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CASO SIRI, CHIESTI 12 ANNI PER IL RE DELL’EOLICO NICASTRI

Aprile 24th, 2019 Riccardo Fucile

CONCORSO ESTERNO IN ASSOCIAZIONE MAFIOSA E INTESTAZIONE FITTIZIA DI BENI

Nicastri è stato coinvolto nell’inchiesta della Procura di Palermo su un giro di mazzette alla Regione che ha per protagonista Paolo Arata, ex deputato di Forza Italia ora vicino alla Lega. L’inchiesta ha una tranche romana che riguarda il sottosegretario della Lega Armando Siri, accusato di corruzione.
Nicastri era stato arrestato lo scorso anno. Per i pm sarebbe vicino al boss Matteo Messina Denaro a cui avrebbe finanziato la latitanza.
All’imprenditore vennero concessi i domiciliari, ma da casa “il re dell’eolico” continuava a delinquere e fare affari violando i divieti di comunicazione imposti dal giudice.
La circostanza è venuta fuori proprio nell’indagine sulle mazzette alla Regione, nel frattempo aperta dalla Procura, che coinvolge anche Arata e alcuni dirigenti regionali. E ha spinto la Procura a chiedere per l’imprenditore il ripristino della custodia cautelare in carcere.
Mentre i pm continuavano a indagare sulle tangenti che sarebbero state pagate per sbloccare procedimenti amministrativi legati alle energie rinnovabili, proseguiva il processo in abbreviato per concorso in associazione mafiosa e intestazione fittizia in cui Nicastri è stato imputato dopo l’arresto dell’anno scorso.
Con l’imprenditore sono finiti davanti al gup il fratello Roberto, anche lui accusato di concorso in associazione mafiosa, per cui oggi sono stati invocati 10 anni.
Imputati anche Melchiorre Leone e Girolamo Scannariato, per cui sono stati chiesti 12 anni e Giuseppe Bellitti, per cui è stata sollecitata la condanna a 10 anni. Sono tutti accusati di associazione mafiosa.
I contatti tra Nicastri e il sottosegretario leghista Siri secondo l’inchiesta in corso sarebbero stati tenuti da Paolo Arata.
Nel periodo in cui era stato agli arresti in casa, Nicastri aveva avuto infatti ripetuti contatti con Arata e quest’ultimo avrebbe esercitato una serie di pressioni per sponsorizzare i progetti che aveva in comune con l’imprenditore alcamese.
A Siri, secondo quanto emerso nell’inchiesta della Dda di Palermo, trasmessa per competenza a Roma, Arata avrebbe dato 30 mila euro per favorire l’approvazione di un emendamento di suo interesse, mirato a ottenere sovvenzioni in favore delle aziende che aveva in comune con l’imprenditore siciliano del vento.

(da agenzie)

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SALVINI TAROCCA PURE I NUMERI: FINO A IERI GLI “IRREGOLARI” IN ITALIA ERANO 500.000, OGGI SONO DIVENTATI 90.000

Aprile 24th, 2019 Riccardo Fucile

I GRILLINI IRONICI: “PAROLE SORPRENDENTI VISTO CHE FU LUI A FAR SCRIVERE NEL CONTRATTO DI GOVERNO CHE SONO 500.000, COME CONFERMATO DA FONTI UFFICIALI”… MA SALVINI ORA DEVE TRANQUILLIZZARE I BUONI BORGHESI RAZZISTI E NASCONDERE I SUOI INSUCCESSI

Sorprende i pentastellati il dato sugli irregolari fornito oggi dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
“Dal combinato dei dati degli ultimi 4 anni e mezzo emerge che in Italia si ha una clandestinità  di 90mila soggetti massimo essendo pessimisti” ha detto il vicepremier al termine della riunione su sicurezza, terrorismo, estremismo islamico e immigrazione, che si è tenuta al Viminale.
“Il numero di irregolari che si stima siano presenti sul nostro territorio è molto più basso anche rispetto a quanto potessi presumere”, ha aggiunto Salvini.
A stretto giro fonti M5S hanno sottolineato: “Sorprendono le parole del ministro dell’Interno sui 90mila irregolari in Italia, visto che fu proprio lui a scrivere nel contratto di governo il numero di 500mila irregolari. Che tra l’altro è il numero reale, confermato da molte organizzazioni. Non capiamo il senso di dover anche smentire ciò che è riportato nel contratto di governo, forse perchè sui rimpatri non è ancora stato fatto nulla?”.
Nel contratto, hanno citato le stesse fonti, si legge: “Ad oggi sarebbero circa 500mila i migranti presenti sul nostro territorio e pertanto una seria politica dei rimpatri risulta indifferibile e prioritaria”.

(da agenzie)

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NEL 2010 LA LEGA VOTO’ PER RISANARE IL DEBITO DI ROMA CON I SOLDI DELLO STATO

Aprile 24th, 2019 Riccardo Fucile

OGGI SALVINI FA DEMAGOGIA PER INGRAZIARSI QUALCHE PIRLA DEL NORD CHE NEANCHE HA CAPITO COSA SIA IL “SALVA-ROMA”

Nel 2010 la Lega Nord ha avallato la scelta dell’allora governo Berlusconi di concedere aiuti economici statali per risanare il debito di Roma.
Dal 2011 il Ministero dell’Economia e delle Finanze versa 300 milioni i euro l’anno per ripianare i debiti giganteschi della Capitale.
Il Campidoglio, grazie a parte dei soldi dell’addizionale Irpef pagata dai contribuenti romani, versa 200 milioni l’anno per risanare il debito.
In queste ore Matteo Salvini sta protestando contro il cosiddetto ‘Salva Roma’, la norma inserita nel ‘dl crescita’
L’obiettivo, come ha spiegato la sindaca Raggi con le note ‘molliche di pane’, è consentire di rinegoziare i tassi di interesse dei mutui e permettere così un risparmio di denaro per le casse pubbliche e per i cittadini.
Oggi i 5 Stelle, ma anche il deputato del Partito democratico, Luigi Marattin, hanno attaccato il ministro degli Interni su un punto: nel 2010 è stato lui, o meglio il suo partito, la Lega, a votare affinchè il debito della ‘Città  Eterna’ venisse pagato anche con i soldi dello Stato.
“Nel 2008, il governo Berlusconi ha varato il cosiddetto ‘Salva-Roma’. Cioè ha avviato una gestione commissariale che prevede, ogni anno, la spesa di 500 milioni di euro l’anno di soldi pubblici. Per intenderci: ogni anno gli italiani pagano un pezzo del debito di Roma grazie alla legge fatta dal governo di centrodestra. L’unico vero ‘Salva-Roma’ lo ha fatto nel 2008 il governo Lega-Berlusconi, con Alemanno sindaco. L’allora giovane deputato Matteo Salvini votò a favore”, si legge sul blog delle Stelle.
D’accordo il deputato dem Luigi Marattin: “Dice che non vuole che i debiti di Roma finiscano sulle spalle dello Stato? Forse non si e’ accorto che questo fu fatto nel 2010, con la Lega al governo e il suo collega sovranista Alemanno in Campidoglio. Noi rifiutiamo la logica del travisare i fatti per mera convenienza politica. Non lo meritano i cittadini romani e non lo meritano tutti gli italiani”.
La storia del debito di Roma comincia il 28 aprile del 2008: Gianni Alemanno batte Francesco Rutelli al ballottaggio e diventa il nuovo sindaco di Roma.
Si accorge che le casse del Comune sono vuote e anzi a pesare sui bilanci della Capitale è un debito gigantesco di diversi miliardi di euro.
Nei mesi successivi ottiene dal governo ‘amico’ guidato da Silvio Berlusconi un decreto legge, il 112 del 2018, che la nomina di Alemanno a Commissario Straordinario “per la ricognizione della situazione economico-finanziaria dello stesso Comune e delle società  da esso partecipate e per la predisposizione ed attuazione di un piano di rientro dall’indebitamento pregresso”.
La gestione commissariale, con tutti i debiti accumulati prima del 28 aprile 2008, avrà  un bilancio separato rispetto alla gestione ordinaria del Comune di Roma. Una ‘bad company’ dove scaricare il debito di Roma. E ad amministrarla, per due anni, è lo stesso sindaco Alemanno.
I soldi dello Stato arrivano nel 2010, con il decreto numero 78 del 31 maggio su “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività  economica”.
Viene costituito un fondo con apposito capitolo di bilancio del Ministero dell’Economia e delle Finanze con una dotazione di 300 milioni di euro l’anno a decorrere dal 2011. In più ci sono 200 milioni che vengono presi dai tributi di Roma Capitale, in pratica grazie a un amento dello 0,4 per cento (massimo. L’addizionale è dello 0,9 per mille, con lo 0,4 che serve a ripagare il debito) sull’addizionale Irpef e 1 euro a passeggero per chi parte con l’aereo dagli scali della Capitale.
Il debito di Roma Capitale certificato nel luglio del 2010 ammontava a 22,4 miliardi di euro.
Nel 2014, per stessa ammissione del nuovo commissario al debito, Massimo Varazzani, era sceso a 14,9 miliardi di euro interessi compresi.
Per smaltirlo al ritmo attuale si arriverà  al 2039. Pochi mesi dopo l’allora commissario del governo ed ex assessore al Bilancio della giunta Marino, Silvia Scozzese, quantificò il debito in una cifra pari a 13,6 miliardi di euro. Consisteva e consiste tuttora in mutui stipulati prima del 2008 e in penali sulle espropriazioni.
Secondo la sindaca Raggi il debito attualmente ammonta a 12,8 miliardi di euro.

(da agenzie)

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IL GOVERNO RADDOPPIA LA SOGLIA DI PATRIMONIO MOBILIARE AI SEDICENTI “TRUFFATI DALLE BANCHE” (LEGGI SPECULATORI A CUI E’ ANDATA MALE)

Aprile 24th, 2019 Riccardo Fucile

SOLO IN ITALIA SI POSSONO DARE AUTOMATICAMENTE RIMBORSI FINO A 100.000 EURO A INVESTITORI IN AZIONI E TITOLI SPECULATIVI SENZA VALUTARE CASO PER CASO… RESTA L’INCOGNITA DEL VIA LIBERA DELLA UE

Sale da 100mila a 200mila euro il valore di depositi e titoli sotto il quale i sedicenti “risparmiatori” avranno corsia preferenziale per l’indennizzo (con il raddoppio del patrimonio mobiliare massimo sotto il quale scattano gli indennizzi automatici)
Il Cdm ha varato l’attesa norma che sblocca i rimborsi ai risparmiatori con il meccanismo a “doppio binario” approvato dalla maggior parte delle associazioni che rappresentano i “truffati” dalle banche. Lo schema messo a punto dal Tesoro prevede che a ricevere indennizzi forfettari e automatici saranno tutti coloro che hanno avuto un reddito imponibile 2018 fino a 35mila euro e un patrimonio mobiliare (depositi e titoli) sino a 100mila euro, esclusi i titoli azzerati.
Il ristoro sarà  del 30% dei soldi investiti per gli azionisti e del 95% per gli obbligazionisti, fino a un massimo di 100mila euro.
Martedì sera fonti 5 Stelle avevano fatto sapere che il tetto era stato raddoppiato, portandolo a 200mila euro. Ma il Tesoro ha precisato oggi che “l’aumento da 100.000 a 200.000 euro, subordinatamente all’approvazione della Commissione europea, non concerne in nessun modo il rimborso ma esclusivamente la soglia di patrimonio mobiliare che consente di beneficiare degli indennizzi automatici”.
Resta invariata la previsione che chi sfora il tetto massimo stabilito dovrà  ricorrere a un arbitrato semplificato che prevede una “tipizzazione delle violazioni massive“: si verrà  ascoltati da una commissione indipendente di nove esperti, con un canale privilegiato per il riottenimento del denaro.
Il raddoppio del patrimonio mobiliare ammesso era una delle richieste fatte al premier Conte dal coordinamento Don Torta, una delle due sigle che non hanno accettato la proposta del governo. Critiche altre associazioni di risparmiatori.
Secondo Letizia Giorgianni, presidente dell’associazione ‘Vittime del Salvabanche’, “appare l’ennesimo pretesto per non dare attuazione al fondo” in quanto “un governo serio avrebbe fatto una norma solo dopo aver avuto la certezza matematica del via libera da Bruxelles. Così, invece, verrà  varata una legge che non avrà  avuto l’ok dell’Unione europea”.
Inoltre, aggiunge Giorgianni, “va ricordato come la maggioranza delle associazioni aveva accettato il testo proposto l’8 aprile da Tria perchè era l’unico ad avere la garanzia e la certezza che non avrebbe subito divieti da Bruxelles. Invece, inspiegabilmente e senza che noi ne facessimo specifica richiesta, è stato alzato il tetto dei valori immobiliari così tanto da raddoppiarlo. E’ una misura che temiamo mal si concili con le normative europee che permettono gli aiuti di Stato solo in caso di emergenza sociale”.

(da agenzie)

argomento: denuncia | Commenta »

“SONO ESAUSTO, TROPPO ODIO E MINACCE ALLA MIA FAMIGLIA, MI PRENDO UNA PAUSA”: IL GILET GIALLO ERIC DROUET SI METTE A RIPOSO

Aprile 24th, 2019 Riccardo Fucile

DOPO AVER SEMINATO ODIO E DISTRUZIONI, ORA SI LAMENTA SE C’E’ CHI LO INSULTA

Eric Drouet, uno dei leader più radicali fra i gilet gialli, annuncia “una pausa”.
In un post su Facebook, scrive che “non è finito tutto, ma io sono esausto”.
Drouet, 34 anni, autotrasportatore, aveva iniziato le proteste il 17 novembre scorso, data del primo atto della protesta dei gilet gialli. Dopo 23 weekend consecutivi di lotta in piazza, “sono stanco, mi dispiace”.
Il 29 marzo Drouet era stato condannato a 2000 euro di multa per aver organizzato una manifestazione non autorizzata il 22 dicembre e il 2 gennaio a Parigi. Lui ha presentato appello.
Il 5 giugno prossimo dovrebbe comparire in tribunale per porto di un’arma proibita: era stato arrestato per aver portato un bastone ad una manifestazione.
“Modalità  pausa per me – scrive Drouet su Facebook – Troppe minacce sulla mia famiglia, troppo odio, troppo disprezzo, troppi insulti. Sono stanco, mi dispiace. Non è finito tutto ma sono esausto. Non è neanche il Governo il più stancante in tutto questo”.
Le migliaia di francesi che hanno visto incendiate auto e devastati negozi dai suoi compagni di merende sono sicuramente più stanchi di lui.

(da agenzie)

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FLOP QUOTA 100, LA BALLA DI SALVINI SI E’ SGONFIATA: LE DOMANDE SONO MENO DELLA META’ DEL PREVISTO

Aprile 24th, 2019 Riccardo Fucile

LE RICHIESTE: 128.000 CONTRO LE 290.000 PREVISTE… E ANCHE IL REDDITO DI CITTADINANZA VEDE MOLTE MENO RICHEISTE DI QUANTO IPOTIZZATO DAL GOVERNO

Vi ricordate Matteo Salvini che diceva che Quota 100 avrebbe portato un’orgia di posti di lavoro in più che lèvati?
Ebbene: secondo uno studio della Cgil, le richieste per «quota 100» sono state meno della metà  di quelle previste dal governo.
Lo Stato, nel triennio, spenderà  circa 7,2 miliardi in meno rispetto ai 21 miliardi stanziati con la legge di Bilancio. Un tesoretto che solo per l’anno in corso vale 1,6 miliardi di euro.
Buone notizie per le casse pubbliche, meno buone per chi ha spacciato Quota 100 per il superamento della Legge Fornero.
Perchè se meno persone vanno in pensione, è ovvio, meno persone saranno pronte a occupare i famosi posti lasciati liberi dai pensionandi.
E anche il reddito di cittadinanza sta collezionando numeri non da record.
E quindi   il governo potrebbe disporre di qualche miliardo di euro di risparmi rispetto ai 9,4 miliardi complessivamente stanziati per il 2019: 3,8 per «quota 100» e 5,6 per il «reddito di cittadinanza».
Ma c’è di più, spiega oggi il Corriere nell’articolo che presenta la ricerca della CGIL:
Secondo le elaborazioni della Cgil «quota 100» sta tirando la metà  rispetto alle attese. Evidentemente la riduzione implicita dell’assegno dovuta al pensionamento anticipato (meno contributi versati e coefficiente di calcolo più basso perchè tiene conto del fatto che l’assegno verrà  preso per più tempo) ha scoraggiato molti lavoratori.
Non a caso, gli stessi patronati che hanno raccolto le domande raccontano che nel privato coloro che hanno presentato domanda per «quota 100» sono spesso persone che hanno perso il lavoro o rischiano di perderlo mentre nel pubblico pesano soprattutto le richieste che vengono dalla scuola, da parte di insegnanti che stanno ben oltre «quota 100» cioè i 62 anni d’età  e i 38 anni di contributi che sono la soglia minima per lasciare il lavoro.
Quindi, dicono gli esperti della Cgil, nel 2019 utilizzeranno il nuovo canale di pensionamento anticipato solo 128.594 lavoratori invece dei 290mila previsti dal governo.
Di questi, 87.338 saranno lavoratori del settore privato, invece dei 190 mila attesi, e 41.256 del settore pubblico invece di 100 mila.

(da “NextQuotidiano”)

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UNA DIPENDENTE DEL COMUNE DI ROMA FA DA TALPA A CASAPOUND SUGLI ALLOGGI LIBERI DA OCCUPARE

Aprile 24th, 2019 Riccardo Fucile

E’ UNA MAESTRA D’ASILO CHE VIVE NEL PALAZZONE OCCUPATO DA CASAPOUND, PUR AVENDO UN REDDITO CHE ESCLUDEREBBE IL SUO DIRITTO A UN ALLOGGIO POPOLARE

C’è una dipendente del Campidoglio tra gli occupanti di CasaPound.
Lo racconta bene Lorenzo D’Albergo su Repubblica. Una comunale, più precisamente una maestra d’asilo, vive nel palazzone di via Napoleone III di proprietà  del Demanio.
E non è sola, perchè assieme a lei ci sono altri due impiegati pubblici: uno lavora per Cotral, l’azienda regionale dei trasporti, e l’altro per il policlinico Umberto I.
Come emerge dall’ultimo censimento elaborato dalla Guardia di Finanza, abitano tutti nel cuore dell’Esquilino con gli esponenti più in vista delle tartarughe frecciate.
Senza aver nulla da temere: nella nuova lista dei 22 immobili che il Viminale del vicepremier leghista Matteo Salvini intende sgomberare il prima possibile, pubblicata ieri su queste colonne, lo stabile dei “fascisti del terzo millennio” non c’è.
Non ancora. L’indagine avviata dalla procura della Corte dei Conti è vicina alla chiusura e, se dagli approfondimenti sull’occupazione partita il 27 dicembre 2003 emergeranno danni certi e contestabili, l’elenco degli sfratti in mano alla procura potrebbe variare ancora una volta
I motivi per stravolgere quel documento, in ogni caso, ci sarebbero già  ora: sia gli agenti della Digos che le Fiamme Gialle sanno che nel palazzone abita un discreto numero di dipendenti pubblici e sono da mesi a caccia della talpa di CasaPound.
Del contatto con gli uffici capitolini che pare in grado di avvertire in tempo reale i militanti della formazione di estrema destra sul borsino delle case popolari.
Ogni volta che un appartamento dell’Erp o dell’Ater si libera – e magari viene affidato a una famiglia di stranieri – le tartarughe sono lì. Pronte a manifestare, a sfoderare saluti romani e lo slogan diventato pure un marchio registrato di Cpi: «Prima gli italiani» .
Ecco, in via Napoleone III la regola vale.
Anche per chi in realtà  potrebbe smetterla di vivere assieme ai camerati abusivi, lasciare i 60 vani dello stabile a due passi dalla stazione Termini e cercarsi – pur con tutte le difficoltà  che il mercato immobiliare capitolino propone – un appartamento sul mercato.
Sì, perchè gli accertamenti avviati dai finanzieri assieme all’Agenzia delle Entrate dicono che gli impiegati di Comune e Cotral guadagnano rispettivamente 23 e 27 mila euro l’anno. Insomma, almeno per quanto riguarda le soglie reddituali, non avrebbero nemmeno diritto a una casa popolare.
Al limite, invece, si trova il dipendente del Policlinico coi suoi 18 mila euro.
I pm di viale Mazzini stanno per chiudere i loro accertamenti e ora stanno vagliando le possibili responsabilità  dei dirigenti del Demanio e del Miur. Colpevoli di non aver denunciato per tempo l’occupazione, di aver lasciato correre, potrebbero rispondere di un danno milionario.

(da Globalist)

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IL FUORIONDA DI LAURA RAVETTO (FORZA ITALIA): “QUELLI DELLA GUARDIA COSTIERA LIBICA SONO DEI TRAFFICANTI, IL GOVERNO ITALIANO FA CARTE FALSE SUI SOCCORSI”

Aprile 24th, 2019 Riccardo Fucile

MA QUANDO LA TRASMISSIONE RIPRENDE NON RIPETE IN PUBBLICO QUELLO CHE AVEVA APPENA DETTO A FRATOIANNI

Striscia la Notizia ha mostrato ieri un fuorionda che mostra Laura Ravetto di Forza Italia e Nicola Fratojanni di Sinistra Italiana a colloquio durante una pausa della trasmissione Mattino Cinque.
Il filmato è stato scovato e mandato in onda ieri sera da Striscia la Notizia.
Nel video la forzista afferma di essere d’accordo con Fratoianni nella critica al governo italiano per la gestione dei soccorsi ai migranti in mare e insieme parlano delle carte false sui soccorsi, ma quando la trasmissione riprende non ripete in pubblico le stesse considerazioni pronunciate in privato.
A telecamere spente la Ravetto dice che la Guardia Costiera libica fa il doppio gioco, trasformandosi da guardiana a trafficante. Quando invece la trasmissone è in onda, la Ravetto finge di non   essere d’accordo con Fratojanni
Coerenza berlusconiana…

(da agenzie)

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UN VIDEO PROVA CHE IL FIGLIO DI ARATA FECE INCONTRARE BANNON CON SALVINI

Aprile 24th, 2019 Riccardo Fucile

IL PADRE E’ ACCUSATO DI AVER PAGATO A SIRI LA MAZZETTA DI 30.000 EURO… LUNEDI’ IL VIDEO DI REPORT CON LE IMMAGINE ESCLUSIVE DELL’INCONTRO

“Steve Bannon ha fatto pressioni e consigliato sia Di Maio che Salvini per formare l’attuale coalizione di governo in Italia”.
Queste le dichiarazioni di Mischaà«l Modrikamen, portavoce di The Movement, l’organizzazione fondata insieme allo stesso Bannon per promuovere il nazionalismo economico e il populismo di destra in Europa
Modrikamen ha raccontato ai giornalisti di Report, nel corso del servizio in onda lunedì 29 aprile su Rai 3, un particolare inedito incentrato sui rapporti del giornalista ed ex capo stratega della Casa Bianca con l’Italia, nel quale si vedono anche le immagini esclusive di Federico Arata, figlio di Paolo, accusato di aver pagato una mazzetta di 30mila euro al sottosegretario leghista Armando Siri.

(da agenzie)

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