Maggio 20th, 2018 Riccardo Fucile
L’ART 92 DELLA COSTITUZIONE PARLA CHIARO: ALLE CONSULTAZIONI SOLO IL NOME DEL PREMIER, SU ECONOMIA E ESTERI DECIDE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA… E L’ACCORDO SUL NOME NON C’E’ ANCORA
Coloro che si pongono tormentate domande su come si comporterà Sergio Mattarella quando saliranno a Colle Salvini e Di Maio, possono trovare facile risposta a ogni dubbio consultando un semplice manuale di diritto costituzionale, ove viene spiegato l’articolo 92 della Costituzione: “Il presidente della Repubblica nomina il presidente del consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri”.
Non c’è nessuna dietrologia o nessuna complessa strategia del capo dello Stato in un percorso stabilito e reso obbligato dalla Carta fondamentale.
Quell’articolo significa che il processo di formazione del governo si articola in due fasi: la prima, in cui, il presidente della Repubblica, dopo aver ravvisato, una volta sentiti i partiti, l’esistenza di una maggioranza in grado di sostenere il governo, conferisce l’incarico per formare il governo; la seconda, in cui, sarà l’incaricato — una volta sciolta la “riserva” a proporre una lista dei ministri, che deve passare al vaglio del capo dello Stato che ha il potere di nomina.
Ecco, detta in modo un po’ grezzo: il Quirinale non è una buca delle lettere, dove vengono recapitati nomi e liste da parte dei partiti, magari con lo spirito del prendere o lasciare.
A partire dal nome del premier, su cui circola, con maggiore insistenza quello di Giuseppe Conte. Chissà .
Al Colle non è arrivata ancora una telefonata da parte dei due leader per dire “siamo pronti” e la sensazione è che il gioco tattico non sia ancora terminato.
Perchè è opinione diffusa che Luigi Di Maio non abbia ancora rinunciato all’idea di andare a palazzo Chigi.
E qualche maligno sostiene che speri di avere, da Mattarella, quella spinta decisiva che consenta di superare gli ostacoli di Salvini.
Operazione ad alto rischio, che scarica sul Colle le tensioni di un negoziato irrisolto, perchè — è la domanda che nasce spontanea — “che succede se a quel punto il leader della Lega fa saltare tutto accusando il Quirinale di non aver consentito la nascita del governo?”.
E qui torniamo al faro della Costituzione.
Ai due leader spetterà , su domanda del capo dello Stato, indicare il nome, su cui il Colle si prenderà una notte di riflessione per valutare se risponda ai criteri minimi per essere nominato.
Non è un mistero che Mattarella, che la scorsa settimana ha fissato il perimetro di compatibilità in due discorsi, a Fiesole e Dogliani, avrebbe preferito un nome politico di peso, per credibilità o per legittimazione, in grado di essere spendibile in Europa nei complessi e impegnativi negoziati che attendono il futuro governo.
Ma, al tempo stesso, domina la consapevolezza di quanto sia delicato questo processo di formazione del governo per cui l’importante è, quantomeno, che sul nome non ci siano palesi controindicazioni – come potrebbero non esserci sul nome di Conte -, in relazione ai paletti più volte ricordati: il rispetto dei trattati internazionali, rigore sulla collocazione europea del paese, serietà nell’approccio ai conti pubblici.
E se la domanda a cui dovranno rispondere Salvini e Di Maio è su “chi è il nome”, spetterà all’incaricato rispondere alla successiva su “chi sono i ministri”. All’incaricato, non ai due leader di partito che hanno lasciato trapelare una ridda di ipotesi, peraltro dopo aver reso noto, attraverso i media, quel programma di governo che dovrebbe essere il primo atto che il nuovo premier compie davanti alle Camere, quando chiede la fiducia.
In parecchi ricordano i tanti casi in cui questo potere di nomina fu legittimamente esercitato, producendo un assetto diverso rispetto alle proposte dell’incaricato, come quando Oscar Luigi Scalfarò evitò di nominare Cesare Previti alla Giustizia, secondo le indicazioni dell’allora premier Silvio Berlusconi. E in quel governo giurò da ministro della Difesa.
E così come allora, ai tempi del cortocircuito tra politica e giustizia, era sensibile la casella del dicastero di via Arenula, adesso saranno esaminate con particolare attenzione quei ministeri chiave, come Esteri ed Economia, attorno ai quali si possono creare equivoci — su immigrazione, politiche internazionali, conti — di compatibilità col quadro europeo.
Se ad esempio in quella lista dovesse comparire il nome di Paolo Savona, che in queste ore circola con sempre maggiore insistenza, è inevitabile che qualche problema si potrebbe porre, perchè l’economista, una volta di provata fede europeista e ciampiana, è diventato un alfiere delle posizioni anti-europeiste e delle teorie dello sforamento del deficit.
Così come invece è chiaro che verrebbe vissuta come rassicurante la presenza la presenza alla Farnesina di Giampiero Massolo: una lunga carriera da grande consigliere nelle Istituzioni italiane e europee, già direttore del Dipartimento per le informazioni e la sicurezza, ora presidente presidente dell’Ispi, l’Istituto di politica internazionale.
Ma si tratta di ragionamenti che verranno fatti, nel caso, in un secondo momento, non nella giornata di domani.
Perchè si procederà come è sempre avvenuto: il capo dello Stato affida un incarico, l’incaricato accetta con riserva, magari consulta i gruppi, poi torna dal capo dello Stato con la lista dei ministri e il Colle, appunto, li nomina su proposta dell’incaricato.
Una prassi consolidata, prevista dalla Costituzione, che si spera non venga innovata pubblicando sui social i nomi del futuro governo già domani sera.
Per evitare fastidiosi imbarazzi.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 20th, 2018 Riccardo Fucile
GLI ELETTI ALL’UNINOMINALE DELLA LEGA SONO “VOTI RUBATI AL CENTRODESTRA”: ELETTORI DI FORZA ITALIA E FDI USATI COME “TAXI DEL MALE”… E IL 71% DEGLI ITALIANI VORREBBE ALTRE SOLUZIONI
Ancor oggi Matteo Salvini ha sostenuto che “nessuno deve ostacolare il governo voluto dalla
maggioranza degli italiani”, minaccia rivolta al presidente Mattarella che ha invece tutte le prerogative costituzionali per porre veti e condizioni.
Molto più prudente Di Maio, gliena va dato atto, che si è limitato ad annunciare che il governo verrà sottoposto al giudizio del presidente della Repubblica.
Ma davvero questo è il governo “voluto dalla maggioranza degli Italiani”?
La risposta è decisamente no per tre ragioni evidenti.
La prima
Premesso che la somma delle percentuali raccolte da M5S e Lega è pari al 50,1%, risulta che il 49,9% è contrario, quindi già si tratterebbe di una maggioranza irrisoria.
Ma contano i seggi e i parlamentari sono stati scelti per un terzo con i collegi uninominali dove ad es i parlamentari assegnati alla Lega sono stati eletti con i voti determinanti di Forza Italia e Fdi, che non fanno parte del contratto di governo.
Elettori che se avessero saputo che Salvini avrebbe utilizzato i loro voti per appoggiare Di Maio non lo avrebbero certo votato.
E si parla chiaramente di diverse decine di deputati e senatori, tanto per capirci.
La seconda
Con che programma M5S e Lega si sono presentati agli elettori?
Quanti elettori grillini avrebbero votato M5S se fosse stato detto loro prima del 4 marzo che si sarebbe alleato con la Lega?
E quanti elettori di centrodestra, dopo una campagna elettorale feroce contro il M5s, avrebbero votato per un candidato di area se avessero saputo che alla fine avrebbe dato appoggio a Di Maio?
La terza
Demos ha chiesto agli italiani quale forma di governo vorrebbero, questi i risultati: appena il 29% sceglie il governo M5S-Lega, il 24% vuole tornare subito a votare, il 16% vuole un governo del Presidente, l’11% sceglie un governo Pd-M5s, un 9% un esecutivo MS5, Forza Italia, Lega, un 3% vuole l’intesa Pd, Forza Italia e Lega, mentre un 8% non si esprime.
Ne deriva che solo il 29% è d’accordo con il governo M5s-Lega e il 71% la pensa diversamente.
Se poi il premier fosse un tecnico o persona terza, si aggiungerebbe il piccolo dettaglio che non avrebbe alcuna legittimazione politica e che “non l’ha votato nessuno”, tema particolarmente caro a Di Maio e Salvini, visto che hanno menato il torrone con questa tesi per anni, salvo quando non riguarda loro.
Questo pertanto non è il governo della maggioranza degli Italiani, fatevene una ragione.
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Maggio 20th, 2018 Riccardo Fucile
PER LUIGI BISIGNANI LA ROTTURA E’ GIA’ IN ATTO… APPENA NASCERANNO I PRIMI PROBLEMI DI GOVERNO DIBBA E GRILLO PARTIRANNO ALL’ASSALTO
Fu proprio Luigi Bisignani, anni fa, ad ipotizzare il governo Lega-M5s. In pochi lo prendevano sul serio ma, oggi, la storia gli sta dando ragione.
E oggi, l’uomo che sussurra ai potenti terremota il quadro politico con un’altra rivelazione assolutamente clamorosa.
Dopo aver dato conto della rottura dei rapporti tra Luigi Di Maio e Beppe Grillo (il primo vicinissimo a Davide Casaleggio, il secondo invece ad Alessandro Di Battista), Bisignani rivela: nasce il partito Di Maio & Casaleggio.
Ovvero: Grillo, Di Battista e altri finiranno fuori dal nuovo soggetto voluto da Giggino, l’aspirante premier.
Bisignani spiega che dopo la morte di Gianroberto Casaleggio, il figlio Davide “ha affinato una macchina da guerra organizzativa impeccabile”.
Ha costruito una fazione le cui istanze sono lontane da quelle più sinistrorse di Grillo e Di Battista.
Non a caso, la fazione che si oppone a Di Maio e Casaleggio ha già polemizzato “su come è stata portata avanti la trattativa con la Lega”.
Il punto è che per Bisignani, “per le Europee 2019 Grillo avrà capito che il PDM (partito di Di Maio, ndr) di governo ammazza il suo Movimento e lancerà il missile Di Battista”.
Un nuovo movimento, dunque, come si sussurra da tempo.
Un movimento guidato da Dibba e Grillo.
(da agenzie)
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Maggio 20th, 2018 Riccardo Fucile
PADELLARO: “C’E’ L’ACCORDO PER NON FARSI DEL MALE FINO A MAGGIO 2019 E POI GIOCARSELA IN UNA SORTA DI BALLOTTAGGIO VIRTUALE”
Per Antonio Padellaro l’esecutivo Lega-M5S serve più che altro a preparare le prossime elezioni. 
L’ex direttore del Fatto Quotidiano ha la stessa tesi di Oscar Giannino: quello firmato da Salvini e Di Maio è un patto elettorale e non di governo e servirà a riportare il paese alle urne in un ballottaggio virtuale tra i due partiti che potrebbe svolgersi in un election day insieme alle elezioni europee del 2019.
Padellaro dice che il governo Lega-M5S andrà giudicato dagli atti, a patto che gli atti vedano davvero la luce:
Un po’ ne dubitiamo alla luce della vaghezza degli impegni presi. Che per trasformarsi da libro dei sogni in leggi avranno bisogno:
a) della non ostilità del Quirinale.
b) delle relative e sostanziose coperture di spesa.
c) di una maggioranza parlamentare, che oggi al Senato è piuttosto striminzita.
Perciò pensiamo che il Salvimaio, in fondo, possa accontentare tutti. Mattarella che potrà dire di avere dato seguito alla volontà popolare e di essere riuscito ad evitare l’orrido voto estivo e autunnale.
Il partito del popcorn (Berlusconi, Renzi e i perfidi eurocrati) che aspetterà comodamente di veder sfracellare i due spericolati.
I due spericolati che in caso di fallimento potranno sempre additare al pubblico ludibrio il partito del popcorn fonte di tutti mali.
Per poi acconciarsi allo spareggio elettorale.
Già previsto in qualche modo dal contratto, là dove si legge che “i contraenti competono in modo corretto nelle varie competizioni elettorali, sia in quelle europee — nel rispetto delle loro appartenenze ai diversi gruppi — sia alle elezioni amministrative e regionali”.
Un modo implicito per fissare da qui a un anno il prevedibile orizzonte del nascente esecutivo: le Europee del maggio 2019.
Infine, del prevedibile (imperdibile) populismo pirotecnico potrebbero giovarsi le copie dei giornali e gli ascolti dei talk show.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 20th, 2018 Riccardo Fucile
L’ANALISI DI PEROTTI SUPERA ADDIRITTURA I COSTI PREVENTIVATI DA COTTARELLI IN 125 MILIARDI
Ieri la “base” del MoVimento 5 Stelle ha espresso plebiscitariamente il suo consenso nei confronti del contratto Lega-M5S, dimostrando così definitivamente alle “anime belle” che provavano a protestare per l’accordo con il Carroccio in quanto di sinistra l’equivoco in cui per anni sono caduti.
Oggi Roberto Perotti su Repubblica fa il conto totale delle promesse contenute nel contratto Lega-M5S, superando le stime dell’Osservatorio Conti Pubblici Italiani di Carlo Cottarelli.
Nell’analisi di Perotti le stime sono riportate nella tabella, divisa tra spese ed entrate, e sono soggette ovviamente ad amplissimi margini di incertezza.
Le voci sono elencate in ordine discendente di importo.
La colonna di sinistra indica il capitolo del contratto in cui la misura è indicata (alcune voci sono accorpate per permettere una quantificazione).
E il magic number è 170 miliardi di euro: è questo il disavanzo totale generato dall’assenza di coperture (ovvero: di indicazioni su dove si prenderanno i soldi per fare le riforme promesse) nel contratto Lega-M5S.
Nella sua analisi Perotti nota anche che vi sono due voci che hanno riflessi solo contabili ma non incidono sulla spese e le entrate annuali: la riduzione del debito pubblico in misura corrispondente ai titoli di stato italiani posseduti dalla Banca Centrale Europea, e “scorporare la spesa per investimenti pubblici dal deficit corrente”.
La prima sembra essere scomparsa dalla versione definitiva del contratto, ma non lo è: riappare a pagina 21 nella espressione “anche valutando nelle sedi opportune la definizione stessa di debito pubblico” (e si noti che nello stesso paragrafo fa capolino anche il concetto di moneta fiscale).
La seconda proposta è di difficile interpretazione, perchè per definizione già ora la spesa per investimenti non è compresa nel deficit corrente.
Probabilmente i redattori del contratto intendono richiedere che la spesa per investimenti non sia inclusa nel calcolo del disavanzo utilizzato per il rispetto dei parametri di Maastricht
Cottarelli risponde oggi alle critiche durante la puntata di “Mezz’ora in più” su RaiTre. “Il contratto di governo non ce lo possiamo permettere – spiega -, abbiamo un debito troppo alto. Io non sono d’accordo con questo nuovo approccio sui conti pubblici, non c’è un paese che ha ridotto il debito spendendo di più”.
Inoltre, dice, nel contratto di governo tra M5s e Lega “c’è l’ennesimo condono perchè la pace fiscale è un condono”.
Le spese indicate nel contratto di governo si aggirano “intorno ai 110-125 miliardi – continua -, la mia spending era di 32 miliardi ed era una cosa difficile da fare”
(da agenzie)
(da “NextQuotidiano“)
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Maggio 20th, 2018 Riccardo Fucile
MISURE PERSECUTORIE E INCOSTITUZIONALI NEI CONFRONTI DEGLI IMMIGRATI, PERSINO QUELLI REGOLARI… CHI HA FIRMATO QUEL PATTO DOVREBBE ESSERE DENUNCIATO
Fra le tante promesse demagogiche che, se attuate, porterebbero rapidamente l’Italia al default, il
“programma di governo” del M5Stelle e della Lega comprende anche una serie di misure persecutorie e razziste nei confronti degli immigrati, e non solo di quelli irregolari.
Per i “circa 500mila” irregolari l’obiettivo è il rimpatrio.
Gli ostacoli principali al suo raggiungimento sono tre:
Individuarli e rinchiuderli in qualche posto (“centri di accoglienza”?) per evitare che scompaiano di nuovo fra i 60 milioni di italian
Ipotizzando l’uso di grandi aerei militari (500 passeggeri?), attuare almeno 1.000 voli
Per rimpatriare gli irregolari, è necessario avere un accordo con i paesi di provenienza. E l’Italia ne ha con pochi paesi, così che un volo che riportava degli irregolari nel Niger non ha avuto il permesso di atterrare e ha dovuto riportare in Italia i suoi passeggeri.
Così i nostri futuri governanti hanno pensato di prelevare parte dei fondi destinati ai centri di accoglienza e destinarli alle spese per i rimpatri.
Leggere per credere:
“Nell’ottica di una gestione delle risorse pubbliche efficiente e congruente con le azioni politiche da attuare occorre, quindi, procedere ad una revisione dell’attuale destinazione delle stesse in materia di asilo e immigrazione, in particolare prevedendo l’utilizzo di parte delle risorse stanziate per l’accoglienza per destinarle al Fondo rimpatri.”
Sottrarre “fondi ai già disastrati centri di accoglienza”, dopo aver aumentato il numero degli “ospiti”, significherebbe trasformarli in veri e propri campi di concentramento.
Ma anche per “regolari” c’è qualche cattiveria.
Come spiegato da Emma Bonino e mai smentito da nessuno, essi sono circa 6 milioni (l’8% della popolazione), producono il 9% del PIL, pagano le pensioni a 640mila italiani, hanno creato oltre 500mila imprese (in cui lavorano anche cittadini italiani), fanno lavori (fra gli altri, le badanti) che gli italiani non vogliono fare.
In due parole, sono il rimedio alla sempre più drammatica denatalità del nostro paese.
Ed ecco la incredibile cattiveria:
“È necessario rifinanziare gli Enti Locali dando priorità al welfare familiare (come ad esempio il sostegno per servizi di asilo nido in forma gratuita a favore delle famiglie italiane, le politiche per le donne, per gli anziani e la terza età , il sostegno alle periferie)”.
Dunque, una autentica e spietata discriminazione razziale contro i bambini immigrati.
Ci aspettiamo che il presidente della Repubblica democratica ponga il suo insuperabile veto.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 20th, 2018 Riccardo Fucile
SALLUSTI: “IL PREMIER TERZO SARA’ ANCHE UNA PERSONA RISPETTABILE, MA NON HA LEGITTIMAZIONE POPOLARE, NON L’HA VOTATO NESSUNO”
Il segnale di quanto il Paese siamo messo malissimo è dato dalla rosa di nomi che circolano per la composizione del governo Lega-M5s.
Lo ribadisce il direttore del Giornale Alessandro Sallusti, che nel suo editoriale prova a metterli in fila: “Conti, Bonaventini, Bonafede, Spadafora, e alcuni altri. I giocatori della Spal hanno cognomi più noti dei presunti premier”.
L’ironia davanti ai nomi proposti per lo più dall’area grillina non nasce tanto dalla qualità delle persone, indubbiamente rispettabili, ma dalla totale assenza di “legittimazione popolare”, insomma questa gente non l’ha votata nessuno.
A questo punto si chiede Sallusti se non sia il caso di chiamare uno a sorteggio come suo cugino: “Oppure, se siamo in tempo, perchè non Gigi Buffon che si è appena liberato dal suo lavoro e ha il requisito (è un bravo professionista, per di più – nel suo campo – campione del mondo) che piace a Salvini?”.
“Siamo messi così – aggiunge Sallusti – Un azionista di maggioranza di professione disoccupato (Di Maio), uno di minoranza (Salvini) ostaggio di una società privata (la Casaleggio), un premier senza esperienza e sconosciuto agli italiani oltre che al mondo intero”.
Ci sono tutti gli ingredienti per un “governo di Scherzi a parte”, ma non possiamo cambiare canale.
(da agenzie)
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Maggio 20th, 2018 Riccardo Fucile
“L’UNICO CONTRATTO VALIDO E’ QUELLO TRA GLI ELETTORI DEL CENTRODESTRA E IL CENTRODESTRA SIGLATO IL 4 MARZO”
“Salvini? Non è il leader del centrodestra in questo momento, perchè non siamo insieme nel governo”
Sono le parole della senatrice di Forza Italia, Licia Ronzulli, dorante “Faccia a Faccia”, su La7.
“Il contratto di governo M5s-Lega? Un contratto, in realtà , c’è già ed è fatto tra gli elettori del centrodestra e il centrodestra. Noi il 4 marzo con gli elettori abbiamo già sottoscritto un programma e loro l’hanno votato”
E aggiunge: “Tanti sono i punti inaccettabili del contratto M5s-Lega inaccettabili. Lì c”è giustizialismo e non giustizia. Ho sentito parlare di questo assistenzialismo a tempo indeterminato, mentre noi a tempo indeterminato volevamo creare solo posti di lavoro. Governo con Di Maio premier? Assolutamente no. Elezioni politiche anticipate? Le do possibili”.
Sulla riabilitazione di Berlusconi, Ronzulli chiosa: “Non cambia lo scenario per quanto riguarda la formazione di questo governo. Berlusconi non si candiderà alle suppletive perchè non crede giusto rientrare in Senato in questo modo in questo momento storico. E’ un leader e non ha bisogno di un seggio per continuare ad esserlo. Europa? Berlusconi ha sempre avuto un ruolo di garante della Ue”
(da agenzie)
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Maggio 20th, 2018 Riccardo Fucile
E’ UN ITALIANO 45ENNE SPOSATO, AVREBBE MOLESTATO ALTRE RAGAZZE NELLA ZONA SAN SIRO
Un tassista pavese che lavora a Milano è stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di violenza sessuale e rapina ai danni di una prostituta.
I militari lo hanno prelevato a casa, a Cura Carpignano, dove vive con la moglie: secondo quanto trapelato dalle indagini l’uomo, 45 anni, a fine aprile aveva concordato una prestazione con una 20enne romena in via Terzaghi.
Alla richiesta della prostituta di utilizzare il profilattico l’aveva aggredita e costretta a un rapporto sessuale, per poi rapinarla e scaraventarla giù dal taxi.
Soccorsa da altre squillo della zona, la giovane aveva chiamato i carabinieri.
Le indagini si sono concentrate nella zona della Montagnetta di San Siro e del Qt8 fino a quando una ragazza ha notato l’auto (già nota alle prostitute che frequentano la zona) e ha segnalato la targa.
Dopo le prime verifiche, i carabinieri hanno fatto riconoscere l’uomo alla vittima. Ora si cerca di capire se possa aver commesso altre aggressioni
Le indagini proseguivano da fine aprile: l’auto dell’uomo, che vive nel Pavese, è stata riconosciuta da altre squillo in zona San Siro: avrebbe molestato altre ragazze nella zona di San Siro
(da agenzie)
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