Novembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
IL NUOVO SOGGETTO POLITICO SECONDO I SONDAGGISTI VALE IL 12%
I comitati civici annunciati da Matteo Renzi alla Leopolda sono il primo passo verso la formazione di un nuovo partito?
È possibile, anzi addirittura probabile.
Maria Teresa Meli, sul Corriere della Sera, racconta l’inquietudine di molti renziani. In molti nel Pd sarebbero convinti che il partito nato dalla fusione a freddo tra Ds e Margherita sia “un contenitore ormai superato”.
Che cosa intende fare allora Renzi? L’idea dell’ex premier è quella di fondare un nuovo “movimento” che però “non si fa certo con pezzi di vecchia classe dirigente”.
Il nuovo partito potrebbe debuttare già alle europee del 2019. Per ora ovviamente si tratta solo di indiscrezioni, anche se gli indizi non mancano: indicativo in questo senso il fatto che sulle primarie Renzi non abbia ancora appoggiato apertamente nessun candidato.
Ma quanto può valere un partito guidato dall’ex segretario dem?
Secondo un recente sondaggio realizzato da Emg per Agorà , questo nuovo soggetto politico potrebbe raccogliere il 12% dei consensi e sarebbe votato dal 47% degli elettori del Partito democratico.
Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera oggi parla della processione di senatori di Forza Italia verso Matteo Renzi, nata perchè alcuni di questi sono interessati a entrare nell’eventuale nuovo partito dell’ex presidente del Consiglio.
Una processione con scarsi successi, visto che lo stesso Renzi ha fatto sapere che un nuovo partito non si può fare con vecchi pezzi della classe dirigente. Ma l’idea di un nuovo soggetto politico tra i renziani va lo stesso di moda:
In realtà ancora non è stato deciso niente di definitivo, ma negli ultimi giorni l’ipotesi di un nuovo soggetto politico (che sarebbe alleato e non antagonista del Pd) sembra aver avuto un’accelerazione.
Si parla infatti della possibilità che questo «movimento» debutti già alle elezioni europee. Del resto l’ultimo sondaggio, della Emg, dà a un eventuale partito di Renzi il 12 per cento.
E, sempre secondo quella rilevazione, il 47 per cento degli elettori del Pd lo voterebbe. In molti nel Pd sono convinti che prima o poi lo «strappo» avverrà . L’altro giorno Gentiloni spiegava a un collega di partito. «Io scommetto ancora sul Pd mentre c’è chi se ne vuole andare».
Sandro Gozi, che insieme a Scalfarotto, sta curando per l’ex segretario i comitati civici «Ritorno al futuro», non ha dubbi su quello che occorre fare e lo ripete ogni volta che può: «Il Pd è ormai un contenitore superato. Bisogna andare oltre e creare qualcosa di nuovo. E bisognerà rivolgersi anche a quei moderati che si troveranno sempre più spaesati in un Partito popolare europeo egemonizzato dalle destre estreme».
(da agenzie)
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Novembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
LE PREVISIONI SBALLATE DEL GOVERNO: SI CHIUDERA’ L’ANNO CON TRE DECIMALI IN MENO DI QUANTO ANNUNCIATO
Peggiora il quadro per l’economia italiana: l’Istat ha aggiornato i dati del terzo trimestre e scoperto
che il passo del Paese è scivolato in territorio negativo. –
Nel terzo periodo dell’anno, infatti, il Prodotto interno lordo – corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato – è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente.
Si tratta del primo dato negativo dopo 14 trimestri di crescita. Il dato provvisorio parlava invece di una crescita zero e di un +0,8% tendenziale.
A questo punto, la variazione acquisita per il 2018 – ovvero quella che si registrerebbe se non intervenissero ulteriori variazioni nell’ultimo periodo dell’anno – è del +0,9% (in calo dal +1% nei dati provvisori).
Il governo, nella Nota di aggiornamento al Def, prevedeva di chiudere l’anno con una crescita dell’1,2%.
Se alla fine di dicembre la spinta economica fosse ben inferiore, ci sarebbero ovviamente ripercussioni anche sull’abbrivio per il 2019, che il governo punta a chiudere in crescita dell’1,5%, indicazione già ritenuta ottimistica da molti osservatori internazionali e domestici.
Lo stesso Istituto di statistica, in audizione sulla Manovra e dopo aver diffuso il dato provvisorio sul Pil del terzo trimestre, diceva che per centrare l’obiettivo di crescita all’1,2% nel 2018 sarebbe stato necessario un balzo nel trimestre finale dell’anno di 0,4 punti.
Nel commento ai dati, l’Istat ha sottolineato che la flessione del terzo trimestre “che segue una fase di progressivo rallentamento della crescita, è dovuta essenzialmente alla contrazione della domanda interna, causata dal sovrapporsi di un lieve calo dei consumi e di un netto calo degli investimenti, mentre l’incremento delle esportazioni, pur contenuto, ha favorito la tenuta della componente estera”.
Infatti, si dettaglia, dalla domanda nazionale (al netto delle scorte) è arrivato un effetto capace di sottrarre 0,3 punti percentuali alla crescita del Pil, con un contributo nullo per i consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private e per la spesa delle Amministrazioni Pubbliche e negativo per 0,2 punti percentuali per gli investimenti fissi lordi.
La variazione delle scorte ha fornito un contribuito nullo alla variazione del Pil, mentre l’apporto della domanda estera netta è risultato positivo per 0,1 punti percentuali: non tanto da risollevare il corso complessivo.
(da agenzie)
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Novembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
SONDAGGIO EMG: IL 63% E’ PREOCCUPATO DELLE CONSEGUENZE E VUOLE CHE SIA CAMBIATA (COMPRESO IL 29% DI ELETTORI DELLA LEGA E IL 46% DI QUELLI GRILLINI)
Come si comporterà l’esecutivo in relazione alla fatidica scelta: cambiare o meno la manovra di bilancio?
Finora la maggioranza si è sempre dimostrata molto attenta all’opinione pubblica, il più delle volte assecondando gli orientamenti prevalenti tra gli elettori così come emergevano dai sondaggi.
Per questo è molto interessante vedere cosa pensano gli italiani di questa spinosa questione.
Innanzitutto, gli italiani sono preoccupati per questa situazione.
Lo rivela un sondaggio di Tecnè, realizzato la scorsa settimana, secondo cui il 62% si dichiara preoccupato per la bocciatura della manovra da parte della Commissione e il 59% (in aumento di 4 punti rispetto al mese precedente) teme che ci possa essere una crisi finanziaria se i mercati e lo spread dovessero surriscaldarsi eccessivamente. Probabile conseguenza sempre secondo lo stesso istituto, calano anche (dal 40% al 38) i giudizi positivo verso la manovra economica, mentre salgono di 3 punti (da 49 a 52%) quelli negativi.
Che fare quindi con la manovra?
Nel sondaggio realizzato da Antonio Noto per la trasmissione “Cartabianca”, il 58% degli italiani si dice favorevole a cambiarla per convincere l’Unione Europea (la Commissione e i governi degli altri paesi), mentre solo 2 su 10 sono a favore della linea della fermezza e la lascerebbero così com’è.
Numeri confermati dall’istituto EMG di Fabrizio Masia, secondo cui il 63% degli italiani è favorevole a cambiare la manovra “per evitare conseguenze peggiori” (e attenzione: la pensa così anche il 29% degli elettori della Lega e addirittura il 46% di quelli del M5S) contro un 30% secondo cui il Governo deve “tenere il punto”.
Le stesse rilevazioni di EMG dimostrano come nelle ultime settimane il tema della fragilità dei conti pubblici italiani abbia raggiunto un’ampia fetta di italiani. Interrogati su quale debba essere la priorità del Governo, la maggioranza relativa (38%, in aumento rispetto al 35% rilevato una settimana prima) risponde “abbassare il debito pubblico”.
Solo al secondo posto (19%) troviamo il superamento della legge Fornero con la quota 100, da sempre rilevato come uno dei provvedimenti più popolari — quando non il più popolare in assoluto — tra quelli annunciati dalla maggioranza giallo-verde. Ancora più esigua — nonchè in diminuzione — è la quota di chi pensa che la priorità principale sia il reddito di cittadinanza (14%) e la flat tax (12%).
Insomma, tra gli italiani si è fatta largo una consapevolezza dei rischi che corre l’Italia dal punto di vista del bilancio pubblico.
E anche se di questo, almeno per ora, non sembrano in alcun modo beneficiare i partiti di opposizione, si tratta comunque di un orientamento che il Governo difficilmente potrà ignorare.
(da agenzie)
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Novembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
PERSI 6,5 PUNTI IN OTTO MESI, DAL 32,7% DI MARZO AL 26,2% DI NOVEMBRE… MENTRE LA LEGA DAL 17,4% E’ ARRIVATA AL 30,8% PERCHE’ SI E’ SOLO CERCATA DI RINCORRERLA
La Repubblica oggi ripercorre con la supermedia dei sondaggi Youtrend/AGI come si sono evolute
le preferenze nei sondaggi tra MoVimento 5 Stelle e Lega a partire dal 4 marzo, ovvero da dopo la chiusura delle urne e la lunga e faticosa gestazione del governo gialloverde.
Quello che si osserva nettamente è che negli otto mesi che sono passati Salvini ha prima superato e poi staccato nei sondaggi i grillini, che hanno avuto sin dal primo momento della nascita del governo gialloverde un’emorragia di voti netta e pesante, che si è avverata da settembre in poi.
La Lega fino a un certo punto ha cannibalizzato i voti di Forza Italia e Fratelli d’Italia, poi ha svuotato anche il campo (residuale) dei partitini alla sua destra e quindi ha cominciato a drenare consensi tra i grillini.
Un’ascesa forse anche innescata dal fatto che Salvini è percepito come “nuovo” nonostante sia il politico più vecchio su piazza dopo Mattarella proprio perchè ha legato il suo destino a quello del M5S.
E se dovesse scioglierlo per costituire un nuovo governo con il vecchio centrodestra potrebbe perdere parte dei consensi guadagnati.
Spiega Claudio Tito che i sondaggi mostrano allora come la forza di Salvini sia quasi raddoppiata in sei mesi — sforando il tetto del 30 per cento dei consensi — e quella pentastellata sia sensibilmente calata. In politica i rapporti di forza non sono mai un elemento ignorabile per troppo tempo. E con le elezioni europee di maggio, potrebbe diventare lampante.
(da agenzie)
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Novembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
LA VERITA’ SULLE TESSERE ANNUNCIATE E MAI STAMPATE DAL BUFALARO DI MAIO… IL PROGETTO E’ QUELLO, INFATTI LE CARTE DI CREDITO SONO MATERIA DI POSTE ITALIANE E LO STAMPATORE SARA’ MASTERCARD
Dopo le balle di Di Maio e Castelli e sulla tipografia dei segreti che stampa tessere del reddito di cittadinanza, arriva la verità su Poste.
Perchè in realtà è vero che c’è un tavolo tecnico tra gli uomini del ministero del Lavoro e dello Sviluppo ma questo parte da un punto ben preciso: la social card di Giulio Tremonti targata 2008.
A svelare il mistero è Valentina Conte su Repubblica: non c’è nessun ordine di stampare cinque o sei milioni di tessere per il reddito di cittadinanza come hanno affermato i due simpatici (?) contaballe e questo perchè non c’è ad oggi alcuna norma che lo consenta: la Manovra del Popolo non è ancora legge — e si discutono modifiche con l’UE — e il disegno di legge collegato per il reddito di cittadinanza quindi ancora non esiste.
Non esiste nemmeno il decreto legge, visto che nella maggioranza hanno scritto una cosa sulla legge di bilancio (ovvero che per reddito e quota 100 si faranno disegni di legge collegati) mentre ai giornalisti hanno detto che sarà un decreto legge a regolare la materia.
Ma qualcosa c’è. Nel disegno (o decreto) sarà finalmente deciso in via ufficiale chi avrà diritto al reddito di cittadinanza, quali siano i requisiti e le condizioni e come si può fare domanda.
Spiega però Repubblica che nell’occasione arriverà la sorpresa: il rimando cioè al decreto legge 112 del 2008, convertito nella legge 133 del 6 agosto 2008, firmato da Berlusconi, Tremonti, Scajola, Brunetta, Sacconi, Calderoli e promulgato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ovvero il decreto di istituzione della social card di Giulio Tremonti.
Le carte di credito sono materia di Poste italiane, azienda ora quotata in Borsa, che per inciso ha ancora in essere un contratto con lo Stato per la realizzazione e la fornitura della social card di tremontiana memoria. Che a quanto pare sarebbe il veicolo adatto per il reddito di cittadinanza, evitando una gara pubblica, come spiega anche Sergio Rizzo sempre su Repubblica.
Il decreto di Berlusconi e Tremonti verrà quindi utilizzato ora dal reddito di cittadinanza pentastellato, in totale continuità con i governi degli ultimi dieci anni.
Lo stampatore, oltre che circuito finanziario, sarà Mastercard.
All’epoca intascò 1,898 euro su base annua per ciascuna carta emessa, come rivelò l’allora sottosegretario all’Economia Casero in Parlamento.
Mentre a Poste andarono 1.149.221 euro per la sola spedizione a casa della tessera.
Se ne produssero 2 milioni, ma fu un flop.
Meno di 600 mila ricariche, per i requisiti troppo stringenti. Il ministro Di Maio ne vuole 5-6 milioni. Anche se le famiglie in povertà assoluta sono 1 milione e 800 mila, che certo corrispondono a 5 milioni di poveri. Compresi anche i bambini, però.
Ecco quindi svelato l’arcano: il ministero di Di Maio sta quindi lavorando sulle tessere per il reddito di cittadinanza sulla base della legge per la social card, anche se è probabile che ci saranno significative differenze da colmare con una legge tra i due provvedimenti.
Questo intendeva Di Maio con la sboronata sui cinque-sei milioni di tessere che aveva dato ordine di stampare.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
SUL BLOG DELE STELLE VA IN ONDA L’INFANTILISMO POLITICO, IL VITTIMISMO CONGENITO E LA MACCHINA DEL FANGO … SE LORO SONO DEI CAZZARI LA COLPA E’ DEI GIORNALI
No, Vasco, No Vasco, #iononcicasco: in un tripudio di jovanottismo prima maniera il MoVimento 5
Stelle ha preparato e messo in atto una strategia del vittimismo per parare i colpi delle notizie che in questi giorni stanno movimentando l’attualità politica e mettono nel mirino Luigi Di Maio.
E così un post non firmato sul Blog delle Stelle mira a sollevare il popolo per mezzo dell’hashtag contro la stampa cattiva pagata dai Poteri Forti utilizzando le armi preferite e meglio conosciute dal MoVimento 5 Stelle: l’infantilismo politico, il vittimismo congenito e la macchina del fango.
Il post comincia con una curiosa ricostruzione degli anni successivi al 2013, ovvero all’entrata in Parlamento del MoVimento 5 Stelle:
Hanno iniziato a farci le pulci come mai avevano fatto con nessuno prima, ma rimanendo sempre ossequiosi con i partiti di governo, praticamente tutti gli altri. Ovviamente non hanno mai trovato nulla, se non massima trasparenza, massima correttezza e massimo rigore nel punire chi sbaglia.
Questo tentativo piuttosto scoperto di invenzione del passato risponde alla logica tutta grillina della circonvenzione di incapace che non ricorda quanto è successo: basterebbe segnalare che le consulenze ASL di Virginia Raggi e la storia di Quarto sono state raccontate dal Fatto Quotidiano, giornale che non è stato ossequioso con “i partiti di governo” nella legislatura precedente.
Oppure bisognerebbe ricordare le “sfortunate” vicende della giunta grillina a Roma, che hanno costretto Grillo e Di Maio a intervenire per allontanare (da cariche e competenze) grillini come Daniele Frongia mentre il Campidoglio esplodeva perchè uno dei quattro amici al bar è stato arrestato per corruzione.
Quel giorno la Raggi con una faccia di palta che rimarrà negli annali del giornalismo italiano se ne uscì sostenendo che il tipo con il quale si mandava messaggi su Whatsapp in cui lo rimproverava per non avergli detto dell’aumento di stipendio del fratello (Ah, lo spoyls system! Ah, la capacità di scegliere la classe dirigente nel M5S!) era solo uno dei tantissimi dipendenti del Campidoglio.
Questo sempre riguardo la massima trasparenza, la massima correttezza e il massimo rigore nel punire chi viene beccato da altri a sbagliare perchè i grillini hanno le fette di prosciutto sugli occhi e non si accorgono nemmeno che uno sta aumentando lo stipendio al fratello.
Ma la combinazione faccia di palta / fette di prosciutto negli occhi raggiunge l’apoteosi nel paragrafo successivo:
Il problema della stampa è che non sta facendo libera informazione disinteressata, ma sta compiendo un’opera di delegittimazione nei confronti di una forza politica per venire incontro agli interessi affaristici e politici dei loro editori. Il quarto potere è l’ultimo su cui possono contare i veri sconfitti alle elezioni. E lo esercitano in modo brutale, per il loro interesse esclusivo e a danno della qualità dell’informazione e dei cittadini. La delegittimazione del MoVimento 5 Stelle da parte del quarto potere colpisce a tutti i livelli. Colpisce i nostri sindaci: due anni di fango contro Virginia Raggi. Colpisce i nostri parlamentari: ultimo arriva l’articolo sessista sull’Espresso contro Lucia Azzolina. Colpisce i nostri ministri e sottosegretari: video tagliati ad hoc, foto rubate, piccole gaffe o lapsus ingigantiti ad arte e sbattuti in prima pagina.
Qui il M5S accusa la stampa di essere al soldo dell’editore.
Non capendo, oppure fingendo di non capire che da quando la terra gira intorno al sole le informazioni escono perchè qualcuno ha interesse a farle uscire e che già Abbott Joseph Liebling negli anni Sessanta era arrivato alla (corretta) conclusione che la libertà di stampa appartiene al padrone della tipografia.
Ciò detto e considerato, rimane il punto: appurato che un’informazione esce perchè qualcuno ha interesse a farla uscire, l’informazione è vera o falsa?
Patetica poi la lamentela sui video tagliati, sulle foto rubate o sulle piccole gaffe dei PòreStelle: è esattamente quello di cui si è cibato per secoli il blog di Beppe Grillo prima e il MoVimento 5 Stelle poi: prima erano loro a chiedere di far girare i video come quello di Djsselbloem (quello sì, tagliato ad arte) con le figuracce vere o presunte degli avversari.
Adesso che tocca a loro è la macchina del fango, mammina, nascondimi sotto le tue gonne perchè sono in pericolo.
E nel non plus ultra della faccia di palta ecco la frase successiva:
Colpiscono anche Luigi Di Maio in questi giorni, essendo immacolato usano i parenti sbattendo in prima pagina suo padre per storie di 10 anni fa. E attenzione non è che Luigi sia sotto accusa per aver aiutato il babbo mentre era ministro, come è stato per Renzi (il cui babbo aveva incontrato mezza Consip mentre lui era premier) e Boschi (perchè non querela De Bortoli che ha raccontato del suo incontro con l’ad di Unicredit per conto del padre?), ma per un vincolo di sangue.
Certo, la cosa che salta subito all’occhio è che il M5S stia chiedendo a Boschi una cosa che ha già fatto (e ha annunciato nel dicembre scorso, anche se, come del resto Silvia Virgulti, l’ex ministra ha scelto la via, più semplice e remunerativa in caso di vittoria, del tribunale civile).
Ma non bisognerebbe dimenticare che il M5S nelle tre righe sta diffamando anche Matteo Renzi perchè sostiene che l’allora premier fosse a conoscenza dei presunti (c’è una richiesta di archiviazione in ballo) tentativi di “fare rete” di babbo Tiziano quando non solo non c’è uno straccio di prova che Renzi sapesse, ma lui stesso nell’intercettazione pubblicata dal Fatto dopo la notizia dell’indagine non sembra essere molto d’accordo (eufemismo…) con l’attivismo “romano” del padre e anzi lo invita a più riprese a smetterla per non danneggiarlo.
E così via, fino all’appello finale: «Per questo vi chiediamo un gesto simbolico, da fare sui social. Un post su Facebook, Twitter o Instagram con l’hashtag #IoNonCiCasco. Devono capire che gli italiani non si fanno più prendere per il culo. La nostra battaglia continua. E per la libertà di stampa interverremo con la legge contro il conflitto di interessi degli editori e garantendo l’equo compenso a tutti i giornalisti».
Che lascia tutti un po’ stupiti: ma se la stampa non conta niente e ci sono i social network per ribadire la verità (ad esempio sull’ordine di stampare cinque o sei milioni di tessere per il reddito di cittadinanza…) allora cosa ve ne frega di ribattere?
Non sarebbe meglio invece utilizzare il tempo per illustrare gli straordinari risultati ottenuti da questo governo finora?
Ah, su quelli invece c’è poco da dire e prossimamente andrà peggio? Allora mi sa che abbiamo capito il perchè di tutta questa strategia del vittimismo.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
“SBAGLIATO ANCHE IL NO AL GLOBAL COMPACT”
L’assenza del presidente della Camera alla votazione finale del decreto sicurezza è stata interpretata come una presa di distanza dal provvedimento.
“È stata interpretata bene” risponde ai giornalisti Roberto Fico, a margine di un convegno all’Accademia dei Lincei.
“È una presa di distanza – puntualizza l’esponente M5s – non ne ho parlato prima perchè sono presidente della Camera e rispetto il mio ruolo istituzionale fino in fondo, difendo i diritti di maggioranza e di opposizione, mando avanti i provvedimenti che arrivano in Aula con la collaborazione di tutti i capigruppo e rimango fedele al mio ruolo istituzionale”.
“Ma – osserva ancora – se poi parliamo nel merito del provvedimento dopo che è stato approvato, quello è un altro discorso”.
Fico conferma dunque la sua contrarietà alla legge, così come altri otto deputati pentastellati che al momento del voto risultavano “assenti ingiustificati”.
In realtà la fronda degli “ortodossi”, vicini al presidente della Camera, conta diciotto parlamentari.
(da agenzie)
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Novembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
DALLA LOTTA AL TRAFFICO DI ESSERI UMANI ALLE VIE LEGALI SICURE, DALLA TUTELA LEGALE ALL’ELIMINAZIONE DI OGNI FORMA DI DISCRIMINAZIONE
Dalla lotta al traffico di esseri umani alle vie legali sicure, dalla tutela legale all’eliminazione di ogni
forma di discriminazione.
Sono 23 gli obiettivi fissati dal Global compact, il progetto promosso dall’Onu per un’immigrazione regolare e sicura.
Il documento invita gli Stati a condividere la responsabilità della migrazione globale, collaborando nell’implementazione di strategie comuni.
E si basa su alcuni principi base contenuti nella Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo, nella Convenzione di Ginevra e in tutti gli altri trattati internazionali che normano il diritto internazionale.
L’intesa, chiamata anche “Dichiarazione di New York”, è stata firmata all’Assemblea generale dell’Onu nel settembre 2016 da oltre 190 Stati.
Anche l’Italia, rappresentata dal governo Renzi ha sottoscritto l’accordo. Ma ora il nuovo esecutivo ha annunciato un passo indietro.
Il 10 e 11 dicembre, infatti, i Paesi interessati si ritroveranno in Marocco, a Marrakech, per aderire formalmente all’accordo. Il nostro paese, non parteciperà al summit e la decisione di adesione sarà sottoposta al Parlamento
I 23 obiettivi del Global Compact.
Il documento parte dal principio base che la migrazione ha fatto parte dell’esperienza umana nel corso della storia e che è “fonte di prosperità , innovazione e sviluppo sostenibile nel nostro mondo globalizzato”, per questo l’ impatto positivo può essere ottimizzato.
“La maggior parte dei migranti – si legge nel documento – che vivono nel mondo oggi viaggiano, vivono e lavorano in un modo sicuro, ordinario e regolare. Ciò nonostante, la migrazione innegabilmente interessa i nostri Paesi, le nostre comunità , i migranti e le loro famiglie in modi differenti e imprevedibili”.
Per questo “i cambiamenti e le opportunità della migrazione internazionale ci uniscono piuttosto che dividerci – continua il testo – Questo Global compact definisce le nostre comuni intenzioni, le responsabilità condivise e l’unità di intenti riguardo la migrazione”.
I 23 obiettivi, in questo contesto, rappresentano le azioni considerate rilevanti come strumenti per governare il fenomeno e best practice da implementare.
Innanzitutto si prevede di raccogliere e utilizzare dati accurati come base per sviluppare politiche basate sull’evidenza empirica.
Il secondo obiettivo è quello di ridurre al minimo i fattori strutturali che inducono le persone a lasciare il proprio paese di origine.
Si prevede poi di fornire informazioni accurate e tempestive in tutte le fasi della migrazione; di garantire che tutti i migranti abbiano adeguata documentazione legale; di implementare percorsi di migrazione regolare; di assicurare eque condizioni di lavoro e di ridurre i casi vulnerabili.
Il documento sottolinea anche la volontà di “salvare vite e di coordinare gli sforzi sul tema dei migranti dispersi”.
Tra gli obiettivi c’è anche quello di contrastare il traffico di esseri umani e di gestire le frontiere in maniera coordinata e sicura.
Al punto 13 si afferma che la detenzione deve essere considerata una misura ultima, e che si deve lavorare per cercare alternative.
Si chiede poi di rendere accessibili i servizi di base ai migranti e di rimuovere tutte le forme di discriminazione e promuovere l’inclusione delle persone.
Nel documento si parla anche di reintegrazione attraverso ritorni e riammissioni sicure e di sviluppo dei paesi di origine.
La posizione dell’Italia.
Dopo un’iniziale posizione favorevole l’Italia ha fatto un passo indietro, come ha spiegato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte: “Per quanto riguarda il Global Compact ho già anticipato a New York che esso è compatibile con la strategia strutturata e multilivello sull’immigrazione che abbiamo elaborato e che ho condiviso con i miei partner europei. E su questo non ho cambiato idea – ha detto Conte -. C’è però un fatto: pur essendo un documento di carattere programmatico non vincolante, ha un rilievo politico, e su esso c’è molta attesa. Nell’approssimarsi della scadenza di Marrakesh c’è molto fermento anche tra i cittadini. Ho convocato allora un vertice con i ministri e abbiamo convenuto che su una prospettiva del genere è giusto creare un passaggio parlamentare dove esprimere tutte le posizioni”.
Ad essere contrario all’adesione al trattato è, in particolare il ministro degli Interni, Matteo Salvini.
Anche in Europa sono diversi i paesi che hanno deciso di non firmare: in particolare gli Stati dell’Est, il cosiddetto gruppo di Visegrad.
La Svizzera, invece, come l’Italia si rimetterà alla decisione del Parlamento. Tra i favorevoli ci sono Francia e Germania.
Astalli: “Una decisione incomprensibile”.
Per il Centro Astalli è incomprensibile l’idea che l’Italia sia fuori da Migration Compact soprattutto perchè il nostro paese “da tempo e soprattutto per voce dell’attuale Governo, chiede una condivisione internazionale degli sforzi e delle responsabilità per gestire le migrazioni”.
La decisione di tirarsi fuori dall’accordo, quindi, “contraddice l’esigenza da parte del nostro Paese di essere coinvolto in un patto che impegna la comunità internazionale in uno sforzo comune per una gestione delle migrazioni ordinata e dentro l’alveo dei diritti umani – continua il Centro Astalli -. Risulta strano poi che per il Decreto Sicurezza si sia scelta la strada della decretazione d’urgenza e la fiducia, annullando il confronto parlamentare e invece in questo caso si faccia il contrario. Il fenomeno complesso della mobilità umana non deve essere strumentalizzato per il consenso politico usando slogan e decisioni a effetto. È prioritaria al contrario la necessità di promuovere processi che possano favorire soluzioni socialmente costruttive e a lungo termine”.
Il Centro Astalli auspica e chiede un ripensamento al Governo e ribadisce il proprio impegno al fianco della Santa Sede nel supportare la promozione e la diffusione dell’importanza di un’ amplissima adesione degli Stati di tutto il mondo ai Global Compact.
(da Globalist)
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Novembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
TRA “PEZZI DI MERDA” E MINACCE CON IL CRIC SI ESIBISCE IL SETTORE ACCOGLIENZA DEI FANS DI DI MAIO
Vincenzo Iurillo, che ieri ha raccontato sul Fatto Quotidiano del lavoro nero di Luigi Di Maio alla pizzeria La Dalila, oggi fa sapere come hanno preso i cittadini di Mariglianella l’arrivo di tanti giornalisti per la storia del terreno dove ci sono due manufatti “fantasma” ieri sequestrati dai vigili:
Ieri invece tutti hanno notato la presenza dei giornalisti lungo la rotonda. Sono stati sottoposti a uno stillicidio di insulti — “ricottari ”,“pezzi di merda”,“fate solo figure di niente” — qualcun altro invece ha urlato “Di Maio è l’orgoglio della nostra nazione”.
I giornalisti di Repubblica e del Roma che si sono avvicinati al cancello delle proprietà Di Maio si sono trovati di fronte un signore che abita lì vicino e che si è qualificato come “appena uscito di galera” agitando un cric contro di loro: “Ve lo spacco in testa”.
Benvenuti in questo piccolo paese del Nolano di quasi 8.000 abitanti dove l’azienda dei Di Maio ha qualche radice e dove governa un sindaco di Forza Italia, Felice Di Maiolo, in carica da otto anni, che con il vicepremier dice di non avere cattivi rapporti: “Qualche anno fa da vicepresidente della Camera venne a inaugurare una sede dei Cinque Stelle e io, per correttezza istituzionale, andai a salutarlo con cordialità ”
Sindaco, ma come avete fatto a non accorgervi di questi presunti abusi così vistosi e così vicini al municipio?
“Non sono stati commessi durante il mio mandato. Io ho fatto demolizioni e acquisizioni al patrimonio pubblico di capannoni, alberghi, immobili anche grossi. E ogni mattina coi vigili faccio un giro del territorio”.
E lì non c’è mai stato?
“Il vialetto è piccolissimo, non adiacente la strada pubblica”.
(da Globalist)
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