Marzo 12th, 2021 Riccardo Fucile
SONO STATE AGGIUNTE SOLO LE SCADENZE INTERMEDIE, INVARIATI I CAPITOLI DI SPESA E DIVISIONE DEI FONDI: 20 MILIARDI ALLA SANITA’, 8 AL TURISMO COME NELLA PRECEDENTE VERSIONE
La nuova bozza del Recovery plan messa a punto dal governo Draghi è la bozza del Recovery plan
del governo Conte spiegata un po’ meglio.
Consegnato oggi ai parlamentari, il documento si compone di 486 pagine (160 pagine la precedente versione) redatte in inglese poichè si tratta di documento da recapitare alla Commissione Ue.
Molte parti sono semplici copia e incolla della precedente versione, soprattutto per quanto riguarda le tabelle con le suddivisione delle spese.
Viene spiegato con più precisione come si arriva alla determinazione degli stanziamenti (sostanzialmente tutti confermati) e, per alcuni capitoli, indicata con una certa precisione il cronoprogramma da qui al 2026 con le tappe intermedie come chiesto da Bruxelles. Qualche indicazione in più sul “chi fa che cosa” ossia l’attribuzione dei vari progetti tra i diversi ministeri. Vengono inoltre stimati meglio alcuni impatti in termini di ricadute “green” e di digitalizzazione. Non mancano i “work in progress” e i “to be completed”, che rimandano a valutazioni su implementazione obiettivi e tempistiche che verranno definite in seguito.
Tra le “milestones” con le scadenze più significative ci sono il “piano nazionale per le nuove competenze” e un “programma nazionale per garantire l’impiegabilità ” da completare entro dicembre 2021 per rafforzare le politiche attive del lavoro incentrate su skill digitali e lavoro professionale. Lo sviluppo di un’infrastruttura digitale “per fornire servizi cloud alla pubblica amministrazione” entro il secondo trimestre 2022. La selezione di progetti e start up per la digitalizzazione e gli investimenti nei microprocessori entro il 2023.
Come da attese di novità nei contenuti non ce ne sono.
Neppure per quei capitoli, come la sanità , che avevano causato più tensioni nella precedente maggioranza di governo. Per ospedali, medici e assistenza rimangono a bilancio 19,7 miliardi di euro.
Essendo sparito dal dibattito l’ipotesi di un ricorso ai prestiti del Mes, difficile che ci saranno cambiamenti in futuro. Invariati anche gli stanziamenti per il turismo (8 miliardi, già rivisti rispetto ai 3 delle primissime versioni) a cui pure Italia Viva aveva suggerito di dirottare i 20 miliardi della sanità che sarebbero stati rimpiazzati dal ricorso al Meccanismo europeo di stabilità .
Il capitolo più corposo rimane quello della “Rivoluzione verde e transizione ecologica” che nella nuova bozza diventa “Green revolution and ecological transition”. Qui andranno 69,8 miliardi di euro, 900 milioni in più rispetto alla precedente bozza.
Salgono infatti da 6,3 a 7 miliardi i soldi destinati alla voce impresa verde ed economia circolare. Restano 18,2 i miliardi per energia rinnovabile, idrogeno e mobilità sostenibile. Mini ritocco (200 milioni in più) ai fondi per la riqualificazione verde degli edifici che ora ammontano a 29,5 miliardi, previsto un ruolo dell’Anci nella definizione dei progetti che interessano immobili pubblici. Restano 15 i miliardi per la tutela del territorio. Tra i tanti interventi per la riduzione di traffico ed emissioni c’è anche la funivia Casalotti di Roma.
Il secondo capitolo per importanza e fondi è quello dedicato a “Digitalizzazione, innovazione, e competitività del sistema produttivo” a cui vanno complessivamente 46,18 miliardi di euro, 100 milioni in più della precedente versione. Salgono di 300 milioni a 11,4 miliardi i fondi per la digitalizzazione della Pubblica amministrazione, voce in cui si inseriscono i 2 miliardi per la velocizzazione dei processi civili. Limati da 26,7 a 26,5 i fondi per la digitalizzazione del sistema produttivo mentre restano inchiodati a 8 i miliardi per il turismo.
Trentadue miliardi di euro sono attribuito allo sviluppo di infrastrutture per la mobilità sostenibile. Il grosso (28,3 miliardi) andrà alla rete ferroviaria ad alta velocità , altri 3,6 miliardi sono destinati a intermodalità e logistica integrata.
Cifre integralmente confermate anche per Istruzione e ricerca (28,5 miliardi). Al potenziamento delle competenze e del diritto allo studio vanno 16,7 miliardi. Al capitolo “dalla ricerca all’impresa” 11,8 miliardi.
Non cambiano di un centesimo neppure gli stanziamenti per “Educazione e ricerca” (28,5 miliardi) così come per “Inclusione e coesione” (27,6 miliardi) che comprendono i 12,6 miliardi da usare per il sostegno all’occupazione. Infine restano 19,7 i miliardi per la salute e il rafforzamento dei sistemi ospedalieri ed assistenziali.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 12th, 2021 Riccardo Fucile
LA PANDEMIA HA RESO PIU’ POVERO UN MILIONE DI ITALIANI, MA GLI ALTRI HANNO AUMENTATO I CONTI IN BANCA, COMPRESI I POSTULANTI CHE RECLAMANO RISTORI UN GIORNO SI’ E L’ALTRO PURE
Un serio problema per l’economia e una bomba sociale si nascondono dietro la crescita della ricchezza degli italiani e delle loro imprese durante la pandemia, con le riserve liquide parcheggiate in banca che puntano ormai quota 2 mila miliardi di euro, più del prodotto nazionale.
“Non è un bel numero, a differenza di quel che può sembrare. Ma è anche un’opportunità “, ragiona Stefano Caselli, pro-rettore dell’Università Bocconi di Milano.
Cominciando dal lato oscuro del boom di liquidità parcheggiata in banca, basta elencarne le ragioni per capire che è il frutto di un corto-circuito.
Sul lato delle famiglie hanno giocato tre fattori: “Il primo è che sono crollati i consumi: le persone viaggiano di meno, si chiudono in casa e le spese scendono. Quindi l’ammontare del conto corrente sale”.
“Il secondo tema è l’atteggiamento delle persone: nei momenti d’incertezza la paura del futuro porta la propensione al risparmio a salire”, con una spirale “prudenziale” dalla quale aveva messo in guardia a tempo debito il governatore Visco.
“Il terzo aspetto è legato alla correzione che i mercati finanziari hanno registrato all’inizio della pandemia, pur recuperando successivamente: i risparmiatori parcheggiano la liquidità in attesa di capire dove investire”. L’insieme di questi fattori ha fatto crescere, ha stimato Unimpresa, i depositi delle famiglie di 66 miliardi (+6%), arrivando a quota 1.109 miliardi.
Le riserve delle famiglie e delle imprese italiane
Ancor più rilevante l’incremento sul lato delle imprese: i ‘salvadanai’ delle aziende sono saliti di quasi 74 miliardi (+24%), arrivando a un passo da 385 miliardi.
Nel caso delle imprese familiari i c/c si sono gonfiati di 11 miliardi (+18%) fino a quota 75 miliardi.
In questo caso, la dinamica si spiega con un solo grande tema: il rinvio delle decisioni d’investimento. “Con i consumi in caduta libera e l’incertezza nel progettare il futuro, la reazione di ogni imprenditore è posticipare gli investimenti. Non vuol dire per forza stoppare grandi progetti di acquisto di impianti e o macchinari – dettaglia Caselli – Ma anche semplicemente rimandare il rinnovamento dei locali di un esercizio commerciale”.
Questo insieme di cause “non certo piacevoli” ha spinto dunque la massa di risparmi degli italiani verso quota 2 mila miliardi di euro.
Unimpresa traccia il quadro pandemico complessivo: le riserve degli italiani sono aumentate di oltre 133 miliardi (+7%), dai 1.823 miliardi di dicembre 2019 ai 1.956 miliardi di dicembre 2020. È cresciuta, in particolare, la liquidità sui conti correnti, con il saldo totale arrivato a 1.348 miliardi, in aumento di oltre 166 miliardi (+14%) in 12 mesi.
Dietro i grandi numeri, però, si nascondono storie assai diverse e differenti ordini di problemi. Il primo è di natura sociale: mai come nel caso di uno choc improvviso e profondo come la pandemia, le forbici rischiano di allargarsi pericolosamente.
“La crescita dei risparmi si accompagna all’aumento inquietante della povertà assoluta di molte famiglie italiane, che ormai ha raggiunto una incidenza molto forte – riflette Marcello Messori, economista e docente alla Luiss Guido Carli – e ci dice di una polarizzazione del reddito”.
Per Caselli “l’aumento dei nuovi poveri italiani è un dato durissimo, non degno di un Paese civile”. Secondo la recente fotografia Istat, un milione di persone è entrato nella fascia di povertà assoluta con un peggioramento marcato nelle più ‘ricche’ aree del Nord. “L’aumento del divario sociale è una vera e propria bomba: quando ci troveremo ai blocchi della ripartenza, speriamo il prima possibile, chi ha un reddito fisso e liquidità potrà fare uno sprint. Ma ci saranno persone neppure in grado di ripartire”.
Ormai più fonti di dati hanno confermato che blocco dei licenziamenti e ammortizzatori sociali hanno aperto un ombrello formidabile sui garantiti, mentre a uscire dall’attività sono stati i contratti determinati in scadenza (e non rinnovati), chi non poteva fare smart working: i più fragili.
L’altro aspetto problematico di questa fotografia del materasso di liquidità accumulato dalle famiglie coinvolge i meccanismi delle scelte finanziarie degli italiani.
Se questo è il quadro, fortemente a tinte scure, come questa montagna di ricchezza privata può diventare un’opportunità ? “Ridistribuire ricchezza e reddito” è l’imperativo principale, per Messori. “Spingerne una parte consistente verso il mondo produttivo, dal più piccolo esercizio commerciale alla grande impresa”, dice Caselli.
(da agenzie)
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Marzo 12th, 2021 Riccardo Fucile
LA RESA DEI CONTI CON I RENZIANI E’ SOLO RIMANDATA
Pensiate sia finita la battaglia tra renziani e anti-renziani all’interno del Pd? Sbagliato! 
È soltanto rimandata, un po’ come al Gioco dell’oca (o il Monopoli, se preferite). Già , perchè — al di là della nomina di Enrico Letta (benedetta, come già scrivevamo, anche da Colle e Palazzo Chigi al fine di stabilizzare l’esecutivo e mettere il Pd in totale sintonia con l’ex presidente Bce) — lo scontro finale è soltanto rimandato.
Nel Pd nessuno crede veramente che i “renziani” deporranno le armi, tanto più se il nipote di Gianni (il grande architetto del governo Draghi) dovesse salire al Quirinale (un pensierino, lui, ce lo sta facendo, e non ne avrebbe fatto mistero con la sua cerchia ristretta: qualcuno sospetta sia stata una delle condizioni poste dal “francese” per rientrare in Italia).
Ma qui si inserisce Nicola Zingaretti, l’ormai ex segretario Pd che non ha intenzione di mollare un millimetro e continuerà a tenere d’occhio la situazione interna affinchè i renziani non rialzino la testa.
Questi ultimi hanno come vero obiettivo le liste elettorali delle prossime elezioni politiche e, per non rischiare di restare a spasso, hanno bisogno di un segretario di assoluta fiducia: un segretario che difficilmente potrà essere Enrico Letta.
Insomma, Nicola Zingaretti terrà alta la guardia e quell’“io ci sarò” pronunciato ieri sta a significare soltanto questo: renziani, vi tengo d’occhio.
(da TPI)
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Marzo 12th, 2021 Riccardo Fucile
IL MESSAGGIO E’ RIGENERARE QUELLO CHE C’E’
La notizia, più che l’accettazione della candidatura ampiamente annunciata, perchè al cuor non si comanda e perchè una riserva della Repubblica e della sinistra degna di questo nome, di fonte alla crisi della Repubblica e della sinistra non può rimanere indifferente, la notizia, dicevamo, è nel “come” Enrico Letta dice sì.
“Come” inteso non come mezzo — un video su twitter — ma come “messaggio”.
Che, per indole, formazione e stile, nulla concede agli effetti speciali e ai fuochi di artificio comunicativi, ma non è affatto blando e neutro. Si sarebbe detto una volta, fortiter in re, suaviter in modo.
Guardando a quel che è successo dentro il Pd — la sua crisi politica, l’autoreferenzialità dei gruppi di potere, il logoramento del senso stesso dello stare assieme di una comunità — affermare di credere nella “forza e nel valore delle parole” significa ricreare, attorno al loro significato, peso, implicazioni, coerenza con i fatti, il principio stesso di una convivenza civile.
E soprattutto se quelle parole sono volte alla “verità ”, si comprende come in questa presentazione c’è tutta la consapevolezza della gravità del momento.
“Verità ” è questo: principio di realtà , rifiuto del facile consenso, delle scorciatoie, dell’autoindulgenza, della politica dell’effimero e non paziente costruzione.
In quel “cerco la verità , non l’unanimità ” più che un messaggio alle correnti, c’è proprio il rifiuto di interpretare questo nuovo inizio come la classica resa dei conti ma, innanzitutto, un messaggio al paese.
E, da quel che si capisce da qualche conversazione informale, non è infondato attendersi, per domenica, un discorso alto, crudo che parli al paese del paese e alla sinistra del suo compito in questa fase: l’emergenza, il governo Draghi, il come starci senza retropensieri e ambiguità , ma con un autonomo punto di vista, una sinistra che guardi al 2050, secondo l’efficace immagine evocata da Beppe Grillo mentre il Pd pare inchiodato all’inizio di questo traumatico 2021.
Nell’era del presentismo e della dittatura dell’istante si è soliti misurare ogni passaggio e soprattutto ogni battesimo di una nuova leadership in relazione alla capacità di dare una “scossa”, secondo una visione piuttosto ansiosa del “tutto e subito”, affidata ai poteri taumaturgici di una leadership.
L’orizzonte, che già si intravede quantomeno nel metodo, non è quello di una scossa che, come spesso è accaduto, un po’ come il troppo dell’asino poco dura, ma è quello del “costruttore”, se ancora si può usare questa parola rovinata ai tempi di Ciampolillo. Recuperandone il significato autentico, significa, in un partito che è già scosso di suo, ripartire da quello che c’è, con uno spirito che, nei tempi nuovi, evoca suggestioni uliviste: il progetto di un campo largo con i soggetti di oggi, una certa idea partecipativa della politica, una visione delle alleanze politiche non scissa da quelle sociali, il rifiuto del personalismo.
Perchè poi, è chiaro che l’alleanza con i 5 Stelle di Conte non è in discussione, ma c’è un campo tutto da costruire, nell’ambito di un’alleanza “competitiva”, che ha dentro un sano principio di sfida, senza subalternità .
A proposito di Ulivo, proprio il richiamo non populista al popolo della sinistra, nell’accettazione della candidatura, è un passaggio denso di implicazioni.
Letta ha annunciato che, sulla base delle “parole” che dirà domenica nelle prossime due settimane chiederà di discutere nei circoli, nelle forme e nei modi possibili, per poi fare una sintesi in assemblea e trovare le idee migliori per andare avanti. In questo metodo, con po’ di orgoglio d’antan — le sezioni, il dibattito, la mitica “base” — c’è la comunque la ricerca di una “unzione democratica”: sono qui non perchè i capicorrente hanno poggiato una spada sulla mia spalla — ennesima operazione di potere di chi si riunisce solo per spartirsi cariche — ma come interprete di un cimento collettivo.
È vero, delle buone intenzioni sono lastricate le vie dell’inferno, in un partito capace di sbranare leader anche con mandati ancora più forti, ma nell’inferno democratico già le buone intenzioni sono una novità . Una buona novità .
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 12th, 2021 Riccardo Fucile
LA CLINICA PRIVATA HA RICHIESTO BEN 900 DOSI, INOCULATE ANCHE A SOGGETTI CHE IN CLINICA NON ENTRANO MAI… FRATOIANNI CHIEDE L’INTERVENTO DELLA MAGISTRATURA
Dagli scienziati ai giardinieri, dai giornalisti della collegata Tele Venafro alle donne delle pulizie,
fino ai collaboratori esterni.
Sono tutte vaccinate le persone che orbitano intorno alla Neuromed di Pozzilli, in provincia di Isernia, un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico di proprietà dell’europarlamentare Aldo Patriciello (Forza Italia), anche lui già immunizzato, attorno al quale gravitano e lavorano diverse società .
Mentre solo un 80enne su tre, in Italia, ha ricevuto le dosi di vaccino contro il Covid, il polo ha fatto richiesta per 900 dosi da iniettare ai propri dipendenti, anche coloro, come ha dimostrato un servizio di Piazzapulita, che in clinica non si recano mai e che quindi, secondo il piano vaccinale italiano, non avrebbero diritto a ricevere il farmaco immunizzante.
Questo in una regione, il Molise, dove anziani con patologie come la bronchite cronica ostruttiva si sono prenotati da un mese ma non hanno ancora ricevuto alcuna indicazione o somministrazione.
La giornalista del programma di La7 ha accesso alla struttura e, chiedendo alle persone che incontra se si fossero sottoposte al vaccino, riceve da tutte una risposta affermativa. Tra queste ci sono persone poco più che trentenni, che non operano all’interno della clinica, uomini e donne di mezza età che lavorano nella redazione della testata e anche Patriciello, 64 anni, che ai microfoni del programma difende la scelta dell’azienda: “Se lei si vaccina — dice rivolgendosi alla giornalista — non è che fa qualcosa di male”.
Quando gli viene fatto notare che il piano vaccinale stabilisce delle categorie prioritarie risponde: “Ma la legge non esiste. Ritengo veramente che non ci sia niente di male”.
Quando i giornalisti chiedono alla Regione chi avrebbe dovuto controllare la lista inviata da Neuromed, la risposta di Michele Colitti, uno dei componenti della cabina di regia che si occupa della programmazione vaccinale in Molise, risponde: “Non posso mettermi a controllare nome per nome e vedere il lavoro che fanno all’interno delle strutture sanitarie”. Ma la struttura commissariale, con una nota al programma, ha definito la situazione descritta dalle telecamere “spiacevole e getta ombre sulla campagna vaccinale”.
Sulla questione è intervenuto anche il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni: “Vedo che la ministra Gelmini afferma che è ora di dire basta alle furberie nella somministrazione del vaccino. Allora già che c’è faccia una telefonata all’europarlamentare del suo partito Patriciello e si faccia spiegare perchè in Molise, come riferiscono diversi organi di stampa, oltre a far vaccinare i dipendenti della struttura sanitaria di sua proprietà abbia fatto vaccinare anche il personale della tv locale di sua proprietà e immagino anche altre persone che non ne avevano diritto. Un’altra pagina vergognosa nella gestione sanitaria del Molise. Mi auguro che nelle prossime ore il ministro Speranza attivi i Nas per le indagini del caso e che si muova anche la magistratura. Comunque noi presenteremo in Parlamento un’interrogazione al governo perchè venga fatta chiarezza”.
(da agenzie)
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Marzo 12th, 2021 Riccardo Fucile
L’AGENZIA MEDICA EUROPA CHIEDE AGGIORNAMENTI SUL PRODOTTO VACCINALE
La Bulgaria e la Romania sono gli ultimi Paesi ad aver temporaneamente sospeso in via
precauzionale una parte o la totalità delle somministrazioni.
Si allunga la lista dei Paesi che hanno sospeso la somministrazione dei vaccini anti-Coronavirus di AstraZeneca dopo i malori accusati da alcuni pazienti che hanno ricevuto le dosi in Italia e all’estero.
Per il momento non esiste alcuna evidenza scientifica che dimostri l’esistenza di un legame diretto tra l’utilizzo del vaccino e i casi di trombosi. Lo ha dichiarato ieri l’Agenzia europea per i medicinali e lo ha ribadito oggi l’Organizzazione mondiale per la sanità . Come ha detto Margaret Harris, portavoce dell’Oms, alla stampa «non c’è motivo» per non utilizzare più il vaccino.
Nel pomeriggio però l’Ema è uscita con una nota che, pur non essendo collegata ai casi di trombosi registrati negli ultimi giorni, riguarda il vaccino di AstraZeneca. Secondo quanto riportato dall’agenzia europea, tra i possibili effetti collaterali del vaccino ci sono anche gravi allergie.
L’Ema ha pertanto «raccomandato un aggiornamento delle informazioni sul prodotto per includere anafilassi e ipersensibilità (reazioni allergiche) come effetti collaterali».
Nonostante le rassicurazioni autorevoli della comunità scientifica, sono molti i Paesi — inclusa l’Italia — che hanno sospeso in via precauzionale la somministrazione del vaccino. Oggi è stato il turno della Bulgaria, seguita dalla Romania.
Per il premier bulgaro Boyko Borrissov la sospensione rimarrà in atto «finchè l’Agenzia europea per i medicinali non avrà dissipato con una dichiarazione scritta ogni dubbio sulla sua sicurezza».
In Romania invece la vaccinazione con AstraZeneca continuerà ma le autorità hanno deciso, come misura cautelativa, il ritiro delle dosi rimaste del lotto ABV256, lo stesso per il quale sono stati segnalati problemi in Italia e in altri Stati europei.
(da agenzie)
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Marzo 12th, 2021 Riccardo Fucile
TUTTO IN DEROGA AI CONTRATTI DELLA UE CHE VIETANO LA COMPRAVENDITA PRIVATA
Nella puntata di giovedì di Piazzapulita è andata in onda la prima puntata di un’inchiesta di Alessio
Lasta su un vero e proprio mercato parallelo dei vaccini gestito da mediatori privati che propongono alle Regioni milioni di dosi di vaccino a prezzi ovviamente maggiorati.
Il tutto avviene in deroga ai contratti dell’Unione Europea con le aziende produttrici dei vaccini, che vietano esplicitamente la compravendita privata tra Stati e aziende.
Il ‘mercato nero’ dei vaccini si è generato in conseguenza al caos delle mancate consegne delle dosi promesse dalle aziende all’Ue.
In questo contesto, scopre Lasta, a Milano un mediatore offre 2 milioni e mezzo di dosi di Pfizer per 187 milioni di euro: “Io entro da Pfizer, carico il mio autotreno congelato a meno settanta e me li porto via”, spiega il mediatore, a capo di due società che fanno affari con le case farmaceutiche.
Il mediatore parla anche di AstraZeneca, che però smentisce categoricamente. Ma allora, come fa questo misterioso intermediario ad avere accesso alle dosi di vaccino?
(da Globalist)
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Marzo 12th, 2021 Riccardo Fucile
LO STUDIO PUBBLICATO SU NATURE DALLA COLUMBIA UNIVERSITY IRVING MEDICAL CENTER
Gli anticorpi indotti dagli attuali vaccini di Pfizer e Moderna sono meno efficaci nel neutralizzare le varianti del coronavirus, in particolare quella sudafricana. Lo indicano i risultati di un nuovo studio pubblicato su Nature da un team di ricerca del Columbia University Irving Medical Center di New York che ha analizzato la capacità neutralizzante del siero di persone vaccinate nei confronti di due versioni mutate di Sars-Cov-2, la variante inglese (B.1.1.7) e appunto la sudafricana (B.1.351), entrambe definite “varianti di preoccupazione” a causa della maggiore facilità di trasmissione e delle mutazioni presenti nella proteina Spike che il coronavirus utilizza per legare le cellule e penetrare al loro interno.
In particolare, i ricercatori hanno evidenziato “un apprezzabile calo” dell’attività neutralizzante contro la variante sudafricana rispetto alla variante inglese per la quale, al contrario, “è improbabile che la perdita di attività neutralizzante abbia un impatto negativo a causa dell’ampio ‘cuscinetto’ di attività anticorpale neutralizzante residua”.
Gli studiosi hanno infatti osservato che, contro la variante del Regno Unito, la neutralizzazione è scesa “di circa due volte” rispetto al virus originario, una riduzione che “vediamo di riflesso nei risultati della sperimentazione del vaccino di Novavax, risultato efficace all’85,6% contro la variante britannica”.
Più preoccupanti, invece, i risultati sulla variante sudafricana, in quanto è risultata “notevolmente più resistente alla neutralizzazione”, con un calo dell’attività neutralizzante di 10,3-12,4 volte del siero dei vaccinati “che stiamo osservando, sulla base dei risultati di Novavax, portare a una riduzione dell’efficacia protettiva della vaccinazione (49% nella sperimentazione in Sudafrica, ndr)”.
Variazioni significative sono state osservate anche nella neutralizzazione da parte degli anticorpi monoclonali e nella resistenza alla neutralizzazione del plasma convalescente (9,4 volte), sollevando lo spettro di una minore efficacia della terapia e una maggiore probabilità di reinfezione. La ricerca non ha valutato la variante emersa in Brasile (B.1.1.28) ma, poichè questa ha alcune mutazioni analoghe a quelle della sudafricana, i ricercatori ritengono che possa avere una resistenza simile.
“Il nostro studio e i nuovi dati della sperimentazione clinica mostrano che il virus sta viaggiando in una direzione che lo sta portando a sfuggire alle terapie e ai vaccini diretti contro la proteina Spike — ha affermato il professor David Ho, direttore del Aaron Diamond AIDS Research Center e docente del Dipartimento di Microbiologia e Immunologia del Columbia University Irving Medical Center — . Se la diffusione dilagante del virus continua e si accumulano mutazioni più critiche, allora potremmo essere condannati a inseguire continuamente l’evoluzione di Sars-Cov-2, come accaduto per il virus dell’influenza”. Di conseguenza, conclude Ho, serve “interrompere il più rapidamente possibile la trasmissione del virus, raddoppiando le misure di contrasto e accelerando la vaccinazione”.
(da Fanpage)
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Marzo 12th, 2021 Riccardo Fucile
A SETTEMBRE L’APERTURA A LOS ANGELES DELLA PIU’ GRANDE ISTITUZIONE DEDICATA ALLA STORIA DEL CINEMA
L’Academy Museum of Motion Pictures aprirà ufficialmente il prossimo 30 settembre con un
ritardo di cinque mesi a causa della pandemia.
Questa istituzione offrirà al pubblico “eccezionali esibizioni e programmi che rivelano il mondo del cinema” come si legge sul sito ufficiale del museo.
La struttura di 28 mila mq è stata ideata dall’italiano Renzo Piano con l’intento di creare uno spazio per la collettività capace di valorizzare le sfumature del cinema attraverso esibizioni inclusive ed accessibili. Il museo sorge vicino ad altri luoghi culturali come il Los Angeles County Museum of Art (LACMA), il Petersen Automotive Museum, La Brea Tar Pits & Museum, e Craft Contemporary.
La volontà del museo, organizzato su sei livelli all’interno di una struttura sferica (Saban Builiding), è quella di racchiudere in una sola struttura quello che è stato Hollywood, ciò che è adesso e cosa sarà in futuro.
Infatti, saranno esposte in modo permanente e a rotazione le collezioni provenienti dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences.
Saranno disponibili per i visitatori oltre 12 milioni e mezzo di fotografie, oltre 230 mila film e video, 65 mila poster e 85 mila sceneggiature. Verranno anche rese pubbliche delle collezioni speciali appartenenti ai grandi del cinema come Cary Grant, Katharine Hepburn, Hattie McDaniel, Alfred Hitchcock, Spike Lee.
I percorsi all’interno del museo si articolano per mostrare il mondo del cinema nella sua totalità : dal set alle sceneggiature, alle riprese degli attori, la fotografia così come i costumi, il trucco e le acconciature. Al visitatore sarà concesso di osservare la trasformazione che un attore deve affrontare per calarsi nella parte.
Il direttore del museo Bill Kramer ha annunciato che prima dell’inaugurazione si terrà una programmazione virtuale il 22 aprile, giorno vicino alla 93/a cerimonia degli Oscar. Come primo evento, si terrà una conversazione presenziata da Diane von Furstenberg e moderata da Jacqueline Stewart dell’Academy Museum dal titolo “Breaking the Oscars Ceiling”.
Figurano tra gli ospiti anche Sophia Loren a cui sarà consegnato il 25 settembre il primo “Visionary Award” del Museo dell’Academy. Un riconoscimento assegnatole per la sua lunga e premiata carriera e riservato “un artista o uno studioso la cui opera ha fatto fare progressi all’arte del cinema”.
(da agenzie)
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