Novembre 4th, 2018 Riccardo Fucile
LO STOP AL PAGAMENTO DELLE TASSE E’ LA SOLITA MISURA RIDICOLA, POI TE LE CHIEDONO TRA UN ANNO CON GLI ARRETRATI… E PER ATTINGERE AL FONDO UE OCCORRE IL CONTO (NON TAROCCATO) DEI DANNI ENTRO 3 MESI E UN IMPORTO MINIMO DEL DANNO DI 3 MILIARDI
Nell’Italia delle 30 vittime del maltempo in una settimana, l’allarme riguarda soprattutto il dissesto idrogeologico.
Il premier Giuseppe Conte, in visita nelle aree devastate della Sicilia, annuncia lo stanziamento di un miliardo di euro “per interventi di sicurezza del territorio, per proteggere e salvaguardare le vite umane”. Annuncio che non vuol dire soldi reali, ma dichiarazione di intento.
Per il ministro dell’Interno, Matteo Salvini però servirebbero “40 miliardi di euro per mettere in sicurezza il territorio nazionale”. Soldi che ovviamente non solo non ci sono, ma a cui il governo non ha mai pensato, preferendo sputtanare 20 miliardi in marchette tra reddito di cittadinanza e quota 100, strizzando l’occhio agli evasori fiscali e non certo alla tutela ambientale.
Il presidente del parlamento europeo, Antonio Tajani, ha risposto che la Ue “è pronta ad aiutare le popolazioni colpite”. Ma bisogna fare in fretta, ammonisce.
“L’Italia – ha spiegato – deve chiedere di attivare il fondo di solidarietà dell’Ue, e per farlo deve presentare una richiesta entro le 12 settimane dalla fine dell’evento con il conto complessivo di tutti i danni: per potervi accedere deve essere di almeno 3 miliardi o lo 0,6% del pil”.
E il governo sembra intenzionato ad utilizzare questa strada.
E il ministro per il Sud, Barbara Lezzi, propone proprio di “accedere al Fondo di solidarietà dell’Unione Europea, nato per offrire in sostegno in caso di calamità naturali”.
Nei prossimi giorni si riunirà in un consiglio dei ministri per deliberare lo stato di emergenza, la disposizione delle prime risorse necessarie e i provvedimenti per superare la situazione attuale. Tra questi ci sarà , come ha annunciato oggi lo stesso Salvini, lo stop al pagamento delle tasse “per le popolazioni colpite dall’ondata di maltempo”. La solita misura ridicola, visto che tra un anno poi ti chiedono gli arretrati e quindi non ti regalano una mazza.
Ci vuole tanto ad abbuonare bollette e tasse per 12 mesi, non ci vuole certo una laurea, quindi è una misura alla portata anche di Salvini e Di Maio.
(da agenzie)
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Novembre 4th, 2018 Riccardo Fucile
AVEVA 15 ANNI, HA CERCATO DI SALIRE SUL LETTO PER IMPEDIRE CHE LA BIMBA DI UN ANNO MORISSE, MA ENTRAMBI NON CE L’HANNO FATTA
Federico Giordano stava giocando con la sua sorellina quando il fango si è insinuato sotto la porta di casa. “Papà cosa succede?”, ha urlato.
Giuseppe ha tentato di spingere fuori il fango con la scopa ma all’improvviso dentro la villa di Casteldaccia è stato l’inferno: nel giro di pochi minuti sono morti in nove.
La furia di acqua e fango ha spinto Giuseppe Giordano e la sua famiglia da una stanza all’altra della casa che da un paio d’anni aveva preso in affitto a ridosso del fiume Milicia, che straripando ha provocato la tragedia.
Proprio mentre Giordano stava cercando di portarsi in salvo, gli infissi sono scoppiati e la casa è stata invasa da fango e detriti. Federico è salito su un letto e ha preso la sua sorellina di un anno. “Papà la tengo io”, ha detto.
E con tutte le sue forze ha alzato al cielo la sua sorellina che intanto urlava per la paura.
Questa è l’ultima immagine che ha Giuseppe Giordano dei suoi due figli di 15 e un anno, entrambi morti nella tragedia di Casteldaccia con 7 altri parenti travolti dalla furia del fiume e dall’incuria, in una casa presa in affitto sulla quale adesso la procura di Termini Imerese vuole vedere chiaro.
Federico, un piccolo eroe, inghiottito dal fango con la sua sorellina. “Erano sempre insieme – dice una parente – e insieme sono andati via”.
(da “la Repubblica”)
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Novembre 4th, 2018 Riccardo Fucile
LA SALMA GIALLOVERDE PROSSIMA ALLA INUMAZIONE
La batosta subìta dalla crescita italiana nel terzo trimestre, corredata da un drastico aumento della disoccupazione, rappresenta un pesante coperchio appoggiato sulla bara del governo minkio-leghista.
Certo rimangono ancora da piantare i chiodi, ma difficilmente assisteremo ad una resurrezione della salma gialloverde.
Non a caso gli ultimi sondaggi cominciano a riflettere il punto di svolta nei consensi.
I risultati di questi quattro mesi di governo sono evidenti persino agli irriducibili con spesse fette di salumi rancidi a copertura dei bulbi oculari.
Niente flat tax, una manciata di sussidi ai parassiti, spread in zona default, Decreto Dignità che spinge a licenziare, aumento delle tasse alle imprese, capitale delle banche a rischio, riduzione del credito, nuovi mutui più cari, produzione industriale alla canna del gas, emergenze come il Ponte Morandi rinviate sine die, grandi infrastrutture come Tap, Terzo Valico e Tav oggetto di un mercato delle vacche politico.
Insomma solo chi risiede stabilmente su una luna di Urano non si accorge che i minkio-sovranisti hanno stabilito il record mondiale di castroneria economica applicata, devastando i germi di una faticosa ripresa dopo dieci anni di crisi.
I ragli della propaganda svitata minkio-somarista attribuiscono la colpa del dissesto ai passati governi. Con sprezzo del ridicolo Palazzo Chigi inscena l’ennesima ignobile parodia del Circo Campidoglio dove, dopo due anni e mezzo, ad ogni inondazione, ad ogni emergenza rifiuti, ad ogni guasto della metro, ad ogni incendio di autobus, ad ogni disastro nella Capitale, la Raggi continua a blaterare di colpe altrui.
Al tempo stesso, come l’allenatore di una squadra sotto di quattro goal all’85mo, il ras di Pomigliano (forte del consenso guadagnato con l’indecente condono edilizio a Ischia) dichiara serafico che “Dal punto di vista internazionale c’è stata una serie di fattori che incidono sulla congiuntura economica generale. Ma vedrete che con la “Manovra del Popolo [Bue]” non solo il Pil ma la felicità dei cittadini si riprenderà ». Insomma la propaganda della premiata ditta di bufale (a due zampe) CazzaLega & Dissociati, dirama il seguente messaggio: i piani B per l’uscita dall’euro, la sfida suicida alla Commissione Europea, la vigliacca violazione delle regole che il governo aveva sottoscritto a giungo scorso in sede europea, le offese a Mario Draghi (che sta cercando di evitare il peggio), la pretesa che la Bce compri i titoli spazzatura del governo italiano, il declassamento delle agenzie di rating causato dall’insipienza dei ministri, i 7 miliardi di maggiori interessi sul debito pubblico pagati da aprile spariranno d’incanto in un’estasi di felicità collettiva suscitata dal debito pubblico fuori controllo
Purtroppo nel mondo reale (non in quello dei casalini e dei tontinelli da strapazzo) un imprenditore che vede il paese andare a ramengo non si precipita ad investire o ad assumere.
Un risparmiatore che ha visto i suoi risparmi in Btp crollare del 15% in poche settimane non è dell’umore giusto per rilanciare i consumi.
Chi viene licenziato per effetto del Decreto Dignità non ha reddito da spendere. L’artigiano a cui la banca taglia il fido non riesce a sopravvivere senza patemi.
E, dulcis in fundo, gli investitori stranieri non aspettano il default somarista prima di vendere la paccottaglia di via XX settembre.
Come ha ricordato Visco alla Giornata Del Risparmio da maggio ad agosto dall’estero si sono sbarazzati di titoli italiani per 82mld (di cui 67 pubblici).
Dietro il fondale di cartapesta governativo, la disfatta gialloverde ha già prodotto un’umiliante ritirata.
Nella legge di bilancio inviata al parlamento non c’è il Reddito di cittadinanza, non c’è quota 100 per le pensioni, non c’è la Flat Tax.
Saranno inseriti in provvedimenti collegati che molto probabilmente non verranno mai attuati nelle forme promesse fino a tre giorni fa.
In parole povere, sul balcone di Palazzo Chigi sventola la bandiera bianca dopo la tronfia esibizione di un mese fa. Infatti la Lega vuole fuggire dalla responsabilità di governare un’Italia in recessione.
Salvini intensificherà la retorica anti immigrati e anti europea (mentre Tria e i suoi Sancho Panza negoziano a Bruxelles la resa) per qualche settimana illudendosi di consolidare il bottino elettorale che i sondaggi (fasulli) gli attribuiscono.
Poi alla prima occasione imbullonerà il coperchio sulla bara del governo Conte dando la colpa a Di Maio e alla UE per il disastro e le promesse mancate.
A quel punto sarà interessante verificare quanto gli elettori si faranno irretire dalla mossa del cavallo dell’avanzo di Leoncavallo.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 4th, 2018 Riccardo Fucile
“LO FANNO PER SOLDI”, DOVREBBE ESSERE DEFERITA LEI AI PROBIVIRI DEL M5S…ANCHE PERCHE’ I DISSIDENTI HANNO SEMPRE VERSATO IL CONTRIBUTO
Qualche giorno fa avevamo segnalato la macchina del fango avviata nei confronti di Gregorio De Falco, senatore del MoVimento 5 Stelle “colpevole” di considerare incostituzionale il decreto sicurezza firmato da Matteo Salvini e pronto a chiedere modifiche attraverso emendamenti, ovvero il lavoro per cui è pagato visto che non c’è nessun compenso previsto in Parlamento per gli yes-men schiacciabottoni: quelli lo fanno per passione (e per la genuina ansia di perdere il posto).
Le voci che parlavano delle sue difficoltà economiche a causa del divorzio con la moglie venivano dal M5S e volevano spiegare che in caso di cacciata si sarebbe potuto tenere l’intero stipendio.
Oggi Laura Castelli in un’intervista rilasciata ad Annalisa Cuzzocrea su Repubblica ribadisce l’accusa a De Falco e agli altri senatori dissidenti (Nugnes, Fattori, Mantero):
Ci sono frizioni interne, emerse al Senato sul decreto sicurezza. Questo la preoccupa?
«Probabilmente è difficile stare in una forza politica che ti chiede di ridurti lo stipendio».
Tre senatori su quattro, tra i ribelli, lo hanno già fatto per cinque anni. Non sarà che i parlamentari non hanno voce in capitolo?
«I luoghi per dialogare sono le commissioni e ognuno si è espresso. La maggioranza deve saper rispettare il contratto di governo, chi non vuole farlo è libero di andare altrove».
Laura Castelli non sa che il luogo del dialogo non sono le commissioni, ma l’intero parlamento, e come vedete quando le fanno notare che tra i senatori “dissidenti” ce ne sono tre che hanno restituito durante la scorsa legislatura (e tra l’altro le restituzioni non sono state ancora fatte), cambia discorso dicendo un’altra sciocchezza.
I cosiddetti dissidenti dovrebbero chiederne il deferimento al collegio dei probiviri.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 4th, 2018 Riccardo Fucile
300 MILIONI TAGLIATI PER CHI INVESTE IN RICERCA E SVILUPPO, DIMEZZATO IL BENEFICIO MASSIMO PER IMPRESA
Il Sole 24 Ore spiega oggi che la relazione tecnica della legge di bilancio quantifica la riduzione del piano Impresa 4.0.
La platea degli investimenti agevolabili con l’iperammortamento fiscale scende di 2 miliardi (da 12 a 10) e, considerando solo il primo anno di effetto finanziario, la spesa per lo Stato cala a 368 milioni dai 903 stimati nella relazione tecnica della manovra di un anno fa.
Per il credito di imposta per la ricerca e sviluppo, invece, il taglio è di 300 milioni.
Il credito di imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo si chiuderà nel 2020, non è infatti passata la proroga al 2021. E viene profondamente cambiato.
L’aliquota di agevolazione resta al 50% solo per alcune tipologie di spese (ad esempio lavoro subordinato), per altre scende al 25% (lavoro autonomo).
Inoltre, viene dimezzato il beneficio massimo per singola impresa, da 20 a 10 milioni. Il doppio intervento vale, secondo la relazione tecnica, una riduzione di 300 milioni in termini di effetti finanziari.
E questo, nonostante l’inclusione tra le spese agevolabili di materiali e forniture per prototipi e impianti pilota.
Inoltre, per evitare abusi, c’è una stretta retroattiva (dal 2018) sui controlli e gli obblighi di rendicontazione.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 4th, 2018 Riccardo Fucile
PRONTI GLI EMENDAMENTI PER BOICOTTARE IL TESTO DI SALVINI SE NON FARA’ PASSARE LA RIFORMA DELLA PRESCRIZIONE
Nella migliore tradizione del baratto politico, i 5 Stelle potrebbero improvvisamente cambiare idea sulla legittima difesa.
Potrebbero, se gli ultimatum dei leghisti sull’anticorruzione e le strategie neanche più velate per resettare il reddito di cittadinanza non venissero riposti nella fondina da Matteo Salvini.
Succederebbe alla Camera, dove è atteso il provvedimento sbandierato da anni dalla Lega e dove Luigi Di Maio ha lasciato la sua pattuglia di fedelissimi e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede può contare su un pugno di deputati che funzionano da suo braccio armato.
Pronti a cestinare il compromesso raggiunto in Senato due settimane fa, quando i grillini ritirarono gli emendamenti sgraditi a Salvini per far approvare la legge sulla legittima difesa.
A un passo dal classico stallo messicano, il Parlamento si annuncia come una giungla vietnamita.
La giustizia è il terreno su cui la maggioranza potrebbe finire a brandelli. Tutto è cominciato con il blitz grillino sulla prescrizione sospesa dopo la sentenza di primo grado.
Una proposta che Giulia Bongiorno, avvocato, ministro della Pubblica amministrazione, ma soprattutto autorevole voce sulla giustizia per il Carroccio, definisce una «bomba atomica» capace di far deflagrare i processi penali. Un ‘iniziativa che ha irritato i sovranisti di Salvini, ancor prima che questi minacciassero la resistenza contro il capitolo sulle donazioni destinate ai partiti e alle fondazioni politiche, previsto sempre nel ddl Anticorruzione firmato Bonafede.
Il ministro risponde alla collega puntando sulla bontà dello stop alla prescrizione perchè, sostiene, «la bomba è la rabbia dei cittadini che si aspettano giustizia». In tutti e due i casi i 5 Stelle confermano «Non si arretra». «Andiamo avanti» dice il sottosegretario Stefano Buffagni.
È la linea di Bonafede, concordata con Di Maio prima della partenza del vicepremier per la Cina. È convinzione tra i grillini che la Lega stia cercando motivi per logorare, in pieno calo nei sondaggi, il capo politico del Movimento a cui non è certo sfuggito che nel comunicato di distensione di ieri, Salvini abbia ribattezzato il reddito di cittadinanza «reddito di reinserimento al lavoro».
Le contromosse dei 5 Stelle sono già in atto: sarà guerriglia. Si inizia dall’emendamento che serve a inasprire le pene per evasori e per chi si macchia di frode fiscale, come promesso in fase di trattativa sulla manovra.
La modifica verrebbe infilata di nuovo nell’Anticorruzione, a firma Francesca Businarolo, la stessa deputata che si è intestata la prescrizione per conto di Bonafede.
Ma questo è solo un assaggio della ritorsione che è pronto a mettere in campo il M5S. Di Maio ha piena fiducia nel suo Guardasigilli. «Troverà un accordo con i leghisti. È il migliore in queste cose».
Bonafede è chiaro: «Noi ci siamo spesi per far passare la legittima difesa come volevano loro e far rientrare tutte le obiezioni dei nostri. La prescrizione è nel contratto, come lo è la legittima difesa…e il contratto non vale solo per la Lega».
(da “La Stampa”)
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Novembre 4th, 2018 Riccardo Fucile
CI SAREBBE BISOGNO DI MILIONI DI PICCOLE OPERE E DI PIANO STRAORDINARIO DI MANUTENZIONE DEL PAESE …E DAREBBE LAVORO VERO, NON ASSISTENZA
Ci sarebbe bisogno di milioni di opere piccole e anche piccolissime e invece la nostra attenzione è sempre e solo concentrata sui miliardi di euro che servono per le grandi opere. E poi dividerci, mentre i miliardi vengono spesi, sulle scelte compiute, sull’utilità di esse.
Cosa ne è del Mose, per esempio, nessuno lo sa. Avrebbe dovuto difendere Venezia dall’acqua alta, e aspettiamo, dopo che qualche miliarduccio è stato speso, di vederlo completato e di capire se sia servito oppure no.
Sapremo domani forse. Per oggi possono bastarci le polemiche sul Tap. Si deve fare! Ecco l’esercito dei Sì che si confronta con quello del No.
Che quel No fosse non tanto sull’opera, il gasdotto transnazionale, ma sul luogo in cui debba sbucare è questione che non ci riguarda. Banalmente: sarebbe stato possibile far adagiare il grande tubo in un’area già sottratta all’ambiente, già posseduta dal cemento?
Cosa mai sarebbe accaduto se il grande tubo fosse sbucato qualche decina di chilometri più a nord, in prossimità delle aree industriali inquinate e dismesse del brindisino?
Sarebbe stata quell’opera anche motivo per bonificare terreni che invece saranno lasciare al loro destino, ai loro veleni.
Le idee muovono le passioni, ma l’ideologismo le ammazza, ci fa vivere sempre dietro una barricata. Decine di studi dimostrano che il Tav è costoso, sovradimensionato, al di sotto dei parametri minimi che assicurano al costo dei benefici corrispondenti.
Perchè non accettare la logica e comprendere, finchè si fa in tempo, che quei soldi possono divenire più utili, maggiormente profittevoli per la collettività , se si investissero altrove?
Avremmo bisogno di una legge che ci obbligasse al consumo zero del suolo. Dovremmo dire: basta così.
Ogni energia dovrebbe andare a mantenere ciò che è stato costruito, difendere i beni che sono esposti agli attacchi oramai virulenti della natura.
Avremmo bisogno di un piano straordinario di manutenzione straordinaria del Paese. Che sarebbe anche un modo per dare un reddito a chi ne è privo, e cittadinanza a chi — senza lavoro — ha perduto la sua dignità .
Tenere in piedi l’Italia prima che ci caschi in testa. Questa dovrebbe essere l’urgenza.
E invece: si Tap, no Tap, si Tav, no Tav…
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Novembre 4th, 2018 Riccardo Fucile
DONNE E OVER 65 TRADISCONO LA ISOARDI… E SALVINI ORA VUOLE PIAZZARE L’AUTORE ALLA DIREZIONE RAI (EVVIVA LA MERITOCRAZIA)
Si sta molto chiacchierando, in questi giorni, di uno storico programma di Rai1 – «La prova del cuoco» – che quest’anno ha cambiato la conduttrice (Elisa Isoardi dopo Antonella Clerici, che l’ha lanciato).
Fra gli autori c’è Casimiro Lieto, che è stato candidato a una direzione Rai (Rai1 o Rai2, o forse niente), con seguito di molte polemiche.
Da osservatori del tutto imparziali, ci è venuta la curiosità di verificare – dati alla mano – la buona salute del programma, anche per capire il senso della «candidatura». Stupisce un po’ constatare che il programma non è mai andato così male come quest’anno: a settembre e ottobre (due mesi di messa in onda) il programma registra 1.282.000 spettatori, per una share media del 12,9%.
L’anno scorso, nello stesso periodo, gli spettatori erano 1.745.000, per una share del 15,7% (con una perdita secca di più di due punti e mezzo di share).
L’anno prima, nel 2016, gli spettatori erano 1.539.000, per una share del 14,2% (dunque più di un punto percentuale oltre l’edizione di quest’anno).
Nel 2015, gli spettatori erano 2.002.000, per una share del 16,6% (tre punti e mezzo in più di quest’anno).
È evidente che la «Prova» navighi in acque agitate, e abbia ceduto lo scettro della leadership del pranzo a «Forum», con Barbara Palombelli, che su Canale 5 raccoglie una media di 1.370.000 spettatori, per una share del 16,9%.
Come si spiega l’arretramento della «Prova»?
La conduzione Isoardi e la nuova impostazione voluta dagli autori soffre soprattutto sui due target centrali per la trasmissione: scendono di quasi tre punti di share le donne, e di oltre tre punti gli spettatori con più di 65 anni. Insomma, il core target. Questi sono i dati di un programma, quanto poi alle nomine, come sempre, rispondono a criteri per noi insondabili.
(da “Il Corriere della Sera”)
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Novembre 4th, 2018 Riccardo Fucile
BUCCI E TOTI AVEVANO GARANTITO UNA SOLUZIONE ALTERNATIVA CHE NON SI E’ MAI VISTA
L’annuncio della chiusura della Rinascente era arrivato improvviso un anno fa; stasera i dipendenti, dopo aver creduto a promesse e sperato di riuscire a far cambiare idea ai vertici, daranno vita a una sorta di funerale del loro posto di lavoro poco prima della fine dell’ultimo turno.
Sarà più che altro un presidio che coinvolgerà le dipendenti e i dipendenti rimasti – una ventina – ma che vedrà anche la partecipazione di cittadini, parenti, clienti ed ex colleghi che in questi mesi sono riusciti a trovare un’altra collocazione.
C’è chi ha rassegnato le dimissioni (quattro), chi ha accettato il trasferimento (quattordici) e chi ha atteso il miracolo che non c’è stato.
Qualcuno aveva creduto alle parole delle autorità locali, quando al primo e unico tavolo con i sindacati – era marzo – si dicevano sicuri dell’esistenza di un’alternativa, che avrebbe garantito continuità occupazionale.
Il tavolo della trattativa era stato aggiornato per l’inizio dell’estate ma non è più stato fatto e così si è capito che ormai la fine era vicina.
Anche perchè dell’investitore straniero (Harrods?) che sembrava pronto a mettere capitali freschi, a un giorno dalla chiusura, nemmeno l’ombra.
«Ci sono tanti progetti, ma nessuno che possa definirsi concreto», sospira Nicola Poli del sindacato.
Quando si abbasseranno le saracinesche dei grandi magazzini di via Vernazza (l’immobile è di proprietà di Banca Carige), ormai completamente vuoti dopo mesi di svendita, a chi è rimasto non resterà che una buonuscita (le trattative con la rsu sono alle battute finali).
C’è parecchio sgomento. E rabbia. A fare da portavoce è Cinzia Ronzitti, che spiega lo stato d’animo di chi si troverà disoccupato, ma anche di chi ha trovato un accordo che di fatto gli ha cambiato la vita dall’oggi al domani: «Questo presidio nasce dal momento in cui perdi il lavoro, il senso di vuoto colmo di disperazione che provi è quello di una perdita importante nella tua vita. Un lutto. Da qui la mia idea di fare il funerale ai 43 posti di lavoro persi».
C’è tanta amarezza in queste parole: «Sarà un momento composto, civile che nasce dal dolore, vero e proprio dei lavoratori, senza bandiera alcuna, nè politica nè sindacale. Siamo tutte donne… alcuni uomini sono già usciti».
Il funerale-presidio, o il presidio-funerale, inizierà intorno alle 19 quando Ronzitti prenderà la parola per leggere poche righe. Una lettera per ricordare quali erano le promesse e quale è stato l’epilogo. Poi libertà assoluta di fare altri interventi.
Perchè i magazzini della borghesia genovese erano una vera e propria istituzione e sgomenta come non si trovi qualcuno pronto a subentrare, anche se gli spazi sono importanti.
In via Vernazza, la Rinascente occupava cinquemila metri quadri: tre piani nel cuore di Genova che da stasera rimarranno deserti. E che in parte lo sono già adesso, dato che la svendita – con sconti del 90 per cento – è andata alla grande.
Certo, dopo 58 anni di attività alzare bandiera bianca fa male; soprattutto a Genova, che vede scomparire un punto di riferimento, visto che un salto alla Rinascente lo abbiamo fatto tutti.
Stasera lo stop al pubblico, poi da lunedì gli ultimi quattro commessi libereranno i muri da scaffali e allestimenti. E le vetrine resteranno al buio.
Per sempre?
(da “Il Secolo XIX”)
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