonista sui temi del digitale e dell’innovazione” come vorrebbe l’assessora.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: denuncia | Commenta »
Gennaio 5th, 2018 Riccardo Fucile
“TI AUGURO LA MORTE IN CULLA” E’ UNO DEI MESSAGGI A COMMENTO DELLA FOTO DELLA PICCOLA ASEL
È stata la prima nata del 2018 a Vienna la piccola Asel. E la foto che la ritrae insieme ai genitori felici è apparsa su tutti i giornali.
Ma, invece, delle congratulazioni e degli auguri alla famiglia sono arrivati insulti e minacce. Il problema è che i genitori Naime e Alper Tamga sono musulmani e questo, nell’Austria in cui si è appena insediato un governo decisamente orientato a destra, è sicuramente un difetto grave
Gli insulti
«Questa dolce neonata è stata oggetto di un’ondata incredibile di violenza on line nelle prime ore della sua vita – ha detto Klaus Schwertner, direttore della Caritas di Vienna, al New York Times –. È una dimensione completamente nuova dell’odio che può dilagare attraverso il web contro una creatura innocente».
La foto, rilasciata dall’Associazione degli ospedali di Vienna, mostra la mamma raggiante, il volto incorniciato da un velo rosa: «Deportate la feccia immediatamente» è uno dei commenti sulla versione online del quotidiano Heute. «Spero in una morte in culla» scrive un altro utente.
La controcampagna
Per rimediare al dolore della famiglia la Caritas ha lanciato una controcampagna online invitando gli internauti a congratularsi con la famiglia. Nel giro di poche ore 17mila persone avevano postato cuori e messaggi di congratulazioni.
I rifugiati
«Sui social media ormai la figura del musulmano è stereotipata. Che siano rifugiati o no, non c’è differenza, chiunque sia islamico è visto come un nemico della nostra cultura» spiega al New York Times Barbara Unterlechner, direttrice del centro che fornisce supporto legale a chi viene attaccato verbalmente.
Il nuovo governo
Il 18 dicembre 2017 si è insediato in Austria il nuovo governo guidato dal giovane cancelliere Sebastian Kurz. Tre i ministeri chiave affidati al partito dell’ultradestra: Interni, Esteri e Difesa. Sia il Partito della Libertà di Heinz-Christian Strache che quello del Popolo di Sebastian Kurz avevano basato la loro campagna elettorale sul tema dell’ immigrazione.
(da “il Corriere dela Sera”)
argomento: Razzismo | Commenta »
Gennaio 5th, 2018 Riccardo Fucile
DECISIONE DEL VIMINALE DOPO L’OK DELLE REGIONI INTERESSATE
Il prossimo 4 marzo sarà “election day”. Gli elettori italiani saranno chiamati al voto sia
per le politiche che per le regionali.
Interessati due territori-chiave della penisola, Lazio e Lombardia, due regioni ad alta densità abitativa.
E si voterà per il rinnovo del consiglio regionale anche in Molise e Friuli Venezia Giulia, regione che però è a statuto speciale e potrà decidere autonomamente quando votare.
A renderlo noto è il ministero dell’Interno, che ha accolto il parere favorevole di Luca Zingaretti e Roberto Maroni, governatori rispettivamente di Lazio e Lombardia
L’idea di votare nello stesso giorno sia per le politiche che per le regionali serve soprattutto a risparmiare risorse pubbliche.
Sul piano politico secondo gli analisti ne sarebbe avvantaggiato di più il centrodestra: l’alleanza tra Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia verrebbe suggellata sia a livello nazionale che locale e dunque potrebbe fare da traino nelle urne.
Il Pd è più freddo, ma sia Zingaretti – ricandidato nel Lazio – che Giorgio Gori, candidato dem in Lombardia, sono per non perdere sul piano locale l’alleanza larga di centrosinistra che comprenda anche gli ex Pd di Liberi e Uguali e le altre forze di sinistra.
(da agenzie)
argomento: elezioni | Commenta »