Novembre 8th, 2020 Riccardo Fucile
MARY, PSICOLOGA, LEVA IL CALICE PER LA SCONFITTA DELLO ZIO “SOCIOPATICO E NARCISISTA”
Mary L. Trump è la nipote di Donald Trump e il suo tweet per celebrare la vittoria di Joe Biden non è di certo passato inosservato.
Psicologa e insegnante, la donna è già balzata agli onori di cronaca per il libro che ha scritto sulla sua intera famiglia.
Incentrato maggiormente proprio sullo zio Donald Trump, il testo è uscito lo scorso luglio e ha dato in pasto al mondo una serie di informazioni anche molto intime sulla vita di lei, dello zio Donald e di tutta la famiglia Trump — che ha provato a non farlo pubblicare -.
L’autrice vive a New York e ha 56 anni. Suo padre, Fred Trump Jr., era uno dei figli di Fred Trump Sr. e fratello maggiore di Donald Trump. Mary Trump non ha mai nascosto l’ostilità nei confronti della propria famiglia, di quel nonno e di quello zio che in “Too Much and Never Enough” viene definito sociopatico e narcisista.
Non sorprende di sicuro questo brindisi dedicato alla fetta di americani che ha reso possibile l’elezione del candidato democratico che si è opposto nella corsa alla Casa Bianca allo zio Donald.
L’uscita del libro in piena campagna elettorale per la rielezione è sicuramente un evento che ha influenzato gli statunitensi visti i dettagli della vita privata di Trump e i suoi disturbi. La nipote di Trump — in quanto psicologa — ha anche aggiunto che lo zio ha diverse e complesse patologie che potrebbero essere chiaramente definite solamente facendo una serie di test precisi.
(da agenzie)
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Novembre 8th, 2020 Riccardo Fucile
UNA DELLE COSE PIU’ DIVERTENTI NELLA STORIA DELLA UMANITA’
Qualcuno sostiene che la conferenza stampa di Rudy Giuliani in un parcheggio di
Philadelphia tra un polo crematorio e un sex shop sia una delle cose più divertenti capitate nella storia dell’umanità . Se ve la siete persa, riassumo brevemente.
Dunque sabato mattina Trump convoca una “grande” conferenza stampa dei suoi avvocati alle 11 al “Four Seasons” di Philadelphia.
Poco dopo si corregge, specificando che la location corretta è “Four Seasons Total Landscaping”.
Lo stesso albergo ci tiene a chiarire che non c’è nessuna conferenza stampa in programma lì da loro.
Dunque cos’è “Four Seasons Total Landscaping”?
Richard Hall, inviato dell’Indipendent, arriva al luogo indicato, riferendo con sorpresa che accanto al parcheggio dove sta per cominciare la conferenza stampa ha sede un negozio di libri per adulti.
Non finisce qui: si apprende che dall’altro lato della strada c’è un polo crematorio, e il “palco” è stato allestito tra un estintore e un idrante giallo.
“Four Seasons Total Landscaping” è una ditta di giardinaggio alla portata di tutti.
Mentre sui social montano incredulità e ironia, mentre le testate americane proclamano Biden presidente eletto e Trump va a giocare a golf, nel parcheggio di FSTL Giuliani comincia per davvero a parlare a vanvera.
(da agenzie)
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Novembre 8th, 2020 Riccardo Fucile
IL REGISTA: “E’ COSI’ PAZZO CHE SI RICANDIDERA’ NEL 2024”
Parole durissime: “Sono rimasto sorpreso dal fatto che ci sia stato meno supporto per il cambiamento di quanto mi aspettassi. Mi aspettavo che il popolo americano fosse stanco di Trump, stanco del suo comportamento scorretto, ma non lo è. Trump è stato apertamente oltraggioso: è vergognoso che il presidente degli Stati Uniti dica che stanno truccando le elezioni proprio mentre si stanno ancora svolgendo. Ha abusato del suo ruolo e solo per questo dovrebbe essere buttato fuori”.
Così il celebre regista americano Oliver Stone ha parlato dei risultati delle elezioni statunitensi.
“Sono rimasto scioccato e sorpreso che Trump e Biden fossero testa a testa – ha detto-. Pensavo che sarebbe stata una vittoria schiacciante per Biden, onestamente. Lo pensavo davvero ma poi mi sono preoccupato perchè durante lo spoglio dei voti stavano chiaramente accadendo due cose. Una era che c’era una resistenza incredibile dal cuore del Paese, possiamo chiamarle zone rurali-suburbane”.
Secondo Stone, malgrado la proclamazione la vicenda potrebbe essere, però, non finita. “Trump – argomenta – farà tutto ciò che può, non sa perdere, è quello che chiamano un pessimo perdente. Vorrà che ogni voto venga controllato e renderà tutto il più difficile possibile. Combatterà con le unghie e con i denti fino al 14 dicembre e qualcosa potrebbe andare storto. Spero di no perchè mi ricordo le elezioni di Al Gore e George Bush. I democratici non si aspettavano che i repubblicani giocassero così sporco ma ora sono più preparati. Vorrei pensare che Trump se ne sia andato. Il mostro se n’è andato, almeno quello più grande di tutti, spero. Sembra come un film horror. Alla fine del film dici: oh se n’è andato, il mostro è morto, ma poi c’è un sequel e ritorna. Anche se ammettesse la sconfitta, penso che Trump sia abbastanza pazzo da candidarsi di nuovo nel 2024”.
(da Globalist)
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Novembre 8th, 2020 Riccardo Fucile
DOMENICO GIACOPPO ERA NATO NEL 1898 E ANDO’ NEGLI USA NEL 1900 CON LA FAMIGLIA… NEL PAESINO SICILIANO C’E’ ANCORA UNA LONTANA CUGINA
“Siamo felici per l’elezione di Joe Biden alla presidenza degli Stati Uniti. Adesso vorremmo
invitare la First lady, Jill Biden, a Gesso, il posto che cui era partito il Nonno paterno”.
Tonino Macrì è il Presidente dell’associazione Rinascita Gesso, il piccolo centro di 500 abitanti del comune di Messina, dopo l’ufficializzazione dell’elezione di Biden.
Il nonno paterno della moglie del neo presidente è nato proprio a Gesso il 12 agosto del 1898. Il suo nome era Domenico Giacoppo, poi trasformato in Dominic Jacobs, dopo il suo arrivo negli Stati Uniti, avvenuto nel 1900, quando aveva un anno e mezzo.
A Gesso è rimasta solo una lontana cugina di Jill Biden, Caterina Giacoppo. Una casalinga sessantenne che si era detta “sorpresa” per l’interesse che ruota attorno alla parente americana. E si era augurata la vittoria della cugina americana. Desiderio che oggi si è avverato.
Il bisnonno di Jill Jacobs, Placido Giacoppo, il 29 maggio del 1900, decise di trasferirsi negli Stati Uniti. Prima partì lui, poi lo raggiunse tutta la sua famiglia. La moglie Angela e i quattro figli, Antonio, Natalina, Giovannina e, appunto, Domenico, cioè il nonno di Jill Jacobs. Quando partì per gli Usa il piccolo Domenico non aveva neppure due anni.
A ricostruire l’intero albero genealogico di Jill Biden è stato Antonio Federico, un abitante di Gesso, che da qualche anno si è appassionato alla ricerca degli avi degli abitanti di Gesso che agli inizi del Novecento lasciarono il piccolo villaggio per raggiungere Hammonton, nella Contea di Atlantic City, nel New Jersey.
I Giacoppo arrivarono, come tutti gli altri emigrati italiani, a bordo di una nave partita da Napoli e arrivata ad Ellis Island, dove rimasero per la quarantena.
Domenico Giacoppo, nonno della signora Biden, ebbe un figlio di nome Donald, omonimo del Presidente uscente degli Stati Uniti Trump, padre della donna.
Federico ha spulciato per anni vecchi documenti, nelle chiese, al Comune, tra i parenti e ha ricostruito l’intero albero genealogico della First Lady.
Adesso gli abitanti di Gesso, che facevano il tifo per la coppia presidenziale, hanno un sogno: invitare in questo piccolo villaggio a 300 metri di altitudine da cui si vedono le Eolie, Il 46esimo Presidente degli Usa e la signora Jill Jacobs, la cui famiglia si chiamava Giacoppo.
(da agenzie)
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Novembre 8th, 2020 Riccardo Fucile
IL NONNO VENIVA DALLA SICILIA… NON HA MAI SMESSO DI LAVORARE ANCHE QUANDO JOE ERA VICE DI OBAMA
Lui, suo marito, Joe Biden, sarà il 46esimo presidente degli Stati Uniti d’America. E soprattutto «sarà il presidente di tutte le nostre famiglie».
Lei, Jill Tracy Jacobs, è la prossima First Lady, e commenta così su Twitter la vittoria del marito. Con queste parole e una foto insieme mentre con una mano copre la parola “vice” su un cartellone: Joe non è più vice. Joe ora è presidente.
Jill e Joe si sono incontrati nel 1975. Un appuntamento al buio, organizzato da Frank Biden, fratello dell’oggi presidente eletto: all’epoca Biden era già vedovo e con due figli.
Jill, di otto anni più giovane, al college e reduce da un matrimonio durato poco. Lei ha detto no alla sua proposta di matrimonio per ben cinque volte: «Volevo essere sicura, il matrimonio doveva funzionare: i ragazzi — li avevo conosciuti, ero pazza di loro — avevano già perso la loro mamma e non ne potevano perdere un’altra. Dovevo essere sicura al 100%», ha spiegato poi lei.
«Uscivo con ragazzi in jeans, zoccoli e t-shirt, lui si presentò in giacca sportiva e mocassini e pensai: non funzionerà mai», ha detto la futura First Lady in un’altra occasione. E invece.
Classe 1951, nasce ad Hammonton, nello stato del New Jersey, nella contea di Atlantic, e cresce in quella Pennsylvania che oggi sancisce, di fatto (e infine), l’elezione di suo marito.
Jill Biden ha origini siciliane: il nonno si chiamava Gaetano Giacoppa, proveniente — secondo alcune fonti — da Gesso, una frazione di Messina oggi di poche centinaia di abitanti. Emigrato negli Usa, cambia il suo cognome in Jacobs.
Le origini e le tradizioni italiane vengono tramandate in famiglia grazie al padre Dominic: compresa la cena della domenica da nonna con spaghetti e braciole. «Mio nonno diceva sempre ‘finire a tarallucci e vino’», ricorda lei.
Jill e Joe si sposano il 17 giugno 1977. Insieme a loro, sull’altare, Beau e Hunter, i figli nati dal primo matrimonio del prossimo presidente americano.
Quattro anni e mezzo prima, il 18 dicembre 1972, Biden era appena diventato, trentenne, senatore in Delaware. L’auto di Neilia, la prima moglie di Biden, con a bordo i tre figli — la piccola Naomi, un anno, Hunter, due e Beau, tre — ha un incidente e viene travolta da un camion. Erano usciti per comprare l’albero di Natale: sopravvivono solo Beau e Hunter.
Dopo il matrimonio, Jill finisce il dottorato e da allora lavora sempre. Prende una pausa solo nel 1981, di due anni e mezzo, quando nasce Ashley. Da sempre al fianco del marito, insieme hanno affrontato un altro momento devastante della non facile vita famigliare dell’ex vicepresidente: la morte, a soli 46 anni, per cancro del suo primogenito Beau.
Insegnante sempre e da sempre, Jill continua a lavorare anche durante il mandato da vicepresidente del marito, con buona pace della scorta.
Elegante, energica — si allena ogni giorno, otto chilometri di corsa e pesi — nel 2003, lo ha raccontato lei stessa, quando alcuni dirigenti dem si sono presentati a casa della coppia per provare a convincere Biden a correre per la presidenza, ha risposto lei stessa indossando un bikini con la scritta “NO” sulla pancia.
(da agenzie)
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Novembre 8th, 2020 Riccardo Fucile
PREGHIERE AL TEMPIO E MESSAGGI COLORATI A THULASENDRAPURAM: “KAMALA ORGOGLIO DEL NOSTRO VILLAGGIO”
Dal momento in cui è sorto il sole a Thulasendrapuram, un piccolo villaggio nel sud dell’India,
la gente è andata al tempio, ha preso polvere colorata e scritto messaggi a grandi lettere davanti alle case: “Congratulazioni Kamala Harris, orgoglio del nostro villaggio.”
Se c’è stato un posto in India che ha celebrato il trionfo delle elezioni presidenziali americane, è stato proprio Thulasendrapuram, il villaggio dove è nato il nonno indiano di Harris più di 100 anni fa.
Nei giorni scorsi si era pregato e offerto cibo per la sua elezione alla vicepresidenza degli Stati Uniti per i democratici, con Joe Biden presidente.
Ovunque ci sono poster che le augurano di vincere e gli abitanti si dicono orgogliosi delle lontane origini indiane di Kamala; la madre era nata nel paese. “Tutti qui preghiamo che vinca — avevano detto — e quando verrà eletta vogliamo che visiti questo villaggio e che venga in questo tempio. Abbiamo persino in programma delle preghiere speciali per lei. Sarebbe importantissimo per il Tamil Nadu e l’India intera”.
(da agenzie)
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Novembre 8th, 2020 Riccardo Fucile
“LA DEMOCRAZIA NON E’ UN DATO ACQUISITO, VA DIFESA OGNI GIORNO”… “MIA MADRE VENNE IN AMERICA DA IMMIGRATA PERCHE’ QUA C’E UNA POSSIBILITA’ PER TUTTI, OGGI LE DONNE E I GIOVANI DEVONO AVERE IL DIRITTO DI SOGNARE E COSTRUIRSI UN FUTURO MIGLIORE, QUESTO DEVONO ESSERE GLI STATI UNITI”
“Sebbene io sia la prima donna a ricoprire questo incarico, non sarò l’ultima. Penso a intere generazioni di donne che hanno battuto la strada per questo preciso momento. Penso alle donne che hanno combattuto e sacrificato così tanto per l’uguaglianza, la libertà e la giustizia per tutti, comprese le donne afroamericane, spesso trascurate ma che spesso dimostrano di essere la spina dorsale della nostra democrazia”: così la nuova vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, nel suo discorso della vittoria.
Kamala Harris è la nuova vicepresidente degli Stati Uniti. La prima donna e la prima asioamericana a ricoprire tale carica. Ma non l’ultima, si augura: “Sebbene io sia la prima donna a ricoprire questo incarico, non sarò l’ultima”, sono infatti le parole cui Harris ha iniziato il suo discorso della vittoria sul palco di Wilmington, nel Delaware, celebrando insieme a Joe Biden l’esito delle elezioni presidenziali.
Al centro del discorso ci sono proprio le donne: “Penso alle donne che hanno combattuto e sacrificato così tanto per l’uguaglianza, la libertà e la giustizia per tutti, comprese le donne afroamericane, spesso trascurate ma che spesso dimostrano di essere la spina dorsale della nostra democrazia”, ha detto la senatrice 56enne.
“Joe ha avuto l’audacia di rompere una delle maggiori barriere nel nostro Paese”, ha aggiunto, sottolineando di essere arrivata alla vicepresidenza “sulle spalle di tutte le donne”.
Per poi indirizzare le accuse del presidente uscente, Donald Trump, che continua a parlare di brogli e frode elettorale. “La democrazia non è una cosa garantita per sempre. Col vostro voto avete mandato un messaggio chiaro, avete scelto la speranza, l’unità , la decenza, la scienza e la verità “, ha affermato Harris.
La vicepresidente eletta ha quindi continuato ringraziando tutta la famiglia Biden, nominando anche Beau Biden, il primogenito morto nel 2015 per un tumore al cervello con il quale Harris aveva lavorato quando i due ricoprivano la carica di procuratore generale, rispettivamente in Delaware e California.
Harris ha anche ricordato la propria madre, Shyamala Gopalan Harris, la quale migrò dall’India agli Stati Uniti in gioventù: “Lei credeva nell’America che rende possibili momenti come questo. Penso a lei e penso a intere generazioni di donne, donne di colore, asiatiche, bianche, latine, native americane, che hanno battuto la strada per questo preciso momento”.
Infine Harris si è rivolta ai giovani: “Ai figli dei nostro Paese, indipendentemente dal vostro genere, abbiamo un messaggio chiaro per voi: sognate con ambizione, guidate con convinzione e guardate a voi stessi in modi che forse gli altri non vedranno, ma semplicemente perchè non lo hanno mai visto prima. E noi vi applaudiremo ad ogni passo”.
(da agenzie)
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Novembre 8th, 2020 Riccardo Fucile
“ORA E’ TEMPO DI RICONCILIARSI E GUARIRE LE FERITE DEL PAESE”… “IL LAVORO E’ PIU’ DI UN SALARIO, E’ DIGNITA’, E’ RISPETTO E FAR PARTE DI UNA COMUNITA'”
“Buona sera,
Ella Baker, un gigante del movimento dei diritti civili, ci ha lasciato questa perla di saggezza: fornisci luce alla gente e loro troveranno la strada. Fornire luce alla gente. Queste sono le parole del nostro tempo. L’attuale presidente ha ammantato l’America nell’oscurità per troppo tempo. Troppa rabbia. Troppa paura. Troppa divisione.
Qui ed ora, io vi darò la mia parola: se vi fidate di me e mi eleggerete presidente, io mi affiderò a ciò che di meglio c’è in noi, non a ciò che vi è di peggio. Io sarà un alleato della luce, non dell’oscurità
E’ arrivato il momento per noi, per “We the People”, di unirci. Non facciamo errori. Uniti possiamo, e di sicuro lo faremo, superare questa stagione di oscurità in America. Scegliere la speranza sulla paura, i fatti sulla finzione, l’equità sul privilegio.
Io sono un fiero esponente democratico e sarò onorato di portare avanti la bandiera del nostro Partito nelle elezioni generali. Quindi, è con grande onore ed umiltà che accetto la nomination a presidente degli Stati Uniti d’America
Ma visto che io sarò il candidato democratico, devo iniziare a pensare che tipo di presidente potrei essere. Intendo lavorare duramente per coloro che non mi supportano, allo stesso modo di coloro che lo fanno. Questo è il ruolo di un presidente. Rappresentare tutti, non solo la nostra base elettorale o il nostro partito. Questo non è il momento di essere di parte. E’ il momento di essere americani.
E’ il momento in cui vi è bisogno di speranza, luce ed amore. Speranza per il nostro futuro, luce per andare avanti, ed amore per il prossimo. L’America non è solo una collezione di interessi che si scontrano tra loro o di Stati blu democratici e rosso repubblicani
Siamo più grandi di tutto questo. Siamo più grandi di tutto questo. Quasi un secolo fa, Franklin Roosevelt ha forgiato un New Deal in un momento di alta disoccupazione, incertezza e paura. Colpito da una malattia, devastato da un virus, FDR ha insistito sul fatto che lui si sarebbe ripreso ed avrebbe prevalso, e credeva che anche l’America avrebbe potuto farcela. E lui ce l’ha fatta. E così possiamo farcela anche noi
Questa campagna non riguarda solo ottenere voti. Riguarda vincere il cuore, e si, anche l’anima dell’America. Vincere per i più generosi tra di noi, non gli egoisti. Vincere per i lavoratori che mandano avanti questo Paese, non per i pochi privilegiati che sono al comando. Vincere per quelle comunità che hanno conosciuto ingiustizie come il “ginocchio sul collo”. Per tutti quei giovani che hanno conosciuto solo un’America di crescente ineguaglianza e di sempre minori opportunità .
Loro meritano di conoscere l’America a pieno. Nessuna generazione conoscerà in anticipo quello che la storia le chiede. Tutto quello che sappiamo è che dobbiamo essere pronti quando arriverà il nostro momento. Ed ora la storia ci ha messo dinanzi al momento più difficile che l’America ha mai dovuto affrontare.
Quattro crisi storiche. Tutte alle stesso tempo. Una tempesta perfetta. La peggior pandemia da 100 anni a questa parte. La peggiore crisi economica dai tempi della Grande Depressione. La più forte richiesta di giustizia razziale dagli Anni Sessanta. E l’innegabile realtà e le minacce sempre più forti provenienti dal cambiamento climatico.
Quindi la questione per noi è semplice: siamo pronti ad affrontare tutto questo? Io credo di si. Dobbiamo esserlo.
Tutte le elezioni sono importanti. Ma sappiamo dentro di noi che questa avrà delle conseguenze enormi. L’America è ad un momento chiave della sua storia. Un momento di grande pericolo, ma allo stesso tempo di straordinarie possibilità . Possiamo scegliere la strada di diventare più arrabbiati, perdere la speranza, ed essere sempre più divisi. Una strada di ombre e sospetti. O possiamo scegliere una strada differente, e tutti assieme, approfittare di questa chance per curare la nostra nazione, rinascere ed unirci. Una strada fatta di speranza e di luce. Questa è una elezione che cambierà la nostra vita e determinerà il futuro dell’America per un periodo molto lungo. Il carattere stesso dell’America è sulla scheda elettorale. La compassione è sulla scheda elettorale. La decenza, la scienza, la democrazia.
E’ tutto sulla scheda elettorale. E la scelta non potrebbe essere più chiara di questa. Non vi è bisogno di retorica. Basta giudicare questo presidente sui fatti.
5 milioni di americani contagiati dal COVID-19. Più di 200 mila deceduti.
Di gran lunga il dato peggiore tra tutte le nazioni sulla Terra. Più di 50 milioni di americani hanno fatto richiesta di sussidio di disoccupazione in questo anno.
Più di 10 milioni di persone rischiano di perdere la propria assicurazione sanitaria in questo anno. Quasi 1 piccola azienda su 6 ha chiuso in questo anno. Se questo presidente sarà rieletto, sappiamo tutti quello che succederà . I casi di contagio ed i decessi rimarranno troppo elevati. Sempre più aziende chiuderanno in via definitiva.
Le famiglie dei lavoratori americani avranno difficoltà ad andare avanti, e nonostante questo, l’1% più ricco continuerà a guadagnare decine di miliardi di dollari grazie a nuovi tagli alle tasse. E l’assalto contro l’Affordable Care Act [ObamaCare, ndt] continuerà fino alla sua distruzione, togliendo l’assicurazione sanitaria a più di 20 milioni di persone – inclusi più di 15 milioni coperti da Medicaid – e fino a porre fine alle protezioni che io ed il presidente Obama abbiamo approvato per coloro che soffrivano di condizioni mediche pre-esistenti.
E parlando del presidente Obama, un uomo che sono stato onorato di servire per 8 anni come vicepresidente, permettetemi di usare questo momento per affermare qualcosa che non abbiamo detto abbastanza volte.
Grazie, presidente. Sei stato un grande presidente. Un presidente a cui i nostri figli dovrebbero – e lo hanno fatto – guardare come un esempio.
Nessuno può dire queste cose dell’attuale occupante della Casa Bianca.
Quello che sappiamo di questo presidente è che se otterrà altri quattro anni, continuerà la politica già vista negli ultimi quattro anni.
Un presidente che non intende assumersi alcuna responsabilità , rifiuta di guidare questa nazione, attacca gli altri, fa comunella con i dittatori e soffia sulle fiamme dell’odio e della divisione.
Lui si sveglia ogni giorno pensando che l’unica cosa che conta è se stesso, non gli altri. Non tu. E’ questa l’America che vuoi, che vuole la tua famiglia e che vogliono i tuoi figli?
Io vedo una America differente. Una generosa e forte. Una altruista e umile.
Si tratta di una America che possiamo ricostruire assieme.
Come presidente, il primo passo che intraprenderò è quello di mettere sotto controllo il virus che ha rovinato così tante vite. Perchè io ho compreso qualcosa che questo presidente non ha compreso.
Non rimetteremo mai in piedi la nostra economia, non rimanderemo mai i nostri figli in sicurezza a scuola e non riavremo mai indietro le nostre vite, finchè non batteremo questo virus.
La nostra tragedia attuale è che non avremmo dovuto arrivare a questo. Basta guardarci attorno.
La situazione non è così drammatica in Canada, in Europa, in Giappone. O praticamente da qualsiasi altra parte del mondo. Il presidente continua a dirci che il virus scomparirà nel nulla. Continua a sperare in un miracolo. Beh, io ho una notizia da dargli, non sta arrivando nessun miracolo
Siamo al primo posto nel mondo per casi confermati di contagio e per decessi. La nostra economia è a pezzi, con le comunità nere, latino americane, asiatico americane e nativo americane che soffrono più di qualunque altra. E dopo tutto questo tempo, il presidente ancora non ha un piano per rispondere a questa situazione
Beh, io si. Se io sarò eletto presidente, a partire dal primo giorno implementerò la strategia nazionale che ho esposto a partire da marzo. Farò sviluppare e metterò a disposizione test rapidi per tutti con risultati immediati. Farò in modo di avere le medicine ed i DPI di cui il nostro Paese ha bisogno, facendoli produrre qui in America, Per non essere più alla mercè della Cina o di qualsiasi altro Paese straniero nel momento in cui c’è bisogno di proteggere i nostri cittadini. Faremo in modo che le nostre scuole abbiano le risorse di cui hanno bisogno per essere aperte, in maniera sicura ed efficace.
Metteremo da parte la politica e prenderemo ispirazione dai nostri esperti in modo tale che l’opinione pubblica abbia tutte le informazioni di cui ha bisogno e che merita di avere. La verità , onesta e senza veli. Siamo in grado di accettarla. Ci sarà l’obbligo nazionale di indossare le mascherine non come un imposizione, ma per proteggerci gli uni con gli altri. E’ un dovere patriottico. In sintesi, faremo ciò che avrebbe dovuto essere fatto sin dall’inizio. Il nostro attuale presidente ha fallito nel suo dovere più elementare di fronte a questa nazione. Non è stato in grado di proteggerci. Non è stato in grado di proteggere l’America. E, miei cari americani, questo è imperdonabile.
Come presidente, vi farò questa promessa: proteggerò l’America. La proteggerò da qualsiasi attacco. Visibile, invisibile. Sempre e comunque. Senza eccezioni. In qualsiasi momento. Guardate, comprendo che sia difficile avere speranza in questo momento. In questa notte d’estate, lasciatemi prendere un momento per parlare a coloro di voi che hanno perso ciò che hanno di più caro.
Io so bene cosa significa perdere qualcuno che amate. Conosco quel profondo buco nero che si apre nel vostro petto. Quella sensazione di essere risucchiati al suo interno. Io so quanto possa essere cattiva e crudele la vita alle volte. Ma io ho imparato due grandi insegnamenti. Prima di tutto, i tuoi cari possono aver lasciato questa Terra ma non lasceranno mai il tuo cuore. Saranno sempre con te.
E secondo, io ho trovato che il modo migliore di superare il dolore e la perdita sia quello di trovare uno scopo. E come figli di Dio, tutti noi abbiamo uno scopo nelle nostre vite. Ed abbiamo un grande scopo anche come nazione: quello di aprire le porte dell’opportunità a tutti gli americani. Salvare la nostra democrazia. Tornare ad essere un faro di luce per tutto il mondo. Quello di rispettare e rendere vere le parole scritte nei documenti sacri che hanno fondato questa nazione, ovvero che tutti gli uomini e le donne sono creati uguali. Ed hanno ottenuto dal proprio Creatore alcuni diritti fondamentali. Tra questi, il diritto alla vita, alla libertà ed alla ricerca della felicità .
Lo sapete, mio padre è stato un uomo onorevole e decente. La vita lo ha colpito alcune volte in maniera forte, ma lui si è sempre rimesso in piedi. Ha lavorato in maniera dura ed costruito una grande vita da classe media per la nostra famiglia.
Ricordo che mi ha detto, “Joey, io non speravo che il governo fosse in grado di risolvere i miei problemi, ma almeno che fosse in grado di comprenderli”.
E poi ha continuato: “Joey, un lavoro è più di un salario. E’ dignità , rispetto. E’ il tuo posto all’interno della comunità . E’ la capacità di guardare i tuoi figli negli occhi e dirgli, caro, andrà tutto bene”
Non ho mai dimenticato queste lezioni.
E questo è il motivo per cui il mio piano economico parla di lavoro, dignità , rispetto e comunità . Assieme possiamo, e lo faremo, ricostruire la nostra economia. E quando lo faremo, non solo la ricostruiremo, ma ne costruiremo una migliore.
Con strade, ponti, autostrade moderne, banda larga e nuovi aeroporti come fondazione di una nuova crescita economica. Con tubi che trasportano acqua pulita a tutte le comunità americane. Con 5 milioni di nuovi posti di lavoro nei settori manifatturieri e tecnologici in modo da creare il futuro qui in America.
Con un sistema sanitario con premi assicurativi e prezzi dei farmaci più bassi costruito a partire dall’Affordable Care Act, che questo presidente sta cercando in tutti i modi di distruggere.
Con un sistema educativo che addestra le nostre persone a trovare i migliori lavori del ventunesimo secolo, dove i costi non vietano ai giovani di andare al college ed il debito degli studenti non distrugge la loro vita una volta laureati.
Dove sarà possibile per i genitori andare al lavoro senza preoccupazione per la salute dei propri figli e per gli anziani restare a casa con dignità .
Con un sistema dell’immigrazione che da potere alla nostra economia e riflette i nostri valori. Con sindacati che assumeranno un ruolo sempre maggiore. Con salari uguali per le donne.
Con salari in aumento con cui sarà possibile crescere una famiglia. Si, faremo di più che suonare le lodi per i nostri essenziali lavoratori. Intendiamo iniziare sul serio a pagarli di più.
Noi possiamo, e lo faremo, rispondere al cambiamento climatico. Non è solo una crisi, è una enorme opportunità . Una opportunità per l’America di guidare il mondo nella battaglia per l’energia pulita e creare milioni di nuovi posti di lavoro ben pagati in questo processo
E possiamo pagare per tutto questo, ponendo fine alle scappatoie fiscali ed ai 1,3 mila miliardi di regali fiscali che questo presidente ha dato all’1% più ricco ed alle corporation più grandi e ricche, molte delle quali ad oggi non pagano proprio tasse.
Perchè non abbiamo bisogno di un sistema fiscale che premia di più coloro che sono ricchi, di coloro che lavorano. Io non intendo punire nessuno. Lungi da me. Ma è passato da tempo il momento in cui i più ricchi e le grandi corporation debbono tornare a pagare il giusto.
Per i nostri anziani, la Social Security [il sistema pensionistico, ndt] è un obbligo sacro, una sacra promessa. L’attuale presidente sta minacciando la sua sopravvivenza.
Sta proponendo di eliminare la tassa che finanzia quasi metà delle spese della Social Security senza però allo stesso tempo trovare altre entrate.
Io non permetterò che questo accada. Se io sarò il vostro presidente, intendo difendere Social Security e Medicare. Avete la mia parola.
Una delle voci più forti che sentiamo oggi nel nostro Paese è quella dei giovani. Loro parlano dell’ineguaglianza e dell’ingiustizia che sono tornati a crescere in America. Ingiustizia economica, razziale, ambientale.
Io sento la loro voce, e se ascoltate bene, potete sentirla anche voi. E che si tratti della minaccia esistenziale posta dal cambiamento climatico, dalla paura giornaliera di essere uccisi dalle armi da fuoco in una scuola, o dell’incapacità di trovare il primo lavoro — deve essere compito del prossimo presidente quello di restaurare per tutti le promesse dell’America.
Io non dovrò farlo da solo. Perchè avrò un grande vicepresidente al mio fianco. La senatrice Kamala Harris. Lei è una voce potente per questa nazione. La sua storia è la storia americana. Lei conosce tutti gli ostacoli che questo Paese può mettere davanti a troppe persone. Donne, donne di colore, americani di colore, americani di origine sud-asiatica, migranti, tutti coloro che sono lasciati ai margini.
Ma lei ha superato qualsiasi ostacolo che ha avuto di fronte. Nessuno più di lei è stato duro con le grandi banche o la lobby delle armi. Nessuno più di lei è stato duro nell’attaccare l’estremismo di questa Amministrazione, la sua incapacità di seguire la legge o anche solo di dire la verità .
Sia Kamala che io, raccogliamo la nostra forza dalle nostre famiglie. Per Kamala, si tratta di Doug e delle rispettive famiglie.
Per me, è Jill e la nostra. Nessun uomo merita un così grande amore nella sua vita. Ma io ne ho conosciuto due. Dopo aver perso la mia prima moglie in un incidente automobilistico, Jill è entrata nella mia vita ed ha unito di nuovo la nostra famiglia.
Lei è una insegnante. Una madre. Una madre militare. E non si ferma mai.
Se lei ha deciso di fare qualcosa, la ottiene sempre. Perchè è una donna che si da sempre da fare. E’ stata una grande Second Lady e sono sicuro che sarà una grande First Lady per questa nazione, che lei ama così tanto.
Ed io avrò il coraggio di cui ho bisogno grazie alla mia famiglia. Hunter, Ashley, e tutti i nostri nipoti, sorelle e fratelli. Tutti mi hanno dato coraggio e mi hanno tirato su quando ne ho avuto bisogno.
Ed anche se non è più con noi, Beau continua ad ispirarmi ogni giorno. Beau ha servito la nostra nazione in uniforme da soldato. Era un veterano decorato della guerra in Iraq.
Quindi io prenderò in maniera molto personale la responsabilità di servire come Comandante in Capo. Sarò un presidente che difenderà i nostri alleati ed amici e renderà chiaro ai nostri avversari che il giorno delle comunelle con i dittatori di tutto il mondo è finito.
Con Biden come presidente, l’America non farà finta di nulla di fronte alle taglie russe sulle teste dei soldati americani. E neppure farà finta di nulla di fronte all’interferenza straniera nel momento dell’esercizio più sacro della nostra democrazia – il voto.
Io sarò sempre dalla parte dei nostri valori, quelli dei diritti umani e della dignità . E lavorerò per raggiungere lo scopo comune di un un mondo più sicuro, pacifico e prospero.
La storia ci ha assegnato un obiettivo ancora più urgente. Saremo in grado di essere la generazione che finalmente cancellerà la vergogna del razzismo dal nostro carattere nazionale?
Io credo che saremo grado. Io credo che siamo pronti. Solo una settimana fa, era il terzo anniversario degli eventi di Charlottesville.
Ricordate quei neo nazisti e bianchi suprematisti che camminavano per le strade con le torce illuminate? Con le vene pulsanti? Urlando la stessa bile antisemita che circolava in Europa negli Anni Trenta?
Ricordate gli scontri violenti che sono seguiti tra coloro che predicavano l’odio e coloro che avevano avuto il coraggio di ribellarsi contro di esso?
Ricordate le parole del nostro presidente? C’erano, cito testualmente, “brave persone da entrambi i lati”.
In quel momento è suonato l’allarme per noi come Paese. E per me, è arrivato il momento di scendere in campo. In quel momento, ho deciso di correre per la presidenza. Mio padre mi aveva insegnato che essere silenti significava essere complici. Ed io non potevo essere in silenzio o complice di tutto questo. In quel momento, ho detto che eravamo in una battaglia per l’anima di questa nazione. E lo siamo ancora.
Una delle conversazioni più importanti che ho avuto nel corso di questa intera campagna elettorale è stata con qualcuno che è troppo giovane per votare. Mi sono incontrato con Gianna Floyd, una bambina di sei anni, il giorno prima che suo padre George Floyd venisse seppellito. E’ stata incredibilmente coraggiosa. Non lo dimenticherò mai. Quando mi sono avvicinato a lei parlare, mi ha guardato negli occhi e mi ha detto, “papà ha cambiato il mondo”. Le sue parole mi sono entrate nel cuore.
Forse l’assassinio di George Floyd è stato il punto di rottura di questa nazione. Forse la morte di John Lewis è stata l’ispirazione. Qualsiasi cosa accada, l’America ora è pronta, come affermava John, a porre fine “una volta e per tutte al grande fardello dell’odio” ed al razzismo sistemico. La storia americana ci insegna che è stato nei momenti più difficili che abbiamo fatto i nostri più grandi progressi. Abbiamo trovato la luce. Ed in questo momento oscuro, io credo che siamo pronti di nuovo a fare grandi passi avanti. Che siamo in grado di trovare di nuovo la luce.
Io ho sempre creduto che si possa definire l’America con una sola parola: possibilità .
Che in America, chiunque, e dico davvero chiunque, dovrebbe avere la possibilità di inseguire i propri sogni fino a dove le abilità fornite da Dio siano in grado di portarci.
Non possiamo mai perdere questo carattere. In tempi così difficili come questi, io credo che ci sia una sola strada da seguire. Una America unita. Unita nel cercare una Unione sempre più perfetta. Unita nei nostri sogni per un futuro migliore per noi ed i nostri figli. Unita nella nostra determinazione di rendere migliori gli anni a venire.
Siamo pronti? Io credo che lo siamo.
Questa è una grande nazione. E noi siamo un popolo buono e decente. Questi sono gli Stati Uniti d’America.E non c’è mai stato nulla che non siamo stati in grado di ottenere quando siamo stati uniti.
Il poeta irlandese Seamus Heaney in passato ha scritto:“La storia afferma, Non c’è speranza su questo lato della tomba, Ma allora, una volta nel corso della vita, L’onda lunga che si attendeva da tempo Della Giustizia si è mossa, E la speranza e la storia si sono uniti in una rima”.
Questo è il nostro momento di fare in modo che la speranza e la storia si uniscano assieme.
Con passione e giusti propositi, iniziamo – tu ed io, assieme, come una unica nazione, guidata da Dio – ad unirci nel nostro amore per l’America e nel nostro amore per il prossimo.
Perchè l’amore è più forte dell’odio. Perchè la speranza è più forte della paura. Perchè la luce è più forte dell’oscurità .
Questo è il nostro momento.
Questa è la nostra missione.
Possa la storia affermare in futuro che la fine di questo capitolo oscuro della storia americana è iniziata oggi, mentre l’amore, la speranza e la luce si sono uniti assieme in questa battaglia per l’anima della nostra nazione.
E che questa sia una battaglia che tutti noi, assieme, vinceremo.
Ve lo prometto.
Grazie a tutti. E che Dio vi protegga. E che Dio possa proteggere le nostre truppe”.
(da agenzie)
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