NON SOLO FRATELLI, ORA ANCHE COGNATI D’ITALIA
LA SCALATA DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, MARITO DELLA SORELLA DELLA MELONI CHE LO VUOLE PRESIDENTE DELLA REGIONE LAZIO
O cognato! Mio cognato! Ultimo venne Francesco Lollobrigida, cognato appunto.
Se fossi uno storico scriverei un saggio (non esaustivo, intendiamoci) dedicato esattamente ai Cognati nella microstoria politica italiana. Come citazione d’apertura, ribadendo alcune riflessioni espresse in passato sullo stesso tema, metterei una vignetta di Vincino, compianto maestro di acume politico, lo Sciascia della satira nazionale, dove, ragionando su tal Tulliani, si leggeva: “Povero Fini, con un cognato così come si può fare politica in Italia?” Pochi tratti di pennarello per restituire le opere mondane di Giancarlo Tulliani, professione, appunto, cognato di Gianfranco, già “pupillo” di Almirante, segretario designato del Msi, poi leader di una destra post-fascista di governo alleata con Berlusconi e infine in proprio come meteora politica.
Cose trascorse, vaghe stelle dell’orsa politica ormai spente.
Torniamo però al Cognato come categoria quasi ontologica assoluta. Nella narrazione della possibile rovina individuale determinata da questo genere di parenti acquisiti non consanguinei, appaiono affiancati, nell’ordine: una foto pubblicata ne “La Napoli di Bellavista” di De Crescenzo dove un signore già distinto, disteso su una scalinata a implorare l’elemosina, ha con sé un cartello: “Ridotto in questo stato dal cognato”, e infine il personaggio di Lescaut, fratello della più celebrata Manon, infame congiunto che, per propria ingordigia immorale, sarà cagione di terribili patimenti per il cavaliere Des Grieux, invaghito della nostra eroina romanzesca melodrammatica.
In ogni “affaire” della politica si commette sovente l’errore di non fare caso al particolare familiare, familistico, se amorale o meno lo decideranno i fatti, le posture, i nodi delle cravatte, i blazer “Davide Cenci”, negozio dell’Urbe caro al generone parlamentare, e ancora la prossemica da capannello di onorevoli in via della Missione, dove già avvenne l’attentato a Togliatti, fino al dettaglio che mostri appunto l’imminente precipizio o apoteosi in questo genere di commedia umana.
Si sappia poi che Cognato è categoria globale: anche Francisco Franco, dittatore “cattolicissimo” spagnolo, poteva vantare il proprio, Ramón Serrano Súñer, detto appunto “Il Cognatissimo”, ministro degli Affari Esteri, mani in pasta con il regime, va da sé parentale.
Il caso di cognatismo che ci è apparso di recente mostra invece, in scala ridotta, Francesco Lollobrigida, cognome esemplare, tra Cinecittà dei tempi d’oro e Idroscalo di Ostia (fu proprio una tal Maria Teresa Lollobrigida a scorgere il cadavere sfigurato di Pasolini il giorno dei morti del 1975), Lollobrigida che da qualche tempo puntualmente appare, proprio come il cucù dell’orologio a muro tirolese, in ogni telegiornale che si rispetti.
Esatto, non c’è sera in cui, all’ora del desco, non giunga una sua, sia pur stringata, “ufficiale”, dichiarazione formato fototessera o nota in veste di capogruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio, così nel “pastone”.
Per ragioni di pertinenza tematica va aggiunto che Francesco Lollobrigida, “imprenditore turistico” secondo la “Navicella parlamentare”, è cognato di Giorgia Meloni, marito di Arianna Meloni, esattamente sorella della leader di Fd’I, un curriculum tra Fronte della Gioventù, Msi, An fino all’approdo dal nome patriottico. L’aria elegiaca di Subiaco che l’ha visto consigliere comunale fa il resto.
Se nella narrazione del resoconto politico-governativo finora Lollobrigida ha potuto contare su un ruolo, come dire, gregario, da “attore non protagonista”, il suo nome in posizione secondaria, men che comprimario nell’ideale cartellone dei ruoli stabiliti, a breve sembra aprirsi per lui un compito pieno, degno di un Gioacchino Murat, re di Napoli con il nome di Gioacchino Napoleone, maresciallo dell’Impero, ma su tutto cognato di Bonaparte, marito di Carolina, sorella minore.
Per il cognato Francesco Lollobrigida il regno sarebbe troppo, e tuttavia nella futura disfida Campidoglio-Regione Lazio sembra che proprio la cognata Giorgia, qualora nell’Urbe decidesse di scendere in campo Zingaretti, portando di conseguenza al voto anche la Regione Lazio, assodato che, leggo, “via Cristoforo Colombo è il vero punto di caduta delle ambizioni di Fratelli d’Italia”.
Da quel momento in poi la Meloni darebbe libero sfogo alle ambizioni capitoline di Salvini e Berlusconi, per la candidatura appunto romana, pretendendo però “diritto di prelazione” sulla scelta del candidato governatore della Regione Lazio.
Mi perdoneranno gli appassionati del sublime letterario, se qui e ora il racconto sembri precipitare nel prosaico, perché, segnatamente, scopro ancora, in particolare Giorgia punterebbe tutte le sue carte sull’attuale capogruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio, Francesco Lollobrigida.
E per Francesco sarebbe finalmente la doverosa soddisfazione dei titoli di testa. Non solo Fratelli, ora anche Cognati d’Italia.
(da “Huffingtonpost”)
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