Marzo 28th, 2019 Riccardo Fucile
CREA PROBLEMI A POLIZIA E MAGISTRATI, E’ UN’EMERGENZA INESISTENTE VISTO CHE VI SONO DUE CASI L’ANNO, E’ SOLO UNO SPOT CHE METTERA’ NEI GUAI I CITTADINI… ED E’ UNA RESA DELLO STATO
“Ora i rapinatori sanno che il loro mestiere è più difficile”. Matteo Salvini, mentre esultava per aver
portato a casa una legge che ha fortemente voluto, ha commentato così la riforma della legittima difesa. Non la pensa propriamente come il ministro dell’Interno chi questo provvedimento dovrà applicarlo, trovandosi, in alcuni casi, di fronte a delle limitazioni del proprio lavoro.
Un rischio, questo, in cui si imbatteranno magistrati e membri delle forze dell’ordine.
I primi, infatti, avranno un margine minore di valutazione.
I secondi, invece, rischieranno di veder delegittimato il proprio lavoro di tutori dell’ordine e della legalità e di trovarsi con un sovraccarico di lavoro dovuto a una maggiore circolazione delle armi.
A loro, nel coro delle voci che si levano contro la riforma appena passata al Senato, si uniscono gli avvocati. Le camere penali non risparmiano rilievi a una normativa che, sostengono, “interviene su un’emergenza virtuale”.
Il testo era stato già oggetto di polemiche prima che arrivasse al Senato.
A legge approvata, però, emergono le preoccupazioni. C’è chi parla di un provvedimento “inutile e pericoloso”, chi avverte le nuove norme non tuteleranno il cittadino ma, al contrario, lo esporranno a maggiori rischi. C’è chi, ancora, sottolinea che questa riforma è ispirata a un’idea obsoleta di giustizia.
Rendere così larghe le maglie della legittima difesa non era necessario.
Ne è convinto Daniele Tissone, segretario generale Silp. Non c’è nessuna emergenza, la percezione dell’insicurezza non corrisponde alla realtà dei fatti: “Le statistiche sui reati, che sono notevolmente diminuiti, lo dimostrano”, spiega.
Raggiunto telefonicamente da HuffPost, stronca quasi del tutto la riforma fortemente voluta dalla Lega: “È un errore culturale dovuto alla miopia politica – sostiene – penso che sia una sconfitta per lo Stato e per tutti gli apparati, la sicurezza e la giustizia. Si vuole certificare, così, che lo Stato non è in grado di difendere i suoi cittadini. Ma questo non è vero”.
C’è un altro elemento da non sottovalutare per Tissone: i cittadini potrebbero pensare di restare impuniti a prescindere dalla loro eventuale responsabilità . Un’illusione, questa, dovuta anche alla narrazione fatta dai politici che hanno sostenuto questa riforma: “Si inducono le persone a pensare che in caso di ferimento o di uccisione di qualcuno che si è intrufolato nel proprio domicilio – anche se questi non ha messo in pericolo alcuna vita umana – non si incorrerà in indagini e processi. Non è così: la licenza di uccidere non esiste”.
C’è poi una questione ulteriore, che assume i connotati di un paradosso: in alcune circostanze i poliziotti rischiano di essere meno tutelati dalla legge rispetto a un comune cittadino che ha una pistola in casa: “Dopo la modifica dell’art.52 del codice penale si è creata un’asimmetria con le altre cause di giustificazione, in particolare con l’art.53 (la disposizione che disciplina l’uso legittimo delle armi e che quindi riguarda le forze dell’ordine ndr). Infatti per la legittima difesa ci sono ora delle condizioni presuntive che escludono l’obbligo di essere costretti dalla necessità e della sussistenza del rapporto di proporzionalità , mentre per l’uso legittimo delle armi è richiesto di essere costretti dalla necessità . L’applicazione dell’art.53, invece, presenta dei profili di rischio per eccesso colposo, a carico dell’agente, inesistenti nella legittima difesa sia in ambito penale che civile, senza entrare nella spinosa questione della tutela legale e di eventuali profili disciplinari
I penalisti: “Legge inutile e pericolosa che interviene su un’emergenza virtuale”
Preoccupati anche gli avvocati penalisti. Giandomenico Caiazza, presidente dell’Unione camere penali, è tra i primi a lanciare l’allarme: “È una legge inutile e pericolosa e interviene su un’emergenza virtuale, inesistente, visto che i casi di legittima difesa in casa sono due all’anno e si tratta di assoluzioni”.
Non salva nulla della riforma e ricorda che la nuova legge non esonererà chi spara dalle indagini e dalla giudizio di un magistrato: “È una norma inutile perchè qualunque avverbio non può evitare la valutazione discrezionale di un giudice su un omicidio avvenuto in casa. Ed è pericolosa perchè diffonde la convinzione nella gente che si possa agire in condizioni di impunità in casa. Non è così”.
L’Anm: “La riforma prevede inutili automatismi e restringe gli spazi di valutazione dei magistrati”
Su quest’ultimo punto interviene anche l’Associazione nazionale magistrati. Il presidente, Francesco Minisci, tiene a fare chiarezza: per quanto la legge sia cambiata, per quanto siano state allentate le maglie del principio di proporzionalità tra offesa e difesa, chi spara a una persona che si è introdotta a casa sua dovrà comunque confrontarsi con gli inquirenti.
Solo dopo un procedimento penale si potrà stabilire se il soggetto che ha sparato l’ha fatto per legittima difesa e, quindi, non è punibile: “È bene ribadire che, in ogni caso, in presenza di un ipotetico caso di legittima difesa, anche con questa nuova legge, un procedimento penale dovrà essere sempre aperto e le indagini andranno comunque fatte, a garanzia dei cittadini, questo va detto con chiarezza da parte di tutti, altrimenti si danno messaggi sbagliati portatori di gravi rischi e si rende un cattivo servizio alla collettività “, spiega.
Per l’Anm la nuova legge non sarà una garanzia per i cittadini e limiterà l’attività giurisdizionale dei magistrati: “Al contrario introduce concetti che poco hanno a che fare con il diritto, prevede pericolosi automatismi e restringe gli spazi di valutazione dei magistrati, oltre a portare con sè grandi difficoltà di interpretazione: tutto ciò significa che tutti saranno meno garantiti”. La nuova normativa, avverte l’associazione, presenta numerosi dubbi di incostituzionalità “.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 28th, 2019 Riccardo Fucile
E INTANTO LA FRONDA IN SENATO DIVENTA SEMPRE PIU’ COMPATTA, ORMAI LA MAGGIORANZA NON C’E’ PIU’
Sempre più lontani. Basti pensare alla distanza che c’è tra il Giappone e Ivrea.
Perchè sabato 6 aprile, quando nella provincia di Torino ci sarà la terza edizione di “Sum”, l’evento dedicato a Gianroberto Casaleggio, l’altro fondatore del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, sarà dall’altra parte del mondo.
E anche Alessandro Di Battista non ha alcuna intenzione di partecipare.
Saranno presenti tutti i big, Luigi Di Maio in testa, per ricordare il cofondatore ma non Grillo e Di Battista, in sostanza coloro che hanno sempre urlato di più.
Inevitabilmente ci sarà un incontro invece sabato a Genova, dove Grillo porterà in scena il suo spettacolo, Insomnia, mentre Davide Casaleggio, in città per la settima tappa del Rousseau City Lab, con ogni probabilità andrà in teatro per vedere lo show del comico genovese. Ma, spettacolo o no, i due dovrebbero vedersi nel weekend.
E Grillo dovrebbe vedere anche il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra, attesi a a Genova per il Lab di Rousseau, tour che, dopo aver già toccato Torino, Roma, Livorno, Cesenatico, Napoli e Bari, approda nel capoluogo ligure.
Qualcuno nei corridoi di Montecitorio non nega che Grillo è sempre più disinteressato al Movimento. In fondo ieri sera lo ha lasciato intendere: “Con Casaleggio parlavamo di futuro e non di politica. I giapponesi mi hanno invitato per spiegargli come è possibile che un comico faccia quello che faccio io. Che cosa gli racconto?”, ha urlato dal palco di San Marino durante lo spettacolo. E per ancora non lo avesse capito: “Io godo al mattino nel non leggere il giornale”.
Sempre durante lo spettacolo, non sono mancate le frecciate non solo a Salvini che “ogni tanto ti ritrovi travestito, sembra il mago di Oz”, ma anche al ministro Danilo Toninelli che “poteva evitare di dire quella cosa sulle auto”.
Un passaggio però, che oggi ha sortito i suoi effetti, lo ha dedicato anche alla legittima difesa: “Quando hai una pistola in mano, non vedi una persona ma un bersaglio. Ai leghisti dobbiamo regalare un libro”. Ed ecco che a stretto giro si sono fatti sentire i dissidenti che hanno fatto mancare i loro voti disertando l’Aula durante il voto finale sul provvedimento.
La fronda si consolida sempre di più, perchè ormai non c’è votazione non gradita al Movimento in cui cinque o sei non facciano mancare il loro voto e sono sempre gli stessi: Elena Fattori, Paola Nugnes, Virginia La Mura e Matteo Mantero. Tutti assenti non giustificati.
Sono gli stessi che non avevano votato il decreto Sicurezze e il salvataggio di Salvini dal processo. Oggi si è aggiunta anche la senatrice Michela Montevecchi.
Nugnes e Fattori sono già stata deferite ai probiviri, ma difficilmente lo saranno anche gli altri. Per diverse ragioni. La prima è che per il responso delle prime due bisognerà aspettare novanta giorni. Così da superare le elezioni Europee. E la seconda ragione riguarda il pallottoliere.
Se anche Mantero e La Mura dovessero essere cacciati, a Palazzo Madama non ci saranno più i numeri per avere la maggioranza.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 28th, 2019 Riccardo Fucile
NEL 2017, ANNO RECORD DEL PIL, SONO CALATE DELL’1,3%… UN ITALIANO SU QUATTRO SI DICHIARA SOTTO LA SOGLIA MINIMA DEL REDDITO E NON PAGA UNA MAZZA E IL 45% DICE DI GUADAGNARE MENO DI 15.000 EURO L’ANNO
Il reddito medio degli italiani del 2017 ammonta a 20.670 euro, con un calo dell’1,3% rispetto al
reddito medio dichiarato l’anno precedente.
Lo comunica il ministero dell’Economia sulla base delle dichiarazioni Irpef 2018.
Nell’anno record del Pil, in cui l’Italia è cresciuta in termini reali dell’1,6%, complessivamente sono stati dichiarati 5 miliardi in meno rispetto all’anno precedente (-0,6%) e, spiega il Mef, un contribuente su 4 non ha pagato le tasse.
Si tratta di oltre 10,5 milioni di italiani che hanno livelli di reddito sotto la soglia di esenzione (8.140 euro) a cui si devono aggiungere coloro la cui imposta netta è interamente compensata dal bonus 80 euro. In totale sono quasi 13 milioni gli italiani che non versano un euro di Irpef. Mentre il 45% dei contribuenti si colloca nella classe di reddito fino a 15mila euro.
La media del reddito: scesa mentre il Paese cresceva
Nel 2018 circa 41,2 milioni di contribuenti hanno assolto l’obbligo dichiarativo: il totale è aumentato di circa 340mila soggetti (+0,83%). Stando a queste dichiarazioni, il reddito medio degli italiani nel 2017 è sceso a 20.670 euro nonostante, come evidenzia anche l’analisi del Mef, “il contesto macroeconomico è stato caratterizzato da un Pil in crescita (+2,0% in termini nominali e +1,6% in termini reali) che ha consolidato il processo di ripresa iniziato nel 2015″.
Il reddito medio degli italiani però è calato di 270 euro rispetto all’anno precedente, quando si era attestato secondo i dati del ministero a 20.940.
Anche nel 2015 gli italiani risultavano avere un reddito superiore: 20.690 euro. Nell’anno di imposta 2007, quindi dieci anni prima e nel periodo pre-crisi, il reddito medio era di 18.892 euro, inferiore di meno di 2mila euro.
Bonus Renzi: 1,8 milioni lo hanno dovuto restituire
Circa 1,8 milioni di contribuenti hanno dovuto restituire integralmente o parzialmente il bonus 80 euro ricevuto per un importo di circa 494 milioni di euro (di cui il 56%, pari a 992.000 soggetti, ha dichiarato una restituzione integrale per un ammontare di 385 milioni di euro).
Stando alla rilevazione del Mef, i soggetti ai quali è stato erogato direttamente dal sostituto il bonus sono 12,2 milioni (+2,0% rispetto al 2016) per un ammontare di oltre 9,2 miliardi di euro.
Le classi di reddito: 5% contribuenti sopra 50 mila euro
Al di là del valore medio, ci sono poi importanti differenze tra le varie fasce di reddito. Come detto, quasi la metà dei contribuenti italiani (45%) che dichiara solo il 4% dell’Irpef totale, si colloca nelle dichiarazioni al fisco nella classe di reddito fino a 15mila euro, mentre in quella tra i 15mila e i 50mila euro si posiziona circa il 50% dei contribuenti, che dichiara il 57% dell’Irpef totale.
Dai dati del Mef emerge inoltre che solo il 5,3% dei contribuenti dichiara più di 50mila euro, versando il 39,2% dell’Irpef totale.
Le differenze tra Regioni: Calabria la più “povera”
L’analisi territoriale conferma che la regione con reddito medio complessivo più elevato è la
Lombardia (24.720 euro), seguita dalla Provincia autonoma di Bolzano (23.850 euro), mentre la Calabria presenta il reddito medio più basso (14.120 euro). “Anche nel 2017, quindi — sottolinea il Mef — rimane cospicua la distanza tra il reddito medio delle regioni centro-settentrionali e quello delle regioni meridionali”.
Aumentano redditi da pensione, calano da lavoro
Nel 2017 il reddito medio da pensione mostra una crescita dell’1,5%, confermando il trend degli anni precedenti, mentre il reddito medio da lavoro dipendente accusa una leggera flessione (-0,6%). I redditi da lavoro dipendente e da pensione rappresentano circa l’84% del reddito complessivo dichiarato, nello specifico, il reddito da pensione rappresenta circa il 30% del totale del reddito complessivo.
Il reddito medio più elevato è quello da lavoro autonomo, pari a 43.510 euro, mentre il reddito medio dichiarato dagli imprenditori (titolari di ditte individuali) è pari a 22.110 euro.
Il reddito medio dichiarato dai lavoratori dipendenti è pari a 20.560 euro, quello dei pensionati a 17.430 euro. Infine, il reddito medio da partecipazione in società di persone ed assimilate risulta di 18.380 euro.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 28th, 2019 Riccardo Fucile
FINO A CHE NON CAMBIERA’ LA LINEA SUI PROFUGHI, NIENTE SELFIE PROPAGANDISTICO DELLA ZECCA PADANA
Finchè la politica sui migranti resta questa nessuna udienza privata. È il messaggio, molto semplice, che papa Francesco ha fatto avere al ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che da tempo si è mosso con canali non formali per ottenere un agognato incontro col Pontefice.
La manovra di avvicinamento al Papa del ministro che ha iniziato i trasferimenti dei richiedenti asilo proprio a partire dal Centro di Castelnuovo di Porto, dove Bergoglio aveva celebrato la lavanda dei Piedi a inizio pontificato in un gesto dimostrativo a favore dell’accoglienza, parte già poco tempo dopo essere stato nominato vicepremier, dall’occasione della celebrazione congiunta tra Gendarmeria vaticana e Polizia italiana della Festa del patrono San Michele Arcangelo nel settembre dello scorso anno.
Lì Salvini, alla sua prima comparsa Oltretevere, aveva strappato qualche selfie persino ai dipendenti vaticani. L’evento fu felpatissimo, senza troppa pubblicità da parte del Vaticano che non lo aveva inserito nell’agenda degli appuntamenti e a celebrazione conclusa, in giornata, non aveva comunicato nulla sulla presenza del leader del Carroccio in nessuno dei media della Santa Sede, nè attraverso il canale ufficiale della sala stampa, nè quello dell’«Osservatore romano».
In quella occasione Salvini aveva avanzato una prima richiesta. Rimasta per un po’ sospesa.
Quindi è tornato a premere a fine gennaio quando si è recato a pranzo in casa di un cardinale assieme al fido sottosegretario Giancarlo Giorgetti.
Da protocollo il Papa, capo di Stato, non incontra un ministro di un governo. Non si tratta di un appuntamento formale. Con un Pontefice come Bergoglio però, che incontra moltissime personalità privatamente a Casa Santa Marta, la domanda è lecita. Le vecchie rigidità sono cadute. Anche la situazione di governo, con due vicepremier legati da un contratto, è inusuale.
Non a caso, il Papa ha ricevuto il premier Conte in un’udienza quella sì formale, da solo, senza delegazioni e con il solo ambasciatore italiano presso la Santa Sede al seguito.
Francesco non è contrario in via di principio a concedere un colloquio a Salvini da cui sa anche che potrebbe scaturire una photo opportunity vista la sua compulsività sui social, anche se su questo il Vaticano lascia il senso dell’opportunità all’ospite.
Ma la risposta che Bergoglio ha fatto pervenire per ora al leader della Lega è che un incontro non può avvenire se il ministro mantiene la linea dura sui migranti.
Salvini al momento attende e mira a stringere anche perchè il rivale Luigi Di Maio ha ottenuto un incontro col segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, portando a casa un asse sul lavoro domenicale, tema cui la Chiesa da anni è molto sensibile.
Come la pensa Francesco sui migranti è noto, salvare le vite e accompagnare una vera integrazione, con prudenza. Ma ieri il Papa ancora una volta ha parlato chiaro, entrando nelle questioni specifiche. «Tenere una nave ferma è un’ingiustizia. Perchè lo fanno? Perchè farli annegare?», ha risposto a un giornalista spagnolo che gli ha chiesto come la pensi sulla nave di Open Arms bloccata nel porto di Barcellona
(da agenzie)
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Marzo 28th, 2019 Riccardo Fucile
LEI RISPONDE: “FATEVI I FATTI VOSTRI”… BRAVA, TU IMPARA ALLORA A NON FARTI I CAZZI DEGLI ALTRI E LASCIA CHE OGNUNO AMI CHI GLI PARE
È accaduta questa cosa, piccola, apparentemente insignificante, in televisione durante un faccia a
faccia tra Lilli Gruber e Giorgia Meloni, azzurrissima leader di Fratelli d’Italia e grande sostenitrice della famiglia tradizionale
Si stava parlando di ciò che avveniva a Verona, dove un manipolo di maschilisti e retrogradi (ovviamente uomini) sta discutendo di come dovrebbero essere le donne e quale ruolo dovrebbero accontentarle nel mondo.
Sta di fatto che a un certo punto, come un guizzo, la Gruber decide di proporre la domanda che sta un po’ sul gozzo a tutti da parecchio tempo: ovvero come cavolo possa accadere che tutti i nostri sostenitori della famiglia tradizionale abbiano seri problemi con propria composizione familiare (la Meloni ha un figlio da un uomo con cui non è sposata, Salvini viaggia felice di fidanzata in fidanzata con figli di madri diverse, Berlusconi neanche a parlarne, la Santanchè ha avuto diverse famiglie, la Mussolini ha un marito condannato per avere adescato delle minori e così via) e Giorgia Meloni, di fronte alla domanda, si paralizza per qualche secondo, dopodichè ritorna nel suo personaggio arcigno e risponde “si faccia i fatti suoi”.
Ed è una piccola frase estremamente rilevante quel “si faccia i fatti suoi” detto da chi, da anni, vorrebbe farsi i fatti degli altri.
C’è dietro quel famoso motto di chi dice “fate ciò che dico ma non rifate ciò che faccio” credendo che ci sia qualcuno che ancora è disposto a crederci.
Allora facciamo un patto, cara Giorgia Meloni: facciamo che anche voi vi fate i fatti vostri smettendola di perdere tempo su come si ama la gente, che sia uomo, donna, rossa, bianca, gialla o nera.
E così davvero non ci ritroveremo più (lei compresa) a discutere di cose di cui non ci sarebbe nemmeno da discutere poichè rientrano nella sfera individuale e in quella autodeterminazione che voi stessi proclamate.
(da “Tpi)
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Marzo 28th, 2019 Riccardo Fucile
PAGA AVER CONTESTATO LA LINEA DI MAIO SUI MIGRANTI… POI ESPLODE IL CASO E VIENE FATTO RISALIRE AL 27° POSTO…IL MOVIMENTO ORMAI E’ UN’AZIENDA PRIVATA DOVE FANNO CARRIERA I LECCHINI
Filippo Nogarin, sindaco di Livorno alla scadenza del mandato, si è candidato alle europarlamentarie del MoVimento 5 Stelle per la scelta dei candidati alle elezioni di maggio. Ma ieri ha scoperto che nella lista dei candidati toscani che sarà votata a breve dagli iscritti risultava in terza pagina al 75° posto su 149 in lizza. Racconta oggi Il Fatto:
In cima alla lista ci sono figure molto meno conosciute di Nogarin: sul podio dei candidati “premium” appaiono la consigliera comunale di Firenze Silvia Noferi (7 bollini), l’ex consigliera a Pisa Elisabetta Zuccaro (6) e la consigliera comunale di Fucecchio, Lisa Giuggiolini (5).
Nogarin martedì invece risultava solo al 75° posto sui 149 candidati totali con due bollini: la laurea in Ingegneria aerospaziale e l’essere stato un portavoce del M5S. Al sindaco non è stato riconosciuto alcun merito per i 5 anni di governo della ex roccaforte rossa e per gli incarichi istituzionali di questi anni, come la vicepresidenza nazionale di Anci.
Dopo averlo scoperto, Nogarin ha provato a contattare, senza successo, Davide Casaleggio e il vicepremier Luigi Di Maio (con cui i rapporti sono freddi da tempo). L’unico che gli ha risposto al telefono è stato Beppe Grillo che ha passato il caso a Massimo Bugani.
Quest’ultimo ha contattato telefonicamente il sindaco di Livorno e nel pomeriggio di ieri Nogarin è passato dal 75 al 27° posto nella lista con un terzo “bollino” (la partecipazione a eventi Rousseau) ma comunque molto indietro rispetto agli altri candidati
Nell’occasione Nogarin ha scoperto che Di Maio è ancora arrabbiato per le critiche che il sindaco di Livorno ha rivolto al governo sul caso Diciotti.
Nogarin ha scoperto che il dissenso nel M5S non è ammesso.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 28th, 2019 Riccardo Fucile
LA FIGLIA DI VERDINI HA IDEE OPPOSTE AL LEGHISTA SIA SUI DIRITTI CIVILI CHE SUI MIGRANTI
Maria Corbi sulla Stampa oggi ci racconta come papà Denis ha preso il fidanzamento di Francesca
Verdini con Matteo Salvini (pare non benissimo, ad occhio):
«A mia figlia Francesca le ha pigliato così,sapete come sono fatti i figlioli. Certe disgrazie capitano». D’altronde Francesca è una figlia molto devota, la raccontano così, «innamorata» del padre ma abituata a fare sempre di testa sua.
Qualcuno la definirebbe viziata da papà Denis e mamma Simonetta che di cognome fa Fossombroni, nobile e ricca schiatta fiorentina, e che un tempo è stata la segretaria di Giovanni Spadolini, uno dei primi sponsor del marito.
E sarebbe soprattutto lei «la viziatrice» ufficiale della famiglia poco abituata a dire quei «no» che secondo lo psichiatra Giovanni Bollea fanno crescere.
E comunque oggi, dicono gli amici, nessuno riuscirebbe a contrastare la ragazza su questo amore sbocciato un mese e mezzo fa complice Instagram e un piatto di pasta.
Eh sì perchè i primi approcci tra i due neo fidanzati sarebbero avvenuti sui social per poi concretizzarsi, grazie ad amici comuni, che li hanno presentati.
Intanto sui social network rimbalzano tweet in cui Francesca esulta per l’approvazione della legge sulle unioni civili, non esattamente la legge preferita da Matteo Salvini.
Non solo: come spiega il Corriere anticipando il settimanale Oggi la baby Verdini non la pensa come il Capitano anche su un altro tema caldissimo. I migranti.
Sarebbe stata proprio Francesca a far cambiare idea al ministro dell’Interno riguardo la cittadinanza a Ramy:
Francesca la pensa all’opposto di Salvini anche su un altro tema chiave: i migranti. In queste ore, sempre consultando persone vicine alla ragazza, è infatti emerso che dietro alla giravolta del ministro dell’Interno rispetto alla concessione della cittadinanza al ragazzino-eroe Ramy, ci sarebbe proprio la nuova fidanzata, che avrebbe spinto con forza Salvini a riflettere. È in questo modo che sarebbe arrivata la retromarcia
Intanto lui ha invocato la privacy, dopo essere stato fotografato con lei alla prima del film Dumbo — «ognuno va al cinema con chi gli pare» — ma non si è impegnato nel depistaggio passeggiando mano nella mano con Francesca.
Chissà quando Denis scoprirà che Salvini gli ha dato del traditore cosa succederà .
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 28th, 2019 Riccardo Fucile
LA BATTAGLIA CONTRO LA DIFFUSIONE DI IMMAGINE PRIVATE RINVIATA PERCHE’ LEGA E M5S NON TROVANO UN ACCORDO… L’INTERVENTO DELLA PRESTIGIACOMO E L’ALLEANZA TRASVERSALE
La maggioranza gialloverde al Senato non trova un accordo sul revenge porn, ossia la diffusione per vendetta di immagini private, e alla Camera un emendamento di Laura Boldrini (Leu) sul tema viene bocciato per 14 voti.
Scoppia la polemica, con la madre di una ragazza morta suicida per i video intimi diffusi in Rete in lacrime a Palazzo Madama nell’attesa di un provvedimento in memoria di sua figlia, e le parlamentari di Forza Italia e Pd occupano l’aula di Montecitorio, con la sospensione della seduta.
Resoconto di una giornata difficile.
Prima era stato bocciato l’emendamento Boldrini, nonostante la richiesta unitaria dell’opposizione di approvarlo per puntava a inserire nel ddl Codice rosso una nuova tipologia di reato legata al revenge porn: i sì erano arrivati a 218, i no 232.
Poi nel pomeriggio l’intervento durissimo di Stefania Prestigiacomo per Forza Italia: “Oggi stiamo scrivendo una bruttissima pagina di storia parlamentare, abbiamo vissuto in passato momenti esaltanti in quest’aula quando, grazie all’operosità e all’intelligenza innanzitutto delle donne di tutti gli schieramenti ma anche con il supporto dei colleghi, abbiamo saputo rinunciare a primogeniture in nome dell’approvazione di valori che sono oggi pilastri nel nostro ordinamento giuridico. Ricordo il giorno in cui abbiamo approvato la legge che modificava il reato di violenza sessuale da reato contro il costume a reato contro la persona. Tutte le donne parlamentari firmarono quel progetto di legge indipendentemente dai partiti: la prima firma era Finocchiaro, la relatrice della legge, con il consenso di tutti, era Alessandra Mussolini. Oggi invece in nome dell’egoismo e in nome di una ostinazione incomprensibile noi stiamo rinunciando alla possibilità di dare seguito ad atti votati da quest’aula perchè ricordo che nel mese di novembre abbiamo approvato una mozione a prima firma Carfagna che invocava un intervento della maggioranza e del governo su un tema come questo. In questo momento stiamo disattendendo ad un impegno assunto da quest’aula all’unanimità “.
Poco dopo le parlamentari d’opposizione hanno occupato i banchi del governo e la seduta è stata sospesa.
E su Twitter anche Maria Elena Boschi del Pd interviene: “Alla Camera Lega e M5S stanno bocciando tutti gli emendamenti che introducono il revenge porn. Dove è la ministra Bongiorno? Se ha a cuore davvero le donne vittime di violenza, faccia cambiare idea al suo governo”.
Alla fine la conferenza dei capigruppo della Camera ha deciso: il ddl Codice Rosso slitta a martedì 2 aprile.
(da agenzie)
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Marzo 28th, 2019 Riccardo Fucile
“FATTI VIVERE IN BARACCOPOLI SENZA ACQUA, SERVIZI IGIENICI E ACCESSO AI SERVIZI SANITARI DI BASE”
In un articolo pubblicato sul British Medical Journal i medici denunciano la situazione critica dei
migranti che vivono nelle baraccopoli. In sei anni si sono verificate ben 1500 morti di braccianti sfruttati e tenuti in condizioni disumane in baraccopoli.
Fermare lo sfruttamento dei migranti che lavorano nell’agricoltura in Italia e che vengono pagati solo 12 euro per 8 ore di lavoro, schiavi dei campi che consentono di portare pomodori italiani a basso prezzo sulle tavole di tutto il mondo tutto l’anno
È l’appello lanciato da un gruppo di medici italiani sul British Medical Journal. E sono oltre 1.500, denunciano, i braccianti agricoli morti negli ultimi 6 anni in Italia a causa del loro lavoro.
A questi morti, affermano i medici su Bmj, “si aggiungono altre vittime, quelle uccise dal Caporalato”.
Queste persone, denunciano, “vivono in baraccopoli senza acqua, senza servizi igienici senza accesso ai servizi sanitari di base”, spiegano Claudia Marotta e colleghi della Ong Medici con l’Africa Cuamm.
Dal 2015 l’organizzazione, in partnership con istituzioni locali, fornisce servizi sanitari di base a questo popolo di migranti sparsi per tutta Italia, che affollano in circa 100 mila 50-70 baraccopoli e che nonostante la legge ‘sull’Agromafia’, sono completamente privi di protezione.
“Salute, migrazione, economia, sviluppo sostenibile e giustizia sono tutti aspetti del nostro mondo tra loro interconnessi – scrivono gli autori dell’articolo – ed è un dovere per la comunità scientifica e clinica prendersi cura e dare voce a queste persone ‘mute'”.
“Tutti dobbiamo batterci contro lo sfruttamento, la discriminazione, il razzismo e l’egoismo, in qualsiasi forma si presenti”, concludono.
(da Globalist)
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