IL TAGLIO DELLE PENSIONI AI SINDACALISTI: LA RIPICCA DEL GOVERNO
LA SOLITA NORMA RETROATTIVA CHE VERRA’ IMPUGNATA PERCHE’ TOCCA I DIRITTI ACQUISITI
Una sforbiciata del 20-30% mensile attende le pensioni dei sindacalisti.
Secondo i programmi del governo Lega-M5S, annunciati ieri dal ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio, gli emolumenti per il ritiro dal lavoro dei sindacalisti dovrebbero essere ricalcolati con il metodo contributivo e non con quello retributivo subendo così un’erosione di poco meno di un terzo dell’intero importo.
Oggi ci sono sindacalisti che godono dei benefici della legge Mosca, la n. 252 del 1974, che calcola la pensione in base allo stipendio degli ultimi mesi; così, racconta oggi il Tempo, bastava essere distaccati dalla sede di lavoro, farsi triplicare lo stipendio per pochi mesi dal sindacato e andare in pensione con una somma ben più alta dei contributi versati.
La classifica dei big che prendono una pensione tra gli ex sindacalisti vede in prima fila Susanna Camusso che si porta a casa 4mila euro netti, seguita da Annamaria Furlan che arriva a 3964 euro e Carmelo Barbagallo con 2800 euro.
Secondo i rappresentanti dei lavoratori il provvedimento è illegittimo, ma quel che più interessa è che si tratterebbe di un taglio retroattivo, di quelli che teoricamente vanno a toccare i cosiddetti “diritti acquisiti”.
La scelta di Di Maio è in controtendenza rispetto a quello che il M5S ha sempre voluto e può creare un precedente interessante per altri interventi con altri governi. L’annuncio sembra più una ripicca per le polemiche sul ricalcolo che hanno visto i sindacati dei pensionati in primo piano nella lotta contro il governo.
(da “NextQuotidiano”)
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