Febbraio 21st, 2018 Riccardo Fucile
CHE PRESA PER I FONDELLI: NON SOLO LI FANNO ATTACCARE A PAGAMENTO DAGLI EXTRACOMUNITARI A BASSO COSTO, MA ORA USANO PURE MODELLI SLOVACCHI, CECHI E AGENZIE STRANIERE
“Prima gli italiani” è il mantra di Matteo Salvini da anni. 
E la difesa dei connazionali è diventata il vessillo da sbandierare in campagna elettorale dalla Lega.
Lo slogan è in bella vista anche sulle foto di copertina del profilo Facebook del leader del Carroccio, che chiama all’adunata del prossimo sabato in piazza Duomo a Milano.
La faccia di Salvini, i loghi, i pullman, il countdown e poi mamme e papà con le proprie figlie e figli.
Tutti sorridenti, biondissimi e bellissimi.
Italiani? Macchè. La coppia di donne è ceca, quella di uomini slovacca. Oggi (mercoledì, ndr) per il -3, invece, solo una bella foto panoramica di Milano.
Se n’è accorto il sito The Vision che ha ricostruito dove e come quelle immagini siano state acquistate da agenzie straniere che le vendono in stock su internet.
Mamma e figlia sono due modelle ceche, fotografate in piazza Duomo da un’agenzia altrettanto ceca, la Citalliance.
E lo stesso discorso vale per padre e figlio in posa sulle guglie del Duomo, immortalati dalla reporter Soloviova Liudmyla.
Italiana? No, slovacca.
Modelli e fotografi per il “Prima gli italiani” sono quindi stranieri.
Come gli ‘attacchini’ impegnati negli scorsi giorni ad affiggere i manifesti della Lega e di altri partiti di centrodestra: “Ore 7.10 Milano. Qui si fa l’Italia. Ma i manifesti li facciamo attaccare agli extracomunitari che ci costano meno”, sottolineava l’autore della foto, Luca Paladini, portavoce de I Sentinelli di Milano, in un post su Facebook.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 21st, 2018 Riccardo Fucile
AD ALESSANDRIA LA SINDACA LEGHISTA SOTTO ACCUSA: “CI AVETE PRESI IN GIRO”
A poco più di due settimane dalla fatidica data del 10 marzo (e con in mezzo le elezioni politiche) i genitori per la “libertà vaccinale” continuano a chiedersi cosa sarà dei loro bambini non vaccinati iscritti all’asilo o alla scuola per l’infanzia.
La legge Lorenzin parla chiaro, chi non è in regola con le vaccinazioni (o non è in grado di esibire un foglio di prenotazione presso la ASL) non potrà entrare a scuola. I genitori free vax sperano ancora di poterla fare franca ma anche le amministrazioni leghiste sembrano aver capito che è più importante tutelare la salute pubblica che assecondare i genitori informati.
Come ha spiegato in una lettera la ministra Beatrice Lorenzin questo non significa che verrà annullata l’iscrizione ma solo che fino a che i bambini non verranno messi in regola con gli adempimenti del calendario vaccinale.
Diversi sindaci (ad esempio quello di Roma e di Vicenza) hanno chiesto alla ministra di poter “derogare” alla legge consentendo una proroga. Altrove sono state votate mozioni del consiglio comunale per “garantire il diritto allo studio”.
È successo qualche settimana fa al consiglio regionale del Piemonte dove una mozione del M5S è stata respinta ed è successo ieri a a Chioggia (VE) dove un’analoga iniziativa del M5S è stata approvata dal consiglio comunale Ovviamente senza capire che il termine del 10 marzo è già una proroga rispetto a settembre.
Altri comuni invece hanno scelto di attenersi alla normativa ufficiale, ovvero alla legge dello Stato.
È il caso ad esempio di Alessandria dove l’assessora ai servizi educativi e scolastici Silvia Straneo ha fatto sapere che il Comune “attuerà le linee guida ufficiali” della Legge 119/2017 al fine di tutelare la salute pubblica.
Fino a qui nulla da eccepire, del resto è una legge nazionale e il Comune non può che rispettarla.
Il problema però nasce quando alcuni genitori free-vax si accorgono che l’Amministrazione comunale di Alessandria è sostenuta dalla Lega Nord, che con dieci consiglieri è il gruppo consiliare di maggioranza relativa ed esprime il sindaco Gianfranco Cuttica di Revigliasco, anch’egli della Lega Nord.
Nel gruppo chiuso di Corvelva molti utenti non hanno preso bene questa decisione del Comune di Alessandria di far rispettare una legge che, oltretutto, è stata dichiarata essere perfettamente in linea con il dettato costituzionale.
La Lega “non mantiene” le promesse fatte ai free-vax
Come è noto il Segretario della Lega (non più Nord) Matteo Salvini da tempo è a favore della libertà di scelta. Di recente Salvini ha anche dichiarato che quando andrà al governo farà cancellare la Legge Lorenzin e ha invitato i suoi fan a leggere il libro di Paolo Bellavite sui pericoli dei vaccini.
Il tutto mentre il senatore Paolo Arrigoni partecipa alle conferenze sulla “libertà di scelta” organizzate dalle associazioni free-vax come Comilva e Condav.
Sembra essere passato davvero molto tempo da quando la Lega sosteneva la mozione per introdurre l’obbligo vaccinale in Emilia Romagna.
È abbastanza evidente però che quella di abolire la legge sui vaccini è solo una delle tante promesse che la Lega Nord non potrà mantenere.
Lo ha detto anche lo stesso Arrigoni facendo intendere che a dicembre 2017 parlava di “modificare” la legge Lorenzin trovando un accordo con le altre forze politiche con le quali la Lega andrà al Governo.
Evidentemente però i genitori free/no/&boh vax si aspettavano che dove la Lega è già al governo mostrasse i muscoli contro la legge sulle vaccinazioni obbligatorie.
I genitori free-vax si sentono presi in giro dalla Lega e da Salvini che ad Alessandria sceglie di invitare a rispettare una legge dello Stato invece che rincorrere fantasiosi protocolli per evitare le vaccinazioni o chiedere ulteriori proroghe.
I genitori si sono accorti che mentre Salvini tuona contro la legge Lorenzin, rassicura chi ha dubbi sui “pericoli dei vaccini” e sostiene le istanze di chi vuole la libertà di scelta a livello locale la Lega si comporta nel modo opposto.
L’elenco delle recriminazioni è lungo: non c’è solo Alessandria, c’è Chioggia dove l’unico leghista in consiglio non ha partecipato al voto sulla mozione, c’è Grosseto dove i leghisti hanno preferito astenersi e il consiglio regionale del Piemonte dove Gianna Gancia ha votato contro la mozione del M5S che chiedeva che i bambini non vaccinati potessero terminare l’anno scolastico.
Insomma il piano di Salvini per conquistarsi i voti dei Genitori Preoccupati non sta andando come previsto. Anche perchè evidentemente gli amministratori locali sanno che vale più la legge italiana che la parola di Salvini.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 21st, 2018 Riccardo Fucile
IL CENTRO ANOMALIA RILANCIA: “SE FIORE VERRA’ A PALERMO, SABATO ASSISTERA’ ALLA PIU’ IMPONENTE MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA MAI VISTA IN CITTA'”
I centri sociali di Palermo rivendicano con forza “la difesa e la solidarietà ai ragazzi fermati” per il
pestaggio di Massimiliano Ursino, alcuni dei quali vicini all’area del centro sociale Anomalia.
“Non conosciamo ancora l’esito dei fermi – dice Giorgio Martinico, portavoce dei centri sociali di Palermo – Pare si voglia pescare un po’ nel mucchio per dare subito delle risposte. Ma vogliamo chiarire fin da subito che chiunque siano i ragazzi fermati avranno il nostro sostegno, anche legale”.
Non si abbassano dunque i toni nonostante gli appelli giunti nelle ultime ore.
Sul pestaggio, Martinico minimizza. “Sembra a quanto abbiamo appreso anche noi dalla stampa e dai video che girano – dice Martinico – che ci sia stato un tentativo di ridicolizzarlo, in ogni caso queste cose per strada a Palermo sono sempre accadute solo che adesso hanno una rilevanza mediatica diversa. Del resto se per settimane vai in giro a fare le ronde per strada e sugli autobus e fai di tutto per alzare la tensione alla fine puoi anche aspettarti che qualcuno ti dia la risposta in strada. Venti giorni di prognosi? Io dopo aver giocato a calcetto ne ho avuti di più”.
Per sabato, in attesa di Fiore, gli attivisti dei centri sociali annunciano la più grande manifestazione antifascista mai avuta a Palermo.
“Se Fiore ci sarà – dice Martinico – ci saremo anche noi e saremo tantissimi. I fascisti a Palermo non hanno mai avuto nè avranno legittimità politica”.
(da agenzie)
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Febbraio 21st, 2018 Riccardo Fucile
E’ UN MONDO ALLA ROVESCIA, IL PROCEDIMENTO DISCIPLINARE “A GARANZIA” E’ SOLO PER IL DOCENTE
Due ceffoni glieli hanno dati i genitori dell’alunno che lui aveva rimproverato, il terzo gli è arrivato dalla scuola, che per quell’episodio ha aperto un procedimento disciplinare contro il professore.
Giuseppe Falsone, insegnante di matematica alla scuola media Casteller di Paese in provincia di Treviso, ha deciso di prendere carta e penna e scrivere al ministro dell’istruzione Valeria Fedeli per esprimere la sua indignazione.
«Gentile Ministro, è ammissibile per buonsenso e messaggio educativo che un docente aggredito, ingiuriato, minacciato e abbandonato a se stesso debba anche difendersi dal fuoco amico? Mi chiedo come mai la parola di minorenni diseducati e le minacce di famiglie aggressive mettano in discussione la serietà di chi ogni giorno lavora per costruire conoscenza e competenza ma anche le donne e gli uomini di domani».
Per ricostruire la vicenda bisogna riportare l’orologio all’ora della ricreazione del 21 dicembre 2017. «È venuto a chiamarmi un collaboratore scolastico — ricostruisce il docente — e mi ha segnalato che un alunno di 13 anni non voleva uscire dalla classe, nonostante il regolamento dell’istituto preveda che tutti debbano lasciare le aule. Ho provato a parlarci. Gli ho spiegato che tutti i suoi compagni erano fuori e lui ha detto che faceva freddo e che non ne voleva sapere».
A quel punto l’insegnante ha deciso di accompagnarlo fuori: «Gli ho messo una mano sulla spalla, mentre lui opponeva resistenza passiva. Un gesto in cui, secondo qualcuno, ci sarebbe stata violenza. Ma ci sono i testimoni e in ogni caso non mi permetterei mai».
Quell’episodio che sembra terminato con la campanella finale della ricreazione, diventa l’inizio di una vera e propria escalation. «Per due giorni si sono susseguite le telefonate minacciose dei genitori che mi volevano parlare e il 23 si sono presentati a scuola. Hanno urlato e preteso di vedermi. E a quel punto sono stato colpito. Prima dal fratello del 13enne e poi dal padre. Due colpi in testa che mi hanno anche fatto volare gli occhiali. Per fortuna non ho reagito altrimenti mi sarei rovinato la carriera». A scuola arrivano i carabinieri che raccolgono le testimonianze. Il docente finisce al pronto soccorso e i medici gli assegnano cinque giorni di prognosi.
Quando le scuole riaprono, a gennaio, Falsone chiede all’istituto come intenda muoversi per tutelarlo e scopre che sul suo conto è stata invece aperta una «contestazione di addebito», cioè un procedimento disciplinare.
Passano i giorni e arriva la seconda doccia fredda: nei confronti dello studente non viene preso nessun provvedimento.
«A quel punto ho avuto un crollo, mi sono chiesto: ma io per chi sto lavorando? Chi mi tutela? È possibile che venga picchiato e sia l’unico a subire un provvedimento? Il cedimento mi è costato altri 10 giorni di salute, certificati dal medico. Le parole dei miei studenti in quei giorni mi sono servite a ripartire e a rientrare a scuola. Ora però, anche per gli altri insegnanti che si possono trovare nella mia situazione ho deciso di scrivere al ministro e di chiedere aiuto. La scuola così non funziona, quale messaggio educativo diamo ai nostri ragazzi?».
I vertici dell’istituto hanno spiegato che l’apertura di un provvedimento disciplinare nei confronti del professor Falsone è diventato un atto dovuto, anche a sua tutela, dopo l’esposto dei genitori del 13enne. Una vicenda che sembra a questo punto destinata a proseguire a suon di timbri e carte bollate.
«Sono esterrefatto ed incredulo, ho avuto la necessità di consultare degli specialisti che mi hanno aiutato a superare il periodo di difficoltà , in cui sono stato costretto a rielaborare rabbia, afflizione delusione e sdegno».
Non esita a definirsi un professore “severo”, se necessario, pronto anche a dare un brutto voto. Questa volta però il giudizio negativo non è a uno dei suoi tanti studenti ma a quel sistema a cui negli ultimi otto anni ha dedicato passione e impegno.
«La scuola, quella vera, autentica ed educativa, vituperata e costretta alla mediocrità grida con forza il suo sdegno verso la violenza e l’ignoranza, servono norme a tutela di quel corpo docente che esprime ancora valori passione e coerenza».
(da “La Stampa”)
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Febbraio 21st, 2018 Riccardo Fucile
DOPO LE ACCUSE DI CALENDA, ORA LA UE VERIFICHERA’ SE LA SLOVACCHIA HA VIOLATO LE REGOLE SULL’UTILIZZO DEI CONTRIBUTI PUBBLICI
I fondi strutturali Ue “dovrebbero servire a creare nuovi posti di lavoro, non a spostare posti di
lavoro da un Paese all’altro. Abbiamo un paio di casi che ci sono stati segnalati, naturalmente li seguiamo”.
Quanto alla richiesta italiana di poter derogare alle norme sugli aiuti di Stato per finanziare le reindustrializzazioni, “non ho alcuna valutazione per ora, perchè non ho alcun dettaglio sulle idee dell’Italia, ma in generale siamo sempre aperti a discutere le idee che gli Stati membri mettono sul tavolo”.
Dichiarazioni interlocutorie quelle della commissaria europea alla Concorrenza Margrethe Vestager, che ha tenuto una conferenza stampa a Bruxelles dopo l’incontro di martedì con il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda riguardo al caso della Embraco.
Il gruppo controllato da Whirlpool ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Riva di Chieri (Torino) per spostare la produzione in Slovacchia.
“Prima di tutto — ha spiegato la commissaria europea — per qualsiasi azienda può essere un’opportunità per fare affari quella di trasferirsi in un altro Stato membro. Possono avere le loro ragioni per farlo, non è assolutamente una cosa che ci riguardi”. Detto questo, però, le delocalizzazioni produttive all’interno dell’Ue “ci riguardano se la cosa coinvolge i denari dei contribuenti. Nel 2014, e ancora l’anno scorso, abbiamo reso più stringenti le regole per impedire che i soldi pubblici vengano utilizzati per spostare posti di lavoro da uno Stato membro ad un altro”.
“Questa è una questione fondamentale, cosa che si riflette nel fatto che abbiamo reso le regole più stringenti. Prima di conoscere l’esatto contenuto della questione, naturalmente non emettiamo alcun giudizio di sorta, ma vogliamo naturalmente che le nostre regole vengano rispettate”, ha proseguito la Vestager.
Nessuna decisione, per ora, rispetto alle deroghe chieste da Calenda. Che martedì sera, intervistato da Bianca Berlinguer a #cartabianca su Rai3, ha attaccato: “Voglio spazio fiscale per fare tutto ciò che serve per reindustrializzare. Se ci sarà un’infrazione andremo serenamente in corte di giustizia europea, perchè la situazione non è accettabile”.
L’idea, come tale, “non ci è estranea”, ha concesso dal canto suo Vestager. “Fin dal 2007 c’è un fondo europeo creato per tentare di mitigare le conseguenze della globalizzazione, quando un’intera regione viene colpita dalla chiusura di un settore o dal trasferimento di produzioni fuori dall’Ue. Stanziamenti sono stati fatti esattamente per mitigare queste conseguenze”.
(da agenzie)
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Febbraio 21st, 2018 Riccardo Fucile
LA STORIA DI SOFIA GOGGIA CI INSEGNA A NON MOLLARE MAI
La sognava sin da quando aveva 6 anni, quella medaglia d’oro.
Mentre scendeva sulla neve di Foppolo, Sofia Goggia già si vedeva lì in alto, tra le grandi dello sci mondiale.
Un po’ di ambizione che non guasta mai, che finalmente ha permesso alla bergamasca di vincere l’oro nella discesa libera femminile, la prima atleta italiana in assoluto a riuscire nell’impresa.
“Non ho ancora realizzato, ero così concentrata sulla gara che non trovo neanche le parole”, ha commentato Sofia Goggia: “La vittoria la dedico a me stessa, al mio bel paese e alle persone che vogliono bene a Sofia, indipendentemente dal fatto che vinca alle Olimpiadi”.
“Grazie a chi ha creduto a una bambina che a 6 anni sognava di vincere le Olimpiadi sulle nevi di Foppolo – ha aggiunto la bergamasca ai microfoni di Eurosport.
“A questa Olimpiade non ho sentito pressione, ero molto concentrata sulle cose che dovevo fare, soprattutto oggi. Io sono una pasticciona, ma ho cercato di essere una samurai”.
Alla sua prima partecipazione ai Giochi, Sofia Goggia ha gareggiato con il pettorale numero cinque: discesa fenomenale e ottimo tempo: 1’39″22.
Nessuna delle altre atlete è riuscita ad avvicinarsi al suo tempo, nemmeno la leggendaria Lindsey Vonn.
La statunitense chiude terza sul podio, vincendo, molto probabilmente, l’ultima medaglia della sua carriera. Al secondo posto, invece, il pettorale numero 19, la norvegese Ragnhild Mowinckel, che nel gigante aveva già vinto l’argento, a soli 9 centesimi dalla Goggia.
Nonostante la vittoria, Goggia è ben consapevole dei suoi limiti e delle sue “goggiate”: “Normalmente sono una pasticciona caotica, quindi ho cercato di costruirmi questa gara in modo diverso. Sono molto contenta di quello che ho assemblato. È stata per certi versi la discesa della maturità . A volte mi avete visto rischiare tanto, altre volte un pochino meno. Però la solidità che ho espresso oggi con l’intelligenza agonistica da usare in qualche punto, dove non bisognava tirare, ma scalare qualche marcia dopo, sono riuscito a farlo bene”.
Una vittoria che parte dalla gara non perfetta nel SuperG, che aveva lasciato Sofia con l’amaro in bocca, ma al contempo tanta speranza e grinta per la discesa, come ha poi scritto su Facebook: “Poche volte quest’anno sono stata così autentica nella mia sciata. Trovare questo, alle Olimpiadi, mi riempie di gioia. Ma contano solo le medaglie. E in discesa io scaglierò il mio cuore oltre il traguardo. E andrò a riprenderlo! E non è andata come avrei voluto, ma in fondo cosa voglio davvero? Qui alle Olimpiadi tutto ciò che conta è la medaglia. È palese che io sia qui per questo. E come la si ottiene? Sono uscita da quel cancelletto sorridendo. Alla terza curva mi sono detta di lasciarmi andare, di divertirmi, di sciare senza paura, perchè motivi per avere paura non ne avevo; non ne ho”.
“E poi ho sbagliato. Una spigolatina che mi è costata cara, carissima. E poi ho ripreso, anche se avevo avvertito di aver perso tanto; non sai mai quello che può succedere. In fondo, lottare, è una delle cose che meglio mi vengono e che da sempre faccio. Ci ho provato sul serio, dannazione. Ho dato e messo tutta me stessa, su questa pista, su quel tracciato oggi. La miglior Sofia che la giornata potesse richiedere. Ma non è stato abbastanza. Perchè non ho ottenuto ciò che conta qui; la medaglia. E domani il sole sorgerà di nuovo. Lo guarderò, metterò i miei sci in spalla e con un sorriso andrò ad affrontare la prova di discesa; libera”.
​​​​​”Sono ripartita fondamentalmente da quelle sensazioni bellissime che mi aveva lasciato la gara del SuperG, da quella autenticità della sciata che raramente avevo trovato in questa stagione e che era da anni che non sentivo con tanta intensità . Ho costruito questa vittoria anche in una prova come quella di ieri, la terza, dove ero totalmente annoiata e sono scesa tanto per scendere. Quindi? Bene. Io comunque non ho ancora capito di aver vinto le Olimpiadi”.
Sofia ha dedicato un pensiero all’amica-rivale Vonn: “È incredibile. L’anno scorso, quando vinsi qui la mia prima gara di Coppa, la battei e mi sentii onorata di gareggiare con lei, la più grande sciatrice di tutti i tempi. È un grande onore per me competere con lei e combattere con lei, anche per la Coppa del Mondo. Ricordo che la guardavo in televisione, durante i miei infortuni di qualche anno fa. Allora sognavo di poter competere al top. Credo che devo ancora realizzare di aver vinto l’oro olimpico. Sento che sto per eruttare”.
La vittoria della “befanona” di Foppolo consegna nelle mani della delegazione italiana la terza medaglia d’oro di queste Olimpiadi invernali, dopo quella di Arianna Fontana nello short track e Michela Moioli nello snowboard, andando così a completare un trittico tutto femminile. Al momento le medaglie totali sono 9, a un passo dall’obiettivo a doppia cifra: tre medaglie d’oro, due d’argento e quattro di bronzo.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 21st, 2018 Riccardo Fucile
FLORIS: “VOLEVANO PARTECIPARE MA NON ERANO STATI INVITATI”… IDENTIFICATI E ACCOMPAGNATI ALL’USCITA
Blitz di un gruppo di attivisti di estrema destra di Forza Nuova negli studi televisivi di via Tiburtina
dove si registra la trasmissione “Dimartedì” de La7.
Una trentina di persone si è presentata alle 23.30 di martedì all’ingresso della struttura e alcune di loro sono riuscite a entrare all’interno chiedendo di partecipare alla puntata.
Non ci sono stati episodi di violenza, ma i responsabili degli studi hanno chiamato le forze dell’ordine.
Sul posto sono stati identificati gli appartenenti al gruppo. Sembra che le immagini del blitz siano state riprese dalle telecamere e siano state postate sui social network.
«Verso la mezzanotte si è presentato un gruppo di persone. Saranno state una ventina. Si sono qualificati come Forza Nuova e del movimento avevano le insegne. Volevano interagire col programma – racconta il conduttore della trasmissione Giovanni Floris – Questo non è possibile, sia tecnicamente (in quel momento andava in onda un contributo registrato) sia per ragioni di opportunità ».
E Floris ha spiegato la policy del programma: «Non mandiamo in onda chi non è da noi invitato, tantomeno se si presenta in quel modo. Fermo restando che la modalità con cui si sono posti non è accettabile, il confronto si è svolto in un clima non violento. Dopo aver esposto le loro ragioni si sono fatti accompagnare all’uscita».
(da “il Corriere della Sera”)
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Febbraio 21st, 2018 Riccardo Fucile
COM’E’ POSSIBILE CHE LA RIVISTA DELLA SCUOLA DI PERFEZIONAMENTO SIA STATA CANCELLATA DAL REGISTRO DELLA STAMPA?…. L’IRA DI GABRIELLI
Ai comandi generali di Polizia, Guardia di Finanza e Carabinieri l’ordine è arrivato perentorio: individuare al più presto i responsabili.
Come è possibile, infatti, che la Rivista della prestigiosa Scuola di perfezionamento delle forze di polizia sia stata cancellata dal registro della stampa tenuto dal tribunale di Roma (in base alla legge sulla stampa del 1948 una testata deve essere registrata con l’obbligo di indicare titolo, argomento e luogo della pubblicazione, direttore responsabile)?
Non adempiendo agli obblighi previsti dalla suddetta legge, compresa la comunicazione di ogni variazione che intervenga, dando comunque alle stampe una pubblicazione, si può incorrere nel reato di stampa clandestina.
E per un trimestrale come quello della Scuola di perfezionamento delle forze di polizia, sarebbe il colmo.
Ma procediamo con ordine.
Essendo una pubblicazione di carattere professionale, per la Rivista della Scuola di perfezionamento delle forze di polizia, il ruolo di direttore responsabile può essere ricoperto anche da un non iscritto all’Ordine dei giornalisti.
Per firmare, però, la persona indicata nel ruolo di direttore viene iscritta in un Elenco speciale (l’Ordine dei giornalisti si compone di tre elenchi: professionisti, pubblicisti e, appunto, elenco speciale).
L’iscrizione all’albo per le figure inserite nell’elenco speciale decade contestualmente alla fine dell’incarico per il quale si è chiesta l’annotazione (che deve essere deliberata dal Consiglio dell’Ordine). Succede per le pubblicazioni a carattere tecnico e scientifico.
Nel caso specifico, l’inghippo è venuto alla luce quando un ufficiale si è recato presso il tribunale civile di Roma per far annotare la variazione avvenuta, col passaggio della direzione di Scuola e rivista, che coincidono, dal dirigente di Polizia Michele Rocchegiani al Generale di divisione della Guardia di Finanza Gennaro Vecchione (il Direttore della Scuola è scelto a turno con incarico triennale non rinnovabile, tra i Dirigenti Generali di Pubblica Sicurezza, tra i Generali di Divisione dell’Arma dei Carabinieri e del Corpo della Guardia di Finanza, ed è nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro dell’Interno).
Si è scoperto che la registrazione era decaduta in seguito alle dimissioni da direttore, con conseguente cancellazione dall’elenco speciale, del dirigente generale di Ps Gian Carlo Pozzo, che firmava la rivista.
Esattamente il 20 maggio 2016. Dato il rilevante lasso di tempo trascorso senza alcuna comunicazione, in data 23 novembre 2017, il tribunale aveva provveduto alla revoca della registrazione.
Il 26 gennaio ne è arrivata comunicazione ufficiale al capo della polizia Gabrielli, che il 29, lapidario, ha risposto all’ufficio preposto “Prego far conoscere i motivi del cennato inadempimento ed eventuali profili di responsabilità ”. Il,o i colpevoli, potrebbero rispondere di danno erariale.
Intanto, in attesa di sanare la situazione, il numero di gennaio del trimestrale non è andato in stampa. Dovrebbe uscire a marzo.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 21st, 2018 Riccardo Fucile
IL LETTERATO: “NIENTE PANEM, SOLO CIRCENSES”… “HANNO ACCESO I FARI SULLE PERIFERIE, MA NON HANNO MANTENUTO LE PROMESSE VERSO I PIU’ POVERI”
«Perchè il Movimento 5 Stelle è in testa ai sondaggi? Perchè il 4 marzo otterrà probabilmente il
maggior numero di voti? L’enfasi intorno ai grillini ha una prima spiegazione: la sinistra che ha tradito se stessa. Che non ha meditato e assimilato la lezione di Mitterrand: “Prima riunirci, poi spartire se si vince”».
Così Carlo Ossola, tra l’osservatorio parigino (cattedra di Letterature moderne dell’Europa neolatina al Collège de France) e Torino, la sua città , dove è nato nel 1946 e dove si è laureato con Giovanni Getto, mutuandone la divisa: stile e umanità .
Nel 2016, non passò inosservata l’attenzione che riservò alla candidatura di Chiara Appendino. «Ma – precisa – era di natura metodologica. In nome di un valore, l’alternanza, il salutare ricambio indispensabile per non perpetuare ossidate burocrazie».
L’Europa come patria culturale, fresco di stampa per i tipi di Marsilio
Nel vivaio delle comete, un’autobiografia del Vecchio Continente attraverso i suoi «maggiori», da Plutarco a Cervantes, da Boccaccio a Shakespeare, da Ungaretti a Montale. È la cornice in cui Carlo Ossola riflette sulla recente Italia. Fra la Mole a 5 Stelle («Una città che ansima, terziaria, indecisa se scommettere sul turismo o sulla cultura») e Palermo, dove invece «il sindaco Orlando è riuscito a valorizzare le migliori energie, a suscitare solidarietà capillari».
Deluso, quindi, dalla nuova amministrazione di Torino?
«Si sono imposti, i 5 Stelle, accendendo i fari sulle periferie, ma ad esse poi portando – spesso – non panem, ma circenses. A cominciare dalle Luci d’Artista, che magari sarebbe stato il caso di spegnere nel medesimo centro cittadino, destinando al “vivente” le risorse risparmiate».
Le luci che vogliono essere i 5stelle. Che cosa rappresentano le stelle nel panorama italico?
«Un simbolo ambiguo. Da Vaghe stelle dell’Orsa alla cinematografica Notte di San Lorenzo, una sequela di stelle cadenti».
C’è, nella carta d’identità dei 5 Stelle, un’ascendenza culturale, Jean-Jacques Rousseau, il nome del loro sistema operativo…
«Come affermava De Sanctis, e, prima di lui, Machiavelli, la politica si occupi di cose effettuali e non di nomi. Non si dimentichi come l’Italia appare all’Europa: instabile, ondivaga, al timone una classe dirigente inadeguata, ostaggio di orizzonti angusti. Occorre risalire a Moro, scomparso quarant’anni fa, e ad Andreatta, per riscoprire l’orgoglio».
Nel suo Vivaio delle comete non rifulge Rousseau…
“Rousseau, il filosofo della libertà , certo. Lo evoco nel medaglione dedicato a Carlo Goldoni. Il drammaturgo veneziano meglio impersona, interpreta, i Lumi e la “sociabilità ” che è base della convivenza. La Rivoluzione riconobbe in lui un generoso interprete del popolo e gli restituì (troppo tardi) la pensione che il Re di Francia gli aveva concesso».
Le periferie come cavallo di battaglia dei 5 Stelle…
«Soffermiamoci sulla geografia del voto. I 5 Stelle trovano il loro elettorato, soprattutto, là dove si sfiora o si patisce la povertà . A Torino, nella mia Torino, per esempio, da vent’anni un operaio – tranne Antonio Boccuzzi e forse qualche altro – non viene eletto in Parlamento dal Pd. È indicativo, no?».
Le nuove povertà , tra Italia e Francia…
«In Francia la povertà ha subito una confisca pericolosa, calamitata da Marine Le Pen. In Italia, i 5 Stelle fungono da stanza di compensazione».
Che cosa, secondo Lei, caratterizza i 5 Stelle?
«L’utopia della connessione permanente, attraverso la rete. E un ecologismo regressivo, permeato di ignoranza: il pensiero corre alle incertezze intorno ai miti “no vax”».
La rete e i 5 Stelle…
«La rete – priva di filtri e di autorevolezza – sostituisce l’intermediazione. La “disintermediazione” (definita da Pierre Rosanvallon, Valeria Termini e altri: dalla finanza che nelle bloch chain inventa transazioni dirette sul web e le sostituisce agli intermediari finanziari, alla politica in rete che disintermedia i partiti, alla scuola disancorata dalla famiglia) sollecita l’egoismo del soggetto primattore. Di qui, la sopraffazione, la via breve delle parole d’ordine: perigliosa avventura».
L’artefice dei 5 Stelle, Grillo, è un comico. Altro, pirandellianamente. è l’umorismo. La dimensione spettacolare, istrionica, che si impone sul ragionamento (la compassione). Un carattere italiano?
«Ma l’attore che scende in campo è una specialità universale. Da Reagan al Berlusconi degli esordi, che si accompagnava ad Apicella, a, risalendo indietro nei secoli, Nerone che suona la cetra…».
L’atto costitutivo dei 5 Stelle è un «vaffa». È inarrestabile il degrado del linguaggio, politico e non.
«Il “vaffa” dei 5 Stelle, le urla spesso razziste della Lega, e via elencando. Una volta, da De Gasperi a Adenauer, dal generale De Gaulle a Obama (appena ieri, ma sembra un tempo remotissimo), il leader era un modello. Il cittadino guardava fiducioso di vedere in essi la parte migliore di sè e del proprio Paese. Oggi il leader è scaduto a ”suscitatore di pulsioni”, che legittima le bassezze incarnandole. Dal cervello alla trippa. Ma poi è anche vero che chi di rottamazione ferisce, di rottamazione perisce».
Il problema è la formazione della classe dirigente…
«Va da sè. Ma i segnali che giungono non sono affatto incoraggianti. Penso alle “cattedre Natta”, nate per consentire il rientro in Italia dei migliori giovani studiosi, finiti all’estero, formando le future levi dirigenti. I fondi sono stati svuotati, nella Finanziaria 2018, per una regalia una tantum a chi è già in università . Che dire?».
Il disorientamento dilaga. Tra le «comete» della sua «Europa a venire» quale avverte come bussola per non tornare ogni volta daccapo?
«Mi sembrano – tutti gli autori convocati – appartenere ai Minima moralia di una vera Europa. Ma se proprio dovessi scegliere, proporrei Blaise Pascal, uno dei pochi che ha osato attraversare gli abissi del cuore umano, la vanità e i divertissements della società , cercando senza posa l’essenziale».
(da “La Stampa”)
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