Novembre 2nd, 2019 Riccardo Fucile
ERA RIFERITO ALLE SCELTE SUL SOCCORSO AI NAUFRAGHI
Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera fa sapere che secondo il pubblico ministero milanese
Stefano Civardi dare a Salvini del «fascista» e dell’«incivile» non è diffamazione, ma può essere «scriminato dall’esercizio del diritto di critica politica» tutte le volte in cuil’epiteto, «lungi dall’essere semplice argumentum ad hominem» e dunque «gratuito attacco alla persona di Salvini» o al suo partito, intende «biasimare scelte politiche al centro del dibattito pubblico».
Una decisione simile a quella del gip di Bari che ha archiviato la stessa frase scritta su uno dei manifesti che accoglievano il Capitano.
Il PM stava decidendo su una causa che riguardava Oliviero Toscani:
Il fotografo – era il 2 agosto – parlando di immigrazione nella trasmissione «La Zanzara» su Radio 24, alla domanda se Salvini fosse fascista aveva risposto: «No, di più. Peggio, dopo aver visto ciò che si è visto. Chi è che parla di castrazione? E lui dice no, non possono sbarcare… Non sono clandestini sui barconi, c’è della gente… Salvini è un incivile».
Sul termine “incivile” la scriminante opera in una chiave che relativizza il canone di riferimento sulla cui base misurarne nel contesto l’offensività o meno: la parola è sì «una rude valutazione», ma,essendo anch’essa «ancorata alla tematica di attualità del soccorso di naufraghi, evidentemente si riferisce a un giudizio su scelte politiche in contrasto con il canone di civiltà professato da Toscani».
(da agenzie)
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Novembre 2nd, 2019 Riccardo Fucile
L’INTERVISTA AL “FATTO”: “MI PREOCCUPA CHE NEL 2019 CI SIA ANCORA DA COMBATTERE I PREGIUDIZI PER AFFERMARE I DIRITTI DELLE PERSONE”… “LE PERSONE NON SI GIUDICANO IN BASE AL LORO ORIENTAMENTO SESSUALE”
Francesca Pascale rilascia un’intervista a Francesca Fagnani sul Fatto Quotidiano che sembra proprio una sfida: annuncia la costituzione di una sua associazione per difendere i diritti LGBT “anche nel mio interesse” che si chiamerà “I colori della libertà ”, e va all’attacco del centrodestra a trazione Salvini-Meloni.
Insomma, se deve essere cacciata da casa Berlusconi, probabilmente vuole farlo col botto:
“Mi fa paura vedere che l’asse della coalizione si stia spostando verso destra, a discapito dei moderati. Mi preoccupa che nel 2019 ci sia ancora da combattere per affermare i diritti e le libertà di ciascuno, compresa quella di vivere senza pregiudizi il proprio orientamento sessuale.
Perchè lei ha a cuore così tanto la causa Lgbt?
Le famiglie arcobaleno, come quelle tradizionali, affrontano tutti i problemi che la vita riserva, ma in più devono sopportare il pregiudizio.
Anche di lei hanno detto che è lesbica: le ha mai pesato?
Non mi sono mai sentita offesa, semmai violata nella privacy. Ho subito sulla mia persona la discriminazione dovuta a un amore non convenzionale con un uomo più grande di 49 anni. Non ho mai usato paletti per definirmi, non ho mai detto nè di essere eterosessuale nè gay. Nelle amicizie come nell’amore non seguo stereotipi. Dieci anni fa mi sono innamorata di un uomo straordinario, domani chissà . Combattere a favore dei diritti Lgbt va a tutela anche della mia persona: e se domani io scegliessi di vivere in una famiglia arcobaleno? Perchè dovrei vivere in uno Stato che mi odia a prescindere?
Lei ha detto: “Salvini è il male”. Eppure negli appuntamenti elettorali stravince .
Per Salvini non ho particolare simpatia, com’è noto. Sono cresciuta con l’esempio di Silvio Berlusconi, un uomo che non ha mai fatto leva sulla paura, bensì sulla speranza, un uomo che non ha avuto bisogno di individuare un nemico e che soprattutto non se l’è mai presa con i più deboli.
Nel resto dell’intervista la Pascale fa sapere che Dudù malsopporta Daniele Capezzone (“Non ci crederà , ma Dudù e suo figlio abbaiano a tutti i politici: solo a loro. È un po’imbarazzante”) e poi, stuzzicata sull’argomento figli, smentisce quanto scritto da Magri senza nominare nessuno: “I figli non si intrometterebbero mai nella vita del padre, non è nel loro stile. Certo, hanno un atteggiamento vigile e di tutela, ma questo è comprensibile vista l’enorme differenza di età . Ho sempre dovuto fare un gran lavoro per farmi riconoscere per quello che sono: questo è indubbio. Certi aneddoti sono costruiti ad arte da chi fuori dalla famiglia vuole mettere zizzania”.
(da agenzie)
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Novembre 2nd, 2019 Riccardo Fucile
MA NON SEMPRE E’ FACILE RISALIRE ALLA LORO IDENTITA’… NEGLI ULTIMI DUE ANNI SONO RADDOPPIATE LE DENUNCE
Quali rischi corrono gli autori di commenti offensivi? E perchè spesso restano impuniti? 
La responsabile nazionale per il contrasto della pedopornografia online della Polizia Postale, Eva Claudia Cosentino ha spiegato quali ostacoli si incontrano nell’identificazione degli haters e chi sono le vittime più colpite.
Ad oggi in Italia non esiste il reato di “hating”, chi è ritenuto un hater dalla Polizia Postale può essere denunciato solo per altri reati, a seconda del tipo di commenti postati.
Si può trattare di diffamazione aggravata con mezzo Internet; minacce, nel caso in cui i commenti siano intimidatori, atti persecutori o stalking, quando si protraggono a lungo, atti di istigazione all’odio oppure anche sostituzione di persona, se si utilizza un account riconducibile a terze persone. Lo stesso avveniva per il cyberbullismo e il revenge porn prima che venissero definite le fattispecie di reati.
Una volta individuati i commenti offensivi, come si procede per identificare l’utente?
Il primo passo è chiedere i dati informatici al social network. E qui si incontra la prima difficoltà : molti social hanno sede negli Stati Uniti, dove la diffamazione non è considerata reato, quindi spesso le società non forniscono i dati.
Nel momento in cui invece si riesce a ottenerli, si individua l’indirizzo IP e di conseguenza l’utenza telefonica e l’intestatario.
Anche questo secondo passaggio non è sempre facile: se l’hater è connesso a una rete wi-fi, aperta a più persone che possono collegarsi contemporaneamente, bisogna utilizzare altri riscontri per individuare il responsabile.
Ci sono poi casi in cui gli hater si celano dietro sistemi anonimi di navigazione ed è quindi quasi impossibile identificarli. Altri invece al contrario sono così sicuri di sè che utilizzano il proprio account personale. Si procede però comunque a una verifica perchè qualcuno potrebbe essersi appropriato della password dell’account.
Perchè spesso gli haters non sono perseguiti?
In alcuni casi non si riesce a identificare l’utente. Quando invece è possibile, la Polizia Postale deferisce il soggetto all’autorità giudiziaria che, da quel momento, è responsabile della procedura.
Quali sono le principali vittime degli haters?
Spesso, come si è visto nei recenti eventi di cronaca, sono i personaggi noti a essere presi di mira. In molti casi le vittime sono però persone comuni: le più colpite sono le donne (63% delle denunce), ma anche omosessuali, persone di nazionalità straniera e diversamente abili.
Negli ultimi due anni le denunce per i reati ascrivibili al fenomeno degli haters sono raddoppiate: non sappiamo se per un effettivo aumento dei casi o per una maggior consapevolezza delle vittime.
(da agenzie)
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Novembre 2nd, 2019 Riccardo Fucile
“DIFENDERE I CONFINI DA DISPERATI CHE SCAPPANO DAI LAGER? IN NOME DI QUESTA FOLLIA ABBIAMO FATTO COSE INDICIBILI”… NOI LO DICIAMO DA ANNI, QUALSIASI COLORE ABBIA IL GOVERNO
“Gli accordi con la Libia sono stati rinnovati. È una pessima giornata e di questa barbarie il mio partito è corresponsabile. A quelli che ci hanno risposto che le cose le vogliono cambiare spetta dimostrare di non essere semplicemente degli ipocriti”. Così Matteo Orfini, deputato del Pd, su Twitter.
E poi su Facebook, con un lungo post. “I diritti umani sono qualcosa di collaterale, un di più di cui occuparsi a margine di altro. Oggi la priorità per l’Italia è la “difesa dei confini” dai disperati che scappano dai lager, dalla guerra, dalla fame – spiega Orfini – In nome di questa follia abbiamo fatto cose indicibili: abbiamo pagato la Libia per fare quello che noi non potremmo fare, perchè illegale. Li paghiamo e armiamo per riportare migliaia di persone in un paese in guerra. Li paghiamo per costruire e gestire lager in cui rinchiuderle, torturarle, ucciderle. Addestriamo e armiamo i loro trafficanti, chiamandoli pudicamente guardia costiera libica. Con i criminali abbiamo trattato in segreto, come dimostrano le inchieste di tanti coraggiosi giornalisti”.
(da agenzie)
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Novembre 2nd, 2019 Riccardo Fucile
E’ SOLO UN PENOSO TENTATIVO DI DI MAIO PER FAR CREDERE CHE CAMBI QUALCOSA: CON I CRIMINALI NON SI FANNO ACCORDI E NON SI REGALANO CENTINAIA DI MILIONI A UNA ASSOCIAZIONE A DELINQUERE
L’Italia chiede, ai sensi dell’articolo 3 del memorandum Italia-Libia, di riunire la commissione
congiunta dei due paesi e, ai sensi dell’articolo 7, di modificare l’intesa sul contrasto all’immigrazione clandestina.
E’ il contenuto, a quanto si apprende da fonti governative, della nota verbale trasmessa ieri dal governo italiano alla Libia.
Si conferma quindi l’intenzione del governo italiano di mantenere il memorandum, chiedendo a Tripoli di negoziare i cambiamenti che andranno definiti.
La commissione dovrebbe essere presieduta da parte italiana dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio e dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese: l’obiettivo, spiegano, “è di migliorare il memorandum sul fronte dei diritti umani” nei centri di accoglienza dei migranti irregolari.
A stretto giro è arrivata una prima risposta dalla Libia. Il govero di Tripolo è “aperto a modifiche del memorandum d’intesa sui migranti stipulati tra Libia e Italia”, ha detto Hassan El Honi, il consigliere per la stampa del presidente del Governo di accordo nazionale, Fayez Al Serraj. “Non abbiamo ancora ricevuto le richieste di modifiche da Roma – spiega – e quando le avremo decideremo, ma come ogni intesa è possibile rivederla nel tempo”.
Il Memorandum d’intesa Italia-Libia venne firmato nel febbraio 2017 dall’allora presidente del Consiglio dei ministri Paolo Gentiloni e dal primo ministro del governo di riconciliazione nazionale libico Fayez al-Serraj.
L’accordo, che ufficialmente disciplina “la cooperazione nel campo dello sviluppo”, “il contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani e al contrabbando” e “il rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana”, fu raggiunto nell’ambito della crisi europea dei migranti e della guerra civile libic
Gli aiuti economici e il supporto addestrativo e di mezzi garantiti dall’Italia alla Guardia costiera di Tripoli, non è riuscita a migliorare, come promesso, le condizioni di vita dei migranti ammassati nei Centri di accoglienza.
Centri ai quali le Nazioni Unite e le organizzazioni umanitarie hanno sì accesso, ma solo in modo molto limitato, come largamente documentato da rapporti governativi e da reportage giornalistici
A far discutere è soprattutto il ruolo della Guardia costiera libica, che secondo diverse fonti sarebbe formata almeno in parte da milizie locali colluse con i trafficanti: è recente l’inchiesta di Nello Scavo, giornalista di “Avvenire”, che ha documentato come Abd al-Rahman al-Milad, noto come Bija, ritenuto tra gli organizzatori del traffico di migranti, abbia partecipato in Italia a incontri ufficiali tra autorità italiane e libiche.
Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha spiegato che sul Memorandum “decide il governo” e in question time alla Camera il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha assicurato che si “sta lavorando per modificarlo in meglio”, in particolare “nella parte riguardante le condizioni dei Centri di detenzione”.
Poco, ancora poco, per chi ritiene invece che proprio i Centri siano la pietra dello scandalo, teatro di quelli che la stessa Onu ebbe modo di definire “inimmaginabili orrori”: compravendite di esseri umani, torture, violenze sessuali, stupri e abusi di ogni tipo
Il 2 novembre, tre mesi prima della scadenza e in assenza di diverse indicazioni, il Memorandum of understanding, fortemente voluto dall’allora ministro dell’Interno Marco Minniti, si rinnoverà tacitamente per altri tre anni: e questo negli ultimi giorni ha contribuito ad allargare la platea dei contrari, un fronte trasversale che comprende le Organizzazioni non governative, le associazioni che tutelano i diritti dei migranti e i diritti umani in genere – raccolte sotto l’egida del Tavolo Asilo – e parlamentari di Pd e Leu.
(da agenzie)
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Novembre 2nd, 2019 Riccardo Fucile
L’INTERVENTO CHE ONORA IL NOSTRO PAESE E LE LEGGI DEL MARE AVVENUTO IN ACQUE INTERNAZIONALI
Nuovo salvataggio di migranti nel Mediterraneo, a largo delle coste italiane.
A rivelarlo è Alarm Phone, il servizio telefonico dedicato ai migranti in difficoltà in mare, che su Twitter ha scritto: «Tra la notte scorsa e questa mattina, circa 200 persone in difficoltà sono state tratte in salvo e sono ora sull’imbarcazione battente bandiera italiana “Asso Trenta” in acque internazionali. Le autorità italiane sono state avvertite. Le persone scappavano dalla Libia e non possono farvi ritorno. Hanno bisogno di essere portati in Europa».
In questo momento la nave si trova al largo di Tripoli.
(da agenzie)
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Novembre 2nd, 2019 Riccardo Fucile
GERMANIA E FRANCIA ACCOGLIERANNO 60 PROFUGHI, IL PORTOGALLO CINQUE E L’IRLANDA DUE… A CHI LI VOLEVA VEDERE AFFOGATI E’ ANDATA MALE
Dopo essere entrata in acque italiane, la Alan Kurdi si prepara a sbarcare nel porto di Taranto. 
Lo riferisce il Viminale, precisando che si è conclusa la procedura di ricollocazione degli 88 migranti recuperati in mare, attivata sulla base del pre-accordo raggiunto nel corso del vertice di Malta.
La Germania e la Francia accoglieranno 60 immigrati, il Portogallo cinque e l’Irlanda due. La nave è rimasta al largo della Sicilia orientale per sette giorni.
Da sette giorni la Alan Kurdi, a bordo della quale si trovano 88 migranti, soccorsi al largo delle coste libiche, attendeva l’assegnazione di un porto. Nella mattina di venerdì una 20enne è stata evacuata per ragioni sanitarie, mentre domenica era stata portata a terra una donna incinta.
Ora la soluzione da parte del ministro Lamorgese.
(da agenzie)
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Novembre 2nd, 2019 Riccardo Fucile
SCATTATA L’ALLERTA NELLA NOTTE: “IPOTESI ATTENTATO COME BATACLAN”
È scattato un allarme questa notte tra le forze dell’ordine italiane per la minaccia di un attentato terroristico sul territorio nazionale. «Modalità di esecuzione — viene riportato in una nota riservata — stile teatro “Bataclan” in Francia».
Secondo la comunicazione, sono ricercati su tutto il territorio nazionale due potenziale terroristi di nazionalità albanese.
Uno risponderebbe al nome di Battar Nabiyula, conosciuto anche come Maximilian Defilade o Bardhyl Hoxha, di 46 anni. L’altro sarebbe Bujar Hysa, che dovrebbe avere tra i 40 e i 48 anni.
Nella nota, vengono invitati agenti e militari a «prestare la massima attenzione, adottando ogni sistema di sicurezza e protezione in caso di controllo persone sospette».
(da Open)
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