Aprile 30th, 2021 Riccardo Fucile
LA MEDIA SETTIMANALE E’ DI 380.000 DOSI, FIGLIUOLO DIA I NUMERI ESATTI, BASTA CON LA POLITICA DEGLI ANNUNCI
Il commissario straordinario all’emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo, ha
annunciato nel corso della trasmissione televisiva Porta a Porta di ieri che è stato raggiunto il target di 500mila somministrazioni al giorno di vaccini anti-Covid.
Un risultato rivendicato anche dal ministro della Salute Roberto Speranza, che ha parlato di “un gran lavoro di squadra”.
Effettivamente, nella giornata di ieri sono state somministrate 497.993 dosi di vaccino, per cui si è andati vicini all’obiettivo che era stato fissato.
Tuttavia, come invita a riflettere il ricercatore dell’Ispi Matteo Villa, parlare di 500mila dosi di vaccino in un giorno è ben diverso dalle 500mila dosi di vaccino al giorno cui aspira l’Italia.
“Non è così”, spiega il ricercatore in un tweet, citando le parole di Figliuolo e mostrando il grafico del numero di vaccinazioni giornaliere.
“In realtà siamo intorno alle 380.000 dosi al giorno (in salita). Felice per questo traguardo simbolico. Ma l’obiettivo *continuativo* di 500.000 dosi è lontano, e non si fa un gran servizio ad annunciarlo ora”.
Come spiega Villa, infatti, per capire quante dosi fa attualmente l’Italia “al giorno”, non bisogna prendere le dosi somministrate in una sola data, ad esempio la giornata di ieri, ma la media mobile settimanale. “Ieri potremmo avere superato le 500.000 somministrazioni al giorno ma, per esempio, domenica ne abbiamo fatte 265.000”, spiega il ricercatore.
“Continuare con la politica degli annunci simbolici, poi disattesa dai fatti, non è un buon servizio alla popolazione, mai”, prosegue Villa in un altro tweet.
“Meglio spiegare perché abbiamo mancato l’obiettivo delle 500.000 dosi/giorno al 21 aprile e, insieme, perché NON è grave per l’Italia”. E aggiunge: “A 500.000 *al giorno* NON arriveremo presto. Questo non riguarda chi si sta occupando della campagna, ma l’arrivo o meno delle dosi previste”, precisa.
(da agenzie)
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Aprile 30th, 2021 Riccardo Fucile
“NEGANO L’ESISTENZA DI UNO STUDIO DELL’UNIV. DI PADOVA CHE GLI HO CONSEGNATO PERSONALMENTE E DI CUI SE NE SONO FREGATI”… “PECCATO PER LORO CHE E’ STATA PUBBLICATA PERSINO SU UNA RIVISTA SCIENTIFICA, CI PENSERA’ LA MAGISTRATURA A FARE CHIAREZZA”
«È dai tempi dell’Inquisizione contro Galileo che non si impugna il lavoro di un ricercatore». Andrea Crisanti commenta così l’indagine della Procura di Padova che lo coinvolge, mentre lui fa da consulente a quella di Bergamo sulle chiusure della zona rossa nell’ambito della gestione della pandemia di Coronavirus.
«Se andranno avanti si renderanno ridicoli davanti alla comunità scientifica internazionale», dice. Tutto nasce dall’esposto presentato da Azienda Zero, il braccio operativo della Regione Veneto.
Nel documento si fa riferimento alle critiche del microbiologo al sistema di prevenzione voluto da Zaia, che avrebbero gettato discredito sulla sanità veneta. Così a inizio marzo i magistrati hanno aperto un fascicolo per procedere nei confronti di Crisanti per diffamazione.
Nel corso di una puntata di Report dedicata alle presunte mancanze del Veneto nel gestire la seconda ondata della pandemia, l’epidemiologo ha parlato di uno studio da lui condotto all’ospedale di Padova, e a suo dire ignorato dalla Regione, che dimostra come i test antigenici rapidi non intercettino il 30% dei positivi.
Critiche respinte da Luciano Flor, direttore generale della Sanità regionale ed ex dell’Azienda ospedaliera di Padova, il quale ha sostenuto che lo studio “non esiste” e che sono costate a Crisanti una denuncia per diffamazione da parte di Azienda Zero, braccio operativo della regione Veneto.
Intervistato da Il Corriere della Sera, Crisanti si dice stupito dal polverone sollevato dal programma d’inchiesta: “Sono sorpreso, non ho detto nulla, ho semplicemente parlato dei risultati di un accertamento diagnostico da me condotto all’ospedale di Padova e che dimostra come i test antigenici rapidi non intercettino il 30% dei positivi”.
Sullo studio, che Flor dice non esistere, l’esperto dichiara: “Il 21 ottobre 2020 io l’ho consegnato a lui, all’allora direttore sanitario Daniele Donato e alla responsabile della Prevenzione in Regione, Francesca Russo. Dico di più: la ricerca ha ottenuto il via libera dal Comitato etico dell’Azienda ospedaliera e quindi è stato inviato a una rivista scientifica. Siamo al preprint (l’ultima bozza prima della pubblicazione, ndr) ma da allora non ho mai ottenuto risposta”.
Crisanti non ha ancora ricevuto la notifica della querela, ma dichiara: “Quando accadrà mi difenderò nelle sedi opportune, ma sono esterrefatto. È dai tempi di Galileo che un articolo scientifico non costituiva un reato d’opinione. In ogni caso se qualcuno deve rispondere del proprio comportamento è proprio Flor, che nel fuori onda diffuso da Report dichiara il falso. Sulla vicenda si deve pronunciare la magistratura, sono contento che indaghi”.
Non solo, l’epidemiologo si augura che la procura “prenda sul serio la segnalazione di Azienda Zero, così si farà chiarezza. Anche se, ripeto, non posso non sottolineare l’unicità del fatto: è la prima volta dal 1633, che la magistratura è chiamata a decidere se uno studio scientifico costituisca o meno diffamazione”.
Crisanti si dice anche convinto dei risultati della ricerca, sottolineando che “i dati prodotti sono esatti e la mia è una convinzione scientifica, non politica”.
Sul fatto che lo studio dell’ordinario di Padova sia stato collegato all’impennata di decessi registrati in Veneto durante la seconda ondata, Crisanti dichiara: “La scienza diventa diffamazione se non è allineata al pensiero di chi governa? I cittadini avrebbero bisogno di più persone come me, emblema di una scienza che dev’essere indipendente, sennò non è scienza”.
(da agenzie)
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Aprile 30th, 2021 Riccardo Fucile
SEBASTIANI (CNR): “CI SONO GIA’ SEGNALI POCO RASSICURANTI”
L’analisi dei dati sull’epidemia da Coronavirus in Italia mette in evidenza che, da
almeno due settimane, «c’è una frenata nella discesa del contagio» a livello nazionale.
Per Giovanni Sebastiani, matematico del Cnr, «questo è un elemento negativo, perché ci dice che la diminuzione della circolazione del virus è in frenata».
Le previsioni dell’esperto sono quindi poco rassicuranti: «La situazione attuale mi aspetto che preluda, se guardiamo al passato e alle previsioni a breve termine in base all’andamento recente, a un periodo di stasi e poi a un successivo aumento». Non solo dei casi, ma anche della pressione sugli ospedali.
Continua il professore: «Gli esempi più emblematici sono in modo particolare il Veneto e anche la Lombardia, dove da 10-14 giorni sia la curva che rappresenta la percentuale dei positivi ai tamponi molecolari, sia quella degli ingressi in terapia intensiva, sono piatte. Intendo le curve che stimo con il modello, depurando i dati dalle oscillazioni casuali giornaliere e quelle sistematiche settimanali».
L’Italia, aggiunge ancora Sebastiani, non è nella condizione ideale del Regno Unito, caratterizzata da una bassa incidenza di positivi e di decessi: «Loro adesso hanno circa 28 casi a settimana per 100 mila abitanti. Noi siamo scesi attorno a 140. Se loro riaprono, chiaramente avranno un aumento dei contagi, ma possono controllarlo con il contact tracing. Noi non possiamo farlo».
Anche il professore, tuttavia, sa bene che «ci sono spinte sociali ed economiche per cui le riaperture sono inevitabili». Ma sarebbe stato meglio aspettare almeno fino alla fine di maggio, perché così «avremmo potuto somministrare altre 10 milioni di dosi di vaccino per mettere in sicurezza completa, con doppia dose, tutti gli over 70, che corrispondono all’86% della mortalità per Covid-19». Riaprendo ora, invece, la conclusione è spietata: «Ci sarà un costo in termini di vite umane, con migliaia di persone in più che moriranno».
(da Open)
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Aprile 30th, 2021 Riccardo Fucile
L’INCIDENZA PASSA A 146 CASI PER CENTOMILA ABITANTI
È in lieve aumento l’indice Rt in Italia: nell’ultima settimana è a 0,85, contro lo 0,81 della settimana precedente. Scende invece l’incidenza, a 146 casi settimanali per centomila abitanti (contro i 157 di 7 giorni fa). Il report dell’Istituto Superiore di Sanità dice che ci sono 11 regioni a rischio moderato e 10 a rischio basso.
Oggi come ogni venerdì sarà il giorno dei cambi di colore per le Regioni, dopo la riunione della cabina di regia ministero della Salute-Iss-Regioni che analizzerà i dati settimanali e fornirà al ministro Speranza il report da cui le relative ordinanze.
Pochi cambi previsti, dopo il pieno di Regioni gialle la scorsa settimana. Tornerà probabilmente in zona arancione la Sardegna, dopo tre settimane di rosso. I dati erano da arancione già la scorsa settimana (Rt nazionale a 0,97, anche se con rischio alto). Se lo fossero, come probabile, anche nel report di domani (negli ultimi 7 giorni i casi sono in calo del 16% e l’incidenza è a 108 casi per centomila abitanti) la “promozione” in arancione è scontata.
Il suo posto come unica regione “rossa” potrebbe essere preso dalla Valle d’Aosta. Che oggi in arancione, con numeri preoccupanti soprattutto in termini di incidenza, 247 casi per centomila, a un soffio dalla soglia dei 250 che fa scattare il rosso in automatico.
Le altre Regioni in arancione, Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia, dovrebbero tutte rimanere in quella fascia di rischio. Eccetto la Puglia, che già venerdì scorso per ore era parsa in bilico tra arancione e giallo. E che da domani potrebbe finire nella fascia di minor rischio anche se l’incidenza è ancora alta (224 casi per centomila) e il calo negli ultimi giorni sembra essere rallentato. Bisognerà attendere la stima dell’indice Rt.
Dovrebbero essere confermate, dopo una settimana di ulteriore seppur lenta discesa dei contagi, tutte le altre Regioni in giallo. Ovvero Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, PA Bolzano, PA Trento, Piemonte, Toscana, Umbria e Veneto.
Questa settimana si osserva ancora una diminuzione della incidenza settimanale, scesa a 146,3 per 100.000 abitanti contro 157,4 per 100.000 abitanti della settimana precedente. Tuttavia, “sebbene la campagna vaccinale progredisca significativamente, complessivamente, l’incidenza resta elevata e ancora ben lontana da livelli (50 per 100.000) che permetterebbero il contenimento dei nuovi casi”.
Si osserva un miglioramento generale del rischio, con nessuna Regione a rischio alto, mentre 11 Regioni “hanno una classificazione di rischio moderato (di cui nessuna ad alta probabilita’ di progressione a rischio alto nelle prossime settimane) e dieci Regioni che hanno una classificazione di rischio basso (una ad alto rischio di progressione a rischio moderato). Tre Regioni (vs quattro la settimana precedente) hanno un Rt puntuale maggiore di uno. Tra queste, due Regioni (Campania e Sicilia) hanno una trasmissibilita’ compatibile con uno scenario di tipo 2. Le altre Regioni/PPAA hanno una trasmissibilita’ compatibile con uno scenario di tipo uno”.
(da agenzie)
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Aprile 30th, 2021 Riccardo Fucile
IN PRATICA HA AMMESSO CHE LA RAGAZZA NON ERA CAPACE DI INTENDERE E DI VOLERE A CAUSA DELLA VODKA CHE LE ERA STATA FATTA BERE … IL MESSAGGIO DEI RAGAZZI INTERCETTATO: “3 CONTRO UNA”
Perché Paolo Costa, l’avvocato che fino a ieri difendeva Vittorio Lauria, uno dei
tre ragazzi indagati assieme a Ciro Grillo per stupro di gruppo ai danni della 19enne Silvia, ha improvvisamente deciso di rimettere il suo mandato?
Ufficialmente per «divergenze sulla condotta extraprocessuale». Una locuzione sufficientemente vaga per alimentare diversi retroscena, che hanno tutti però un elemento in comune: lo strappo è stato provocato dall’intervista rilasciata da Lauria alla trasmissione televisiva Non è l’Arena.
A raccogliere la voce del ragazzo, secondo il quotidiano La Verità, sarebbe stato Fabrizio Corona. Lauria sarebbe infatti un «grande fan» dell’ex fotografo, appena tornato agli arresti domiciliari, e lo avrebbe «ricontattato dopo aver trovato sul cellulare un suo messaggio».
Un altro quotidiano, la Repubblica, sottolinea come durante l’intervista mandata in onda da Massimo Giletti, l’indagato avrebbe commesso un errore che potrebbe costare molto a tutti i ragazzi sotto inchiesta e che avrebbe spinto il legale a fare un passo indietro.
Una frase in particolare, che descriverebbe quali fossero le condizioni della 19enne quando sono avvenuti i fatti contestati: «Non l’abbiamo costretta a bere, è lei che l’ha presa (la bottiglia di vodka, ndr). Per sfida lei l’ha bevuta tutta, gocciolandola, ma non era tanta, era un quarto di vodka… noi non riuscivamo a berla, e lei ha detto “dai che ce la faccio” e se l’è bevuta».
Il punto, però, è che se la ragazza aveva effettivamente bevuto molto, forse fino a ubriacarsi, continuando a farlo anche nella casa di Porto Cervo in cui si sarebbe consumata la violenza sessuale dopo la serata trascorsa al Billionaire, diventa difficile sostenere che non si trovasse in quella condizione di inferiorità psichica e fisica che, secondo la legge, non le consentiva un consenso cosciente.
Se anche fosse vero che i quattro ragazzi non l’hanno costretta a bere, come lei invece racconta, avrebbero comunque potuto approfittare del suo stato di minorata difesa. E tanto basterebbe per integrare il reato di violenza sessuale di gruppo.
«Gli avevo detto di non rilasciare interviste», ha detto ancora l’avvocato Costa per spiegare perché ha rimesso il mandato, «ma lui lo ha fatto lo stesso. Mi dispiace anche per i miei colleghi, con cui avevamo fatto un gran lavoro».
L’elemento del tasso alcolico potrebbe inoltre fare il paio con quello della superiorità fisica: «3 vs 1», dicono i ragazzi in un messaggio intercettato.
(da agenzie)
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Aprile 30th, 2021 Riccardo Fucile
GLI INQUIRENTI HANNO LE PROVE…. ORA SI INDAGHI SE IL PADRE E’ STATO MINACCIATO O GLI SONO STATI OFFERTI SOLDI, LO SCHIFO NON HA MAI FINE
“Questi sono dei bravi ragazzi, le ferite che mia figlia ha alle braccia sono dovute al fatto che i suoi amici tentavano di riportarla a casa, ma lei era ubriaca e faceva resistenza”: questo avrebbe detto il padre della ragazza che accusa di stupro quattro coetanei a Campobello di Mazara presentandosi in caserma con loro.
La vicenda è riportata da Repubblica Palermo in un articolo di Salvo Palazzolo.
La procura di Marsala ha fatto scattare quattro arresti: i cugini Eros e Francesco Biondo, 23 e 24 anni, sono in carcere; Giuseppe Titone e Dario Caltagirone, 20 e 21 anni, sono invece ai domiciliari.
Per tutti, l’accusa è quella di violenza sessuale di gruppo aggravata. Un minorenne è indagato a piede libero.
La ragazza di diciotto anni ha accusato quattro persone di averla stuprata durante una festa privata di Tre Fontane a Campobello di Mazara in provincia di Trapani. Quattro giovani, di età tra i 20 e i 24 anni, sono stati arrestati dai carabinieri della Compagnia di Mazara del Vallo. Per due di loro è stata disposta dal gip la custodia cautelare in carcere, per gli altri i domiciliari. L’accusa è di violenza sessuale di gruppo aggravata.
Le indagini le hanno iniziate l’8 febbraio scorso, quando la vittima si è presentata dai carabinieri per presentare denuncia. La ragazza ha raccontato che l’avevano invitata ad una festa in una casa di amici. Dovevano esserci sia ragazzi che ragazze. Al suo arrivo la vittima avrebbe però trovato solo i 4 arrestati.
Dopo alcuni momenti trascorsi tra musica e alcol la giovane avrebbe avuto un rapporto sessuale con uno di loro in una stanza al piano superiore dell’abitazione. Improvvisamente il giovane avrebbe chiamato gli amici.
Ma il padre della giovane si è presentato assieme ai violentatori. E ha detto al comandante della stazione: “Questi sono dei bravi ragazzi, le ferite che mia figlia ha alle braccia sono dovute al fatto che i suoi amici tentavano di riportarla a casa, ma lei era ubriaca e faceva resistenza”. Perché questa difesa dei carnefici? Il padre è stato minacciato? O, forse, non voleva che la figlia denunciasse per il buon nome della famiglia?
La vittima ha raccontato di aver iniziato ad urlare, di essersi ribellata, ma i quattro l’avrebbero violentata procurandole lividi e contusioni in tutto il corpo. Secondo il racconto fatto ai militari della compagnia di Mazara del Vallo, mentre lei implorava di fermarsi i quattro ridevano.
Subito dopo la denuncia i carabinieri hanno fatto partire le indagini e hanno disposto intercettazioni telefoniche e ambientali, raccogliendo ulteriori elementi di conferma .
Il gip ha disposto gli arresti per i 4 indagati sostenendo l’esistenza del pericolo di inquinamento probatorio e “l’alta probabilità di reiterazione del reato per la pericolosità sociale e la personalità” dei ragazzi coinvolti.
(da agenzie)
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Aprile 30th, 2021 Riccardo Fucile
“20.000 EURO IN CAMBIO DELL’APPROVAZIONE DI UNA DELIBERA”
La Polizia di Stato ha eseguito a Foggia una ordinanza di custodia cautelare,
emessa dal gip del Tribunale di Foggia, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di due consiglieri comunali del capoluogo. Uno dei due è Leonardo Iaccarino, diventato conosciuto per aver sparato a salve dal balcone a Capodanno
L’altro consigliere è C. A.. Oltre ai due consigliere è stato arrestato anche un imprenditore, L. F., 51 anni.
I destinatari del provvedimento restrittivo sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di corruzione, tentata induzione indebita e peculato.
Dalle indagini, svolte dalla Squadra Mobile, dalla Digos e dal Servizio Centrale Operativo, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Foggia, è emerso che il consigliere comunale I.L., in cambio di denaro ed altra utilità, avrebbe favorito, compiendo un atto contrario ai doveri d’ufficio, l’imprenditore L.F. nella liquidazione di una somma di denaro che vantava nei confronti del Comune di Foggia per la fornitura di prodotti fitosanitari necessari per l’attività dell’azienda agricola comunale Masseria Giardino.
Sono emersi, inoltre, gravi indizi di colpevolezza nei confronti di I.L. e del consigliere comunale C.A. che avrebbero tentato di indurre un imprenditore foggiano a versare una somma di denaro di circa 20.000 euro per ottenere l’approvazione di una delibera comunale a favore di una società riconducibile allo stesso imprenditore.
Il consigliere Iaccarino. è stato portato in carcere mentre il suo collega C. A. si trova agli arresti domiciliari. L’imprenditore L. F. è destinatario della misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. I.L. è ritenuto responsabile anche di una serie di peculati.
Secondo l’accusa in più occasioni, nell’arco di poco più di tre mesi, si sarebbe appropriato di denaro di cui aveva la disponibilità per ragioni del suo ufficio e che destinava all’acquisto di beni per sé. Sono tuttora in corso approfondimenti investigativi per verificare ulteriori ipotesi di reato collegate e il coinvolgimento di altri soggetti nelle condotte delittuose
Leonardo Iaccarino, ex presidente dell’assemblea municipale di Foggia, uno dei due consiglieri comunali arrestati questa mattina dalla Polizia di Stato, in esecuzione di una misura cautelare emessa dall’autorità giudiziaria, con le accuse di corruzione e peculato, subito dopo le polemiche e le critiche ricevute a seguito del video pubblicato sui social in cui il massimo rappresentante dell’assise esplodeva colpi d’arma di pistola caricata a salve, dal balcone di casa durante i festeggiamenti del capodanno, aveva annunciato le sue dimissioni.
(da agenzie)
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Aprile 30th, 2021 Riccardo Fucile
L’IMPUTATO PER SEQUESTRO DI PERSONA LO DIFENDE: “PERCHE’ MAI DOVREBBE DIMETTERSI?”
“Durigon deve dimettersi e se non lo fa, va cacciato dal governo perché quello che è successo è un fatto gravissimo. Non c’entrano nulla i 5 Stelle con questa vicenda come dice Salvini, va messo alla porta nel più breve tempo possibile”, ha spiegato il leader di Azione Carlo Calenda, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7.
Il sottosegretario della Lega intanto si dice tranquillo dopo la video inchiesta di Fanpage: “Sono preoccupato per la vicenda del video? No, sono tranquillissimo”, taglia corto con l’AdnKronos mentre si intrattiene con l’altra sottosegretaria al Mef, la pentastellata Laura Castelli, nella sala Garibaldi del Senato.
E anche Salvini minimizza la vicenda: “La vicenda di Durigon è surreale”
Poi a chi gli chiede di eventuali dimissioni di Durigon dice: “E per cosa si dovrebbe dimettere? Per la sua inchiesta?”
(da agenzie)
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Aprile 29th, 2021 Riccardo Fucile
LA SCALATA DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, MARITO DELLA SORELLA DELLA MELONI CHE LO VUOLE PRESIDENTE DELLA REGIONE LAZIO
O cognato! Mio cognato! Ultimo venne Francesco Lollobrigida, cognato
appunto.
Se fossi uno storico scriverei un saggio (non esaustivo, intendiamoci) dedicato esattamente ai Cognati nella microstoria politica italiana. Come citazione d’apertura, ribadendo alcune riflessioni espresse in passato sullo stesso tema, metterei una vignetta di Vincino, compianto maestro di acume politico, lo Sciascia della satira nazionale, dove, ragionando su tal Tulliani, si leggeva: “Povero Fini, con un cognato così come si può fare politica in Italia?” Pochi tratti di pennarello per restituire le opere mondane di Giancarlo Tulliani, professione, appunto, cognato di Gianfranco, già “pupillo” di Almirante, segretario designato del Msi, poi leader di una destra post-fascista di governo alleata con Berlusconi e infine in proprio come meteora politica.
Cose trascorse, vaghe stelle dell’orsa politica ormai spente.
Torniamo però al Cognato come categoria quasi ontologica assoluta. Nella narrazione della possibile rovina individuale determinata da questo genere di parenti acquisiti non consanguinei, appaiono affiancati, nell’ordine: una foto pubblicata ne “La Napoli di Bellavista” di De Crescenzo dove un signore già distinto, disteso su una scalinata a implorare l’elemosina, ha con sé un cartello: “Ridotto in questo stato dal cognato”, e infine il personaggio di Lescaut, fratello della più celebrata Manon, infame congiunto che, per propria ingordigia immorale, sarà cagione di terribili patimenti per il cavaliere Des Grieux, invaghito della nostra eroina romanzesca melodrammatica.
In ogni “affaire” della politica si commette sovente l’errore di non fare caso al particolare familiare, familistico, se amorale o meno lo decideranno i fatti, le posture, i nodi delle cravatte, i blazer “Davide Cenci”, negozio dell’Urbe caro al generone parlamentare, e ancora la prossemica da capannello di onorevoli in via della Missione, dove già avvenne l’attentato a Togliatti, fino al dettaglio che mostri appunto l’imminente precipizio o apoteosi in questo genere di commedia umana.
Si sappia poi che Cognato è categoria globale: anche Francisco Franco, dittatore “cattolicissimo” spagnolo, poteva vantare il proprio, Ramón Serrano Súñer, detto appunto “Il Cognatissimo”, ministro degli Affari Esteri, mani in pasta con il regime, va da sé parentale.
Il caso di cognatismo che ci è apparso di recente mostra invece, in scala ridotta, Francesco Lollobrigida, cognome esemplare, tra Cinecittà dei tempi d’oro e Idroscalo di Ostia (fu proprio una tal Maria Teresa Lollobrigida a scorgere il cadavere sfigurato di Pasolini il giorno dei morti del 1975), Lollobrigida che da qualche tempo puntualmente appare, proprio come il cucù dell’orologio a muro tirolese, in ogni telegiornale che si rispetti.
Esatto, non c’è sera in cui, all’ora del desco, non giunga una sua, sia pur stringata, “ufficiale”, dichiarazione formato fototessera o nota in veste di capogruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio, così nel “pastone”.
Per ragioni di pertinenza tematica va aggiunto che Francesco Lollobrigida, “imprenditore turistico” secondo la “Navicella parlamentare”, è cognato di Giorgia Meloni, marito di Arianna Meloni, esattamente sorella della leader di Fd’I, un curriculum tra Fronte della Gioventù, Msi, An fino all’approdo dal nome patriottico. L’aria elegiaca di Subiaco che l’ha visto consigliere comunale fa il resto.
Se nella narrazione del resoconto politico-governativo finora Lollobrigida ha potuto contare su un ruolo, come dire, gregario, da “attore non protagonista”, il suo nome in posizione secondaria, men che comprimario nell’ideale cartellone dei ruoli stabiliti, a breve sembra aprirsi per lui un compito pieno, degno di un Gioacchino Murat, re di Napoli con il nome di Gioacchino Napoleone, maresciallo dell’Impero, ma su tutto cognato di Bonaparte, marito di Carolina, sorella minore.
Per il cognato Francesco Lollobrigida il regno sarebbe troppo, e tuttavia nella futura disfida Campidoglio-Regione Lazio sembra che proprio la cognata Giorgia, qualora nell’Urbe decidesse di scendere in campo Zingaretti, portando di conseguenza al voto anche la Regione Lazio, assodato che, leggo, “via Cristoforo Colombo è il vero punto di caduta delle ambizioni di Fratelli d’Italia”.
Da quel momento in poi la Meloni darebbe libero sfogo alle ambizioni capitoline di Salvini e Berlusconi, per la candidatura appunto romana, pretendendo però “diritto di prelazione” sulla scelta del candidato governatore della Regione Lazio.
Mi perdoneranno gli appassionati del sublime letterario, se qui e ora il racconto sembri precipitare nel prosaico, perché, segnatamente, scopro ancora, in particolare Giorgia punterebbe tutte le sue carte sull’attuale capogruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio, Francesco Lollobrigida.
E per Francesco sarebbe finalmente la doverosa soddisfazione dei titoli di testa. Non solo Fratelli, ora anche Cognati d’Italia.
(da “Huffingtonpost”)
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