Maggio 10th, 2018 Riccardo Fucile
SARA’ GUERRA SUI NOMI DEL GOVERNO E RAPPORTI CON L’EUROPA… CON UNA PROSPETTIVA DI ROTTURA A BREVE, MENTRE TORNA A CRESCERE LO SPREAD
La minaccia di Sergio Mattarella sul governo neutrale ha prodotto un sommovimento politico che ha portato all’accordo tra Lega e MoVimento 5 Stelle benedetto da Silvio Berlusconi. Ieri però lo spread, ovvero il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani e il bund tedesco, è schizzato verso l’alto dopo la crescita di questi giorni. Proprio stamattina lo spread è arrivato verso la soglia dei 140 punti: il differenziale di rendimento tra il decennale benchmark italiano (Isin IT0005323032) e il pari scadenza tedesco segna in avvio 139 punti base, ai massimi da tre mesi (132 punti la chiusura di ieri). In netto rialzo anche il rendimento dei decennali italiani, che segnano la peggiore performance nell’Eurozona, all’1,95% dall’1,88% di ieri.
Proprio per questo, spiega oggi Lina Palmerini sul Sole 24 Ore, la discussione sui ministri coinvolgerà anche Sergio Mattarella:
Come prevede la Costituzione, il capo dello Stato ha un ruolo nella nomina del presidente del Consiglio e dei ministri (art. 92) e questo ruolo lo farà pesare per chiarire la natura programmatica che avrà un Esecutivo a guida “populista”.
I nomi sotto osservazione, oltre la guida di Palazzo Chigi, sono quelli di Economia, Esteri, Interni: questi avranno un peso determinante e Mattarella non si limiterà a fare il notaio, firmando e basta. C’è da aspettarsi una serrata interlocuzione ma di questo i due leader sono già avvertiti.
Lo sa bene Salvini che conosce il suo punto debole con le cancellerie internazionali e con gli Usa per le sue posizioni euro-scettiche, pro-Orban e filo-russe.
E lo sa Di Maio che in poche settimane ha avuto una conversione europeista e atlantista, magari agevolata dal buon rapporto con il Quirinale.
Ecco, vorrà chiarire quale delle due linee emerse fin qui sarà quella che adotterà il nuovo Esecutivo e chi guiderà la Farnesina affiancando il premier nella politica estera.
Ricorderà anche a entrambi l’art.117 della Carta primo comma: e cioè che la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione nonchè dei «vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali».
Questo cosa vuol dire? Che Salvini non troverà campo libero nemmeno su immigrazione e profughi, tanto più su conti e vincoli Ue.
C’è poi un altro articolo che il capo dello Stato metterà sul tavolo: l’articolo 81 sul pareggio di bilancio.
L’allarme di ieri della Banca d’Italia sul debito e sulla crescita cade con un tempismo perfetto sul probabile patto a due Lega-5 Stelle e sui loro programmi elettorali che sforavano di molto i conti.
Questa sarà la funzione di garanzia che intende svolgere e non solo all’eventuale atto di nascita dell’Esecutivo. C’è però un problemino.
Il MoVimento 5 Stelle negli anni precedenti e — soprattutto — la Lega da quando è guidata da Matteo Salvini hanno preso chiaramente posizione riguardo i “diktat” dell’Europa e hanno preso i voti proprio sostenendo l’intenzione di non accettare comandi da Bruxelles.
Le intenzioni di Mattarella si scontreranno con quelle di Salvini a breve
(da “NextQuotidiano“)
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Maggio 10th, 2018 Riccardo Fucile
PER MESI CI HANNO SPIEGATO CHE I GRILLINI ERANO L’ARGINE CONTRO LA LEGA, IERI HANNO SCOPERTO DI ESSERE DEI COGLIONI
Oggi dovrebbe essere il giorno dell’accordo dell’accordo tra Lega e MoVimento 5 Stelle. Qualcuno
potrebbe anche essere tentato di chiamarlo inciucio, e non avrebbe poi tutti i torti visto se — come ha scritto Travaglio oggi sul Fatto Quotidiano — dietro la ritrovata intesa tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio ci fosse Silvio Berlusconi. Eppure il Direttore del Fatto è restio ad usare la parola inciucio anche se dice che Salvini si sarebbe fatto garante degli interessi di Berlusconi (ovvero le famose contropartite inconfessabili).
Travaglio però non è l’unico a soffrire per la nascita di un governo ultrapopulista come quello leghista-pentastellato.
Che fine hanno fatto quelli che “il M5S è la vera sinistra”?
Certo, il direttore del Fatto aveva detto a fine marzo che se Di Maio avesse fatto un accordo con la Lega sarebbe stato linciato, ma quello è solo un dettaglio.
Dal quattro marzo ad oggi sono stati in molti gli ex-elettori di “sinistra” che sono usciti allo scoperto per consigliare al PD di fare un accordo il MoVimento 5 Stelle. Consigli ovviamente del tutto disinteressati come si conviene in queste occasioni.
Il 24 marzo l’attore Ivano Marescotti, da sempre elettore di sinistra-sinistra e ora “attivista” pentastellato, dichiarava su La 7 di essere profondamente convinto che Lega e MoVimento 5 Stelle non avrebbero fatto l’accordo perchè “la maggior parte dei voti che ha preso il 5 Stelle provengono da un generico campo di sinistra” e alleandosi con la Lega quei voti sarebbero andati persi.
Come è noto ci sono molti elettori nonchè illustri opinionisti che in questi mesi ci hanno spiegato che il M5S era la nuova sinistra.
Anzi, che il MoVimento 5 Stelle incarnava molto più del PD i valori della sinistra. Questo nonostante i contenuti dei programmi elettorali, nonostante le dichiarazioni sull’Unione Europea e sui migranti, nonostante le continue astensioni sulle leggi sui diritti civili.
Ora viene il difficile: spiegare che quel partito così di sinistra (che più di sinistra non si può) è riuscito a trovare un accordo per fare un governo con la Lega, il partito che si ispira al Front National di Marine Le Pen e che nel recente passato si è alleato con Casapound.
Chissà , magari si accorgeranno che all’Europarlamento il M5S è nello stesso gruppo parlamentare dell’UKIP. Oppure tireranno fuori la vecchia storia di quando il PDS corteggiava la Lega Nord?
Quelli che “il M5S è l’argine al populismo”
Molti pensatori di sinistra si erano dilettati, nei giorni dopo il voto, in approfondite analisi sulla sconfitta del PD e la vittoria di Lega e MoVimento 5 Stelle.
La docente di Teoria Politica Nadia Urbinati aveva spiegato in un’intervista a Linkiesta che Lega e M5S avevano sostituito la sinistra, ormai incapace di parlare ai più deboli. Il PD in buona sostanza si era fatto casta e gli elettori avevano preferito votare due partiti che incanalavano maggiormente le risposte ai bisogno e alle istanze di emancipazione dei cittadini. Certo, nel dicembre 2017 la Urbinati aveva anche spiegato che Liberi e Uguali poteva darsi come obiettivo quello di superare il 10%. Così non è stato.
Ieri la Urbinati — che era tra coloro che caldeggiavano l’idea di un governo M5S-PD — ha condiviso su Facebook una lettera della filosofa Roberta De Monticelli che è un duro attacco al MoVimento.
Per la Urbinati i 5 Stelle “sono caduti nella trappola di Renzi”, insomma è un complotto e la colpa è sempre del cattivissimo Renzi. Per la De Monticelli i 5 Stelle sono colpevoli di voler andare a governare con “un demagogo dagli istinti tribali” e con il permesso di Berlusconi.
Manco farlo apposta anche Roberta De Monticelli aveva pubblicato un appello al Partito Democratico affinchè formasse un governo con Di Maio. Un governo M5S-PD «È l’ ultima speranza di tutti quelli che veramente vogliono arginare l’ondata leghista e razzista, anzi, l’ondata populista», scriveva sul Fatto Quotidiano l’8 marzo probabilmente dimenticandosi che il M5S è un partito populista e gentista.
Se il problema non era il M5S cosa impedisce a Di Maio di arginare la Lega ora che ci andrà al governo?
Andrea Scanzi festeggia il Salvimaio con i disadattati neuronali
La galleria degli schiantati dalla ritrovata intesa tra Lega e MoVimento è assai ricca di importanti figure del panorama culturale italiano.
Uno su tutti Andrea Scanzi che non più tardi di una settimana fa paventava il rischio concreto di un governo Renzusconi in salsa salviniana con Giancarlo Giorgetti (della Lega) Presidente del Consiglio e l’appoggio di Renzi.
Ironia della sorte Giorgetti è uno dei nomi che circolano in queste ore come possibile candidato premier. Il povero Scanzi se la prendeva con i “disadattati neuronali” che in questi due mesi hanno gridato al “Grillusconi” o al “Salvimaio”.
Oggi sul Fatto Scanzi ha prodigiosamente cambiato idea e ci spiega che un governo Lega-M5S non è poi così male. Se lo fanno, bene — scrive — altrimenti si torni al voto. E poi spiega che “non si è capito che M5S e Lega hanno vinto a marzo perchè veniamo da sette anni di governi con dentro tutti e niente” e che in fondo è l’alleanza più logica.
Lo stesso Andrea Scanzi che il 3 maggio scriveva che lo scenario di sempre, da lui pronosticato prima del voto, era il Renzusconi in salsa leghista oggi scrive “credete davvero che queste forze [M5S e Lega NdR] appoggerebbero ciò che hanno combattuto fino a ieri“?
Oggi evidentemente è il giorno di quelli che la sapevano lunga, anche l’ex M5S (ed ex MpD) Adriano Zaccagnini rivela che gli è sempre stato chiaro “che il vertice del M5S voleva portare al governo la Lega e un programma politico di centrodestra” perchè il MoVimento “ha preparato culturalmente il terreno alle vecchie destre e le ha invitate a governare“. Esattamente come avrebbe fatto un partito “di sinistra”.
Quando Beppe Grillo diceva mai con Salvini
Non è ben chiaro su che basi qualcuno abbia potuto credere che il M5S era la nuova sinistra salvo poi scoprire che — come era chiaro fin da subito — i punti di contatto con la Lega erano maggiori di quelli con il PD. Forse qualcuno ha creduto a Luigi Di Maio quando rinfacciava a Matteo Salvini di non essere coerente a causa della sua decisione di non voler rompere l’alleanza con Berlusconi.
La settimana scorsa tutti i 5 Stelle hanno tirato fuori un paio di vecchi post su Facebook dove Salvini attaccava Berlusconi e prometteva che non avrebbe mai più stretto accordi con Forza Italia. Niente di grave, succede in politica di cambiare idea.
Sembra ieri che Beppe Grillo cinguettava sarcastico “Salvini, Meloni, mangiate tranquilli. Il M5S non fa alleanze con quelli che da decenni sono complici della distruzione del Paese”. Era il 23 gennaio 2017. E molto più di Recente Roberto Fico — il 5 Stelle considerato “di sinistra” — rassicurava tutti: il MoVimento non avrebbe mai fatto accordi di governo con la Lega.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 10th, 2018 Riccardo Fucile
NON DENUNCIO’ IL TENTATIVO DI CORRUZIONE DI FIORANI, I SUOI RAPPORTI CON BANCHIERI E AFFARISTI…LA MOGLIE HA PATTEGGIATO UNA CONDANNA PER TRUFFA ALLA REGIONE LOMBARDIA… LE VOCI CHE SIA MASSONE E VICINO AL GRUPPO BILDENBERG CHE PORTARONO BOSSI A CHIEDERGLI CHIARIMENTI
“Un nome terzo per il Governo Lega-M5S? Io voterei Giorgetti. Metterei lui che è persona equilibrata e capace, che si intende di economia”.
Parola di Umberto Bossi, uno che Giancarlo Giorgetti, il cui nome rimbalza in questi giorni in tutti i totonomi, lo conosce bene.
Del resto sono più di 20 anni che muove le leve nel retrobottega del Carroccio, sopravvivendo a tutti i cambi di pelle del partito.
Politico di lungo corso, di quelli che si muovono come gatti sui tavoli che contano. Cugino di Massimo Ponzellini, già uomo di Romano Prodi, poi di Giulio Tremonti, che da banchiere della Popolare di Milano è finito indagato e condannato per corruzione e finanziamenti illeciti.
Non solo parentele: tra Giorgetti e banche e banchieri il rapporto è di lungo corso.
Tra i membri del consiglio di amministrazione della Credieuronord, sventurato istituto di credito voluto da Bossi, il potenziale premier verde finì a contatto con Gianpiero Fiorani della Banca Popolare di Lodi (uomo chiave nel rapporto tra politica e finanza arrestato nel 2005 per le scalate dei “furbetti del quartierino”).
Lo stesso Fiorani nel 2004 si presentò nell’ufficio di Giorgetti alla Camera con 100mila euro in contanti, occultati dentro una copia di Repubblica, mentre Giorgetti era assente. Giorgetti restituì la mazzetta, ma non denunciò mai carabinieri il tentativo di corruzione.
Un episodio poco affine ai valori del Movimento 5 stelle che oggi dovrebbe contribuire a portarlo a Palazzo Chigi.
Anzi, Giorgetti chiese a Fiorani, se avesse voluto, di girare il finanziamento al Varese calcio, cui il leghista è da sempre molto affezionato.
Tutto viene fuori tempo dopo, nel 2006, quando Fiorani parla davanti agli inquirenti. Tra le rivelazioni contenute in un verbale di dieci pagine, anche il racconto del tentativo di corruzione all’indirizzo dell’allora presidente commissione Bilancio.
Quei 100mila euro incartati da Fiorani e consegnati a Montecitorio erano il generoso ringraziamento per aver smussato l’ostilità dei leghisti verso il governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio e l’operazione Antonveneta.
Nei verbali è lo stesso Fiorani a precisare che Giorgetti “non ebbe alcuna reazione”. Salvo richiamarlo alla sera e dirgli di venirsi a prendere quei soldi: “Disse che non voleva assolutamente ricevere denaro perchè lui era contrario, volendo moralizzare le prassi del partito”.
Nonostante la moralizzazione enunciata da Fiorani, non ci fu alcuna denuncia. E Giorgetti aggiunse che “se volevo potevo aiutare la polisportiva Varese con una sponsorizzazione”.
Va annotato come la società sportiva (allora Varese 1910 retta da Riccardo Sogliano) ha più volte smentito di aver ricevuto il danaro da Fiorani.
L’aiuto economico caldeggiato da Giorgetti si tramutò poi in una fidejussione del valore di 100mila euro per l’iscrizione al campionato. “Il Varese ottenne di esporsi con la Popolare di Lodi ma dietro la garanzia che io stesso avrei coperto eventuali debiti”, dichiarò l’ex dirigente al Corriere della Sera.
Una richiesta che racconta molto della passione del braccio destro di Salvini per gli affari.
La sua immagine di uomo schivo e silenzioso è quanto di più distante dall’iconografia classica del leghista da palco: un tempo niente corna e canottiere, oggi niente felpe o frasi ad effetto.
Pare incredibile, ma a suo nome non risultano pagine facebook o profili twitter. Dopo il risultato incassato dalla Lega il 4 marzo ha iniziato ad accettare gli inviti in tv, a rilasciare interviste. Ad esistere (mediaticamente). Ma Giorgetti nella Lega c’è sempre stato. Parlamentare dal 1996 è il Gianni Letta in salsa leghista.
È sempre stato lui l’uomo da buttare nella mischia quando si trattava di spingere un esponente del Carroccio per gli incarichi più importanti: da Malpensa alla Fiera di Milano, da A2A ad Expo. Giorgetti ha sempre avuto un ruolo nella definizione dei consigli di amministrazione che contano a partire da quelli di Finmeccanica. Da qui i suoi rapporti con uomini di peso come Giuseppe Orsi.
Ed è così ancora oggi. Dove c’è una trattativa delicata c’è anche Giorgetti da sempre “l’uomo delle nomine”. Sempre un passo indietro rispetto ai frontman. Sempre nella stanza dei bottoni. Un vero uomo da prima Repubblica.
Accanto al suo ruolo di tessitore è cresciuto anche quello di figura autorevole da spendere nei palazzi romani. Nel 2013 è stato uno dei dieci saggi nominati da Giorgio Napolitano incaricati di avanzare proposte programmatiche in materia economico-sociale ed europea. Ed è forse sulla scorta di quell’incarico che i suoi detrattori hanno iniziato a descriverlo come un massone in ottimi rapporti con l’ambasciata americana e “vicino” al club Bildenberg, come a sottolineare con un’annotazione negativa la sua attitudine a stare sui tavoli che contano.
Ad un certo punto è talmente chiacchierato che è lo stesso Umberto Bossi a chiedergli conto delle voci
Completano l’articolato profilo dell’abile commercialista di provincia una la laurea alla Bocconi e la passione smodata per il calcio.
Non c’è solo il tifo per il Varese ma anche il pallone inglese (ha fondato il fan club italiano del Southampton). E una trasferta a Cardiff gli è valsa pure qualche titolo di giornale: nel 2017, in occasione della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid, la società bianconera ha messo a disposizione degli iscritti allo Juve club del Parlamento un pacchetto di biglietti. Da Fiumicino partì un charter con 171 persone. Tra i presenti c’era anche lui che così saltò la discussione sulle legge elettorale in corso a Montecitorio.
Classe ’66, è sposato con Laura Ferrari che nel 2008 ha patteggiato una condanna a 2 mesi e 10 giorni per una truffa ai danni della Regione Lombardia.
La donna curava corsi di equitazione per disabili in una Onlus. La società , per ottenere 400mila euro di finanziamenti dal Pirellone, gonfiò il numero degli allievi che frequentavano i corsi, così da poter accedere ai finanziamenti.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 10th, 2018 Riccardo Fucile
CARLO ROSSELLA: “L’ANTIBERLUSCONISMO E’ SEPOLTO”
All’indomani del via libera di Berlusconi all’accordo di governo Lega-M5s, arrivano i primi commenti.
“Secondo me l’antiberlusconismo è sepolto. Rivive ancora in alcune figure che continueranno ad essere antiberlusconiane”, queste le dichiarazioni di Carlo Rossella, presidente di Medusa, ai microfoni di Agorà su Rai Tre.
“Berlusconi è una persona che è presente nel panorama politico italiano e tornerà di nuovo alla grande”, ha aggiunto Rossella.
“Noi non vogliamo sapere niente, non vogliamo sapere chi saranno i ministri, non vogliamo mettere nessun ministro, non vogliamo nessuna Presidenza di commissione. Noi vogliamo avere quello che si dice ‘le mani libere'”, ha detto invece Licia Ronzulli, intervenendo sempre ad Agorà .
“Io – ha aggiuntp la deputata FI, tra i più stretti collaboratori di Silvio Berlusconi – non so chi abbia inventato l’espressione ‘astensione benevola’. Non esiste. Cioè, certo che lo so, ma nessuno di noi ha parlato di astensione benevola”.
In altre parole, “Silvio Berlusconi non ha mai parlato di astensione benevola, che non so neanche cosa voglia dire tecnicamente”.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 10th, 2018 Riccardo Fucile
“DIETRO L’ASTENSIONE BENEVOLA DI SILVIO ACCORDI OSCENI CON SALVINI E DI MAIO”
“Una pagliacciata mai vista neppure in Italia”. Duro affondo del direttore del Fatto quotidiano, Marco Travaglio, nei confronti dell’astensione benevola di Silvio Berlusconi che ha aperto la strada a un governo Lega-M5S.
Una posizione, quella del Cavaliere, che è decisiva per i nuovi equilibri e che Travaglio critica apertamente:
“Tipo quei bei matrimoni dove il marito autorizza la moglie a mettergli le corna, e magari si diverte pure a guardare da dietro la porta. E questa sarebbe solo la parte visibile dell’accordo. Poi, come sempre quando c’è di mezzo B., c’è quella invisibile. Che è ancora peggio: oscena, nel vero senso della parola (fuori scena)”
Ecco perchè per il direttore del Fatto un esecutivo giallo-verde, così, è sbagliato.
“Il governo 5Stelle-Lega, salvo chiarimenti dell’ultima ora, rischia di essere ancor più oscuro, perchè poggia le fondamenta su un equivoco grosso come una casa: il ruolo di Berlusconi, delinquente naturale, pregiudicato ineleggibile e interdetto”
Travaglio si sofferma sul ruolo di Berlusconi.
“Perchè oggi B. autorizza Salvini a fare ciò che per oltre due mesi gli ha furiosamente proibito? Delle due l’una. O solo perchè ha paura del voto. O anche perchè ha ottenuto quelle “garanzie” che ha sempre preteso dai governi non suoi per non scatenare la guerra termonucleare: favori a Mediaset e nessuna norma contro le quattro ragioni sociali della sua banda (corruzione, evasione fiscale, mafia e conflitto d’interessi). E chi può avergliele date? Ovviamente Salvini che, con Di Maio, tratta per conto di tutto il centrodestra. E qui casca l’asino con tutta la foglia di fico: trattare con Salvini-e-basta è un conto, trattare con Salvini che tratta anche per conto di B. è tutt’altro”.
Per Travaglio non sarebbe opportuno neppure procedere con la strada del governo neutro, proposta dal capo dello Stato, Sergio Mattarella.
“E tutto si può dire sia del governo Di Maio-Salvini, sia del governo Mattarella, fuorchè nascano all’insegna chiarezza. Il governo “neutro” altro non è che un ministero tecnico alla Monti, benedetto dal Quirinale e chiamato a scelte squisitamente politiche (Iva, svuotacarceri, intercettazioni, nomine Rai e Cdp…). Con la differenza, rispetto a Monti, che questo partirebbe già morto perchè l’unico partito disposto a votarlo è il Pd, quello che giurava opposizione a tutto e tutti”.
(da “Huffingtonpost”)
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