Novembre 25th, 2019 Riccardo Fucile
IN CALABRIA PRESSING DELL’ANTIMAFIA PER UN ACCORDO CON I DEM SUL NOME DI CALLIPO… IN EMILIA PER GARANTIRE DUE POLTRONE AGLI USCENTI IMPROVVISAMENTE SCOPRE CHE LO STATUTO VIETA DI APPOGGIARE UN CANDIDATO DI UN ALTRO PARTITO
Calabria
Di Maio non va in Calabria, causa maltempo. Questa è la motivazione ufficiale. Avrebbe dovuto sostenere una conferenza stampa per comunicare cosa fare e cosa non fare in vista delle elezioni regionali del 26 gennaio. Sul territorio in tanti hanno più di qualche dubbio.
Sentite per esempio la deputata Danila Nesci, tra le più attive in queste ore e tra le più informate: “Maltempo? Luigi sta valutando meglio chi candidare come presidente, deve ancora decidere”. “C’è ancora qualcosa che va limitato”, dice un altro parlamentare.
Ciò significa che il capo politico non avrebbe saputo cosa dire davanti ai giornalisti, anche perchè tra gli attivisti è in corso una guerra tra bande: “Siamo dilaniati, anzi spappolati”, osservazione amara di un pentastellato che preferisce rimanere anonimo. Non solo. Il capo politico sta facendo i conti con un’opinione pubblica che spinge sempre più per un accordo M5s-Pd così da evitare l’avanzata leghista. E anche tanti attivisti pentastellati e molti deputati e senatori si stanno convincendo di questa necessità .
Il Blog delle Stelle con un post ha dato il via alle candidature per la formazione delle liste ma non si parla ancora del candidato presidente, su cui è in ballo una partita complicatissima che ha sullo sfondo l’alleanza con il Pd a livello nazionale.
Calabria ed Emilia Romagna, dove si gioca il futuro dell’esecutivo giallorosso, sono concatenate e prima di andare al Sud, Di Maio sarà presente questa sera a Bologna per ascoltare gli attivisti.
Beppe Grillo nel video registrato con accanto il capo politico ha rimesso in moto una macchina quando ha detto che con la sinistra si possono realizzare grandi progetti. E attorno a questa frase ruota tutta l’incertezza del momento.
Nel frattempo in Calabria si moltiplicano gli appelli all’unità Pd-M5s. Uno porta la firma dell’imprenditore antimafia Antonino De Masi, tra le personalità calabresi più ascoltate dal Movimento: “Proverò a convincere Pippo Callipo a candidarsi”, l’imprenditore che prima aveva dato disponibilità ma poi si è tirato indietro di fronte a un Movimento 5 Stelle in ordine sparso. L’altro appello arriva dal segretario della Cgil calabrese Angelo Sposato che vorrebbe evitare l’avanzata sovranista.
Il Pd raccoglie il messaggio e il commissario regionale Stefano Graziano sottolinea come i dem siano “al lavoro per una candidatura unitaria e di rinnovamento per battere una destra sovranista”. Quindi, dice, “è il momento di aggregare quei progetti civici che in queste ore stanno scendendo in campo. Non è il momento di puntare a sconfitte dignitose. È, invece, il momento che tutte le forze alternative alla destra, alla Lega, con maturità e responsabilità , mettano da parte tutte le aspirazioni individuali”.
E il Movimento 5 Stelle? “Siamo in un ritardo folle e irrecuperabile”, dice una fonte che invita a guardare le varie pagine del Movimento 5 Stelle su Facebook per capire quanto i pentastellati siano divisi.
C’è chi vuole candidare Carlo Tansi, capo della Protezione civile sotto il governatore Mario Oliverio. Chi propone una figura antimafia come quella di Pino Masciari, imprenditore, testimone di giustizia. E per finire c’è anche chi invece pensa che Pippo Callipo possa essere una buona soluzione. “È una brava persona, è meglio dei tanti nomi che stiamo proponendo anche di Francesco Aiello”.
Aiello era in pole come possibile candidato, il cui nome è circolato nelle ultime settimane tra i 5Stelle. Nome che tuttavia non trova il via libera da parte di tanti.
Tra cui Danila Nesci, la quale respinge anche Pippo Callipo: “Va bene il dialogo con una sinistra rinnovata ma tocca a noi del Movimento esprimere un nome. Il ragionamento è più ampio. Bisogna trovare un accordo in Emilia Romagna e in Calabria, qui siamo più forti noi grazie alle battaglie che abbiamo fatto”.
Ma chi candidare? “Nè Callipo nè Aiello – secondo Nesci – non serve un imprenditore nè una persona della società civile che però non conosciamo”. La deputata M5s tempo fa aveva avanzato la propria candidatura e forse ancora ci spera.
La confusione sotto il cielo pentastellato è tanta e Di Maio, per adesso in fuga dalla Calabria, non ha molto tempo per risolvere il complicatissimo rebus. E il pressing dei sindacati e della società civile per la candidatura di Callipo rimbomba sempre più nelle sue orecchie. Ormai anche tanti M5s sembrano essere d’accordo.
Emilia Romagna
“Per statuto non possiamo sostenere il candidato di un partito”: Luigi Di Maio, di fronte agli attivisti 5 Stelle riuniti in un hotel di Bologna. lancia un masso sulla strada che dovrà definire il percorso da intraprendere in vista delle elezioni regionali in Emilia Romagna.
Il capo politico 5 Stelle è stato accolto dagli applausi della platea che ha riempito la sala del Savoia Regency Hotel e ha di fatto chiuso ancora una volta la porta a un accordo elettorale con il candidato dem Stefano Bonaccini. “Qui il movimento è vivo e pronto a combattere, faremo una campagna itinerante e aperta fino all’ultimo giorno”, ha aggiunto Di Maio.
Beppe Grillo, garante e co-fondatore del Movimento, nel suo recente blitz romano, non ha imposto nulla al suo successore, ma ha tracciato un solco: continuare a progettare con il centrosinistra. Il riferimento non sembrava rivolto solo e soltanto al governo. O almeno questa è l’interpretazione data da una parte consistente delle truppe. Non è escluso, quindi, che la piattaforma Rousseau possa essere rimessa in moto, dopo il voto dello scorso 21 novembre sul presentarsi o meno alle Regionali, per lasciare agli iscritti la decisione di allearsi o meno con i dem, se non in tutte e due le consultazioni, perlomeno in Emilia Romagna.
(da agenzie)
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Novembre 25th, 2019 Riccardo Fucile
“NON HA DETTO UNA PAROLA SULLA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI A HONG KONG, PENSA SOLO AGLI AFFARI SUOI”
«Sono abbastanza deluso nel leggere le osservazioni indifferenti del ministro degli Esteri Luigi Di Maio sulla terribile situazione dei diritti umani a Hong Kong. A Shanghai ha detto: ‘Non vogliamo interferire nelle questioni altrui’, riflettendo la tipica mentalità di chi pensa solo agli affari suoi. Per non parlare del fatto che alcuni gruppi italiani hanno avuto un ruolo nella brutalità della polizia di Hong Kong fornendo i veicoli della polizia stessa».
Lo scrive Joshua Wong, uno dei giovani leader del movimento pro-democrazia di Hong Kong, in un intervento pubblicato su La Repubblica.
Wong mette in guardia l’Italia — «deve stare attenta a non dipendere dagli interessi economici cinesi» — e rivolge un «appello ai leader e ai politici italiani affinchè si schierino con i manifestanti di Hong Kong, che si battono per la nobile causa di ottenere elezioni libere».
«Oltre a condannare l’uso della violenza della polizia contro la popolazione di Hong Kong, i Paesi europei, e in particolare l’Italia, dovrebbero riconsiderare gli accordi economici con un regime spietato che non rispetta mai le regole», sottolinea l’attivista.
Sulle elezioni, «è stato fondamentale andare a votare per far capire a Xi Jinping e al governo di Hong Kong che vogliamo elezioni libere e un’indagine indipendente sulla brutalità della polizia. La Cina respinge queste semplici richieste dal 1997», rileva Wong, che accusa il governo di avergli impedito di candidarsi.
La sconfitta, per il fronte pro-Cina a Hong Kong alle ultime elezioni distrettuali, è pesantissima. Un risultato che non ha lasciato margini di interpretazione per la governatrice Carrie La, che ha assicurato di voler rispettare il risultato e di voler ascoltare «con umiltà le opinioni dei cittadini»
«Ho pensato di chiedere un aiuto a livello internazionale, recandomi in Italia per spiegare agli amici europei la nostra causa democratica e pacifica», dice ancora Joshua Wong. «Purtroppo, il Tribunale non ha ritenuto importante la mia udienza presso il Parlamento italiano e ha respinto la mia domanda di viaggio. Dopo questa decisione, è chiaro che ora sono privato del diritto a candidarmi, della libertà di movimento, della libertà di riunione e della libertà di parola».
(da agenzie)
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Novembre 25th, 2019 Riccardo Fucile
SI SONO SENTITI PER TELEFONO TRAMITE UNA COMUNE AMICA, MA VIGE IL NO COMMENT
Beppe Grillo e Nicola Zingaretti si sono parlati. Il leader PD sapeva che il fondatore del M5S
sarebbe venuto a Roma. A fare da tramite è stata un’amica comune: alla fine si sono sentiti al telefono per rilanciare l’accordo di governo, come racconta oggi Goffredo De’ Marchis su Repubblica:
Contatto avvenuto. Beppe Grillo e Nicola Zingaretti si sono parlati. Tutto è avvolto nel mistero. Le smentite saranno d’obbligo. Il primo non vuole urtare la suscettibilità di Luigi Di Maio, tanto più in un momento di difficoltà del Movimento. Il secondo, vecchia scuola, sta attento a non infilarsi nel «travaglio» di una forza politica alleata, quella su cui si regge la fragile maggioranza di governo: non è fair, punto. Sono le regole della politica. Almeno alla luce del sole.
«Si sono sentiti? Lasciamo stare, non facciamo confusione. Meglio non dire. Si rischia di complicare la situazione», ammette un alto dirigente del Partito democratico molto vicino al segretario.
Non nega il colloquio, di cui sanno un pugno di persone. Forse lui stesso ha avuto uno scambio con il fondatore del Movimento nei giorni scorsi. «Lasciamo che le cose facciano il loro corso», risponde sibillino.
Anche qualche grillino più fedele al comico ha capito che ora con il Pd c’è un canale diretto. «Zingaretti gli sta simpatico. Perchè è uno che non fa giochi di Palazzo», dice la fonte M5S
Grillo ha trascorso gli ultimi due giorni a Roma. Lo staff di Zingaretti esclude un colloquio a quattr’occhi. «Nicola è stato sempre con la famiglia». Ma il leader dem sapeva da un po’ che il comico genovese sarebbe venuto nella Capitale durante il week end, notizia conosciuta da pochissime persone.
Se c’era un momento giusto per parlarsi, per sciogliere il nodo di un governo nel quale il Movimento 5 stelle appare a disagio, di un patto politico col Pd osteggiato apertamente dal capo politico grillino, insomma di una presa di posizione dell’Elevato, non poteva essercene uno migliore. E il segnale, l’altro ieri, è arrivato. Il tanto auspicato intervento di pace da parte di Grillo è stato chiaro. Proprio nella direzione voluta dai dem.
Parlare direttamente con il comico è una specie di impresa. Non ha una segreteria, non ha un collaboratore politico, non ha un parlamentare che possa fare da tramite. Per mettersi in contatto con lui, lo sa bene Pier Luigi Bersani, occorre fare dei giri strani. Quello che conta è l’amicizia.
Nel 2013 l’ex segretario del Pd si rivolse al dentista-amico del comico, il dottor Flavio Gaggero. Sperava di ottenere un colloquio con Grillo per sbloccare il “governo del cambiamento”, l’asse Pd-5S su cui aveva puntato le sue carte. Fu un fiasco. Stavolta no.
Il contatto c’è stato, pare tramite un’amica di vecchia data di Grillo, romana.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 25th, 2019 Riccardo Fucile
LA SOLITA BALLA SOVRANISTA, SI RIPASSI LA COSTITUZIONE: NON SI VOTA PER IL GOVERNO MA PER IL PARLAMENTO
Ripetiamo insieme: in Italia gli elettori non sono chiamati alle urne per decidere il governo, ma solamente per formare il Parlamento attraverso le loro preferenze.
Le parole di Alessandro Sallusti a L’Aria che Tira, infatti, possono essere fraintese viaggiando in bilico tra un pensiero populista (quello che vive molto sui social sui famosi Esecutivi non eletti dal popolo) e uno riformista che vorrebbe vedere la formazione dei governi in base alla volontà popolare.
Insomma, si dovrebbe votare per l’Esecutivo e non per il Parlamento.
La differenza, però, sta nelle parole utilizzate.
Nel corso del suo intervento a L’Aria che Tira, su La7, il direttore de Il Giornale è tornato a parlare dl governo Conte-2, sottolineando come si tratti del sesto esecutivo (in sette anni) non eletto dal popolo.
L’ultimo votato, secondo Alessandro Sallusti, è il Berlusconi IV, quello che poi venne sostituito da Mario Monti con tutte le conseguenze di cui la storia recente dell’Italia narra ancora.
Il direttore de Il Giornale fa dunque riferimento a quegli esecutivi guidati da Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e il bis offerto da Giuseppe Conte. Tutti non eletti, come gli altri nella storia della Repubblica Italiana.
Quando il popolo è chiamato alle urne, infatti, si decidono le maggioranze e le opposizioni alla Camera al Senato.
Solo in base a quello, poi, si può formare un governo che, non a caso, per avviare i suoi lavori (e sopravvivere nell’arco dell’intera legislatura) deve fare i conti con i voti di fiducia in Parlamento.
Non si vota per il governo, ma per il Parlamento
Quindi, ancora una volta, ripetiamo insieme: in Italia gli elettori non sono chiamati alle urne per decidere il governo, ma solamente per formare il Parlamento attraverso le loro preferenze.
Eppure è abbastanza elementare e lo sarà fino a che non si deciderà di rivoluzionare il sistema elettorale (e costituzionale) nel nostro Paese.
(da “NextQuotidiano“)
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Novembre 25th, 2019 Riccardo Fucile
BRAVA LAMORGESE, FINALMENTE UNA CHE MANTIENE LA PAROLA E NON RACCONTA BALLE (E CHE DEVE TAPPULLARE LE PROMESSE NON MANTENUTE DEL CAPITONE)
Il governo ha presentato in commissione Finanze della Camera un pacchetto di cinque
emendamenti al decreto fisco.
Le proposte di modifica prevedono, tra l’altro, più fondi per la Cassa integrazione straordinaria, l’esclusione dagli obblighi di conservazioni delle fatture elettroniche emesse dagli Organismi di informazione, e altri 180 milioni per pagare gli straordinari delle forze di polizia e dei vigili del fuoco per gli anni precedenti al 2019.
Per le Forze di polizia, si legge, vengono stanziati 175 milioni mentre cinque milioni vengono stanziati per i Vigili del fuoco.
(da agenzie)
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Novembre 25th, 2019 Riccardo Fucile
PADRE FORTUNATO: “ACCOGLIAMO L’APPELLO DI UNICEF ITALIA”
“Non possiamo girarci dall’altra parte”. Dopo il salvataggio di 149 migranti, fra cui un bimbo di neanche un anno e un ipovedente, il Direttore Sala Stampa Sacro Convento Assisi, Padre Enzo Fortunato, chiede che sia la Guardia costiera sia candidata al premio Nobel per la pace.
“Non possiamo girarci dall’altra parte e far finta di non vedere – si legge nella nota – Gli uomini della Guardia Costiera sempre pronti ad intervenire e a lanciarsi in mare pur di salvare una vita mettendo a rischio la propria. Accolgo l’appello dell’amico Andrea Iacomini, Portavoce Unicef Italia, a candidare la Guardia Costiera a Premio Nobel per la pace. In questi giorni di preparazione al Natale dove san Francesco volle vedere con gli occhi i disagi dell’umanità , questa tragica pagina apra la mente e il cuore di ogni uomo. Non giriamoci dall’altra parte”.
(da agenzie)
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Novembre 25th, 2019 Riccardo Fucile
CITTA’ ISOLATA, DECISIONE SENZA PRECEDENTI PRESA QUESTA SERA DA AUTOSTRADE DOPO CHE LA PROCURA AVEVA IPOTIZZATO IL SEQUESTRO
L’Autostrada A 26 — che collega Genova ad Alessandria fino a Gravellona Toce nella
provincia di Verbania Cusio Ossola – è chiusa nel suo accesso da Genova.
La decisione è stata presa in serata dalla direzione del tronco di Autostrade ma è una scelta obbligata visto che la procura di Genova aveva sostanzialmente intimato la misura alla concessionaria a causa delle condizioni pessime in cui si troverebbero due viadotti: il Pecetti e il Fado.
Sono alcuni dei viadotti della rete genovese finiti nel mirino dell’inchiesta sui cosiddetti falsi report, un filone nato dalle indagini sul crollo del Morandi che ha permesso di portare a galla l’incredibile sottovalutazione delle condizioni di alcuni viadotti.
Nei report ufficiali venivano indicate valutazioni che non corrispondevano alla realtà . Naturalmente i ponti in questione erano in condizioni assia peggiori di quelle ufficializzate nelle valutazioni poi inviate al Mit.
Il comunicato: “La Direzione di Tronco di Genova di Autostrade per l’Italia comunica che a partire dalle ore 21:30 di oggi, lunedì 25 novembre, sarà chiusa al traffico in entrambe le direzioni la tratta dell’autostrada A26 compresa tra l’allacciamento con l’autostrada A10 e lo svincolo di Masone. Tale misura viene assunta per consentire l’esecuzione di verifiche tecniche sui viadotti Fado Nord e Pecetti Sud, presenti in tale tratta. La Direzione di Tronco condividerà i risati di tali verifiche con gli enti competenti”.
Per alcuni di questi viadotti il procuratore capo Francesco Cozzi ha utilizzato parole inquietanti: “Sono viadotti a rischio rovina. Credo che il termine sia chiaro a tutti”. In altre parole si tratta di viadotti che nonostante siano anche stati sottoposti negli ultimi mesi, dopo lo scandalo dei falsi report, a lavori di manutenzione, secondo i consulenti della procura sono in condizioni di vero e proprio rischio cedimento.
E se fino a ieri poteva esistere un margine di discrezione nelle valutazioni, dopo il crollo del viadotto Madonna del Monte sull’A6 tutto è cambiato. Per Genova e per la Liguria è un ulteriore colpo mortale alla rete dei trasporti. La A26 è un’arteria vitale non solo per le comunicazioni ma soprattutto per le merci in entrata e uscita dal porto di Voltri.
In conseguenza di tale chiusura Autostrade consiglia i seguenti itinerari alternativi:
– Veicoli leggeri e autocarri fino a 7,5 ton (esclusi autobus)
Per la A26 dalla A10 uscire a Prà e proseguire fino a Masone tramite la SP 456 del Turchino
Per la A10 dalla A26 effettuare il percorso inverso.
– Veicoli pesanti superiori a 7,5 ton e autobus
Per la A26 dalla A10 utilizzare la A7.
Per la A10 dalla A26 obbligo di deviazione sulla Diramazione Predosa Bettole, dalla quale, con fermo temporaneo e progressivo deflusso, sarà possibile procedere verso Genova lungo la A7. Potranno proseguire fino a Masone i soli mezzi pesanti con destinazione di scarico o carico nella zona collegata a tale svincolo.
– Itinerari di lunga percorrenza
Per i collegamenti tra la A4, A26 e A21 verso la Toscana, utilizzare la A21 fino all’allacciamento con la A1 e da questa raggiungere Firenze o riprendere l’autostrada tirrenica tramite la A15.
(da agenzie)
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Novembre 25th, 2019 Riccardo Fucile
SI PREANUNCIA UNA MOBILITAZIONE A LIVELLO NAZIONALE… LA SFIDA A SALVINI: “NELLA STESSA PIAZZA USATA RECENTEMENTE PER DIFFONDERE MESSAGGI DI ODIO”
“Roma non abbocca”. Tutto, o quasi, è pronto per il grande flash mob delle Sardine di sabato 14 dicembre. L’appuntamento, dalle 15, non solo per il popolo anti-odio romano, ora ha anche il luogo del raduno.
Sarà piazza San Giovanni, la scelta è arrivata dopo la bocciature di piazza del Popolo già occupata da un’altra manifestazione e del Colosseo che invece è stata negata. Ma l’auto convocazione di tutte le Sardine di Roma va oltre i confini della capitale e si preannuncia una mobilitazione a livello nazionale con tanto di pullman che si stanno organizzando da altre città .
“Roma non si lega. Sardine unite, tutte a Roma il 14 dicembre” è l’appello che sta viaggiano da giorni sui social mente il gruppo di Roma su Facebook ha superato le 125mila adesioni.
“Le sardine di tutta Italia inonderanno Roma, il 14 dicembre, uniti contro ogni forma di discriminazione – scrive Stephen Ogongo – Abbiamo voluto organizzare questo raduno in un luogo simbolo, una piazza che negli ultimi tempi è stata usata come palco per diffondere messaggi che non sono degni di una società civile”.
E poi la solita raccomandazione: “Non portate bandiere o simboli di partito o delle associazioni”.
È tempo di reagire a questo modo di fare politica, una retorica vuota e senza empatia, che alimenta la divisione e fonda il proprio messaggio sull’odio verso il prossimo
“#Sardine di tutta Italia riuniamoci! – scrivono i promotori – Siete un gruppo di sardine e avete un bus pronto per l’evento nazionale che si terrà a Roma il 14 dicembre? Scriveteci a: bus@sardineroma.it . Coordineremo i bus già completi e diretti a Roma per facilitare il vostro arrivo”.
“Dopo la straordinaria partecipazione ai flash mob in tutta Italia, che come un’onda di civiltà ha risvegliato le coscienze di tutti, abbiamo deciso di organizzare un ultimo evento nazionale a Roma. Ormai da tempo sovranisti e populisti di questo paese e i suoi rappresentanti hanno alimentato i sentimenti più negativi: l’odio, la disuguaglianza, la volontà di limitare i diritti civili e le comunità più deboli. Ora, stretti come sardine, tanti e insieme diciamo basta! La propaganda dell’odio deve finire. E finirà . L’Italia non è quello che la Lega sta mostrando agli occhi del mondo. La Lega e i suoi portavoce non rappresentano la città Capitale d’Italia”.
(da agenzie)
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Novembre 25th, 2019 Riccardo Fucile
ALTRO IMPONENTE PRESIDIO CONTRO LA POLITICA DELL’ODIO DI SALVINI
Migliaia di sardine, circa diecimila persone, stanno invadendo pacificamente Piazza Duomo a
Parma. Il presidio, promosso dal movimento anche nella nostra città , è partecipato da migliaia di persone.
Giovani e giovanissimi, studenti delle scuole superiori e universitari, persone meno giovani, professori, comuni cittadini e esponenti di associazioni. Tutti insieme per gridare la loro opposizione alla Lega e a Matteo Salvini.
Tra cartelli con slogan contro l’ex Ministro degli Interni e canzoni popolari, il presidio, che a Parma è stato risparmiato dalla pioggia, è iniziato qualche minuto dopo le 19.
“Care Sardine, benvenute a Parma. Fate sentire alta e solenne la voce di una città libera in una terra libera. Perchè nessuno può venire in Emilia Romagna e insegnare a noi cos’è la libertà “.
Così il sindaco Federico Pizzarotti dal suo profilo Facebook ha esultato per il flash mob organizzato dalle sardine. Dopo l’appello social la grande adunata in piazza Duomo. Che conta circa diecimila persone. La manifestazione è firmata da tre studenti del Marconi. “Noi siamo la dimostrazione che si può fare politica senza insulti, senza odio, senza discriminazione”.
(da ParmaNews)
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