Febbraio 4th, 2019 Riccardo Fucile
SIMONA, BRUCIATA DAL SUO EX ITALIANO, NON VALE COME MARISA, UCCISA DAL SUO EX TUNISINO
Ci sono i fuoriclasse, innanzitutto, quasi tutti seguaci del templare Pillon e del masculi indignati che ci dicono che non è vero che le donne troppo spesso si ritrovano a dover subire le sevizie (se non l’omicidio) da parte del marito.
Quelli che credono che il femminicidio sia una lobby internazionale che punta all’eliminazione dell’essere umano di sesso maschile per poter ambire alle sue posizioni, al suo potere e al suo ruolo patriarcale.
Sono i fallocratici: convinti che la donna sia un suppellettile da indossare per la procreazione fatta come Dio comanda, da riporre poi fino al successivo riuso.
Ispirano simpatia, quasi, per quanto sono retrogradi eppur fieri della propria modernità .
Di solito sono inoffensivi, a patto che non diventino senatori e primi firmatari di fantomatici criteri che stanno in un disegno di legge che sembra tradotto da qualche biblioteca medievale. Come il ddl Pillon, per citarne uno a caso.
Poi ci sono quelli, sono la maggioranza, a cui non interessa assolutamente nulla della donna morta.
Nella loro continua ricerca di notizie utili, da rabdomanti di letame nella cronaca nostrana si buttano ad esempio sull’ennesimo femminicidio accaduto a Bergamo, ma puntano subito il dito sull’assassino.
“Il tunisino” lo chiamano nell’articolo di BergamoNews: non ha un nome, non ha una storia, non ha una faccia, è solo il tunisino.
Perchè agli stercorari del femminicidio usato per fare propaganda è indispensabile che l’etnia dell’assassino si inserisca perfettamente nella retorica del momento.
E, diciamocelo, il tunisino è perfetto, è un dono piovuto dal cielo. Insomma, il tunisino non accettava la separazione (vedere la propria donna come una propria proprietà è un’infamante caratteristica che accomuna tutte le nazionalità del mondo) e allora decide di accoltellarla. Ferisce anche la cognata.
Arjoun Ezzedine si permette di uccidere una “nostra donna” (eh sì, perchè sempre di proprietà di tratta) e allora via di commenti che sembrano bava: “Sposate gli stranieri loro non hanno la nostra cultura,, x loro la donna deve essere sottomessa, oppure la fanno fuori. Oramai bisognerebbe essere ha conoscenza di come sono gli stranieri.”,“ce ne saranno tanti oramai di omicidi del genere”.
E ancora: “In galera subito ma al suo paese”, “Integrato?”, “Grazie ha una politica del passato di buonismo”, “Care donne, aprite gli occhi… Certi elementi vanno evitati!!!!”, “Portiamo in Italia tante risorse,”, “Trovo tutto questo abominevole….Mi sorge una domanda: cioè, e adesso lo dobbiamo pure mantenere???”, “Tanto tempo di poco è fuori….la loro cultura dice che la donna è una sua proprietà e ne possono fare quello che vogliono sono loro che decidono in tutto è per tutto…”, “Tutti a casa fuoriiiii basta!!!!!!”.
Capito? In fondo è colpa sua, della vittima, che ha deciso di concedersi a uno straniero piuttosto che a un’italiano.
Così Marisa in fondo è morta due volte: accoltellata dal marito padrone e abusata ancora per fare un po’ di propaganda
Il caso vuole invece che un uomo abbia dato fuoco all’auto della fidanzata dopo averla speronata nel parcheggio. Lei, dentro all’abitacolo, è morta. Un’altra donna che aveva paura e che non è stata ascoltata.
Ma sotto l’articolo gli sciacalli del femminicidio non hanno nulla da dire. Tacciono. Ovvio. Perchè a loro non interessa nulla delle donne. Nulla.
Altrimenti saprebbero che sono 3.100 le donne uccise dal 2000 a oggi, più di 3 a settimana.
Le zone più a rischio: il nord e Roma. È quanto emerge dal rapporto Eures. I femminicidi rappresentano il 37, 6 per cento del totale degli omicidi commessi nel nostro Paese: erano il 34, 8 per cento l’anno prima.
L’omicida spesso ha le chiavi di casa della vittima perchè ne è il marito o il compagno. Ma questo non serve, no.
(da Globalist)
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Febbraio 4th, 2019 Riccardo Fucile
ESPOSTA COME UNA RELIQUIA, PECCATO CHE IL REDDITO ANCORA NON CI SIA E NON SIA QUELLO PROMESSO
L’aveva promesso e l’ha fatto. Anzi, come dicono nel MoVimento 5 Stelle: se lo diciamo, lo
facciamo.
Il governo del Cambiamento oggi pomeriggio ha dato prova della sua abilità nell’organizzare eventi di propaganda confermando la sua passione per quei momenti magici che sono le inaugurazioni delle opere d’arte quando si toglie il velo che le copriva.
Oggi Luigi Di Maio ha mantenuto due sue promesse «in perfetto orario con il cronoprogramma» ha commentato soddisfatto: mettere online il sito del Reddito di Cittadinanza e mostrarci il primo esemplare della card per il RdC.
Eccoci quindi, a otto mesi dall’insediamento del governo Conte a commentare l’ennesimo nulla in salsa 5 Stelle.
Perchè il Reddito di Cittadinanza arriverà solo a fine aprile, perchè il sito è completamente inutile, perchè non si sa nemmeno quante persone avranno diritto al sussidio e quanti soldi riceveranno.
Ma sappiamo che la card, la famosa card stampata da Poste Italiane esiste.
Annunciata mesi fa dalla viceministra Castelli e da Di Maio oggi finalmente è stata mostrata. Rigorosamente sotto una teca di vetro, come la rosa de La Bella e la Bestia, come una reliquia, come il sangue di San Gennaro.
Il vicepremier non sta nella pelle, cita Paperon De Paperoni e il suo famoso decino (la Numero Uno), tocca la teca, ci spiega quello che già ci hanno detto lui e l’onorevole Castelli sul fatto che questa card abolirà la povertà , che non potrà essere spesa per il gioco d’azzardo, che arriverà nelle tasche di tre milioni di italiani (ma non erano cinque?).
Addirittura cita Einstein; da E=MC ² a E=RdC ², ovvero Elezioni = Reddito di Cittadinanza al quadrato. Perchè il governo spera che questo stunt pubblicitario possa consentirgli di vincere le europee.
Ma prima di arrivare al magico momento in cui si è alzato il velo sulla teca luminosa della “Numero 1” è stato il turno del sito del Reddito di Cittadinanza.
Il famoso “portale” altro non è che un sito informativo dove viene spiegato quello che i giornali fanno da mesi.
Ovvero quali sono i criteri per accedere al RdC, a quanto deve ammontare l’ISEE (ma non c’è ad esempio un calcolatore dell’ISEE che sarebbe stato utile), che cos’è il Patto per il Lavoro, che cos’è il Patto per l’Inclusione Sociale.
Oltre a questo e ad altre informazioni disponibili da mesi di “portale” non c’è nulla.
Dal portale non si possono inoltrare richieste, domande, presentare certificati e nemmeno — ovviamente — chiedere lo SPID.
Ma non importa, non è un portale? Alla fine Di Maio aveva promesso un sito, non stiamo troppo a sottilizzare.
Il ministro del Lavoro è al settimo cielo quando dice che grazie alle tre famose offerte di lavoro (entro i 100 km la prima, entro i 250 km la seconda e su tutto il territorio Nazionale la terza) in dodici mesi «c’è la garanzia che un disoccupato riceverà almeno una proposta di lavoro».
Fantastico no? Eppure non c’è niente di fantastico nel fatto che il governo dica ad un disoccupato che il lavoro c’è sì, ma dall’altra parte del Paese.
Il problema della disoccupazione è quello di creare il lavoro laddove non c’è, non quello di portare i lavoratori dove si sa che il lavoro c’è (anche se non in abbondanza). Alla fine sul palco salgono anche Laura Castelli e il ministro Bonafede, e poi via via tanti deputati pentastellati, saranno gli stessi che facevano la claque sotto al balcone di Palazzo Chigi la sera dell’abolizione della povertà ?
Finita quella che Di Maio chiama “operazione verità ” sul Reddito di Cittadinanza è il momento delle foto.
Così come per la povertà abolita per decreto ormai non serve nemmeno aspettare che gli italiani si trovino i soldi in tasca.
La verità è l’esistenza di un sito e di una card. Di Maio emozionatissimo leva la teca di vetro e prende in mano la “numero 1”. Chissà , magari portata in giro per l’Italia durante la campagna elettorale, oppure verrà esposta in un museo (suggeriamo “museo del cambiamento”, “museo della verità ” o “museo dell’onestà ”).
Forse la si farà baciare ai disoccupati che cercano lavoro, perchè come tutti i simboli ormai è dotata di un potere magico.
Vedremo intanto se consentirà la sopravvivenza del governo. A giudicare dai commenti di giubilo pare proprio di sì.
Di Maio conclude che ora si metterà al lavoro perchè in un mese e mezzo (entro il sei marzo) verranno aperte le domande. C’è da chiedersi cosa ha fatto fino ad ora. Lasciateli lavorare.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 4th, 2019 Riccardo Fucile
A PARTINICO UNA MILITANTE LEGHISTA POSTA LA FOTO DI UN AGENTE IN SERVIZIO E IN DIVISA CHE FIRMA LA PETIZIONE INUTILE
La questura di Palermo, come apprende l’Adnkronos, ha aperto un’inchiesta amministrativa per accertare quanto accaduto a Partinico, dove ieri un poliziotto in divisa, mentre era in servizio, ha firmato l’appello per il ministro dell’Interno Matteo Salvini.
La foto, che ha sollevato una polemica, è stata postata dalla militante leghista Katya Caravella sui social. Oggi la decisione del questore Renato Cortese di avviare una indagine amministrativa.
Ieri è toccato invece al senatore della Lega Paolo Arrigoni pubblicare uno scatto che ritraeva due agenti di polizia mentre firmano una petizione ad Ascoli Piceno a sostegno di Matteo Salvini davanti a un banchetto della Lega.
Le firme raccolte nell’occasione dalla Lega sono state 916 ma quelle dei due agenti sono diventate subito un caso: il regolamento di disciplina vieta espressamente manifestazioni del proprio pensiero politico in divisa.
Poche ore dopo la pubblicazione dello scatto la questura di Ascoli Piceno ha fatto sapere di avere aperto un’inchiesta amministrativa per l’accertamento dei fatti. I due agenti verranno sottoposti a procedimento disciplinare e sanzionati.
Come probabilmente accadrà all’agente di Partinico. Gli agenti si sono ficcati nei guai per firmare una petizione senza alcun valore perchè sarà un voto politico, semmai, a salvare Salvini dal processo dopo che il Capitano ha passato le giornate a dire che non aveva paura del processo.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 4th, 2019 Riccardo Fucile
“CHIEDEVAMO UN CONFRONTO CON DI MAIO, CI HA MANDATO LA POLIZIA IN ASSETTO ANTISOMMOSSA”…E DI MAIO ALLA FINE SCAPPA DA UN’USCITA SECONDARIA
Secondo l’Unione degli Studenti la presenza del ministro del Lavoro al Liceo Imbriani di
Pomigliano d’Arco è funzionale a sfruttare gli alunni solo per la propaganda mentre «dentro e fuori la scuola è impedito ogni tipo di dissenso e libertà di espressione agli studenti che parlano di tagli, scuole fatiscenti e mancanza di diritto allo studio, si risponde con scudi, manganelli e sanzioni».
L’accusa al governo è quella di non interessarsi realmente ai problemi della scuola italiana, come ad esempio quello dell’edilizia scolastica, ma di usare gli studenti solo come pretesto per farsi pubblicità .
Esattamente come i famigerati governi precedenti anche quello giallo-verde «vuole nascondere una grande verità : non c’è nessuna intenzione di migliorare la scuola pubblica».
Sono state postate foto della contestazione al ministro del lavoro, con gli agenti schierati in assetto anti-sommossa ad impedire l’accesso all’istituto dove stava parlando il vicepremier.
Fortunatamente non si è arrivati allo scontro ma gli studenti non hanno rinunciato a mettersi in ginocchio con le mani dietro la nuca di fronte agli agenti rievocando la scena nel famoso video delle proteste francesi che tanto è piaciuto ai sostenitori dei gilet jaunes.
Chissà che ne pensa Di Maio, anche a lui i gilet gialli piacciono parecchio, finchè non contestano lui.
Il coordinatore di UDS di Pomigliano d’Arco Luca Iuliano è iscritto al quinto anno dell’Imbriani è tra coloro che denunciano la strumentalizzazione del corpo studentesco da parte dell’entourage del vicepremier.
«Siamo stati ricevuti dall’entourage del ministro — ha raccontato Iuliano all’agenzia Dire — anche se li conoscevamo già tutti. Sono politici di Pomigliano d’Arco e prima per loro eravamo gli studenti buoni, perchè protestavamo insieme contro il Jobs Act, la Buona Scuola e il referendum costituzionale. Ora, invece, sono scappati via mentre parlavamo. Ci hanno liquidati perchè non sanno cosa dirci”
Iuliano è giunto alla conclusione che «i 5 Stelle sono uguali a tutti gli altri . Di Maio ha detto di essere venuto qui in qualità di ex studente. Non è vero, è un ministro. È venuto a parlare di reddito di cittadinanza e a firmare un accordo per l’alternanza scuola-lavoro quando in campagna elettorale dicevano di essere contrari all’alternanza… Di Maio non ha visto in che condizioni è ridotto il suo liceo? Questa scuola è la più nuova di Pomigliano ed è in condizioni pessime».
Di Maio — che ha detto agli studenti “Chiamatemi Luigi, non onorevole” — ha lasciato il Liceo da un’uscita secondaria.
Evidentemente la contestazione è bella solo quando sei all’opposizione, quando sei al governo ti fa fare brutta figura.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 4th, 2019 Riccardo Fucile
HILARRY SEDU HA RICEVUTO 1.205 VOTI… “LA MIA ELEZIONE TESTIMONIA CHE CHIUNQUE CE LA PUO’ FARE, BASTA L’IMPEGNO E LA VOGLIA DI INTEGRARSI”
“Dopo il successo delle elezioni forensi appena concluse, qualche collega – per celebrare la mia vittoria – mi ha fatto notare di essere il primo avvocato di colore eletto in un Ordine professionale. In quanto figlio di cittadini stranieri emigrati dall’Africa, la mia elezione è un dato importante: testimonia che chiunque ce la può fare, basta l’impegno e la voglia di integrarsi nel tessuto sociale italiano nel rispetto delle leggi”. Hilarry Sedu, un avvocato di 32 anni di origine nigeriana in prima linea nella difesa dei diritti degli immigrati, è stato eletto con mille e 205 voti consigliere dell’ordine degli avvocati di Napoli.
Aveva poco meno di un anno quando è arrivato in Italia, i genitori erano commercianti e lui, crescendo, ha scoperto la passione per la Giurisprudenza: “Volevo testimoniare le difficoltà che hanno gli stranieri in Italia e soprattuto come venivano trattati e talvolta discriminati anche a causa della oggettiva barriera linguistica prima che del colore della pelle”.
Il post con cui ha annunciato l’elezione su Facebook è diventato virale.
“Mi inorgoglisce e mi obbliga a una riflessione – ha scritto Sedu – Amici miei, con la elezione di un avvocato di colore in un tempo di alimentato odio sociale e focolare di discriminazioni che attualmente viviamo in Italia, questa magnifica città , ancora una volta, ci ha insegnato che l’integrazione sociale passa attraverso la cultura ed il rispetto delle diversità come elemento costitutivo di qualsiasi democrazia. Perchè la cultura non discrimina, si contamina e si rigenera”.
Poi aggiunge: “Nell’America segregazionista quando alle persone di colore la legge non consentiva di andare a scuola con i concittadini di pelle bianca, i neri, per potersi battere contro quelle disumane leggi discriminatorie si autofinanziarono fondando le università per gente afroamericana. “Lift as you climb”: era lo slogan delle “Black Universities” frequentata anche dall’immortale Martin Luther King (precisamente il Morehouse College). ‘Lift as you climb’, tradotto, significa ‘Mentre sali, mentre vai avanti, solleva anche gli altri, rendili partecipi della tua crescita culturale e sociale’. Ringrazio tutti i colleghi che hanno creduto in me, supportandomi con il loro voto, e ringrazio questa bella città , perchè Napule è mille culure…”.
Erano 107 gli avvocati candidati per il foro di Napoli, eletti 25 consiglieri.
Il più votato è stato Antonio Tafuri. Sedu non si candiderà a presidente dell’Ordine , “siccome è la mia prima volta nel consiglio, ritengo ci siano altre personalità da cui imparare. Avere la presunzione di aspirare alla carica sarebbe illogico e innaturale”. Come potrà fare la differenza?
“Da consigliere voglio rappresentare al meglio la categoria degli avvocati napoletani, compulsare le pubbliche amministrazioni per le difficoltà che incontrano gli avvocati, far emergere che la tutela della categoria giova in primo luogo al cittadino che si rivolge a un legale”. C’è poi una ‘vecchia’ battaglia: “Vorrei dare la possibilità ai colleghi più svantaggiati di avere stessi diritti e opportunità “.
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 4th, 2019 Riccardo Fucile
COME PROCEDE IL VOTO DI SCAMBIO TAV-DICIOTTI TRA LEGA E M5S
Il Corriere della Sera oggi ci informa su come procede la Trattativa tra MoVimento 5 Stelle e
Lega sulla TAV e sulla Diciotti e quali sono le intenzioni di Matteo Salvini che è pronto a chiedere più poteri e il rimpasto di governo dopo le elezioni europee:
L’attacco di Roberto Fico ha stroncato sul nascere l’atteggiamento zen del vicepremier leghista.
Ha capito che forse questa volta non basterà il dialogo a far ripartire i cantieri della Tav ed è andato giù duro contro il presidente della Camera che «dice no a tutto». Il suo monito prefigura nuove alleanze, costruite attorno a«gente che costruisca».
Salvini è sempre più convinto che l’Italia abbia bisogno della sua guida e guarda con ansia al 26 maggio, quando il ribaltamento di consensi in favore della Lega imporrà un «cambio di rotta» al Governo.
Se tutto andrà secondo le sue previsioni, il Carroccio chiederà un nuovo contratto e ministeri pesanti come i Trasporti e la Giustizia, dove a Salvini piacerebbe vedere Giulia Bongiorno al posto di Alfonso Bonafede.
L’inquilino del Viminale teme che il capo del Movimento sia finito in un cul de-sac e che in questa fase di violenta turbolenza interna, stretto com’è tra Di Battista e Fico, non possa fare altro che affidarsi al suo unico e «sempre leale» alleato.
Salvini dunque resterà «immobile», pronto però alla grande resa dei conti nel caso in cui Di Maio non vedesse altra via di uscita che far saltare tutto.
Sull’altro fronte intanto sembrano attendersi la capitolazione sulla TAV in cambio del Salva-Salvini sulla Diciotti:
La partita doppia tra giunta e Tav sarà comunque il filo conduttore di una settimana che si preannuncia complicata. E che il Movimento d’ora in avanti vuole giocare d’attacco: un cambio di rotta dettato sia dalla campagna elettorale in corso, sia dalla volontà di replicare a quegli atteggiamenti del Carroccio che –appunto– sono suonati come «provocazioni».
E tra le pieghe della vicenda Tav, fonti pentastellate rivelano che alla stesura del contratto di governo Di Maio e Salvini discussero a lungo della questione della Torino-Lione e si accordarono, con una sorta di gentlemen’s agreement sulla parola, proprio sull’attenersi all’esito della valutazione dei costi e benefici.
Ora il Movimento si aspetta «il rispetto di quell’accordo» e vedrebbe un passo contrario come un «tradimento del contratto».
Riuscirà Salvini a vendersi la TAV in cambio dell’impunità senza che il Nord se ne accorga?
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 4th, 2019 Riccardo Fucile
E’ NORMALE CHE UNA SINDACA AIUTI UN INDAGATO ACCUSATO DI REATI CONTRO LA SUA AMMINISTRAZIONE?
Sono sei le telefonate che Chiara Appendino fece personalmente allo scopo di “aiutare” il “povero” Luca Pasquaretta, rimasto senza lavoro dopo la doppia indagine nei suoi confronti da parte della procura di Torino.
La sindaca, alfiera della legalità nei giorni pari, nei giorni dispari aiutava un indagato per presunti reati commessi nei confronti della sua amministrazione.
Scrive oggi il Corriere della Sera di Torino:
Sarebbero almeno sei le persone che la sindaca avrebbe contattato – direttamente o indirettamente – per provare a dare una mano all’uomo che dalla primavera del 2016 all’agosto del 2018 è stato il suo angelo custode.
È uno degli aspetti che emergerebbero dalle carte dell’inchiesta in cui i pm Gianfranco Colace ed Enrica Gabetta contestano a Pasquaretta un’estorsione ai danni di Appendino
Per i magistrati, l’ex portavoce avrebbe creato attorno alla sindaca un clima di intimidazione nella speranza di ottenere un nuovo lavoro, minacciando di diffondere notizie riservate che avrebbero potuto mettere nei guai la stessa Appendino o a rischio la sua giunta.
«Se parlo io, qui crolla tutto», avrebbe detto Pasquaretta al telefono tra il settembre e il dicembre del 2018, quando quel posto di lavoro tanto ambito non si materializzava ancora.
Per questo la sindaca, stando a quanto ricostruito dalla Procura, avrebbe cercato di aiutare il suo ex «pitbull» mettendolo in contatto con chi avrebbe potuto dargli una mano. Almeno 6 persone, per l’accusa.
Nella vicenda spiccano gli assessori della Giunta Appendino
Il fatto che uno dei filoni dell’inchiesta su Pasquaretta, quello per traffico di influenze illecite, sfiori anche gli assessori Guido Montanari, Alberto Sacco e Francesca Leon complica le cose. «Io non ho alcun appuntamento in agenda», si è affrettata a precisare ieri la titolare della Cultura. Eppure secondo i pm, avrebbero accontentato Pasquaretta, dando udienza a Divier Togni, gestore del PalaTorino, il quale aveva chiesto all’ex portavoce, dietro pagamento, di fare da tramite con l’amministrazione per un suo progetto di rilancio del palazzetto.
Un lavoro pagato 8000 euro, sempre come comunicatore. Così come quello che doveva fare a Matera, affidato però senza bando e quindi turbando la gara, per il consorzio di bonifica della Basilicata: Pasquaretta in concorso con altre tre persone è accusato di turbativa per 20 mila euro.
(da “NextQuotidiano“)
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Febbraio 4th, 2019 Riccardo Fucile
I RISULTATI NON CI SONO, APPARE POCO CONVINCENTE
Nel MoVimento 5 Stelle scatta l’allarme Alessandro Di Battista: il ritorno dell’eroe dei due
mondi aveva portato i grillini a sperare in una grande rimonta alle elezioni europee nei confronti della Lega di Matteo Salvini, che si sta mangiando a poco a poco il M5S. Ma i sondaggi e l’audience tv dicono che l’effetto
Dibba ancora non c’è, come racconta oggi Ilario Lombardo sulla Stampa:
Agli strateghi della Casaleggio che occupano le stanze dei collaboratori del vicepremier, che compulsano diagrammi e monitorano i commenti sui social nel confronto ossessivo con Salvini, non sono certo sfuggiti i dati che raccontano di una Dibbamania sfiorita: share che non si impenna e sondaggi che lo ridimensionano.
Si sa che di tutti i sondaggisti, i grillini hanno una predilezione per Nando Pagnoncelli, per questo sono stati una brutta sorpresa i risultati della rivelazione che rispondeva alla domanda se rispetto a prima Dibba «è più convincente» (17%) o «meno convincente» (28%), certificando che, nella fase di governo, la baldanza da tribuno è meno efficiente che all’opposizione.
Non solo: anche quando è andato ospite da Fazio su Raiuno e ha contribuito a fargli vincere il prime time, la curva non è andata su quanto speravano.
A La7, poi, malignano ancora che l’unica volta in cui Lilli Gruber è stata superata da Barbara Palombelli su Rete 4 è stato quando Dibba era collegato dal Guatemala.
I riscontri insomma per ora non ci sono. E i risultati languono. Una situazione che complica ulteriormente i piani grillini:
Perchè Dibba veste un po’ i panni dell’uomo del bar che davanti alla tv sentenzia contro tutti e su tutto. E il linguaggio da bancone si fa disinvolto.
Libero da incarichi istituzionali, Dibba si sente il nuovo profeta del Vaffa, l’erede legittimo di Beppe Grillo. Per cui non solo il Venezuela, anche la Tav «è una stronzata» e Salvini, se la vuole, «torni da Berlusconi e non rompa i coglioni».
I giornalisti — cui ama dare del tu, perchè, disse una volta, «siamo colleghi anche io sono un reporter» — sono «puttane».
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 4th, 2019 Riccardo Fucile
IL REGOLAMENTO VIETA MANIFESTAZIONI DI PENSIERO POLITICO IN DIVISA E IN SERVIZIO … POLIZIOTTI PER SALVINI, PETIZIONI PER BAMBINI
Le firme raccolte nell’occasione dalla Lega sono state 916 ma quelle dei due agenti sono diventate subito un caso: il regolamento di disciplina vieta espressamente manifestazioni del proprio pensiero politico in divisa.
Poche ore dopo la pubblicazione dello scatto la questura di Ascoli Piceno ha fatto sapere di avere aperto un’inchiesta amministrativa per l’accertamento dei fatti. I due agenti verranno sottoposti a procedimento disciplinare e sanzionati.
Arrigoni ieri si è reso conto soltanto dopo della gravità della situazione e ha pubblicato un pensierino riparatorio per cercare di salvare capra e cavoli, sostenendo di averla cancellata per “ragioni di privacy” (la foto è stata scattata in una piazza pubblica durante una manifestazione pubblica a cui i due evidentemente partecipavano non travisati: non c’è nessuna legge da rispettare, se non quella del buonsenso).
L’esponente leghista ha fatto sapere che difenderà «in ogni sede» i due agenti autori di «un atto di generosità e coraggio».
Se l’atto di generosità e coraggio è la firma su una petizione senza alcun valore che pretende di salvare Salvini dal processo, allora di coraggio in Italia se ne spreca: ne hanno un sacco anche quelli del MoVimento 5 Stelle.
I due agenti si sono ficcati nei guai per firmare una petizione senza alcun valore perchè sarà un voto politico, semmai, a salvare Salvini dal processo dopo che il Capitano ha passato le giornate a dire che non aveva paura del processo.
(da “NextQuotidiano”)
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