Maggio 22nd, 2018 Riccardo Fucile
“CI SONO RAPPRESENTATE CRICCHE, COMBRICCOLE, FACCENDIERI, LOGGE E GREMBIULINI”
Il senatore del MoVimento 5 Stelle Elio Lannutti non sembra apprezzare particolarmente il governo
Lega-M5S. Lannutti, portato in parlamento da Luigi Di Maio dopo l’esperienza con l’Italia dei Valori e di recente condannato in primo grado per diffamazione nei confronti di Bankitalia, da qualche giorno critica esplicitamente la rosa dei nomi proposta dal M5S per il governo e ce l’ha in particolare con , Gianfranco Massolo, che secondo lui non c’entra nulla con i valori del M5S.
E non apprezza nemmeno Giuseppe Conte, indicato come “amico di Maria Elena Boschi”
Poi va all’attacco, segnalando che tra i nomi ci sono “cariatidi, lestofanti legati a cricche” e i soliti massoni, che per Lannutti sono un argomento evergreen.
“Governo M5S-Lega: cambiamento o restaurazione ? Leggo nomi estranei a principi e valori, cariatidi, lestofanti del potere marcio e corrotto, legati a cricche, combriccole, faccendieri, logge coperte, grembiulini, pseudo Autorità e manutengoli del potere che ho combattuto per oltre 30 anni. Spero di sbagliarmi, ma se così fosse, sarebbe una tragedia ed il tradimento di un sogno.”
E a quanto pare le esternazioni del senatore non sembrano apprezzatissime, visto che in molti tra i commenti gli chiedono a che gioco stia giocando e cercano di zittirlo
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 22nd, 2018 Riccardo Fucile
“ASTALDI QUELL’APPALTO NON LO VINCE NEANCHE MORTO !”
«O è Paolo Savona o salta tutto». Così, raccontano le cronache, Matteo Salvini si sarebbe impuntato ieri sul nome del ministro dell’Economia cercando di imporre il nome dell’economista già ministro con Ciampi e nel frattempo diventato critico dell’Europa e dell’euro.
Ma già ieri il dibattito intorno al suo nome era infuocato, tanto che si diceva che in “ambienti politici” (chissà quali…) circolasse con insistenza la voce di una sua intercettazione del 2005 in cui Savona, allora presidente della società di costruzioni Impregilo, parlava con l’economista Carlo Pelanda del Ponte di Messina, per la cui costruzione Impregilo era in corsa.
E Pelanda gli riferiva: “La gara per il ponte sullo Stretto la vincerà Impregilo, me lo ha detto Marcello Dell’Utri”.
Oggi, puntuale come la morte, sul Fatto Quotidiano il sempre informatissimo Marco Lillo chiudeva il cerchio:
Vale la pena rileggere la richiesta di archiviazione di quel caso firmata dal procuratore Walter Mapelli il 2 aprile 2007. […] DALLE TELEFONATE emerge va che i politici vicini a Berlusconi, intesta il ministro Pietro Lunardi e Marcello Dell’Utri, si sarebbero schierati con Impregilo ma il pm chiese e ottenne l’archiviazione perchè “la manipolazione della gara (…) non ha trovato decisivi riscontri”.
LE MOTIVAZIONI però non sono un buon viatico per entrare nelle grazie del M5S. “Certamente — spiegavano i pm — le conversazioni intercettate tra gli indagati Paolo Savona e Carlo Pelanda sono inquietanti (…) perno di una possibile accusa è la conversazione in data primo giugno 2004, nella quale Pelanda riferisce a Savona di aver parlato con ‘il senatore mio amico’(Dell’Utri, ndr ) di un possibile accordo tra Impregilo e Vinci per costituirsi in consorzio nella gara per l’appalto del ponte, e di aver ricevuto una tranquillizzante risposta’ non esiste che Astaldi possa vincere quel tipo di cosa, vince Impregilo’, tanto da spendere questa rassicurazione con Landau (Patrick Landau, un consulente dell’impresa franco-canadese Vinci, ndr) rappresentandogli che ‘Astaldi può fare tutti i consorzi che vuole però quella gara non la vince neanche morto e quindi è inutile che metta in piedi tutto sto casino’”.
L’articolo conclude dicendo che a inquietare la base M5S potrebbe essere quindi la biografia del professore “gradito al mondo berlusconiano”.
Non pare credibile che nasca qualche levata di scudi interna al MoVimento 5 Stelle per stoppare il nome di Savona vista la generale inconsistenza di senso critico degli attivisti grillini, che negli anni e in questi ultimi giorni hanno ingoiato ben di peggio. D’altro canto ieri quando il senatore Elio Lannutti ha provato a esprimere perplessità su altri nomi in circolazione per il governo («Governo M5S-Lega: cambiamento o restaurazione. Leggo di nomi legati a cricche e grembiulini. Massolo, ma cosa c’entra questo signore, che guida Fincantieri svenduta a Macron, coi valori del M5S?»”) è stato seppellito da un tale uragano di kittipaga che in confronto uno tsunami al massimo poteva pettinarlo.
La stessa cosa è successa qualche giorno fa a Paola Nugnes.
Più rilevanti le obiezioni sulla sua posizione politica riguardo l’euro che hanno avuto e hanno tuttora grande popolarità nella Lega e in alcune frange del grillismo. L’impressione è che se alla fine arriverà davvero un veto sul suo nome, questo servirà a spianare la strada di via XX Settembre a Giancarlo Giorgetti.
E vissero tutti felici e contenti. Fino alla prossima volta.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 22nd, 2018 Riccardo Fucile
FU TRA I FONDATORI DI VOA VOA, PRIMA BENEFICIARIA LA FONDAZIONE STAMINA DI VANNONI, CONDANNATO DAI TRIBUNALI
Giuseppe Conte, il premier non eletto dal popolo indicato da Luigi Di Maio e Matteo Salvini, sarà
anche uno “sconosciuto” per il mondo della politica ma è abbastanza noto alle cronache.
Conte infatti è stato il legale della famiglia della piccola Sofia, la bambina diventata un caso mediatico grazie all’interessamento di Giulio Golia e delle Iene.
Sofia era (purtroppo è morta lo scorso anno) la bambina affetta da leucodistrofia metacromatica che era “in cura” con il metodo Stamina, la truffa messa appunto da Davide Vannoni.
Dobbiamo fare un salto indietro al 2013 quando Conte, lungi dall’essere considerato un possibile candidato premier era l’avvocato della famiglia della bambina.
In veste di legale Conte ha difeso la tesi secondo la quale era nel diritto di Sofia di essere curata con Stamina, anche quando ormai era ben chiaro che la cura non poteva funzionare.
Sulla questione era intervenuto il Ministero della Sanità che aveva bloccato le “infusioni” e per poter ottenere di proseguire con il “trattamento” i genitori di Sofia e Conte iniziarono una dura battaglia legale.
E quel Giuseppe Conte — ordinario di diritto privato presso l’Università di Firenze — è proprio il nostro futuro Presidente del Consiglio che ottenne l’importante vittoria a Livorno che concesse a Sofia di proseguire con le cure.
Fu proprio lui infatti a convincere i genitori della bambina malata a spostare la residenza da Firenze a Livorno. Si potrebbe anche pensare che Conte in fondo stava facendo il suo lavoro.
Ma alcuni fatti relativi alla vicenda sembrano far pensare il contrario, ovvero che Conte a Stamina ci credesse davvero.
Come del resto hanno fatto anche quelli del MoVimento 5 Stelle, alla loro prima esperienza parlamentare. E non sorprende che a sponsorizzare Conte sia stato proprio un altro avvocato fiorentino, quell’Alfonso Bonafede a sua volta molto amico di un’associazione free-vax
Giuseppe Conte e l’onlus Voa Voa che finanziava Stamina Foundation
Nel marzo del 2013 Conte spiegava qual era il senso dell’azione legale: «non invochiamo genericamente il diritto alla salute o a cure compassionevoli ma chiediamo che Sofia completi un protocollo di cure che è stato già concordato, approvato ed eseguito con una prima infusione di cellule staminali. Un principio di civiltà giuridica secondo cui, al di là di provvedimenti amministrativi ed indagini di rilievo penale, il paziente deve completare il trattamento concordato con i sanitari che hanno responsabilità della cura».
Poco importa che quelle “cure” non solo non fossero compassionevoli ma che fossero completamente inutili.
Qualche giorno dopo, quando venne stabilito che Sofia non avrebbe potuto continuare a “curarsi” con il metodo Stamina Conte ribadiva il concetto: «È impensabile che a Sofia sia nuovamente sottratta la speranza, alimentata in seguito alla prima infusione, di una migliore qualità della vita».
Ed evidentemente l’avvocato Conte aveva preso a cuore la battaglia visto che nel luglio dello stesso anno, quando ancora la vicenda non si era conclusa, è tra i fondatori di Voa Voa, la Onlus voluta dai genitori di Sofia per il sostegno di opere umanitarie e altruistiche.
La prima beneficiaria di Voa Voa è stata proprio la Stamina Foundation Onlus, quella presieduta e fondata da Davide Vannoni.
E così il cerchio si chiude, e anche oggi il metodo antiscientifico trionfa.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 22nd, 2018 Riccardo Fucile
OGGI IN ITALIA NON SE NE TROVA NEMMENO UNO
Oggi, per sapere cosa accade nel proprio Bel Paese quando si vive all’estero, si ricorre in modo massiccio ai quotidiani, ovviamente in versione digitale e ciò permette di notare cose che altrimenti andrebbero perdute.
Per esempio l’uso costante e ripetuto di alcune parole di cui viene condivisa la denominazione, ma non il contenuto.
In cima alla classifica delle ultime settimane c’è il termine “leader”, parola inglese che deriva dal verbo to lead — guidare ed è cosa buona e giusta preoccuparsi quando vengono usati termini stranieri dalla traduzione e significato dubbi.
Recita la Treccani: “Leader: capo di un partito, di un movimento d’idee, di un’organizzazione, di un gruppo”.
Dunque, si tratta di qualcuno che, con molta energia, in modo quasi ossessivo, ha condiviso i valori delle persone in comando, ha seguito la loro scia, ha sgomitato quelli accanto e sotto di lui, ha giocato le giuste carte e al momento giusto ha preso il posto del capo, magari pugnalandolo alla schiena.
Non per nulla nell’ippica — si ringrazia la Treccani di cui sopra — “si chiama leader il cavallo che in ogni circostanza corre davanti agli altri, li conduce e serve loro da guida; in particolare è un cavallo anziano bene ammaestrato che si colloca alla testa di una fila di puledri, allo scopo di addestrarli al galoppo e di regolarne l’andatura”.
Non importa se si stia o meno dirigendo al bordo del precipizio: la mandria, il gregge lo segue.
Per quello che mi riguarda essere leader ha ben altro significato.
Una volta voleva dire avere onore, coraggio, carattere, gentilezza, altruismo.
Valori oggi considerati, non senza velato disgusto, “aristocratici” mentre sono le caratteristiche di qualcuno/a che ha costruito e interpreta un sistema etico.
Essere leader significava avere, difendere e perseguire ideali frutto di processi di astrazione logica; essere al servizio delle istituzioni, impegnandosi per la loro conduzione e crescita; avere il senso dello Stato.
Responsabilità dei leader era avere cura del bene, privato o pubblico, che veniva loro affidato e ci si aspettava, a fine mandato, di vederselo riconsegnato migliore di come lo avessero ricevuto.
Nulla di tutto questo è il significato di leader oggi, salvo le solite, rare eccezione.
Le solite macchie di leopardo. Peccato che i leopardi siano in via di estinzione.
Di certo la scuola e la famiglia hanno una forte responsabilità per questo stato di cose. Non insegnano cosa sia l’etica, i suoi valori e caratteristiche, non insegnano diritti e doveri, impegno e responsabilità .
Non insegnano a gestire scontento, frustrazione e infelicità , elementi normali ed essenziali dell’essere giovani, indispensabili per crescere, imparare, cambiare, pensare, per diventare cittadini.
Perchè non si diventa leader se prima non si impara a essere cittadini capaci di pensare. I leader sanno pensare. Sono in grado di riflettere in modo critico sulle organizzazioni, sulla società cui appartengono.
Hanno sviluppato il coraggio (o la follia) di volere tradurre in azioni le loro critiche. Formulano domande invece di dare risposte canoniche ai quesiti alla moda che fanno fare bella figura e sono del tutto sterili.
Sono in grado di trovare il modo per ottenere i risultati desiderati, ma anche e soprattutto di valutare se sia opportuno conseguirli.
Sono capaci di individuare nuove direzioni per un’organizzazione, un’impresa, un settore industriale, o un Paese.
Sanno percorrere terreni non battuti, inventare un nuovo percorso, quando vedono il ciglio del burrone avvicinarsi.
Pensano in modo originale e perciò sono disposti a essere impopolari perchè pensare in modo originale non sempre è gradito. Hanno coraggio e immaginazione.
Guardo da dove sono il Bel Paese, la distanza aiuta.
Sottopongo il tutto a scansione ordinata: sinistra, centro, destra e poi destra, centro, sinistra… cerco i leader.
Non ne trovo nemmeno uno.
Ho voglia di scendere.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 22nd, 2018 Riccardo Fucile
TASSO AI MINIMI DAL 2012, AL 2,7%… 41.000 POSTI IN ECCEDENZA
In Svizzera si sta registrando un tasso di disoccupazione talmente basso che equivale al pieno impiego. 
Con il risultato che ci sono più offerte di lavoro che persone disponibili a soddisfarle, stando a X28 AG, una società di Thalwil, nei pressi di Zurigo, specializzata nell’analisi del mercato del lavoro elvetico.
La società in questione ha recensito, a fine 2017, un tasso di disoccupazione pari al 2,7% della popolazione attiva.
Bisogna tornare indietro di 5 anni, quindi al 2012, per trovare un dato analogo.
Fatto sta che, nella Confederazione, le aziende si ritrovano con 178 mila impieghi disponibili, mentre i disoccupati sono 137 mila. A conti fatti i posti da coprire sono 41 mila.
“Queste cifre riflettono lo sviluppo positivo dell’economia e la grande fiducia nel futuro delle nostre imprese”, ha commentato, al quotidiano Tages Anzeiger di Zurigo, Cornel Mà¼ller, presidente del CDA di X28 AG.
“Siamo in una fase congiunturale in cui tutto sta andando a meraviglia”, ha dichiarato, dal canto suo, Jan-Egbert Sturm, direttore del KOF, il centro di ricerche congiunturali del Politecnico di Zurigo.
Va tutto bene, in primo luogo, per l’industria svizzera d’esportazione, non più penalizzata dal franco forte.
La valuta elvetica, infatti, si è progressivamente indebolita, prima nei confronti dell’euro e, poi, pure nei confronti del dollaro. Che la situazione sia rosea, per l’economia svizzera , lo dimostrano le previsioni di una crescita vigorosa del PIL che, quest’anno, dovrebbe toccare il 2,8%.
Tornando alla crescita dell’occupazione c’è un dato singolare da tener presente: tra le professioni più ricercate non figurano quelle che presuppongono una formazione accademica ma, piuttosto, quelle che prevedono, unicamente, un apprendistato. Ovvero idraulici, carpentieri e operai metallurgici.
Una conferma del successo della “formazione duale” svizzera, con la formazione di base in azienda e presso la scuola professionale.
Un sistema che offre, ai giovani motivati e ai giovani adulti, una preparazione di alto livello qualitativo e un accesso diretto al mercato del lavoro.
Da rilevare, infine, che la tendenza registratasi a fine 2017 si è confermata, anche, nei primi mesi del 2018. Disoccupazione ferma al 2,7%. con l’eccezione di Neuchà¢tel, dove il tasso è al 4,9%. Ma a Berna è sotto l’1,9 %.
(da agenzie)
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Maggio 22nd, 2018 Riccardo Fucile
IL NEW YORK TIMES LO SMENTISCE, FIGURA DI M… INTERNAZIONALE… A VIENNA HA CITATO UNA UNIVERSITA’ CHE NON ESISTE…E SPUNTANO ACCUSE DI AVER SOSTENUTO IL METODO STAMINA DI VANNONI DICHIARATO ILLEGALE
Le prime grane per Giuseppe Conte, premier indicato da Luigi Di Maio per il governo M5s-Lega, arrivano dalla verifica del suo curriculum e del suo passato, sui quali si sono scatenati media e social.
“Professore in diritto civile, che tra l’altro ha perfezionato gli studi anche alla New York University”.
Questo si legge nel curriculum di dodici pagine di Conte, pubblicato sul sito della Camera dei Deputati.
Ma il corrispondente dall’Italia del New York Times, Jason Horowitz, ha iniziato a fare le sue verifiche per accertarsi che tutte le informazioni relative al futuro primo ministro italiano siano vere. E a quanto pare c’è già un dubbio non da poco.
“Giuseppe Conte, potenzialmente il prossimo leader italiano, ha scritto che ‘perfezionò e aggiornò i suoi studi’ alla New York University, ma, quando abbiamo chiesto, ci è stato risposto: “Una persona con questo nome non compare nei nostri archivi come studente o membro di facoltà “, si legge in un tweet, in cui il giornalista posta il lungo articolo pubblicato sul Nyt
Nel suo curriculum ufficiale, inviato alla Camera dei Deputati in occasione delle elezioni a componente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa (incarico poi ottenuto) a pagina 2, Conte dichiara di aver trascorso, ogni estate, dal 2008 al 2012, almeno un mese nell’Università americana.
La portavoce della New York University, Michelle Tsai, smentisce però l’informazione: “Una persona con questo nome non compare nei nostri archivi come studente o membro di facoltà “, aggiungendo che è possibile che Conte abbia seguito qualche programma di due giorni per i quali la scuola non tiene registri.
La questione degli studi si arricchisce di altri dettagli.
“Il prof. #GiuseppeConte ha perfezionato gli studi giuridici a Vienna, all’International Kulturinstitute. Che non esiste. Esiste, invece l’Internationales Kulturinstitute , che è una scuola di lingue”, si legge in un tweet della giornalista Jeanne Perego.
Il dubbio sulla veridicità del curriculum suscita immediate reazioni. “Se fosse confermato quanto scrive il New York Times saremmo di fronte ad un caso gravissimo di taroccamento. Se gli studi di conte alla Nyu non ci sono mai stati, che garanzie ci sono sulle altre voci del suo curriculum? Iniziare con una bugia non è certamente il miglior viatico per chi è stato presentato al capo dello Stato come possibile premier”, è il commento del deputato del Pd Michele Anzaldi. Che aggiunge: “E pensare che il suo nome era già stato portato al Colle nella sceneggiata elettorale del fantagoverno presentato da Di Maio prima del voto, un fantagoverno ora scomparso definitivamente dai radar. Sarebbe bene che Conte e M5s chiarissero subito anche su conflitto d’ interessi (essendo un avvocato amministrativo) e sul tetto stipendi (compreso il suo) per rispetto del Quirinale e degli italiani”.
A lui fa eco la deputata Pd Alessia Morani, che su Twitter scrive: “Iniziamo bene”.
Dai social arriva però un’altra accusa a Conte, e stavolta non riguarda il curriculum, ma la posizione espressa dal professore in merito alla vicenda Stamina.
Nel 2013, Conte ha rappresentato una famiglia che si batteva in tribunale perchè la figlia, affetta da una grave malattia, potesse essere ‘curata’ con il metodo Stamina, il protocollo a base di staminali ideato da Davide Vannoni ma bocciato prima dall’intera comunità scientifica mondiale e poi dalle inchieste della magistratura italiana.
Ma il ruolo di Conte in quella vicenda non sarebbe puramente professionale, visto che il premier in pectore è stato tra i promotori, assieme all’attrice Gina Lollobrigida, di una fondazione che finanzia l’accesso alle cure compassionevoli in casi di malattie non curabili: Fondazione Stamina fu scelta come prima beneficiaria del sostegno finanziario di quella fondazione.
(da “La Repubblica”)
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