Maggio 10th, 2018 Riccardo Fucile
TEMONO CHE DIETRO SALVINI CI SIA UN COMPLOTTO DI BERLUSCONI E RENZI E CHIEDONO A DI MAIO LA LEGGE SUL CONFLITTO DI INTERESSI… E QUALCUNO DICE CHE C’E’ DA VERGOGNARSI DI ESSERSI ALLEATI CON I RAZZISTI COME IN EUROPA NON HA FATTO NESSUNO: “SIETE DEGLI INFAMI”
Ci siamo, sta per partire il “governo del cambiamento” MoVimento 5 Stelle con la Lega. Mentre sale
fortissimo il rombo dei motori però qualcuno si chiede cosa c’entra la Lega con il cambiamento.
Perchè la Lega Nord è quel partito che dal 1994 fa coppia fissa — al governo, meno all’opposizione — con Forza Italia, il partito il cui leader si presentò agli italiani promettendo “un nuovo miracolo italiano”.
Forse a questo punto bisogna ammettere che un “governo del cambiamento” non può prescindere da Silvio Berlusconi che nel 1994 annunciava la discesa in campo «dell’Italia che risparmia contro quella che ruba, dell’Italia della gente, contro quella dei vecchi partiti».
Nel dare il felice annuncio Luigi Di Maio ha scritto «Con Salvini stamattina abbiamo convenuto che è necessario iniziare a parlare di temi, di soluzioni ai problemi degli italiani che aspettiamo da 30 anni».
Ci sarebbe da chiedersi se Di Maio ricorda che negli ultimi ventiquattro anni la Lega Nord è stata una delle principali forze politiche che condivide con gli altri “vecchi partiti” le responsabilità della situazione attuale.
È questo alla fin fine il significato ultimo di post-ideologico?
Allearsi anche con coloro che fino ad un giorno prima venivano considerati impresentabili e causa di tutti i mali?
Già il fatto che l’incontro non si sia tenuto in streaming è per alcuni pentastellati un elemento significativo. Addio trasparenza?
È comprensibile che gli elettori che letteralmente fino all’altro giorno si sono sentiti dire da Di Maio e da altri parlamentari a 5 Stelle che la Lega è manovrata da Berlusconi che ne ha comprato il simbolo si trovino in difficoltà .
Prendere voti al Sud dicendo mai con la Lega e poi una volta eletti andare a firmare un “contratto” con Salvini non piace a tutti gli elettori pentastellati.
Il timore non è solo l’alleanza con un partito che molti elettori del M5S considerano totalmente altro ma il fatto che dietro la Lega ci sia Berlusconi.
E il leader di Forza Italia non ha fatto nulla per nascondere che dietro l’apertura di Salvini c’è il suo assenso a mettersi da parte.
Probabilmente da qualche parte c’è gente che si sta mangiando anni di editoriali di Travaglio sullo psiconano e sulle contropartite inconfessabili pretese dal Signor B. in cambio di un accordo di non belligeranza.
L’umore delle truppe pentastellate non è dei migliori. Sul Blog delle Stelle c’è chi ricorda cosa è la Lega «razzismo, neofascismo, gigantesche ruberie, contiguità venticinquennale con Forza Italia». Non proprio dettagli di poco conto.
Moltissimi i commenti degli elettori delusi, che si pentono che avendo dato il voto al M5S lo hanno dato anche alla Lega “che è vicina all’estrema destra”.
C’è chi invece è maggiormente preoccupato dl fatto che Berlusconi sia “ancora lì a decidere del paese”.
«Deluso!!!!!» scrive un elettore a commento del video di Di Maio ricordando che “il cavallo di battaglia era mai con i partiti che hanno rovinato l’Italia” e che ora si trova “un accordo con la lega ladrona di Bossi e di Calderoli”.
Per altri il dubbio si fa atroce: “quali sono le condizioni di Berlusca per aver accettato di farsi da parte? Non sarà che sotto sotto imponga a Salvini le regole del gioco?”. L’inciucio, così temuto e così disprezzato, il Renzusconi, il Patto del Nazareno: fantasmi della scorsa legislatura che ora sono tornati a tormentare le notti degli onesti.
C’è anche chi ha fiducia in Di Maio e nelle decisioni “dello staff” e che ritiene che alla fin fine l’accordo con la Lega fosse l’unica cosa possibile da fare per rispettare la volontà popolare che ha deciso di mandare al governo Di Maio e Salvini.
Poco importa a questo punto che la “volontà popolare” abbia deciso di mandare al governo non la Lega da sola ma Salvini con Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi.
Non c’è quindi che una soluzione, sottoscrivere un accordo chiaro e “saranno i cittadini iscritti al M5S e a Rousseau a decidere se sarà un contratto che ci piace oppure no!”.
Visti i precedenti non c’è dubbio quindi che Rousseau finirà per dare il via libera al Salvimaio (solo un disadattato neuronale crederebbe al contrario).
E così mentre Andrea Severini, il marito di Virginia Raggi, continua a cercare un modo per dare la colpa a Matteo Renzi e a Silvio Berlusconi (dimenticando che senza il secondo probabilmente Di Maio starebbe ancora chiedendo di andare a votare a luglio) altri elettori del MoVimento si preoccupano di problemi concreti.
Cosa mettere nel contratto? «Abolizione Riforma Fornero, ‪Legge anticorruzione‬, ‪Reddito di cittadinanza, ‪Rivedere legge su immigrazione e Conflitto d’interessi» scrive un utente nei commenti al video di Luigi Di Maio.
Adesso o mai più, chiedono a gran voce gli elettori. La legge sul conflitto d’interessi (con aggiunta di “severe leggi di anticorruzione, antievasione, eliminazione della prescrizione di reato”) è la contropartita che gli elettori del MoVimento chiedono al Capo Politico per poter trangugiare l’amaro calice dell’alleanza con il felpato.
Anche Vittorio Di Battista, uno che con i sedicenti fascisti si è sempre trovato a suo agio, detta le sue condizioni: «abolizione dei vitalizi, istituzione del reddito di cittadinanza, abolizione di qualsiasi forma di finanziamento diretto od indiretto all’editoria ed al mondo delle radio e delle televisioni e lotta, vera, alla corruzione».
Il conflitto d’interessi? Per il padre di Alessandro Di Battista «può aspettare qualche mese, magari il problema lo risolve il nano ladro di tasse, di sua NON spontanea volontà ».
Di Battista senior dimostra così di aver capito tutto sul conflitto d’interessi.
Al momento Berlusconi non ricopre alcuna carica elettiva o di governo (è ancora interdetto dai pubblici uffici) quindi il tema non lo riguarda minimamente.
Ma non è certo l’unico ad essere interessato dalla questione che potenzialmente riguarda tutti i titolari di cariche di governo o i componenti di autorità di garanzia vigilanza e regolazione.
Il deputato del Movimento Cinque stelle Alessio Villarosa, parlando fuori Montecitorio conferma che “Il conflitto di interessi resta una priorità ”.
Anche Carla Ruocco assicura gli elettori: legge su conflitto d’interessi? “Noi non rinunciamo a nessuno dei nostri punti”.
Si vedrà quindi alla prova dell’Aula se davvero il MoVimento 5 Stelle intende andare avanti con l’approvazione della legge sul conflitto d’interessi.
Una proposta di legge c’è già , è stata presentata da Riccardo Fraccaro e necessita unicamente dell’approvazione di Palazzo Madama.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 10th, 2018 Riccardo Fucile
BOCCIATA LA STAFFETTA, VETI INCROCIATI SIU GIORGETTI E GIOVANNINI, IN 24 ORE NON HANNO CONCLUSO UNA MAZZA… IL TIRAPACCHI SALVINI VORREBBE RESTARE FUORI PER FAR SALTARE IL BANCO AL MOMENTO PROPIZIO E NON ESSERE GIUDICATO COME MINISTRO
Quasi due ore di incontro di buon mattino. Poi il comunicato: “Passi avanti, sia su premier sia su programma”. Matteo Salvini e Luigi Di Maio offrono al Quirinale il passo concreto che il Colle si aspettava per dare ulteriore tempo all’intesa.
Entrambi sono convinti che nel giro di qualche mossa si arriverà a dama. Per questo hanno fissato a domenica la chiusura della partita, con l’obiettivo di presentarsi da Sergio Mattarella lunedì.
I nodi da sciogliere tuttavia sono ancora tanti.
A partire dalla poltrona delle poltrone. Nelle ultime ore si è estremamente affievolita la possibilità di una staffetta.
Prima un giallo e poi un verde a presiedere il Consiglio dei ministri. O viceversa. Perchè chi dovrebbe raccogliere il testimone non ha alcuna garanzia sulla durata eventuale della legislatura.
E perchè è una soluzione che non convince molti degli attori in campo, anche fra chi non sta direttamente giocando il match.
Lo stato dell’arte racconta che si sta lavorando su un nome terzo. Quelli proposti finora sono stati impallinati dai rispettivi veti.
Quello di Giancarlo Giorgetti dal Movimento 5 stelle. “Allora perchè non Riccardo Fraccaro?”, hanno risposto provocatoriamente, sapendo che difficilmente il fedelissimo del leader potrebbe mollare in maniera indolore la casella di questore anziano della Camera.
Da parte sua il Carroccio ha detto no a Enrico Giovannini, soluzione di compromesso avanzata dalla controparte.
Chi sarà il prescelto per la presidenza del Consiglio a cascata determinerà molte altre mosse. Si discute sul ruolo dei leader.
Per la truppa stellata Di Maio e Salvini dovrebbero entrare a pieno titolo nella squadra dell’esecutivo. Più a guida di ministeri di peso (circola l’ipotesi del primo agli Esteri, sulla quale gli interessati si dimostrano scettici, e il secondo agli Interni) che non come vicepremier.
Un’ipotesi che non convince del tutto le camicie verdi, che vorrebbero avere il segretario fuori dal governo, garante dell’alleanza ma con le mani libere per far saltare il banco all’occorrenza.
Molto fluida anche la situazione dei ministeri, che non verrà definita nel dettaglio fino a che non sarà chiaro chi guiderà la truppa a Palazzo Chigi.
L’ultimo schema di massima vedrebbe assegnati ai 5 stelle Esteri, Difesa, Sviluppo Economico, Cultura e Politiche sociali (quest’ultimo dovrebbe assorbire le tematiche relative al reddito di cittadinanza). Alla Lega Interni, Lavoro, Trasporti, Ambiente e Agricoltura.
Nel pomeriggio il round ricognitivo sul programma. Un tavolo composto da parlamentari e tecnici che dovranno iniziare a sgrossare le intese e limare le divergenze, e dovrebbe essere coordinato da un lato da Laura Castelli e dall’altro da Claudio Borghi.
Discussione importante, ma sub judice. Se non si troverà una quadra sul premier e sul ruolo dei leader, rimarrà solamente un bell’esercizio di stile.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 10th, 2018 Riccardo Fucile
DUE DILETTANTI ALLO SBARAGLIO DEDITI AL CAZZEGGIO POLITICO
A questo punto, sempre che il nostro Paese non venga colpito da un asteroide o sepolto da una mega
merendina piovuta dal cielo, si direbbe proprio che i ragazzini ridanciani Matteo Salvini e Luigi Di Maio ce l’abbiano fatta: finalmente avranno a disposizione un governo “che possa coniugare leggerezza e golosità ”.
Il risultato dei loro bluff, sinergici con quello del presidente Sergio Mattarella: l’ipotesi di un voto in pieno luglio e la promessa di un governo balneare variamente rinominato (neutrale, di servizio, responsabile, di transizione) per rivestire da trovata innovativa vecchi marchingegni democristiani.
Così lo scaltro Berlusconi veniva piegato dallo sbandieramento di nuove elezioni palesemente destinate a falcidiare Forza Italia, Matteo Renzi e i suoi boccaloni scoprivano piacevolmente che non era sfumata la possibilità di restarsene indisturbati all’opposizione, dove impegnarsi tranquillamente nel gioco degli sgambetti reciproci e le gare di playstation.
Tutti i peones parlamentari adesso possono tirare un sospiro di sollievo, avendo ricevuto conferma che ormai le loro lucrose poltrone non corrono più rischi.
Cosa poi farà siffatto governo è tutto un altro discorso.
Anche se gli ultimi 60 giorni, dilapidati nel più puro cazzeggio politico fine a se stesso, ci hanno anticipato quanto ci si possa attendere dalla strana coppia con in mano la cloche di questa Italia disperatamente bisognosa di un new deal, un nuovo corso politico: Salvini proseguirà nell’opera di smembramento del campo berlusconiano e dello stesso titolare, fino al totale assorbimento del suo capitale elettorale; Di Maio, ritornando nella sua Pomigliano D’Arco, potrà rivivere il brivido gratificante di antichi ossequi baronali riservati all’eccellentissimo primo ministro.
In altre parole, le campagne di conquista del padano, l’apoteosi d’immagine per il campano. Narcisismi speculari.
Niente che abbia minimamente a vedere con una qualche strategia politica.
D’altro canto i pur vaghissimi contenuti di cui entrambi sono promotori (e i loro rispettivi riferimenti) lasciano facilmente prevedere che il cocktail in preparazione è destinato a trasformarsi non certo in un blend ben miscelato, quanto un’instabile (e imbevibile) emulsione.
Di fatti come riuscire a combinare la flat tax, questa riproposizione sotto mutate vesti della demenziale reaganomic che pretendeva di risolvere la crisi fiscale dello Stato esentando i più ricchi dal pagare le tasse, con un malinteso reddito di cittadinanza che imbolsisce l’idea di welfare universale in una sorta di sussidio alla disoccupazione? Come si conciliano le (pen)ultime frequentazioni di Luigi Di Maio con gli establishment finanziari della city o di Bruxelles (prima ancora che con le sparate del metereolabile Beppe Grillo sull’euro) con le frequentazioni amicali lepeniste di Matteo Salvini?
La scelta occidentale dell’uno e il sospetto di finanziamenti putiniani per l’altro?
Posizioni praticate in palesi modalità da dilettanti allo sbaraglio, mentre il Paese non è per niente uscito dalla crisi.
Di cui gli alti tassi di precariato e disoccupazione danno ennesima conferma, mentre il capitale straniero continua a fare incetta delle ultime imprese competitive presenti nell’asfittico tessuto industriale nostrano.
C’è qualcosa che lorsignori hanno lasciato intravedere tale da illuderci che i problemi strutturali in cui siamo immersi trovino nelle loro testoline ambiziose un qualche barlume di soluzione preliminare?
D’altro canto sarebbe facile osservare come a fronte di questi sconclusionati in carriera non si presenti soluzione di rimpiazzo alcuna.
Il vuoto che producono con la loro presenza i Renzi come gli antagonisti interni del Pd, i vari LeU, gli emarginati Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi.
E niente si scorge all’orizzonte, se non l’agitarsi del “Masaniello” Luigi De Magistris in compagnia dell’esotico GianÄ«s VaroufakÄ«s.
Dobbiamo sperare in Federico Pizzarotti e nel suo pool di sindaci di provincia a scimmiottare l’Ada Colau alcaldesa di Barcellona?
Oppure emigrare in Portogallo? Lì almeno c’è un ex sindaco diventato premier che sta dando qualche segno di vitalità politica.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 10th, 2018 Riccardo Fucile
ALESSANDRA MUSSOLINI: “LA LEGA IN LOMBARDIA ORA FACCIA IL GOVERNO CON IL M5S, TROPPO COMODO COSI'”… SALVINI ORA RAPPRESENTA SOLO SE STESSO, OVVERO SOLO IL 17%, IL CENTRODESTRA NON C’E’ PIU’, NOI SIAMO FUORI”
Sfuriata incontenibile dell’europarlamentare di Forza Italia, Alessandra Mussolini, ai microfoni di Ecg Regione (Radio Cusano Campus) contro il governo M5s-Lega, Salvini e Mattarella.
Nonostante l’incipit (“oggi è meglio che l’intervista non la faccio, perchè potrei pentirmene”), l’eurodeputata si lascia andare a una invettiva torrenziale: “Ho letto il comunicato di Berlusconi e lui non dà il via libera proprio a niente. Prende semplicemente atto. Di questa situazione dobbiamo ringraziare Mattarella, che ha sventolato il drappo rosso di fronte ai due torelli, Salvini e Di Maio, dicendo che si doveva fare un governo neutrale. E quindi li ha sovraeccitati”
“E’ difficile dire che il centrodestra sia ancora unito. Con questa legge elettorale i voti sono stati mischiati. Salvini ha detto che era il leader del centrodestra e che avrebbe mantenuto il patto con gli elettori. E poi va a fare un governo senza Berlusconi e la Meloni, ma con Di Maio, che fino all’altro giorno gli ha sputato in faccia. Ora Salvini baciasse in bocca la Raggi e si gestisse il suo 17%, non il 38%, perchè il centrodestra non è al governo. La coalizione di centrodestra non rimane lì per niente” — continua — “La Lega anche in Lombardia dovrebbe fare il governo con il M5S, non con Forza Italia. Così è troppo comodo.
“Ora le cancellerie di tutta Europa stanno chiamando Berlusconi per chiedergli di fronteggiare i populisti. Ma fronteggiare cosa? Gliene hanno dette di tutti i colori in Europa, lo hanno sbeffeggiato, in Italia con la legge Severino lo hanno buttato fuori dal Senato. Di Maio con il veto che ha messo a Berlusconi e a Forza Italia con la complicità di Salvini ha prorogato la Severino. Ora le cancellerie chiedono un aiuto a Berlusconi, dopo che lo hanno smerdato in tutti i modi? Il suo aiuto non c’è. Queste sono le conseguenze”.
E rincara: “Gli elettori del centrodestra hanno votato contro il programma di Di Maio” Auguri. E Salvini dice pure “grazie” a Berlusconi? Grazie ar…. grazie a che? Certo, “grazie Mario”, come nel film “Non ci resta che piangere”.
I parlamentari del centrodestra sono stati eletti anche coi voti della poveraccia della Meloni, di Forza Italia e della Lega, quindi eravamo tutti insieme. Prima c’erano 4 palle, ora c’è una sola palla, cioè la Lega col 17%. Salvini non pensasse di governare col 38%, perchè ora noi siamo fuori”.
Mussolini si rivolge ancora al leader della Lega: “Vuoi tutelare la tua famiglia o la mandi a quel paese, come ha fatto Grillo col suo ‘vaffanculo’? Quello di Salvini è stato un vaffanculo postumo. Vai, Salvini. Ora coerenza vuole che Salvini con la Raggi faccia la fiera del sorcio, del topo, del ratto, del maiale, perchè questa è Roma. E si porti pure Fico e la colf”
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 10th, 2018 Riccardo Fucile
I GRILLINI PROVERANNO SULLA LORO PELLE (E PURTROPPO SULLA NOSTRA) CHE LA FURBIZIA E’ UNA DEVIANZA DELL’INTELLIGENZA… COME ESSERE RAZZISTI SENZA ASSUMERSENE LA RESPONSABILITA’
Siamo proprio certi che non esistano più destra e sinistra? Che non abbia senso, come dichiarano i
Cinquestelle, di attribuirsi un luogo da dove vedere il mondo, come governarlo, cosa fare e per chi?
Si accorgeranno presto che una alleanza, seppure sotto contratto, ha bisogno di un respiro, di una strategia, di quella che si chiama visione del mondo e delle cose.
Il mio stile di vita, la relazione che ho con gli altri, ciò che ritengo giusto salvare e ciò che ritengo ingiusto riassumono il senso della mia esistenza e anche della prospettiva che do ad essere.
Il più grande scempio dell’intelligenza è ritenere che essa possa tutto, anche coniugare gli opposti, ridurre a unità pensieri distanti, modi di essere capovolti e agganciare, in un unico provvedimento, l’uno e il suo contrario.
I Cinquestelle proveranno sulla loro pelle, e forse lo faranno provare anche a noi, che la furbizia, se troppo a lungo praticata, diviene devianza dell’intelligenza.
E le scorciatoie, un governo purchessia con chiunque voglia, sono spesso cariche di insidie.
La Lega è un movimento profondamente reazionario, sta dentro le viscere del popolo e di esso coglie ogni singolo vizio.
È un tratto distintivo: l’uno contrapposto ai tanti, il perseguimento del proprio interesse (magari legittimo) ai doveri di solidarietà .
E la paura che diviene però motore di ogni singola azione, che esclude e strattona, che ci obbliga a costruire sbarre o muri, a tenere in tasca la pistola, le telecamere accese, la mano pronta alla difesa.
Essere razzisti ci fa paura, divenirlo senza volerne assumere la responsabilità ci regala l’ultimo balsamo.
Il non detto che ci rincuora, l’ipocrisia che ci rincorre e ci accomuna.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 10th, 2018 Riccardo Fucile
CACCIARI: “PER VINCERE DEVI PROMETTERE IN MODO SMODATO, POI LA PAGHI”
“Governo M5s-Lega? Chi va al governo poi perde. E questa minestra dovranno assaggiarla anche Salvini e Di Maio. C’è poco da fare”.
Sono le parole del filosofo Massimo Cacciari, ospite di Otto e Mezzo, su La7.
L’ex sindaco di Venezia spiega: “Salvini e Di Maio si troveranno esattamente nella stessa situazione che da anni riguarda tutti i governi. Chi governa perde, perchè per vincere devi promettere e a volte in modo smodato, come è successo a Di Maio e a Salvini in questa campagna elettorale. E poi devi essere così abile da indicare che seguirai quel percorso concretamente, perchè poi succede come per Renzi. Anche lui” — continua — “aveva fatto grandi promesse, dalla rivoluzione mondiale alla riforma costituzionale, e si era dichiarato ‘il nuovo che avanza’. Dopodichè quel poco che ha fatto è apparso niente. Se Renzi si fosse mosso con più criterio e con maggiori capacità comunicative nella sua ‘modestia’, nel senso etimologico del termine, gli sarebbe andata meglio”.
Il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, commenta: “Il M5s è un partito che ha detto: ‘Dateci Roma e la rivolteremo come un guanto’. E dopo due anni in centro bruciano i bus, come non è mai avvenuto nei tempi peggiori di Marino e di Alemanno. I 5 Stelle sono degli incapaci. Non si sono mai viste cose del genere nelle nostre città , se non sotto il governo del M5S. Io tremo all’idea che il M5S abbia un ruolo preponderante all’interno del governo”.
“Non è che Roma con gli Alemanno e i Marino stesse molto meglio di ora con la Raggi” — replica Cacciari — “Il problema è che se prometti di fare il nuovo Impero Romano, poi puoi crollare dal ventesimo piano. Il punto è che ormai per vincere hai bisogno di fare sempre più il demagogo, il che poi diventa un boomerang. E questo avviene in tutte le attuali democrazie, non è un problema solo italiano. E’ una crisi di sistema, una crisi della democrazia rappresentativa. Se non affrontiamo questo tema, non ne usciremo mai”
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 10th, 2018 Riccardo Fucile
DUE ANNI E MEZZO A TESTA? OTTIMO, MA ALTROVE: CORRISPONDE ALLA CONDANNA CHE PREVEDE LA LEGGE MANCINO PER CHI ISTIGA ALL’ODIO RAZZIALE
“Sta andando bene”, dice Salvini all’esterno di Montecitorio. “Un momento importante per l’Italia”, il
controcanto sui social di Luigi Di Maio.
E i passi avanti “sono significativi”.
Così Salvini e Di Maio al termine dell’incontro che ha aperto la trattativa tra Lega e Cinque Stelle per il nuovo governo. Poco più di un’ora: “Sulla composizione dell’esecutivo e del premier sono stati fatti significativi passi in avanti nell’ottica di una costruttiva collaborazione tra le parti con l’obiettivo di definire tutto in tempi brevi per dare presto una risposta e un governo politico al paese”, scrivono i due leader in una nota congiunta diffusa al temine dell’incontro di due ore che si è svolto nella Sala Siani del Palazzo dei Gruppi della Camera dei Deputati.
Dietro i toni concilianti del comunicato c’è la questione politica di fondo: il nodo principale resta quello del nome da indicare come premier.
L’ipotesi Giorgetti – che si era fatta strada negli scorsi giorni – sembra essere tramontata.
E i due leader – campioni nella richiesta di un premier politico e non tecnico – sembrano essere in imbarazzo nell’indicazione di un nome “neutrale”: non ci sarebbe infatti una alternativa forte rispetto all’incarico conferito o all’uno o all’altro.
Ed è per questo che si fa strada l’ipotesi staffetta: una legislatura in cui per metà del tempo il premier sarebbe Di Maio, per l’altra metà , Salvini.
Domani Di Maio e Salvini dovrebbero incontrarsi nuovamente, insieme ai loro luogotenenti, per valutare chi indicare come premier della coalizione giallo-verde
(da agenzie)
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Maggio 10th, 2018 Riccardo Fucile
VESTE CON K-WAI PIVERT, MARCHIO DI ABBIGLIAMENTO DI GRAN MODA COSTOLA COMMERCIALE DI CASAPOUND
I “fascisti del terzo millennio” vestono Pivert, il marchio di abbigliamento di CasaPound. Matteo Salvini, aspirante premier o probabile ministro dell’Interno di un nuovo governo, sceglie di mandare un messaggio “identitario”: mercoledì sera, seduto in tribuna d’onore allo stadio Olimpico di Roma per assistere alla finale di Coppa Italia Juventus-Milan, indossava un giubbino Pivert.
Un giubbino blu, con il picchio bianco sul petto (è il simbolo dell’azienda). Che Salvini prediliga l’abbigliamento casual, si sa. A maggior ragione allo stadio, quando presenzia alle partite del suo Milan. E così anche se la tribuna d’onore dello stadio Olimpico è il regno delle grisaglie e delle cravatte, lui non rinuncia al look sportivo.
Quello sfoggiato mercoledì sera, però, si distingueva più del solito. Perchè il marchio Pivert è legato a CasaPound ed è di gran moda tra i giovani neofascisti non solo della Capitale.
Chissà se casualmente o no, anche il capo leghista ha scelto il “picchio”. Salvini era uno dei tanti politici presenti allo stadio nel settore vip, da sempre una specie di vetrina-acquario a favore di fotografi.
C’erano, tra gli altri, la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, i ministri Lotti e Boschi, un nugolo di deputati, il presidente del Coni Giovanni Malagò. Tutti eleganti. Salvini no, lui ha scelto la versione ultrà : cappellino del Milan e inconfondibile K-Wai Pivert.
Ma vediamo che cos’è il marchio Pivert e cosa rappresenta per l’ultradestra.
Il titolare dell’azienda (il logo è, appunto, un picchio stilizzato) è Francesco Polacchi, già responsabile nazionale di Blocco Studentesco (la branca giovanile di CasaPound), condannato a un anno e quattro mesi per i violenti scontri del 2008 in piazza Navona (all’epoca della riforma Gelmini) e ora indagato per i tafferugli seguiti al blitz di CasaPound a palazzo Marino contro il sindaco Beppe Sala il 29 giugno 2017 (secondo i magistrati Polacchi avrebbe aggredito con calci e pugni due persone).ùù
La prima collezione Pivert – l’azienda oggi ha una rete vendita con negozi sia in Italia che all’estero – è del 2015.
Il marchio – che poi diventa di fatto una costola commerciale di CasaPound – si rivolge da subito ai giovani della destra radicale: non ha nessun riferimento diretto o esplicito all’iconografia fascista, ed è proprio questo che piace. Protagonisti delle campagne pubblicitarie sono ragazzi coi capelli rasati ritratti davanti al Vittoriale o all’Altare della Patria.
La visione dell’uomo Pivert è spiegata con un manifesto sul sito dove campeggia un giovane in felpa con sullo sfondo le statue del Foro Italico.
La figura che si vuole rievocare è quella dell’eroe epico. “L’uomo Pivert non è un uomo elitario, non si ritira nei piani alti di un grattacielo per osservare dall’alto verso il basso. Si sporca le mani ma non sopporta la massa, gli standard, le cose di tutti e per tutti…. L’uomo Pivert combatte, sul ring o sulla vita non fa differenza. Lui combatte: per le proprie idee, per opporsi a ciò che non gli sta bene”.
Se Salvini si riconosca in questa descrizione non è dato sapere.
Sembra di tornare al 2014-2015 quando la Lega di Salvini era “alleata” con i “fascisti del terzo millennio” di Iannone e Di Stefano. I due partiti sovranisti avevano manifestato insieme contro gli immigrati sia a MIlano che a Roma. Poi l’asse politico finì. Ognuno per conto suo, ma entrambi, Lega e CPI, all’insegna del motto “prima gli italiani”.
Forse il giubbino Pivert di Salvini è un regalo di quella stagione politica, chissà .
Ma ora il leader leghista è diventato, indirettamente, un testimonial del marchio. Lo stesso hanno fatto i calciatori dell’Atalanta Andrea Petagna e Bryan Cristante che nel 2017 hanno posato sorridenti all’inaugurazione di un negozio Pivert a Milano.
(da “La Repubblica”)
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Maggio 10th, 2018 Riccardo Fucile
UN VIAGGIO DI 60 GIORNI CHE LO HA VISTO DIRE TUTTO E IL SUO CONTRARIO
Mentre Luigi Di Maio è oggi a colloquio con Matteo Salvini per definire i contorni del governo Lega-
M5S e parlare dei nomi e delle poltrone, è utile ricordare, con l’ausilio di Sebastiano Messina su Repubblica, tutte le giravolte che i protagonisti della politica italiana hanno messo in atto in questi due mesi di crisi di governo per ottenere il risultato finale. Come ad esempio la posizione politica su Berlusconi:
Sì, forse abbiamo fatto tutti lo stesso sogno. Quello in cui il giovane Di Maio scandiva, con il suo sorriso affilato: «Una cosa è certa: noi mai con Berlusconi!». Quindi saliva su un palco e gridava: «Lui è come Wanna Marchi, tira pacchi agli italiani!». Poi lo accusava di aver «tradito l’Italia almeno sette volte», di aver rastrellato i voti «dei galeotti, dei corrotti e dei mafiosi» o di aver «fatto i bonifici a Cosa Nostra».
E alla fine, quando arrivava il momento di trattare per le presidenze delle Camere, si rifiutava persino di incontrarlo, liquidandolo come «un condannato incandidabile» e avvertendo: «Noi non siamo disposti a legittimarlo». E invece non era un sogno, è successo davvero. Nel giro di 24 ore il veto è sparito, e l’impresentabile oggi non è più impresentabile. Qui lo dico e poi lo nego, è il motto di Di Maio.
Ma Di Maio ha tirato fuori molti penultimatum anche nei confronti della Lega:
Prendiamo Salvini, che potrebbe essere il suo alleato — pardon: socio — nel prossimo governo. Prima del voto avvertiva nelle piazze: «Io sono del Sud e non mi alleo con la Lega Nord, con chi diceva: “Vesuvio lavali col fuoco”». Eppure, dopo la spartizione delle poltrone di Montecitorio e Palazzo Madama ha cominciato a lodare Salvini: «Ha dimostrato che sa mantenere la parola data» (25 marzo). Aggiungendo, zuccheroso: «Con lui c’è un’interlocuzione istituzionale molto serena» (11 aprile). Poi però ha cambiato idea.
E sembrava che avesse chiuso per sempre, con lui: «Voglio dire ufficialmente che per me qualsiasi discorso con la Lega si chiude qui» (24 aprile). Di più: «Ormai con Salvini la misura è colma». Volete sapere perchè? Ecco la risposta: «Si è piegato a Berlusconi solo per le poltrone. E io ho anche il dubbio che ci sia un serio rapporto economico tra la Lega e Berlusconi» (2 maggio). Parole pesantissime. Ma non per Di Maio, che mentre scriviamo sta trattando proprio con quel tifoso nordista della lava del Vesuvio con cui aveva «ufficialmente chiuso qualsiasi discorso».
Infine c’è il PD:
Ha rivelato che lì dentro «ci sono persone che in questi anni hanno lavorato bene», e per evitare che queste parole suonassero contro Renzi s’è persino affrettato a precisare che lui si rivolgeva «al Pd nella sua interezza», quando tendeva la mano dicendo: «Sotterriamo l’ascia di guerra, sui temi ci siamo». Un testa-coda mozzafiato. Superato solo da quello successivo, appena è arrivato il «no, grazie» dell’ex segretario. Allora la faccia feroce ha sostituito all’istante il sorriso seducente, e sono tornate le parole aguzze: «La pagheranno», «A questo punto per noi finisce qui», «Non voglio averci mai più niente a che fare».
(da “NextQuotidiano“)
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