Gennaio 7th, 2018 Riccardo Fucile
ANTONIO D’ANDREA, CHE IL M5S HA CANDIDATO ALLA CORTE, SPIEGA A DI MAIO CHE E’ INCOSTITUZIONALE
Antonio D’Andrea è stato candidato alla Corte Costituzionale per il M5S. Costituzionalista che insegna a Brescia, il professore oggi spiega a Ilario Lombardo sulla Stampa che la multa grillina per i voltagabbana è un sintomo di degrado costituzionale:
Professore cosa pensa del codice etico del M5S che prevede una multa di 100 euro per chi cambia gruppo?
«Che è una forma di contrattazione che non ha alcun valore giuridico. Sono espedienti di propaganda. Non possono scavalcare il precetto costituzionale che non prevede il vincolo di mandato. L’esasperazione di questo dibattito attraverso vincoli inesistenti è solo nociva»
Vogliono anche costringere i deputati a votare sempre la fiducia a un’eventuale governo M5S.
«Sono volontà che non sortiranno effetti. Il parlamentare, una volta eletto, vota come crede. Il proprio status lo pone nella condizione di fare i conti con la propria coscienza a servizio esclusivo della nazione. La Costituzione è una norma insuperabile e il M5S non può pretendere una coerenza comportamentale con quanto sottoscritto prima di essere eletti».
Che la multa fosse una balla era chiaro già da prima, visto che Beppe Grillo non ha mai riscosso quelle che avrebbe dovuto dare in beneficenza ai terremotati all’epoca dei problemi nel M5S Europa.
Qui però è interessante capire come il M5S stia promettendo qualcosa che non può mantenere per fini prettamente elettorali, infischiandosene della Costituzione “più bella del mondo”.
Il M5S resta coerente con la propria natura di Movimento che soffoca il dissenso interno e prevede che i parlamentari chiedano il permesso per le interviste.
«Non vi è dubbio che sia un’organizzazione chiusa e misteriosa, con una concezione arcaica del gruppo dirigente che si propone alla guida del Paese. Ma la vita e l’organizzazione interna dei partiti attiene a loro stessi e mi interessa meno. Mi preoccupa di più la ricaduta esterna di quelle regole, che ritengo inaccettabili perchè compromettono la qualità della selezione politica».
(da “NextQuotidiano“)
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Gennaio 7th, 2018 Riccardo Fucile
ALDO GRASSO SUL “CORRIERE” SCHIAFFEGGIA IL GIORNALISTA EMILIO CARELLI
Aldo Grasso sul Corriere della Sera oggi schiaffeggia con una discreta dose di violenza il
giornalista Emilio Carelli, che ha sostenuto di volersi candidare con il MoVimento 5 Stelle perchè “conquistato dai valori di una forza politica giovane che s’ispira a principi come l’onestà , la trasparenza, il merito e la competenza»:
Che un giornalista avveduto come Carelli parli di trasparenza, merito e competenza a proposito di un movimento gestito da un’azienda privata (la Casaleggio Ass. attraverso l’Associazione Rousseau) che impone ai soci multe anticostituzionali in caso di dissenso e bavaglio alle interviste, lascia perplessi. Alla corsa per diventare parlamentari grillini si sono presentati in migliaia, scambiando la politica per un’agenzia di collocamento.
Fra questi, però, ci sono anche volti conosciuti come il capitano Gregorio De Falco (celebre il suo urlo allo Schettino fuggente: «Vada a bordo, cazzo!»), il giornalista Gianluigi Paragone, ex direttore della Padania, forse Dino Giarrusso, inviato delle Iene, quello che ha accusato il regista Brizzi di molestie sessuali. Giornalisti, capitani coraggiosi, non miracolati dell’ultima ora. Speriamo non siano mossi solo dal risentimento, lo stato d’animo che più facilmente degenera in beatificazione dell’onestà .
Giarrusso ieri ha intanto detto di averci ripensato sulla candidatura, mentre oggi anche un costituzionalista come Antonio D’Andrea, candidato M5S alla Corte, ha spiegato che la multa per i voltagabbana non vale nulla.
E bisognerebbe ricordare a Grasso che la Casaleggio non gestisce il MoVimento 5 Stelle e Rousseau, creato da Davide Casaleggio, è cosa diversa dall’azienda. Tecnicamente non sono loro a imporre bavagli e multe. Che tra l’altro, Costituzione alla mano, non valgono nulla.
(da “NextQuotidiano“)
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Gennaio 7th, 2018 Riccardo Fucile
40% DEI POSTI A FORZA ITALIA, 40% ALLA LEGA E 20% ALLA MELONI… MARONI TENTATO DA UN MINISTERO POTREBBE SFILARSI DALLA CORSA PER IL PIRELLONE
Oggi all’ora di pranzo ci sarà il vertice ad Arcore.
I prossimi si faranno in altri luoghi, a cominciare dalla sede della Lega a via Bellerio, tanto per non far passare l’idea che a dare le carte è sempre e solo il Cavaliere.
Ma intanto bisogna fare in fretta. Così il leader della Lega rientra un giorno in anticipo dalle vacanze a Bormio con la figlia e fa la mossa di dettare l’agenda programmatica: per prima cosa cancellare la legge Fornero.
Ma a scrivere il programma ci penserà una commissione che dovrà pure decidere le candidature, regione per regione. Berlusconi, Salvini e Meloni oggi indicheranno i nomi degli sherpa.
Non c’è più tempo da perdere, si sono detti i tre leader dei centrodestra che sentono di avere la vittoria elettorale in tasca.
E la prima cosa da stabilire sono le quote delle candidature, quanto tocca a ogni gamba della coalizione: compresa la quarta, quella di Noi con l’Italia. E qui cominciano i problemi.
Berlusconi e Meloni vorrebbero basarsi sugli ultimi sondaggi.
Salvini invece punta a una media ponderata tra sondaggi e le ultime amministrative dove la Lega è andata molto bene.
Alla fine sembra che grosso modo la ripartizione sarà 40-40-20. Ai Fratelli d’Italia però il 20% sta stretto.
§Anche questo aspetto sarà oggetto del vertice. Come lo sarà chi si prende in carico la quarta gamba di «Noi con l’Italia».
Salvini non vuole sentirne parlare, dice che non va loro riconosciuta una quota di candidature. «Se li carichi Berlusconi nella sua quota», sostiene Matteo. Forza Italia, Lega e Fdi, al massimo, possono invece dividersi le candidature di Vittorio Sgarbi e Stefano Parisi.
Sul tavolo di Arcore oggi c’è un’altra questione di non secondaria importanza: le regionali del Lazio e della Lombardia che si terranno nello stesso giorno delle politiche, il 4 marzo. Per quanto riguarda la Lombardia, gira in ambienti accreditati del centrodestra un’ipotesi che, se confermata, sarebbe dirompente: sembra che Maroni non intenda più ricandidarsi alla presidenza.
In questo caso tutte le caselle dovrebbero essere riviste.
Ad esempio potrebbe cadere la candidatura del capogruppo leghista Fedriga in Friuli Venezia Giulia. Ma chi sarebbe candidato al posto di Maroni, il quale invece penserebbe di rientrare in Parlamento per puntare a fare il ministro.
Tra l’altro non è un mistero che in passato Berlusconi gli abbia chiesto la disponibilità a fare il premier in caso di vittoria del centrodestra. Cosa che oggi sarebbe meno praticabile visto che, se dovesse toccare alla Lega indicare l’inquilino di Palazzo Chigi, Salvini ci ha messo già il cappello.
Sta infatti facendo tutta la sua campagna elettorale con Salvini premier perfino nel simbolo. Anche l’accordo, che dovrebbe essere ribadito oggi ad Arcore, stabilisce che il premier sarà il partito del centrodestra che prenderà più voti.
Allora per la Lombardia si fanno i nomi della Gelmini. Ma se questa Regione va a Forza Italia, Berlusconi non può accampare per sè la candidatura alla presidenza del Lazio. Qui i nomi sono quelli di Gasparri, voluto da Berlusconi, e del giornalista del Tg1 Sangiuliano sul quale punta Tajani.
Ma Sangiuliano non ha sciolto la riserva perchè vuole capire cosa intendere fare il suo fraterno amico Gasparri.
L’altro nome in campo è quello del sindaco di Amatrice Pirozzi sostenuto solo dalla Lega, non gradito nè da Fratelli d’Italia nè da Forza Italia. Si è fatto pure il nome di Rampelli, uomo forte di Fdi, ma lui non sembra disponibile.
Oggi a pranzo avranno molto da dirsi, e da decidere, sapendo che il vento in poppa dei sondaggi fa miracoli e può appianare molti problemi.
(da “La Stampa”)
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Gennaio 7th, 2018 Riccardo Fucile
MA IL LEADER E’ TECNICAMENTE INCANDIDABILE
“Oggi vi auguro BuonaDomenica mostrandovi in anteprima il nostro simbolo per le elezioni
del 4 marzo. Anche con questa nuova legge elettorale votare è molto facile: basta barrare il logo di Forza Italia!”.
Lo scrive su twitter il leader di Forza Italia che a poche ore dall’atteso vertice ad Arcore con Salvini e Meloni pubblica il nuovo logo di Forza Italia dove dentro un cerchio blu e sotto la scritta “Forza Italia”, campeggia “Berlusconi presidente”.
L’ex Cavaliere è tecnicamente interdetto fino al 2019, e dunque non può candidarsi al Parlamento nè ricoprire incarichi di governo.
Ma per il giurista Gaetano Azzariti, intervistato qualche tempo fa da Repubblica, il logo dovrebbe comunque passare il vaglio della commissione elettorale del Viminale:
Scusi, esiste la legge Severino, per la quale Berlusconi è decaduto da senatore e resterà ineleggibile fino al 2019. Secondo lei questa legge può vietare allo stesso Berlusconi di far scrivere il suo nome sul simbolo?
«La legge del ’57 non poteva certo prevedere un’informazione destinata a confondere l’elettore, nè mi pare che la legge Severino abbia contemplato un’ipotesi di questo genere. Quindi è molto probabile che il simbolo si Berlusconi non subirà ostacoli».
(da “Huffingtonpost”)
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