Aprile 27th, 2019 Riccardo Fucile
DOPO LE RIVELAZIONI DEL PENTITO AGOSTINO RICCARDO CHE HA RACCONTATO AI MAGISTRATI COME IL CLAN MAFIOSO AVEVA FATTO CAMPAGNA ELETTORALE A LATINA PER “NOI CON SALVINI”
Matteo Salvini sarà chiamato in commissione Antimafia per parlare dei presunti legami
d’affari ed elettorali tra esponenti della Lega e il clan rom dei Di Silvio nella provincia di Latina.
Lo ha annunciato il presidente Nicola Morra in un colloquio con La Repubblica dopo le rivelazioni del pentito Agostino Riccardo, che ha raccontato ai magistrati come il clan aveva fatto campagna elettorale per Noi con Salvini in occasione delle amministrative 2016, circostanza raccontata nel giugno 2018 da IlFattoQuotidiano.it.
L’esponente del M5s aveva già annunciato il 26 aprile la volontà di convocare il ministro dell’Interno per parlare della situazione del nord e del litorale pontino: “La situazione del litorale di Anzio, Nettuno ed Ardea è particolarmente critica sul fronte del radicamento mafioso. La commissione Antimafia farà la sua parte per fare chiarezza sulla situazione del comune di Anzio”, ha detto Morra dopo la lettera in cui l’associazione Coordinamento antimafia Anzio e Nettuno gli chiedeva di avviare un’indagine su eventuali infiltrazioni dei clan mafiosi nel territorio, anche in vista delle europee.
“Ci occuperemo anche del caso Latina”, ha detto Morra al quotidiano capitolino, specificando: “Se sarà necessario ascolteremo anche Zicchieri e Adinolfi”.
Ovvero Francesco Zicchieri, vice-capogruppo alla Camera della Lega, il cui nome era finito — non indagato — nell’inchiesta “Alba Pontina” che il 12 giugno 2018 aveva portato in carcere 25 membri del clan Di Silvio: candidato al comune di Terracina nel 2016, i suoi manifesti erano stati rinvenuti nell’auto di due pregiudicati che facevano campagna elettorale insieme ad Agostino Riccardo.
E Matteo Adinolfi, quell’anno eletto in consiglio comunale Latina, oggi coordinatore provinciale del Carroccio e candidato alle europee.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: mafia | Commenta »
Aprile 27th, 2019 Riccardo Fucile
MATTARELLA NON DISPONIBILE A CERCARE GOVERNI TECNICI… M5S E LEGA HANNO PAURA DI UNA FINANZIARIA IMPOPOLARE “LACRIME E SANGUE”…E DOPO AVER ILLUSO GLI ITALIANI SPERANO CHE SIANO COSI’ CRETINI A RIVOTARLI
Francesco Verderami sul Corriere della Sera oggi racconta uno scenario politico che vede Lega e MoVimento 5 Stelle a un bivio: affrontare la complicata finanziaria che dovrà sterilizzare aumenti dell’IVA per 24 miliardi oppure mollare il governo sempre più litigioso per fare spazio all’uomo della salvezza prossimo venturo (cioè, Mario Draghi come del resto qualcuno già scriveva il 7 marzo 2018).
Il sospetto della congiura è un’accusa che si scambiano reciprocamente gli stessi partiti di maggioranza, convinti di scorgere l’ombra del pugnale persino nella mano dell’alleato.
I cinquestelle additano i leghisti d’intendenza col nemico berlusconiano. I leghisti segnalano la contiguità dei cinquestelle con pezzi della magistratura.
E insieme vedono fantasmi dappertutto, disegnano allarmati scenari sul «ritorno di Draghi in Italia a fine anno» e sull’avvento di «un uomo nuovo alla guida di un nuovo schieramento».
Il rovescio, spiega Verderami, non arriverebbe per una sconfitta politica visto che i sondaggi danno M5S e Lega con il vento in poppa alle elezioni europee.
Perchè il vero scoglio sarà un altro: la Finanziaria.
Che dovrà tenere in equilibrio i conti pubblici disastrati, le difficili condizioni economiche del Paese e le aspettative dei mercati a cui si richiedono i soldi per la copertura del debito.
«Non ci sono le premesse per affrontare una simile prova», confessa un autorevole esponente dei Cinquestelle, assai vicino a Di Maio. Ed è la stessa ammissione offerta da un dirigente leghista di primo piano, stretto di Salvini, che sospira in preda al panico mentre parla della legge di Stabilità .
Ma c’è un però. E quel però si chiama Sergio Mattarella. Il quale, secondo il retroscena, non ha nessuna intenzione di riprovarci con il governo tecnico dopo essersi scottato con Cottarelli.
Quindi in caso di crisi il Quirinale indicherebbe la via delle elezioni, anche se scoppiasse tutto durante i lavori della legge di Bilancio.
Tutti al voto, dunque. E muoia Sansone con tutti i piagnistei.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: elezioni | Commenta »
Aprile 27th, 2019 Riccardo Fucile
“ALL’ESTERO LE PARTITE VENGONO SOSPESE E I RESPONSABILI PUNITI, DA NOI LE ISTITUZIONI GLI LASCIANO FARE QUELLO CHE VOGLIONO”
Fabio Capello, intervistato dal Corriere della Sera, parla del problema razzismo negli stadi
italiani. Secondo l’ex allenatore, le partite andrebbero sospese quando ci si trova davanti a episodi simili
L’ultimo episodio è quello dei cori nei confronti del centrocampista del Milan Tièmouè Bakayoko, oggetto di versi di scherno e riferimenti razzisti nel corso della semifinale di ritorno di Coppa Italia tra Milan e Lazio.
Dopo il contestato episodio della maglia di Acerbi esposta al termine della gara di compleanno, infatti, i tifosi biancocelesti in trasferta a San Siro si sono prodigati in cori razzisti nei suoi confronti.
Ma perchè in Italia si continuano a ripetere questi episodi? Fabio Capello prova a dare una risposta al quesito.
«All’estero si interviene e si puniscono i responsabili, da noi è tutto diverso — ha spiegato l’ex allenatore di Milan, Roma, Juventus e Real Madrid -. Servirebbero provvedimenti seri, importanti, invece niente. Guardate cosa succede in Inghilterra: certi personaggi vengono fermati. Anche in Spagna è lo stesso. E se osservate le immagini della Premier, vi accorgerete che gli stadi sono sempre pieni». Le differenze tra la gestione delle criticità all’estero rispetto al nostro Paese sono piuttosto evidenti, ma sembra mancare l’intenzione di cambiare le cose.
«Non so perchè in Italia non ci sia fermezza, ma so che se un ultrà va allo stadio e si comporta come successo mercoledì a San Siro, procura un danno a tutti, agli altri tifosi, allo sport».
E la colpa di tutto ciò, secondo Fabio Capello, sta nel mezzo: tra l’incudine del mondo del calcio e il martello delle istituzioni. Ma un primo passo potrebbe muoversi provvedendo a uno stop delle gare: «Sono d’accordo con chi sostiene che le gare vadano interrotte, ma c’è un problema».
E la questione sollevata dall’allenatore friulano riguarda un regolamento che consente di avere le maglie talmente larghe dal non portare mai a una decisione definitiva.
«Non si capisce mai qual è l’intensità necessaria per fermare una gara — conclude Fabio Capello -. Una volta i cori non si percepiscono, un’altra volta viene tirata fuori una storia differente. Così, alla fine, le partite non si sospendono mai. E gli ultrà continuano a fare quello che vogliono».
(da “NextQuotidiano”)
argomento: Razzismo | Commenta »
Aprile 27th, 2019 Riccardo Fucile
IL SUD E’ PIU’ INSICURO, CROTONE LA PROVINCIA PIU’ COLPITA
Nel Mezzogiorno italiano è più alto il rischio di morire sul lavoro, il Nord ha un tasso maggiore di malattie professionali tumorali ma la patria dell’Ilva, Taranto, spicca per il numero assoluto di malattie cancerogene.
Alla vigilia della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza nei luoghi del lavoro voluta dall’Ilo, i dati elaborati dall’Osservatorio Statistico dei Consulenti del lavoro su base Inail dicono che nell’ultimo biennio, il 2017-2018, “il maggior numero di infortuni mortali di lavoratori si registra nella provincia di Crotone (6,3 ogni mille) e, a seguire, nelle province di Isernia (5,9‰) e Campobasso (4,7‰)”.
Il Sud è dunque in testa per l’incidenza degli infortuni in occasione di lavoro con esito mortale, “probabilmente”, dicono gli esperti, “per la scarsa attenzione alle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro e per la maggiore concentrazione delle occasioni di lavoro nei settori a rischio (agricoltura e costruzioni)”. A Biella, negli ultimi due anni non si sono registrati incidenti mortali.
Nel solo 2018, quasi quattro lavoratori su cento – tra quelli iscritti all’assicurazione Inail – hanno subito un incidente.
Si tratta di 641mila persone, se vivessero tutte insieme farebbero una città come Palermo. Ricordano gli statistici che l’aumento dell’occupazione degli ultimi anni ha un peso nella crescita delle denunce registrate (+0,9% sul 2017), mentre è confortante il calo della quota di incidenti: si consideri che nel 2013 eravamo al 4,4% dei lavoratori.
Ogni mille infortuni, 1,8 hanno comportato la morte del lavoratore: pesano, nell’ultima statistica, gli eventi che per le tabelle sono “plurimi” quali il Ponte Morandi.
Anche per quella tragedia, i decessi registrati dall’Inail nel 2018 sono arrivati a 1.133 (786 in occasione di lavoro) e rispetto al 2017 si è visto un balzo del 10 per cento.
Gli incidenti “in itinere”, ovvero nel tragitto tra casa e luogo di lavoro o viceversa, sono più rischiosi (3,4 su mille mortali). E l’uso di mezzi di trasporto è strettamente connesso ai decessi sul lavoro, tanto che tra gli incidenti di questa tipologia la ricorrenza di casi mortali sale oltre 11 ogni mille.
Se il Nord è l’area dove si concentra la maggior parte delle denunce, la mappa si capovolge osservando la gravità dei casi e quindi l’incidenza di morti ogni mille infortuni: il Settentrione diventa infatti l’area più sicura (1,2‰), il Centro replica la media nazionale (1,4‰) mentre il Mezzogiorno registra una incidenza molto più elevata di morti rispetto agli infortuni denunciati (2,2‰). Il Molise guida la classifica delle regioni a più alto rischio di vita durante l’attività lavorativa (5,8‰), seguita dalla Calabria (3,9‰) e dalla Basilicata (3,7‰).
Sono nove, di cui sette al Nord, le province che invece si distinguono tristemente per l’incidenza dei tumori sul totale delle malattie professionali.
In larga parte (70% dei casi) l’origine dei casi è da addebitare all’amianto. Il dato in questione fa riferimento al solo 2018 e vede la provincia di Gorizia in cima a quelle con maggior tasso di malattie professionali tumorali (22,5%), seguita dalle province di Torino (18,5%), Novara e Milano (18,4%). “A causare patologie cancerogene nei lavoratori sono soprattutto le fibre di amianto (oltre il 70% dei casi), in particolare nell’industria metalmeccanica”, dice l’Osservatorio.
“La maglia nera”, specificano però i Consulenti, “per il numero assoluto di malattie cancerogene
imputabili all’attività lavorativa spetta a Taranto, seguita da Torino, Napoli, Milano, Genova e Venezia. Nel tarantino il 70% dei tumori denunciati è correlato al settore metalmeccanico: quota che supera l’80% nelle province di Genova (83%), Venezia (87%), Brescia (85%) e Gorizia (93%)”.
La città pugliese si colloca al quattordicesimo posto per tasso di malattie professionali tumorali, ma è la prima provincia italiana per numero assoluto di malattie professionali di tipo tumorale: 164 nel solo 2018, seguita da Torino (152), Napoli (106) e Milano (97).
Negli ultimi cinque anni, sia a Taranto che a livello nazionale il numero di tumori denunciati come malattie professionale è sceso: nel 2014 erano 218 a Taranto, 275 a Torino, solo per citare alcuni esempi. L’aggregato italiano parla di un -19 per cento dal 2014 all’anno scorso.
Il presidente della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca, a commento dell’indagine ha ricordato come, pur in presenza di una maggiore attenzione da parte delle imprese negli ultimi anni, “la sicurezza sul lavoro resta una scommessa da vincere al Sud come al Nord”.
Il governo ha tagliato del 32% le tariffe Inail con l’ultima Manovra e per De Luca — “Ma a questo bisognerebbe aggiungere incentivi e misure che accrescano la prevenzione degli infortuni sul lavoro; ma anche l’ineludibile rivisitazione del Testo Unico con la semplificazione degli oneri burocratici e formali a carico delle piccole e micro aziende, fermo restando le garanzie di sicurezza unite a un adeguato quadro sanzionatorio. Bisogna poi favorire la formazione”.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Aprile 27th, 2019 Riccardo Fucile
“UN MESSAGGIO A CHI LIMITA LA LIBERTA’. MIA MADRE E’ ORGOGLIOSA DI ME”
“Il nostro bacio era un messaggio a chi era venuto nella nostra città a fare campagna
elettorale, un messaggio contro chi prova a limitare la libertà , anche della comunità lgtb”.
Matilde Rizzo, 19 anni, insieme alla sua amica Gaia Parisi, ieri è diventata un simbolo della protesta contro le politiche di Matteo Salvini.
A Caltanissetta, città domani al voto per le amministrative, dopo il comizio elettorale del ministro è salita sul palco e si è scattata un selfie con Salvini mentre bacia la sua amica.
Matilde Rizzo, perchè avete fatto questo gesto?
“L’idea ci è venuta quando dopo il comizio hanno detto che si potevano scattare selfie con Salvini. Con Gaia ci siamo messi in coda, perchè ci sembrava doveroso lanciare un messaggio. Noi siamo solo amiche, ma il bacio era un messaggio bellissimo”.
Perchè proprio un bacio con la sua amica?
“Salvini lavora per limitare in Italia la libertà di espressione, anche sessuale. Il nostro bacio voleva essere una testimonianza in difesa dei diritti di tutti davanti a chi questi diritti li mette in discussione”.
Lei ha mai fatto politica?
“Ho 19 anni, studio Ingegneria a Torino e sono iscritta all’Arci di Caltanissetta e all’Unione degli universitari. Sono tornata per Pasqua a casa e quando ho saputo che c’era Salvini nella mia città mi è sembrato doveroso andare in piazza. Poi ci è venuta l’idea di fare questo gesto simbolico, ma ha visto che faccia ha fatto quando si è accorto che ci baciavamo?”.
Lui vi ha detto qualcosa?
“Si, ci ha detto: “Auguri e figli maschi”. Il suo solito ritornello”.
Da ieri voi siete conosciute in tutta Italia per il vostro gesto, la vostra foto ha fatto migliaia di condivisioni. Ve lo aspettavate?
“Sinceramente no, io e Gaia siamo molto timide. Evidentemente però il nostro messaggio è stato apprezzato e siamo contente per questo . Mia madre mi ha detto di essere stata orgogliosa di me e abbiamo ricevuto decine di messaggi. Vuol dire che abbiamo fatto bene”.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Aprile 27th, 2019 Riccardo Fucile
GAIA E MATILDE HANNO FATTO CROLLARE LA PROPAGANDA MEDIATICA DI SALVINI CON UN GENIALE SUBVERSITING
Il buon Matteo Salvini si è beccato un’azione di subvertising in piena regola. Ed ecco l’espressione non programmata, di quelle che non sono studiate da lui e dal suo responsabile della comunicazione.
E’ bastata una sola foto e il mondo fatato del politico tra la gente, quello che ci fa vedere cosa mangia, cosa beve, quante volte va al cesso, oltre a dedicare sui social spazio alla denigrazione delle donne che lo criticano, quel bel mondo è miseramente crollato.
Matilde e Gaia, amiche nissene, sono riuscite a far diventare virale un gesto di Liberazione.
Il valore di azioni di subvertising come questa è enorme, in special modo quando si parla di politici che ripongono speranza di raccogliere consenso costruendo un’immagine precisa, coerente, del dittatore “umano”, quello che un giorno criminalizza tutti gli immigrati e il giorno dopo accetta il supporto di persone che non fanno che umiliare le donne, sul palco, con la bambola gonfiabile di Laura Boldrini o sulla sua pagina Facebook.
Volendo fare un riassunto sulle gogne salviniane, ci sono gli insulti, l’istigazione all’odio e perfino le minacce da parte dei fan salviniani che apprezzano la gogna aperta contro una ragazza che esprime la sua critica contro la politica leghista; ci sono le mortificazioni contro donne che paternalisticamente Salvini sottopone alle sue lezioni di bon ton.
Il punto è che nella comunicazione è importante informare di quel che codesti soggetti fanno, ma è anche fondamentale cercare di realizzare azioni che sovvertono quello a cui quel tal politico tiene di più: l’immagine, il personaggio costruito e venduto alla folla per guadagnare consensi.
Sia chiaro che questo serve a fare controcultura. Con una sola foto queste due ragazze hanno parlato di sessismo, di misoginia, di lesbofobia, di politiche reazionarie contro le famiglie omogenitoriali, di omofobia più volte usata per guadagnare consenso in quel di Verona (congresso delle famigghie tradizionali).
In un’epoca in cui molto si gioca con la comunicazione, è la comunicazione che diventa importante per raccontare un modo diverso di vivere e progettare il futuro. Ovviamente non sarebbe stato lo stesso se due signori anziani si fossero baciati in presenza di Salvini. Anzi lui li avrebbe osannati come espressione dell’amore che dura, delle coppie che invecchiano mano nella mano e via con la retorica smielata che usa in questi casi.
Le ragazze invece sono altra cosa. Il suo responsabile per la comunicazione mostra belle ragazze come appendici decorative del ministro per far notare quanto egli sia virile, ovvero le mette alla gogna sui social se non sono “utili” in termini di marketing, al fine di fargli guadagnare consenso.
Se le donne che criticano Salvini non sono spontaneamente “utili” allora è il suo staff comunicativo che le rende tali, perchè le fanno diventare “utili” per saziare le bocche di quei tanti cagnacci rancorosi che dividono le donne in “bone e chiavabili” e “cozze”, alle quali servirebbe, secondo loro, “il pene nero”.
Non so quante offese si beccheranno ora Gaia e Matilde. Solidarizzo fin da subito ma soprattutto le ringrazio, perchè sono state geniali e perchè in un solo momento hanno scandito con coraggio quel che è per davvero la politica intollerante di Salvini e della Lega.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: Costume | Commenta »
Aprile 27th, 2019 Riccardo Fucile
LE PREVISIONI DEGLI ESPERTI: NEL 2020 GLI IRREGOLARI SALIRANNO A 700.000 GRAZIE PROPRIO A SALVINI
Un paio di giorni fa il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha fornito a tutti la prova della
sua volontà di coglionare l’elettorato sostenendo che in Italia ci sono “90mila clandestini” per non dover ammettere che non li sta rimpatriando, dopo aver detto per anni che ce n’erano cinquecento o seicentomila.
Ma la parte più divertente della vicenda è che la storia dei 90mila clandestini è anche una bufala. Alessandra Ziniti su Repubblica oggi ricorda cosa disse il ministro: «Gli altri possono giocare al lotto, ma i numeri aggiornati del ministero dell’Interno dicono questo». E poi spiega dov’è l’errore con l’ausilio di Matteo Villa, ricercatore dell’ISPI che elabora i numeri del ministero dell’Interno:
Il calcolo sui 90mila è sbagliato. Due errori macroscopici.
Salvini stima il numero dal 2015 ma da fine 2013 e nel 2014 sono sbarcate più di 170mila persone. Non li considera? E poi in Italia non si arriva solo via mare. E i cosiddetti “visa overstayers” (quelli che restano nonostante il visto scaduto) dove sono? Quello che probabilmente voleva dire Salvini è che, dal 1 gennaio 2015 a oggi, delle persone sbarcate in Italia ne sono rimaste solo 90mila. Ma c’è tutto lo stock pregresso da prendere in considerazione».
E quelli che c’erano già , come certifica anche il rapporto della Fondazione Ismu firmato da Gian Carlo Blangiardo, demografo, oggi presidente dell’Istat in quota Lega?
Nel 2015, prima dell’emergenza sbarchi, gli irregolari in Italia erano 404mila. Poi lievitati fino ai 500mila citati nel contratto di governo da rimandare a casa. E dove sarebbero finiti?
Secondo l’ISPI l’operazione matematica scelta da Salvini per il suo personalissimo conteggio è una semplice sottrazione: se ai 478mila sbarcati in Italia dal 2015 ad oggi si sottraggono i 269mila “dublinati” di ritorno e i 119mila regolari presenti nei centri di accoglienza, gli irregolari sono la differenza, appunto 90mila. Ma è un conto farlocco:
Cifra incredibile solo a considerare che 90mila sono, secondo l’Osservatorio nazionale politiche sociali, solo badanti e colf irregolari. E poi ci sono le migliaia di migranti che hanno perso lavoro e permesso di soggiorno o non se lo sono visto rinnovare, anche come effetto del decreto sicurezza che continua a moltiplicare il numero degli irregolari. Marzo è stato il mese record: 7.053 dinieghi a qualsiasi forma di permesso a fronte di 590 rimpatri hanno creato 6.463 nuovi irregolari. Sono oltre 51mila da quando Salvini è al Viminale e la stima dell’Ispi è che nel 2020 si supererà quota 700mila. Anche perchè i rimpatri, in assenza di nuovi accordi con i paesi d’origine, segnano il passo
Sono passati dieci mesi e Salvini non è riuscito a firmarne neanche uno. La missione in Africa preannunciata per marzo per siglare nuovi patti si è persa nella palude delle promesse non mantenute. Ma tanto i suoi elettori non ci arrivano.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: denuncia | Commenta »
Aprile 27th, 2019 Riccardo Fucile
ITALIA ULTIMA PER DURATA DELLE CAUSE CIVILI
L’Italia è penultima nell’Ue, dopo la Romania, per l’istruzione universitaria dei 30-34enni.
Nel 2018, secondo Eurostat, solo poco più di un italiano di età compresa tra i 30 e 34 anni su quattro, il 27,8%, aveva completato la propria istruzione terziaria (universitaria o equivalente): è la più bassa percentuale dell’Unione Europea dopo quella della Romania (24,6%).
Per contro, i Paesi europei più avanzati per questo indicatore della qualità del capitale umano sono Lituania (57,6%), Cipro (57,1%), Irlanda (56,3%), Lussemburgo (56,2%) e Svezia (52%).
Tuttavia l’Italia ha centrato il suo obiettivo fissato nell’ambito del programma Europa 2020, come pure l’Ue nel suo insieme: l’obiettivo dell’Unione era di avere almeno il 40% dei 30-34enni che avessero completato la propria educazione terziaria entro il 2020, e nel 2018 nell’Ue la percentuale è stata del 40,7%.
In tutti gli Stati Ue la quota di 30-34enni con istruzione terziaria è aumentata nel 2018 rispetto al 2002, e 16 Paesi, tra cui il nostro, hanno già raggiunto gli obiettivi al 2020 (per noi il target era il 26%, perchè partivamo da un livello più basso).
In tutti i Paesi Ue la quota è più alta per le donne che per gli uomini. Sono i maschi a tirare giù la media: in Italia è del 34% per le donne e del 21,7% per gli uomini. Nel nostro Paese la situazione è comunque molto migliorata rispetto al 2002, quando solo il 13,1% dei 30-34enni aveva completato l’istruzione terziaria.
L’Italia ha infine il 14,5% di ‘early leavers’, cioè i 18-24enni con al massimo un’educazione secondaria inferiore che non sono impegnati in alcun programma di educazione o di formazione (la media Ue è del 10,6%); peggio dell’Italia fanno Spagna (17,9%), Malta (17,5%) e Romania (16,4%).
L’Italia è lo Stato membro dell’Unione Europea con i tempi più lunghi per risolvere le cause civili e commerciali davanti ai tribunali, secondo l’ultimo “Scoreboard” sulla giustizia pubblicato oggi dalla Commissione europea.
La durata dei processi civili e commerciali in primo grado in Italia è passata da 514 giorni nel 2016 a 548 giorni nel 2017. Nello stesso anno, la durata media dei processi nelle cause civili e commerciali fino al terzo grado di giudizio in Italia è stato di 1.299 giorni, più del doppio rispetto alla Spagna, che con 604 giorni nel 2017 è stato il secondo peggiore paese dell’Ue.
L’Italia ha risultati migliori nella giustizia amministrativa, con una riduzione da 925 a 887 giorni della durata dei processi di primo grado tra il 2016 e il 2017, superando così Portogallo, Malta e Cipro.
Inoltre – ha detto Jourova – “il numero dei giudici rimane uno dei più bassi tra gli Stati membri”. La Commissione, al contempo, ha registrato un miglioramento della percezione dell’indipendenza della giustizia nell’opinione pubblica italiana, ha spiegato Jourova.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Aprile 27th, 2019 Riccardo Fucile
PENALIZZATI GIOVANI E DONNE
I sottoccupati sono coloro che vorrebbero lavorare di più di quanto possono. 
L’OCSE dice che dalla comparazione tra i diversi Paesi emerge che la quota di lavoro temporaneo italiana è superiore alla media Ocse (15,4% di tempo determinato contro una media Ocse dell’11,2%) ed è fortemente cresciuta nell’ultimo decennio, mentre la percentuale di tempo parziale breve è allineata con la media Ocse (6,2% contro il 6,7%).
L’Italia ha anche la quota di lavoratori sottoccupati più alta tra i 36 paesi Paesi industrializzati: la quota di lavoratori dipendenti che si dichiarano sottoccupati, perchè lavorano meno di quanto vorrebbero, è più che raddoppiata tra il 2006 e il 2017 passando dal 5,6% al 12,2% (la media Ocse nel 2017 è del 5,4%).
Ad essere più penalizzati sono i giovani, tra i quali è cresciuta del 12,3% la quota di quanti si considerano sottoccupati tra il 2006 e il 2017 (rispetto ad una crescita del 2,4% nella media Ocse): peggio di noi fa solo la Spagna.
Penalizzate anche le donne, che hanno la crescita maggiore di sottoccupate tra i 36 Paesi industrializzati (+8,9%, rispetto alla media Ocse del + 0,9%).
L’Ocse mette in guardia i governi perchè senza un’azione immediata, le disparità del mercato del lavoro potrebbero aumentare, visto che alcuni lavoratori affrontano rischi maggiori di altri: i cosiddetti “atipici” hanno protezioni solo parziali, i lavoratori a bassa qualifica sono spesso esclusi da programmi di formazione.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: Lavoro | Commenta »