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CALDEROLI CONDANNATO A 18 MESI CON L’AGGRAVANTE DEL RAZZISMO

Gennaio 14th, 2019 Riccardo Fucile

DEFINI’ “ORANGO” LA MINISTRA CECILE KYENGE… LA VERGOGNA DI UNO STATO DOVE QUESTO SOGGETTO SIEDE ANCORA IN PARLAMENTO

È stato condannato in primo grado a un anno e sei mesi dal tribunale di Bergamo, che ha riconosciuto l’aggravante razziale, il senatore della Lega Roberto Calderoli, a processo a Bergamo – dove vive – per aver dato dell’orango a Cecile Kyenge all’epoca esponente del governo Letta.
L’ex minsitra – che ha scelto di non costituirsi parte civile – commenta: “Abbiamo vinto un’altra volta. Evviva evviva evviva. Il razzismo la paga cara”.
Era il luglio 2013, Calderoli si trovava alla festa della Lega Nord di Treviglio, e quelle dichiarazioni scatenarono un vero e proprio putiferio con il Colle, all’epoca il presidente della Repubblica era Napolitano, che si disse “colpito e indignato”.
E con Calderoli che cercò, viste le polemiche, di difendersi affermando che la sua era soltanto “una battuta simpatica”.
La questione finì anche al Senato, l’Aula diede l’autorizzazione a procedere per il reato di diffamazione escludendo però l’aggravante razziale.
Ma il Tribunale di Bergamo fece ricorso alla Consulta che, infine, diede ragione ai magistrati lombardi: quell’accusa aveva un sottofondo razzista.
Visto che l’ex ministra non si è costituita parte civile, non sono previsti risarcimenti di natura economica.

(da agenzie)

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IN ABRUZZO IL CENTRODESTRA SI E’ GIA’ ROTTO E HA PERSO IL CENTRO, TRA MOGLI, VETI E RICICLATI

Gennaio 14th, 2019 Riccardo Fucile

LA COALIZIONE SI SPACCA MENTRE LA LEGA IMBARCA RICICLATI E PONE IL VETO SU DUE DEMOCRISTIANISSIMI… E’ UNA DESTRA DI IMBROGLIONI

Sembra quasi uno sciolingua: il centrodestra in Abruzzo ha già  perso il centro.
La storia è un classico intreccio di familismo, veti e gelosie.
E doppia morale, con la Lega che imbarca riciclati, ma mette il veto su quelli altrui.
E pure di un candidato presidente che non riesce a tenere unita la coalizione, il giorno in cui si depositano le liste in Corte D’Appello.
Figuriamoci, ironizza qualcuno anche di quelli che lo sostengono, che combinerà , nel caso, sugli atti di governo.
Partiamo dall’inizio.
In Abruzzo — vedrete quante indicazioni nazionali darà  il voto del 10 febbraio — a sostegno del candidato Marco Marsilio, di Fratelli d’Italia, oltre a Lega, Forza Italia e Fdi, c’è un rassemblement centrista, formato dall’Udc di Lorenzo Cesa, la Dc di Rotondi e Idea di Gaetano Quagliariello.
Comunque la si pensi, sono bei voti, in una regione storicamente moderata in cui in parecchi rimpiangono ancora Zio Remo (Gaspari, ovviamente).
Questa coalizione è stata formalizzata. Per intenderci, sui manifesti ci sono i simboli a sostegno del presidente, anche quello dell’Udc. E ci saranno nelle urne, anche quello dell’Udc. Elemento non banale.
Perchè al momento della formazione delle liste è successo il patatrac. E il candidato Marco Marsilio ha ufficialmente dichiarato, ovunque, che “l’Udc non farà  parte della coalizione e della futura maggioranza”.
Fatto senza precedenti, perchè giuridicamente la coalizione esiste e, a questo punto, non puoi tornare indietro: dopo il passaggio in corte d’Appello, un alleato lo puoi maledire, ma non ti ci puoi più separare. E, chi vota Udc vota comunque Marsilio. Insomma, capite il pasticcio. E l’imbroglio.
Proseguiamo sul patatrac: La Lega, che in Abruzzo ha prosciugato Forza Italia e soprattutto l’Msi dei tempi d’oro (a proposito dei riciclati della Lega, l’HuffPost farà  un’altra puntata), pone il veto su due nomi pesanti di quel rassemblement.
Uno è Andrea Gerosolimo: avvocato 45enne di Sulmona, giovane rampante, che viene dal mondo della Coldiretti, democristianissimo di una famiglia democristiana, col nonno che, ai tempi, ospitò il podestà  locale.
Uno da cinquemila preferenza che odia le carte, la scrivania e non stai mai fermo.
Allo scorso giro era assessore della giunta di centrosinistra di Luciano D’Alfonso, ma da un anno aveva iniziato a costruire la sua marcia di avvicinamento “civico” al centrodestra.
L’altro è Mario Olivieri, democristiano di Vasto e amico di Zio Remo (Gaspari ovviamente), presidente uscente della Commissione Sanità , da un anno non più in maggioranza col centrosinistra, e in avvicinamento, anche in questo caso “civico” al centrodestra.
A questo punto, la Lega pone il veto perchè non si possono candidare i “riciclati” che sono stati nel centrosinistra.
Si narra di una discussione molto maschia al tavolo delle candidature. Di questo tenore: “Ma perchè i riciclati miei non vanno bene e i tuoi sì?”.
Perchè la Lega candida, per fare qualche nome, nelle sue liste Camillo Sulpizio, già  assessore di D’Alfonso (provenienza Italia dei Valori) o la signora Nicoletta Verì che, dopo tanti cambi di casacca, si candidò al Senato con la Lista Monti, già  proprio così: Monti, quello della Fornero.
Per superare il veto insormontabile, la mossa.
Al posto di Olivieri, un suo socio politico. Al posto di Gerosolimo, i centristi propongono un altro nome: Marianna Scoccia, sindaco di Prezza, un comune in provincia dell’Aquila. Moglie di Gerosolimo.
Sulla mossa c’è il via libera, in un primo momento, sia di Marsilio sia di Tajani, che lo comunicano a Cesa prima di depositare le liste.
Perchè sarà  anche la “moglie di” ma è comunque un sindaco di un comune di centrodestra. Nuovo veto della Lega, anche sulla signora Scoccia, sindaco di Prezza.
E quasi una rissa in corte d’Appello, con nomi depennati, reinseriti. E il segretario Lorenzo Cesa che, a telefono, quasi urla: “Io ho una dignità , non mi faccio piegare da questi quattro fascistelli che stanno nella Lega”.
Nelle liste, alla fine, c’è la Scoccia, prima sostituita col consenso di Marsilio “perchè sennò con la Lega saltava tutto” poi re-inserita da Cesa. E, a questo punto, è saltato tutto.
A voler tirare le somme sul senso politico di questo casino, ci sono tre elementi. Primo: un candidato presidente che non sa gestire il rapporto con gli alleati.
Due: l’imbroglio di coalizione che non c’è più ma non si può rompere formalmente. Un gioco strano della Lega, che fa venire spontanea una domanda: ma Salvini gioca a vincere come coalizione o a fare il pieno dei voti della sua lista, e poi “arrivederci e grazie”?.
Benvenuti in Abruzzo. Questa è la destra che si candida a governare da quelle parti.

(da “Huffingtonpost”)

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ORA ESTRADATE CASIMIRRI PER LA VERITÀ SU MORO

Gennaio 14th, 2019 Riccardo Fucile

LA LETTERA AL GOVERNO DI GIUSEPPE FIORONI PER RIPORTARE IL TERRORISTA DAL NICARAGUA…SEI ERGASTOLI, MAI UN GIORNO DI CARCERE, MA “STRANAMENTE” LO STATO ITALIANO SE NE E’ DIMENTICATO

Ora “estradare” Alessio Casimirri. Questa mattina, nelle stesse ore in cui a Ciampino sbarcava Cesare Battisti dalla Bolivia, il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla strage di via Fani (fino al marzo 2018) Giuseppe Fioroni ha formulato al Governo la richiesta di riportare in Italia il terrorista, per arrivare alla verità  sul sequestro e sull’omicidio di Aldo Moro.
Fioroni ha scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al vicepresidente e Ministro dell’Interno Matteo Salvini, al vicepresidente Luigi Di Maio, ai ministri degli Esteri Enzo Moavero Milanesi e della Giustizia Alfonso Bonafede per sollecitare la consegna alla giustizia italiana di Casimirri che non solo è l’unico latitante del sequestro Moro che non ha fatto un solo giorno di carcere e che è stato condannato in maniera definitiva a sei ergastoli, anche per altri gravi atti di terrorismo tra cui l’assassinio del giudice Tartaglione.
È anche un responsabile e un testimone diretto del delitto delle Brigate Rosse che ha cambiato il corso della storia italiana.
Casimirri, romano, 1951, nome di battaglia “Camillo”, è il figlio di Luciano, ex numero due dell’ufficio stampa dell’Osservatore Romano e della sala stampa Vaticana, sotto tre Pontefici ( Pio XII, Giovanni XXIII e Paolo VI), e di Maria Ermanzia Labella, una cittadina dello Stato Pontificio.
Alessio faceva parte del gruppo di fuoco dell’agguato di via Fani del 16 marzo 1978, costato la vita ai cinque agenti della scorta di Moro, sequestrato e ritrovato cadavere 55 giorni dopo nel bagagliaio di una Renault 4 in via Caetani.
Nella voce “Cristiani d’Italia” dell’Enciclopedia Treccani lo storico Miguel Gotor (che è stato anche componente della Commissione presieduta da Fioroni) ipotizza che le “protezioni” italiane in favore di Casimirri (Gotor scrive di un “salvacondotto”) siano avvenute anche a causa dell’esistenza della “trattativa vaticana” per salvare Moro e “degli imbarazzanti segreti di cui comunque era venuto a conoscenza (durante il caso Moro, ndr) e in forza dei suoi rapporti privilegiati con le più alte sfere del Vaticano” dell’epoca.
Scrive Fioroni:
“Nell’esprimere un sincero apprezzamento per i grandi sforzi posti in essere per porre termine alla latitanza di Cesare Battisti e per il successo recentemente conseguito, che chiude una pagina offensiva per le vittime del terrorismo e per lo Stato italiano, desidero richiamare la Loro attenzione su un’altra vicenda di non minore gravità , che ho avuto modo di affrontare in quanto Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro”.
Dopo aver riepilogato tutti i termini della vicenda, Fioroni aggiunge:
“Torno dunque a sollecitare il più grande impegno al fine di sollevare con la massima forza, sia nell’ambito dei rapporti con il Nicaragua sia in ambito multilaterale, la questione della estradizione di Casimirri e al fine di svolgere tutte le attività  di polizia eventualmente necessarie ad ottenere la cattura del latitante”…
“La questione riveste infatti una straordinaria importanza, non solo per una doverosa esigenza di certezza della pena, ma anche per chiarire gli aspetti ancora oscuri del sequestro Moro e del terrorismo italiano”…
“Alla luce di quanto a suo tempo accertato dalla Commissione la vicenda della fuga e della latitanza di Casimirri non sembra riconducibile solo alle protezioni che gli sono state accordate dal governo sandinista. Si evidenzia infatti la costante e ripetuta protezione nel nostro Paese, di cui Casimirri potè godere in molte fasi della sua vita, con modalità  e intensità  diverse ed in molteplici ambiti. Protezioni che possono essere fondate su elementi familistici, ma non escludono, alla luce dei comportamenti posti in essere da soggetti diversi, elementi di collaborazione, più o meno ufficiale, con strutture dello Stato”.
Già  nell’ottobre 2017, il presidente della Commissione Moro2, al termine dei lavori dell’organismo parlamentare aveva inviato una lettera all’allora presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e ai ministri dell’epoca (Minniti, Orlando e Alfano) nella quale chiedeva al Governo di ottenere risultati dalle autorità  di Managua per l’estradizione di Casimirri. Lo scioglimento delle Camere e la formazione del nuovo governo, hanno “fermato” la procedura.
Va ricordato che solo su proposta della Commissione Moro2 per la prima volta in modo formalmente corretto, e quindi efficace, è stata chiesta dal governo italiano la consegna del latitante. Negli anni passati ci sono stati due tentativi. Uno che non è andato a buon fine e l’altro che non è stato nemmeno avviato.
Casimirri da quando a metà  degli anni Ottanta si è trasferito in Nicaragua ha ottenuto la “protezione ” dei governi sandinisti ed in particolare dall’attuale presidente, Daniel Ortega, di cui, secondo le cronache locali, avrebbe salvato la vita al figlio, scampato ad un agguato.
Ha ottenuto la cittadinanza nicaraguense, ma essa sarebbe, secondo l’opposizione ai sandinisti, “illecita ed illegale”. I legami con il regime sono stretti. La figlia di Casimirri, Valeria, sarebbe alla testa della Gioventù sandinista nelle manifestazioni di piazza contro l’opposizione.
Nei tumulti che hanno insanguinato il paese centroamericano ad opera delle milizie sandiniste, a partire dalla scorsa primavera, sono rimaste uccise oltre trecento persone, con attacchi e violenze anche alla Chiesa cattolica ed ad alcuni vescovi.

(da “Huffingtonpost”)

argomento: denuncia | Commenta »

IL FRATELLO DI CESARE BATTISTI: “COL SUO RIENTRO ABBIAMO RISOLTO I PROBLEMI DELL’ITALIA”

Gennaio 14th, 2019 Riccardo Fucile

IL COMMENTO IRONICO: “NON AGGIUNGO ALTRO, HA GIA DETTO TUTTO IL MINISTRO SALVINI”

Mentre Cesare Battisti sta per atterrare a Ciampino e il fratello commenta ironicamente all’AdnKronos la vicenda: “Che vuole che le dica. Tra poco in aereo rientra a Roma Cesare, mio fratello, e così abbiamo risolto tutti i problemi dell’Italia, le pensioni, il debito, tutto risolto con Battisti…”.
La famiglia resterà  accanto a Battisti.
Lo ha sottolineato anche il nipote, Antonio, sentito dall’AdnKronos: “Non c’è molto da dire. Vediamo cosa succede, come evolve la situazione e poi decideremo cosa fare. Ma quasi sicuramente qualcuno di noi, della famiglia, andrà  lì (in aeroporto, ndr)”. Antonio ha affermato di aver avuto l’ultimo contatto con lo zio più di due mesi prima della cattura: “Comunque, non lo abbiamo abbandonato finora e non lo faremo ora”.

(da “Huffingtonpost”)

argomento: Giustizia | Commenta »

PERCHE’ MORIRE PER LA LIBERTA’ DEI CURDI? E’ SOLO QUESTIONE DI AVERE O ESSERE

Gennaio 14th, 2019 Riccardo Fucile

IN UN MONDO DI MACERIE SPIRITUALI, PER FORTUNA C’E’ CHI ANCORA INSEGUE SOGNI E IDEALI

Il fratello di un mio compagno di Università  si è arruolato nelle milizie curde dell’YPG ed è caduto combattendo per la libertà  di quel popolo. Aveva 50 anni e dei figli. Perchè l’ha fatto?
Se uno legge il bel libro “Il Combattente” di Karim Franceschi o scorre le strisce di ZeroCalcare, Kobane Calling, capisce che la guerra contro l’Isis ha motivazioni profonde e dovrebbe scuotere più profondamente gli animi assopiti e ormai ottusi di noi occidentali.
I Giovani lo capiscono più di noi adulti. Un mio studente d’Informatica è andato a Erbil. Non mi ha mai detto il perchè, ma suppongo che anche lui sia andato per aiutare la causa del popolo curdo.
Eppure la giustezza della causa, non spiega fino in fondo perchè un 50-enne decida di dare un taglio alla vita comoda ed andare a combattere.
Forse la motivazione di questo gesto me l’ha data, inconsapevolmente, un mio laureato in Filosofia.
Mi ha chiesto un mio parere: deve scegliere fra un periodo di cooperazione a Curacao (Caraibi) e uno stage presso Ernst&Young e non sa che fare. Lo stage serve per trovare lavoro, il periodo di cooperazione serve per sè stessi.
È il confronto fra avere (in questo caso un lavoro) ed essere.
Se il giovane sceglierà  Curacao, a 30 anni forse penserà  che lo stage gli avrebbe reso l’ inserimento nel lavoro più facile.
Se il giovane sceglierà  Ernst&Young, sicuramente a 60 avrà  il rimpianto di non essere stato capace di “essere” giovane quando l’età  glielo permetteva.
Io credo che il fratello del mio compagno di studi abbia sentito un richiamo profondo all’essere nel senso più profondo del termine.
Siamo fatti della stessa materia dei sogni, siamo fatti per seguire vertute e canoscenza… e la società  attuale non offre più sogni ed ideali da seguire.
Rimangono solo macerie, materiali e spirituali.. È naturale, è umano non accettare il declino di una società  decadente.
Si cerca tutti una sfida, una ragione per vivere e per non vegetare… Il mio amico ha scelto di farlo andando a combattere (e morire) per i diritti di un popolo, come un eroe di altri tempi…
Onore e la mia sincera ammirazione al mio amico.

(da “NextQuotidiano”)

argomento: radici e valori | Commenta »

LA MANOVRA DEL POPOLO NON PENSA AI DISABILI: SOLO PROPAGANDA E ZERO EURO

Gennaio 14th, 2019 Riccardo Fucile

LO SPIEGA IACOPO MELIO, 26 ANNI, GIORNALISTA E SCRITTORE, FONDATORE DELLA ONLUS #VORREIPRENDEREILTRENO

Iacopo Melio, 26 anni, giornalista e scrittore,   fondatore della onlus #vorreiprendereiltreno che pochi giorni fa è stato insignito del titolo di Cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica dal presidente Mattarella, spiega in una lettera a Repubblica perchè la manovra del popolo non pensa ai disabili:
Caro direttore, ho deciso di scrivere questo articolo, dati ufficiali alla mano, per chiarire cosa comporterà  realmente la “manovra del popolo” per un disabile: un’illusoria chimera.
A partire dalle pensioni. Nella legge di Bilancio non viene espressamente indicato che l’introduzione delle pensioni di cittadinanza riguarderà  anche le provvidenze assistenziali riservate agli invalidi civili, ai ciechi civili e ai sordi.
Quand’anche si volesse, paradossalmente, destinare l’intera dotazione del Fondo (6,1 miliardi al netto del miliardo per i centri per l’impiego) all’aumento a 780 euro di tutte le pensioni di invalidità  civile e le pensioni sociali, quella somma non sarebbe sufficiente: basta dire che al 31 dicembre 2017 le pensioni e gli assegni di invalidità , cecità  e sordità , di importo pari a 280 euro circa, erano poco più 1 milione (1.072.000).
Se si moltiplica tale cifra per 500 euro e per 13 mensilità  si comprende che il Fondo non può affatto garantire questa, pur encomiabile, soluzione.
Ciò comporta che qualsiasi intervento sulle pensioni assistenziali escluderà  buona parte degli attuali titolari di pensione di invalidità  civile.
Pertanto gli unici aumenti previsti saranno quelli contenuti nella circolare Inps n.122/2018: una media di 3 euro mensili a pensione!
Stesso discorso per la scuola.
Per gli interventi di integrazione scolastica, incluse le spese del personale (docenti di sostegno), la legge di Bilancio prevede per l’istruzione di primo ciclo 3,49 miliardi nel 2019, riducendo di circa 70 milioni la previsione approvata dalla precedente manovra. Per l’istruzione di secondo ciclo, sempre per il 2019, sono stanziati 1,45 miliardi. Nella compilazione delle relative tabelle, a questa voce, è prevista una spesa via via in diminuzione (fino ad un miliardo di meno nel 2021).
Nell’ultimo anno scolastico a fronte di 248 mila studenti con disabilità , 71 mila sono rimasti senza insegnanti di sostegno e i docenti assegnati sono stati nel 36% dei casi insegnanti curricolari precari e non specializzati.
Non sfugga che un terzo di fondi in meno significa tradotto in cifre oltre 40 mila insegnanti di sostegno specializzati in meno e milioni di ore di sostegno negate agli alunni con disabilità .
Se poi andiamo a vedere il Fondo non autosufficienze, la dotazione (finora 450 milioni di euro) ammonterà  a 573 milioni per il 2019, 571 per il 2020 e 569 nel 2021. Il Comitato 16 Novembre, da anni “sentinella” del Fondo e, in generale, dell’impegno delle istituzioni nei confronti della non autosufficienza, il 6 novembre 2018, precisava con la presidente Mariangela Lamanna: “Il governo sa perfettamente che il fondo non autosufficienza ha bisogno di almeno 1 miliardo”.
Cifre irrisorie anche sul Fondo per il dopo di noi.
Viene riportato, per il 2019, alla cifra originale, quindi 56,1 milioni di euro: in pratica, un solo incremento di 5 milioni, assolutamente non sufficiente ed irrisorio.
La dotazione per il Fondo per l’accessibilità , poi, è di soli 5 milioni di euro per il 2019.
Ricordiamo che una misura prevista dal governo Gentiloni prevedeva lo stanziamento di 180 milioni spalmati in quattro anni (20 milioni per il 2017, 60 milioni per il 2018, 40 milioni per il 2019 e 60 milioni per il 2020).
Quindi anche se la cifra di 5 milioni per uno “speciale fondo” fosse ipoteticamente destinata all’abbattimento delle barriere architettoniche, sarebbe comunque irrisoria a confronto dei reali bisogni che nemmeno con i precedenti 180 milioni siamo riusciti a sanare.
Per concludere, quando si ha a che fare con la disabilità  non ci si rapporta con un enorme contenitore di persone con apposta un’etichetta definita, ma con cittadini che hanno esigenze diverse.
Per questo servono misure personali e personalizzate: tutto il resto è propaganda.

(da “NextQuotidiano”)

argomento: denuncia | Commenta »

LA RAGGI CHIEDE ALLA SINDACA DI ROMA CHI HA SCIPPATO I SOLDI DELLA CARITAS

Gennaio 14th, 2019 Riccardo Fucile

IMBARAZZO DEI CINQUESTELLE DOPO IL TENTATO COLPO DI APPROPRIARSI DELLE MONETINE DI FONTANA DI TREVI DESTINATE AI POVERI

L’immagine plastica di Virginia Raggi che si rivolge a Virginia Raggi per chiederle cosa è successo in occasione della decisione sui soldi della Fontana di Trevi (e al Fontanone del Gianicolo e alla Barcaccia di Piazza di Spagna) “scippati” alla Caritas è altamente poetica.
La sindaca “chiederà  chiarimenti”, ha annunciato l’altroieri cominciando a prospettare un dietrofront rispetto alla decisione di affidare la raccolta delle monetine ad Acea e poi dividerle (una parte verrebbero reimpiegate per il restauro dei monumenti, l’altra per fini sociali bypassando, però, la Caritas).
Ma è la sua amministrazione che ha preso la decisione, e c’è di più: il progetto risale all’ottobre 2017 e l’anno scorso, a marzo, c’è stata la stessa identica sceneggiata: proposta di togliere i soldi alla Caritas e successiva marcia indietro dopo le proteste. Oltre alla sindaca e al suo doppio c’è anche il senso del dejà -vù.
Mentre per quanto riguarda Virginia, è sempre più evidente che sia una che passava di lì per caso, stava aspettando l’autobus e adesso fa la sindaca.
E la sensazione viene confermata dall’altra vicenda di cui si parla in Campidoglio: la difesa dell’avvocatura capitolina nei processi sul manto stradale ammalorato: «Va valutato il concorso colposo, le buche sono ‘cose inerti’».
Oggi il Messaggero ci fa sapere che la sindaca è molto arrabbiata con i togati: il responsabile del settore è il legale Andrea Magnanelli e dovrà  spiegare perchè ha azzardato un paragone così preciso (‘cosa inerte’) tra le buche e l’amministrazione M5S a Roma. No, non è vero: secondo il quotidiano l’avvocato dovrà  difendersi dalle accuse di Raggi che ha trovato inopportuna la difesa.
L’organo, tra l’altro, risponde direttamente al sindaco. Quindi la Raggi avrebbe potuto evitare tutto questo.
L’altra Raggi, mica questa.

(da “NextQuotidiano”)

argomento: Costume | Commenta »

CON L’AUTO NUOVA NIENTE REDDITO DI CITTADINANZA

Gennaio 14th, 2019 Riccardo Fucile

TUTTI I PALETTI CHE FARANNO DIMEZZARE GLI AVENTI DIRITTO

Comincia la settimana chiave per definire con un decreto il reddito di cittadinanza.
E tornano d’attualità  i tanti paletti che dovrebbero definire la platea degli aventi diritto.
C’è un tetto anche per il patrimonio mobiliare: conti correnti, libretti di deposito e titoli. Ma soprattutto, c’è il problema delle automobili nuove.
Non basta infatti avere un Isee entro 9.360 euro. Serve anche un reddito familiare sotto 6mila euro annui (per un single, che passa a 8.400 euro per due componenti e può aumentare con il crescere del nucleo).
Ciò significa che, sebbene le soglie di accesso previste per il reddito di cittadinanza siano più generose rispetto a quelle del Rei (Isee entro 6mila euro e Isre entro 3mila euro), molti richiedenti potrebbero restare comunque esclusi dalla nuova misura, perchè avranno magari un Isee adeguato (tenuto conto di franchigie e agevolazioni previste dall’indicatore) ma non rientreranno nei parametri reddituali.
Del resto, anche nel caso del reddito di inclusione, un richiedente su due risulta senza i requisiti: per 379mila famiglie di beneficiari attuali (circa un milione di persone), le domande presentate erano state 787.982. Significa che quelle accolte sono il 48% di quelle arrivate.
Tra i paletti c’è lo stop alle auto nuove.
Nessun componente della famiglia deve essere intestatario o avere piena disponibilità  di auto immatricolate per la prima volta nei sei mesi precedenti la richiesta del reddito di cittadinanza.
Stop anche ad auto di cilindrata superiore a 1.600 cc, o di moto di cilindrata superiore a 250 cc, immatricolate per la prima volta nei due anni precedenti.
Escluse dal “divieto” auto e moto per persone disabili. Non si possono avere navi o imbarcazioni.

(da “NextQuotidiano”)

argomento: governo | Commenta »

IL TAGLIO DELLE PENSIONI AI SINDACALISTI: LA RIPICCA DEL GOVERNO

Gennaio 14th, 2019 Riccardo Fucile

LA SOLITA NORMA RETROATTIVA CHE VERRA’ IMPUGNATA PERCHE’ TOCCA I DIRITTI ACQUISITI

Una sforbiciata del 20-30% mensile attende le pensioni dei sindacalisti.
Secondo i programmi del governo Lega-M5S, annunciati ieri dal ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio, gli emolumenti per il ritiro dal lavoro dei sindacalisti dovrebbero essere ricalcolati con il metodo contributivo e non con quello retributivo subendo così un’erosione di poco meno di un terzo dell’intero importo.
Oggi ci sono sindacalisti che godono dei benefici della legge Mosca, la n. 252 del 1974, che calcola la pensione in base allo stipendio degli ultimi mesi; così, racconta oggi il Tempo, bastava essere distaccati dalla sede di lavoro, farsi triplicare lo stipendio per pochi mesi dal sindacato e andare in pensione con una somma ben più alta dei contributi versati.
La classifica dei big che prendono una pensione tra gli ex sindacalisti vede in prima fila Susanna Camusso che si porta a casa 4mila euro netti, seguita da Annamaria Furlan che arriva a 3964 euro e Carmelo Barbagallo con 2800 euro.
Secondo i rappresentanti dei lavoratori il provvedimento è illegittimo, ma quel che più interessa è che si tratterebbe di un taglio retroattivo, di quelli che teoricamente vanno a toccare i cosiddetti “diritti acquisiti”.
La scelta di Di Maio è in controtendenza rispetto a quello che il M5S ha sempre voluto e può creare un precedente interessante per altri interventi con altri governi. L’annuncio sembra più una ripicca per le polemiche sul ricalcolo che hanno visto i sindacati dei pensionati in primo piano nella lotta contro il governo.

(da “NextQuotidiano”)

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