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VENTI DI RIMPASTO NEL GOVERNO, I RETROSCENA SU CONTE MESSO ALLE STRETTE

Novembre 28th, 2020 Riccardo Fucile

L’INCONTRO CON RENZI: “DAMMI RETTA, TI CONVIENE”

«Dammi retta, ti conviene». Così Matteo Renzi è tornato a Palazzo Chigi per provare a mediare con il premier Giuseppe Conte per un rimpasto di governo.
Ma le opzioni sono tante. Il presidente del consiglio vorrebbe evitare di ritrovarsi incastrato nel vecchio schema giallo-verde con due vicepremier, preferendo invece aprire alla sostituzione di alcuni ministri.
I tempi — fa sapere il Corriere della Sera — potrebbero essere brevi e vedere i primi movimenti per un rimpasto già  tra Natale e capodanno o tra capodanno e l’Epifania.
A spingere è soprattutto il leader di Italia Viva che vorrebbe da questo nuovo assetto un ministero di peso. Per i pentastellati, invece, la popolarità  di Conte è vista un po’ come l’elefante nella stanza e vorrebbero portare a Palazzo Chigi esponenti più vicino a Di Maio.
Ma i malumori all’interno della maggioranza arrivano anche dal fronte Pd per cui «Conte sta facendo tutto da solo», dal Recovery Plan alle decisioni sull’emergenza. E insomma, per il premier, anticipa il Messaggero, potrebbe prospettarsi un attacco dai due fronti e chissà , vedere proprio Di Maio e Zingaretti come vicepremier.
L’incontro con Renzi il 5 novembre ha quindi confermato le voci fatte circolare a Palazzo Chigi di malumori nella maggioranza. E Conte sembra ormai rassegnato — anticipa Repubblica — a dare il via a un rimpasto, ma a condizione che sia veloce e senza uno strascico di scontri in un momento così critico.
E per farlo il premier dovrebbe spingere la mano per le dimissioni di alcuni ministri sul banco degli imputati per la gestione di questi ultimi mesi: la ministra dei Trasporti De Micheli e quella del lavoro Nunzia Catalfo.
Dimissioni che De Micheli prova ad allontanare: «Al di là  del mio coinvolgimento, fintanto che c’è questa crisi credo sia un po’ strano parlare di poltrone». La ministra ha sostenuto che il suo lavoro «è sotto gli occhi di tutti e credo che abbiamo dato grandi risultati e che il governo debba andare avanti con questa determinazione».

(da agenzie)

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I NUMERI DEL GRAVE LOGORIO DEL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE

Novembre 28th, 2020 Riccardo Fucile

IN POCHI ANNI I TAGLI HANNO PORTATO A CIRCA 30.000 DIPENDENTI IN MENO

L’emergenza sanitaria ha fatto esplodere alcune carenze strutturali del SSN come l’inadeguatezza della medicina territoriale (che è stata bypassata, sia pure con differenze, in ambedue le fasi) e, per tanti motivi, la carenza di personale specializzato.
Gli allarmi erano stati lanciati da tempo e in molte sedi, istituzionali e non.
La Corte dei Conti non ha esitato a certificare che “la riorganizzazione della rete di assistenza e l’uso complessivamente più appropriato delle strutture ospedaliere non sempre sono stati accompagnati in questi anni da un’adeguata offerta dell’assistenza territoriale rivolta alla parte “più debole” della popolazione, cioè anziani e disabili”.
Sempre la magistratura contabile ha sottolineato che negli ultimi dieci anni il personale a tempo indeterminato del Ssn è fortemente diminuito (anche se in rapporto alla popolazione il numero dei medici è in linea con quello dei principali Paesi europei).
Al 31 dicembre 2018 era inferiore a quello del 2012 per circa 25.000 lavoratori (circa 41.400 rispetto al 2008).
Tra il 2012 e il 2017 (anno per il quale è disponibile un maggior dettaglio di dati) il personale (sanitario, tecnico, professionale e amministrativo) dipendente a tempo indeterminato in servizio presso le struttura sanitarie pubbliche è passato da 653 mila a 626 mila con una flessione di poco meno di 27 mila unità  (-4 %).
Nello stesso periodo il ricorso a personale flessibile (a termine, interinale) in crescita di 11.500 unità  ha compensato il calo solo in parte.
Ma la vera preoccupazione — in un sistema Paese che vive alla giornata ed è incapace di programmare — riguarda il futuro prossimo (per di più dopo il flagello imprevisto della pandemia).
Un’organizzazione sindacale del dirigenti medici e dei medici ospedalieri del Ssn (l’ANAAO-ASSOMED) ha monitorato, ogni anno, a partire dal 2010, il personale sanitario in rapporto ai trend del turn over.
Per dare un’idea della dimensione dei problemi prendiamo lo studio aggiornato nel 2016.   “I medici nati tra il ’51 e il ’60, operanti nel SSN, hanno già  maturato o matureranno — era scritto nel focus – i criteri pensionistici pre o post “Fornero” nell’arco dei prossimi 10 anni (2016à·2025) e costituiranno un numero di cessazioni stimabili in circa 47.284 unità  (fasce d’età  55-59 e 60-64 anni), di cui circa 19.157 nel primo quinquennio (2016 à· 2020) e circa 28.127 nel secondo quinquennio (2021à·2025), con una media annuale di circa 4.720 unità . Stiamo parlando di fasce di età  — proseguiva il focus – per le quali il riscatto previdenziale degli anni di università  era facilitato da un versamento economico mensile sostenibile; inoltre l’assunzione avveniva precocemente dopo il conseguimento della Laurea in Medicina e Chirurgia, dato che non vi era l’obbligo, come attualmente, di possedere il titolo di specializzazione per essere assunti nel SSN. Nel quinquennio 2026à·2030 i cessati erano previsti in circa 18.471 unità , con una media annuale in lieve contrazione di circa 3.690 unità  (-22% rispetto al decennio 2016-2025). Solamente nel decennio 2031-2040 si registrerà  una contrazione importante del numero di cessazioni annuali, sostenute dalle fasce d’età  40-44 anni e 45-49 anni con media annuale di circa 2.311 unità  (- 51% rispetto al decennio 2016à·2025), ritornando al livello in essere prima della riforma “Fornero”.
Lo studio ANAAO-ASSOMED è stato aggiornato nel settembre scorso, in relazione all’inaspettata pandemia da Sars-CoV-2 che ha colpito l’Italia dal febbraio 2020. Si stima che, nel quinquennio 2019-2023 vi siano 32.501 pensionamenti, a fronte di soli 22.328 nuovi specialisti che opteranno per il SSN (il 66% del totale annuale secondo l’ANAAO), con un ammanco di 10.173 specialisti.
Ma sono possibili – sostiene lo studio – anche scenari più sfavorevoli. Per esempio, se il 15% degli specialisti pensionandi nel quinquennio 2024-2028, anche per le ricadute legate all’epidemia da Covid-19, anticipasse l’uscita dal servizio, l’ammanco sarebbe di 13.473 specialisti al 2023. Se, inoltre, si tenesse conto che esiste già  una carenza di 6.225 medici specialisti rispetto al 2009, anno con il livello più alto di medici assunti nel SSN, e che potrebbero essere necessari ulteriori 4mila specialisti per far fronte alle esigenze di nuovi posti letto in Terapia Intensiva e Sub-intensiva per l’emergenza pandemica, l’ammanco salirebbe alla vertiginosa cifra di 23.698 specialisti nel 2023.
I fenomeni, definiti ”imbuti’ formativi e lavorativi, costituiscono — secondo lo studio – una fonte di logorio del SSN e risultano sempre più carichi di risvolti altamente critici sulla qualità  delle cure e dei percorsi di formazione nel confronto con altre realtà  europee.

(da agenzie)

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IL VIROLOGO TEDESCO: “IL NUOVO COVID-19 PROVIENE DAL NORD-ITALIA”

Novembre 28th, 2020 Riccardo Fucile

IL 99,5% DEI CASI NEL MONDO RISALIREBBE A UN CEPPO PIU’ VIRULENTO SVILUPPATO NEL NOSTRO SETTENTRIONE… “IL VIRUS NON E’ STATO BLOCCATO NONOSTANTE GLI AVVERTIMENTI DELLA CINA”

“Il virus diffuso in tutto il mondo in questo momento non è il virus di Wuhan. È il virus del nord Italia”, questa la dichiarazione del famoso virologo tedesco Alexander Kekulè, direttore dell’Istituto di microbiologia medica dell’Università¤tsklinikum Halle all’emittente televisiva tedesca Zdf.
Il nuovo dilagante Covid-19 non proviene dalla famigerata città  di Wuhan in Cina, il 99,5 per cento di tutti i casi può essere fatto risalire ad una mutazione proveniente dalle regioni settentrionali dell’Italia. Il ceppo italiano si chiama mutante “G”, che ha mutazioni genetiche, ed è più contagioso della variante trovata a Wuhan, l’epicentro dell’epidemia di Covid-19 in Cina.
Alla domanda del giornalista della Zdf – “Allora i cinesi hanno ragione quando dicono che noi europei siamo responsabili della pandemia globale?”- “No”, ha risposto Kekulè, “il virus si sarebbe diffuso in tutto il mondo in quel modo”.
Il virologo invita a tenere alta la guardia. “La differenza è che a Wuhan non sapevano di cosa si trattava, mentre nel nord Italia vi erano già  state avvisaglie da parte di Pechino, ma queste sono state ignorate per molto tempo. In Cina, il virus originale è stato bloccato con una certa rapidità , cosa che sarebbe potuta avvenire anche da noi, bastava solo utilizzare i loro metodi che non sono stati presi in considerazione”.
L’esperto ha affermato che la colpa dell’espansione del Covid-19 è determinata della superficialità  nella gestione del problema da parte dell’Italia sugli avvertimenti ricevuti dalla Cina e della mancanza di contromisure, altrimenti il virus originale avrebbe potuto essere tenuto sotto controllo.
Kekulè durante l’intervista ci tiene a sottolineare. “Nei primi giorni del 2020 è esplosa un’epidemia non rilevata del virus originale per diverse settimane. Fino a quando non è stato scoperto a febbraio, il virus ha avuto abbastanza tempo per cambiare geneticamente. Ora è più contagioso della variante originale di Wuhan”.
Il virologo mette in guardia la popolazione mondiale in vista del Natale. “Se a Natale trasmettiamo le infezioni alle generazioni più anziane attraverso gli incontri familiari, può essere una catastrofe”.
Il direttore dell’Istituto di microbiologia medica dell’Università¤tsklinikum Halle, è favorevole ai test rapidi che dovrebbero essere messi a disposizione di tutti, e ritiene “una sciocchezza” indossare mascherine di protezione individuale all’aperto, mentre è convinto che la misura più sensata sarebbe un maggiore controllo negli spazi chiusi.

(da agenzie)

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BRUSAFERRO: “CON QUESTO INDICE RT CASI IN AUMENTO”

Novembre 28th, 2020 Riccardo Fucile

LOCATELLI: “DATI INCOMPATIBILI CON VACANZE SUGLI SCI”

Curva in decrescita in tutto il Paese ma 9 Regioni sono ancora a rischio. Per la prima volta nella seconda ondata diminuisce il tasso di incidenza. L’età  mediana sale a 48 anni
La Cabina di Regia sulla situazione dei contagi da Covid-19 si è conclusa nella giornata di ieri, 27 novembre, e oggi l’ Istituto Superiore di Sanità , mediante la consueta conferenza stampa, diffonde i nuovi dati.
Il professor Silvio Brusaferro ha parlato chiaramente di «una curva che sta decrescendo» sia per contagi che per ricoveri ordinari e in terapia intensiva. La decrescita riportata dall’Iss sta avvenendo in maniera diffusa in tutto il Paese, e questo secondo quanto commentato dal Brusaferro per merito «delle misure e degli impianti di monitoraggio messi in atto finora». Dati incoraggianti che però non possono provocare un rallentamento delle restrizioni. «Il sovraccarico è ancora alto» ha chiarito Brusaferro, seguìto subito dopo dal professor Locatelli che ha definito i dati attuali come «non compatibili con vacanze sugli scii e cenoni di capodanno».
Incidenza in calo ma ancora alta
Per la prima volta nella seconda ondata anche il dato sull’incidenza a 14 giorni risulta in calo. Sono circa 700 i casi per ogni 100mila abitanti, 321 nell’analisi degli ultimi 7 giorni. Una diminuzione che però non vede ancora le due cifre su tutto il territorio nazionale, «obiettivo fondamentale da doversi porre», come ha spiegato Brusaferro.
Buone notizie per ricoveri e terapie intensive
La curva è in appiattimento anche per quanto riguarda posti letto in area medica e in terapia intensiva. Le proiezioni di saturazione a 30 giorni registrano un calo nell’occupazione dei letti disponibili. «Un dato importante» sottolinea Brusaferro, «perchè tenere la soglia di saturazione sotto il 30% vuol dire garantire che l’altro 70% possa rispondere ai bisogni di assistenza quotidiana riguardante non solo il coronavirus»
Rt ancora pericoloso
Il professor Brusaferro ribadisce quanto l’obiettivo della lotta al Covid sia ora quello di portare sotto l’1 l’indice Rt. «Un valore ancora poco sopra l’1 porta ad un aumento dei casi», spiega, e questo non aiuta a far uscire dalla condizione critica le Regioni che ancora oggi si classificano nella zona considerata ad alto rischio, dopo 3 settimane consecutive.
Età  mediana in crescita
L’età  mediana si registra in leggera crescita collocandosi intorno ai 48 anni. Le persone più anziane dunque continuano a contrarre l’infezione, un segnale per Brusaferro, «che indica la necessità  di proteggere maggiormente le persone più fragili della popolazione». I decessi in aumento presentano un’età  media che supera gli 80 anni, «con soggetti già  portatori di 3 o più patologie nella maggioranza dei casi».
9 Regioni a rischio alto
Sulla valutazione del rischio sono 9 le Regioni in condizioni più pericolose, con un aumento delle aree invece a rischio moderato con una minore possibilità  di passare a situazione critica.

(da agenzie)

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GARATTINI: “PASTICCIO SUI VACCINI, DIFFICILE PARTIRE A GENNAIO”

Novembre 28th, 2020 Riccardo Fucile

IL FARMACOLOGO: “MEGLIO UN MESE DOPO CON TUTTI I DATI IN MANO”

“Improbabile che il prossimo gennaio si possa già  iniziare con la somministrazione dei vaccini, almeno non quelli prodotti da AstraZeneca e da Oxford”. Così in un’intervista a ‘Il Messaggero’ il farmacologo e presidente dell’Istituto Mario Negri di Milano Silvio Garattini.
“Probabilmente aspetteremo un po’ di più, specialmente dopo quest’ultimo pasticcio”, aggiunge anche se errori nei dosaggi “sono cose che possono succedere quando si fa ricerca. Il pasticcio di Astrazeneca è più che altro comunicativo: non si può e non si devono divulgare informazioni così importanti tramite comunicati stampa o interviste sui media”.
La sperimentazione andrebbe rifatta da capo?
“No. Partirà  un nuovo trial, che sarà  condotto in tempi brevi, che ha proprio l’obiettivo di fare chiarezza”.
Dunque improbabile che si cominci a ricevere le prime dosi a gennaio: “Ritengo più opportuno iniziare magari le vaccinazioni un mese dopo avendo in mano tutti i dati, che un mese prima con qualche incertezza”.
È possibile anche che il vaccino non funzioni o che non sia così sicuro? “Non penso affatto. Ma con pasticci comunicativi di questo tipo, è una domanda che si faranno miliardi di persone. Per questo ritengo debbano intervenire i governi: visto che questi vaccini hanno ricevuto finanziamenti pubblici sostanziosi, i governi devono pretendere che i risultati delle sperimentazioni vengano pubblicati per intero su riviste scientifiche. Bisogna porre fine a questa assurda gara a chi arriva prima al vaccino. Non ha senso. Arrivare per primi non rappresenta un vantaggio per l’azienda – conclude Garattini – perchè nessuna di queste aziende è al momento in grado di produrre e distribuire dosi sufficienti del vaccino. Non sarà  solo un’azienda a poterle fornire”.

(da agenzie)

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“L’IDROSSICLOROCHINA PROVOCA DISTURBI PSICHICI”: E ORA SALVINI CHE FA?

Novembre 28th, 2020 Riccardo Fucile

PUBBLICATI I RISULTATI DEGLI APPROFONDIMENTI SUL FARMACO SPESSO CITATO DAL LEGHISTA

Che non funzionasse sui pazienti affetti da Covid-19 era cosa nota già  da tempo. Nonostante questo Matteo Salvini ha portato avanti la sua battaglia, con tanto di campagna social, in favore dell’utilizzo dell’idrossiclorochina come terapia a basso costo per curare le persone contagiate.
Ora, però, arriva una seconda conferma: oltre a non funzionare, è alto il rischio di generare danni psichiatrici su chi la assume.
E dirlo è l’Ema — l’Agenzia Europa del Farmaco — che nella giornata di oggi, venerdì 27 novembre — ha pubblicato il risultato dello studio e dell’approfondimento effettuato dal Comitato per la sicurezza (Prac). Idrossiclorochina danni psichici: questo l’esito finale e la raccomandazione di non utilizzare questo prodotto per curare il Covid.
«Il comitato per la sicurezza (PRAC) dell’EMA ha raccomandato di aggiornare le informazioni sul prodotto per tutti i medicinali contenenti clorochina o idrossiclorochina a seguito di una revisione di tutti i dati disponibili che hanno confermato un collegamento tra l’uso di questi medicinali e il rischio di disturbi psichiatrici e comportamento suicidario». Esordisce così la nota pubblicata sul sito ufficiale dell’Agenzia Europa del Farmaco.
L’approfondimento è partito nel mese di maggio, dopo una segnalazione ricevuta dall’Agenzia spagnola del farmaco: sei pazienti positivi al SARS-CoV-2 e che avevano contratto il Covid-19, furono sottoposti a una terapia a base di Idrossiclorochina, con dosi superiori a quelle utilizzate per curare altre patologie (lupus, artrite remautoide e nella profilassi della malaria). Su questi soggetti sono stati riscontrati diversi disturbi psichici dopo l’assunzione del suddetto farmaco.
Un farmaco che neanche funziona
E non era una novità . Già  nei mesi scorsi, infatti, era stato sottolineato come — per sua natura — il rapporto causa-effetto idrossiclorochina disturbi psichici era già  nota. Per questo si raccomandava di non utilizzare il prodotto per la cura del Covid. Oltretutto l’Ema sottolinea come non ci siano evidenze — anzi, solo smentite — dell’efficacia del farmaco per debellare la polmonite da Covid.
Chissà  se adesso Matteo Salvini metterà  questa sua battaglia nel cassetto delle battaglie sbagliate (e perse).

(da agenzie)

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LA LETTERA DEL RIANIMATORE: “PERCHE’ HO SALVATO LA VITA AL SIGNOR ‘COVID NON ESISTE'”

Novembre 28th, 2020 Riccardo Fucile

“DODICI GIORNI SENZA VEDERE MIA FIGLIA, SALVARE UNA VITA E SENTIRSI INSULTARE DA CHI HAI SOTTRATTO ALLA MORTE”

Il Corriere della Sera pubblica la lettera di un rianimatore di un ospedale lombardo che racconta come il suo lavoro consista nel salvare vite con grande sacrificio anche personale, nonostante non tutti i pazienti siano grati per questo, e alcuni siano addirittura dei negazionisti.
Ecco il testo della lettera:
L’altra notte in reparto abbiamo cambiato una cannula trachestomica a un paziente in rianimazione per severa insufficienza respiratoria da Covid-19 che ha necessitato di ventilazione invasiva e supporto delle funzioni vitali. Cannula che ha la peculiarità  di permettere la fonazione, e quindi, finalmente, la capacità  di espressione verbale. Uno dei primi concetti espressi del paziente è stato: «Il Covid non esiste!». Il mio giovane e bravo collega gli ha fatto notare che si trovava lì per il Covid-19, che noi avevamo trattato e curato («con successo» ha forse specificato con giusto e meritato orgoglio) nelle precedenti tre settimane. Risposta: «Cosa c…o volete, un applauso?». Malevoli pensieri si sono auto-generati, ma la necessità  di rispetto del giuramento prestato ha reso virtù il consiglio che Virgilio rivolse a Dante nel III canto dell’Inferno «non ti curar di lor, ma guarda, e passa». Comunque, coerenza nel proprio credo, capacità  di sintesi e seraficità  sono certo da apprezzare. Torno a casa da mia figlia di due mesi che mi accoglie con un gran sorriso, nonostante i 12 giorni consecutivi in cui non mi ha praticamente visto. Devo portarla a fare il suo primo vaccino esavalente, e mi accorgo che l’appuntamento era due giorni prima. Appuntamento ripreso nel giro di pochi giorni, ma ho passato un pomeriggio concentrato a cospargermi il capo di cenere. Le avevo negato il beneficio di una delle poche scoperte che hanno cambiato la storia della epidemiologia medica degli ultimi (quasi) due secoli, perchè impegnato a permettere al signor «il Covid non esiste» nuovamente il suo pensiero

(da agenzie)

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SALVINI RIESCE A FARE LA FIGURA DEL PIRLA CON AMAZON CHE LO GELA: “IN ITALIA ABBIAMO CREATO 120.000 POSTI DI LAVORO”

Novembre 28th, 2020 Riccardo Fucile

“6 MILIARDI DI EURO INVESTITI, 234 MILIONI DI TASSE VERSATE IN ITALIA, 2.500 PICCOLE E MEDIE IMPRESE ITALIANE PRESENTI NEI NOSTRI NEGOZI, SUPPORTO ALLA DIGITALIZZAZIONE PER LE PICCOLE AZIENDE E TRE MESI GRATIS DI ABBONAMENTO”

Quasi 6 miliardi di euro investiti in dieci anni, oltre 120.000 posti di lavoro creati e 234 milioni di euro di tasse già  versate.
All’incontro di ieri con il leader della Lega Matteo Salvini Amazon Italia ha lasciato parlare i numeri, che raccontano meglio di qualsiasi stratagemma comunicativo l’impegno dell’azienda per l’Italia, “attraverso investimenti, creazione di posti di lavoro, sostegno alla digitalizzazione delle PMI e contributo fiscale”, spiega il colosso in una nota ufficiale diffusa oggi.
Per essere precisi, dal 2010 da noi Amazon ha investito più di 5,8 miliardi di euro per la creazione di posti di lavoro e infrastrutture, diventando “uno dei principali creatori di posti di lavoro nel paese, dando lavoro a 8.500 persone e consentendone l’occupazione di oltre 120.000”.
La creatura di commercio elettronico fondata da Jeff Bezos, inoltre, “contribuisce anche al gettito fiscale attraverso le tasse, sia dirette che indirette, che vengono riscosse dal Governo a seguito delle nostre attività  sul territorio nazionale, con un contributo fiscale complessivo — come abbiamo già  detto — di 234 milioni di euro nel 2019”.
Per quanto riguarda le piccole e medie imprese, tante le iniziative, ma, avvertono, “faremo di più”. L’investimento di più di 85 milioni di euro già  fatto nella promozione di questo tipo di imprese durante il Black friday e il periodo natalizio, si somma alla promozione dei prodotti “di oltre 2500 PMI italiane presenti nei nostri negozi Made in Italy in Italia, UK, Germania, Francia, Spagna e USA dedicati all’eccellenza italiana”, come si legge nello statement.
L’impegno preso da Amazon riguarda anche la formazione delle diverse realtà  imprenditoriali tricolore con un supporto concreto alla loro trasformazione digitale.
Si chiarisce che è ben accetto “qualsiasi supporto da qualsiasi associazione o partito politico per promuovere il programma di formazione gratuito ‘Accelera con Amazon’, sviluppato con ICE, MIP Politecnico di Milano, Confapi e Netcomm”
Per quel che concerne il supportare alle aziende non digitalizzate, “rimborsiamo i primi tre mesi di abbonamento ai partner di vendita che si sono registrati tra il 6 novembre 2020 e il 5 dicembre 2020, cioè la durata del presente lockdown, e questa iniziativa verrà  estesa in base all’evoluzione delle chiusure”, concludono da Amazon.
Matteo Salvini, con una nota, aveva chiesto alla multinazionale dell’e-commerce misure che in buona parte l’azienda ha già  preso: “Sconti speciali sulle vendite online per aiutare i negozi italiani, raddoppio delle piccole imprese italiane coinvolte nel progetto ‘Accelera con Amazon’ sulla formazione gratuita nelle vendite online, valorizzazione dei prodotti made in Italy, aumento degli investimenti diretti in Italia, accesso facilitato alla piattaforma digitale per negozianti e piccoli imprenditori”.
Tutte istanze che non dettano una direzione e una filosofia diversa rispetto a quella che Amazon già  segue e sulla quale è aperta a contributi e apporti di attori esterni, senza privilegiare un particolare colore politico.

(da “Huffingtonpost”)

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INTERVISTA A CAROLA RACKETE: “LA BATTAGLIA PER SALVARE LA FORESTA DI DANNENRODER, NON SONO MAI STATA ARRESTATA”

Novembre 27th, 2020 Riccardo Fucile

“ORA SONO IN NORVEGIA PER CONTO DI UNA FONDAZIONE AUSTRALIANA IMPEGNATA NELLA DIFESA DEI GHIACCI DELL’ANTARTIDE”

E’ stata arrestata di nuovo, Carola?
“No, non era un arresto”.
Cos’era allora?
“Una specie di sanzione amministrativa o, meglio, un foglio di via”
Cosa imponeva quel foglio di via?
“Per cinque giorni mi è stato vietato di entrare nella danger zonè della foresta di Dannenrà¶der, ossia l’area che avevamo occupato per protestare contro l’abbattimento di alberi secolari e la costruzione dell’ennesima autostrada…”.
Carola Rackete è così, prendere o lasciare. Ci sono sempre un divieto da scavalcare e una causa per cui vale la pena rischiare tutto, nella sua vita di giramondo.
L’avevamo incontrata a Vienna un anno fa, subito dopo l’uscita del suo libro “Il mondo che vogliamo”.
Ci aveva detto di essere tornata alla sua first life, ossia a sostenere attivamente campagne in difesa dell’ambiente e della biodiversità .
Due erano le immagini che l’Italia aveva di lei: al timone della Sea Watch 3 mentre faceva rotta su Lampedusa con una cinquantina di migranti a bordo, la prima; portata via dai finanzieri per un arresto che non è stato convalidato, la seconda.
Ora ne abbiamo una terza: Carola lassù in alto sugli alberi, tra querce e faggi che hanno tre secoli di vita e che il governo tedesco vuole tagliare. La 32enne tedesca si è unita alla protesta degli ambientalisti all’inizio di ottobre fino allo sgombero della polizia del 12 novembre scorso. Oggi Carola si trova in Norvegia.
Perchè quei mille ettari di bosco sono così importanti?
“Ad ottobre il governo tedesco ha dato l’ok al taglio degli alberi, facendo finta di non sapere che è un’area protetta dall’Unione Europea, perchè rientra nella lista di siti di interesse comunitario del progetto Natura 2000. La foresta è diventata un simbolo della lotta alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica: la Germania, contravvenendo agli accordi di Parigi, non le ha ridotte. Non solo. Ha fallito 19 dei 20 obiettivi del trattato sulla difesa della biodiversità . Detta altrimenti: la Germania ha accordi internazionali che non rispetta e sta ancora costruendo infrastrutture che non sono pensate per rispettare l’ambiente”.
Anche lei ha dormito nelle case costruite sugli alberi?
“Sì, qualche volta. Sono a 20 metri di altezza, per salire devi usare un complicato sistema di corde. La rivolta contro l’autostrada è cominciata 14 mesi fa con l’occupazione da parte dei cittadini locali. All’inizio dormivano in tenda, poi hanno fabbricato le case di legno sospese. In seguito si sono uniti i movimenti ambientalisti tra cui Extinction Rebellion”
Il governo tedesco sostiene che ormai i contratti per l’autostrada sono stati firmati e che gli ambientalisti, in sostanza, protestano ma non offrono soluzioni alternative realistiche. Cosa risponde?
“Che non è vero. I movimenti hanno depositato centinaia di proposte, tutte ignorate. Giusto un mese fa è stato pubblicato uno studio indipendente che dimostra come la Germania potrebbe ancora ridurre le emissioni dell’1,5 per cento, ma non raggiungerà  mai l’obiettivo del Trattato di Parigi se continua a costruire autostrade per macchine e tir. E’ l’intero sistema dei trasporti che deve essere ripensato”.
Come?
“Riducendo i trasporti, in generale. Usando di più i treni, quindi ampliando la rete ferroviaria. Pensando a fabbricare auto ecologiche. Aumentando le piste ciclabili…”
La polizia dell’Assia vi ha sgomberato. Ci sono stati scontri?
“E’ stato uno sgombero abbastanza violento. Uno degli agenti ha tagliato la corda di sicurezza cui era legata una donna, che ha fatto un volo di una decina di metri, riportando serie ferite alla spina dorsale. Inizialmente la polizia ha negato ogni responsabilità , in maniera scandalosa. Poi però il poliziotto ha avuto il coraggio di ammettere pubblicamente di aver tagliato quella corda”.
Crede che le istituzioni europee stiano facendo abbastanza per la difesa dell’ambiente?
“No. Nessun Paese sta raggiungendo gli obiettivi dell’accordo sulla biodiversità , e siamo molto perplessi dal modo con cui governano la politica agricola comune”.
Adesso lei dove si trova?
“Sono in Norvegia. Passerò l’inverno qui e sto cominciando a lavorare part-time con la Bob Brown Foundation, una fondazione australiana impegnata nella difesa dei ghiacci dell’Antartide. Sto programmando un viaggio al Polo”.
Le capita di ripensare a cosa è accaduto a Lampedusa nel 2019?
“No…ma sono ancora nella lista delle emergenze della Sea Watch”.
Sulla sua pagina di Twitter, però, la vediamo scrivere spesso sulla questione dei flussi migratori. Vede qualche cambiamento rispetto ai tempi in cui pilotava la nave dell’ong tedesca? In Italia, ad esempio, Salvini non è più al governo.
“Non seguo la politica italiana. Tuttavia, basta guardare quanto accade in Grecia, a Malta e nel Mediterraneo Centrale per capire che non è cambiato niente. Non vedo miglioramenti, anzi, se possibile, le cose stanno peggiorando”.
Tornerà  a pilotare una nave per soccorrere migranti?
“Non lo so”.

(da “La Repubblica”)

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