Gennaio 16th, 2018 Riccardo Fucile
I LEGAMI DI PIROZZI CON GLI UOMINI DI ZINGARETTI E L’INTERESSE DI SALVINI E STORACE A INDEBOLIRE IL CENTRODESTRA NEL LAZIO
Alla Pisana, sede della Regione Lazio, dallo scorso ottobre gira una brutta, bruttissima
parola. Questa parolina (di più, una voce) è Zingarozzi e sintetizza, come rivela Il Tempo, quello che starebbe accadendo sulle candidature.
Il governatore uscente e big del Pd regionale, Nicola Zingaretti, sarebbe l’uomo dietro l’ostinata candidatura del sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, uomo di destra che piace a Salvini e Storace ma che non è sostenuto nè da Silvio Berlusconi nè dalla Meloni.
Per convincerlo a desistere, i vertici del centrodestra gli avrebbero offerto un posto sicuro in Parlamento, eppure Pirozzi tiene duro.
Per orgoglio personale o per qualche accordo politico?
Secondo i più maliziosi ci sarebbe dell’altro.
Il sindaco-mister, sarebbe il “cavallo di Troia” usato e sostenuto da Zingaretti per spaccare il centrodestra e ipotecare la sua rielezione. In questo sostenuto da Salvini che vuole danneggiare Forza Italia e Fdi.
Un primo indizio sarebbe la candidatura di Alfredo Antoniozzi, ex assessore di Alemanno a Roma e soprattutto sponsor di Pirozzi con Storace, posizionato nella lista di Beatrice Lorenzin che sosterrà Zingaretti.
Altro “segnale”: il braccio destro di Pirozzi è Alessandro Di Paolo, figlio di Roberto Di Paolo, imprenditore dell’editoria (e non solo) che insieme al partner d’affari Peppe Cionci ha fatto fortuna temporalmente durante l’ascesa di Zingaretti tra Provincia di Roma e Regione e che offrì a Pirozzi la panchina di allenatore all’Ostiamare, in Eccellenza, la prima di molte successive.
Di Paolo e Cionci sono vicini politicamente a Zingaretti. Pirozzi, è invece logisticamente vicino a Di Paolo: il suo quartiere generale elettorale è sulla Cristoforo Colombo, proprio accanto alla redazione del quotidiano freepress CinqueQuotidiano e alla sede della CinqueEditore.
Di chi sono? Di Di Paolo, appunto, storico socio e braccio destro sin dai tempi della società calcistica Cisco Collatino di Peppe Cionci, poliedrico imprenditore ed editore del giornale free pressCinque Quotidiano (temporalmente nato e cresciuto nei cinque anni in cui Zingaretti era presidente della Provincia e consolidatosi negli anni successivi, con Nicola alla guida della Regione).
Pirozzi e Di Paolo (padre) si conoscono da anni. Il loro è un legame sostanzialmente calcistico. Fu Roberto Di Paolo ad offrire a mister Pirozzi la prima panchina, quella dell’ Ostiamare in Eccellenza. Pirozzi vinse il campionato conquistando la promozione in serie D.
Il sodalizio Cionci-Di Paolo da quel giorno l’ allenatore se l’ è sempre portato appresso: Cisco Collatino, Civitavecchia, infine San Basilio Palestrina. Resta agli annali il pareggio tra quest’ ultima squadra allenata da Pirozzi e il Civitavecchia nella stagione 2012/2013 col centravanti civitavecchiese Di Giacomo autore del gol dell’ 1-1 e intento a sfogare tutta la propria rabbia contro Pirozzi che due anni prima l’ aveva messo fuori squadra.
Dal calcio alla politica il passo dev’ essere stato decisamente breve.
Seppur su fronti stavolta opposti: Pirozzi nel centrodestra, Di Paolo e Cionci al fianco di Nicola Zingaretti.
Gli stessi magistrati che si sono occupati dell’ inchiesta «Mondo di mezzo» e il Tribunale di primo grado, ad esempio, considerano un fatto accertato la vicinanza e la frequentazione tra l’ imprenditore (non indagato) e il governatore del Lazio (oggi nei pasticci per falsa testimonianza).
Ma qui si parla di rapporti politici ed è curioso il legame tra il figlio del socio di un imprenditore vicino a Zingaretti e uno dei suoi sfidanti alle prossime elezioni regionali
Perchè, quasi di colpo, dopo la chiusura della (lunga) parentesi calcistica, il ricongiungimento tra il sindaco di Amatrice e Alessandro Di Paolo c’ è stato. Eccome.
All’ inizio, Pirozzi era in predicato di collocare il proprio quartier generale a Tor Sapienza (dove Cionci ha delle proprietà immobiliari).
Poi la collocazione del comitato elettorale romano sulla Cristoforo Colombo, proprio a fianco alla redazione di Cinque Quotidianoe della «Cinque Editore».
Per Aghata Christie, a questo punto, gli indizi sarebbero più che sufficienti per avere una prova dell’ accordo Zingaretti-Pirozzi.
Ma v’ è di più. «Radio Pisana» racconta che sarebbe stato proprio Alessandro Di Paolo a presentare Elisa Isoardi a Pirozzi.
E il fatto che il sindaco di Amatrice sia diventato di fatto il candidato di Francesco Storace e Gianni Alemanno – sempre per i malpensanti – chiuderebbe il cerchio.
Per le malelingue i due sovranisti avrebbero la loro rivincita sulla Meloni che non amandoli li ha fatti fuori.
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Gennaio 16th, 2018 Riccardo Fucile
BERLUSCONI PREOCCUPATO: “FATELO TACERE O CI FA PERDERE LE ELEZIONI”
Attilio Fontana, candidato del centrodestra alla presidenza della Lombardia, è tornato a parlare delle polemiche nate per l’espressione “razza bianca” che ha usato parlando della questione migrazione.
E pensando di tappulare ne ha combinata un’altra, pensando di giustificarsi: “di razza ne parla anche la Costituzione”.
Peccato per lui che la Costituzione all’articolo 3 sostenga l’esatto opposto di quanto professa il candidato governatore lombardo: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
Tutti principi etici che, se applicati, vedrebbero Fontana e i suoi compagni di merende a San Vittore da tempo per istigazione all’odio razziale.
L’argomento dialettico “c’e’ scritto nella Costituzione” è autolesionistico: come dire che i termini “rapina” o “stupro” sono citati nel codice penale, quindi si possono commettere.
Le sue parole hanno ovviamente suscitato sdegno e proteste, ma la situazione si sta facendo delicata per il centrodestra in Lombardia, tanto che Berlusconi è sbottato in un “fatelo tacere o questo ci fa perdere elezioni già vinte”, ricordando che il profilo giusto per battere Gori non era quello di Fontana.
Chi è causa del suo mal pianga se stesso: non si può dichiarare di essere una destra moderna e poi accompagnarsi con razzistelli da strada solo per spartirsi il bottino.
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Gennaio 16th, 2018 Riccardo Fucile
MENU’ A’ LA CARTE: NE ABBIAMO PER OGNI GUSTO E PER OGNI ELETTORE… ARMI DI DISTRAZIONE DI MASSA PER MANIPOLARE LA REALTA’
Oggi baby gang. Ieri femminicidio. Due settimane fa le fake news. L’altro anno rapine in
villa. L’altro ancora bimbi maltrattati.
I media, seguendo un istinto tanto primordiale quanto fraudolento, concentrano la loro attenzione su una questione, generalmente di grande presa popolare, e per un periodo più o meno lungo dispiegano ogni interesse su di essa.
Si crea l’effetto occhio di bue: una luce che inquadra una sola scena e poi il buio su tutto il resto.
È un processo selettivo dell’attenzione, naturale o indotta, che banalizza e semplifica la realtà , imponendo con la distrazione di massa un tema, uno solo.
Ora è la volta delle baby gang delle periferie napoletane, fenomeno ahimè antico ed effetto di una condizione civile e culturale disastrosa.
Tutta la catena di montaggio dell’attenzione si sposta però sotto il Vesuvio, e noi con loro.
La politica, che segue lo stesso criterio, mette al centro del suo impegno pro tempore quell’evento.
Il tema rimarrà in vita ancora per qualche giorno, fino a che un altro ne prenderà il posto. In campagna elettorale va forte la criminalità organizzata, le rapine soprattutto.
Tra febbraio e marzo conteremo una rapina al giorno, tra la Lombardia e il Veneto, con quel che seguirà in televisione.
L’operazione politica, mediatica e propagandistica è equivalente a quella che in ginecologia si promuove con l’induzione al parto.
Tu quale paura vuoi avere?
Io ti offro sia la paura che la salvezza da essa.
Menù à la carte, ne abbiamo per ogni gusto e per ogni elettore.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 16th, 2018 Riccardo Fucile
LA COSA CHE STUPISCE E CONFORTA E’ CHE IL 70% NON E’ D’ACCORDO SULLA BUFALA “PRIMA GLI ITALIANI”
Il passo verso destra di Silvio Berlusconi con quel “mezzo milione di immigrati che devono delinquere per vivere” e il salto verso un linguaggio da Ku Klux Klan del leghista Attilio Fontana, pronto a rispolverare il concetto di “razza bianca”, trovano una spiegazione nelle analisi dei sondaggisti.
Perchè il tema dei migranti e il controllo dei flussi hanno un peso preciso nelle urne: spiega Swg a Il Messaggero che quasi un italiano su tre potrebbe votare un partito che si batte sul tema del “pensare prima agli italiani”.
Stupisce l’opposto in verità : che, nonostante il martellamento razzista sui media, oltre il 70% degli italiani non si fa prendere per i fondelli da slogan demenziali.
Martellare sui migranti può permettere una fidelizzazione del 25-30 per cento dei voti, ma non basta per vincere.
“E’ solo il secondo tema più sentito dagli italiani dopo quello del lavoro che tuttavia lo distanzia nettamente”, spiega al quotidiano romano Enzo Risso, direttore di Swg.
Ed è un argomento che fa presa soprattutto sulle “fasce medio-basse” della popolazione, in altri tempi si sarebbe detto tra gli ignoranti
Un terzo degli italiani, secondo Tecnè, non avverte la ripresa e allo stesso tempo vede restringersi il perimetro della protezione sociale e invece che prendersela con quelli che hanno sempre votato, centrodestra compreso, pensa che il problema siano gli immigrati e non chi ci ha portato al maggiore debito pubblico europeo dopo la Grecia.
Ecco come compare il “mezzo milione di immigrati delinquenti” di Berlusconi e l’invito alla “ribellione” di Fontana per “continuare a esistere”.
Per continuare a far sopravvivere soprattutto loro.
(da agenzie)
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Gennaio 16th, 2018 Riccardo Fucile
IL COMUNE DI ROMA NON HA ANCORA PRESENTATO L’ITER AUTORIZZATIVO PER GLI IMPIANTI DI CESANO E CASAL SELCE
Da quando è cominciata l’emergenza-non c’è nessuna emergenza rifiuti a Roma gli
esponenti del MoVimento 5 Stelle ripetono tutti in coro che la colpa delle difficoltà è in capo alla Regione Lazio, che non ha ancora approntato il piano rifiuti; tutti, regolarmente, omettono di ricordare che la giunta Zingaretti non può procedere nell’approntare il piano rifiuti se prima i Comuni, interpellati dalle Province (e nel caso di Roma dalla Città Metropolitana) non individuano “le zone idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti, nonchè delle zone non idonee alla localizzazione di impianti di recupero e di smaltimento dei rifiuti”.
Il 10 gennaio scorso l’assessora all’Ambiente Pinuccia Montanari ha dichiarato pubblicamente che per gli impianti di compostaggio AMA previsti dal suo piano il Comune presenterà l’iter autorizzativo alla Regione entro la fine di gennaio, ammettendo così implicitamente che finora non è stato ancora presentato un bel nulla e rimandando a una scadenza successiva la presentazione.
Il motivo della prudenza della Montanari è facile da comprendere: gli impianti dovrebbero sorgere a Cesano e Casal Selce e per edificarli e metterli in funzione ci vogliono almeno tre anni, ma le aree scelte dal Comune sono contestate per motivi diversi:
A luglio la Montanari ha illustrato alla cittadinanza del XIII Municipio l’ipotesi di di destinare un’area di proprietà di Roma Capitale, sita in via di Casal Selce, alla realizzazione di un impianto di compostaggio AMA.
C’è però un problema. Come ha raccontato Roma Today ci sono documenti che dimostrano che quell’area è in realtà di proprietà della Regione Lazio.
Non solo: via Casal Selce, rientra nei nuovi vincoli paesaggistici per l’Agro romano apposti dalla Regione nel 2015 che li ha definiti di “notevole interesse pubblico paesaggistico“.
A Cesano, nel XV Municipio, le cose non vanno meglio.
Alcuni residenti hanno già iniziato la raccolta firme per dire no all’impianto di compostaggio. Ed è comprensibile: nella zona ci sono già le contestatissime antenne di Radio Vaticana i cui impianti sono stati dismessi solo in parte nel 2014.
Sempre a Cesano c’è anche il sito del centro ricerche ENEA Casaccia al cui interno ci sono i 5 depositi della Nucleco che ospitano poco più di 7 mila metri cubi di rifiuti radioattivi, contenuti in circa 2500 fusti prodotti dagli anni ’90 e fino al 2009.
Non stupisce quindi che i residenti siano contrari all’impianto di compostaggio che tra le altre cose farebbe abbassare di molto il valore delle case. Senza contare l’aumento del traffico pesante dovuto al passaggio dei camion dell’Ama.
In attesa di sapere come finirà la vicenda (e notando che da tempo si attendono le decisioni del Comune di Roma e della Città Metropolitana, entrambe governate da Virginia Raggi, in merito) il ministero dell’Ambiente ha inviato una lettera agli enti interessati, raccontata e pubblicata da Giovanna Vitale su Repubblica.
Nella lettera del direttore generale Mariano Grillo c’è scritto che o Virginia Raggi, nella sua doppia veste di sindaca della Capitale e della Città Metropolitana, fornisce le informazioni necessarie ad aggiornare il piano rifiuti del Lazio – che senza le indicazioni del Campidoglio è impossibile fare – oppure verrà commissariata.
Sarà la giunta Zingaretti, come prevede la legge in caso di inerzia amministrativa, a stabilire dove e quali impianti realizzare in base al fabbisogno fissato con delibera lo scorso aprile:
«Lo scrivente dicastero nel corso degli ultimi mesi ha promosso, nell’ambito di uno specifico tavolo tecnico istituito con la Regione Lazio e il Comune di Roma, le attività necessarie al superamento delle problematiche sulla gestione dei rifiuti che ormai da tempo affliggono l’intero territorio regionale», premette il dg.
«Il quadro che ne è scaturito non ha potuto non delineare le complesse criticità e carenze dell’impiantistica che riguardano tutto il territorio regionale, alle quali si correla necessariamente la peculiarità di Roma Capitale, contribuendo da sola a più della metà della produzione totale di rifiuti urbani regionale», denuncia Grillo, sottolineando il peso della Città eterna sull’intero sistema.
«Al riguardo si evidenzia che tra i motivi che hanno concorso alla mancata adozione da parte della Regione Lazio delle scelte strategiche sulla realizzazione delle infrastrutture necessarie alla chiusura del ciclo dei rifiuti, ricorrerebbe anche la mancata trasmissione da parte di codesta Città Metropolitana della documentazione inerente l’individuazione delle zone idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento, nonchè delle zone non idonee», avverte ancora Grillo, richiamando le norme che imputano proprio ai comuni (tra cui Roma) e all’ex Provincia l’onere di fornire tali dati.
Il termine per presentare eventuali osservazioni da parte dei comuni, fissato al 30/9/2017, è ampiamente scaduto, si ricorda ancora nella lettera. Ma c’è da osservare che il commissariamento metterebbe in capo alla Regione Lazio l’onere di una decisione politica molto importante, spogliando così Virginia Raggi delle sue responsabilità . Sarebbe un peccato.
Chi ha voluto la bicicletta invece dovrebbe cominciare a pedalare.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 16th, 2018 Riccardo Fucile
INTERVISTA ALLO SCRITTORE PARTENOPEO MAURIZIO DI GIOVANNI
Indossano i pantaloni della tuta o i jeans, i giubbetti molto corti, quasi sempre colorati, le scarpe firmate e di solito hanno il nome dei loro amori tatuati sulla pelle.
Sono alcuni adolescenti napoletani, quelli che non hanno un domani e nemmeno ci credono, quelli che non temono il carcere nè la morte, perchè sanno che l’unica possibilità è giocarsi tutto e subito, ma — soprattutto – che “i soldi li ha chi se li prende”.
E allora, al via “le stese”, il correre sui motorini a volto coperto ma senza casco per andarsi a prendere quei soldi, ma soprattutto il potere, momenti tragici in cui tutti si buttano per terra — stesi – perchè terrorizzati, pietrificati e “se qualcuno lo stendi davvero, se lo ammazzi, è danno collaterale, possibilmente da evitare, ma se accade, accade”, scriveva Roberto Saviano in uno dei suoi ultimi libri, “La paranza dei bambini” (Feltrinelli), interamente dedicato al fenomeno delle baby gang che imperversano sempre di più a Napoli e nelle città vicine.
Quel libro è uscito quasi tre anni fa, ma “il problema è enorme”, ha spiegato di recente in un suo video l’autore del bestseller “Gomorra”, esiste da più di venti anni, ma non si è fatto nulla e le baby gang continuano ad avere la meglio, come hanno dimostrato gli ennesimi atti di cronaca degli ultimi giorni che hanno riportato la città partenopea al centro dell’attenzione per la violenza giovanile.
C’è stata una “sudamericanizzazione” di Napoli e del Sud Italia nell’indifferenza totale del dibattito pubblico e il copione è sempre lo stesso.
Gruppi di bulli avvicinano ragazzi indifesi che passeggiano o si recano a casa o a scuola, fanno qualche battuta a cui seguono le aggressioni, verbali all’inizio e poi fisiche.
È successo al diciassettenne Arturo, accoltellato in strada da quattro suoi coetanei, o a Gaetano, quindici anni, picchiato di recente da quindici ragazzini, tutto in pieno centro. Fenomeni che stanno assumendo contorni sempre più preoccupanti tanto che oggi il Ministro dell’Interno Minniti è stato a Napoli per presiedere in Prefettura il vertice del Comitato per l’ordine e la sicurezza.
“Al di là di Napoli, Il nostro è un Paese dannatamente spezzato dalla disuguaglianze, un posto in cui tutti fingono che la disoccupazione è stata sconfitta, ma in realtà manca il lavoro e c’è precarietà “.
Napoletano doc, lo scrittore Maurizio De Giovanni, autore di romanzi cult della saga dei Bastardi di Pizzofalcone (l’ultimo ad essere stato pubblicato è “Souvenir”, Einaudi Stile Libero) e di romanzi neri con il commissario Ricciardi dice la sua su questa faccenda che intristisce giorno dopo giorno sempre di più e alla quale non si riesce a trovare una soluzione. E sceglie l’Huffpost.
“La novità , rispetto al passato, è rappresentata dai social network”, aggiunge. “Quei ragazzini non fanno atti vandalici verso negozi, ma verso ragazzi come loro, verso coetanei che hanno avuto più fortuna e cose che loro non si possono permettere”. “Tutti possono essere testimoni degli altri e arrivare ad altre vite, immaginate o semplicemente sognate: li spiano su Facebook o Instagram, conoscono le loro mosse, sanno dove abitano e li raggiungono nel più breve tempo possibile, perchè Napoli non è Roma dove le distanze sono molto più grandi”, precisa De Giovanni.
“Mutano un odio di categoria e di classe gli uni dei confronti degli altri.”, aggiunge, dando poi ragione a Saviano che ha parlato dell’importanza fondamentale delle scuole, “il centro di tutto”, ma per De Giovanni , oltre che un problema di natura culturale, tutto questo “è anche il segnale della privazione del futuro”, “il livore nei confronti di un destino che concepiscono già segnato”.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 16th, 2018 Riccardo Fucile
“DAI MUSCHILLI RACCONTATI DA MIO FRATELLO GIANCARLO AD OGGI NON E’ CAMBIATO NULLA”
“Bisogna intervenire presto, già nei primi mille giorni di vita dei bambini”. Paolo Siani,
fratello del giornalista del Mattino Giancarlo, ucciso dalla camorra il 23 settembre 1985, parla all’HuffPost della lunga scia di violenza ad opera delle baby gang.
Di Arturo, il 17enne accoltellato da un gruppo di minorenni nella centrale via Foria; di Gaetano, 15 anni, a cui un altro gruppetto ha spappolato la milza all’esterno della metro di Chiaiano.
Da tempo impegnato con la sua fondazione “Polis” nel contrasto della criminalità , Siani è sceso in politica candidandosi con il Partito Democratico a Napoli alle prossime elezioni dopo una lunga riflessione e diversi colloqui con il segretario dem Matteo Renzi.
Ma Siani è un medico pediatra ed è anche con questo approccio che ha deciso di parlare della cosiddetta emergenza (“è un fenomeno vecchio e conosciuto”, chiarisce Siani) baby gang a Napoli. Partendo dall’ultimo articolo di suo fratello, pubblicato il giorno prima che venisse ucciso sotto casa, al Vomero.
Nel suo ultimo articolo suo fratello raccontava il mondo dei “muschilli”, i piccoli corrieri della droga di cui si serviva la camorra. Oggi si parla di baby gang, slegate dal mondo camorristico ma pur sempre composte da giovanissimi ben addestrati al linguaggio della criminalità . Per i ragazzi di Napoli sembra sia cambiato poco…
Sì, l’articolo raccontava di una nonna che mandava il nipote, il “muschillo”, una piccola mosca libera di muoversi e per la sua giovane età non imputabile, a consegnare eroina. Dopo trentadue anni e mezzo è stato fatto poco o nulla per questi bambini. Non c’è un piano che li aiuti. Un piccolo che cresce in una famiglia ad alto rischio sociale difficilmente diventerà un architetto o un ingegnere.
Non è un’emergenza, quindi, ma un fenomeno ben noto.
Interrogarsi oggi con molta veemenza su questo fenomeno come se fosse nuovo fa solo ridere, anzi è vecchio ed è ben conosciuto. E non si può sconfiggere solo con la repressione: per ogni baby criminale che arrestiamo ce ne sono cinquanta che escono.
Cosa propone?
Serve un vero piano per l’infanzia a rischio di Napoli e non solo, penso a tutte le aree a rischio del Sud o delle periferie delle grandi città . E bisogna intervenire sui bambini molto presto, sin dalla nascita. Un investimento fatto a zero anni di vita del minore è molto più produttivo di quello fatto sugli otto anni del bambino, o sui dieci. Parlo dei primi mille giorni di vita, uno standard che abbiamo studiato e che tutto il mondo studia. Il cervello dei bambini nei primi mille giorni si forma, e più stimoli ricevono in quei giorni più sinapsi neuronali sviluppano.
Lei propone un approccio di tipo “pediatrico”. Oggi il Governo è presente a Napoli con il ministro dell’Interno Marco Minniti in Prefettura per affrontare la questione dal punto di vista dell’ordine pubblico. È sufficiente?
L’ordine pubblico serve, la repressione serve. Ma mi aspetto che domani vengano a Napoli i ministri dell’Istruzione, dell’Economia, dello Sviluppo ragionando in senso propositivo. Colmare il gap degli asili nido per la Campania – un problema enorme -, fare programmi specifici di accompagnamento sui minori coinvolgendo tutti i servizi sociali del territorio e incentivare sviluppo. Repressione e sviluppo vanno di pari passo. ​​​​​​
Al di là delle misure adottate o non adottate dalle istituzioni, anche le famiglie però hanno un ruolo e una responsabilità .
Sì, c’è poi l’altra faccia della medaglia: le madri di questi bambini sanno bene quello che i figli fanno e quale futuro aspetta loro. Non è affatto una sorpresa. Dobbiamo far capire che per i loro figli c’è un futuro migliore, dandogli strumenti come la sicurezza di un asilo nido, una scuola bella e attraente. Se riusciamo a convincere le madri, saranno loro stesse a salvare i figli.
Lei si è candidato alle politiche ma – ha specificato in più occasioni – ha chiarito al segretario Renzi che dovrà trovarsi in condizione di poter lavorare, se venisse eletto. Altrimenti non esiterà a tornare alla sua professione. In caso di elezione, proporrà misure su questi temi?
Nella scorsa legislatura c’era una proposta di legge che si è arenata in Parlamento, alla quale ho collaborato. Sarà mio compito riprenderla, rivederla e discuterla con i più grandi esperti della materia italiani ed europei.
Un’ultima domanda. Spesso, quando ci sono episodi di violenza come questi di cui parliamo si punta il dito contro le serie televisive, e a Napoli contro “Gomorra”, nella fattispecie, e al loro “carattere diseducativo”. Lei che idea si è fatto?
È una sciocchezza. Gomorra racconta ciò che succede, non avviene certo il contrario, e lo racconta in modo eccellente, facendo sì che Napoli diventi un centro di attenzione. Ma il fenomeno esiste da molto tempo. E non è causato da una serie tv.
Il documento-proposta di Paolo Siani sulla violenza giovanile dopo i casi di Napoli
Partiamo da questi dati
In Campania nascono circa 53.000 bambini per anno (natalità 8,7 per mille abitanti — in Italia 8,0%)
Il 34,5% nasce da madri con un numero di anni di istruzione inferiore o uguale a 8.
Il 62,8% delle madri non è occupata e il 17,4% dei padri non è occupato
Il 7,2% nasce da almeno un genitore straniero, che nel 75% dei casi proviene da paesi ad alta pressione migratoria. Questi gruppi sono a maggiore rischio per ritardo nell’inizio delle visite in gravidanza e peggiori esiti neonatali.
La povertà assoluta e relativa colpisce gravemente le famiglie, soprattutto quelle del Sud.
Già nel secondo anno delle scuole elementari i bambini del Mezzogiorno sono in ritardo nell’acquisizione di conoscenze e competenze linguistiche e matematiche rispetto ai loro coetanei del Nord.
Esistono territori urbani (Napoli città metropolitana ad esempio) e non (Piana del Volturno) ad altissima incidenza di esclusione sociale e di devianza, in cui la trasmissione intergenerazionale del disagio deve essere interrotta
Se non si interviene su questa fascia di popolazione e nei primi tre anni del bambino noi conteremo altri ragazzi aggrediti e altre baby gang
A Napoli
Ci sono pochi Asili Nido e pochi bambini negli Asili Nido : a fronte del 33% di posti autorizzati per 100 bambini con meno di 3 anni, indicati dalla UE, ed una media italiana del 20.8%, in Campania sono autorizzati solo il 6,4%. I Consultori delle Aziende sanitarie sono allo stremo per numero e per personale, ridotti ad ambulatori in cui la promozione della salute, cardine della loro nascita, è del tutto marginale.
I servizi sociali, tranne che nelle aree urbane più grandi, sono inesistenti.
A fronte di questi bisogni, il 40.72% delle risorse sociali dell’area Infanzia nella regione Campania è “fagocitato” dai servizi residenziali e, quindi, dal pagamento delle rette per i minori allontanati dal loro nucleo familiare (tale percentuale raggiunge l’apice del 44.75%, per la provincia di Napoli). Mentre le reti comunitarie di solidarietà sono in molti territori inesistenti, in altri pochi “eroi” mantengono in piedi presidi di solidarietà e legalità contro tutto e tutti.
È noto che investire risorse nei primi mille giorni di vita è un investimento altamente produttivo.
E’ necessario quindi:
pensare ad investimenti di lunga durata e con risorse certe che tengano conto principalmente dei bisogni essenziali delle famiglie e dei bambini;
ragionare in termini di accompagnamento con percorsi che non partano e non si esauriscano nella singola prestazione, che proiettino le famiglie verso un percorso di sostegno che parte dalla gravidanza ed è in grado di giungere almeno al terzo anno di vita del bambino;
utilizzare un lavoro interdisciplinare ed interistituzionale: politiche di contrasto alla povertà e politiche di prevenzione non possono prescindere dal dialogo e dalla messa in collegamento dei vari servizi e dei diversi ambiti di intervento (sociale, sanitario, educativo).
C’è bisogno di sostenere e accompagnare i genitori ed in generale i nuclei familiari con percorsi che coinvolgano tutti i servizi territoriali in rete, dai consultori passando poi per l’ospedale, per il pediatra di famiglia , fino ad arrivare alla scuola e ai servizi. Questa messa in collegamento potrebbe partire dalla individuazione di un hub territoriale dei servizi che possa rispondere in modo flessibile alle diverse e molteplici esigenze delle famiglie.
Home visiting: avvicinarsi alle famiglie e prevedere forme di intervento domiciliare a vari livelli (sanitario, educativo, ecc), coinvolgendo non solo gli operatori sociali ma anche quelli del sistema sanitario (pediatra, ostetrica, ecc).
Educazione 0-3: Gli interventi precoci rappresentano un investimento in capitale umano con ricadute a breve e lungo termine nelle dimensioni della salute, dell’educazione-formazione e delle condizioni di vita, con risparmio sui costi degli interventi tardivi e riparatori. E’ dimostrato, inoltre, che tali interventi hanno effetti positivi da un punto di vista economico a breve, medio e lungo termine e quindi relativamente anche alla devianza sociale e alla delinquenza.
E’ necessario investire in modo strategico sull’educazione precoce al Nido e alla scuola pre-primaria per la fascia 0-3. In rete con i servizi sociali e sanitari.
Il MIUR ha recentemente diffuso i dati sulla dispersione scolastica e il numero di studenti che lasciano la scuola o la frequentano senza regolarità sono sovrapponibili a quelli sull’indigenza. C’è una piccola percentuale di bambini appartenenti alla categoria di indigenti che invece frequenta la scuola con profitto.
Ci vuole coraggio ma questa è l’unica strada possibile
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 16th, 2018 Riccardo Fucile
COLPITO ALLE SPALLE A POCHI CENTIMETRI DAL RENE DA UNA COLTELLATA MENTRE SCAPPAVA… MASSIMO RISERBO SU RICONOSCIMENTO FOTOGRAFICO DEGLI AGGRESSORI
E’ stato sentito per oltre due ore dagli investigatori della Digos il giovane di sinistra di 35 anni accoltellato alla schiena venerdì sera durante un volantinaggio in piazza Tommaseo.
L’uomo, che faceva parte di un gruppo di otto attivisti, non aveva sporto denuncia ma è stato individuato grazie al referto medico del pronto soccorso dell’ospedale Galliera dove si è recato il giorno dopo per medicare la ferita ed è stato convocato in questura come persona informata sui fatti.
Secondo quanto appreso l’uomo avrebbe raccontato che all’improvviso dalla sede di Casapound di via Montevideo un gruppo di persone è scesa giù urlando e correndo verso di loroi che stavano attaccando alcuni manifesti del corteo in uno spazio di affissione con cinghie e bottiglie in mano.
Alcuni attivisti, tra cui il ferito, sono rimasti indietro e sono stati raggiunti.
Per difendersi e riuscire a fuggire il 35 enne è riuscito a rovesciare addosso agli aggressori il secchiello della colla con cui stavano attaccando i manifesti.
Solo dopo, correndo verso corso Bueno Aires ha sentito un dolore alla schiena e quando ha raggiunto un luogo sicuro i suoi amici si sono accorti che stava perdendo sangue.
Sulla ferita, che per pochi centimetri non ha colpito un rene, nei prossimi giorni probabilmente il sostituto procuratore Marco Zocco disporrà una consulenza medico legale per capire o meno se quel fendente avrebbe potuto o meno uccidere.
Al 35enne sarebbero state anche mostrate le foto di alcuni militanti di estrema destra che erano presenti quella sera nella sede di via Montevideo ma sull’esito dei riconoscimenti vige il più stretto riserbo. Domani saranno convocati in Questura gli altri attivisti del gruppo antifascista.
L’obiettivo è stringere il cerchio il più rapidamente possibile sull’autore di un episodio rispetto al quale il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi ha annunciato che non ci sarà nessuna indulgenza da parte della magistratura.
(da “Genova24″)
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Gennaio 16th, 2018 Riccardo Fucile
“ALLA ASL ROMA 1 NON TI VACCINANO, NON C’E’ PERSONALE”… LA REPLICA: “NON HA PRENOTATO, FACCIA LA CODA COME GLI ALTRI, E’ FALSO CHE CI FOSSE UNA SOLA PERSONA IN SERVIZIO”
Oggi Alessandro Di Battista ha scritto un post e registrato un video pubblicato su
Facebook in cui, arrabbiatissimo per non essere riuscito a vaccinare il figlio, denuncia lo “stato della sanità del Lazio”, puntando il dito contro “chi ha sventrato il sistema sanitario nazionale”.
“Sono in via Plinio, quartiere Prati, con la mia compagna e mio figlio — spiega il deputato M5S al riparo da una pioggia battente — dato che si parla di ‘vaccinazioni obbligatorie’, ‘non obbligatorie’, ‘il Movimento è contro’ e tutte queste fake news — figurarsi, io sono qui a vaccinare mio figlio — vorrei presentarvi la realtà dei fatti, perchè coloro che danno lezione al M5S hanno sventrato la sanità . In questo presidio per vaccinarsi senza prenotazione dalle 7.30 alle 11.30, ultimo accesso alle 11.15, in realtà non ti vaccinano: non c’è personale, mancano le persone. In realtà , ti devi prenotare, ma se ti prenoti il primo appuntamento — prenotandosi oggi — è a luglio!”.
“Allora cosa fanno le persone che non si sono prenotate? — incalza ‘Dibba’ furibondo — Vengono qui alla mattina molto presto — alle 5, le 6, le 7 — perchè ogni giorno ne fanno 20, dicono che vaccinano fino alle 11.15, ma in realtà ne fanno 20. E’ una situazione sconvolgente, da paese terzomondista”.
“E poi la Lorenzin e queste persone si permettono di attaccare il M5S? — attacca Di Battista — Questi hanno sventrato la sanità , gli hanno tolto quattrini e reso difficili persino le vaccinazioni pediatriche. Questa è la realtà , uscendo dagli slogan di questa oscena campagna elettorale: genitori accampati per vaccinare i propri figli” e “non per responsabilità di chi ci lavora — in tutta la sala stamani c’era una solo persona — ma per colpa della politica che ha sventrato la sanità italiana e si permette di dare lezioni agli inesperti del M5S”, conclude Di Battista.
La risposta della ASL a Di Battista
La ASL Roma 1 ha pubblicato una risposta in cui contesta punto per punto le accuse di Di Battista.
1. la ASL Roma 1 da giugno 2017 — data del Decreto Legge sulla prevenzione vaccinale — ha eseguito complessivamente circa 50.000 vaccinazioni.
2. Il presidio di via Plinio ogni giorno mediamente vaccina 110 bambini e non 20 come erroneamente dichiarato. A conferma di questo, nella prima parte della mattina di oggi sono stati trattati 90 bambini.
3. Nella ASL Roma 1 l’accesso alle prestazioni vaccinali avviene su prenotazione attraverso diversi canali:
· Un Call Center Aziendale dedicato, costituito da un pool misto di operatori di sportello e sanitari (attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 8 alle ore 17) in grado di dare informazioni, prenotazione e attestazioni; da luglio 2017 ha gestito oltre 70.000 chiamate e risposto a oltre 26.000 e mail
· La pagina facebook aziendale — attiva sette giorni su sette — che ha gestito circa 3000 quesiti e richieste inerenti i vaccini, con estrema soddisfazione dell’utenza
· recup regionale.
4. Per garantire e semplificare il rispetto del calendario vaccinale alle famiglie, in tutti i centri della ASL Roma 1 c’è la possibilità di accedere liberamente senza prenotazione per le vaccinazioni obbligatorie dei primi nati e per i richiami dei 5/6 anni.
5. In caso di eventuali disservizi segnalati che possono verificarsi, visto il volume della domanda, è cura dei servizi stessi contattare il cittadino per trovare rapidamente soluzioni adeguate e condivise. Anche in questo caso, infatti, — come avviene per tutti gli altri bambini — la famiglia Di Battista, che pure non si è rivolta ai servizi aziendali, è stata contattata per effettuare oggi stesso il vaccino necessario.
6. Ci teniamo infine a sottolineare che in data odierna erano in servizio presso il Presidio due medici, 3 infermieri e 4 operatori di sportello. Quindi non risponde affatto al vero la grave denuncia che all’interno della struttura non vi fosse personale.
In pratica la ASL sta spiegando che Di Battista non ha effettuato la prenotazione e che è falso che ci fosse una sola persona al lavoro all’interno della struttura e che si vaccinino 20 bambini al giorno.
Ora qualcuno dovrebbe chiedere scusa.
(da “NextQuotidiano”)
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