Aprile 20th, 2019 Riccardo Fucile
I GRILLINI PREPARANO UN’OFFENSIVA SU CONFLITTO DI INTERESSI E FLOP DEI RIMPATRI, SALVINI RISCOPRE SLOGAN SESSANTOTTINI
“Provocazioni. Sono solo provocazioni, anche la legge sul conflitto di interessi lo è”. 
Matteo Salvini legge le interviste di Luigi Di Maio e Giuseppe Conte, ripensa alle ultime quarantotto ore, al gelo che passa tra lui e il vicepremier M5s, e chiama i suoi fedelissimi invitando tutti a non reagire alle polemiche.
La corda viene tirata sempre di più.
Anche il presidente del Consiglio scende in campo per arginare il ministro dell’Interno: “Ha una vita davanti a sè per fare il premier, ma non in questa legislatura” sono le parole di Conte.
I 5 Stelle vogliono stanare l’alleato per capire quanto sia ancora legato a Silvio Berlusconi e se si metterà o no di traverso quando i parlamentari grillini vorranno portare la legge sul conflitto di interessi alle Camere. Non solo.
I pentastellati si muovono anche su un’altra linea, quella che riguarda l’immigrazione. Nei prossimi giorni intendono inchiodare Salvini sui rimpatri e dimostrare che, nonostante i proclami, gli immigrati irregolari non sono stati ancora mandati via.
Questo sarà l’altro terreno di scontro e la Lega lo ha capito.
Di fronte a questi attacchi congiunti, il segretario del Carroccio chiama i suoi, i big leghisti e detta la strategia da seguire, che si potrebbe riassumere così: aria sangue freddo
“Non replichiamo alle polemiche e agli insulti. Non dobbiamo rispondere ad alcuna provocazione che arriva da Luigi. La legge sul conflitto di interessi? Noi pensiamo alle cose utili”, è l’ordine di scuderia, “la Lega è impegnata sulle cose da fare”
Poi un post su facebook di buone vacanze dal Trentino.
Nel frattempo il Pd si muove e tenta la via della sfiducia parlamentare sul caso Siri.
Il presidente dei senatori dem Andrea Marcucci annuncia che depositerà una mozione di sfiducia nei confronti del Governo, mentre il segretario Nicola Zingaretti parla di paese “paralizzato da continui litigi di due ‘alleati complici’ dello sfascio” e i parlamentari per tutto il giorno sottolineano come tra M5S e Lega sia in corso un teatrino da campagna elettorale che blocca il Paese.
Il chiarimento tra il sottosegretario Siri e il premier Conte ci sarà , ma dopo il week end di Pasqua. Per il resto, la Lega di dimissioni non ne vuole sapere: “Siri chiarirà ai magistrati, noi non avremmo mai ritirato le deleghe nè mai lo faremo per un avviso di garanzia”.
Nè Salvini intende aggiungere altro sull’assunzione a Palazzo Chigi di Federico Arata, figlio dell’imprenditore Paolo Arata, indagato per corruzione nell’inchiesta che ha coinvolto il sottosegretario leghista.
La prima resa dei conti nel Governo è rimandata a martedì, quando ci sarà il Consiglio dei ministri sul decreto Crescita.
Da questo provvedimento omnibus il leader della Lega vuole togliere il “Salva Roma” che ripiana per 2,5 miliardi i debiti della Capitale.
“La Lega getta la maschera – ribatte dal Campidoglio il capogruppo grillino Giuliano Pacetti – vuole regalare 2,5 miliardi di euro alle banche pur di attaccare Roma e il M5S”.
Se Salvini dovesse impuntarsi e bloccarlo davvero, le sorti dell’esecutivo potrebbero essere davvero a rischio.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 20th, 2019 Riccardo Fucile
TESTIMONI CONFERMANO AI MAGISTRATI LE SUE PRESSIONI PER FAR PASSARE GLI EMENDAMENTI DI ARATA
Il sottosegretario Armando Siri e Paolo Arata saranno presto di fronte ai pm per esporre la propria verità . Dopo la pausa legata alla Pasqua, l’indagine che vede indagati per corruzione il sottosegretario ai Trasporti della Lega e l’imprenditore responsabile del Carroccio per l’ambiente, potrebbe avere una nuova accelerazione.
E i magistrati della procura di Roma, che indagano sulla presunta mazzetta da 30mila euro “data o promessa” da Arata a Siri, stanno già ascoltando diversi testimoni. Il sottosegretario allo Sviluppo economico del M5s, Davide Crippa, il capo di gabinetto del Mise, Vito Cozzoli, e la sua vice, Elena Lorenzini, avrebbero confermato ai pm le pressioni di Siri sugli uffici del ministero dello Sviluppo Economico affinchè fosse inserito un emendamento sull’eolico.
E – prima delle pressioni nei palazzi – tornando a ritroso nella catena di richieste, attraverso documenti e intercettazioni, si era arrivati ad Arata e ai suoi rapporti con il socio Vito Nicastri, l’imprenditore dell’eolico accusato di avere pagato la latitanza di Matteo Messina Denaro.
La ‘filiera’ di pressioni, che parte dall’eco business trapanese e arriva fino allo skyline romano, sarà uno degli argomenti al centro dell’interrogatorio nei prossimi giorni di Arata che, accusato di concorso in corruzione, ha chiesto di essere ascoltato dai pm di piazzale Clodio.
Stessa richiesta è arrivata dai legali di Siri per il proprio assistito: l’avvocato del sottosegretario incontrerà a metà settimana i titolari dell’indagine e in quella sede verrà individuato il giorno in cui svolgere l’interrogatorio.
Dal canto suo l’avvocato Gaetano Scalise, difensore di Arata, ha presentato istanza al tribunale del Riesame.
Per i pm sarà invece importante ricostruire i rapporti che Paolo Arata ha avuto con la politica. L’ipotesi di contatti tra l’imprenditore e altri pezzi delle istituzioni è indicata nello stesso decreto di perquisizione che nei giorni scorsi ha portato gli uomini della polizia giudiziaria a perquisire le tre abitazioni dell’imprenditore a Roma, Genova e Castellammare del Golfo e le sedi delle quattro società a lui riconducibili: ‘Etna srl’, ‘Solcara Srl’, ‘Alqantara Srl’ e ‘Solgesta’ srl.
Al vaglio di chi indaga c’è ora il materiale sequestrato, i conti correnti, le migliaia di pagine di documenti acquisiti, le chat sui programmi di messaggistica, i computer e i server delle mail. Vi è uno “stabile accordo”, scrivono il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi, tra Arata e Siri, quest’ultimo “costantemente impegnato, attraverso la sua azione diretta nella qualità di alto rappresentante del governo ed ascoltato membro della maggioranza parlamentare, nel promuovere provvedimenti regolamentari o legislativi che contengano norme ad hoc tese a favorire gli interessi economici dell’Arata, ampliando a suo favore gli incentivi per l’energia elettrica da fonte rinnovabile a cui non ha diritto”.
Un accordo che troverebbe conferma nelle conversazioni tra Arata e il figlio, “nelle quali si fa esplicito riferimento alla somma di denaro pattuita”, ma anche negli incontri tra gli indagati e nella “incessante attività ” di Siri per far approvare le norme.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 20th, 2019 Riccardo Fucile
IN EUROPA SECONDI SOLO ALLA ROMANIA QUANTO A LIVELLO DI ISTRUZIONE: SOLO IL 16,5% CONTRO UNA MEDIA UE DEL 28%
Siamo una società ignorante. E non ce ne vergogniamo. Anzi, ce ne vantiamo pure,
come se la cultura fosse roba da signorotti, da èlite, da professoroni. E invece siamo il Paese più ignorante d’Europa, dopo la Romania.
Nella popolazione tra i 15 e i 64 anni solo il 16,5 per cento ha un titolo di istruzione terziaria contro una media UE del 28 per cento e di fronte al 39,6 per cento dell’Irlanda, oppure il 38,8 per cento del Regno Unito o il 36,8 per cento di Svizzera e Norvegia.
Una disfatta. Una sconfitta internazionale per un Paese che sulle arti ha costruito la propria riconoscibilità mondiale.
Anche se la Costituzione recita “i più capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”, gli atenei del sud hanno perso nell’ultimo anno quasi 200.000 iscritti (dico, avete idea di quante siano duecentomila persone in fila a rinunciare al proprio futuro?) mentre dal 2008 ad oggi le tasse universitarie sono aumentate del 18 per cento.
Un Paese ignorante che vede l’istruzione come costo piuttosto che come investimento è un Paese morto, con un futuro ipotecato dalla faciloneria con cui i poco istruiti possono essere convinti, erosi dalla retorica, resi docili dalla propaganda.
Tra il 2015 e il 2017 l’importo medio delle tasse universitarie è aumentato di 95 euro, da 1.080 a 1.175. La contribuzione media cresce più al nord ma la forbice si sta riducendo sempre di più.
Eppure ogni studente che si laurea dovrebbe essere una ricchezza in più per un Paese che non voglia concorrere in Europa (e nel mondo) solo per il basso costo del lavoro. Si tratta di valorizzare i talenti: è, se ci pensate, la famosa meritocrazia su cui ci hanno scassato per anni convincendoci che fosse l’unica via percorribile per uscire dalla crisi.
E invece per le università i problemi aumentano di anno in anno, tra rette e affitto. L’affitto, appunto. Tra i 400 ai 500 euro al mese per stare in stanze condivise che non hanno nemmeno la dignità di case e in più c’è la spesa per il materiale scolastico: nelle grandi città gli affitti salgono normalmente del 4 per cento e nessuno si preoccupa di questo rovinoso lento declino.
Del resto una base elettorale istruita starebbe ben lontana dalle palle che negli ultimi mesi ci hanno propinato i diversi governi, convinti che ancora oggi nel 2019 valga quel diritto di delega che permette alla classe dirigente di agire deliberatamente senza nemmeno la preoccupazione del controllo.
Siamo un Paese ignorante. E non ce ne vergogniamo. Odiamo anzi gli istruiti come se facessero parte di una parte di popolo che non ci appartiene e odiamo i professori che provano semplicemente a svelarci le bugie attraverso il ragionamento e i numeri.
In Europa ridono del nostro grado medio di istruzione e noi ridiamo di loro.
E sembra che vada bene così.
(da TPI)
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Aprile 20th, 2019 Riccardo Fucile
IL PRESSING SUGLI EMENDAMENTI E LA BATTAGLIA PER LE POLTRONE TRA LEGA E M5S
Adesso che “tutto è più chiaro”, ora che agli occhi dei 5 Stelle di governo è diventato “plastico” che “quando certe cose non le abbiamo capite, abbiamo fatto bene a metterci di traverso”, i ricordi riaffiorano.
E si mettono insieme i pezzi di questo anno a Palazzo Chigi con Armando Siri.
Maggio 2018.
Lega e M5S sono al tavolo per la stesura del Contratto di governo. La composizione dell’esecutivo è ancora lontana. Ma Siri, l’ideologo della flat tax che segue le politiche fiscali per conto della Lega, è tra coloro che più insistono per ammorbidire i requisiti di nomina per ministri e sottosegretari.
Lui, d’altronde, ha patteggiato per bancarotta e anche per la sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. Alla fine il codice etico con l’elenco dei reati che sbarravano la strada alla nomina non lo lascia fuori. “Ma Siri era molto attento, invocava maglie larghe” sostiene un big 5 Stelle.
Luglio 2018.
Al ministero per lo Sviluppo economico, dove è aperto il dossier sulle Rinnovabili, arriva la richiesta di Siri, che nel frattempo è diventato sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti: vuole una modifica al decreto ministeriale del 2016 che stabilisce quali impianti possono avere accesso alle “tariffe incentivanti”, allargando la platea a chi non ha rispettato il termine per la presentazione dei documenti al Gestore dei servizi energetici.
Il gabinetto del ministro Luigi Di Maio lo giudica una “sanatoria” e lo accantona. Siri insiste e per quattro volte trova un muro: il capo di gabinetto Vito Cozzoli e la sua vice Elena Lorenzini, il sottosegretario Davide Crippa, l’allora direttore generale del mercato elettrico, Rosaria Romano.
Tutti gli rispondono che quella norma non si può inserire. Anche perchè, dicono nel M5S, “ogni volta che ci contatta Siri alziamo l’attenzione del 1000 per cento”.
Agosto 2018.
Stefano Besseghini diventa presidente dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera). Il via libera arriva dopo una “lotta mostruosa” che i sottosegretari 5 Stelle Davide Crippa e Stefano Buffagni hanno dovuto “tenere con i denti”.
La Lega voleva per quel posto Paolo Arata, ora accusato di aver corrotto Siri.
Dicembre 2018.
La legge di Bilancio è all’esame del Senato. Siri ripropone la richiesta sugli incentivi. L’emendamento è firmato dal capogruppo della Lega a Palazzo Madama, Massimiliano Romeo. “Quando leggiamo quel nome drizziamo sempre le antenne — raccontano oggi da Chigi — perchè sappiamo che è una richiesta che arriva dall’alto, direttamente dal partito”.
Prima della bocciatura politica, però, arriva il parere negativo dei tecnici del ministero dell’Ambiente, secondo i quali “si sposta in avanti un termine per l’applicazione agli impianti a fonti rinnovabili di tariffe incentivanti più vantaggiose. Così si registrerebbe un impatto negativo sulle bollette per riconoscere un vantaggio ad impianti comunque già entrati in servizio”. Siri e la Lega non mollano: chiedono che il parere del ministero venga riformulato. Ma arriva lo stop del ministro dei Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro, che stava “scremando” gli emendamenti alla manovra. Lo stesso fanno il sottosegretario Crippa e la viceministro Laura Castelli quando il pressing della lobby dell’eolico arriva anche sul Milleproroghe.
Marzo 2019.
Scoppia la crisi sul Tav, che per il Movimento è il male e per il Carroccio una grande opportunità . La Lega preme, e parla apertamente della necessità di nominare un commissario alle grandi opere, cioè di commissariare il ministro alle Infrastrutture dei 5Stelle Danilo Toninelli.
“Secondo me sarebbe una soluzione di buon senso, ci eviterebbe una via crucis”, afferma Siri in radio a Mattino 24, l’11 marzo. E ora un graduato del M5S racconta: “I più accreditati dal Carroccio per quell’incarico erano proprio lui, Siri, e l’altro sottosegretario Edoardo Rixi”.
Il Movimento però fa muro, e Max Bugani lo dice a L’aria che tira il giorno dopo, il 12 marzo: “Non arriverà nessun commissario Basettoni a commissariare il Mit”.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 20th, 2019 Riccardo Fucile
PENSAVA DI IMITARE SALVINI, E’ FINITA TRAVOLTA DA “NOMINATION”
I social network sono prevedibili. Una massima che sembrano conoscere tutti, meno che
i social media manager dei politici.
Due giorni fa Giorgia Meloni aveva lanciato su Twitter un sondaggio. «Pronto per la sfida dell’anno? Scrivi nei commenti chi o cosa rappresenta per te l’anti italianità . Sono aperte le selezioni al #TorneoAntitaliano ».
Questi post, che giocano un po’ con l’ironia, sono facile bersaglio della propaganda opposta a quella del soggetto che lo ha lanciato.
Basta, infatti, far partire una catena sui social network e il gioco è fatto.
Così, il numero maggiore di nomination per il torneo antitaliano è stato raccolto proprio dalla stessa Giorgia Meloni.
Una sorta di boomerang che si è dimostrato davvero inarrestabile. I commenti, infatti, sono stati più di 2000. Dunque, l’iniziativa social ha avuto engagement.
Peccato, però che il contenuto di questi commenti non sia stato proprio quello che ci si aspettava.
Altri candidati al titolo di antitaliano sono stati Fratelli d’Italia e lo stesso Matteo Salvini.
Insomma, tutta l’ala sovranista è stata messa in discussione. Ovviamente, il sondaggio non fotografa la realtà , ma soltanto il mondo virtuale dei social network.
Tra i commenti, ci sono stati tantissimi utenti che hanno chiesto alla Meloni se questo sondaggio era stato lanciato per finire appositamente nello schermo gigante di Diego Bianchi nella trasmissione Propaganda Live.
Un tentativo di dividere ulteriormente gli italiani, trovando dei “nemici” contro cui scagliarsi, è finito per essere una sorta di autogol.
E adesso chi glielo dice alla Meloni che Twitter ha stabilito che è lei la candidata numero uno nel torneo antitaliano?
(da agenzie)
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Aprile 20th, 2019 Riccardo Fucile
GLI ENTI PAGANO GIA’ L’OCCUPAZIONE DEL SUOLO PUBBLICO… FILOSOFIA PADAGNA: SI TAGLIEGGIANO I POVERI, SI CONDONANO GLI EVASORI BENESTANTI
Il Comune di Como ha deciso di introdurre una tassa su gli abiti usati destinati ai poveri. O si paga un canone di 400 euro all’anno, in aggiunta alla tassa per l’occupazione del suolo pubblico, o i cassonetti gialli per la raccolta di abiti, calzature e accessori entro il 1° maggio debbono essere rimossi.
E’ quanto ha intimato Palazzo Cernezzi a Caritas e Umanitas che dal 2013 a Como gestiscono il servizio i cui dati stanno a dimostrare che è molto apprezzato dai comaschi.
Nel capoluogo lariano i cassonetti sono una sessantina. Lo scorso anno sono stati raccolti oltre 300mila di materiale.
A segnalare la decisione presa da Palazzo Cernezzi è stato Bruno Magatti, ex assessore ai Servizi sociali, attualmente consigliere comunale che nel corso di una conferenza stampa ha posto l’accento su aspetti non trascurabile e probabilmente non considerati da coloro che hanno disposto l’ordinanza comunale che sembra fare il paio con la tassa sul non profit, considerato alla stregua di un bene di lusso,dal governo giallo-verde.
Per Magatti questo episodio «è un ulteriore prova di disattenzione, inefficienza, indolenza da parte della politica e, quindi, inadeguatezza di questa giunta e del sindaco»’.
Gli esempi non mancano. Il più clamoroso risale al periodo natalizio 2017, quando una ordinanza firmata dal sindaco Mario Landriscina, per una questione di decoro vietava il centro storico di Como a mendicanti, senza tetto e venditori ambulanti. Prevedendo multe salatissime.
Divieto ai clochard di dormire con le stelle come tetto. Multe anche per loro e per i volontari, in quanto l’ordinanza prevedeva il vieto offrire ai senza tetto bibite calde e cornetti.
E’ di qualche settimana fa l’invito ai comaschi da parte di Alessandra Locatelli, vice sindaco, parlamentare leghista, a dare soldi ai mendicanti.
Magatti ha posto l’accento anche sulla positiva ricaduta sulle tasche dei cittadini: «’Attualmente la presenza di cassonetti permette di sottrarre diverse centinaia di tonnellate di ”rifiuti” dal circuito della raccolta differenziata, producendo un beneficio ambientale e una riduzione della Tari’».
(da agenzie)
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Aprile 20th, 2019 Riccardo Fucile
PER GLI INQUIRENTI E’ LA PROVA CHE L’IMPUTATO VOLEVA METTERLO AL RIPARO DA INCHIESTE
Quando si evade il fisco uno dei problemi è riciclare i soldi. 
Un imprenditore di San Dona del Piave pensava di aver trovato il nascondiglio perfetto per 40 mila euro, ma non ha fatto i conti con la distrazione della sua fidanzata.
L’uomo, Alberto Vazzoler di 40 anni, aveva infilato le banconote nel forno, ma quando la donna ha cotto lo strudel ha bruciato il gruzzolo.
L’insolita scomparsa del corpo del reato si è verificata nel 2016, ma è stata resa nota ora che si tiene a Padova e che vede appunto Vazzoler accusato di aver evaso il fisco riciclando all’estero denaro per 40 milioni di euro.
Ad aver bruciato 40mila euro in forno è Silvia Moro, coimputata, oltre che fidanzata dell’imprenditore: è lei che viene intercettata mentre racconta al telefono alla sorella di non essersi accorta dei contanti al momento di infornare lo strudel.
Per la Guardia di Finanza questo “inconveniente” sarebbe anche la prova che Vazzoler aveva a disposizione grandi quantità di denaro contante in casa e voleva nasconderlo per evitare che venisse scoperto in eventuali blitz investigativi.
Vazzoler, residente nel Principato di Monaco ma domiciliato tra Padova e Jesolo, un passato da dentista ma col “pallino” della new economy, deve la sua fortuna a NetFraternity, la società fondata nel 1999 con sede a Dublino, che si occupava della vendita dei banner pubblicitari sui siti internet.
Nel 2011 è stato rinviato a giudizio in un processo per evasione fiscale, accusa dalla quale però è stato assolto nell’ottobre del 2017. Venne arrestato nuovamente nel maggio 2018, nel filone che ha portato al processo di Padova, in un attico a Jesolo.
(da agenzie)
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Aprile 20th, 2019 Riccardo Fucile
GUY VERHOFSTADT RIBADISCE: “CONTE E’ UN BURATTINO”
Non ha cambiato idea. Guy Verhofstadt, il leader dei liberali europei che ha definito a febbraio fa il presidente del Consiglio Giuseppe Conte un “burattino” nelle mani di Salvini e Di Maio,non ha alcuna intenzione di accogliere il Movimento Cinque Stelle nella nuova maggioranza che si formerà dopo le elezioni europee del 26 maggio.
Secondo gli ultimi sondaggi, il suo eurogruppo, l’Alde (Gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa), è dato al al 10,1% e sarà la stampella decisiva per formare l’alleanza tra socialisti, popolari e verdi.
Dopo il voto nascerà una nuova piattaforma centrista che andrà da En Marche! del presidente francese Emmanuel Macron a Più Europa di Emma Bonino.
E dire che nel 2017 fu proprio Verhofstadt a spingere per far entrare il M5S nell’Alde e “normalizzare” il Movimento. Poi saltò tutto per una fronda interna dei liberali.
Ma quando lo incontriamo a un evento dell’Alde nell’ala Churchill del Parlamento europeo di Strasburgo, Verhofstadt è sicuro, la porta per i grillini rimarrà chiusa: “Formare una coalizione con Matteo Salvini è la cosa peggiore che avrebbero potuto fare”.
Come andranno secondo lei le elezioni europee?
Sia i socialisti che i conservatori perderanno alcuni seggi e sarà impossibile per loro formare da soli una maggioranza e continuare il loro controllo unico sulla politica europea. Noi di Alde invece cresceremo e formeremo un grande, nuovo gruppo politico al centro con l’obiettivo di rinnovare la politica europea.
Ci sarà spazio per il Movimento Cinque Stelle? Dopotutto, due anni e mezzo fa c’è stato un accordo saltato all’ultimo per farli entrare nel vostro eurogruppo.
Il Movimento Cinque Stelle si è allontanato dalla posizione europeista che molti dei suoi eurodeputati al hanno mostrato lavorando all’Europarlamento. È davvero triste vedere accadere tutto ciò. Formare una coalizione con Salvini è la cosa peggiore che avrebbero potuto fare. Quindi per ora non vedo posto per questo partito nel nuovo gruppo di cui parlo.
Hai definito il primo ministro italiano Giuseppe Conte un burattino. Lo pensa ancora?
Sì.
(da “Linkiesta”)
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Aprile 20th, 2019 Riccardo Fucile
I BLACK BLOC DANNO ALLE FIAMME AUTO, RUBANO NEI NEGOZI E SI LAMENTANO PURE PER LA SOTTOSCRIZIONE PER RICOSTRUIRE NOTRE-DAME: PURA FOGNA UMANA
Continuano i disordini a Place de la Republique, a Parigi: l’ordine di dispersione non è
stato rispettato dai Gilet gialli
Squadre di agenti intervengono a ripetizione dove ci sono tentativi di saccheggio o danneggiamenti. Sulla piazza sono stati montati camion con idranti a getto di liquido colorante (blu) per identificare successivamente i manifestanti coinvolti nei disordini. I fermi sono saliti a 189, contro i 15 di una settimana fa a metà pomeriggio.
Per il nuovo sabato di mobilitazione del movimento di protesta, il 23esimo, il ministero dell’Interno francese ha attuato un massiccio dispositivo di sicurezza con 60mila poliziotti mobilitati in tutto il Paese. Cassonetti e materiale di cantiere sono stati dati alle fiamme, auto danneggiate e oggetti lanciati contro gli agenti, che hanno risposto con lacrimogeni.
I Gilet gialli, che protestano ogni sabato da metà novembre contro la politica del governo, oggi non possono manifestare vicino la cattedrale di Notre Dame, devastata dal violento incendio di lunedì scorso.
La polizia ha caricato più volte, usando gas lacrimogeni lungo il boulevard Richard-Lenoir tra la Bastiglia e place de la Republique. Decine gli scooter dati alle fiamme e gettati al centro del boulevard Richard Lenoir e della rue du Faubourg du Temple.
Gli agenti hanno fatto uso di granate assordanti per sgomberare gruppi di black bloc che avevano messo un furgone di traverso per impedire ai pompieri di accedere ai focolai di incendio.
L’aria è diventata irrespirabile in tutto il quartiere per la gran quantità di gas lacrimogeni e per il denso fumo nero che si alza dai veicoli in fiamme.
A metà giornata la polizia ha fermato nella capitale 137 persone ed effettuato oltre 11mila controlli preventivi, ha fatto sapere la prefettura.-
Oggi il presidente francese Emmanuel Macron ha ricevuto il ministro degli interni Christophe Castaner e ha pranzato con lui al Palazzo dell’Eliseo per fare il punto sulla nuova giornata di mobilitazione. Dopo averlo rimandato a causa del gravissimo incendio a Notre Dame, il presidente farà giovedì alle 18 il suo discorso sul “Grande dibattito nazionale” lanciato in seguito alla crisi.
Ma dopo settimane di stallo i leader del movimento si aspettano un “rilancio primaverile” delle proteste, anche sulla scia delle polemiche per le donazioni milionarie per la ricostruzione di Notre Dame e per il mancato annuncio delle attese riforme da parte di Macron.
Castaner ha predisposto un ingente dispositivo di sicurezza tra poliziotti e gendarmi, in tutto 60 mila a Parigi ma anche a Tolosa, Montpellier e Bordeuax, altre città ad alto rischio violenza.
(da agenzie)
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