Ottobre 23rd, 2019 Riccardo Fucile
SOSTEGNO AI REDDITI BASSI, ARRIVANO LA SUGAR E LA PASTIC TAX, RINCARANO LE SIGARETTE… RIVALUTAZIONE DELLE PENSIONI
La rivalutazione delle pensioni per 2 milioni e mezzo di persone, il fondo per le famiglie, la sugar e la plastic tax, e poi le tasse sulle sigarette, l’aumento della cedolare secca e l’abolizione dei superticket.
Lo scheletro della manovra è contenuto in una bozza di sei pagine, che ha fatto da canovaccio per la lettera di risposta del governo all’Ue. Molte delle misure fanno parte da tempo del pacchetto, altre sono nuove, di altre sono stati definiti i dettagli.
Sarà inviata in tarda serata alla Commissione la lettera del ministero dell’Economia in risposta alla richiesta di approfondimenti che arriva da Bruxelles. Lo si apprende da fonti del ministero dell’Economia. Il documento sarà pubblicato domani sul sito del Mef dopo che la commissione l’avrà ricevuta.
I soldi: quanti sono e da dove arrivano
“Vengono previsti 30 miliardi di maggiori spese – viene spiegato – mentre 15 sono maggiori entrate. Tra queste ultime, 6,5 miliardi provengono dalle misure individuate nel Decreto Fiscale, mentre 8,5 miliardi provengono da maggiori entrate individuate con le misure del Disegno di Legge di Bilancio. Il resto è coperto in deficit, con 14,4 miliardi di euro”. Scendendo nello specifico, dalle microtasse si stima un recupero di circa 5 miliardi.
Fra le misure di maggiore impatto ci sono quelle per gli anziani e le famiglie
Per gli anziani c’è il ripristino della rivalutazione delle pensioni tra i 1.500 e i 2.000 euro lordi. “Per la famiglia – viene spiegato – la manovra prevede un fondo da 2 miliardi nel prossimo triennio. Dal 2020 le risorse degli attuali bonus (nascita, bebè, voucher asili nido) saranno riordinate in un unico fondo che avrà una dote aggiuntiva di 500 milioni. Sarà un’apposita ‘carta bimbi’ da 400 euro al mese a permettere alle famiglie di coprire le rette per gli asili nido o azzerarle per i nuclei a basso reddito”.
Il taglio del cuneo fiscale
Il taglio del cuneo fiscale riguarderà sia i 4,5 milioni di lavoratori con redditi lordi tra i 26.600 e i 35.000 mila euro, finora esclusi dal bonus Renzi, sia i 9,4 milioni di lavoratori con redditi da 8 mila a 26.6000 euro, che percepiscono già il bonus Renzi. Si abbassano, però, le detrazioni Irpef al 19% per i contribuenti: la sforbiciata parte dai redditi oltre 120 mila euro l’anno con il graduale azzeramento a quota 240mila euro.
La tassa sul fumo
Dallo schema prende forma la tassa sul fumo, che riguarda sia le sigarette elettroniche sia quelle tradizionali: 160 milioni arriveranno da un aumento di imposte su liquidi, bruciatori, trinciato e sigaretti e oltre 45 dalle sigarette. Si confermano la tassa sugli imballaggi di plastica, un euro per chilogrammo, che partirà dal primo giugno 2020, e l’aumento della cedolare che al 12,5% dal 10%.
Bonus cultura per diciottenni
La giornata è stata caratterizzata anche dal ‘ritorno’ del bonus cultura per i diciottenni, in scadenza a fine 2019. Il governo è intenzionato a rinnovarlo, ma l’investimento dovrebbe calare da 240 milioni a 160 milioni. Malgrado la minore disponibilità , Pd e Iv chiedono di fare in modo che la cifra a disposizione dei neo maggiorenni resti di 500 euro ma il rischio è che il bonus sia quasi dimezzato. Per riuscirci, puntano “sul fatto che non tutti i diciottenni lo hanno usato nel passato”.
Infine, per il rinnovo dei contratti pubblici “il governo aggiungerà 225 milioni per il 2020 e 1,4 miliardi a regime dal 2021, che andranno ad aggiungersi agli 1,4 miliardi stanziati precedentemente per il 2020 e agli 1,75 stanziati precedentemente per il 2021. Si tratta in totale di 3,1 miliardi stanziati a regime per i rinnovi”.
Ecco i singoli provvedimenti della manovra
Taglio cuneo per redditi fino a 35mila euro.
La manovra avvia un piano pluriennale di taglio delle tasse sul lavoro: nel triennio infatti è previsto un taglio del cuneo fiscale sia per i 4,5 milioni di lavoratori con redditi lordi tra i 26.600 e i 35.000 mila euro, finora esclusi dal bonus Renzi, che i 9,4 milioni di lavoratori con redditi da 8mila a 26.6000 euro, che percepiscono già il bonus Renzi. Lo si legge nello schema della manovra. Per i lavoratori finora esclusi dal bonus Renzi, il taglio del cuneo libera in busta paga circa 500 euro all’anno nel 2020 e 1000 euro in più a partire dal 2021.
Torna rivalutazione per 2,5 mln pensioni.
“Viene ripristinata una rivalutazione degli assegni pensionistici lordi tra 1.500 e i 2.000 euro: la misura interessa circa 2,5 milioni di pensionati”. E’ quanto si legge in un documento di sintesi della manovra che circola in ambienti ministeriali nel quale si afferma poi che “viene confermata anche l’esenzione dal canone Rai per gli anziani a basso reddito”.
Da microtasse circa 5 miliardi. “
Si è molto parlato delle microtasse presenti in manovra. In totale, si stima un recupero di circa 5 miliardi di euro”.
Tassa sulla plastica dal primo giugno 2020. La tassa sugli imballaggi di plastica che sarà introdotta con la legge di bilancio partirà dal primo giugno 2020. E’ quanto si legge in un documento di sintesi della manovra diffuso nei ministeri. L’aliquota, viene confermato, è di un euro per chilogrammo.
Tre fondi per disabilità , 100 mln nel 2020.
“Nuove risorse sono previste per la disabilità (100 milioni per il 2020, 265 per il 2021 e 478 per il 2022) in tre fondi distinti per la tutela del diritto al lavoro, per il trasporto delle persone con disabilità e per i caregiver che praticano assistenza a queste persone. Inoltre, viene aumentata la dotazione di risorse necessarie per l’attuazione della delega in materia di disabilità “.
Da tassa sui giochi stimati 499 mln nel 2020.
“Si prevede di aumentare il prelievo erariale unico applicabile agli apparecchi da intrattenimento: 499 milioni di incassi stimati nel 2020”.
Stop agevolazioni sul gasolio dal 2021. “Si prevede l’eliminazione del beneficio sul gasolio utilizzato per il trasporto di merci e passeggeri dei veicoli di categoria Euro3 + Euro4 dal 2021”.
Taglio graduale detrazioni oltre 120mila euro.
Graduale azzeramento delle detrazioni Irpef al 19% per i contribuenti: la sforbiciata parte dai redditi oltre 120mila euro l’anno con il graduale azzeramento a quota 240mila euro. L’azzeramento sarà selettivo e non su tutte le spese sostenute per cui è possibile richiedere la detrazione. Non saranno toccata le detrazioni per le spese sanitarie, ma saranno coinvolte spese come quelle veterinarie, per gli asili nido, per le attività sportive o per i corsi universitari dei figli a carico.Lo si legge nello schema della manovra.
A rinnovo contratti 225 mln in 2020,3,1 mld a regime.
“Per il rinnovo dei contratti pubblici il governo aggiungerà 225 milioni per il 2020 e 1,4 miliardi a regime dal 2021, che andranno ad aggiungersi agli 1,4 miliardi stanziati precedentemente per il 2020 e agli 1,75 stanziati precedentemente per il 2021. Si tratta in totale di 3,1 miliardi stanziati a regime per i rinnovi”.
Confermata cedolare affitti ma sale al 12,5%.
La cedolare sarà confermata e resa strutturale, ma l’aliquota salirà al 12,5% dal 10%. E’ quanto si legge nello schema della manovra che ricorda come la cedolare secca al 10% sarebbe scaduta quest’anno e l’aliquota sarebbe passata al 15% in assenza di interventi.
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 23rd, 2019 Riccardo Fucile
IL COSTITUZIONALISTA CECCANTI: “SI LEGGA L’ART 137 COMMA 3 DELLA COSTITUZIONE: CONTRO LE DECISIONI DELLA CORTE COSTITUZIONALE NON E’ AMMESSA ALCUNA IMPUGNAZIONE
Matteo Salvini non ha preso benissimo la sentenza della Corte Costituzionale, che ha deciso di
dichiarare contrario ai valori della carta fondamentale l’ergastolo ostativo e ha affermato la possibilità di concedere permessi premio anche ai detenuti che non collaborano con la giustizia.
Nel corso di una sua diretta Facebook dall’Umbria, il leader della Lega ha affermato che «valuterà insieme agli uffici di Camera e Senato il da farsi per un ricorso contro questa decisione della Consulta».
«Ergastolo, mafia, premio: queste tre parole suonano male persino in italiano — ha detto Matteo Salvini in una diretta Facebook in cui era circondato da ulivi umbri -. Eppure la Corte Costituzionale ha deciso di emettere questa sentenza. Valuteremo insieme agli uffici di Camera e Senato se possiamo ricorrere. Perchè è una sentenza che grida vendetta».
Immediata la replica del costituzionalista Stefano Ceccanti che, sempre via social network, commenta così le parole pronunciate da Matteo Salvini in Umbria e rilanciate da alcune agenzie di stampa: «Il segretario della Lega Salvini vuole far studiare agli uffici dei suoi gruppi se e come sia possibile fare ricorso contro la sentenza della Corte sull’ergastolo ostativo — ha scritto su Facebook -. È sufficiente leggere l’articolo 137 comma 3 della Costituzione: “Contro le decisioni della Corte costituzionale non è ammessa alcuna impugnazione.” Non occorrono grandi uffici per trovarlo»
La blastata è davvero di quelle incredibili: perchè Salvini dovrebbe far credere ai propri elettori che, mettendo al lavoro i suoi uffici di Camera e Senato, potrà fare qualcosa che la legge fondamentale del nostro Stato non prevede?
Tanto più che la decisione della Consulta arriva dopo il giudizio della Corte Europea per i diritti umani di Strasburgo che aveva evidenziato come l’Italia applichi una misura, quella dell’ergastolo ostativo appunto, che è stata ritenuta contraria alla carta dei diritti umani.
Ma Matteo Salvini sembra ancora nel mood pieni poteri. Quello di quando voleva decidere tutto lui.
(da agenzie)
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Ottobre 23rd, 2019 Riccardo Fucile
ALTRO CHE PAR CONDICIO, LA TV E’ INFESTATA DALLA PRESENZA DELLA ZECCHE PADANE
Ieri sera Matteo Salvini era ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta su Rai Uno. Questa mattina il leader della Lega è andato ad Agorà su Rai Tre e stasera interverrà su Radio Uno, ospite di Zapping.
Ieri, 22 ottobre, invece il Presidente della Regione Friuli Massimiliano Fedriga è intervenuto a CartaBianca su Rai 3. Sempre ieri su Radio Uno c’era un discreto affollamento leghista, alle sette e trentacinque Dario Galli è intervenuto a Radio Anch’io (per poi passare ad Agorà ), nel pomeriggio l’ex viceministro Garavaglia è stato intervistato durante Radio1 in viva voce e per finire alla sera l’ex ministra Giulia Bongiorno ha partecipato a Zapping.
Questi naturalmente sono solo alcuni degli impegni televisivi dei leghisti.
Perchè ieri all’ora di pranzo Matteo Salvini ha partecipato a Tg2 Post mentre lunedì è stato il turno dell’ex ministro Gian Marco Centinaio ad Agorà .
Insomma, la Lega di certo negli ultimi tre giorni non si è risparmiata. E stiamo parlando solamente delle apparizioni in programmi radiotelevisivi del servizio pubblico. Perchè naturalmente quella delle ospitate su altre emittenti è un’altra storia.
Chiunque abbia modo di fare un po’ di zapping qua e là tra radio e televisione non potrà fare a meno di notare che la Lega non è certo un partito a rischio di estinzione o sotto rappresentata sul piccolo schermo rispetto al suo peso reale in Parlamento (dove ha il 17%).
Eppure due consiglieri del CdA di Viale Mazzini oggi hanno accusato una trasmissione di Rai Tre di violare la par condicio in vigore per le elezioni in Umbria.
Per quella che è senza dubbio una semplice coincidenza la trasmissione incriminata è una delle poche cui Salvini non ha concesso un’intervista: Report. Non certo perchè non sia stata chiesta, visto che la segreteria di Salvini non ha risposto alle richieste della redazione di Report.
Guarda caso Report lunedì sera ha mandato in onda un’inchiesta tutta dedicata al caso Moscopoli, al Russiagate, al ruolo di Savoini e ai rapporti — mai chiariti — di quest’ultimo con la Lega e del partito di Salvini con l’oligarca russo Konstantin Malofeev.
E sempre per pura casualità sono stati due consiglieri indicati dal centro destra a sollevare la questione: Igor De Biasio (indicato dalla Lega) e Giampaolo Rossi (indicato da Fratelli di Italia). Secondo i consiglieri Rita Borioni (Pd) e Riccardo Laganà (dipendenti) invece Report avrebbe solo esercitato il diritto di cronaca.
Ciononostante è curioso che i due consiglieri indicati dalla Lega e da FdI si siano accorti unicamente del servizio di Report e non di tutto resto di quello che è successo in Rai in questi ultimi 18 mesi, a partire magari da quando il Tg2 liquidò la vicenda del Metropol con un fantastico “e allora Togliatti“. Anche perchè, tornando su Rai 3, il deputato PD Michele Anzaldi ha buon gioco ha dimostrare che nel mese di settembre Salvini è stato il politico con più spazio di parola nei talk show della terza rete RAI. E allora, di cosa stiamo davvero parlando? Non è che i leghisti hanno paura di quello che ha detto Report?
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 23rd, 2019 Riccardo Fucile
FU IL LEGHISTA BITONCI A PROPORLA IN PARLAMENTO
«Posso citare Fantozzi con la Corazzata Potiomkin: è una boiata pazzesca»: con un giudizio
piuttosto tranchant Matteo Salvini ha detto ieri a Porta a Porta che non gli piace per niente l’idea della lotteria degli scontrini lanciata dal governo Conte Bis.
Subito dopo Salvini ha detto, come ha ripetuto oggi ad Agorà , che il fisco dovrebbe mandare a casa la dichiarazione dei redditi. Si stava riferendo alla dichiarazione precompilata, che in Italia esiste già come gli ha ricordato oggi Renzi.
Ma torniamo all’idea della lotteria degli scontrini che secondo Salvini è una cagata pazzesca.
C’è un problema: l’idea è stata lanciata dalla Lega.
Per la prima volta nel 2011 da Massimo Bitonci con una proposta di legge che prevedeva una vincita condivisa tra cliente e commerciante. “Mi sono rifatto ad esperienze di altri paesi — diceva all’epoca — L’idea mi è venuta qualche mese fa quando sono venuto a conoscenza tramite organi di stampa che durante un’indagine della Guardia di Finanza, in alcuni esercizi di Napoli si è scoperto che oltre l’80% di questi non rilasciava lo scontrino e molti non avevano nemmeno il registratore di cassa”.
Ma c’è di più: lo stesso Bitonci, che nel governo Lega-M5S è stato sottosegretario al ministero dell’Economia, nel settembre scorso se la prendeva con Giuseppe Conte che gli aveva, a suo dire, rubato l’idea e aggiungeva che la norma per attuarla esiste già essendo stata approvata dal Carroccio quando ancora era al governo:
«Conte lancia la lotteria degli scontrini come idea nuova, come misura che cambierà lo stile di vita degli italiani. Dimentica che già nel 2011 presentai, come parlamentare, una proposta di legge e che con gli interventi nel decreto fiscale e nel decreto crescita la lotteria sugli scontrini fiscali è già legge e partirà dal primo gennaio prossimo. Forse a Conte è fuggito tutto ciò perchè mentre approvavamo i provvedimenti lui era impegnato con Merkel e Macron a studiare le misure anti-Salvini».
Insomma, Salvini sta criticando una proposta della Lega.
Pover’uomo, che s’ha da fa’ pe’ campa’.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 23rd, 2019 Riccardo Fucile
“RICHIESTA AMERICANA ARRIVATA ATTRAVERSO NORMALI CANALI DIPLOMATICI”
“Siamo al di là di un’opinione o di una sensibilità istituzionale – dichiara il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in conferenza stampa dopo l’audizione al Copasir – forse Matteo Salvini dovrebbe chiarire che ci faceva con Gianluca Savoini, con le massime autorità russe, il ministro dell’Interno, il responsabile dell’intelligence russa. Dovrebbe chiarirlo a noi e agli elettori leghisti. Dovrebbe chiarire se idoneo o no a governare un Paese”.
“Rimango sorpreso – ha attaccato Conte – che Salvini pontifichi quotidianamente sulla questione Barr, sollecitandomi a chiarirla perchè non gli tornava”. “La verità che Salvini mi ha chiesto – ha sottolineato – l’ho riferita. Io ho chiarito, quello che mi sorprende è che come Salvini, che ha una grande responsabilità , perchè non solo era ministro dell’Interno, ma e si è anche candidato a guidare il Paese, a voler fare il presidente del Consiglio chiedendo pieni poteri, come lui non avverta la responsabilità di chiarire questa vicenda”.
Fiano (Pd): “Ma chi vuole prendere in giro?”
“Ma chi vuole prendere in giro Salvini?”, replica il deputato dem Emanuele Fiano. “Salvini – aggiunge – faccia una cosa semplice, venga in Parlamento a dirci di cosa esattamente ha parlato il suo consulente e collega di Partito Savoini in quell’incontro al Metropol, e se lui fosse completamente all’oscuro di quella trattativa, come mai un suo consulente trattasse affari legati al petrolio citando il futuro della Lega, di che cosa si siano detti con Malofeev, perdona dichiarata indesiderata dalla Ue, grande amico di Salvini”.
“Insomma invece di continuare a menare il can per l’aia, prenda quel microfono da cui in Agosto ha decretato la fine del suo governo in Senato, e dica agli italiani la verità , con una dichiarazione spontanea, che paura ha? La verità è la verità non dovrebbe far paura e per un leader politico dovrebbe venir prima della verità giudiziaria. Prima gli italiani o prima i russi”.
Conte sul caso Barr: “Nostri 007 estranei
Conte spiega così la sua audizione al Comitato di controllo sui servizi segreti. “Sono intervenuto al Copasir ai sensi dell’art. 33 della legge 124, che prevede che il responsabile dell’autorità del controllo dell’intelligence debba riferire semestralmente. Quindi non sono stato convocato sul caso Barr, ma io stesso, non appena ho saputo della nomina del nuovo presidente ho scritto che si svolgesse quest’incontro ordinario e con l’occasione non mi sono affatto sottratto”.
Sulla vicenda Barr, ha spiegato Conte, “c’è stata una serie di ricostruzioni fantasiose che rischiano di gettare ombre sul nostro impianto istituzionale”. “È stato detto che la richiesta americana di uno scambio di informazioni è stata fatta in agosto durante la crisi di governo. Falso, la richiesta risale a giugno”. Questa richiesta non è pervenuta dal presidente Trump ma dal ministro Barr di verificare l’operato dell’intelligence americana” che è anche il capo dell’Fbi, ha detto Conte. La richiesta è “arrivata non a me ma da canali diplomatici”.
“Confermo – ha precisato Conte – che ci sono stati due incontri. Il primo il 15 agosto, ma non si è svolto in un bar. Si è svolto nella sede di piazza Dante del Dis, la sede più istituzionale e trasparente possibile. Il secondo incontro si è svolto il 27 settembre ed è stato chiarito che alla luce delle verifiche fatte l
nostra intelligence è estranea in questa vicenda. Abbiamo rassicurato gli interlocutori Usa su questa estraneità e ci è stata riconosciuta. Non hanno elemento di segno contrario”.
“Il presidente del Consiglio ha l’alta direzione e la responsabilità della politica dell’informazione sulla sicurezza e non la può condividere con con alcun ministro per il bene della Repubblica. E non la può, e non la deve condividere con alcun leader politico”. “Se ci fossimo rifiutati” di ascoltare le richieste americane “avremmo arrecato” dei danni alla nostra intelligence e sarebbe stato “un atto di scortesia” nei confronti di un alleato storico.
Oltre che al Copasir, “ho il dovere anche di fronte ai cittadini e all’opinione pubblica di riferire alcuni elementi di questa vicenda anche perchè ha suscitato un tale clamore mediatico che ne sono nate una serie di ricostruzioni fantasiose che rischiano di gettare ombra anche su nostro operato istituzionale e non possiamo permettercelo”
Sul Blog delle Stelle, quattro domande a Salvini
In seguito all’inchiesta di Report, il M5S sul ‘blog delle stelle’ pone “quattro semplici domande al capo della Lega”. Eccole: “La prima riguarda proprio il rapporto tra Salvini e Savoini: perchè Salvini aveva fatto credere quasi di non conoscere Savoini nonostante fosse il suo ex portavoce, avesse partecipato a moltissimi convegni della Lega, ci fossero numerose foto e video che li ritraggono insieme e che fossero amici da 30 anni? Prima i russi o prima gli italiani?”. Il post si conclude con l’hastag #salvinirispondi.
(da agenzie)
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Ottobre 23rd, 2019 Riccardo Fucile
E SPARA CAZZATE STRATOSFERICHE SU QUOTA 100 E DICHIARAZIONE DEI REDDITI “COME IN BELGIO”, DIMOSTRANDO DI NON CONOSCERE NEANCHE L’ARGOMENTO
Matteo Salvini questa mattina era ad Agorà su Rai 3. L’ex ministro dell’Interno ha fatto il suo solito
spettacolino, impreziosito dagli attacchi a Virginia Raggi (che quando era al governo non erano la sua specialità ).
Nel finale non è mancata la fatidica questione a proposito dell’inchiesta di Report sui rapporti tra la Lega e la Russia. Salvini però quella puntata non l’ha vista, ha detto di aver guardato il film di Checco Zalone perchè aveva bisogno di rilassarsi.
E così Serena Bortone ha mandato in onda un breve riassunto del programma di Sigfrido Ranucci. In particolare quello che è stato mostrato a Salvini sono alcuni passaggi dell’intervista a Kostantin Malofeev, un oligarca russo che a causa delle sanzioni emanate dall’Unione Europea nel 2014 non può più entrare nei paesi dell’area Schengen nè fare affari in Europa.
Sono le stesse sanzioni che Salvini vorrebbe far togliere. Malofeev dice di aver incontrato Salvini, ma quando Giorgio Mottola ha chiesto conferma al leader della Lega lui ha abilmente evitato di rispondere.
Oggi ha fatto più o meno la stessa cosa. Non potendo negare di conoscere Malofeev ha detto che è una delle tante persone che incontra ogni giorno e che certo non può sapere quello che pensa riguardo ai gay o alle femministe.
Peccato che non solo le idee del magnate russo siano ampiamente condivise nella Lega (pensiamo ad esempio alle dichiarazioni dell’ex ministro Fontana) e molto simili al discorso pronunciato al World Congress of Families di Verona dall’allora ministro dell’Interno ma addirittura Salvini aveva invitato Malofeev al congresso federale del 2013, quando venne eletto Segretario della Lega. Alla fine ci andò Alexey Kamov, che oggi è Presidente Onorario dell’Associazione Lombardia-Russia, in rappresentanza del mondo conservatore e tradizionalista russo.
Curiosamente Salvini però sostiene di aver invitato al congresso federale non Malofeev ma il Forum delle Famiglie. In pratica Salvini di nuovo non ha risposto su Malofeev e soprattutto non ha spiegato di cosa abbiano parlato lui e il cosiddetto Oligarca di Dio.
Anche perchè le posizioni di Malofeev sono ampiamente condivise all’interno del WCF, e perchè Salvini è andato al congresso di Verona se non condivide quelle idee sul ruolo della donna?
Ma Salvini non risponde, nemmeno sui suoi rapporti con Gianluca Savoini sui quali come al solito si limita a dire che c’è un’inchiesta in corso e che lui rispetta il lavoro della magistratura. Ma lasciamo Salvini a quello che non dice e torniamo invece a quello che dice. Perchè non è che in quel caso la situazione sia migliore.
Ad esempio su Quota 100 il senatore del Carroccio dichiara che “58mila vanno in pensione, 58mila vengono assunti, solo nel pubblico impiego, per non parlare del privato”.
Ma non è così, perchè nel pubblico impiego il turnover ha un piccolissimo problema: nella pubblica amministrazione bisogna farlo per concorso, e i concorsi non ci sono.
Riguardo invece agli effetti generali sull’occupazione Salvini semplicemente mente. Per la precisione con Quota 100 il turnover negli enti pubblici è quella che scriveva il governo gialloverde nella bozza del DEF: «a fronte di una cessazione nel 2019 di 100 mila dipendenti pubblici, concentrata negli ultimi
§cinque mesi dell’anno, l’ipotesi di turn-over sarebbe pari 35 per cento» e non al 100% di cui parlava oggi Salvini.
In un altro passaggio invece Salvini ha dimostrato la sua più totale ignoranza su come funzioni in Italia il sistema fiscale.
Il leader della Lega sostiene che è necessario rendere più facile il pagamento delle imposte. E propone di fare come in Belgio: «in Belgio dove paghi tante tasse la dichiarazione dei redditi te la mandano a casa. Cioè è lo Stato che ti manda a casa la tua dichiarazione e tu puoi dire “è giusta la firmo, non è giusta fammi due correzioni”. E questo ti semplifica la vita. In Italia ormai devi andare in giro con un trolley per andare dal commercialista a fare la dichiarazione dei redditi. E c’è anche gente che sbaglia anche in buonafede».
Forse Salvini non sa che questa “cosa” esiste anche da noi. Si chiama “dichiarazione precompilata” o 730 precompilato e funziona esattamente come ha descritto Salvini il caso belga.
In Italia esiste dal 2014 (ovvero è dalle dichiarazioni del 2015) ed è stata varata dal Governo Renzi. Forse però in quel periodo Salvini era distratto dalla questione delle sanzioni alla Russia oppure era troppo impegnato a non farsi vedere al Parlamento Europeo, chissà . Fatto sta che oggi ha sparato l’ennesima fregnaccia.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 23rd, 2019 Riccardo Fucile
VIAGGIO ATTRAVERSO LE OCCUPAZIONI CHE NON CI SONO PIU’
«Nella Capitale ci sono centinaia di spazi sociali, di cui 200 in aree di proprietà comunale, a rischio. E gli sgomberi già eseguiti hanno lasciato solo degrado. Minacciati decenni di autorganizzazione del sociale, una città nella città che rischia di essere cancellata»
L’ultimo doveva essere il Nuovo Cinema Palazzo: il tentativo di mettere i sigilli all’edificio, qualche giorno fa, alla presenza di due vigilantes — è naufragato con la discesa in piazza, nel quartiere di San Lorenzo a Roma, di attivisti e residenti. Da allora il Cinema Palazzo continua a ospitare presentazioni, incontri, assemblee e concerti. Il presidio permanente prosegue, ed essere sotto sgombero non è una novità .
Quella di San Lorenzo sarebbe stata solo l’ultima puntata di una lunga serie di palazzi ed edifici sgomberati nella Capitale. Sgomberi con i quali, spesso, si sradicano certo occupazioni ma anche, a detta di chi li anima, realtà e poli di aggregazione, anche in quartieri difficili. e dopo, troppo spesso — questa la denuncia — al posto di quell’esperienza resta il nulla.
A fare l’elenco di esperienze concluse ma non rimpiazzate da altre realtà è su Facebook Christian Raimo, scrittore, insegnante e oggi assessore alla Cultura del III Municipio a Roma.
E una rappresentazione spaziale dei luoghi sgomberati ma poi ancora vuoti, ad anni di distanza, e spesso nel degrado la dà una mappa interattiva di ReTer. «Il Cinema Palazzo e non solo: nella Capitale ci sono centinaia di spazi sociali, di cui 200 in aree di proprietà comunale, a rischio. E gli sgomberi già eseguiti hanno lasciato solo degrado. Minacciati decenni di autorganizzazione del sociale, una città nella città che rischia di essere cancellata», si legge.
Telecamera in spalla, abbiamo fatto un tour dei luoghi simbolo sgomberati e abbandonati per anni. Come il centro sociale La Torre di Viale Rosseau, a Casal de’ Pazzi, a Roma nord-est.
È il 4 giugno 1994 quando la Torre di viale Rousseau — Villa Farinacci — viene occupata: «uno spazio pubblico abbandonato al degrado», dice chi occupa. «Negli anni viene sgomberata due volte, di cui una violentemente, addirittura con gli elicotteri», racconta oggi a Open Daniele Lombardi del Csa La Torre. «Un quartiere completamente militarizzato».
Per «salvaguardare 3 anni di attività e dare continuità ai progetti, constatata l’impraticabilità della difesa del posto», a maggio 1997 si decide di dare seguito alla trattativa con il Comune e le associazioni che animano il centro sociale accettano di trasferirsi in un nuovo spazio, in via Bertero 13.
Da allora la Torre di viale Rousseau — questa la denuncia — ha vissuto 20 anni di abbandono. «Solo recentemente, e dopo parecchi fondi spesi in ristrutturazione, è stata riattivata. Ma ci si limita a iniziative spot», racconta ancora Daniele. La Torre di via Bertero, invece, «è in piena attività , restituita al quartiere e alla città tutta». Un casale di proprietà del Comune che è oggi, però, di nuovo sotto sgombero.
«Tutta Roma lo è», sorride Daniele. «Certo, non siamo in cima alla lista degli sgomberi, ma le liste — si sa — sono frutto del momento politico. Ci chiedono canoni arretrati e non riconoscono il valore sociale e culturale che nel frattempo abbiamo creato qui. Pensare che quando siamo arrivati qui c’erano siringhe dappertutto. Ora ci sono iniziative di ogni genere, c’è uno spazio giochi per bambini, una palestra popolare, e c’è anche un orto biologico coltivato con i ragazzi disabili della nostra associazione».
In pieno centro, a Roma, a due passi da Largo Argentina e dal Senato, c’è un teatro — uno dei più antichi della città — che non è un teatro. È il Valle. Occupato da artisti e attivisti il 14 giugno del 2011, dopo che aveva sospeso le attività circa un mese prima, ha vissuto tre anni di autogestione, tra iniziative culturali e spettacoli che hanno dato vita a un’esperienza inedita in città . L’occupazione è finita nell’agosto del 2014 con un auto-sgombero, racconta oggi Daniele del Valle Occupato.
Lo sgombero era annunciato da tempo e lo stabile è stato liberato senza l’intervento delle forze dell’ordine.
Dopo due anni di nulla, gli occupanti decidono di rientrare nel teatro l’11 giugno 2016. Un’azione dimostrativa, per denunciare il fatto che quel teatro che doveva essere restituito alla città ed entrare nel circuito dei teatri nelle promesse delle istituzioni invece era ancora lì. Eravamo dieci, quindici: sono arrivate le forze di polizia, alcune persone sono state aggredite, ci hanno denunciati e comunque nessuno ci ha risposto, dice oggi Daniele a Open.
«Da 669 giorni e 669 notti il Teatro Valle è chiuso», si leggeva nel comunicato diffuso quella mattina da artisti e occupanti. «Per il restauro non esiste ancora un progetto. I fondi non sono mai arrivati, i lavori non sono cominciati, la manutenzione non è stata fatta. Qui dove si sono sperimentate forme di partecipazione viva, da due anni il buio in sala non annuncia nessuna apertura di sipario».
Il Teatro Valle «sarà restituito alla città nel pieno rispetto della legalità », promettevano all’epoca il ministero dei Beni culturali e la Gestione Commissariale di Roma Capitale. «Oggi il teatro apre poche ore al giorno, quando ci sono delle mostre», conclude Daniele. «Si apre il foyer, a volte il teatro. Ma il palco è chiuso, i camerini e i bagni sono in condizioni disastrose, l’interno non viene arieggiato nè pulito. E la muffa avanza».
A pochi passi dal Valle c’è il Rialto Sant’Ambrogio, palazzo del ghetto sgomberato definitivamente nel 2015. «Era stato assegnato dal Comune ad inizio degli anni 2000 come luogo in cui spostare le realtà che nel 1999 avevano occupato lo stabile sopra il cinema Rialto in Via IV Novembre: il frutto di un accordo con tanto di assegnazione formale, purtroppo mai finalizzata, e protocollo d’intesa con il Comune», raccontano a Open da quelle associazioni che hanno avuto sede nel palazzo per anni, lo hanno manutenuto e fatto vivere. Oggi è in stato di abbandono.
«Roma si barrica», recita lo striscione appeso sull’ex scuola di via Cardinal Capranica a Primavalle, nelle ore immediatamente precedenti allo sgombero: abitata da qualche centinaio di persone, tra cui un’ottantina di bambini, e sgomberata con gli idranti a metà luglio scorso. Molti occupanti hanno la residenza qui.
Oggi non c’è nulla se non — ancora, a quattro mesi di distanza — la puzza di bruciato delle barricate date a fuoco all’alba. Qualcuno, di notte, ancora si intrufola nell’ex scuola per dormirci.
Come ci sono ancora persone che dormono e occupano l’ex fabbrica di penicillina su via Tiburtina. Sgomberata a dicembre dello scorso anno, è stata per anni — e continua a essere — rifugio di disperati, migranti, rifugiati, poveri. Un rifugio pieno di amianto e di rifiuti chimici, in uno dei quartieri più popolosi della Capitale. Con gli idranti era stato sgomberato, ad agosto 2017, anche il palazzo di via Curtatone, a piazza Indipendenza, a due passi dalla stazione Termini.
na notizia che ha fatto il giro del mondo: lo stabile, ora animato da ferventi lavori e gru e che dovrebbe ospitare in futuro una palestra della Virgin, era casa di rifugiati eritrei ed etiopi.
Occupazione abitativa — almeno in parte — era anche quella dell’ex cinema Astra su viale Jonio. «Era uno dei cinema più importanti della zona ed era famoso perchè il tetto si apriva», racconta a Open Luca Blasi. «Per anni è stato abbandonato: noi lo abbiamo occupato il 21 maggio del 2003 con il movimento di Action, con un gruppo di famiglie. Famiglie che — tra l’altro — solo due settimane fa, dopo dieci anni in centri di accoglienza e residence, hanno avuto le case popolari qui al Tufello. Hanno vinto la loro battaglia, anche se dopo decenni».
«Quando occupammo anche il cinema, questa è diventata il primo caso di occupazione socioabitativa di Roma», dice ancora Luca. «Qui sono passate le prime formazioni di teatro di strada, ha visto la luce il primo album dell’orchestra di piazza Vittorio con Jovanotti e Claudia a Pandolfi». Rassegne di musica sperimentale, artisti da tutto il mondo. «Il nostro sogno di è infranto nel 2004, quando il comune di Roma ci ha detto che dovevamo andare via. La proprietà , la Filmauro, ‘ne ha un urgente bisogno e noi non vogliamo trattare’. Sono passati 15 anni da allora, e il cinema è ancora completamente abbandonato. Cadono i cornicioni, c’è l’acqua dentro e temiamo che crolli».
«In Olanda — e questa è una battaglia che proporremo — c’è una legge che dice che se sei un proprietario privato di un bene, non lo puoi lasciare vuoto», dice ancora Luca Blasi. «Che la proprietà privata è garantita — e questo lo prevede anche la nostra Costituzione — in base alla sua funzione sociale. Quindi se una proprietà privata viene lasciata in abbandono e degrado, si fa un danno alla comunità . Ecco perchè in Olanda, in questi casi, il provvedimento è quello di moltiplicare anno dopo anno le tasse su quell’immobile: per ripagare il danno arrecato alla collettività »
Come nel caso della Torre, anche l’esperienza del centro sociale Astra si è spostata in un altro stabile della zona. «Ci è stato assegnato questo posto: era uno scantinato abbandonato, senza gradini e finestre. Lo abbiamo rimesso a nuovo con i soldi della comunità », dice ancora Luca. «Qui facciamo oggi assemblee e dibattiti». Ma a minaccia di sgombero è arrivata anche qui: «Ci è arrivato l’ordine di sgombero dal comune, sì», dice Luca. «Lo stesso comune che ce lo aveva assegnato. Ci chiedono anche 250mila euro di danni: dicono che siamo un’attività commerciale. Noi non chiediamo soldi neanche per le feste, non viene fatta alcuna attività commerciale. Ora c’è il ricorso in tribunale. Per noi questo è semplicemente un luogo che è stato strappato al buio e ridato alla luce».
(da agenzie)
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Ottobre 23rd, 2019 Riccardo Fucile
“CARCERE? MEGLIO LA CONFISCA DEI BENI”
“Evasione fiscale? Non c’è una reazione della collettività tale da prendere le distanze da questi
comportamenti. La gente si infuria per un borseggiatore, ma non per chi non paga le tasse, che servono a far funzionare gli ospedali e i servizi. Fanno danni ben maggiori”. Sono le parole di Piercamillo Davigo, presidente della II Sezione Penale presso la Corte suprema di Cassazione e membro togato del Csm, a Dimartedì (La7), rispondendo a una domanda del conduttore Giovanni Floris sulla scarsa sensibilità generale al tema dell’evasione fiscale.
Riguardo alle nuove norme che prevedono il carcere per i grandi evasori, Davigo è scettico: “Quello che non va bene riguarda i reati che implicano sostanzialmente un accertamento globale sui redditi, rendendo molto più complicati i processi. Ricordo che la magistratura italiana è passata attraverso una serie di emergenze una dopo l’altra: il terrorismo, la criminalità mafiosa, la grande corruzione, adesso abbiamo anche la protezione internazionale per i richiedenti asilo — continua — Non è che possiamo caricare i magistrati di altro lavoro, perchè, se da anni si dice che bisogna ridurre il numero dei processi, non si può pensare di risolvere il problema aumentandoli. E’ una macchina che già funziona male di suo e abbiamo un codice con tempi di realizzazione dei processi lunghissimi. Ci è stato detto che tutto funzionerà perchè per l’evasione fiscale ci saranno riti alternativi. Ma non è vero”.
E spiega: “In America il 90% degli imputati si dichiara colpevole, perchè evita sanzioni più dure, da noi pochissimi ammettono le responsabilità , perchè non succede niente se ti dichiari colpevole. Lì c’è un certo terrore di andare a giudizio, da noi no, perchè male che vada prendi la prescrizione. Secondo me, la soluzione è la confisca dei beni, come avviene per i soggetti appartenenti alle organizzazioni mafiose. Se, cioè, ti trovo nella disponibilità di beni non compatibili coi redditi da te dichiarati, te li confisco. Dici che appartengono a un altro? Lo risarcirai tu”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 23rd, 2019 Riccardo Fucile
DUE SENTENZE HANNO RIBADITO I RIGIDI CONFINI DELL’ISTITUTO
La propaganda e la giurisprudenza occupano nella quotidiana realtà due spazi distinti e separati. §
Molti giuristi e operatori del diritto avevano, sin dagli strombazzati proclami fino alla definitiva approvazione della legge n. 39 del 26 aprile 2019, manifestato forti perplessità ed espresso penetranti critiche sulle modifiche introdotte nell’istituto della legittima difesa e della loro compatibilità con l’ordinamento e i valori costituzionali dello stato democratico e di diritto.
Anche il sindacato di polizia che rappresento ha da sempre espresso motivate criticità . Adesso, come prevedibile, pure alcune recenti pronunce giurisprudenziali confermano tutte le perplessità finora emerse.
In particolare la Corte Suprema di Cassazione, in due distinte sentenze (Sez.I n.39997 e Sez. V n.40414) ha ribadito i confini dell’istituto, per cui l’applicabilità della legittima difesa, anche nel caso “domiciliare”, richiede che l’intrusione sia avvenuta con violenza o minaccia come pure l’attualità dell’offesa e l’inevitabiltà dell’uso delle armi o di altro mezzo di difesa per la propria o altrui incolumità .
All’avverbio “sempre” viene attribuita una validità apparente in quanto permane l’ipotesi dell’eccesso colposo in cui, per la non punibilità , è richiesto lo stato di minorata difesa o di grave turbamento.
L’esercizio della giurisdizione nell’applicare la norma generale e astratta alla fattispecie concreta non può esimersi dal tenere conto della consolidata giurisprudenza e dei principi generali dell’ordinamento, inteso in senso ampio e sovranazionale. Tutto ampiamente previsto.
Si è voluto far credere che una norma potesse giustificare qualsiasi tipo di azione – reazione del cittadino verso un intruso. Così non è e non sarà mai. Per fortuna.
Daniele Tissone
Segretario generale sindacato di polizia Silp
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