Febbraio 6th, 2019 Riccardo Fucile
ORMAI LA FARSA E’ AL TERMINE: SARANNO ALMENO UNA VENTINA I SENATORI CHE MANTERRANNO LA DIGNITA’ E VOTERANNO SI’
“È uno psicodramma familiare”. Al Senato il sole fatica a vincere la sua battaglia con i pesanti tendaggi, così come fatica il Movimento 5 stelle ad illuminare la strada che lo porta verso il voto sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini.
Al punto che gli uomini della comunicazione, solitamente più realisti del re, non possono che ammettere che la fibrillazione è alta.
I senatori sciamano per il Palazzo.
I lavori d’aula procedono per tutto il giorno, non c’è tempo per riunioni come quella che martedì ha certificato la frattura.
I vertici sono per trovare una soluzione, propendono per il no. “Dal punto di vista giuridico, mi sono letto le carte, non voterei l’autorizzazione a procedere” commenta chi ha parlato nelle ultime ore con Luigi Di Maio.
Lo stesso leader è estremamente cauto, ripone la sciabola e sfodera il fioretto “Siamo sempre stati contro l’utilizzo dell’immunità ” ma “è chiaro che questo è un caso specifico” spiega sollecitato durante il primo Restitution day all’epoca del governo.
Ma le memorie del capo politico, Giuseppe Conte e Danilo Toninelli presentate in Giunta per certificare che il ministro dell’Interno agì per conto dell’intero esecutivo tracciano la strada.
Eppure tutti, salvinisti o meno, sono convinti: c’è un numero di senatori che oscilla intorno a quota venti che non vuol sentir parlare di non mandare il ministro dell’Interno alla sbarra.
“I 5 stelle doc voteranno sì, ce ne sono almeno una ventina”, spiega Valerio De Bonis, eletto con la compagine stellata ed espulso insieme a Gregorio De Falco dopo una battaglia sui fanghi inseriti nel decreto Genova e non aver partecipato al voto sul Sicurezza.
“So che molti miei colleghi lo faranno, e credo che se i vertici alla fine opteranno per il no eserciteranno l’obiezione di coscienza”.
Il fronte interno del sì guarda a Nicola Morra come capofila dello scontento.
Il filosofo presidente della commissione Antimafia ha tutto un suo stile: “È una questione pre-politica”, spiega. Allarga le braccia e se ne va.
A lui guardano tutti quelli che (Elena Fattori, Matteo Mantero, Paola Nugnes) invocano non tanto scelte politiche diverse, ma un ritorno alle origini, alle battaglie fondanti, ai tempi dello streaming, a un Movimento non imbrigliato nelle logiche di Palazzo. E non sono pochi.
Dall’altra parte il volto realista dei 5 stelle. Francesco Urraro è uno dei componenti della Giunta per le immunità . Solca il Transatlantico di Palazzo Madama con un faldone di carte sottobraccio. “Il coinvolgimento del governo emerge chiaramente dalle carte — spiega — e considera che questo è un caso giuridico che non ha precedenti”. Quando gli si fa notare che un pezzo del suo gruppo è orientato a votare comunque no sorride: “In questa fase nessuno dovrebbe assumere posizioni ideologiche”.
Passa il capogruppo Stefano Pautanelli. Va a prendere una boccata d’aria dopo una giornata infinita. Tiene la posizione di Di Maio: “È un caso complesso, aspettiamo di vedere le carte”.
La preoccupazione più che perdere elettori è sulla tenuta del gruppo.
È anche per questo che una fonte di governo accredita come “molto probabile” la possibilità che tutto si risolva con un sondaggio sul blog: “Ci darebbe la perfetta via d’uscita politica”, spiega, certo della marea pro-Salvini. E metterebbe al riparo le sorti del governo. Forse.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 6th, 2019 Riccardo Fucile
SOLO + 0,2% NEL 2019… NUOVO SCONTRO CON L’UE SOTTO ELEZIONI
A nemmeno due mesi dalla conclusione del braccio di ferro tra Roma e Bruxelles che ha rivisto
e corretto la manovra economica 2019, l’impianto italiano sui conti pubblici mostra già i primi innegabili segni di cedimento.
Oggi sulle bassissime stime di crescita del Belpaese hanno parlato in tre: la Commissione europea, seppure ancora con indiscrezioni (non smentite, domani la comunicazione ufficiale) che dicono di un drastico taglio al ribasso del pil, solo +0,2 per cento; l’Ufficio parlamentare di Bilancio che prevede una crescita dello 0,4 per cento; lo ‘staff report’ del Fondo monetario internazionale che conferma lo 0,6 per cento già rilevato dallo stesso Fmi e da Bankitalia qualche settimana fa.
Il tutto dopo la recessione tecnica certificata dall’Istat il 31 gennaio scorso (pil a -0,2 per cento per il quarto trimestre 2018). Un pil vicino allo zero sballa anche le previsioni sul deficit: sarà manovra bis?
Di certo, per ora, si può prevedere solo un altro confronto aspro con Bruxelles, per giunta man mano che si avvicinano le europee di maggio.
I dati di oggi rendono pericolante la struttura della manovra economica pensata dall’esecutivo M5s-Lega e rivista in accordo con l’Ue.
Rivedono sia le stime pensate dal governo, ma anche dalla stessa Commissione.
Dopo un lungo braccio di ferro, si erano accordati sull’1 per cento di crescita del pil: inizialmente Palazzo Berlaymont prevedeva 1,2 per cento contro l’1,5 per cento del governo che è stato costretto a scendere dello 0,5 per cento.
Ora nemmeno questo è sufficiente. Per quest’anno il pil resta vicino allo zero, dicono da Bruxelles spiegando che questo scarto al ribasso di ben 0,8 punti percentuali è dovuto all’assenza degli investimenti e delle privatizzazioni che il premier Giuseppe Conte aveva promesso in autunno.
Di fatto, a meno di quattro mesi dalle europee di maggio, dopo aver evitato la procedura europea per debito eccessivo al fotofinish della trattativa sulla manovra, è scattato l’assedio nei confronti del primo governo populista tra i paesi fondatori dell’Ue, un governo che evidentemente non riesce a uscire dalla spirale di conti in negativo.
E’ facile immaginare un nuovo scontro tra Roma e Bruxelles sui conti pubblici.
I prossimi mesi, da qui al voto del 26 maggio, sono lastricati di date insidiose.
Per citarne due: il 22 febbraio l’agenzia di rating Fitch farà una nuova valutazione sul sistema Italia (ora è Bbb con outlook negativo).
Ma soprattutto a marzo, la Commissione europea pubblicherà le relazioni paese per paese, con l’esame approfondito sugli squilibri macroeconomici e già in quella sede potrebbe formulare le sue raccomandazioni per i paesi che a dicembre sono stati messi sotto osservazione: tra cui l’Italia.
Insomma, prima delle europee l’interrogativo sulla necessità di una manovra-bis potrebbe arrivare ad una stretta finale: potrebbe costare fino a 8-9 miliardi di euro.
Una cifra di poco inferiore rispetto alle due misure-bandiera del governo gialloverde: il reddito di cittadinanza, per cui è prevista quest’anno una spesa di circa 5,9 miliardi di euro, e quota 100, per cui sono stati stanziati nel 2019 poco meno di 4 miliardi.
Giorni fa, commentando il dato Istat, il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha escluso una manovra correttiva. Ma nessuno oggi è pronto a giurarci su: nè a Roma, nè a Bruxelles. Sarà una trattativa economica, certo, ma anche molto politica, soprattutto sotto elezioni: ancora una volta i conti pubblici potrebbero finire nel menu dello scontro tra europeisti e populisti, partiti tradizionali e partiti euroscettici.
Il punto è che un pil pari a zero sballa anche le altre cifre della manovra.
Per esempio quel 2,04 per cento di deficit, rivisto anche (e soprattutto) questo al ribasso dopo uno scontro di due mesi con la Commissione: inizialmente il governo lo voleva al 2,4 per cento.
Ora, con una crescita vicina allo zero, anche il deficit è destinato a schizzare in alto. Oggi l’Fmi lo prevede già al 2,1% del pil nel 2019 e vicino al 2,9% nel 2020, al 3% nel 2021 e sempre su questo livello nel 2023.
A meno che non venga calmierato dagli aumenti dell’Iva previsti nelle clausole di salvaguardia. Non un bel biglietto da visita per il governo: significa maggior peso sulle spalle dei consumatori, peraltro con effetti controproducenti sulla stessa crescita.
Oggi ha rivisto le sue previsioni di crescita anche l’Ufficio parlamentare di bilancio, istituito nel 2012 per decisione comunitaria in ogni paese membro per monitorare le leggi di bilancio, il primo bocciare la manovra economica del governo Conte nella sua versione originale lo scorso autunno.
Per l’Upb, il pil quest’anno non va oltre lo 0,4 per cento in più rispetto all’anno scorso. L’andamento dell’economia è “ancora debole nel trimestre in corso”, scrive l’Upb, segnalando un Pil “stagnante o debolmente negativo”. Anche se, continua, “la domanda aggregata riprenderebbe gradualmente vigore nei trimestri successivi, in misura più intensa a partire dall’estate, sostenuta dalle misure espansive previste nella manovra di bilancio”.
Quanto al Fondo monetario internazionale, il suo rapporto Article IV sull’economia italiana conferma quanto lo stesso Fmi aveva segnalato il 21 gennaio scorso: Pil al +0,6% per quest’anno, al +0,9% per il 2020, +0,7% nel 2021 e +0,6% sia nel 2022 che nel 2023.
Le motivazioni rispecchiano quanto trapela da Bruxelles. L’Italia cresce poco perchè, scrive l’Fmi, “si trova di fronte ostacoli come il rallentamento della crescita della zona euro e la maggiore incertezza della politica interna”. La cura: “Per aumentare la crescita potenziale” e “ridurre il divario di reddito con i suoi pari dell’area dell’euro”, oltre che “per facilitare una riduzione del suo elevato debito pubblico”, l’Italia dovrebbe rimuovere gli “impedimenti strutturali di lunga data alla crescita della produttività ” e “ciò include il decentramento del regime di contrattazione salariale, la liberalizzazione dei mercati dei servizi e il miglioramento del clima degli affari”.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 6th, 2019 Riccardo Fucile
L’EX CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA: “CHI PARLA DI INVASIONE NON SA DI COSA STA PARLANDO”
L’Ammiraglio Giuseppe De Giorgi, ex Capo di Stato Maggiore della Marina Militare e ideatore dell’operazione Mare Nostrum nel Mediterraneo, ha lanciato un allarme preciso sulla Libia: “non ci sono porti sicuri, perchè c’è una condizione di conflitto tra bande armate e i migranti si trovano in condizioni di cattività disumana”.
“In termini di controllo delle frontiere -osserva De Giorgi- è in Niger e nel Fezzan che si dovrebbe investire molto di più anche con militari italiani a sostegno di politiche integrate di soft power (investimenti per migliorare la qualità della vita locale, l’istruzione la salute, etc.) e di hard power sotto forma di presenza militare in chiave anti trafficanti di esseri umani, da implementare prima che questi sventurati affrontino il Sahara e poi il Mediterraneo”
“Sarebbero opportuni” sostiene De Giorgi, “corridoi umanitari che alleggeriscano la presenza di migranti ridotti in schiavitù nei campi di detenzione in Libia”.
Bisogna poi agire “con più coraggio e determinazione, anche con forze multinazionali sotto l’egida Onu in Libia, per ripristinare le condizioni di legalità e di ordine in quella terra”
Quanto all’atteggiamento della Ue, “non esiste una politica estera europea. L’atteggiamento verso l’Italia è dettato dalle varie capitali che non vogliono prendere i migranti al posto dell’Italia, per le stesse logiche di politica interna a cui rispondono le scelte italiane. Paura del diverso e frustrazione per le difficoltà economiche. In più -rileva De Giorgi- vi è lo storico scarso peso italiano nell’arena internazionale che non motiva gli altri partner a venirci incontro.
A coloro che denunciano l”invasione’ in Italia di migranti irregolari De Giorgi replica “che non sanno di cosa parlano e che dovrebbero avere la consapevolezza che senza un deciso aumento della popolazione giovane in età di lavoro in Italia il nostro sistema assistenziale andrà in crisi nel lungo periodo, a seguito della tendenza demografica negativa. Il problema non sono i migranti, con una popolazione di quasi 60 milioni di abitanti la loro presenza è una frazione minima della popolazione, ma il loro status d’irregolari a porre le premesse per comportamenti di microcriminalità alla base dell’accresciuto allarme sociale in materia. D’altra parte, sarebbe necessario a mio parere aumentare le pene per reati considerati a torto minori, come i furti in casa e le aggressioni per strada, che fanno sentire gli strati più deboli della popolazione in pericolo costante”.
Più in generale, oggi la situazione nel Mediterraneo centrale è “inquietante per il rischio di un suo utilizzo illegale e da parte di organizzazioni criminali e per lo sfruttamento sconsiderato delle risorse marine, anche sotto il profilo della pesca eccessiva. Rimane ancora assente uno sforzo coordinato a livello istituzionale e internazionale per la protezione delle specie marine a rischio di estinzione. Basti pensare -sottolinea l’Ammiraglio De Giorgi- alla decisione del Giappone di riprendere la caccia alle balene, così come non mi sembra sia stata compresa la gravità del fenomeno delle micro plastiche in mare”.
(da Globalist)
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Febbraio 6th, 2019 Riccardo Fucile
I RIFERIMENTI GIURIDICI DELLA DENUNCIA DI ANDREA MAESTRI
Nell’esposto presentato da Andrea Maestri sono elencate le violazioni della legge commesse da
Matteo Salvini, quando indossa le divise delle forze dell’ordine.
“Atti di disprezzo della legge da bullo, ma che di fronte ai processi scappa, chiedendo l’assoluzione al Movimento 5 Stelle. Che, peraltro, tace sul ministro in divisa che viola le Istituzioni”, ha commentato Pippo Civati.
Nei giorni scorsi Andrea Maestri di Possibile ha deciso di denunciare il ministro degli Interni Matteo Salvini con un esposto depositato al Tribiunale di Roma, perchè, lo scorso 30 gennaio, ha indossato il giaccone della Polizia all’interno della Camera, violando i regolamenti.
La storia è ormai nota. Salvini aveva presenziato in Aula a Montecitorio al question time sui migranti, in completo scuro e senza cravatta, e successivamente si è avviato per l’uscita dell’edificio con la divisa della Polizia di Stato. “Perchè dovrei separarmene? Mi tiene caldo e mi rappresenta”
“È necessario ricordare al ministro dell’Interno che non è al di sopra della legge. Per questo l’esposto penale è un atto politico fondamentale, anche perchè svela all’opinione pubblica lo scarso rispetto per le leggi da parte di chi parla di sicurezza e legalità .
Un cortocircuito pericoloso”, ha sottolineato la segretaria di Possibile, Beatrice Brignone.
“Salvini si vanta delle denunce subite e già questo è assurdo visto il ruolo che ricopre — ha aggiunto il fondatore di Possibile Giuseppe Civati — poi mette alla gogna social chi fa opposizione. Atti di disprezzo della legge da bullo, ma che di fronte ai processi scappa, chiedendo l’assoluzione al Movimento 5 Stelle. Che, peraltro, tace sul ministro in divisa che viola le Istituzioni”.
L’avvocato della segreteria nazionale di Possibile Maestri nell’esposto esplicita le ragioni della sua denuncia, spiegando che non si tratta solo di un problema di malcostume politico o di propaganda
Nel testo vengono citati altri episodi, eventi pubblici, e iniziative di partito, in cui il vicepremier ha esibito divise appartenenti a vari corpi amministrativi e forze dell’ordine.
Per esempio l’arrivo all’aeroporto di Ciampino di Cesare Battisti, un’occasione ufficiale in cui l’abbigliamento di Matteo Salvini ha suscitato non poche polemiche.
Le violazioni riguardano innanzi tutto l’articolo 498 del codice penale: “Chiunque, fuori dei casi previsti dall’articolo 497 ter, abusivamente porta in pubblico la divisa o i segni distintivi di un ufficio o impiego pubblico, o di un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, ovvero di una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato, […] è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da centocinquantaquattro euro a novecentoventinove euro”.
Ma c’è di più.
Oltre alla violazione del codice penale ci sarebbe anche la violazione dell’articolo 62 dei Regolamenti della Camera.
In particolare recita così l’articolo in questione: “La forza pubblica, compresa la polizia giudiziaria, non può accedere alla sede della Camera, nè ad alcun locale in cui abbiano sede organi e uffici della Camera medesima o che sia comunque nella disponibilità di essa, se non per ordine o previa autorizzazione del Presidente”.
La Corte di Cassazione ha già stabilito che per considerare commesso il reato non serve per esempio che colui che sta realizzando la condotta illecita stia in concreto svolgendo quella determinata funzione, che di solito è appannaggio delle forze dell’ordine, ma basta che esibisca ‘il contrassegno’ in pubblico.
Detto in altri termini, perchè si possa considerare avvenuta l”usurpazione di funzioni pubbliche’ è sufficiente che venga mostrata la divisa con il distintivo.
Come sottolinea Maestri nel testo, secondo l’articolo 96 della Costituzione i ministri sono sottoposti, per i reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, dopo aver ottenuto il via libera dalla Camera di appartenenza, che nel caso di Salvini sarebbe infatti il Senato.
Tra le norme che il ministro degli Interni potrebbe aver violato nell’esercizio delle proprie funzioni, oltre all’articolo 62 del Regolamento della Camera dei Deputati, c’è anche l’articolo 97 della Costituzione, quello che sancisce il principio di imparzialità dell’azione amministrativa.
In questo caso Salvini ha volutamente dato ai cittadini un messaggio distorto, con la conseguente sovrapposizione tra ruolo del ministro e corpo di Polizia, inquinando “quella immagine di terzietà , imparzialità ed autonomia (da qualunque forza politica, Lega compresa) che caratterizza i corpi amministrativi statali”.
A riprova di quanto stiamo dicendo e dell’importanza dell’indipendenza dei ruoli nel nostro ordinamento, esiste anche un articolo, (98 comma 2 della Costituzione), che stabilisce per i funzionari e gli agenti di polizia limitazioni al diritto di iscriversi ai partiti politici.
(da agenzie)
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Febbraio 6th, 2019 Riccardo Fucile
INVECE CHE TROVARE LORO UNA SISTEMAZIONE DIGNITOSA, AGLI IMMIGRATI SENZATETTO VENGONO BUTTATI VIA GLI EFFETTI PERSONALI: LA POVERTA’ E’ “INDECOROSA”
Giudicavano evidentemente ‘indecorosa’ la povertà : ecco perchè, mentre gli operatori Ama gettavano via coperte ed effetti personali dei migranti, molti ragazzi sono stati portati in questura, non si sa ancora a che titolo e secondo quali accuse.
L’episodio è raccontato da Baobab Experience sulla sua pagina Facebook, e riproponiamo il testo completo del post:
“Ci abbiamo messo una giornata intera a ricostruire cosa fosse successo a Piazzale Spadolini ieri mattina. 11 ragazzi sono stati portai in via Patini, all’ufficio immigrazione della Questura di Roma: un altro intervento blitz mentre gli operatori dell’Ama gettavano via coperte e vestiti di chi dormiva nel Piazzale, giudicando evidentemente poco decorosa la povertà , così evidente sotto il grande palazzo di una banca. Il numero dei ragazzi portati in questura ci è sembrato subito molto elevato: non ci sono 11 persone che dormono a piazzale Spadolini, di solito”.
“Allo stesso tempo, i ragazzi che sono in contatto con il nostro sportello legale, con il servizio di assistenza sanitaria o con le altre attività che mettiamo in campo quotidianamente, risultavano ancora presenti ad eccezione di un ragazzo eritreo. Ieri sera abbiamo avuto conferma da lui che gli altri 10 portati in via Patini sono migranti che la notte dormono nelle brandine predisposte per l’emergenza gelo dentro la stazione Tiburtina.
Alle 5.30 di ieri (forse nel periodo più freddo della giornata) sono stati fatti uscire fuori dalla Stazione. Dopo un paio di ore, hanno trovato i blindati della polizia che, nonostante non stessero commettendo alcun reato, li hanno portati all’ufficio immigrazione”.
“Sia chiaro: che stessero dormendo o meno in strada, non c’è giustificazione per questo ennesimo atto di arroganza. L’ennesima azione che ha il solo effetto (ormai evidentemente mirato) di umiliare e generare frustrazione in chi è già in una condizione di vulnerabilità .
Quello che fa ancor di più rabbrividire, però, è come tutto questo ieri abbia visto palesarsi il cortocircuito tra Comune e Questura.
Il Campidoglio ha “offerto” un posto letto per ripararsi dal freddo in stazione, mentre la polizia era già pronta ad aspettarli fuori, per applicare quella che ha tutti i requisiti di essere un’azione basata su presupposti etnici: chi ha la pelle scura e si trova vicino alla stazione, viene portato in questura.
Non importa la tua storia, non importa se avevi da fare, non importa che tu non abbia commesso alcun reato: oggi devi rispondere del colore della tua pelle, della fattezza dei tuoi abiti, del tuo essere costretto a stare in strada alle 7 di mattina”.
“Chiediamo davvero a tutte e a tutti gli abitanti di Roma se questa è la città che vogliono, quella di cui si sentono parte. Se davvero, dopo quasi 2.800 anni, la capitale sia diventata un luogo dove chi è straniero viene perseguitato, fatto sentire indesiderato, umiliato.
Quello che succede a Piazzale Spadolini è solo una parte di questa aria ormai irrespirabile, un vento razzista che non può far parte di Roma; lo dimostrano anche le continue perquisizioni e identificazioni che avvengono quotidianamente sui mezzi pubblici e che riguardano solo le persone straniere, come riportato da numerose testimonianze degli ultimi giorni.
Qualcuno dovrà rispondere di quello che sta diventando Roma. Non è la questura, non è questa giunta complice: sta a noi, cittadine e cittadini, impedire che la nostra comunità diventi uno spazio inumano e razzista”.
(da Globalist)
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Febbraio 6th, 2019 Riccardo Fucile
DE BLASIO FA SENTIRE LA PROPRIA VICINANZA AL PRIMO CITTADINO DI PALERMO CHE SI OPPONE AL DECRETO SICUREZZA
Un sindaco che combatte contro il razzismo e la xenofobia di Donald Trump in difesa di un
altro sindaco che combatte la deriva xenofoba del governo del Cambiamento voluta da Salvini e resa possibile dallo zelo dei camierieri grillini, complici nel bastonare gli ultimi-
“Tieni duro, rigetta l’odio e difendi i diritti umani per i quali l’Italia è stata conosciuta nel corso della storia. La città di New York è con te in questa battaglia per l’anima del tuo Paese. Avanti fratello”.
Lo ha scritto l sindaco di New York, Bill de Blasio, in un tweet rivolto al sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.
Poi la risposta dall’Italia: “Grazie al Sindaco di New York Bill De Blasio per le parole di affetto e incoraggiamento. Grazie per riconoscere e sostenere l’importanza di una battaglia contro l’odio e per i diritti umani. Stay human”.
(da Globalist)
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Febbraio 6th, 2019 Riccardo Fucile
SEMPRE PIU’ REGIME, LA SINDACA DELLA VERGOGNA: “VOGLIO ASSICURAZIONE CHE NON ABBIA RISVOLTI POLITICI”… E DITELO CHE VI DA FASTIDIO SE QUALCUNO PARLA DI MAFIA
Vietato parlare di mafia. Vietato parlare di migranti.
A don Luigi Ciotti, bandiera dell’Italia civile impegnata a tutela della legalità , è vietato parlare. Almeno in un teatro comunale, ad Oderzo, ricca cittadina agricola nella provincia di Treviso, culla della Lega Nord, ai tempi in cui il verbo era quello della Padania.
È stato infatti negato il patrocinio municipale e l’utilizzo del teatro Cristallo per quella che doveva essere una delle tappe di avvicinamento alla giornata dedicata alle vittime della mafia che si celebra in marzo.
E così gli organizzatori hanno dovuto rivolgersi al teatro dell’istituto religioso Brandolini per trovare ospitalità .
I promotori non avevano voluto far polemica e la notizia è trapelata solo grazie al post di un volontario dell’Unione Italiana Ciechi che ha scritto: “Mi informano che il sindaco ha preteso per concedere patrocinio e spazio, un’assicurazione del relatore che non avrebbe affrontato temi relativi ai migranti e simili. Naturalmente l’impegno non è stato firmato”.
A Oderzo il problema dei migranti è sentito, non fosse altro perchè nella caserma Zanusso sono ospitati 260 richiedenti asilo.
Il sindaco è Maria Scardellato, leghista, eletta nel giugno 2016. Nell’autunno di quell’anno aveva celebrato uno dei primi matrimoni gay nella Marca trevigiana, tra un parrucchiere e un titolare di un b&b. Per quello erano partiti gli strali dei vertici della Lega, addirittura con la minaccia di provvedimenti disciplinari.
Poi la questione era stata assorbita dal movimento e Scardellato è ancora al suo posto. Però sulla richiesta di far parlare don Ciotti pare irremovibile. E ha spiegato: “Non ho mai preteso assicurazioni scritte dai relatori. Per dare qualsiasi patrocinio devo avere l’assicurazione, anche verbale, che l’incontro non avrà risvolti politici, perchè in questo caso sarebbe necessario un contraddittorio”.
Ma chi si potrebbe mandare a fare da contraltare a don Ciotti, fondatore di “Libera”, che parla della mafia? È piuttosto arduo solo ipotizzarlo.
Marco De Blasis, del Movimento Cinquestelle ha commentato: “Intanto don Ciotti non è un uomo politico. Che problema c’è se parla di migranti, visto che fanno parte della nostra realtà ?”. E Alessandro Battel del Pd ha ricordato come in passato il comune abbia ospitato il giornalista Mario Giordano, che parlò del proprio libro “Vampiri”, sul sistema pensionistico italiano, senza alcun contraddittorio.
“Questa è l’ultima battaglia di inciviltà della Lega, un provvedimento vergognoso” denuncia Andrea Zanoni, consigliere regionale veneto del Pd. “Al di là della beffa per gli organizzatori, che hanno dovuto noleggiare una sede alternativa a pagamento, vorrei sottolineare come don Ciotti rappresenta un orgoglio per il nostro Paese. Davvero una persona con la sua storia ha bisogno di fornire ‘garanzie’ sugli argomenti di cui andrà a parlare? Queste sono censure da regime”.
Concetto ribadito dall’onorevole Nicola Pellicani del Pd, membro della Commissione Parlamentare Antimafia.”Una vera e propria censura nel cuore del Nordest che, come ha ricordato più volte don Ciotti, è un territorio in cui è sempre più radicata la presenza di mafie e organizzazioni criminali che non si manifestano più con azioni intimidatorie, ma attraverso riciclaggio, spaccio di droga e penetrazione nelle aziende più fragili”.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 6th, 2019 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DELLA COMUNITA’ CINESE HA PERMESSO L’ARRESTO DEL PEDOFILO PADANO
Un pensionato di 67 anni, che frequentava come educatore una parrocchia nella zona nord di
Milano, è stato arrestato dalla polizia con l’accusa di aver abusato nella sua abitazione di tre bambini di 10, 11 e 12 anni, che frequentavano la stessa parrocchia.
L’ordinanza di custodia in carcere è stata emessa dal gip di Milano Guido Salvini, a seguito delle indagini del procuratore aggiunto Letizia Mannella e del pm Michela Bordieri, condotte dagli agenti del commissariato Comasina.
Stando a quanto ricostruito dalle indagini, l’uomo, ex operaio in pensione, frequentava da tempo la parrocchia dove svolgeva l’attività di educatore, occupandosi in particolari dei bambini della comunità cinese molto presente in quella zona.
In particolare, nell’ultimo periodo tre famiglie in difficoltà gli avevano affidato i loro bambini e lui si occupava anche di portarli a scuola e di andarli a riprendere.
Già lo scorso dicembre, però, la stessa comunità cinese, anche a seguito di alcuni riunioni di quartiere, aveva iniziato a segnalare comportamenti anomali dell’uomo ed erano scattati i primi accertamenti su di lui.
Gli investigatori, quindi, hanno iniziato a fare degli appostamenti e si sono accorti che alcuni bambini uscivano dalla sua casa la mattina, dove avevano passato la notte. Inoltre, un insegnante avrebbe riferito un racconto che le aveva fatto uno dei bambini.
A quel punto, sono state installate delle microcamere nella sua abitazione che hanno permesso di documentare le molestie e gli abusi e due giorni fa è scattato l’arresto, poco prima che l’uomo si recasse a prendere i bambini a scuola.
I piccoli sono stati portati in una comunità protetta. Gli investigatori nell’ambito dell’indagine ‘vox populi, vox dei’ stanno anche facendo accertamenti per verificare se l’uomo, che avrebbe giustificato le sue condotte come “affetto” per i bambini, in passato possa aver abusato anche di altri minori.
Il pensionato è stato interrogato oggi dal gip, alla presenza anche del pm.
(da agenzie)
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Febbraio 6th, 2019 Riccardo Fucile
UN ALTRO DIFENSORE DEI VALORI DELL’OCCIDENTE MINACCIATO DALL’INVASIONE
Cerca di uccidere la cognata investendola con l’auto. à‰ successo in via Vespucci, a Barberino di Mugello, Comune del Fiorentino.
Alla base della lite problemi legati all’eredità . La donna, 65 anni, pensionata, stava camminando per strada quando l’uomo, idraulico di 49 anni, con un Ford Transit di proprietà della sua ditta artigiana, si è lanciato contro di lei, colpendola frontalmente e facendola cadere a terra.
Nell’impatto la sessantacinquenne ha riportato fratture multiple e contusioni. Ricoverata in gravi condizioni all’ospedale di Borgo San Lorenzo, non sarebbe in pericolo di vita. L’autore del gesto, subito fermato dai carabinieri, è stato poi arrestato con l’accusa di tentato omicidio aggravato.
I motivi del gesto sarebbero da ricondurre a dissapori familiari per questioni ereditarie che fino ad oggi non erano mai sfociati in episodi violenti. Ora l’uomo è stato trasferito nel carcere fiorentino di Sollicciano.
(da agenzie)
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