GLI ITALIANI HANNO SEMPRE PIU’ SOLDI IN BANCA: LE RISERVE DI RISPARMIO NELL’ANNO DELLA PANDEMIA SONO AUMENTATE DI 133 MILIARDI (+7%), LE AZIENDE DI 74 MILIARDI (+24%)
LA PANDEMIA HA RESO PIU’ POVERO UN MILIONE DI ITALIANI, MA GLI ALTRI HANNO AUMENTATO I CONTI IN BANCA, COMPRESI I POSTULANTI CHE RECLAMANO RISTORI UN GIORNO SI’ E L’ALTRO PURE
Un serio problema per l’economia e una bomba sociale si nascondono dietro la crescita della ricchezza degli italiani e delle loro imprese durante la pandemia, con le riserve liquide parcheggiate in banca che puntano ormai quota 2 mila miliardi di euro, più del prodotto nazionale.
“Non è un bel numero, a differenza di quel che può sembrare. Ma è anche un’opportunità “, ragiona Stefano Caselli, pro-rettore dell’Università Bocconi di Milano.
Cominciando dal lato oscuro del boom di liquidità parcheggiata in banca, basta elencarne le ragioni per capire che è il frutto di un corto-circuito.
Sul lato delle famiglie hanno giocato tre fattori: “Il primo è che sono crollati i consumi: le persone viaggiano di meno, si chiudono in casa e le spese scendono. Quindi l’ammontare del conto corrente sale”.
“Il secondo tema è l’atteggiamento delle persone: nei momenti d’incertezza la paura del futuro porta la propensione al risparmio a salire”, con una spirale “prudenziale” dalla quale aveva messo in guardia a tempo debito il governatore Visco.
“Il terzo aspetto è legato alla correzione che i mercati finanziari hanno registrato all’inizio della pandemia, pur recuperando successivamente: i risparmiatori parcheggiano la liquidità in attesa di capire dove investire”. L’insieme di questi fattori ha fatto crescere, ha stimato Unimpresa, i depositi delle famiglie di 66 miliardi (+6%), arrivando a quota 1.109 miliardi.
Le riserve delle famiglie e delle imprese italiane
Ancor più rilevante l’incremento sul lato delle imprese: i ‘salvadanai’ delle aziende sono saliti di quasi 74 miliardi (+24%), arrivando a un passo da 385 miliardi.
Nel caso delle imprese familiari i c/c si sono gonfiati di 11 miliardi (+18%) fino a quota 75 miliardi.
In questo caso, la dinamica si spiega con un solo grande tema: il rinvio delle decisioni d’investimento. “Con i consumi in caduta libera e l’incertezza nel progettare il futuro, la reazione di ogni imprenditore è posticipare gli investimenti. Non vuol dire per forza stoppare grandi progetti di acquisto di impianti e o macchinari – dettaglia Caselli – Ma anche semplicemente rimandare il rinnovamento dei locali di un esercizio commerciale”.
Questo insieme di cause “non certo piacevoli” ha spinto dunque la massa di risparmi degli italiani verso quota 2 mila miliardi di euro.
Unimpresa traccia il quadro pandemico complessivo: le riserve degli italiani sono aumentate di oltre 133 miliardi (+7%), dai 1.823 miliardi di dicembre 2019 ai 1.956 miliardi di dicembre 2020. È cresciuta, in particolare, la liquidità sui conti correnti, con il saldo totale arrivato a 1.348 miliardi, in aumento di oltre 166 miliardi (+14%) in 12 mesi.
Dietro i grandi numeri, però, si nascondono storie assai diverse e differenti ordini di problemi. Il primo è di natura sociale: mai come nel caso di uno choc improvviso e profondo come la pandemia, le forbici rischiano di allargarsi pericolosamente.
“La crescita dei risparmi si accompagna all’aumento inquietante della povertà assoluta di molte famiglie italiane, che ormai ha raggiunto una incidenza molto forte – riflette Marcello Messori, economista e docente alla Luiss Guido Carli – e ci dice di una polarizzazione del reddito”.
Per Caselli “l’aumento dei nuovi poveri italiani è un dato durissimo, non degno di un Paese civile”. Secondo la recente fotografia Istat, un milione di persone è entrato nella fascia di povertà assoluta con un peggioramento marcato nelle più ‘ricche’ aree del Nord. “L’aumento del divario sociale è una vera e propria bomba: quando ci troveremo ai blocchi della ripartenza, speriamo il prima possibile, chi ha un reddito fisso e liquidità potrà fare uno sprint. Ma ci saranno persone neppure in grado di ripartire”.
Ormai più fonti di dati hanno confermato che blocco dei licenziamenti e ammortizzatori sociali hanno aperto un ombrello formidabile sui garantiti, mentre a uscire dall’attività sono stati i contratti determinati in scadenza (e non rinnovati), chi non poteva fare smart working: i più fragili.
L’altro aspetto problematico di questa fotografia del materasso di liquidità accumulato dalle famiglie coinvolge i meccanismi delle scelte finanziarie degli italiani.
Se questo è il quadro, fortemente a tinte scure, come questa montagna di ricchezza privata può diventare un’opportunità ? “Ridistribuire ricchezza e reddito” è l’imperativo principale, per Messori. “Spingerne una parte consistente verso il mondo produttivo, dal più piccolo esercizio commerciale alla grande impresa”, dice Caselli.
(da agenzie)
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