“BOSSI CRITICAVA IL MALCOSTUME, MA PRENDEVA SOLDI”: LE MOTIVAZIONI DELLA CONDANNA
“BOSSI CONSAPEVOLE DELLA APPROPRIAZIONE INDEBITA DI DENARO PUBBLICO PER CENTINAIA DI MIGLIAIA DI EURO”
Il fondatore della Lega, Umberto Bossi, è stato “consapevole concorrente, se non addirittura istigatore, delle condotte di appropriazione del denaro” del partito, ma proveniente “dalle casse dello Stato”, “per coprire spese di esclusivo interesse personale” suo e della sua “famiglia”.
Condotte portate avanti “nell’ambito di un movimento” cresciuto “raccogliendo consensi” come opposizione “al malcostume dei partiti tradizionali”.
Lo scrive il Tribunale di Milano nelle motivazioni della condanna a 2 anni e 3 mesi per l’ex leader del Carroccio, decisa lo scorso 10 luglio dai giudici dell’Ottava sezione penale. Con Umberto Bossi furono condannati il figlio Renzo, a un anno e sei mesi, e l’ex tesoriere del partito, Francesco Belsito, a 2 anni e 6 mesi.
Per tutti, il reato è appropriazione indebita.
I giudici hanno ritenuto che i tre (insieme a Riccardo Bossi, altro figlio di Uberto, giudicato separatamente con rito abbreviato) abbiano speso per fini privati i fondi destinati al partito.
La decisione del giudice Maria Luisa Balzarotti è arrivata al termine del processo denominato “The Family”, così ribattezzato per il nome scritto sulla cartella di documenti sequestrata allora a Belsito in cui comparivano quelle che sono state giudicate spese private della famiglia Bossi pagate però con i soldi del Carroccio arrivati anche dai rimborsi elettorali.
La tesi della procura è che per Bossi “sostenere i costi della sua famiglia” con il patrimonio della Lega è stato “un modo di agire consolidato e concordato”.
Nelle carte della motivazione si elencano le spese private sostenute dagli imputati per centinaia di migliaia di euro: multe, cartelle esattoriali, cene al ristorante, trattamenti di bellezza, casse di vino.
(da agenzie)
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