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IL MUTUO NON E’ UGUALE PER TUTTI: SE TI CHIAMI DRAGHI VALE 1,5 MILIONI PER 20 ANNI, DA ESTINGUERE QUANDO AVRAI 93 ANNI

Aprile 6th, 2021 Riccardo Fucile

L’ESTATE SCORSA L’ATTUALE PREMIER HA APERTO UN MUTUO IPOTECARIO DI QUESTA ENTITA’ PER L’ACQUISTO DI UNA VILLA SULLA RIVIERA DEL BRENTA

Mario Draghi l’estate scorsa ha ricevuto un mutuo ipotecario di un milione e mezzo di euro da restituire in 20 anni per l’acquisto di una villa sulla riviera del Brenta.
Il rimborso concesso da Banca Passadore è partito il primo gennaio 2021.
Il premier, quindi, ha tempo di pagare l’ultima rata del finanziamento ventennale fino all’età di 93 anni visto che, al momento della sottoscrizione del mutuo, ne aveva 72.
È la notizia in prima pagina dell’edizione odierna del quotidiano Il Tempo
Una concessione quella all’ex governatore della Banca d’Italia e della Bce non proprio usuale. Come fa notare il quotidiano, infatti, per qualsiasi persona sarebbe stato molto difficile ottenere un mutuo ipotecario ventennale a quell’età.
La maggior parte degli istituti di credito infatti concedono finanziamenti di questo tipo a persone che non vanno oltre i 55 anni in modo che possano onorare il debito entro il 75esimo anno di età.
Sono poche le banche che estendono il limite fino al 60esimo anno e solo per i clienti più affezionati. Ma a quanto pare per l’ex governatore della Banca d’Italia e poi della Banca Centrale Europea non è stato così difficile.
Draghi e la consorte, infatti, avevano 72 anni quando hanno richiesto il mutuo e mancavano per la signora pochi giorni e per il marito poco più di un mese al compimento del 73esimo compleanno, età che entrambi i due coniugi avrebbero avuto al pagamento semestrale posticipato della prima rata.
Nell’ articolo viene riportato anche il testo contenuto nell’atto registrato dal notaio Alessandra Temperini a Roma il 22 luglio 2020: “Banca Passadore ha concesso a titolo di mutuo alla parte finanziata, signori Draghi Mario e Cappello Maria Serenella, che hanno accettato, la somma di euro 1.500.000″.
“Il rimborso del mutuo – recita l’atto notarile che rivela i particolari del finanziamento che Draghi e la moglie hanno avuto nell’estate del 2020 – avverrà in 20 anni a partire dal primo gennaio 2021. La parte finanziata si obbligata per sé, per i suoi eredi, successori e/o aventi causa con vincolo solidale e indivisibile fra di loro, a restituire la somma mutuata entro la scadenza pattuita con ammortamento in numero 40 rate semestrali posticipate (…). Il tasso di interesse viene fissato nella misura dello 01, 220% nominale annuo per tutta la durata del finanziamento Taeg/i.s.c. 1, 251%”.
“E poco conta – fanno notare da Il Tempo – che gli eredi siano obbligati al pagamento in caso di scomparsa del debitore. Per legge hanno diritto alla rinuncia dell’eredità.
(da TPI)

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COPASIR, L’IRA DELLA MELONI CONTRO LA LEGA CHE NON MOLLA LA POLTRONA

Aprile 6th, 2021 Riccardo Fucile

SECONDO FICO E CASELLATI SERVE UN ACCORDO POLITICO

Sul Copasir la palla passa ai partiti. Decidano loro che fare della presidenza, oggi in mano alla Lega con Raffaele Volpi. Dopo un mese di battaglia politico-parlamentare condotta da Fratelli d’Italia per ottenere la carica che per legge spetterebbe all’opposizione, i presidenti di Senato e Camera, Casellati e Fico, intervengono con una lettera per dirimere la controversia. In realtà lo fanno solo in parte.
Nel testo, inviato allo stesso presidente del Copasir Volpi, oltre a spiegare di non poter intervenire con alcun atto d’autorità, ad esempio con lo scioglimento d’imperio del Comitato, citano il “precedente D’Alema” del 2011 sotto il governo Monti: l’allora esponente del Pd, presidente Copasir, era stato eletto in quota opposizione ma con la nascita dell’esecutivo tecnico era entrato di fatto in maggioranza, restando comunque al suo posto.
Il problema, scrivono la seconda e terza carica dello Stato, è la composizione dell’organo bicamerale. “Una eventuale revisione della composizione del Comitato – si legge – finalizzata a garantire la pariteticità tra maggioranza e opposizioni, determinerebbe una palese sovra-rappresentazione dei gruppi Fratelli d’Italia”. Insomma, cinque dei dieci parlamentari dovrebbero appartenere al partito di Giorgia Meloni. Non sarebbe rispettato il principio di equilibrio tra le forze politiche: Fdi, fanno notare, rappresenta il 6 per cento dell’attuale composizione dei due rami del Parlamento.
Risultato: il precedente del 2011 fa scuola, non si cambia l’attuale Copasir. Se i partiti non si assumono la responsabilità di eleggere un nuovo presidente, Volpi non può essere sostituito d’imperio. ” L’obiettivo di corrispondere all’esigenza sottesa alla richiesta formulata dai gruppi Fratelli d’Italia potrà dunque essere realizzato esclusivamente attraverso accordi generali tra le forze politiche di maggioranza e di opposizione, la cui percorribilità ci riserviamo di verificare nelle sedi opportune”, concludono i due presidenti di Camera e Senato.
E, puntuale, si scatena l’ira del partito di Giorgia Meloni. Intervengono i capigruppo per dirsi “scandalizzati da Fico e Casellati” e per invocare “l’intervento del presidente Mattarella”. La seconda e la terza carica dello Stato, scrivono Ciriani e Lollobrigida, “decidono pilatescamente di non esercitare la loro autorità e consentono così che si violi una norma di garanzia a tutela della tenuta delle istituzioni. Ci aspettiamo un intervento di moral suasion del presidente della Repubblica Mattarella”.
La soluzione sperata passerebbe attraverso lo scioglimento del Comitato di controllo sui Servizi e la sua ricomposizione dei dieci, tra deputati e senatori. Ma stavolta, cinque di maggioranza (uno ciascuo per M5S, Lega, Pd, Leu, Iv) e cinque dell’attuale opposizione: ovvero Fratelli d’Italia e i parlamentari del Misto che hanno votato contro la fiducia al governo Draghi.
E tra i senatori di opposizione quell’Adolfo Urso (oggi vice) che il partito di Giorgia Meloni ha candidato alla presidenza, al posto del leghista Raffaele Volpi.
Il fatto è che il gentlemen agreement non è facilmente raggiungibile. Comporterebbe le volontarie dimissioni di tutti i dieci componenti, quanto meno della loro maggioranza. E difficilmente accadrà.
(da agenzie)

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A 17 ANNI BULLIZZO’ UN PROFESSORE, ORA LUI E I SUOI GENITORI DOVRANNO RISARCIRLO

Aprile 6th, 2021 Riccardo Fucile

FISSATO UN INDENIZZO DI 14.500 EURO PER AVER INSULTATO E SPINTONATO IL DOCENTE

Il prof bullizzato da uno studente ha diritto ad essere risarcito dal ragazzo terribile e dai genitori, obbligati in solido a rifonderlo.
Lo ha stabilito il tribunale civile di Sondrio, chiamato a pronunciarsi su un caso concreto: la richiesta di indennizzo economico presentata da un ex insegnante di materie tecniche umiliato e vessato in più occasioni da un allievo scapestrato, uno studente dell’istituto professionale pubblico Fossati, diventato maggiorenne nel corso della causa.
Al docente, messo nelle condizioni di non riuscire a tenere lezione, mamma, papà e figlio dovranno pagare 14.500 euro per i danni morali inflitti e rimborsare le spese processuali (salvo appello e ribaltamento del giudizio).
Il comportamento tenuto in classe dall’adolescente è stato considerato idoneo ad ampliare la sofferenza del professore, perché andato in scena davanti alla platea dei compagni, e a riverberarsi in ambito lavorativo.
A prendere di mira il professore era stato uno degli studenti di una seconda, 17enne. In quattro occasioni, nell’anno scolastico 2015-2016, il minorenne aveva passato il segno. L’episodio più eclatante era finito sui giornali. Lo studente aveva incassato male un brutto voto, reagendo malissimo. Insulti e bestemmie. Il foglio con l’esercitazione insufficiente lanciato in faccia al docente. Uno spintone e gli occhiali dell’insegnante volati via.
Venti secondi di parolacce e atti irrispettosi e aggressivi, ripresi con cellulare da un compagno, postati su Facebook e rimasti on line per qualche ora. Da qui e dalle altre intemperanze la denuncia penale e la causa civile, approdata di recente alle conclusioni di grado.
Il docente sotto tiro aveva poi lasciato l’insegnamento e ora lavora per il ministero dello Sviluppo economico. Lo studente, “solo” sospeso dall’istituto e non espulso, si era ritirato dalla scuola. Perseguito penalmente, per violenza privata e minacce, ha ottenuto dal giudice minorile la messa alla prova, un percorso rieducativo cadenzato da attività e impegni. Al termine del progetto di recupero. se la valutazione sarà positiva, i reati di cui è accusato saranno estinti.
La famiglia del ragazzo aveva offerto 10mila euro all’insegnante per chiudere tutto. Il professore li aveva rifiutati ed era andato avanti, assistito dagli avvocati saronnesi Giuseppe D’Elia e Marta Gilli. Ha chiesto al tribunale di condannare l’ex alunno e i genitori a versargli 26mila euro per compensare i danni morali e poi si è offerto di accettare 14.500 euro più le spese, come soluzione concorsata, ma le controparti hanno passato la mano.
A distanza di anni, vinta la causa, si è visto infine riconoscere la stessa somma. Il giudice civile Maria Federica Minervini ha ravvisato la reponsabilità dello studente e pure quella della madre e del padre, facendo perno sui loro doveri di educatori.
La sentenza, esplorata la questione tecnica della “posizione di garanzia”, richiama una serie di pronunciamenti in tema della Cassazione. “I criteri in base ai quali va imputata ai genitori la responsabilità per gli atti illeciti compiuti dai figli minori – compresi quelli prossimi alla maggiore età – consistono sia nel potere dovere di esercitare la vigilanza sul comportamento dei figli stessi e sia, anche e soprattutto, nell’obbligo di svolgere adeguata attività formativa, impartendo loro l’educazione al rispetto delle regole della civile coesistenza, nei rapporti con il prossimo e nello svolgimento delle attività extra familiari”.
L’avvocato Giuseppe D’Elia, a fianco del prof in questi anni di battaglie legali, definisce la sentenza “abbastanza equilibrata” e premette: “Il giudice ha compreso la gravità della situazione”. Ma la sua non è una soddisfazione piena: “Non è stata colta tutta la complessità della vicenda, pur nel riconoscimento di quanto patito dal professore, costretto a cambiare mestiere e progetti di vita. I fatti si sono svolti non in un luogo neutro, ma in una scuola. E in questo ambiente, diversamente da come è successo, i docenti dovrebbero essere protetti e i ragazzi dovrebbero tenere un comportamento ancora più rispettoso che fuori”.
I dirigenti dell’istituto, secondo l’avvocato, “non fecero abbastanza per tutelare l’insegnante”. Per sollecitare un intervento punitivo, ed evitare che si continuasse a minimizzare, “venne da noi informato e interessato il ministero dell’Istruzione”.
(da agenzie)

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IL DECLINO DEL SUD PEGGIORA, ORA VALE IL 22% DEL PIL ITALIANO

Aprile 6th, 2021 Riccardo Fucile

25 ANNI FA ERA DEL 24%… E I GIOVANI SENZA LAVORO CONTINUANO A SCAPPARE

Tante promesse per il Sud, ma l’economia del Mezzogiorno resta con il freno a mano tirato. Una ricerca appena diffusa dall’Ufficio studi di Confcommercio sostiene che negli ultimi venticinque anni la quota di Pil prodotta dalle regioni del Mezzogiorno sul totale nazionale è diminuita, passando da oltre il 24% del 1995 al 22% del 2019, con un livello di occupazione che ha evidenziato una crescita cumulata pari ad appena un quarto della media nazionale (4,1% contro il 16,4%).
Un fenomeno, quest’ultimo, che sconta prevalentemente gli effetti della riduzione della popolazione residente, in particolare quella giovanile, che al Sud si è ridotta di oltre 1,5 milioni nel periodo considerato.
Tra le principali cause di questa disparità, secondo l’Ufficio studi di Confcommercio “difetti strutturali come burocrazia, criminalità e carenze infrastrutturali”.
Se tali difetti “fossero ridotti in modo tale da portarne le dotazioni ai livelli osservati nelle migliori regioni italiane, il prodotto lordo meridionale crescerebbe a fine periodo di oltre il 20%, con la creazione di circa 90 miliardi di euro, rispetto ad uno scenario in assenza di interventi”, afferma la ricerca. Ma le differenze nel frattempo aumentano, almeno a partire dalla crisi finanziaria globale del 2008 con lo storico default della banca Lahman Brother.
Il rapporto tra prodotto pro capite reale di un abitante del Sud Italia rispetto a quello di un abitante del Nord-ovest scende da 0,55 (55%) a 0,52.
Insomma, poco più della metà, con tendenza a peggiorare.
In termini di popolazione, il peso del Sud sul totale italiano passa dal 36,4% al 33,9% ma è ben più grave la questione della popolazione giovanile: tra il 1995 e il 2019 l’Italia nel complesso ha perso oltre un milione di giovani (da poco più di 11 milioni a poco più di 10 milioni) e tutta questa perdita è dovuta ai giovani meridionali, diminuiti di un milione e mezzo per il calo delle nascite e per un autentico esodo.
(da La Notizia)

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ASTRAZENICA, SOSPESI TEST SU BAMBINI E ADOLESCENTI, BLOCCATE 3 MILIONI DI DOSI DIRETTE IN AUSTRALIA

Aprile 6th, 2021 Riccardo Fucile

EUROPA VERSO NUOVE LIMITAZIONI… ANCHE LONDRA FISSA UNA SOGLIA D’ETA PER LE FIALE CHE AVEVA SEMPRE DEFINITO SICURE

La Gran Bretagna annuncia nuove limitazioni per AstraZeneca. Londra, che pure aveva sempre difeso la sicurezza del suo vaccino, giovedì scorso ha ammesso di aver registrato 30 casi di una rara forma di trombosi legata alla somministrazione di AstraZeneca, di cui 7 fatali, su 18,1 milioni di vaccinati.
Secondo indiscrezioni di stampa, la Gran Bretagna potrebbe fissare un limite d’età al di sotto del quale preferire un altro prodotto. La decisione era già stata presa il 18 marzo dalla Francia (vaccino riservato agli over 55) e il 30 marzo dalla Germania (agli over 60). Domenica l’Olanda aveva sospeso del tutto AstraZeneca.
Anche l’Agenzia del farmaco italiana (Aifa) potrebbe fare una scelta simile, dopo la segnalazione di 13 casi sospetti, di cui probabilmente una metà fondati.
Inoltre i test in corso per la somministrazione del suo vaccino anticovid a bambini e adolescenti sono stati sospesi in attesa che l’ente regolatorio britannico verifichi il possibile legame con i casi di trombosi negli adulti.
Il professore Andrew Pollard dell’università di Oxford ha detto alla Bbc che non sono emerse preoccupazioni sui test in sé, ma che la sperimentazione pediatrica verrà comunque sospesa in attesa di ulteriori informazioni dall’Mhra.
Circa 300 volontari partecipano al test iniziato in febbraio, per verificare se il vaccino produce immunità anche nei minori fra i sei e 17 anni. Nei prossimi giorni sia l’Mhra, che l’Ema, l’ente regolatorio europeo dovranno pronunciarsi sul possibile legame fra il vaccino AstraZeneca e un piccolo numero di casi di trombosi.
Per l’azienda anglo-svedese ieri si è aperto anche un nuovo capitolo della guerra commerciale con l’Unione Europea: secondo l’agenzia di stampa Reuters, che cita fonti australiane, Bruxelles ha bloccato l’export di 3,1 milioni di dosi di AstraZeneca verso l’Australia. Finora solo una richiesta di export era stata negata, quella di 250 mila dosi che erano in partenze dall’Italia sempre verso l’Australia.
La scelta di fissare un limite di età nasce invece dall’osservazione che i casi di trombosi venosa cerebrale legata a un calo delle piastrine e a un aumento della proteina d-dimero sono concentrati fra i vaccinati al di sotto dei 60 anni, soprattutto nelle donne, tra i 4 e i 16 giorni dopo l’iniezione.
Prima della campagna vaccinale questa combinazione di sintomi non veniva osservata praticamente mai. Con AstraZeneca in Europa su 9,2 milioni di vaccinati ci sono stati 62 casi con 14 morti.
Anche l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) che si riunisce oggi fino a venerdì è ormai incline a riconoscere che il problema è legato al vaccino di AstraZeneca.
La trombosi venosa cerebrale con calo di piastrine dovrebbe entrare nel foglietto illustrativo non più come eventualità cui prestare attenzione, ma come effetto collaterale vero e proprio.
Anche il vaccino di Johnson&Johnson, durante le sperimentazioni, avrebbe fatto registrare un caso sospetto in un giovane uomo, mentre Pfizer e Moderna non hanno dato segnali di allarme. Questo potrebbe indicare che il problema riguarda i vaccini che usano il metodo del vettore virale (anche Sputnik e ReiThera): ma per ora si tratta solo di un’ipotesi.
L’Ema è in contatto con l’Fda americana (gli Usa somministrano già Johnson&Johnson ma non hanno intenzione per ora di usare AstraZeneca) per rendersi conto di eventuali problemi anche lì.
Anche sulle cause di questo problema la medicina brancola nel buio. Una delle piste seguite è che il vaccino, per ragioni sconosciute, in alcuni individui inneschi un fenomeno auto-immune, con gli anticorpi che si rivolgono contro le piastrine del sangue e un’attivazione anomala di alcuni fattori di coagulazione, che formano trombi. Questo spiegherebbe perché le donne sono più rappresentate (soffrono di più di problemi auto-immuni) ma non perché non ci sono casi fra gli anziani. Comunque la si guardi, la sindrome resta un mistero.
Nel bugiardino del vaccino AstraZeneca entrerà un nuovo effetto collaterale: i sintomi a cui prestare attenzione
Le persone colpite da trombosi (almeno per quanto riguarda i casi italiani), non avevano né avevano avuto il Covid. Solo in pochi casi si trattava di donne che prendevano la pillola. Erano spesso totalmente sane, come nel caso del militare 50enne di Mantova, donatore di sangue e sottoposto a controlli regolari. Né ci sono indicazioni su come curare questa strana sindrome.
La terapia che ogni medico somministrerebbe in caso di trombosi – eparina o altri anticoagulanti – con questa forma peculiare rischia di estendere il danno.
Fissare un limite d’età per il vaccino appare la scelta più logica, ma si scontra con la necessità di far marciare la campagna vaccinale.
L’Ema aggiornerà i dati statistici, inserirà la trombosi venosa cerebrale fra gli effetti collaterali e cercherà di fornire più dettagli possibile sulla natura della malattia e sulle condizioni preesistenti delle persone colpite. Ma difficilmente si spingerà oltre, fornendo raccomandazioni agli stati.
Bloccare la distribuzione di AstraZeneca, un prodotto economico (costa 2,5 euro) e facile da conservare a temperatura di frigo, vorrebbe dire tagliare le gambe alle immunizzazioni in molte aree in via di sviluppo.
Lo scenario più probabile è che ogni nazione decida in base alla diffusione del virus e alla disponibilità di vaccini. I paesi nordici con una pandemia non troppo grave sceglieranno probabilmente il blocco.
Norvegia e Danimarca non hanno mai ripreso le somministrazioni di AstraZeneca, dopo il primo allarme di metà marzo. Germania e Francia manterranno il limite dell’età, seguiti forse dall’Italia (le consultazioni fra Aifa e ministero della Salute sono in corso). Molto dipenderà dallo stato delle forniture degli altri vaccini promessi, Pfizer in testa. L’Europa dell’est invece, che conta molto su AstraZeneca per contrastare il virus, dovrebbe mantenerne l’uso.
Si spera che l’Ema, fra giovedì e venerdì, dia cifre più chiare anche su questo. Per ora l’Agenzia ha fatto sapere che le persone colpite sono circa una ogni 100mila vaccinati al di sotto dei 60 anni e le vittime una su tre, o poco meno. Non sono numeri insignificanti per un vaccino che deve essere sottoposto a somministrazione di massa. Bilanciare queste statistiche con la necessità di proteggerci dal Covid al momento è un rompicapo che non ha trovato una soluzione ideale.
(da “La Repubblica”)

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COVID SUI MEZZI PUBBLICI, BLITZ DEI NAS: “VIRUS SU MANIGLIE, POGGIATESTA E SALE D’ATTESA”

Aprile 6th, 2021 Riccardo Fucile

CONTROLLATI IN TUTTA ITALIA 693 MEZZI, DECINE DI CASI RILEVATI

Il virus sulle maniglie, sui pulsanti di chiamata della fermata, sulle barre di sostegno dei passeggeri e sui poggiatesta dei sedili. L’incubo coronavirus sale a bordo di bus, metro, scuolabus, treni. E il morbo, in questo viaggio, si annida nei pulsanti delle biglietterie, nelle sale d’attesa e nelle stazioni metro.
È quanto hanno appurato i carabinieri del Nas in 32 casi di positività dei tamponi di superficie effettuati in diverse città d’Italia. In 28 casi è stato rilevato che il virus si era insediato sui mezzi pubblici e nei luoghi di attesa dei mezzi di trasporto di Roma e delle altre quattro province del Lazio: Rieti, Viterbo, Latina e Frosinone.
Un controllo straordinario messo in campo dai Nas e dal ministero della Salute. È così emerso che a Roma su 42 tamponi di superficie, 11 sono risultati positivi in campioni prelevati da un autobus urbano, da 4 autobus di linee extraurbane della capitale e da 6 vagoni della linea ferroviaria extraurbana Roma -Lido.
I tamponi risultati positivi erano stati prelevati da punti ritenuti sensibili: maniglie di apertura delle vetture, pulsanti di chiamata della fermata, barre di sostegno dei passeggeri e poggiatesta dei sedili.
Dieci le positività sulla rete di trasporto urbano di Latina e Frosinone. I prelievi hanno interessato 5 autobus, uno del capoluogo pontino e 4 di quello ciociaro. Dopo i controlli è scattata la sanificazione straordinaria.
Nove i casi di positività su mezzi pubblici nelle provincie di Viterbo e Rieti. “Il riscontro della presenza di materiale genetico del virus sulle superficie dei mezzi di trasporto, seppur non indice di effettiva capacità di virulenza o vitalità dello stesso, rileva con certezza il transito ed il contatto di individui infetti a bordo del mezzo, determinando la permanenza di una traccia virale”, scrivono in un comunicato i carabinieri del Nas.
E, infatti, i controlli hanno anche svelato quanta poca attenzione ci sia alle norme anti-Covid che potrebbero comunque mettere al riparo dal contagio. In quattro, titolari di aziende di trasporto, sono stati denunciati per non avere seguito le procedure di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro a favore degli operatori.
I Nas e l’Arpa hanno anche scoperto che, in molti casi, non sono state eseguite pulizia e sanificazione dei luoghi e delle vetture, non sono stati esposti cartelli e regole anti contagio e non c’era il giusto distanziamento a bordo dei mezzi di trasporto. Mancavano anche i dispencer per il gel disinfettante o non erano funzionanti.
I mezzi controllati in diverse città italiane sono stati 693.
(da agenzie)

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“NON CI HANNO PAGATO LE DOSI”: PFIZER BLOCCA SPEDIZIONE DEL VACCINO IN ISRAELE

Aprile 6th, 2021 Riccardo Fucile

ANCHE QUESTO SARA’ IL MODELLO ISRAELE?

La casa farmaceutica statunitense Pfizer avrebbe bloccato le spedizioni del proprio vaccino contro il nuovo coronavirus in Israele per il mancato pagamento di 2,5 milioni di dosi.
Lo ha riportato The Jerusalem Post, citando dirigenti di Pfizer, che si sono detti preoccupati della possibilità che l’attuale governo di transizione scelga di non pagare le dosi. I dirigenti hanno detto al portale israeliano in lingua inglese di non capire come possa essersi verificata una situazione del genere in un paese organizzato, mentre secondo l’emittente radiofonica dell’esercito israeliano, Pfizer ha definito Israele una “repubblica delle banane”.
Secondo The Jerusalem Post, domenica 4 aprile era previsto in Israele l’arrivo di una spedizione di 700.000 dosi di vaccino, rimandata a data da destinarsi. Pfizer ha dichiarato al portale di aver completato tutte le consegne al paese in base all’accordo iniziale siglato lo scorso novembre.
La casa farmaceutica ha dichiarato a Reuters che sta lavorando con il governo israeliano all’aggiornamento dell’accordo per fornire altri vaccini al paese. “Mentre questo lavoro continua, le spedizioni potrebbero essere modificate”.
Secondo il ministero delle Finanze israeliano, finora il paese ha pagato per i vaccini prodotti da Pfizer e dall’azienda tedesca BioNTech 2,6 miliardi di shekel (664 milioni di euro), raggiungendo uno dei tassi di vaccinazione più alti al mondo grazie anche a forniture del vaccino prodotto dalla casa statunitense Moderna.
Secondo i dati del ministero della Salute diffusi lunedì 5 aprile, 5.273.362 israeliani hanno ricevuto almeno una dose di vaccino e 4.851.892 hanno ricevuto entrambe rispetto a una popolazione di circa 9,3 milioni di persone.
Lo stato ebraico ha vaccinato circa 100.000 palestinesi che lavorano in Israele o negli insediamenti israeliani, rispetto ai 5 milioni di palestinesi che vivono in Cisgiordania e Gaza.
Il governo israeliano sta cercando di ottenere altri 36 milioni di dosi del vaccino di Pfizer da utilizzare per i richiami o per la vaccinazione dei minori di 16 anni, quando sarà autorizzata.
La scorsa settimana tuttavia il ministro della Difesa Benny Gantz ha annullato una riunione del governo, in cui i ministri avrebbero dovuto autorizzare una spesa di 7 miliardi di shekel (1,78 miliardi di euro) per acquistare altri vaccini. Gantz ha detto di aver annullato l’incontro a causa del rifiuto del primo ministro Benjamin Netanyahu di nominare un nuovo ministro della Giustizia, ruolo ricoperto da Gantz dopo le dimissioni di Avi Nissenkorn a gennaio.
Il 23 marzo il paese è andato al voto per la quarta volta negli ultimi due anni, ancora una volta senza esprimere una chiara maggioranza parlamentare. Ieri, lunedì 5 aprile, il presidente Reuven Rivlin ha tenuto le consultazioni con i rappresentanti dei partiti della nuova Knesset e oggi darà l’incarico a un membro del parlamento per la formazione del nuovo governo.
Dall’inizio della pandemia di nuovo coronavirus, in Israele sono stati riportati 834,822 casi, a fronte di 6.253 decessi.
(da agenzie)

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NEGLI USA 40.000 BAMBINI HANNO PERSO ALMENO UN GENITORE A CAUSA DELLA PANDEMIA

Aprile 6th, 2021 Riccardo Fucile

SI TRATTA DI UN INCREMENTO DEL 20% RISPETTO AI CASI NORMALI

Alla data odierna, martedì 6 aprile 2021, sulla base della mappa interattiva sviluppata dall’Università Johns Hopkins dall’inizio della pandemia di COVID-19 si registrano oltre 131 milioni di contagi e 2,8 milioni di morti in tutto il mondo. Il Paese più colpito in assoluto dal coronavirus SARS-CoV-2 sono gli Stati Uniti d’America, con ben 30,7 milioni di infezioni e 555.613 decessi (in Italia le infezioni complessive sono 3,6 milioni e le vittime 111.326).
Come emerso dal recente studio “Excess Deaths From COVID-19 and Other Causes in the US, March 1, 2020, to January 2, 2021” pubblicato sulla rivista scientifica JAMA Research Letter da ricercatori della Scuola di Medicina del Virginia Commonwealth, nel 2020 la mortalità negli USA ha avuto un’impennata del 20 percento rispetto all’anno precedente, quando normalmente le oscillazioni sono nell’ordine dell’1-2 percento. Una vera e propria strage, che ha provocato un numero enorme di orfani.
Secondo una recente indagine, infatti, sono circa 40mila i bambini o adolescenti americani (tra 0 a 17 anni) ad aver perduto almeno un genitore a causa della COVID-19, l’infezione provocata dal patogeno pandemico. Si tratta di un incremento del 17,5 – 20,2 percento rispetto al valore atteso in assenza della diffusione del coronavirus SARS-CoV-2.
È l’ennesimo dato che dimostra quanto è stata catastrofica la pandemia che stiamo vivendo, dalla quale ci si augura di poter uscire al più presto grazie alla campagna vaccinale globale avviata nei mesi addietro.
A stimare il numero degli orfani americani provocati dalla pandemia è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell’Università Stony Brook di New York, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Sociologia dell’Università dell’Ontario Occidentale (Canada), del Dipartimento di Sociologia e Istituto di Scienze Spaziali dell’Università della California Meridionale di Los Angeles e del Dipartimento di Sociologia e Criminologia dell’Università Statale della Pennsylvania.
Gli scienziati, coordinati dalla professoressa Rachel Kidman del Programma di Sanità Pubblica dell’ateneo newyorchese, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver messo a punto una simulazione basata su dati sociodemografici.
Hanno anche preso in esame il fattore razza, determinando che i bambini neri sono stati quelli più colpiti in assoluto dalla perdita dei genitori. Non a caso i pazienti neri hanno un rischio sensibilmente superiore di sviluppare complicazioni e morire per l’infezione, come mostrano i dati epidemiologici.
La professoressa Kidman e colleghi hanno determinato che, alla data di febbraio 2021, dall’inizio della pandemia hanno perso almeno un genitore dai 37.300 ai 43mila bambini-adolescenti fino ai 17 anni. Il 75 percento di essi è adolescente. In base ai calcoli, hanno perso uno o due genitori 20.600 bambini bianchi non ispanici e 7.600 bambini neri non ispanici.
Considerando che i bambini neri rappresentano il 14 percento dei bambini statunitensi ma il 20 percento di quelli che hanno perso almeno un genitore per la COVID-19, ciò sottolinea quanto questi piccoli sono stati duramente colpiti. In termini assoluti, il modello matematico indica che per ogni decesso dovuto alla COVID-19 0,078 bambini di età compresa tra 0 e 17 anni ha perso almeno un genitore; potrebbe apparire un numero basso, ma rappresenta un incremento del 20 percento del dato atteso, in grado di generare ben 40mila orfani in più.
Come sottolineato dagli autori dello studio, la morte improvvisa dei genitori può essere particolarmente traumatizzante per i bambini e lasciare le famiglie impreparate ad affrontare le conseguenze del lutto.
“Inoltre – spiegano la professoressa Kidman e i colleghi – i morti causati dalla COVID-19 si verificano in un momento di isolamento sociale, tensione istituzionale e difficoltà economiche, lasciando potenzialmente i bambini orfani senza il supporto di cui hanno bisogno”.
I bimbi che perdono i genitori hanno anche rischi maggiori di andare incontro alla depressione, avere scarsi risultati a scuola e morire per suicidio involontario (ad esempio, per abuso da sostanze stupefacenti) fino all’età adulta. Tutto questo, oltre al devastante impatto sanitario – sia per la salute fisica che quella mentale -, si riflette anche su profonde conseguenze sociali ed economiche. I dettagli della ricerca “Estimates and Projections of COVID-19 and Parental Death in the US” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica JAMA Pediatrics.
(da agrenzie)

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SEDICENTI RISTORATORI, NOTI PROVOCATORI ED ESTREMISTI SI SCONTRANO CON LA POLIZIA DAVANTI A MONTECITORIO

Aprile 6th, 2021 Riccardo Fucile

ALCUNI POLIZIOTTI FERITI… TRA I DUECENTO MANIFESTANTI MOLTI SENZA MASCHERINA

Quest’oggi un centinaio di persone, tra cui sedicenti ristoratori e commercianti, hanno manifestato in piazza Montecitorio per richiedere a gran voce la riapertura delle loro attività. La folla si è radunata in tarda mattinata davanti alla Camera, alcuni hanno preso la parola per denunciare una situazione che considerano insostenibile.
Ma la tensione dopo un po’ è salita, ci sono stati da parte dei manifestanti anche lanci di alcuni fumogeni e di bottiglie, e la situazione è peggiorata quando alcuni hanno tentato di superare le transenne poste a protezione della piazza.
A quel punto è intervenuta la polizia per fermarli
In piazza anche i sedicenti fascisti di CasaPound (nella foto Luca Marsella) e Forza Nuova e una persona con il cappello da Vichingo simile a quello dello sciamano visto a Capitol Hill.
La tensione in piazza si è accesa poco dopo l’intervento del deputato Vittorio Sgarbi.
Subito dopo il comizio di Vittorio Sgarbi gli organizzatori – un gruppo di associazioni – hanno chiamato allo sfondamento. Ai lanci di oggetti gli agenti hanno risposto con una carica. Un secondo tentativo più tardi. Ferito almeno un poliziotto, medicato a Palazzo Chigi e portato poi in ospedale. Testimoni raccontano però che ci sarebbero feriti anche alcuni manifestanti. Tra loro anche dei fermati.
Tra loro alcuni senza mascherina, bandiere blu di Italexit, il movimento del senatore ex M5S Gianluigi Paragone, e un uomo, Ermese, ristoratore modenese, vestito come Jake Angeli, l’appartenente al movimento Q-Anon che fece irruzione al Congresso Usa a Washington.
(da Globalist)

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