Destra di Popolo.net

PARTITA LA PROCEDURA PER ESPELLERE IL RAZZISTA ORBAN DAL PPE

Marzo 4th, 2019 Riccardo Fucile

12 MEMBRI DI 9 DIFFERENTI PAESI HANNO CHIESTO L’ESCLUSIONE DAL PARTITO DEL PREMIER UNGHERESE CHE VIOLA I DIRITTI UMANI

Il partito popolare europeo avvia la procedura di espulsione del premier ungherese, Viktor Orbà n, e del suo partito, Fidesz.
La richiesta sarà  al vaglio dei leader della prima famiglia politica dell’Unione che si riuniranno a Bruxelles il 20 marzo, a poche ore dal successivo vertice europeo. L’annuncio arriva direttamente dal presidente del Ppe, il francese Joseph Daul: “Dodici partiti membri di nove differenti Paesi hanno chiesto l’esclusione o la sospensione di Fidesz. La decisione ora spetta a tutti i nostri partiti affiliati e non posso anticipare quale sarà  l’esito”.
Da mesi Orbà n è nel mirino delle forze moderate dei popolari per le sue politiche illiberali e anti migranti.
La situazione si è aggravata nell’ultima settimana, con l’autocrate di Budapest che ha lanciato una campagna in vista delle europee contro il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, anch’egli del Ppe, e George Soros.
La Commissione viene accusata di voler riempire l’Unione di migranti e di procedere a una sostituzione etnica degli europei, chiaramente una fake news.
I popolari d’altra parte da anni sono nel mirino per accogliere nel loro partito e nel loro gruppo all’Europarlamento, il più numeroso e potente, un leader accusato di violare i valori fondamentali dell’Unione.
Tuttavia non sono mai arrivati alla rottura visto che la pattuglia di eletti a Strasburgo di Fidesz ha sempre fatto comodo al Ppe.
La decisione per i leader del Ppe non sarà  facile: nei sondaggi in vista delle europee del 26 maggio i popolari restano primo partito della Ue ma scendono da 217 a circa 180 seggi, con Orbà n dato al 53% in Ungheria, capace di eleggere 13 europarlamentari.
Ma i popolari per continuare a governare l’aula dovranno stringere accordi con socialisti e liberali, potenziali alleati che non accetterebbero di sedersi al tavolo con Orbà n.
Non a caso Matteo Salvini ha subito fatto sapere di stimare “enormemente” il premier ungherese. Il vicepremier infatti in caso di espulsione mira a stringere un’alleanza con il teorico della democrazia illiberale in Europa, anche se dietro le quinte emerge che alla fine Orbà n potrebbe confluire nei Conservatori guidati dall’altro contestato leader di Visegrad, il polacco Jaroslaw Kaczynski.

(da “Huffingtonpost”)

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SONDAGGIO LA7: ZINGARETTI A DUE PASSI DAL M5S, ORA I GRILLINI RISCHIANO IL SORPASSO

Marzo 4th, 2019 Riccardo Fucile

PD SALE AL 19,8%, M5S AL 22,1%

All’indomani dall’elezione di Nicola Zingaretti a segretario del Pd attraverso le primarie, si accorciano le distanze tra i dem e i 5 Stelle.
È quanto riporta l’anticipazione del sondaggio de La7 che verrà  trasmesso stasera. Secondo il sondaggio, il Pd sale al 19,8% mentre M5S è dato al 22,1%.
L’effetto “novità ” dell’elezione del nuovo segretario Pd si fa sentire, molti elettori delusi da Renzi probabilmente hanno compreso che si è chiuso un ciclo e vedono in Zingaretti una discontinuità .
Ora il sorpasso alle Europee non è più fantascienza, anche perchè la gestione Di Maio continua a perdere colpi e il 26 maggio potrebbe, a detta di molti, scendere sotto il 20%.
A quel punto forse qualcuno capirà  che è ora di cambiare linea politica (e portavoce)

(da agenzie)

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CHI C’E’ DIETRO LA “BESTIOLINA” SOCIAL DI GIORGIA MELONI

Marzo 4th, 2019 Riccardo Fucile

IL MORISI DI FDI E’ IL WEB INFLUENCER TOMMASO LONGOBARDI, DA QUANDO C’E’ LUI GIORGIA FA ANCHE LA CROSTATA

Al giorno d’oggi non puoi fare politica se non hai una “Bestia” che ti faccia spiccare il volo sui social.
Quella originale è senza dubbio quella di Luca Morisi, lo spin doctor di Matteo Salvini. Che cosa sia la Bestia in realtà  nessuno l’ha mai capito, c’è chi parla di troll, di bot e di hacker russi.
Ma è sostanzialmente un metodo di analisi delle interazioni sui social che punta a creare un alto livello di engagement (la parola che definisce la capacità  di coinvolgere il proprio pubblico) sui canali social del Capitano.
Salvini è stato tra i primi a capire che agli italiani la politica annoia terribilmente. Eppure un politico oltre a raccontare una visione e a fare promesse deve anche spiegare ai cittadini i numeri, le leggi, i bilanci.
Come fare tutto ciò senza allontanare gli elettori? Semplice: basta mettere un contenuto “noioso” ogni tanto.
E per il resto invece dedicarsi a quello che se le pagine dei politici fossero testate giornalistiche si chiamerebbe clickbaiting. Il Segretario della Lega è un maestro nella creazione di questo genere di contenuti: post di gattini e cani abbandonati, foto di pranzi, merende e colazioni. E naturalmente poi ci sono i post mirati: quelli sui crimini degli immigrati oppure quelli contro i “sinistri” a cui manda bacioni e abbraccioni.
Ma Salvini, appunto, non è l’unico a tentare di giocare quella che un tempo si sarebbe chiamata “carta simpatia” ma che in realtà  è solo un modo per saturare i canali di comunicazione anche quando non c’è nulla da comunicare.
Nel suo piccolo ci prova anche Giorgia Meloni, che ieri ha pubblicato una foto scattata in un corridoio d’albergo negli USA dove si è recata per la convention del mondo conservatore.
La leader di Fratelli d’Italia gioca con il riferimento culturale alla famosa scena delle due gemelle di Shining (anche se la costruzione dell’inquadratura e i colori della tappezzeria e della moquette non hanno praticamente nulla a che fare con il film di Kubrick).
Tra un post sulla Libia e uno sul complotto Franco CFA Giorgia Meloni segue alla lettera gli insegnamenti salviniani.
Che siano i ricci di mare a Bari o il pecorino e il pane carasau in Sardegna o le crostate preparate per la festa all’asilo della figlia anche la deputata di Fratelli d’Italia non perde occasione per coinvolgerei suoi fan e spingerli a commentare, cliccare mi piace, condividere.
Pensate ad esempio che il post della crostata ha ottenuto più condivisioni di quello sulle domande di Fazio a Macron sul franco CFA e il neocolonialismo francese.
Qualche tempo addietro la Meloni aveva fatto ancora di più con la creazione di un personaggio immaginario, Meloni-chan, e parecchie sortite sovraniste alle convention dei fumetti con tanto di foto su bestie fantastiche.
Che alla Meloni piaccia il fantasy — sia inteso come genere letterario che come complotti stile Piano Kalergi — è cosa nota.
Ad esempio la convention di FdI Atreju prende il nome dal protagonista de La Storia Infinita, cui la Meloni ha dedicato un post in occasione dei quarant’anni dalla pubblicazione.
Tra gli artefici della strategia social della Meloni c’è sicuramente Tommaso Longobardi, noto ai più come creatore di meme sovranisti.
Da qualche tempo Longobardi è vicino a Fratelli d’Italia e accompagna la Meloni. Che Longobardi collabori con FdI non lo dimostrano solo i contenuti dei post condivisi ma anche il video — girato durante la campagna elettorale dello scorso anno — della visita della Meloni allo stabilimento Amazon di Passo Corese dove Longobardi viene inquadrato in diversi fotogrammi tra le persone al seguito della leader di Fratelli d’Italia.
In sostanza quindi Longobardi — che appartiene alla generazione dei Donadel e dei Montevecchi — è il Morisi di Meloni.
Lui si definisce “web influencer” o più prosaicamente social media manager ed è autore del libro “Comunicazione politica nell’era digitale”.
In diverse interviste spiega l’importanza dei social per la comunicazione politica, una scoperta fondamentale. Longobardi è diventato “famoso” su Internet per un video dove brucia una copia della sua tesi di laurea (classe 1991 ha una laurea in scienze e tecniche psicologiche e un master in gestione e sviluppo delle risorse umane). Longobardi ha partecipato a molte iniziative del fronte sovranista italiano, dai convegni alla Camera di Nazione Futura a quelli di Gioventù Nazionale il movimento giovanile di Fratelli d’Italia.
La sua vicinanza alle posizione sovraniste non è certo un mistero, lo è un po’ di più la sua partecipazione alle attività  della pagina della Meloni sulle quali poco si sa se non per una certa cifra stilistica che lo contraddistingue.
Rimane una domanda: come mai a differenza di Morisi o Casalino i rapporti tra Longobardi e Fratelli d’Italia sono meno espliciti?
Probabilmente la causa è da ricercare nell’attività  di mematore di Longobardi che spesso sul suo profilo e sulla sua pagina personale pubblica post e meme al limite del politically correct.
E anche una politica a caccia dei voti dei giovani cattivisti come la Meloni non si può permettere un SMM che pubblica cose simpaticisime come questa o questa.
Insomma potrebbe essere imbarazzante se venisse fuori che lo stratega dei social della Meloni è uno che crea meme che finiscono su pagine come Sinistra Cazzate e Libertà . Su una cosa però va dato atto a Longobardi: spesso è in anticipo sui tempi. Già  a giugno 2018 chiedeva di chiudere i porti e riaprire le case chiuse. Salvini lo ha fatto solo la settimana scorsa.

(da “NextQuotidiano“)

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TUTTO L’INGLESE DI GIORGETTI: “FRENCH OUT” E “BETTER A DICTATOR”

Marzo 4th, 2019 Riccardo Fucile

LA MISSIONE USA DEL “CERVELLO” LEGHISTA: ALLA HAROLD PRATT HOUSE UN DISCORSO SCRITTO IN UNA LINGUA QUASI SCONOSCIUTA, PRONUNCIA INVENTATA, NESSUNO CI HA CAPITO NULLA

L’account Twitter della Lega Nord Mantova la definiva come “Una missione silenziosa, impegnativa e fondamentale”: il tour di cinque giorni del sottosegretario Giancarlo Giorgetti negli Stati Uniti era di importanza fondamentale anche per accreditare un partito con legami molto solidi con Putin anche sul lato dell’Atlantico storicamente più importante.
Di qui la presenza al Council on Foreign Relations, il più importante think tank di politica estera di New York e Washington.
Ma a quanto pare non è stato un trionfo.
Giorgetti venerdì sera nella prestigiosa Harold Pratt House sulla 68esima Strada, circondato dai ritratti della èlite di geopolitica e dalle boiserie ottocentesche, ha pronunciato un testo incomprensibile sia agli americani che agli italiani.
Leggeva in una lingua a lui quasi sconosciuta, con una pronuncia inventata.
Il peggio è venuto quando si è ostinato a rispondere a braccio, sempre nel suo inglese maccheronico, alle domande.
Interrogato sulla posizione del governo riguardo alla crisi libica, ha detto, letteralmente: «French out» e «Better a dictator».
Forse se avesse parlato in italiano avrebbe avuto qualcosa di più articolato da dire, non solo “fuori i francesi dalla Libia” e “si starebbe meglio con un dittatore”.
Anche come sintesi della posizione del nostro governo, non è proprio il massimo.
La diplomazia italiana ha dovuto correre ai ripari intervenendo subito dopo per spiegare cosa Roma sta cercando di fare in Libia insieme ai propri alleati Usa e Francia
D’altro canto che Giorgetti, considerato il “cervello” della Lega e il preferito dei retroscena di Verderami sul Corriere, oltre che colui che coltiva i rapporti con Mario Draghi e la Banca Centrale Europea per conto del Carroccio, non è certo nuovo ad esibizioni del genere.
In un   video delle celebrazioni della Festa dell’Indipendenza all’ambasciata americana a Roma lo ammiriamo mentre si scambia saluti con tutti con una discreta dose di nonchalance.
La stessa che deve aver sfoggiato a Washington, dove «la presunzione linguistica di un sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha vanificato un’occasione di spiegare il punto di vista italiano, lo ha deformato in una semplificazione così estrema da sembrare una chiacchiera da bar».

(da “NextQuotidiano”)

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“LASCIO LE OFFERTE DI CARITA’, MA SOLO PER GLI ITALIANI”. IL PARROCO: “RIPRENDITELE, QUESTO NON E’ ESSERE CRISTIANI”

Marzo 4th, 2019 Riccardo Fucile

LA DENUNCIA DI UN PRETE DI VENEZIA… LA PACCHIA E’ FINITA, I RAZZISTI DALLE CHIESE DEVONO ESSERE CACCIATI A CALCI IN CULO

Una persona lascia una busta con un’offerta per i poveri, accompagnandola con l’invito a darla agli “italiani in primis” e “gli stranieri per ultimi”, e il parroco lo invita a riprendersela perchè si tratta di “slogan che non hanno niente a che fare con la fede”.
Il fatto è stato rivelato da don Gino Cicutto, a capo della collaborazione pastorale di San Nicolò e San Marco a Mira (Venezia), sul foglio parrocchiale che ospita i suoi “appunti” settimanali.
“Quanto era scritto sulla busta – scrive don Cicutto – mi ha profondamente amareggiato e umiliato. C’era scritto: “Pro anziani, malati, al freddo o alla fame, italiani da sempre, in primis. Gli stranieri per ultimi”. Queste parole ripropongono slogan che siamo abituati a sentire, ma non hanno niente a che fare con la fede e la vita cristiana che considera i più poveri tra i primi, senza guardare il colore della pelle o la provenienza”, sottolinea don Cicutto
Secondo don Gino “la persona che ha scritto queste parole deve interrogarsi seriamente sul suo essere cristiano, e se non è d’accordo su quello che è la vera carità , può passare per la canonica a riprendersi la sua ‘offerta’.
Eventualmente può consegnarla a chi la pensa come lui – conclude – ma non deporla davanti al Signore”.

(da agenzie)

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INFAME CARRO RAZZISTA NELA SFILATA DI CARNEVALE A FORMELLO: BARCONE DEI PROFUGHI E SCRITTE “NO PAGO AFFITTO”

Marzo 4th, 2019 Riccardo Fucile

SU QUEI BARCONI MUOIONO DONNE E BAMBINI E DEI RIFIUTI UMANI FANNO LO SPOT DEI RAZZISTI

Una scialuppa in mezzo alle onde di carta e plastica,   bambini e adulti con la faccia pitturata di marrone e poi cartelli degli scafisti con le scritte: “Porti aperti”, “No pago affitto”, “Voglio wi-fi” .   E’   uno dei carri di Carnevale che ha sfilato ieri a Formello, comune di 13mila abitanti, alle porte di Roma.
A trainare   la scialuppa-barcone una jeep costellata di bandiere tricolore.
L’allegoria carvevalesca sugli sbarchi degli immigrati sta scatenando polemiche e critiche sui sociale dove sono rimbalzate le immagini della messa in scena dedicata alla tragedia degli sbarchi accompagnata da un sosia   di Matteo Renzi.
Critiche sul cattivo gusto e accuse di razzismo.
Il sindaco di Formello, Gianfilippo Santi non trova alcun imbarazzo   anzi difende la sfilata. “Non era neppure un carro vero. Nessuno si è   scandalizzato in piazza anzi tutti si sono divertiti. Chi solleva accuse di razzismo lo fa solo per attaccarmi politicamente perchè dopo 25 anni ora c’è una giunta diversa non più   di sinistra. Io sono un sindaco centrista di una lista civica”.
Quindi sindaco secondo lei quei carri non esprimono contenuti discriminatori? Gli immigrati vengono rappresentati con cartelli accanto con scritto: “non pago affitto”, ” voglio wife”   con gli stereotipi cari alla destra e alla lega anti-immigrazione.
“No assolutamente – insiste Santi – Io sono un cattolico praticante e qui da noi non ci sono problemi di discriminazione”.
Non la ritiene neppure una scelta di pessimo gusto?
“No,   ripeto è   solo un’accusa strumentale.   Anche lo scorso anno sono stato contestato per in carro sul Vesuvio e i napoletani. No non penso di dover chiedere scusa a nessuno”.
“Durante la festa del carnevale formellese ha sfilato un carro sarcastico sul tema dei migranti. Una jeep che traina un gommone con sopra dei bambini e delle scritte quali vogliamo il WI-FI, No pago affitto. E anche se a carnevale ogni scherzo vale, Lo definirei “il carro della vergogna”. Ormai sta dilagando nel comune sentire l’incitamento all’odio, alla paura e alla divisione. E’ invece opportuno trasmettere ai nostri figli messaggi di inclusione e accoglienza soprattutto durante giornate di festa   di Paese in cui le famiglie si riversano nelle piazze con gioia”.
Incalza la presidente di Legambiente di Formello Maria Teresa Altorio

(da agenzie)

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LA SCENEGGIATA DEL M5S SULLA TAV: “E’ UNA BATTAGLIA PERSA MA DOBBIAMO FARE FINTA DI COMBATTERLA PER NON PERDERE VOTI”

Marzo 4th, 2019 Riccardo Fucile

PER BLOCCARLA SERVE UN VOTO DEL PARLAMENTO, MA IL M5S SAREBBE SOLO

«Prendi una posizione e tienila. Dobbiamo dire di no con decisione alla Tav. Anche se non servisse a nulla».
In queste parole attribuite dal Corriere della Sera a Beppe Grillo e indirizzate a Luigi Di Maio c’è la nuova strategia del MoVimento 5 Stelle sull’Alta Velocità , che, come da proclami di tanti senatori come Alberto Airola, prevede un po’ di sceneggiata e ammuina prima di cedere alla volontà  di Salvini mascherandosi dietro un voto del Parlamento.
Di Maio è sotto accusa per la linea ondivaga che avrebbe disorientato la base e sarebbe uno dei motivi del crollo nei sondaggi, spiega il Corriere.
Il vicepremier è stato preso di petto da Grillo che gli ha ordinato la linea: combattere fino alla sconfitta per salvare la faccia, la sua e quella degli altri come Beppe che sono andati a promettere lo stop a un’opera senza preoccuparsi delle conseguenze, come su TAP e ILVA.
Il problema è che per segare la TAV ci vuole un voto del Parlamento e tutto il parlamento tranne il M5S è contro la TAV:
In quell’«anche» sta il dramma del Movimento.
Come spiega un dirigente: «È una battaglia persa ma dobbiamo far finta di combatterla se vogliamo fermare l’emorragia di voti».   La fermezza con la quale la Lega si dice favorevole alla Tav deriva da una certezza: che nella guerra dei numeri, quelli dei costi/benefici contano meno di quelli del Parlamento.
Per bloccare la Tav bisogna approvare una legge di modifica del trattato con la Francia. Il Movimento è solo contro tutti. Anche nel caso miracoloso passasse una legge, non ci sono precedenti di annullamenti di trattati firmati dal Quirinale. Dunque: combattere non serve a nulla, se non a provare a convincere gli elettori di non aver tradito.
Ecco perchè sulla TAV si sta sceneggiando una guerra che in realtà  non c’è.
Perchè è stata già  persa all’epoca del primo dibattito e oggi non ci sono i voti per ribaltare quella decisione. Ma per il M5S c’è anche una bella notizia, ovvero che volendo un capro espiatorio si può trovare facilmente:
A meno che non si confidi ancora in un compromesso politico. Ci ha provato invano Laura Castelli. Ci credono ancora Stefano Buffagni e Riccardo Fraccaro. Ma un compromesso farebbe saltare la giunta Appendino e forse anche il Movimento. Il pallino è nelle mani di Danilo Toninelli. Il ministro sta raccogliendo molti malumori: lo accusano di aver agito tardi e male.
Toninelli rischia di essere il capro espiatorio.
L’11 marzo il cda di Telt dovrà  sbloccare i bandi di gara da 2,5 miliardi per il tunnel, pena la perdita di 300 milioni di finanziamenti europei. Se lo facesse (il cda è di nomina governativa),Toninelli rischierebbe nel voto di sfiducia chiesto dal Pd.
Con una maggioranza così esigua, difficile che il ministro ne esca indenne.
Certo, Toninelli potrebbe provare a fermarli assumendosi la responsabilità  della decisione di bloccare la TAV. Prendendosi però così le responsabilità , anche economiche, di una decisione da kamikaze.
Il M5S può liberamente scegliere di che morte vuole morire con la TAV.

(da “NextQuotidiano”)

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“DI MAIO SUI NAVIGATOR RISCHIA DI BUTTARE MEZZO MILIARDO, PIU’ IL DANNO ERARIALE”

Marzo 4th, 2019 Riccardo Fucile

IL GIURISTA DEL CONTE: “NON SI PUO’ PORTARE I COLLABORATORI DI ANPAL DA 1100 A 7100 SENZA INTESA CON LE REGIONI DA CUI DIPENDONO I 522 CENTRI PER L’IMPIEGO”

Maurizio Del Conte, giurista e fino al 25 febbraio presidente di Anpal, l’Agenzia per le politiche attive del lavoro, ha rilasciato oggi un’intervista a Repubblica per parlare dei problemi connessi ai Navigator per il reddito di cittadinanza da assumere senza concorsi ma anche, a quanto pare, senza regole ben precise e a rischio danno erariale:
«Il ministro Di Maio mi intima di fare presto con l’assunzione dei 6 mila navigator con una lettera del 19 febbraio. Io rispondo il 21, spiegando che non solo così si crea una catena di precarietà  in Anpal Servizi, portando i collaboratori da 1.100 a 7.100. Ma che si rischia una situazione di illegittimità  e inoperabilità ».
Cosa intende?
«Se contrattualizzi 6 mila persone le devi far lavorare e pagare. Altrimenti butti mezzo miliardo in due anni. Ed è danno erariale. Inimmaginabile procedere quindi senza un patto con le Regioni, i padroni di casa dei 552 centri per l’impiego, a cui compete la gestione di questo personale aggiuntivo».
E come risponde il ministro?
«Di andare avanti comunque, a prescindere dalle Regioni. Di accelerare con il bando per il reclutamento e l’affitto del luogo dove svolgere le selezioni, quasi fosse questione di ore».
Del Conte parla dell’arrivo all’ANPAL del suo successore Mimmo Parisi, ma anche del rapporto conflittuale con Di Maio e dei problemi dei navigator ancora sul tavolo:
Ma con il ministro Di Maio ha mai parlato, lettere a parte?
«Una sola volta a luglio. Poi Anpal è stata tolta da tutti i tavoli preparatori del reddito. In quella occasione gli ho consigliato di scegliere bene il mio successore, perchè io avrei fatto volentieri un passo indietro. Non me l’ha mai chiesto. E nonostante il mio siluramento deciso via legge di bilancio, al comma 718, sono rimasto sino al 25 febbraio».
Fino all’ingresso di Mimmo Parisi, l’esperto del Mississippi. L’ha incontrato?
«A gennaio, prima che tornasse negli Stati Uniti, gli ho dato tutto l’aiuto possibile. Abbiamo lavorato insieme sul cronoprogramma per il reddito di cittadinanza che prevedeva le selezioni dei navigator secondo le regole di Anpal Servizi: prova scritta e orale e valutazione del curriculum. Ma il ministro ha detto subito no. Voleva tutto pronto per aprile».
Realistico?
«No, a meno di cambiare il regolamento Anpal. Possibilità  che poi è stata infilata nel decretone. E comunque sempre subordinata all’intesa con le Regioni».
Parisi è in carica da pochi giorni. Eppure il bando per i navigator ancora non c’è
«Non so cosa succederà . Ma gli ostacoli giuridici sono tutti lì».

(da “NextQuotidiano”)

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L’INTERVISTA A MACRON E LE REAZIONI ISTERICHE DEI SOVRANISTI PER LO SCOOP DI FAZIO

Marzo 4th, 2019 Riccardo Fucile

NON SOLO FAZIO HA DIRITTO PER CONTRATTO A INTERVISTARE CHI GLI PARE SENZA AUTORIZZAZIONE PREVENTIVA, MA HA PAGATO DI TASCA SUA 3000 EURO PER LE SPESE DEL VIAGGIO A PARIGI DI 4 PERSONE DELLO STAFF

C’è anche un viaggio di Fabio Fazio a Parigi nelle accuse piovute addosso al conduttore di Che tempo che fa per aver ospitato il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron ieri sera su Raiuno.
L’intervista, che non è cosa di tutto giorni nella televisione italiana, dopo l’annuncio di giovedì è diventata l’argomento principale di espettorazione da parte di sovranisti e patridioti, quelli che in altri periodi dicono che bisogna occuparsi delle cose serie come i terremotati nelle tende ma ieri hanno parlato per tutto il giorno di un programma tv e dei suoi ospiti.
Al punto, racconta oggi Giovanna Vitale su Repubblica, da attivare i vertici di Viale Mazzini per verificare, attraverso l’ufficio legale, la possibilità  di comminare una sanzione disciplinare al conduttore che si è mosso in autonomia e senza informare nessuno, avvisando i “capi” della tv di Stato solo a cose fatte e per di più via social.
Un comportamento peraltro legittimo in quanto codificato nel contratto, fa notare l’entourage di Che tempo che fa: la Rete ha infatti solo il diritto di controllare i contenuti del programma prima della messa in onda, decidendo nel caso di bloccarla, non già  di autorizzarli prima che vengano realizzati.
E infatti quando si è visto che questa strada era troppo stretta, il problema è improvvisamente diventato la trasferta di Fazio all’Eliseo, oggetto anche di un’interrogazione da parte di Fratelli d’Italia, intenzionato a sapere «quanto è costata al servizio pubblico».
Argomento che però Fazio smonta subito, in diretta tv. Conversando con i due ospiti previsti in apertura di puntata – Paolo Mieli e Carlo Cottarelli, sollecitati anche a esprimersi sulla «alta partecipazione alle primarie del Pd, un dato rilevante», – il conduttore ha risposto: «Alla Rai non costa niente, i biglietti aerei me li sono pagati io».
Zero segreti, inutile scomodare la commissione bicamerale di controllo: i circa 3mila euro per le quattro persone andate e tornate da Parigi in giornata sono stati anticipati dalla produzione di Che tempo che fa e a Viale Mazzini non verrà  chiesto alcun rimborso.

(da “NextQuotidiano”)

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