Maggio 9th, 2018 Riccardo Fucile
BERLUSCONI E LA MELONI GLI HANNO TOLTO L’ALIBI E LO ASPETTANO SULLE RIVE DEL FIUME… E NON C’E’ ACCORDO TRA SALVINI E DI MAIO SU CHI FA IL PREMIER
Alla fine arriva il “via libera” di Silvio Berlusconi che è, al tempo stesso, una sfida. C’è un passaggio
chiave nel comunicato del Cavaliere che arriva in serata: “Se un’altra forza politica della coalizione di centro-destra ritiene di assumersi la responsabilità di creare un governo con i Cinque Stelle, prendiamo atto con rispetto della scelta. Non sta certo a noi porre veti”.
Tradotto, in modo gergale, dopo aver registrato gli umori di Arcore: se siete capaci, fate il governo e, soprattutto, governate, non saremo noi l’ostacolo che lo impedisce.
A questo punto, non ci sono più alibi.
E non è un caso che, nel comunicato, non viene precisato quale sarà la formula con cui Forza Italia favorirà la nascita del governo, se con un voto di astensione (probabile) o votando contro, sia pur in una cornice di opposizione blanda. Perchè l’atteggiamento di Forza Italia dipenderà da come si configura l’operazione: l’assetto del governo, gli uomini, il programma.
È lo schema Letta, che porta a “non impedire” la nascita del governo Lega-M5s, pur di togliersi dalla gola il coltello delle elezioni anticipate, a luglio o settembre: non il classico “appoggio esterno”, perchè l’appoggio esterno presuppone il voto di fiducia. Però Forza Italia, di fronte a un assetto potabile, non si metterà neanche all’opposizione dura e pura, cosa che ormai non fa da tempo con nessun governo, perchè questo significherebbe la rottura totale dell’alleanza con la Lega nei territori e nelle regioni del Nord. A patto, appunto, che l’assetto sia potabile.
E questo è un capitolo ancora aperto.
Perchè ad Arcore risulta che la trattativa tra Salvini e Di Maio è ancora tutta da svolgere e si è arenata sulla casella principale, ovvero su chi andrà a palazzo Chigi. Ancora domenica ad Arcore rimbalzavano le voci di una possibile “staffetta” a palazzo Chigi sul modello Craxi-De Mita, che sarebbe iniziata con Salvini e proseguita con Di Maio.
Ipotesi naufragata, senza che ne abbia preso corpo un’altra.
In questo “fate voi” c’è una scommessa sulle altrui difficoltà perchè, dicono azzurri di rango, “è chiaro che se ci propongono un programma di tasse e giustizialista, con un premier indigeribile passiamo all’opposizione vera in un attimo”.
Ecco, ruota attorno alla figura che sarà indicata per palazzo Chigi l’atteggiamento complessivo di Berlusconi.
Perchè il non detto è la richiesta, per a palazzo Chigi, di una figura da cui l’ex premier si senta rappresentato e che rappresenti una garanzia per il mondo berlusconiano.
Ad esempio, Giancarlo Giorgetti al momento non viene vissuto con tanto entusiasmo. E comunque non è sul tavolo.
È questo il punto, proprio nel momento in cui sulla casella pare non esserci accordo nemmeno tra Salvini e Di Maio perchè il leader pentastellato non regge un nome leghista e preferisce un nome terzo: la figura che andrà a palazzo Chigi, la casella delle caselle.
E attenzione, è tutt’altro che banale la posizione assunta da Giorgia Meloni, l’altro alleato di centrodestra, assai meno possibilista sull’intesa a trazione Salvini che chiede un “incarico al centrodestra” e annuncia che si pronuncerà dopo le “scelte del Colle”. Non è affatto un via libera all’accordo, ma una posizione che lascia la trattativa aperta, indebolendo la forza negoziale di Salvini che siede al tavolo con Di Maio circondato dalla perplessità di due suoi alleati.
Anche in questa posizione c’è una sfida.
E c’è un motivo se fino a ieri Matteo Salvini spingeva per un appoggio esterno puro di Forza Italia perchè “io posso presentarmi come il leader del centrodestra e non come quello solo della Lega”: è chiaro che il leader leghista ha un problema di forza contrattuale e il Cavaliere di dignità e ognuno deve farsi concavo e convesso.
Una soluzione del genere — il governo che nasce sull’astensione di Forza Italia – va oltre gli artifici politici e verbali della Prima Repubblica, va limata in tutti i dettagli.
E può saltare in ogni momento.
Chi fa il premier? E il programma? E i ministri?
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 9th, 2018 Riccardo Fucile
QUANDO LA POLITICA ERA FATTA DA UOMINI VERI, NON DA CIALTRONI…”UN AVVERSARIO FORTE E RISPETTOSO, NON DIMENTICHERO’ MAI LA SUA CORRETTEZZA E LA SUA VISITA ALLA SALMA DI BERLINGUER”
«A trent’anni dalla morte ricambio il gesto che Almirante fece verso le persone a me più care, Valenzi e Berlinguer, andando all’iniziativa che hanno organizzato per lui»
A scorrere i nomi del parterre che il 22 maggio si è dato appuntamento per ricordare Giorgio Almirante uno spicca subito: è quello di Antonio Bassolino
«Partecipo con piacere».
Lei è l’unico di sinistra. Perchè ha accettato l’invito?
«Per ragioni napoletane e nazionali».
Almirante è stato in consiglio comunale a Napoli.
«Un grande personaggio della Sala dei Baroni. Capolista del Msi nell’80, quando Maurizio Valenzi si ricandidò a sindaco e fu rieletto, Almirante era capo dell’opposizione».
Che avversario era?
«Forte e rispettoso. Poi ci fu il terremoto. Che fu catastrofico nelle zone del cratere, ma disastroso in città non solo per i danni materiali, ma dal punto di vista politico. Il 23 novembre cambia la storia della città . Cambiò tutto. La camorra fece un salto di qualità , i grandi sforzi delle giunte Valenzi fecero i conti con quella vicenda. Ricordo benissimo, io ero segretario regionale del Pci, facevo la spola tra il cratere e Napoli e ricordo l’appello di Maurizio a tutte le forze».
Chiese una sorta di tregua.
«Certo. Chiese a ognuno di fare la propria parte. Almirante rispose positivamente a quell’appello e non lo dimentico. E poi lui è rimasto in consiglio comunale fino all’84. Lo lasciò quando morì Marcello Zanfagna, un parlamentare del Msi. Almirante si dimise per fare subentrare il figlio di Marcello, il primo dei non eletti. Per dire come contavano i rapporti umani e personali in politica».
Ora non più?
«No. Quando sono stato eletto sindaco nel ’93 avrei potuto prendere tempo, invece mi dimisi da parlamentare subito perchè il primo dei non eletti era Guido De Martino ed era il figlio di una persona carissima come Francesco De Martino. Eravamo così».
Quando ha reincontrato Almirante?
«Ero alle Botteghe oscure quando Almirante venne a rendere omaggio alla salma di Berlinguer. Per noi, la famiglia del Pci, fu molto importante. Ero lì quando due compagni della vigilanza mi avvertirono che in fila c’era Almirante. Io andai verso di lui, un altro compagno avvertì Pajetta, uno che si era fatto parecchi anni di galera da antifascista. Eppure Giancarlo scese subito e lo fece entrare. E Almirante rese omaggio alla salma di Berlinguer. Come, anni prima, accolse l’appello di Valenzi. Per me ha contato molto, ad Assunta Almirante l’ho detto più volte. E questo dimostra anche la straordinaria intelligenza degli uomini della vigilanza del Pci, di solito ex operai. Capirono subito che era un omaggio a Berlinguer. Due ore fa è morto il padre di Angela, la mia segretaria storica, faceva la vigilanza notturna al Pci in via dei Fiorentini. Ha fatto questo per anni. Bisogna avere rispetto, altrimenti la politica cosa diventa?».
(da “il Corriere della Sera”)
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Maggio 9th, 2018 Riccardo Fucile
ALTRO CHE BATTAGLIA SUL CONFLITTO DI INTERESSI, DI MAIO SI E’ VENDUTO PURE LE STOVIGLIE PUR DI FARE IL GOVERNO COI RAZZISTI
Secondo Dagospia, nelle prossime ore si individueranno i due/tre ministri di area forzista (non
necessariamente del partito) che sono stati garantiti a Berlusconi per ottenere il via libera al governo.
Un pacchetto esiguo ma di peso dal momento che in ballo ci sarebbero i posti agli Esteri, Sviluppo Economico (che include le deleghe alle Comunicazioni, tanto care al Cavaliere e a Mediaset), Economia, Interno o Giustizia.
L’accordo prevede che vengano tutelate le aziende Mediaset, quindi facile intuire che la delega alla Comunicazione sia affidata a un ministro “di garanzia” degli interessi del leader di Forza Italia.
Siamo passati insomma dal “porre fine al conflitto di interessi” urlato da Dibba al vendersi pure le stoviglie pur di arrivare al governo.
(da agenzie)
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Maggio 9th, 2018 Riccardo Fucile
IL COMUNICATO UFFICIALE: “RIMANIAMO DELL’IDEA CHE DOVEVAMO INSISTERE PER UN GOVERNO DI CENTRODESTRA, PRENDIAMO ATTO CHE LA LEGA VUOLE ANDARE AL GOVERNO CON IL M5S CHE HA DIMOSTRATO DI NON AVERE LA MATURITA’ PER GOVERNARE IL PAESE”
Arriva il sì di Silvio Berlusconi al governo di M5s e Lega.
Arriva intorno alle 21 la dichiarazione ufficiale del leader di Forza Italia, che rappresenta il via libera a Luigi Di Maio e Matteo Salvini che avevano chiesto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella altre 24 ore per trattare.
“Il Paese da mesi attende un governo. Continuo a credere che la soluzione della crisi più naturale, più logica, più coerente con il mandato degli elettori sarebbe quella di un governo di Centro-Destra, la coalizione che ha prevalso nelle elezioni, guidato da un esponente indicato dalla Lega, governo che avrebbe certamente trovato in Parlamento i voti necessari per governare – spiega il Cavaliere -. Questa strada non è stata considerata praticabile dal Capo dello Stato. Ne prendo atto. Da parte nostra non abbiamo posto e non poniamo veti a nessuno, ma — di fronte alle prospettive che si delineano – non possiamo dare oggi il nostro consenso ad un governo che comprenda il Movimento Cinque Stelle, che ha dimostrato anche in queste settimane di non avere la maturità politica per assumersi questa responsabilità . Questo lo abbiamo sempre detto, e per quanto ci riguarda non è mai neppure cominciata una trattativa, nè di tipo politico, nè tanto meno su persone o su incarichi da attribuire. Se però un’altra forza politica della coalizione di centro-destra ritiene di assumersi la responsabilità di creare un governo con i cinque stelle, prendiamo atto con rispetto della scelta. Non sta certo a noi porre veti o pregiudiziali”.
Ecco, dunque, quale sarà la formula lasciapassare: “In questo caso non potremo certamente votare la fiducia, ma valuteremo in modo sereno e senza pregiudizi l’operato del governo che eventualmente nascerà , sostenendo lealmente, come abbiamo sempre fatto, i provvedimenti che siano in linea con il programma del centro-destra e che riterremo utili per gli italiani. Se invece questo governo non potesse nascere, nessuno potrà usarci come alibi di fronte all’incapacità – o all’impossibilità oggettiva – di trovare accordi fra forze politiche molto diverse. Di più a noi non si può chiedere, anche in nome degli impegni che abbiamo preso con gli elettori. Tutto ciò non segna la fine dell’alleanza di centro-destra: rimangono le tante collaborazioni nei governi regionali e locali, rimane una storia comune, rimane il comune impegno preso con gli elettori. Continuiamo a lavorare per tornare a vincere, ma soprattutto perchè torni a vincere l’Italia”.
(da agenzie)
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Maggio 9th, 2018 Riccardo Fucile
TRE LINEE INTERNE ALL’ASSEMBLEA, POI LA MELONI ANNUNCIA LA LINEA: “GOVERNO DI GRANDE CONFUSIONE”… DOPO AVER FATTO LA COLF A SALVINI NON SE LA SENTE DI FARLA ANCHE A DI MAIO, SPERIAMO LE DIANO ALMENO LA LIQUIDAZIONE… TANTO PER STIRARE LE CAMICIE ORA SALVINI SA DOVE PORTARLE
Il patto tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio per un governo politico con la “non sfiducia” di Forza Italia
manda in tilt Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.
Il partito, da sempre contrario all’accordo, ha raccolto l’assemblea dei parlamentari per stabilire la linea da tenere.
E le opinioni sono state assai divergenti.
Si parte da Guido Crosetto, il quale propone l’appoggio esterno all’esecutivo. Dunque Edmondo Cirielli, che vorrebbe direttamente l’ingresso del partito al governo. Infine la posizione, più radicale, di Ignazio La Russa, il quale invoca il voto subito.
“Il governo nasce in grande confusione”. Per questa ragione Giorgia Meloni avrebbe deciso di stare all’opposizione.
Secondo una indiscrezione dell’Adnkronos dopo una lunga assemblea dei parlamentari di Fratelli d’Italia alla Camera, la leader del partito avrebbe compiuto la sua scelta, spaccando di fatto il centrodestra.
(da agenzie)
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Maggio 9th, 2018 Riccardo Fucile
GOVERNO CONTRO “LE BANCHE” PRESIEDUTO DA UNO CHE E’ STATO CONSIGLIERE DELLA BANCA LEGHISTA CREDIEURONORD SULL’ORLO DEL CRACK E SALVATA DA FIORANI, BANCHIERE ARRESTATO NEL 2005 ?
Ci avviciniamo a un “governo del cambiamento”, sentiamo ripetere a una voce da settimane dalla grancassa grillina e padagna.
Se l’accordo con Berlusconi di “non belligeranza” andasse in porto, uno dei candidati più accreditati a fare il premier sarebbe il leghista Giorgetti, incensato come “abile mediatore” e, caso raro e pertanto da sottolineare da quelle parti, “laureato alla Bocconi”.
Ma chi è veramente Giorgetti? Che “cambiamento” rappresenta?
Giorgetti è uno dei fedelissimi di Matteo Salvini ed è stato per dieci anni (dal 2002 al 2012) segretario sazionale della Lega Lombarda (ovvero segretario regionale della Lega Nord in Lombardia).
Giorgetti è stato anche presidente della Commissione Speciale nel periodo che è intercorso tra le elezioni politiche del 2013 e la formazione del governo Letta.
Dal 2001 al 2006, durante la legislatura guidata da Silvio Berlusconi, è stato il presidente della Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione.
Ci sono però alcuni “problemi”
Giorgetti è uno di quei politici di professione che stanno da decenni in Parlamento.
È stato eletto alla Camera la prima volta nel 1996 per un totale di sei legislature (compresa quella attuale), esattamente il tipo di personaggio politico sgradito alla base del M5S.
Non solo, c’e’ un particolare che nessuno dice: è stato consigliere della Credieuronord, la banca leghista sull’orlo del crack salvata da Gianpiero Fiorani, il manager della Popolare di Lodi poi arrestato nel 2005 per le scalate dei “furbetti del quartierino”.
Un consigliere che non ha impedito che migliaia di azionisti leghisti rischiassero i propri risparmi finendo travolti dal dissesto della banca, tappullato da amicizie politiche.
Ma non erano i grillini e i leghisti contro “i banchieri”?
Contro quelli che speculano contro il popolo, salvo che la banca sia sotto il loro controllo?
Gli elettori grillini che ne pensano?
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Maggio 9th, 2018 Riccardo Fucile
“VI GARANTISCO CHE MAI SAREMO ALLEATI CON LA LEGA ANCHE DOPO IL VOTO: SIAMO GENETICAMENTE DIVERSI”… ELETTORI GRILLINI DEL SUD PRESI PER IL CULO
Oggi che il forno del MoVimento 5 Stelle con la Lega ha riaperto i battenti con la benedizione di un
fornaio d’eccezione, è bene ricordare l’autorevolezza con cui l’attuale terza carica dello Stato, ovvero il presidente della Camera Roberto Fico, si esprimeva a proposito di un’alleanza con la Lega.
L’ultima volta che Fico si è espresso risale al gennaio 2018 ed era stato chiarissimo e limpido come l’acqua trasparente che fuoriesce da una fonte di roccia purissima: “La stampa ogni tanto si lancia in certe cose, ma vi garantisco che mai noi saremo alleati con la Lega anche dopo il voto: siamo geneticamente diversi”.
Ma anche 10 mesi fa, quando ad ascoltarlo c’era La7, Fico era stato chiarissimo riguardo l’alleanza del MoVimento 5 Stelle con la Lega: “Dio ci scampi da un’alleanza con la Lega, siamo incompatibili”.
E anche nel gennaio 2017, in un video di Repubblica TV, Fico era granticio nella sua convinzione: “Non ci sarà nessuna alleanza con la Lega nè faremo niente di simile a loro”.
“Che l’esito delle elezioni sia stato negativo è da vedere — dice Fico -, ma comunque non c’è nessuna svolta a destra. Noi da sempre lavoriamo su questi temi e basta vedere i nostri atti parlamentari per capire che il nostro è un percorso serio, non di pancia”
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 9th, 2018 Riccardo Fucile
ENNESIMO MORTO SUL LAVORO IN UN PAESE SENZA CONTROLLI ADEGUATI… QUESTI SONO I VERI PROBLEMI DELL’ITALIA MA I POLITICI SE NE FOTTONO, DEVO LOTTARE PER LE POLTRONE
Gravissimo incidente sul lavoro, stamattina, nel cantiere della Fincantieri di Monfalcone. Un operaio di 19 anni, impiegato in una ditta che lavora in appalto, è stato schiacciato da blocco di cemento del peso di circa 700 chili che si è staccato da una gru.
Il giovane è stato immediatamente trattato con manovre avanzate di rianimazione dal personale del 118 arrivato sul posto con un’ambulanza, l’automedica e l’elisoccorso. Allertati anche la polizia e i vigili del fuoco. L’operaio è stato trasportato in codice rosso all’ospedale Cattinara di Trieste, dove è morto poche ore dopo.
Nel cantiere è subito scattato lo sciopero di tutte le maestranze.
“Le rappresentanze aziendali dei sindacati metalmeccanici territoriali hanno proclamato uno sciopero immediato all’interno del cantiere”, dice il segretario della Fiom Cgil Gorizia, Livio Menon.”Stiamo lavorando per organizzare per domani mattina un’assemblea all’ingresso dei cantieri, con l’obiettivo di aprire una vertenza con il gruppo sulla gestione della sicurezza sia per i dipendenti diretti sia per le aziende dell’indotto”.
Fincantieri “partecipa con profondo cordoglio al dolore della famiglia, garantendole sin d’ora il massimo sostegno”. Lo spiega il gruppo in una nota, e aggiunge che “sta assicurando alle autorità competenti il massimo impegno per l’accertamento delle cause che lo hanno provocato”.
(da agenzie)
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Maggio 9th, 2018 Riccardo Fucile
IN UNA GIORNATA DI LEADER DA AVANSPETTACOLO CHE VOGLIONO GOVERNARE IL PAESE, NON POTEVA MANCARE LA CILIEGINA SULLA TORTA DEL CARNEVALE POLITICO
C’è solo un movimento che può salvare l’Italia. 
E quel movimento non è il MoVimento 5 Stelle ma è il Movimento Liberazione Italia, il partito-non partito (nel senso che non è mai arrivato da nessuna parte) fondato dal generale dei carabinieri in pensione — e con vitalizio da parlamentare — Antonio Pappalardo.
Dopo aver arrestato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la ministra della Salute Beatrice Lorenzin ora Pappalardo vuole fare sul serio.
La data della liberazione d’Italia è fissata per domani, giovedì 10 maggio 2018.
Il generale Pappalardo è uno di che di battaglie ne ha combattute molte, solamente l’anno scorso ha indetto almeno un paio di rivoluzioni per scacciare gli abusivi dal Parlamento ed insediare finalmente un Governo legittimo voluto dal Popolo (Unico). Il 10 maggio Pappalardo ha convocato il Comitato Liberazione Italia, il Comitato Pescatori di Lampedusa, il Comitato Indipendentisti Sardi, il Comitato Indipendentisti Campani, il Comitato Indipendentisti Veneti (se c’è qualcosa in cui Pappalardo è bravo è la creazione di comitati) riunti nel Coordinamento dei Comitati Anticrisi per proporre una lista di dodici punti per l’Italia.
Al primo punto c’è la richiesta di eliminare l’articolo 75 della Costituzione (quello che regola l’istituto del referendum popolare) al fine di ripristinare la sovranità popolare.
Si dovrà poi rafforzare lo Stato creando una repubblica federale; eliminare “l’attuale fiscalità fonte del debito pubblico” introducendo la sovranità monetaria che consentirà a sua volta “investimenti pubblici senza precedenti” per risolvere il problema del lavoro.
Tra le numerose e deliranti proposte c’è anche quella di superare “il sistema dei partiti” per favorire “il progresso e l’emancipazione degli esseri umani”.
Non è chiaro se si andrà verso il partito unico o verso un sistema in cui ogni cittadino sarà anche un partito politico.
La parte più interessante della rivoluzione pappalardiana è senza dubbio la riforma fiscale che prevede al primo punto la trasformazione totale del sistema fiscale con conseguente «abolizione totale di ogni tassa diretta e indiretta e di ogni prelievo a fini previdenziali, ad esclusione della creazione monetaria, con lo scopo di eliminare dai prezzi di merci e prestazioni questi costi aggiuntivi, ottenendo in tal modo il dimezzamento dei prezzi e il raddoppio della ricchezza monetaria del Paese».
Del resto Pappalardo la pensione e il vitalizio ce li ha già , cosa gli importa della pensione degli altri?
In una serie di messaggi su Facebook Pappalardo in questi giorni se l’è presa con il “latitante” Sergio Mattarella, definendolo “capo dei voltagabbana” e ricordando che a differenza del M5S il Movimento Liberazione Italia da mesi lotta contro il Rosatellum e gli arresti dei parlamentari sono lì a dimostrarlo.
La rivoluzione è fissata per le ore 10, venite già mangiati
Per ottenere tutto questo però è necessario mandare a casa i partiti ladroni e corrotti. Per combattere il “golpe” di Mattarella — presidente “abusivo” — che vorrebbe dare l’incarico di governo ad un parlamento eletto con la legge “illegale” denominata Rosatellum Pappalardo propone quindi una “rivoluzione”.
Se non fosse che sappiamo che ormai rivoluzione è diventato sinonimo di manifestazione o corteo potremo anche pensare che il generale in pensione stia preparando un colpo di stato per evitare un golpe inesistente.
Al solito sarà la solita farsa e alla fine dopo qualche “arresto” compiuto nei confronti di deputati ignari nei pressi di Montecitorio i rivoluzionari torneranno a casa alle loro amate tastiere.
I Poteri Forti però a quanto pare sono già all’opera per ostacolare i propositi pappalardeschi.
Il generale informava ieri i suoi seguaci che il Comando dei Carabinieri ha aperto un’inchiesta formale sulla sua attività politica con conseguente degradazione.
In un post su Facebook Pappalardo fa sapere che sta per essere degradato in quanto nei suoi video si è dimenticato di dire che è un generale dell’Arma nella riserva. Ciononostante la rivoluzione non si fermerà , domani tutti in piazza Montecitorio per mandare a casa gli abusivi, sarà un successone.
(da “NextQuotidiano”)
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