IN CERCA DI UN PRESTANOME “PRESENTABILE”: GIA’ LITIGANO PER LE POLTRONE COME DUE VECCHI POLITICANTI
BOCCIATA LA STAFFETTA, VETI INCROCIATI SIU GIORGETTI E GIOVANNINI, IN 24 ORE NON HANNO CONCLUSO UNA MAZZA… IL TIRAPACCHI SALVINI VORREBBE RESTARE FUORI PER FAR SALTARE IL BANCO AL MOMENTO PROPIZIO E NON ESSERE GIUDICATO COME MINISTRO
Quasi due ore di incontro di buon mattino. Poi il comunicato: “Passi avanti, sia su premier sia su programma”. Matteo Salvini e Luigi Di Maio offrono al Quirinale il passo concreto che il Colle si aspettava per dare ulteriore tempo all’intesa.
Entrambi sono convinti che nel giro di qualche mossa si arriverà a dama. Per questo hanno fissato a domenica la chiusura della partita, con l’obiettivo di presentarsi da Sergio Mattarella lunedì.
I nodi da sciogliere tuttavia sono ancora tanti.
A partire dalla poltrona delle poltrone. Nelle ultime ore si è estremamente affievolita la possibilità di una staffetta.
Prima un giallo e poi un verde a presiedere il Consiglio dei ministri. O viceversa. Perchè chi dovrebbe raccogliere il testimone non ha alcuna garanzia sulla durata eventuale della legislatura.
E perchè è una soluzione che non convince molti degli attori in campo, anche fra chi non sta direttamente giocando il match.
Lo stato dell’arte racconta che si sta lavorando su un nome terzo. Quelli proposti finora sono stati impallinati dai rispettivi veti.
Quello di Giancarlo Giorgetti dal Movimento 5 stelle. “Allora perchè non Riccardo Fraccaro?”, hanno risposto provocatoriamente, sapendo che difficilmente il fedelissimo del leader potrebbe mollare in maniera indolore la casella di questore anziano della Camera.
Da parte sua il Carroccio ha detto no a Enrico Giovannini, soluzione di compromesso avanzata dalla controparte.
Chi sarà il prescelto per la presidenza del Consiglio a cascata determinerà molte altre mosse. Si discute sul ruolo dei leader.
Per la truppa stellata Di Maio e Salvini dovrebbero entrare a pieno titolo nella squadra dell’esecutivo. Più a guida di ministeri di peso (circola l’ipotesi del primo agli Esteri, sulla quale gli interessati si dimostrano scettici, e il secondo agli Interni) che non come vicepremier.
Un’ipotesi che non convince del tutto le camicie verdi, che vorrebbero avere il segretario fuori dal governo, garante dell’alleanza ma con le mani libere per far saltare il banco all’occorrenza.
Molto fluida anche la situazione dei ministeri, che non verrà definita nel dettaglio fino a che non sarà chiaro chi guiderà la truppa a Palazzo Chigi.
L’ultimo schema di massima vedrebbe assegnati ai 5 stelle Esteri, Difesa, Sviluppo Economico, Cultura e Politiche sociali (quest’ultimo dovrebbe assorbire le tematiche relative al reddito di cittadinanza). Alla Lega Interni, Lavoro, Trasporti, Ambiente e Agricoltura.
Nel pomeriggio il round ricognitivo sul programma. Un tavolo composto da parlamentari e tecnici che dovranno iniziare a sgrossare le intese e limare le divergenze, e dovrebbe essere coordinato da un lato da Laura Castelli e dall’altro da Claudio Borghi.
Discussione importante, ma sub judice. Se non si troverà una quadra sul premier e sul ruolo dei leader, rimarrà solamente un bell’esercizio di stile.
(da “Huffingtonpost”)
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