QUANDO GIUSEPPE CONTE DIFENDEVA IL METODO STAMINA
FU TRA I FONDATORI DI VOA VOA, PRIMA BENEFICIARIA LA FONDAZIONE STAMINA DI VANNONI, CONDANNATO DAI TRIBUNALI
Giuseppe Conte, il premier non eletto dal popolo indicato da Luigi Di Maio e Matteo Salvini, sarà anche uno “sconosciuto” per il mondo della politica ma è abbastanza noto alle cronache.
Conte infatti è stato il legale della famiglia della piccola Sofia, la bambina diventata un caso mediatico grazie all’interessamento di Giulio Golia e delle Iene.
Sofia era (purtroppo è morta lo scorso anno) la bambina affetta da leucodistrofia metacromatica che era “in cura” con il metodo Stamina, la truffa messa appunto da Davide Vannoni.
Dobbiamo fare un salto indietro al 2013 quando Conte, lungi dall’essere considerato un possibile candidato premier era l’avvocato della famiglia della bambina.
In veste di legale Conte ha difeso la tesi secondo la quale era nel diritto di Sofia di essere curata con Stamina, anche quando ormai era ben chiaro che la cura non poteva funzionare.
Sulla questione era intervenuto il Ministero della Sanità che aveva bloccato le “infusioni” e per poter ottenere di proseguire con il “trattamento” i genitori di Sofia e Conte iniziarono una dura battaglia legale.
E quel Giuseppe Conte — ordinario di diritto privato presso l’Università di Firenze — è proprio il nostro futuro Presidente del Consiglio che ottenne l’importante vittoria a Livorno che concesse a Sofia di proseguire con le cure.
Fu proprio lui infatti a convincere i genitori della bambina malata a spostare la residenza da Firenze a Livorno. Si potrebbe anche pensare che Conte in fondo stava facendo il suo lavoro.
Ma alcuni fatti relativi alla vicenda sembrano far pensare il contrario, ovvero che Conte a Stamina ci credesse davvero.
Come del resto hanno fatto anche quelli del MoVimento 5 Stelle, alla loro prima esperienza parlamentare. E non sorprende che a sponsorizzare Conte sia stato proprio un altro avvocato fiorentino, quell’Alfonso Bonafede a sua volta molto amico di un’associazione free-vax
Giuseppe Conte e l’onlus Voa Voa che finanziava Stamina Foundation
Nel marzo del 2013 Conte spiegava qual era il senso dell’azione legale: «non invochiamo genericamente il diritto alla salute o a cure compassionevoli ma chiediamo che Sofia completi un protocollo di cure che è stato già concordato, approvato ed eseguito con una prima infusione di cellule staminali. Un principio di civiltà giuridica secondo cui, al di là di provvedimenti amministrativi ed indagini di rilievo penale, il paziente deve completare il trattamento concordato con i sanitari che hanno responsabilità della cura».
Poco importa che quelle “cure” non solo non fossero compassionevoli ma che fossero completamente inutili.
Qualche giorno dopo, quando venne stabilito che Sofia non avrebbe potuto continuare a “curarsi” con il metodo Stamina Conte ribadiva il concetto: «È impensabile che a Sofia sia nuovamente sottratta la speranza, alimentata in seguito alla prima infusione, di una migliore qualità della vita».
Ed evidentemente l’avvocato Conte aveva preso a cuore la battaglia visto che nel luglio dello stesso anno, quando ancora la vicenda non si era conclusa, è tra i fondatori di Voa Voa, la Onlus voluta dai genitori di Sofia per il sostegno di opere umanitarie e altruistiche.
La prima beneficiaria di Voa Voa è stata proprio la Stamina Foundation Onlus, quella presieduta e fondata da Davide Vannoni.
E così il cerchio si chiude, e anche oggi il metodo antiscientifico trionfa.
(da “NextQuotidiano”)
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