BERLUSCONI-SALVINI, INTESA VICINA SUI COLLEGI. MARONI VALUTA DI NON CANDIDARSI IN LOMBARDIA
40% DEI POSTI A FORZA ITALIA, 40% ALLA LEGA E 20% ALLA MELONI… MARONI TENTATO DA UN MINISTERO POTREBBE SFILARSI DALLA CORSA PER IL PIRELLONE
Oggi all’ora di pranzo ci sarà il vertice ad Arcore.
I prossimi si faranno in altri luoghi, a cominciare dalla sede della Lega a via Bellerio, tanto per non far passare l’idea che a dare le carte è sempre e solo il Cavaliere.
Ma intanto bisogna fare in fretta. Così il leader della Lega rientra un giorno in anticipo dalle vacanze a Bormio con la figlia e fa la mossa di dettare l’agenda programmatica: per prima cosa cancellare la legge Fornero.
Ma a scrivere il programma ci penserà una commissione che dovrà pure decidere le candidature, regione per regione. Berlusconi, Salvini e Meloni oggi indicheranno i nomi degli sherpa.
Non c’è più tempo da perdere, si sono detti i tre leader dei centrodestra che sentono di avere la vittoria elettorale in tasca.
E la prima cosa da stabilire sono le quote delle candidature, quanto tocca a ogni gamba della coalizione: compresa la quarta, quella di Noi con l’Italia. E qui cominciano i problemi.
Berlusconi e Meloni vorrebbero basarsi sugli ultimi sondaggi.
Salvini invece punta a una media ponderata tra sondaggi e le ultime amministrative dove la Lega è andata molto bene.
Alla fine sembra che grosso modo la ripartizione sarà 40-40-20. Ai Fratelli d’Italia però il 20% sta stretto.
§Anche questo aspetto sarà oggetto del vertice. Come lo sarà chi si prende in carico la quarta gamba di «Noi con l’Italia».
Salvini non vuole sentirne parlare, dice che non va loro riconosciuta una quota di candidature. «Se li carichi Berlusconi nella sua quota», sostiene Matteo. Forza Italia, Lega e Fdi, al massimo, possono invece dividersi le candidature di Vittorio Sgarbi e Stefano Parisi.
Sul tavolo di Arcore oggi c’è un’altra questione di non secondaria importanza: le regionali del Lazio e della Lombardia che si terranno nello stesso giorno delle politiche, il 4 marzo. Per quanto riguarda la Lombardia, gira in ambienti accreditati del centrodestra un’ipotesi che, se confermata, sarebbe dirompente: sembra che Maroni non intenda più ricandidarsi alla presidenza.
In questo caso tutte le caselle dovrebbero essere riviste.
Ad esempio potrebbe cadere la candidatura del capogruppo leghista Fedriga in Friuli Venezia Giulia. Ma chi sarebbe candidato al posto di Maroni, il quale invece penserebbe di rientrare in Parlamento per puntare a fare il ministro.
Tra l’altro non è un mistero che in passato Berlusconi gli abbia chiesto la disponibilità a fare il premier in caso di vittoria del centrodestra. Cosa che oggi sarebbe meno praticabile visto che, se dovesse toccare alla Lega indicare l’inquilino di Palazzo Chigi, Salvini ci ha messo già il cappello.
Sta infatti facendo tutta la sua campagna elettorale con Salvini premier perfino nel simbolo. Anche l’accordo, che dovrebbe essere ribadito oggi ad Arcore, stabilisce che il premier sarà il partito del centrodestra che prenderà più voti.
Allora per la Lombardia si fanno i nomi della Gelmini. Ma se questa Regione va a Forza Italia, Berlusconi non può accampare per sè la candidatura alla presidenza del Lazio. Qui i nomi sono quelli di Gasparri, voluto da Berlusconi, e del giornalista del Tg1 Sangiuliano sul quale punta Tajani.
Ma Sangiuliano non ha sciolto la riserva perchè vuole capire cosa intendere fare il suo fraterno amico Gasparri.
L’altro nome in campo è quello del sindaco di Amatrice Pirozzi sostenuto solo dalla Lega, non gradito nè da Fratelli d’Italia nè da Forza Italia. Si è fatto pure il nome di Rampelli, uomo forte di Fdi, ma lui non sembra disponibile.
Oggi a pranzo avranno molto da dirsi, e da decidere, sapendo che il vento in poppa dei sondaggi fa miracoli e può appianare molti problemi.
(da “La Stampa”)
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