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LE IENE E IL SERVIZIO “SCOMPARSO” SUI RIMBORSI M5S: IL PEZZO NON ANDRA’ IN ONDA

Febbraio 11th, 2018 Riccardo Fucile

IL SERVIZIO CHE SMASCHERA CECCONI E MARTELLI NON SI   PUO’ VEDERE PER RAGIONI DI PAR CONDICIO

Il servizio delle Iene sui rimborsi del MoVimento 5 Stelle non andrà  in onda. C’è la campagna elettorale, c’è la par condicio e il programma Mediaset non fa parte di quelli considerati come testata giornalistica, quindi Mediaset ha imposto la cancellazione del servizio dalla programmazione fino a dopo le elezioni.
E il servizio non finirà  nemmeno sul sito del programma, come si pensava ieri.
La decisione presa dai responsabili della programmazione del Biscione è spiegabile con il rischio di multe a cui va incontro l’emittente in caso di violazione delle regole. «Per noi le Iene possono anche uscire col servizio, non abbiamo nulla da nascondere. Chi sbaglia nel M5S paga, loro invece ne fanno curriculum e li candidano», ha detto ieri la deputata M5S Carla Ruocco dimostrando un coraggio che è mancato da altre parti nel suo schieramento.
Luigi Di Maio ha invece sostenuto che la questione del buco è semplicemente contabile: “Probabilmente, quello che Repubblica   chiama buco è solo un problema di contabilizzazione perchè dai calcoli del Mef non ci sono ancora, e questo è sicuro, i bonifici di febbraio, cioè dell’ultimo mese di restituzione”.
Secondo Di Maio quindi i bonifici dell’ultimo periodo non sono stati rendicontati e questo ha creato il “buco” di cui si sta parlando. Un’ipotesi che ha un punto a favore derivato dal fatto che lo stesso Luigi Di Maio, così come altri parlamentari, ha completato la sua rendicontazione soltanto il 9 febbraio, l’altroieri, dopo lo scoppio del caso Cecconi & Martelli.
Ma l’ipotesi ha anche un punto a sfavore, che riguarda i tanti deputati e senatori M5S nel frattempo cacciati o andati via, che però hanno continuato a rendicontare e versare sul conto.
Uno di questi è Riccardo Nuti, l’ormai quasi ex onorevole siciliano che nel frattempo ha fatto causa a Grillo per il nome e il simbolo.
Anche il senatore Giuseppe Vacciano, che ha abbandonato i 5 Stelle senza però riuscire a dimettersi, ha detto che se la tabella certifica tutti i versamenti, allora vi sono pure quelli degli espulsi che hanno continuato a versare lì: anche lui ha versato 20mila euro nel 2017. Ma non si sa se la tabella tiene o meno conto di chi è uscito nel M5S
Il caso di Andrea Cecconi e Carlo Martelli comunque resta aperto.
Per due motivi: nessuno ha ancora capito precisamente cosa abbiano fatto i due parlamentari e il rischio che le sanzioni annunciate ieri da Di Maio non abbiano alcun effetto per questioni di regolamento.
A quanto pare il problema è che i due hanno registrato bonifici mai effettuati oppure effettuati e poi annullati, ma non si comprende come i due siano stati “beccati”; non certo grazie alle pezze d’appoggio fornite dal M5S nel sito tirendiconto.it, visto che la dicitura “bonifico richiesto” — che permette di annullarlo successivamente — è presente in molte rendicontazioni dei parlamentari grillini (anche in quelle di Di Maio).
Una fonte al vertice del M5S ha spiegato oggi a Ilario Lombardo della Stampa che l’impazzimento di voci «è dovuto ai molti ritardi nella rendicontazione».
Alcuni grillini sono in arretrato di quattro o cinque mesi e sono stati invitati a mettersi in regola. Le pressioni dallo staff ai vertici sono aumentate proprio nei giorni in cui Cecconi e Martelli hanno confessato. L’1 febbraio, incastrati dalle Iene, i due capiscono di essere stati scoperti e si rivolgono alla Casaleggio per chiedere scusa e rimediare.
La storia viene tenuta nascosta, perchè nel M5S sperano che grazie alla par condicio non vada in onda. Dal 2 febbraio però sul sito tirendiconto.it i bonifici aumentano. Segno che i messaggi partiti dai vertici hanno centrato l’obiettivo: «Mettetevi in regola. Siamo in campagna elettorale». Le pressioni funzionano anche perchè fanno leva sul timore di chi è in arretrato di attirare altri sospetti.
«Quando scopriamo qualcuno che sbaglia il M5S non lo protegge ma lo mette fuori», ha detto il capo politico proprio ieri, come riporta Il Messaggero.
Ma fuori da cosa, esattamente? Di Maio promette solo ora i controlli dei probi viri sui bonifici, ma le liste sono chiuse e Cecconi e Martelli sono capilista con la rielezione in tasca. Si poteva prevenire? «Ma no, la polizia mica previene tutti i crimini, quando lo scopri lo punisci e basta», dice Di Maio.
Un ragionamento che fa acqua da tutte le parti. In primo luogo la polizia di solito indaga, non aspetta che arrivino le Iene o i giornalisti.
In secondo luogo il controllo interno non può non spettare ai capi del gruppo, che avrebbero dovuto controllare e valutare cosa ci fosse che non andava e come si sia arrivati a scoprirlo.
Se, come sembra sicuro, le magagne si sono scoperte grazie alle fonti aperte, ancora una volta toccava ai 5 Stelle vigilare. Non l’hanno fatto e si sono ritrovati con i casi Cecconi e Martelli.
Che verranno sicuramente eletti in Parlamento e poi, secondo quanto hanno detto, rinunceranno al seggio come Dessì anche se non c’è alcuna procedura automatica e le loro dimissioni dovranno essere eventualmente votate dall’Aula.
Dove però i 5 Stelle non avranno la maggioranza assoluta. C’è di più: tecnicamente, essendo eletti, Cecconi e Martelli avranno così completato la loro esperienza politica nel MoVimento 5 Stelle: non avranno quindi un’altra (teorica) chance per un altro mandato a un altro livello elettivo.
La loro esperienza politica terminerà  dopo l’elezione del 5 marzo. È il caso di dire che finirà  col botto.

(da “NextQuotidiano”)

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“I SASSI SULLE AUTO? NON MI PENTO”: PARLA UNO DEI BULLI DEL CAVALCAVIA

Febbraio 11th, 2018 Riccardo Fucile

L’UNDICENNE RISORSA ITALICA: “SONO PICCOLO, NON MI POSSONO FARE NIENTE, QUANDO HO VISTO I CARABINIERI MI SONO MESSO A RIDERE”

Sul bancone della cucina ci sono i libri di musica aperti e un quaderno con gli esercizi quasi finiti. Filippo (il nome è di fantasia), 11 anni, fa spallucce e, mentre parla, cerca di incastrare un pennarello in un flauto per trasformarlo in una cerbottana.
“A me non importa se i carabinieri mi hanno portato in caserma, tanto sono piccolo e non mi possono fare niente. Quando li ho visti mi sono messo a ridere –   dice -. E poi non volevamo fare male a nessuno. Non abbiamo mirato alle macchine”.
A forza di lanciare sassi sull’autostrada Torino-Aosta dal cavalcavia   insieme ad un amico di 12 anni, però, mercoledì pomeriggio una macchina l’hanno colpita davvero. A bordo c’era una ragazza   milanese di 29 anni che stava andando a lavorare a Torino come educatrice. Non è rimasta ferita ma lo spavento è stato grosso.
Accanto a Filippo c’è sua   madre: “Quanti grattacapi questo ragazzo. A scuola è bravissimo, ottimi voti, ma la condotta proprio non va. Ne combina sempre una e questa volta poteva davvero fare male a qualcuno. È questo che deve capire adesso”. Mercoledì pomeriggio si è vista riportare a casa il figlio con una gazzella dei carabinieri ed rimasta tre ore in caserma per capire, insieme ai militari, che cosa fosse successo quel pomeriggio sul cavalcavia di San Benigno Canavese che si affaccia sulla Torino-Aosta.
La giovane colpita dai sassi aveva descritto un gruppetto di tre persone con i cappucci scuri in testa: “Poco prima che io passassi sotto il cavalcavia, vicino allo svincolo di Volpiano, li ho visti alzare le braccia e lanciare alcune pietre”, ha spiegato la giovane ai carabinieri.
Filippo minimizza: “Io non le tiravo di sotto le pietre, ma mi sono preso la colpa perchè alla fine eravamo tutti insieme”. I due bambini, che vivono tra San Benigno e Volpiano, non erano soli. Con loro c’era un adulto di circa 40 anni, un personaggio un po’ bizzarro, con qualche problema psichico.
I carabinieri della compagnia di Chivasso   li hanno rintracciato a poche centinaia di metri dal cavalcavia, in bicicletta.
“Siamo usciti in bicicletta quel pomerigigo e siamo arrivati al cavalcavia –   racconta Filippo –   per prendere in giro questo signore che era con noi abbiamo cominciato a lanciarci sassolini, ma tra di noi. Poi uno è finito di sotto ed è venuta l’idea di lanciare le pietre sull’autostrada. Ma non per prendere le macchine”.
Già , ma se i sassi fossero stati più grossi, e gli automobilisti più sfortunati, Filippo e il suo amico avrebbero potuto essere i protagonisti di una storia anche peggiore. “Davvero è morta della gente in passato? Ma i nostri sassi erano piccoli così”, dice e chiude l’indice e il pollice lasciando un pertugio più piccolo di una noce. “La morte di qualcuno no, quella ti rimane sulla coscienza per tutta la vita”, rimugina quasi tra sè.
Ha una coscienza anche se gioca a fare il bullo e porta i capelli come i suoi idoli di Gomorra.
Adesso non può uscire di casa, la madre lo ha confinato per un mese: “Deve capire quello che ha fatto. E anche io ci penso tanto perchè come mamma, di fronte a un fatto del genere, ti chiedi dove hai sbagliato   – dice la donna -. Forse ho viziato troppo i miei figli. Anche io ero ribelle da giovane ma non così”.
Non è la prima volta che questo ragazzino, studente delle medie con l’aria strafottente, si mette nei guai: “I carabinieri mi conoscono”, ammette e c’è un’ombra di orgoglio nelle sue parole. “Anche se a volte non c’entro niente io”, precisa, ma finisce spesso per essere nel gruppo di ragazzini che si infila in qualche guaio.
L’ultima delle sue bravate finirà  sul tavolo della procura dei minori che già  indaga su altre sassaiole contro le macchine sulla Torino-Caselle e   sulla tangenziale allo svincolo di Borgaro, all’altezza dei campi nomadi di strada dell’Aeroporto e via Germagnano.
“L’ho fatto una volta sola, mai prima di mercoledì”, assicura Filippo ma i carabinieri stanno indagando perchè nemmeno sulla Torino-Aosta il lancio di pietre dal cavalcavia è un episodio isolato. “Ma tanto non mi possono fare niente, no? Sono piccolo”. Ha ragione, per la legge non è imputabile ma gli strumenti della procura dei minori sono più d’uno e non c’è solo una denuncia penale. I magistrati che lavorano con i minorenni puntano soprattutto alla prevenzione: “Di fronte alla giovanissima età  di chi compie certi fatti –   spiega il procuratore capo Anna Maria Baldelli – abbiamo iniziato a lavorare già  con le scuole elementari”.

(da “La Repubblica”)

argomento: denuncia | Commenta »

MASSONE A CINQUESTELLE

Febbraio 11th, 2018 Riccardo Fucile

CATELLO VITIELLO ERA “ORATORE” DELLA LOGGIA LA SFINGE FINO A POCO TEMPO FA…ORA SI E’ FATTO METTERE “IN SONNO” PER CORRERE IN CAMPANIA CON IL M5S

Tra i candidati del Movimento Cinque Stelle nel collegio uninominale di Campania 3 c’è un massone “‘in sonno”.
Si tratta di Catello (Lello) Vitiello, “oratore” della loggia napoletana “Sfinge” aderente all’obbedienza del Grande Oriente d’Italia. A dare l’ultima parola sulla sua candidatura sarebbe stato proprio Luigi Di Maio, anche se non è chiaro se il candidato premier M5S sapesse o meno del suo legame con la massoneria.
Un dettaglio importante, visto che era stato lo stesso Di Maio ad assicurare, fino a pochi giorni fa, che tra i candidati M5S non ci sarebbero stati iscritti alla massoneria. A riportare il caso è Il Mattino di Napoli oggi in edicola.
Vitiello, avvocato di Castellammare, non avrebbe neppure partecipato alle parlamentarie perchè al punto 6h del regolamento grillino è espressamente vietata l’iscrizione a logge massoniche.
Forse è per questo che Vitiello, una volta certo di essere stato inserito nelle liste elettorali dei 5Stelle, ha chiesto alla propria loggia, esattamente lo scorso 23 gennaio, di volersi “mettere in sonno”.
Nel linguaggio massonico è l’espressione usata per descrivere chi non vuole più partecipare ai lavori. Durante “l’assonnamento” il massone perde i suoi diritti all’interno della loggia, ma mantiene la sua qualità  di iniziato e può richiedere in seguito di essere riammesso.
Il Mattino sottolinea che non si tratta del primo caso di legami tra massoneria e candidati M5S.
Tra i candidati figurava anche Gabriele Esposito che però non ha ricevuto i voti necessari per arrivare a ottenere una candidatura. […] è il fratello di Giovanni, il Gran Tesoriere nazionale del Grande Oriente d’Italia.
Ed Enzo Peluso, anch’egli massone. Poi Peluso decise di fare un passo indietro per non imbarazzare De Magistris che da magistrato si era reso protagonista di varie inchieste sulla massoneria deviata.

(da “Huffingtonpost”)

argomento: elezioni | Commenta »

BRIANZA, UCCIDE SORELLA E NIPOTE: LA MACABRA SCOPERTA DOPO CHE E STATO COLPITO DA ICTUS

Febbraio 11th, 2018 Riccardo Fucile

ATROCE DELITTO IN PADAGNA, STAVOLTA NON C’E’ STATO IL TEMPO DI ACCUSARE IMMIGRATI DI PASSAGGIO

Ha ammazzato la sorella e la nipote, nella casa delle quali viveva, e se le è tenute in casa per giorni, forse una settimana.
Fino a quando nel pomeriggio di oggi non ha accusato un malore mentre usciva da un bar dove era andato a prendere un caffè e il barista, pensando di andare ad avvertire le due donne, non ha scoperto il delitto.
È un atroce delitto quello emerso nel pomeriggio in una palazzina del piccolo paese di Ornago, nella Brianza vimercatese, non lontano dal celebre santuario dove è sepolto l’illuminista Pietro Verri.
Le vittime sono Amalia Villa, una donna di 84 anni, e la figlia Marinella Ronco, 56 anni, vedova da tempo. E l’assassino sembrerebbe essere proprio il loro familiare, rispettivamente fratello e zio, Paolino Tarcisio Villa, 75 anni, molto conosciuto in paese per il suo impegno nel sindacato
Nel pomeriggio Paolino Villa è uscito a bere un caffè in un bar che dista una trentina di metri dall’abitazione in cui viveva da anni con la sorella e la nipote.
Quando stava però uscendo, è stato colto da un malore. I passanti hanno subito chiamato il barista, che è corso nella sua abitazione per avvertire le donne. Ma nessuno gli ha risposto. Anzi, ha notato che le finestre al secondo piano della palazzina erano abbassate.
E’ toccato allora ai carabinieri, subito avvertiti, entrare nella casa e fare la macabra scoperta: i cadaveri delle due donne erano sul ciglio del letto, in decomposizione, tracce di sangue, come se fossero state colpite e uccise proprio lì.
Ieri è stato portato in ospedale in codice giallo: sembrerebbe essere stato colto da un ictus.

(da “il Giorno”)

argomento: criminalità | Commenta »

FAVINO FA ENTRARE IL MONDO ALL’ARISTON: IL MONOLOGO E’ UN COLPO CHE FA TREMARE SANREMO

Febbraio 11th, 2018 Riccardo Fucile

POI IL DUETTO DA BRIVIDI FIORELLA MANNOIA – BAGLIONI SULLE NOTE DI “MIO FRATELLO CHE GUARDI IL MONDO” DI FOSSATI

Il sorprendente Piefrancesco Favino sa fare anche ‘l”uomo della parola’: ha portato sul palco dell’Ariston un brano da La notte poco prima della foresta di Bernard-Marie Koltès, storia di estraneità  e di esclusione, appena andata in scena all’Ambra Jovinelli di Roma.
Un pezzo che l’attore, in un crescendo di pathos, recita con le lacrime agli occhi.
Sul finale entrano in scena Fiorella Mannoia e Claudio Baglioni, che intonano insieme Mio fratello che guardi il mondo di Ivano Fossati.
E la commozione contagia anche Baglioni.
Favino ntra nella storia di Sanremo con un monologo spacca-schermo. Nell’Italia dei fatti di Macerata e della politica balbettante (quando va bene), ha il coraggio di portare sul palco più conservatore che ci sia un testo contro il razzismo che lui conosce a memoria (lo aveva già  recitato a teatro).
Ma un conto sono gli 800 posti a sedere dell’Ambra Jovinelli, un altro i 10 e passa milioni di telespettatori della finale di Sanremo. In una settimana è passato da Despacito a Koltès, cantando, recitando e presentando.
È lui il vero vincitore di questo Festival.

(da agenzie)

argomento: Razzismo | Commenta »

SANREMO 2018 BATTE TUTTI I RECORD: OLTRE 12 MILIONI DI SPETTATORI E 58,3% DI SHARE

Febbraio 11th, 2018 Riccardo Fucile

ASCOLTI ALLE STELLE, BAGLIONI HA VINTO LA SCOMMESSA

La serata finale di Festival di Sanremo, che ha visto la vittoria di Ermal Meta e Fabrizio Moro, con Non mi avete fatto niente, ha incollato a Rai1 12 milioni 125 mila telespettatori pari al 58.3% di share.
Un risultato in linea con la finale del festival 2017, che aveva avuto in media 12 milioni 22 mila spettatori, pari al 58.41% di share.
Ma tutte e cinque le serate hanno mantenuto una media molto alta, di fatto legittimando il successo del “tris d’assi” di conduttori Baglioni-Favino-Hunziker.
Il dato dello share di ieri per la finale di Sanremo, 58,3%, è il secondo più alto dal 2002 in poi: quell’anno fu del 62,66%.
Poi c’è stato quello dello scorso anno, 58,41%, come dire un nonnulla in più rispetto al dato di ieri.
§Come numero spettatori, invece, il dato di quest’anno, con 12 milioni 125mila, è il migliore dal 2013 in poi, quell’anno furono 12 milioni 997mila.

(da agenzie)

argomento: Costume | Commenta »

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