Ottobre 5th, 2019 Riccardo Fucile
MA DAI DATI EMERGE CHE QUANDO ERA LUI MINISTRO IN UMBRIA ERANO DI PIU’ RISPETTO AD ORA… UN INCAPACE DI PARLARE DI COSE SERIE
Matteo Salvini va all’attacco di Luciana Lamorgese pubblicando una circolare del ministero
dell’Interno che è datata 24 settembre 2019 parlando di “prima circolare di ridistribuzione degli immigrati” ma non verso l’Europa, bensì “verso “Umbria, Marche e Campania”. La circolare parla del trasferimento di 90 richiedenti asilo ad Ancona, Avellino e Terni. ù
E Salvini nel post scrive:
Se li fai sbarcare, poi fatalmente arrivano in tutta Italia (alla faccia degli “accordi europei”). Ecco la circolare del Ministero dell’Interno, da Agrigento ne arriveranno: 30 in provincia di Ancona, 30 ad Avellino e 30 a Terni. Sono le prime tre regioni a sperimentare la ‘CURA CONTE’ e a provare sulla loro pelle gli effetti del governo sinistro delle poltrone e dell’invasione. Grazie anche a Renzi e Di Maio, ottimo lavoro di svendita del Paese… Gli italiani sapranno darvi le risposte che meritate, a partire dal 27 ottobre in Umbria.
In primo luogo andrebbe osservato che gli “accordi europei” che cita Salvini riguardano gli sbarcati da navi militari o da navi delle ONG mentre non si sa nulla riguardo come queste novanta persone su cui sta facendo campagna elettorale (in Umbria si vota) siano arrivate in Italia.
Quindi gli accordi “europei” non c’entrano nulla perchè queste persone, per quel che se ne sa, non hanno alcun titolo per essere “ridistribuiti” in Europa, come dice Salvini. In realtà non si sa nemmeno quando questi migranti siano sbarcati: potrebbe benissimo essere avvenuto mesi fa, quando Salvini era ancora ministro (d’altronde “se li fai sbarcare, arrivano in tutta Italia“, dice il ministro, come in effetti è accaduto tante volte durante il suo mandato).
In secondo luogo questi sono i dati dei migranti presenti in accoglienza nelle regioni italiane secondo i dati del ministero dell’Interno il 31 agosto 2019, quando tra l’altro era ancora formalmente in carica il ministro Salvini.
L’Umbria ha in carico un totale di 1763 persone su 101540 totali.
Ovvero l’1,73 per cento del totale degli immigrati in accoglienza sul territorio. Ma non è questo il punto.
Il punto è che il 30 settembre, ovvero in data successiva rispetto a quella della circolare che pubblica Salvini (24 settembre) gli ospitati in accoglienza sul territorio dell’Umbria sono 1719 ovvero meno dei 1763 che c’erano l’ultimo giorno di agosto del 2019, quando formalmente era in carica ancora il Capitano.
Se si volesse fare propaganda come la sua, si potrebbe dire che lui ha riempito l’Umbria di “immigrati” mentre Lamorgese la sta svuotando.
In realtà però basta vedere che ad esempio a maggio ce n’erano 1905 in Umbria e notare che piccoli spostamenti numerici ci sono in tutte le regioni e in tutti i periodi dell’anno (in Lombardia 15688 a maggio, 14244 ad agosto, 13806 a settembre) e che il numero degli immigrati in accoglienza sul territorio scende (a maggio erano 112mila, al 30 settembre sono 99.599) per capire che semplicemente Salvini usa bufale come questa per fare campagna elettorale su argomenti ridicoli.
Perchè evidentemente non è in grado di parlare di cose serie.
(da “NextQuotidiano“)
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Ottobre 5th, 2019 Riccardo Fucile
“TUTTI SANNO CHE E’ COMPOSTA DA TRAFFICANTI: INTERROMPERE I RAPPORTI SAREBBE LA VERA DISCONTINUITA'”… “IL DECRETO RIMPATRI? UN ANNUNCIO FARLOCCO, LA CARICATURA DELLE BUFALE DI SALVINI, IRREALIZZABILE”
“La Guardia costiera libica? Non scopriamo oggi che non esiste in quanto tale, ma esistono e operano una serie di milizie, trafficanti, malfattori e quant’altro. Ho chiesto non so più quante volte che s’interrompesse il rapporto dell’Italia con questa fantomatica Guardia costiera. Questo sarebbe davvero un importante, concreto atto di discontinuità col passato da parte del Governo in carica”.
A sostenerlo con l’HuffPost è Emma Bonino, leader storica radicale, già ministra degli Esteri e Commissaria europea, oggi senatrice di +Europa.
Senatrice Bonino, l’inchiesta di Avvenire riaccende i riflettori sui rapporti tra l’Italia e la Guardia costiera libica. Su questi rapporti qual è la sua opinione?
“La mia opinione non è cambiata nel tempo, semmai si è rafforzata. Nel senso che la Guardia costiera libica non esiste in quanto tale, ma esistono e operano una serie di milizie, trafficanti, malfattori e quant’altro, e diversi di questi loschi figuri sembrano essere stati inquadrati in questa cosiddetta Guardia. Ho chiesto non so più quante volte che s’interrompesse questo rapporto italiano con la fantomatica Guardia costiera.
Per venire a quanto scritto da Avvenire, ma che era già presente in articoli della stampa internazionale, mi pare evidente che occorra fare chiarezza. Se poi lo strumento più idoneo per tale scopo possa essere una commissione parlamentare d’inchiesta o altri strumenti, ciò dipenderà dalla volontà del Governo di fare davvero chiarezza su una brutta vicenda. E di chiarezza ce ne è da fare tanta: da quanto si legge, c’è chi sostiene che l’incontro a cui fa riferimento l’inchiesta di Avvenire fosse stato organizzato dall’OIM (l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, ndr), mentre altri lo smentiscono. Mi rimane la perplessità di una riunione segreta con trenta persone. Se questo ‘Bija’ era tristemente noto per inchieste della comunità internazionale, chi, nella fattispecie, gli ha dato il permesso di ingresso e di circolazione in Italia? Tutto questo va chiarito e va chiarito anche tutto quello che è successo dopo quell’incontro del maggio 2017. Di quel ‘dopo’, ricordo la campagna forsennata di criminalizzazione delle Ong ma forse in questi anni è successo anche qualcos’altro che non sappiamo”.
A chiedere all’Italia di sostenere la Guardia costiera sono le autorità libiche…
“E chi sarebbero queste ‘autorità libiche’?.Sarraj non controlla praticamente niente del territorio libico. Lo controllano le milizie, come quella di Misurata ad esempio, e Haftar cerca di attaccare Tripoli. L’interlocutore manca, per cui procediamo con dichiarazioni altisonanti: per esempio, il premier Conte ha definito l’Accordo di Malta sulla ripartizione — accordo che peraltro coinvolge solo 4 Paesi — una svolta epocale. Temo invece , dalle informazioni che ho, che alla riunione di martedì dei ministri degli Interni di tutti i Paesi Ue, si sentirà un’altra musica”.
A proposito di annunci. Come valuta quello dei ministri Di Maio e Bonafede sui rimpatri?
“Un altro annuncio farlocco. E’ la caricatura della tecnica di Salvini. Ed è irrealizzabile, perchè per rimandare indietro i richiedenti bisogna avere un accordo con i Paesi di origine. E come sanno ormai proprio tutti, noi di accordi del genere ne abbiamo solo 4: Tunisia, Algeria, Nigeria ed Egitto, più il Marocco, ma con modalità molto particolari. Quindi, siamo a Salvini che in campagna elettorale e dopo proclamava ‘li cacceremo tutti’ e invece questi ‘tutti’ stanno qua. Perchè dai dati ufficiali sia di rimpatri volontari sia di quelli forzati, siamo a qualche migliaio. Quindi, invece dell’ennesimo decreto con fanfara, sarebbe molto più utile per il Paese, per la sicurezza dei cittadini e la legalità stessa, tentare di regolarizzare i famosi 500mila o più irregolari. Ci sono varie proposte in merito, di cui una firmata da 100mila cittadini, promossa da tutte le organizzazioni del terzo settore e sostenuta da molti sindaci, che si chiama ‘Ero straniero’; questa proposta incardinata alla Camera, relatore Riccardo Magi, è l’unico tentativo serio e rigoroso per iniziare la soluzione di questo esercito di 500mila irregolari nel nostro Paese. Purtroppo l’iter parlamentare di questa proposta procede molto a rilento, siamo ancora fermi alla fase delle audizioni, e invece di fare questo percorso utile e legale si ‘sparano’ altri decreti, si fanno altri annunci che sono semplicemente irrealizzabili. Leggo la lista dei 13 Paesi ‘sicuri”, che dire…si è avuto almeno la decenza di non inserire la Libia. Per il resto, posso fare solo gli auguri per tutti i viaggi annunciati dal ministro di Maio, così si renderà conto che fare un accordo di riammissione con tutti questi Paesi (Algeria, Marocco, Tunisia, Albania, Bosnia, Capo Verde, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro, Senegal, Serbia e Ucraina, ndr) non sarà certamente nè rapido nè facile. L’unica cosa facile è annunciarlo”.
Sempre in materia di annunci e di decreti, che succede con i decreti sicurezza?
“Fanno parte del programma del non disfare che è alla base dell’accordo di maggioranza di questo Governo, come quota 100 o il reddito di cittadinanza. Questa maggioranza parte con la zavorra di tutte le demagogie e le sciocchezze dei quindici mesi precedenti, che non potranno non avere, come si sta già vedendo, una ricaduta pesante sulla legge di bilancio”.
Per tornare infine sulla Libia. Cosa è rimasto dei diritti umani?
“Non mi pare che sia rimasto proprio niente. La situazione dei diritti umani in Libia è quella degli anni precedenti: catastrofica”.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 5th, 2019 Riccardo Fucile
SI TRATTA DELLA COORDINATRICE DEL CIRCOLO DI FRATELLI D’ITALIA CHE HA ANCORA IL CORAGGIO DI REPLICARE: “CHE C’ENTRA LA POLITICA CON LO SPORT?”… INFATTI NESSUNO LE VIETA DI GIOCARE IN UNA SQUADRA DI RAZZISTI DOVE ALMENO SI TROVEREBBE A SUO AGIO
Un’esponente padovana di Fratelli D’Italia, Elvira Bello, è stata estromessa da una squadra
femminile di calcio a cinque con cui aveva iniziato ad allenarsi, per alcuni post contro i migranti che aveva condiviso sul proprio profilo Facebook.
Oltre a questi, anche un like che Elvira Bello avrebbe messo a una pagina con frasi di Mussolini. La squadra di calcio fa parte dell’associazione ‘Quadrato meticcio’, che nel proprio statuto ha tra i valori portanti l’impegno contro il razzismo e l’inclusione dei migranti.
Bello è la coordinatrice del circolo di Cadoneghe (Padova) di Fratelli d’Italia. Aveva contattato la squadra per riprendere l’attività sportiva. Dopo una settimana di allenamenti, però, non le è stato più consentito di continuare. La donna si è detta incredula per la scelta comunicatale dalla capitana, sottolineando che politica e sport nulla hanno a che vedere.
Il ‘Quadrato Meticcio’ ritiene invece che le scelte politiche condivise dalla giocatrice siano incompatibili “con i valori etici dell’associazione, oltre che con quelli del Coni”.
(da agenzie)
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Ottobre 5th, 2019 Riccardo Fucile
NELLE VOTAZIONI INTERNE SULLA NOMINA DEI CAPIGRUPPO EMERGE LA FRONDA DI CHI NON VUOLE PIU’ DI MAIO
Il Fatto Quotidiano in un articolo a firma di Luca De Carolis e Paola Zanca racconta che i venti di scissione agitano il MoVimento 5 Stelle non solo al Senato, ma anche alla Camera dove ci sarebbe una ventina di deputati pronta a dar vita a una componente autonoma:
Da giorni arrivano “strani segnali”, raccontano. Per esempio quattro deputati starebbero cercando un soci al media manager per gestire in via autonoma la comunicazione, parola che dentro il M5S fa sempre rima con potere. E nella votazione di tre giorni fa per gli incarichi a Montecitorio, fanno notare, c’è stato un flusso di voti verso grillini diversi da quelli spinti ufficialmente dal Movimento e poi eletti: il capogruppo uscente Francesco D’Uva, diventato questore, e Luigi Iovino, dimaiano scelto come segretario d’Aula.
E poi ovviamente ci sono le voci, che raccontano un malessere “diffuso”. Un clima plumbeo che trabocca da chat e conciliaboli, e che traspare nelle trattative per arrivare a un nuovo capogruppo. Martedì prossimo il nuovo presidente del gruppo dovrà essere votato dai deputati, ma è assai improbabile che si arrivi a un verdetto, visto che per essere eletti nella prima tornata bisogna superare il 50 per cento dei voti: difficile, con tre candidati in corsa e un gruppo diviso.
Per questo, è la sensazione dei vertici, le indiscrezioni su una mini-scissione si stanno rafforzando: ossia vengono alimentate da chi sollecita posti e attenzione anche per i malpancisti. Attenti a non esporsi in prima persona, ma attivissimi nel lanciare segnali. Nona caso, il capo politico Luigi Di Maio ha detto più volte in privato di non voler essere “tirato in mezzo” nella questione.
Perchè vede il gioco di nervi in controluce, più facile in un Movimento squassato da polemiche e rancori. Ieri alcuni dissidenti hanno lanciato “la carta di Firenze”per rifondare il M5S. Ma a pesare è il malumore di ex ministre come Giulia Grillo e Barbara Lezzi, furibonde con Di Maio per l’esclusione dal governo. Mentre diversi tra Camera e Senato che riflettono sul da farsi, con il senatore Ugo Grassi che rimane il primo in bilico.
(da “NextQuotidiano“)
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Ottobre 5th, 2019 Riccardo Fucile
“LA TRAGEDIA DI TRIESTE MERITA RISPETTO”… “SE ESISTONO PROBLEMI DI SICUREZZA E DOTAZIONI CHE HA DENUNCIATO IL SAP, PERCHE’ NON LI HA RISOLTI IL LORO EX SEGRETARIO TONELLI, DIVENTATO SENATORE DELLA LEGA? FORSE ERA TROPPO IMPEGNATO A OCCUPARSI DELLA MIA FAMIGLIA?”
Il dolore delle famiglie dei due giovani agenti di Polizia che hanno ieri perso la vita
nell’adempimento del dovere, merita rispetto. Merita fatti e non parole. Merita provvedimenti seri e non spot pseudo elettorali.
Oggi il segretario generale del SAP denuncia pubblicamente i problemi di malfunzionamento delle fondine in dotazione agli Agenti della Polizia di Stato.
Fa addirittura specifico riferimento anche a quelle che aveva in dotazione uno dei due ragazzi di cui oggi si piange la morte. Quel che dice merita più di una riflessione.
A suo dire vi sarebbero stati seri problemi di sicurezza che avrebbero innescato la terribile tragedia di Trieste. La punizione esemplare dei responsabili, oltre ad essere una questione riservata alla magistratura, non li risolve certamente. Come è potuto accadere che una singola persona, all’interno della Questura di Trieste, possa essersi impadronita di una pistola d’ordinanza di un Agente di Polizia per poi uccidere lui stesso ed un suo collega?
Ce lo spiega Paoloni.
Ma al Segretario generale del Sindacato Autonomo di Polizia vogliamo rivolgere due semplici domande:
1- perchè quando lo stesso problema di mancanza di sicurezza lo denuncia Chef Rubio, l’ex Ministro dell’Interno Salvini, che tanto pratico è di divise d’ordinanza della Polizia, gli dà poi dello stupido?
2- perchè non si è occupato di questo problema il suo predecessore Gianni Tonelli che è stato eletto deputato nella ex maggioranza di governo proprio del Ministro Salvini? Era forse troppo impegnato ad occuparsi delle nostre famiglie o a presenziare ed intervenire in processi che non lo riguardavano?
Ilaria Cucchi
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Ottobre 5th, 2019 Riccardo Fucile
IN ATTESA DEL PIANO DI DELTA, ALTRO ESBORSO IN UN POZZO SENZA FONDO… NEGLI ULTIMI 10 ANNI BUTTATI 10 MILIARDI
Il conto di Alitalia prevede altri 350 milioni di soldi pubblici per far partire il piano di Delta. Il Messaggero spiega oggi che l’attuale piano potrebbe non bastare proprio alla luce dei numeri che offre:
Al Mef sanno bene che negli ultimi 10 anni i tentativi di salvataggio del vettore tricolore costato ai contribuenti quasi 10 miliardi — hanno avuto una logica stand-alone, di attesa, e un focus solo sulla riduzione dei costi, piani, da quello Fenice ad Etihad, che non sono mai riusciti a garantire profittabilità .
Da qui il continuo ricorso alla cassa integrazione, al taglio delle rotte, con il rischio di mettere in pericolo, a cadenze regolari, gli 11mila posti di lavoro tra piloti, hostess e personale di terra.
Per gli advisor l’attuale piano, quello che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dovrebbe esaminare nelle prossime ore, ha una logica «prevalentemente stand-alone, con conseguenti risultati economico-finanziari insoddisfacenti, coerenti con la debolezza del posizionamento industriale e di mercato».
Come dire che la frenata (Atlantia dovrebbe investire 365 milioni in un progetto a cui non crede) c’entra fino a un certo punto con il nodo concessione. Anche perchè, sostengono sempre i consulenti, il rilancio del vettore tricolore non può non passare per una ulteriore iniezione di risorse pubbliche per perfezionare l’operazione.
Nel dossier finito sul tavolo di Patuanelli c’è scritto nero su bianco che anche chiudendo entro i termini prestabiliti, ovvero il 15 ottobre, Alitalia avrà comunque bisogno di ricevere altre risorse per arrivare al closing e perfezionare la cessione.
Si tratta, secondo le prime stime, di circa 350 milioni. Per continuare a volare e non portare i libri in tribunale.
(da “NextQuotidiano“)
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Ottobre 5th, 2019 Riccardo Fucile
L’ALLARME DEI COMMERCIALISTI: “IL 58% DEI NOSTRI CLIENTI HA RITARDATO IL PAGAMENTO DEGLI STIPENDI AI DIPENDENTI”
Dario Di Vico sul Corriere della Sera oggi illustra la situazione paradossale denunciata dai
commercialisti italiani, che vedono i pagamenti delle imprese più fermi che mai per paura di una congiuntura internazionale che potrebbe a breve volgere al negativo.
Il 62,1% dei commercialisti, in base alle notizie che ricava dall’assistere i clienti, pensa che sia molto o abbastanza negativa, il 48,8% è già convinto che tra un anno non migliorerà . Annota il Censis, «vince la percezione che il domani sarà uguale o peggiore dell’oggi». Infatti il 56,4% dei commercialisti si dichiara pessimista sul futuro dell’economia italiana tra cinque anni.
E se la prende con quella che chiama «la retorica della semplificazione», che avrebbe generato il suo contrario. Per cui tra un lustro sarà ancora più difficile gestire un’impresa. Se questo è il mood generale di chi riceve le confessioni degli imprenditori, anche il riscontro sullo stato di salute dei Piccoli è preoccupante.
Al punto che il 58,3% degli intervistati racconta come i propri clienti nell’ultimo anno abbiano ritardato l’erogazione degli stipendi ai dipendenti.
Un fenomeno che al Sud tracima e vede coinvolte addirittura tre imprese su quattro.
Ad essere ingolfata è «la catena dei pagamenti» sostiene il Censis.
Il 91,3% dei commercialisti ha clienti che nell’ultimo anno hanno dovuto accusare ritardi nella riscossione dei crediti. E di conseguenza l’87,7% degli intervistati riferisce che le «loro» imprese hanno posticipato i pagamenti ai fornitori.
«Sono i numeri di un cortocircuito fatto di crediti che non si riescono a riscuotere e pagamenti rinviati. La moneta non circola e il cavallo non beve».
A confermarsi cattivo pagatore è anche la pubblica amministrazione, una criticità che si diceva superata e invece il 60% dei commercialisti ha clienti che nell’ultimo anno l’hanno subita
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 5th, 2019 Riccardo Fucile
LE CARTE VINCENTI: INCENTIVI ALLA IMMIGRAZIONE E LOTTA ALLA DISOCCUPAZIONE
Mancano poche ore al voto per le elezioni legislative in Portogallo, ma dagli ultimi sondaggi sembra che il Partito Socialista (Ps) del primo ministro Antà³nio Costa sia in netto vantaggio, si parla di 7 punti, sui rivali del Partito Social Democratico (Psd) di centro-destra guidato da Rui Rio.
Gli ultimi dati sui consensi parlano addirittura di un Ps al 38%, risultato che, se confermato dallo spoglio, permetterebbe al premier di continuare a governare rinunciando anche a uno dei due alleati che fino a oggi hanno appoggiato l’esecutivo di estrema sinistra: il Bloco de Esquerda, dato al 10%, e i Comunisti, al 6%.
A differenza di altri Paesi europei, la campagna elettorale non è stata dominata dalla questione dell’immigrazione.
In Portogallo vi è un ampio consenso sulla necessità di accogliere i migranti per far fronte alla domanda di lavori non qualificati e per contribuire a compensare il basso tasso di natalità .
Per questo, Costa ha promesso che se verrà eletto proporrà di rendere l’immigrazione più semplice abolendo un sistema di quote introdotto dal precedente governo di centro-destra. Da parte sua, Rio preferirebbe più cautamente trovare un equilibrio tra una politica delle porte aperte e le esigenze del Paese.
Alla base del problema c’è soprattutto il basso tasso di natalità che minaccia il finanziamento del sistema di welfare, anche alla luce delle previsioni Ue secondo cui la popolazione del Portogallo scenderà a 6,6 milioni nel 2100 rispetto agli attuali 10,3 milioni.
Ma la carta vincente di Costa rimane l’economia, che durante il governo socialista è passata da una crescita dello 0,19% nel 2014 al 2,1% nel 2018, mentre il tasso di disoccupazione si è dimezzato a circa il 6%.
(da agenzie)
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Ottobre 5th, 2019 Riccardo Fucile
MIRACOLOSAMENTE DOPO LA TRATTATIVA SEGRETA E L’ESBORSO DI MILIONI AI CRIMINALI DELLA GUARDIA COSTIERA LIBICA DIMINUIRONO LE PARTENZE
Un mese dopo l’atterraggio di Bija in Sicilia (leggi anche il precedente articolo), succede
qualcosa di strano: di colpo le partenze di immigrati e profughi dalla Libia precipitano ai minimi storici, con una riduzione superiore al 50% per ogni mese.
Si passa dai circa 26mila di maggio — il vertice nel Cara di Mineo è dell’11 maggio — ai quasi 5mila di settembre.
Le statistiche elaborate dal ricercatore dell’Ispi Matteo Villa, fanno venire in mente Leonardo Sciascia, secondo il quale «le sole cose sicure in questo mondo sono le coincidenze».
Eppure, sull’organizzazione di quell’incontro, il giallo continua.
Secondo fonti vicine all’allora esecutivo Gentiloni, l’appuntamento di Mineo fu suggerito dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni, l’Oim, agenzia delle Nazioni Unite che ha suoi funzionari anche in Libia.
Al contrario, dall’Onu fanno sapere che l’incontro fu organizzato dai ministeri italiani coinvolti a vario titolo nella gestione della crisi migratoria insieme al governo libico, che aveva trasmesso la lista dei partecipanti.
All’epoca dei fatti, fonti del governo italiano facevano sapere che «noi dialoghiamo con le autorità legittimamente riconosciute, ma anche con i sindaci, con le tribù, che costituiscono il tessuto connettivo del Paese. Occorre un dialogo politico tra Est e Ovest, una forte spinta diplomatica».
Un negoziato che, apprendiamo oggi, avrebbe consentito a figure di spicco delle organizzazioni criminali di venire accolte nel nostro Paese con la considerazione solitamente concessa a esponenti di governo.
Bija era tra questi, ma non era il solo. Secondo alcune fonti presenti al meeting mai reso pubblico presso il Cara di Mineo, tra i libici vi erano anche altri esponenti vicino all’uomo forte di Zawyah. Nomi che oggi potrebbero essere rinvenuti tra i torturatori di migranti indicati dalle vittime nel corso di varie inchieste delle procure siciliane.
Gli investigatori si sono mostrati molto interessati alle rivelazioni di Avvenire e già nei prossimi giorni potrebbero esserci sviluppi inaspettati.
Fonti delle Nazioni Unite confermano che l’incontro avvenne in accordo con il governo italiano e che Bija si presentò inizialmente come direttore di un centro per migranti. Successivamente venne indicato come funzionario della Guardia costiera e ebbe modo anche di visitare la struttura di Pozzallo.
La sua figura era nota, tanto da venire riconosciuto da alcuni rappresentanti di agenzie umanitarie assai sorpresi di vederlo in Sicilia e da cui ancora oggi trapela lo sconcerto per avere appreso che a uomini su cui pendono anche le investigazioni della Corte penale internazionale dell”Aia sia stata concessa una via d’accesso sicura per entrare e uscire dall’Italia.
Al centro degli incontri vi era il «modello di accoglienza italiano da esportare in Libia», specialmente il Cara di Mineo, inaugurato nel 2011 dal governo Berlusconi con l’allora ministro dell’Interno leghista Roberto Maroni.
Poi la delegazione ha visitato anche altre due strutture siciliane. Un “modello” a cui i libici erano molto interessati e su cui, a quanto raccontano le fonti contattate da Avvenire, «avevano grande interesse anche per i costi di gestione e i finanziamenti che sarebbero stati necessari dall’Italia e dall’Europa per analoghe strutture in Libia».
Poco dopo arriveranno ulteriori accuse dagli investigatori Onu, acquisite dalla Corte penale dell’Aja.
«Le sue forze — si legge in uno dei documenti — erano state destinatarie di una delle navi che l’Italia ha fornito alla Lybian Coast Guard». E alcuni uomini della sua milizia «avrebbero beneficiato del Programma Ue di addestramento» nell’ambito delle operazioni navali Eunavfor Med e Operazione Sophia
Inoltre proprio Bija è sospettato di aver dato l’ordine ai suoi marinai di sparare contro navi umanitarie e motopescherecci. Traffici che secondo gli esperti Onu si possono riassumere «nell’affondamento delle imbarcazioni dei migranti utilizzando armi da fuoco», la cooperazione «con altri trafficanti di migranti come Mohammed Kachlaf che, secondo fonti, gli fornisce protezione per svolgere operazioni illecite».
Kachlaf, leader della famigerata brigata Al-Nasr, è a sua volta soggetto alle sanzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu per traffico di esseri umani ed è ritenuto il vero padrone del centro di detenzione di Zawyah, dove hanno sporadico accesso gli osservatori Onu.
Le autorità del governo riconosciuto dalla comunità internazionale, assicuravano nelle scorse settimane che Bija era stato reso «inoffensivo».
In realtà sarebbe più in sella che mai. Diverse foto circolate in Libia ritraggono Bija mentre festeggia le vittorie sul campo insieme ad altri miliziani. È riconoscibile per la mano destra menomata dall’esplosione di una granata.
(da “Avvenire”)
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