Destra di Popolo.net

OGGI IL TEMA SOVRANISTA E’ IL FORMAGGIO ALLA GRIGLIA, NESSUNA PAROLA DI CUOR DI LEONE SUI LEGHISTI CHE HANNO ARRAFFATO IL BONUS DA 600 EURO

Agosto 11th, 2020 Riccardo Fucile

COSA SI E’ INVENTATO OGGI SALVINI PER NON PARLARE DEI DEPUTATI E CONSIGLIERI LEGHISTI CHE HANNO CHIESTO IL BONUS

Ormai è certo: due deputati leghisti hanno preso il bonus 600 euro e il terzo non lo ha intascato solo per problemi di procedura.
Se i nomi dei parlamentari ancora non sono confermati, oggi il Corriere della Sera e Il Fatto Quotidiano hanno messo in nomination Elena Murelli e Andrea Dara.
Ma ci sono anche una manciata di consiglieri regionali che hanno fatto coming out. Eppure nonostante sia uno che dà  la vita per l’Italia Matteo Salvini nelle ultime ore non ha trovato uno straccio di tempo per dire qualcosa sull’argomento.
Ad esempio ben 17 ore fa l’emittente locale Antenna 3 trasmetteva un’interessante diretta in cui il consigliere regionale della Lega Riccardo Barbisan confessava di aver preso il bonus
E cosa ha fatto il Capitano ieri sera? Ci ha informato che il formaggio alla griglia è un must
Magari il povero Salvini era affamato e dopo ha trovato cinque minuti liberi mentre digeriva per commentare la storia dei consiglieri?
Proprio in quei momenti anche un collega di Barbisan, Alessandro Montagnoli, spiegava di aver tolto a Roma per dare al Veneto
Ma da Salvini solo silenzio: era già  andato a dormire, sicuramente.
Questa mattina però prima che il gallo abbia cantato tre volte sono usciti i giornali. E con loro la notizia dei leghisti accusati di aver preso il bonus: “In casa Lega monta l’imbarazzo. II nomi che circolano sono Andrea Dara e Elena Murelli”
E cosa ha fatto il nostro Capitano appena sveglio? Ha rassicurato i suoi elettori? Ha proposto sanzioni? Ha smentito la notizia? No. Ha deliziato tutti con i motivi per cui Conte dovrebbe dimettersi. Seguono post sui migranti e poi l’immancabile cappuccino e sorriso, proprio l’ora in cui si leggono i giornali:
Vi lasciamo immaginare cosa è successo dopo: critiche alla Azzolina, altri immigrati cattivi, il povero Giletti, ma di una parola una che dica qualcosa sui leghisti che hanno preso il bonus, che siano parlamentari o consiglieri regionali, non v’è traccia.
Eppure a caldo Salvini ne chiedeva le dimissioni.
Come mai ha cambiato idea?

(da “NextQuotidiano”)

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IL GARANTE DELLA PRIVACY HA DECISO E SCRIVE ALL’INPS: “I NOMI SIANO PUBBLICI, SI POSSONO PUBBLICARE”

Agosto 11th, 2020 Riccardo Fucile

I DEPUTATI SONO PERSONALITA’ PUBBLICHE CHE HANNO CHIESTO UN SUSSIDIO PUBBLICO, QUINDI NON ESISTE RISERVATEZZA

Questa non è una questione di privacy. I deputati che hanno chiesto – incredibilmente – il bonus Covid non possono farsi scudo delle norme a protezione della riservatezza. In altre parole, non possono invocare la privacy per chiedere che il loro nome resti segreto.
La nostra Autorità  – i cui nuovi componenti si sono insediati il 28 luglio 2020 – a tre giorni di distanza dalla diffusione della notizia dei parlamentari “furbetti” ha finalmente preso una posizione ufficiale sulla questione.
“La privacy non è d’ostacolo alla pubblicità  dei dati relativi ai beneficiari del contributo laddove, come in questo caso, da ciò non possa evincersi, in particolare, una condizione di disagio economico-sociale dell’interessato”, dice il Garante della privacy.
“Ciò vale, a maggior ragione – prosegue il Garante in una nota – rispetto a coloro per i quali, a causa della funzione pubblica svolta, le aspettative di riservatezza si affievoliscono, anche per effetto dei più incisivi obblighi di pubblicità  della condizione patrimoniale cui sono soggetti”. Il Garante contestualmente comunica che “sarà  aperta una istruttoria in ordine alla metodologia seguita dall’Inps rispetto al trattamento dei dati dei beneficiari e alle notizie al riguardo diffuse”.
Basta, del resto, leggere le norme, valutare le decisioni dell’Autorità  su materie simili, sondare il polso dei tecnici dell’Autorità  stessa per capire che la privacy viene chiamata in causa a sproposito dai difensori dei “furbetti”.
I deputati in questione sono delle figure pubbliche che hanno chiesto di beneficiare di un contributo pubblico. Dunque la loro condotta non è protetta dalle norme sulla privacy. Prevale, in questo caso, il diritto dell’opinione pubblica e dei giornali a conoscere che cosa è successo. Prevale la trasparenza sulla riservatezza.
La privacy, d’altra parte, serve a celare dati sensibili della persona: sulle sue malattie o sugli orientamenti politici, solo per fare qualche esempio. La richiesta del bonus Covid, da parte di un parlamentare, non svela alcun dato sensibile.
La stessa valutazione può valere anche per gli amministratori locali, che pure sono figure pubbliche. Con una sola, sostanziale differenza.
Un amministratore locale, che non riceve certo il robusto stipendio dei deputati, potrebbe versare in condizioni di difficoltà  economica. Chiedere il bonus Covid, nel suo caso, può essere comprensibile, giustificato. Pubblicare il nome di un consigliere comunale equiparando la sua posizione a quella del parlamentare sarebbe improprio.
E l’Inps, in tutto questo? L’Istituto per la previdenza ha forse diritto di negare i nomi dei deputati beneficiari del bonus oppure è tenuto a renderli noti?
Il Codice della Trasparenza – cioè la legge 33 del 2013 – all’articolo 26 stabilisce che “le pubbliche amministrazioni pubblicano gli atti di concessione di sovvenzioni, contributi, sussidi ed ausili finanziari alle imprese, e comunque di vantaggi economici di qualunque genere a persone ed enti pubblici e privati”.
Anche qui, dunque, l’obbligo di trasparenza sui vantaggi che personalità  pubbliche (i deputati) ricevono dalla Pubblica Amministrazione (l’Inps) prevale su tutto.

(da agenzie)

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VUOLE VINCERE IN TOSCANA MA LA LEGA NON SA NEANCHE CHE VIAREGGIO E’ IN PROVINCIA DI LUCCA E NON DI PISA

Agosto 11th, 2020 Riccardo Fucile

TRE ORE PER CORREGGERE LA GAFFE SUL MANIFESTO SOCIAL… ORMAI GLI STRAFALCIONI GEOGRAFICI DELLA LEGA SONO UN’ABITUDINE

Gli itinerari di una campagna elettorale città  per città  sono molto lunghi e può capitare di fare confusione. E i profili social della Lega, spesso e volentieri, si riempiono di errori geografici.
In passato abbiamo parlato di Soverato (Catanzaro, ma secondo il Carroccio era Cosenza).
Oggi, invece, tocca a Viareggio diventata una provincia di Pisa. La gaffe social del team di comunicatori che curano i profili Lega Salvini Premier, dunque, tocca anche la Toscana (teatro delle prossime elezioni Regionali in programma il 20 e il 21 settembre). Poi, dopo le segnalazioni, il post è stato modificato riportando l’informazione corretta.
Il post social è stato pubblicato nella mattinata di domenica, mostrando le immagini dell’accoglienza da parte dei cittadini di Viareggio all’arrivo di Matteo Salvini e Susanna Ceccardi, candidata della Lega (e per tutto il Centrodestra) alle prossime elezioni Regionali in Toscana.
Ora sul profilo social del Carroccio appare la versione corretta, ma per tre ore quel post è stato online con la gaffe sulla provincia di appartenenza. Qui mostriamo lo screenshoot e non il link, per via della presenza di minori tra le fotografie condivise sui social.
Come detto, ora sui profili social della Lega Salvini Premier appare la versione corretta del post, con Pisa ‘restituita’ alla Provincia di Lucca e non più a Pisa.
Ma andando a visualizzare la cronologia delle modifiche, ecco comparire le modifiche. Alle 11.11 si parla di una Viareggio pisana; dopo tre ore esatte (con moltissime segnalazioni tra i commenti) arriva la modifica con la cittadina toscana che torna a essere una provincia di Lucca.
Un altro errore geografico del Carroccio che si somma a una lunga collezione di gaffes.

(da “NextQuotidiano”)

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ESPONENTE DI FRATELLI D’ITALIA INDAGATO PER CORRUZIONE, ABUSO D’UFFICIO E FRODE: SPECULAVA SUL CENTRO MIGRANTI

Agosto 11th, 2020 Riccardo Fucile

IL SINDACO DELLA MELONI AVREBBE AFFIDATO LA GESTIONE DELLA STRUTTURA A PERSONE A LUI LEGATE….PARTE DEI CAPI DI ABBIGLIAMENTO SOVRAFATTURATI FINIVANO A SUO FIGLIO INVECE CHE AI MIGRANTI

Il sindaco di Varapodio, Orlando Fazzolari, eletto a capo di una lista civica e candidato non eletto alle elezioni regionali del gennaio scorso con Fratelli d’Italia, è indagato insieme ad altre cinque persone per i reati di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale (unico reato contestato a due funzionari della Prefettura), abuso d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio (tutti reati contestati al sindaco, anche in concorso con altri), truffa ai danni dello Stato e peculato.
Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di ripetute condotte illecite in relazione alla gestione di un centro di accoglienza per cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale, che era stato realizzato a Varapodio nell’ex agriturismo “Villa Cristina” e attivo dal settembre 2016 all’aprile 2018, a seguito di una convenzione stipulata tra il Comune di Varapodio e la Prefettura di Reggio Calabria.
Il sindaco è accusato di aver stipulato convenzioni mediante affidamenti diretti con imprese da lui scelte, senza avere la preventiva autorizzazione dal Consiglio comunale, il tutto in contrasto a quanto previsto dalla normativa in vigore.
Secondo l’accusa il sindaco, avrebbe affidato la convenzione per la gestione del centro alla società  cooperativa sociale “Itaca” — con il legale rappresentante della quale aveva consolidati rapporti di collaborazione, amicizia e cointeresse — in cambio dell’assunzione, con contratti di prestazione di lavoro occasionale, di persone a lui legate da rapporti di collaborazione, anche politica e di amicizia.
Tra queste, viene contestata l’assunzione di due consiglieri di maggioranza e della moglie di uno dei due, privi di specifica competenza, che ricevevano un contribuito mensile anticipato dalla Cooperativa e poi rimborsato dal Comune.
Per l’assunzione di uno dei consiglieri, il legale rappresentate della coop è accusato anche di peculato.
La coop, per l’accusa, sovrafatturava le spese per il pagamento dei collaboratori causando, dal settembre 2016 al marzo 2018, un ingiusto profitto di circa 20.000 euro, con pari danno all’Ente Pubblico.
Per i carabinieri l’anomala gestione del sindaco del centro di accoglienza è evidenziata anche dai rapporti con due imprese di abbigliamento, concessionarie per la fornitura di abbagliamento, scarpe e attrezzatura sportiva per i migranti.
Il Sindaco avrebbe stabilito gli importi da liquidare con i titolari, accordandosi anche prima che avessero fatturato.
Un accordo che consentiva anche un pagamento maggiorato della merce rispetto a quanto stabilito. Il tutto in danno del Comune.
Parte della merce, poi, invece che ai migranti sarebbe stata destinata al figlio del sindaco.
I funzionari ispettori della Prefettura di Reggio, invece, sono indagati perchè nel corso di un controllo avrebbero redatto un falso verbale omettendo di indicare le irregolarità  emerse sulla regolarizzazione delle cuoche e la forniture di alimenti, nonchè la mancata manifestazione di interesse per altre cooperativa da parte del Comune, oltre la “Itaca”.

(da “NextQuotidiano”)

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IL CAPOGRUPPO DI FORZA ITALIA IN REGIONE FRIULI HA PRESO IL BONUS DI 600 EURO: “ERA UN MIO DIRITTO, DOVEVO PAGARE LE BOLLETTE”

Agosto 11th, 2020 Riccardo Fucile

FRANCO MATTIUSSI IN REGIONE PERCEPISCE 8.000 EURO, HA UN ALBERGO E UN RISTORANTE

Non solo Veneto. Franco Mattiussi, 62 anni, vicecapogruppo regionale di Forza Italia in Friuli Venezia Giulia nonchè imprenditore, con un lungo post su Facebook riportato dal Gazzettino si è auto-segnalato, perchè anche lui ha chiesto e ottenuto il bonus Inps per due volte.
E lo ha scritto su Fb: i politici «che hanno richiesto il bonus Inps non hanno rubato nulla. Nulla. Hanno esercitato un loro diritto. Hanno, in un certo senso, profittato di una norma che lo consentiva. L’avere partita Iva presuppone l’esistenza di un lavoro autonomo   parallelo alla figura politica ricoperta. Due dimensioni da tenere distanti e separate».
E ha ammesso: «Io   personalmente, ho effettuato la richiesta e ho ottenuto il bonus che ho potuto “immettere” nelle casse aziendali. Utilizzando quei soldi anche per far quadrare conti che comunque dovevano essere saldati. Perchè nonostante tutto fosse fermo, bollette e tratte continuavano ad arrivare».
Mattiussi, ex vicepresidente (e a lungo assessore) dell’allora Provincia di Udine, ad Aquileia gestisce dal 1990 l’Hotel ristorante Patriarchi e a Villa Vicentina “Ai Cjastinars”, dal 2011 l’hotel Aquila Nera ad Aquileia e dal 2017 il Bar Cjapitul.
“Ho percepito due volte i 600 euro: una prima volta li ho chiesti, la seconda sono arrivati senza che li chiedessi».

(da agenzie)

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ANCHE IN PIEMONTE DUE CONSIGLIERI REGIONALI DELLA LEGA HANNO PRESO IL BONUS DI 600 EURO

Agosto 11th, 2020 Riccardo Fucile

GAGLIASSO E LEONE HANNO OTTENUTO DUE RATE, PUR GUADAGNANDO IN REGIONE 8.000 EURO AL MESE… ORA DICONO DI AVERLI RESTITUITI

Hanno le insegne della Lega i primi due politici piemontesi finiti nel mirino per aver chiesto e ottenuto il bonus per le partite Iva.
I loro nomi figurano nell’elenco dei duemila amministratori che, insieme con cinque deputati, hanno ricevuto l’assegno dall’Inps. I loro nomi: Claudio Leone, 53 anni, di Rivarolo Canavese e Matteo Gagliasso, 27 anni compiuti da poche settimane, di Alba. Tutti e due sono stati eletti per la prima volta in Consiglio regionale un anno fa in coincidenza con la vittoria del centrodestra che ha portato al governo della Regione Alberto Cirio.
Sia Leone sia Gagliasso sono entrambi detentori di partita Iva perchè nonostante la nomina a consigliere regionale hanno continuato con le rispettive attività  professionali. Leone, come spiega nella sua biografia di Palazzo Lascaris “dal 1990 svolge l’attività  di commerciante principalmente nei settori dell’abbigliamento e della telefonia. Dal 2002 inizia a occuparsi di sviluppo di reti franchising”.
Gagliasso, ingegnere, si occupa di consulenze in campo immobiliare “per aziende di caratura nazionale e europea”. Attività  che ha proseguito anche durante i mesi della pandemia tanto da registrare “un calo di fatturato”.
Tutti e due, consultatisi con i propri commercialisti, hanno deciso di presentare la richiesta all’Inps perchè a norma di legge, va sottolineato, “tutti i possessori di partita Iva, liberi professionisti e cocopro oltre ad alcune categorie di autonomi” avevano diritto di richiedere l’indennità .
Per ottenerla bastava inviare una domanda telematica. Un semplice automatismo. Così Leone e Gagliasso si sono visti accreditare uno dopo l’altro due assegni da seicento euro ciascuno. Che sono andati ad aggiungersi all’indennità  da consigliere regionale (che è di quasi 8mila euro). Tutto regolare.
Ma con un grave effetto sull’immagine, tanto che prima ancora che finissero pubblicamente tra “i furbetti del bonus partita Iva” entrambi assicurano di aver già  restituito i soldi all’Inps. Con un altro bonifico. Ma la restituzione non li salva dalla figuraccia. E già  c’è chi assicura che l’elenco dei furbetti a Palazzo Lascaris è destinato ad allungarsi nelle prossime giornate.

(da agenzie)

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L’EX CANDIDATO SINDACO DI SALVINI A FIRENZE PRENDE IL BONUS E INCOLPA IL COMMERCIALISTA

Agosto 11th, 2020 Riccardo Fucile

UBALDO BOCCI, EX CDA DI AZIMUT, HA UN REDDITO DI   245.000 EURO: “NON NE SAPEVO NULLA, LI HO DATI IN BENEFICIENZA”

Ubaldo Bocci, ex candidato sindaco di Salvini a Firenze e consigliere comunale, ha chiesto il bonus partite IVA da 600 euro nonostante in consiglio sia l’eletto con il reddito più alto, 254 mila euro di imponibile nel 2018.
In un’intervista con il Corriere della Sera dice che lo aveva già  dichiarato a marzo (ma all’epoca il pagamento non era ancora arrivato), che lo ha fatto per dimostrare che il meccanismo era sbagliato e che li ha dati in beneficenza:
«Sì, l’ho preso il bonus da 600 euro. Non lo dico oggi ma lo dissi quando mi sono arrivati, a marzo, in pubblico, agli altri capigruppo, per ribadire che il meccanismo era sbagliato. Li ho versati ad aprile e maggio in beneficenza».
Le pare corretto?
«Alt: non li ho chiesti io. Li ha richiesti il mio commercialista».
A sua insaputa?
«Macchè, è che non mi ricordo neanche se mi aveva avvertito».
Però sono arrivati.
«Quando me lo hanno detto ho preso i primi 600 euro, i successivi di aprile, ho aggiunto altro e li ho donati a un’associazione contro la droga, a un’altra che fa assistenza ai poveri e a un   orfanotrofio in India».
Non si chiedono 600 euro se non si hanno problemi economici. A maggior ragione, se si fa politica.
«Ha ragione, ma non mi ricordo come è andata. Lo sa però che, dato che dal 2019 non sono più nel cda di Azimut e il reddito mi è sceso di un terzo, potevo chiedere anche il bonus successivo da mille euro? È una legge sbagliata. Ma quello che sono non lo devo a nessuno”

(da “NextQuotidiano”)

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RICCARDO BARBISAN, IL CONSIGLIERE REGIONALE DELLA LEGA CHE PRENDE IL BONUS E DA’ LA COLPA AL COMMERCIALISTA

Agosto 11th, 2020 Riccardo Fucile

“COME HO VISTO IL BONUS HO DETTO “PER CARITA’ DI DIO, NON FARLO PIU'”

Uno dei consiglieri regionali del Veneto che ha preso il bonus 600 euro per le partite Iva è il leghista Riccardo Barbisan. Barbisan ha raccontato di aver preso i soldi alla tv locale Antenna 3 spiegando di aver bonificato tutto il giorno a un’associazione di beneficenza per Covid.
E di non aver mai chiesto il bonus: è stato il commercialista!
Barbisan ha provato anche a spiegare che Zaia, che come avevamo scritto era molto arrabbiato con chi gli aveva fatto fare una figuraccia, non ha confermato che non verrà  più candidato come aveva minacciato di fare con i furbetti del consiglio regionale del Veneto che avevano preso il bonus.
Secondo Barbisan solo il 20 agosto si saprà  delle liste. Riguardo agli altri due consiglieri che avrebbero fatto la stessa richiesta Barbisan conferma di conoscerli e non smentisce che siano leghisti.
Quando il giornalista di Antenna 3 gli ha chiesto se avesse percepito anche il bonus di mille euro di aprile e di maggio Barbisan ha negato con fermezza per poi aggiungere: “No, perchè ho detto al mio commercialista di non fare altre richieste per il bonus dei mille euro per il quale bisognava avere dei parametri nei quali non so neanche se rientravo…”.
Poi il consigliere ha continuato: “La prima volta che ho visto il bonus ho detto Per carità  di Dio, non farlo mai più”.
Al Corriere del Veneto poi Barbisan precisa di aver fatto il bonifico il giorno dopo: «Il 5 maggio ricevo 600 euro dall’Inps. Non capisco cosa siano, chiamo la banca, chiamo il commercialista cui ho affidato da tempo le mie credenziali Inps e lui mi spiega “è il bonus, ho fatto richiesta e te l’hanno concesso”. Esattamente il giorno dopo verso l’intera somma sul conto corrente che in Comune a Treviso — io sono anche consigliere comunale- avevamo aperto per le famiglie in difficoltà . Nelle stesse ore do indicazioni al mio commercialista di non richiedere altri bonus».

(da agenzie)

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GIANLUCA FORCOLIN: IL VICE LEGHISTA DI ZAIA HA CHIESTO IL BONUS “A SUA INSAPUTA”

Agosto 11th, 2020 Riccardo Fucile

“SONO STATI I MIEI SOCI, IO NON LO SAPEVO”

Gianluca Forcolin, vicepresidente della Regione Veneto, in un’intervista al Corriere della Sera oggi spiega che il suo studio di tributaristi ha fatto domanda per il bonus 600 euro Partite IVA ma non li ha mai ricevuti. E sostiene che non ne sapeva nulla, ma sono stati i suoi soci a fare richiesta:
Vicepresidente, cos’è successo?
«Sono socio in uno studio di tributaristi. Quando è esplosa la questione del bonus, in queste ore, ho verificato con la mia socia che, senza che lo sapessi, ha presentato domanda per tutti dove possibile. Avevamo sette dipendenti in cassa integrazione”
Cioè
«La domanda non è stata accettata. Non è arrivato mai nulla. La richiesta rispondeva a ogni criterio di legittimità  e quei 600 euro, fossero arrivati, sarebbero rimasti nelle casse dello studio».
Ieri Luca Zaia, dipinto come furioso per la storia, aveva detto che chi ha richiesto il bonus non sarebbe stato ricandidato alle elezioni regionali in Veneto. Oggi (ieri ndr) si chiudevano le liste per le prossime regionali, la sua candidatura a che punto è?
«Resto a disposizione del partito. Voglio augurarmi che 5 anni di integrità  e impegno etico e morale non siano messi a repentaglio da una semplice pratica. Che poi…verifichiamo quanti mariti, mogli e parenti hanno usufruito del bonus bebè, incentivi auto e quant’altro. A quel punto, la questione si allargherebbe…».

(da agenzie)

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