ORA SALVINI E’ RIMASTO SOLO, RAPPRESENTA SOLO LA LEGA
BERLUSCONI E LA MELONI GLI HANNO TOLTO L’ALIBI E LO ASPETTANO SULLE RIVE DEL FIUME… E NON C’E’ ACCORDO TRA SALVINI E DI MAIO SU CHI FA IL PREMIER
Alla fine arriva il “via libera” di Silvio Berlusconi che è, al tempo stesso, una sfida. C’è un passaggio chiave nel comunicato del Cavaliere che arriva in serata: “Se un’altra forza politica della coalizione di centro-destra ritiene di assumersi la responsabilità di creare un governo con i Cinque Stelle, prendiamo atto con rispetto della scelta. Non sta certo a noi porre veti”.
Tradotto, in modo gergale, dopo aver registrato gli umori di Arcore: se siete capaci, fate il governo e, soprattutto, governate, non saremo noi l’ostacolo che lo impedisce.
A questo punto, non ci sono più alibi.
E non è un caso che, nel comunicato, non viene precisato quale sarà la formula con cui Forza Italia favorirà la nascita del governo, se con un voto di astensione (probabile) o votando contro, sia pur in una cornice di opposizione blanda. Perchè l’atteggiamento di Forza Italia dipenderà da come si configura l’operazione: l’assetto del governo, gli uomini, il programma.
È lo schema Letta, che porta a “non impedire” la nascita del governo Lega-M5s, pur di togliersi dalla gola il coltello delle elezioni anticipate, a luglio o settembre: non il classico “appoggio esterno”, perchè l’appoggio esterno presuppone il voto di fiducia. Però Forza Italia, di fronte a un assetto potabile, non si metterà neanche all’opposizione dura e pura, cosa che ormai non fa da tempo con nessun governo, perchè questo significherebbe la rottura totale dell’alleanza con la Lega nei territori e nelle regioni del Nord. A patto, appunto, che l’assetto sia potabile.
E questo è un capitolo ancora aperto.
Perchè ad Arcore risulta che la trattativa tra Salvini e Di Maio è ancora tutta da svolgere e si è arenata sulla casella principale, ovvero su chi andrà a palazzo Chigi. Ancora domenica ad Arcore rimbalzavano le voci di una possibile “staffetta” a palazzo Chigi sul modello Craxi-De Mita, che sarebbe iniziata con Salvini e proseguita con Di Maio.
Ipotesi naufragata, senza che ne abbia preso corpo un’altra.
In questo “fate voi” c’è una scommessa sulle altrui difficoltà perchè, dicono azzurri di rango, “è chiaro che se ci propongono un programma di tasse e giustizialista, con un premier indigeribile passiamo all’opposizione vera in un attimo”.
Ecco, ruota attorno alla figura che sarà indicata per palazzo Chigi l’atteggiamento complessivo di Berlusconi.
Perchè il non detto è la richiesta, per a palazzo Chigi, di una figura da cui l’ex premier si senta rappresentato e che rappresenti una garanzia per il mondo berlusconiano.
Ad esempio, Giancarlo Giorgetti al momento non viene vissuto con tanto entusiasmo. E comunque non è sul tavolo.
È questo il punto, proprio nel momento in cui sulla casella pare non esserci accordo nemmeno tra Salvini e Di Maio perchè il leader pentastellato non regge un nome leghista e preferisce un nome terzo: la figura che andrà a palazzo Chigi, la casella delle caselle.
E attenzione, è tutt’altro che banale la posizione assunta da Giorgia Meloni, l’altro alleato di centrodestra, assai meno possibilista sull’intesa a trazione Salvini che chiede un “incarico al centrodestra” e annuncia che si pronuncerà dopo le “scelte del Colle”. Non è affatto un via libera all’accordo, ma una posizione che lascia la trattativa aperta, indebolendo la forza negoziale di Salvini che siede al tavolo con Di Maio circondato dalla perplessità di due suoi alleati.
Anche in questa posizione c’è una sfida.
E c’è un motivo se fino a ieri Matteo Salvini spingeva per un appoggio esterno puro di Forza Italia perchè “io posso presentarmi come il leader del centrodestra e non come quello solo della Lega”: è chiaro che il leader leghista ha un problema di forza contrattuale e il Cavaliere di dignità e ognuno deve farsi concavo e convesso.
Una soluzione del genere — il governo che nasce sull’astensione di Forza Italia – va oltre gli artifici politici e verbali della Prima Repubblica, va limata in tutti i dettagli.
E può saltare in ogni momento.
Chi fa il premier? E il programma? E i ministri?
(da “Huffingtonpost”)
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