CASO GRILLO, DIETRO LO STRAPPO DELL’AVVOCATO DI LAURIA SPUNTA FABRIZIO CORONA
IN PRATICA HA AMMESSO CHE LA RAGAZZA NON ERA CAPACE DI INTENDERE E DI VOLERE A CAUSA DELLA VODKA CHE LE ERA STATA FATTA BERE … IL MESSAGGIO DEI RAGAZZI INTERCETTATO: “3 CONTRO UNA”
Perché Paolo Costa, l’avvocato che fino a ieri difendeva Vittorio Lauria, uno dei tre ragazzi indagati assieme a Ciro Grillo per stupro di gruppo ai danni della 19enne Silvia, ha improvvisamente deciso di rimettere il suo mandato?
Ufficialmente per «divergenze sulla condotta extraprocessuale». Una locuzione sufficientemente vaga per alimentare diversi retroscena, che hanno tutti però un elemento in comune: lo strappo è stato provocato dall’intervista rilasciata da Lauria alla trasmissione televisiva Non è l’Arena.
A raccogliere la voce del ragazzo, secondo il quotidiano La Verità, sarebbe stato Fabrizio Corona. Lauria sarebbe infatti un «grande fan» dell’ex fotografo, appena tornato agli arresti domiciliari, e lo avrebbe «ricontattato dopo aver trovato sul cellulare un suo messaggio».
Un altro quotidiano, la Repubblica, sottolinea come durante l’intervista mandata in onda da Massimo Giletti, l’indagato avrebbe commesso un errore che potrebbe costare molto a tutti i ragazzi sotto inchiesta e che avrebbe spinto il legale a fare un passo indietro.
Una frase in particolare, che descriverebbe quali fossero le condizioni della 19enne quando sono avvenuti i fatti contestati: «Non l’abbiamo costretta a bere, è lei che l’ha presa (la bottiglia di vodka, ndr). Per sfida lei l’ha bevuta tutta, gocciolandola, ma non era tanta, era un quarto di vodka… noi non riuscivamo a berla, e lei ha detto “dai che ce la faccio” e se l’è bevuta».
Il punto, però, è che se la ragazza aveva effettivamente bevuto molto, forse fino a ubriacarsi, continuando a farlo anche nella casa di Porto Cervo in cui si sarebbe consumata la violenza sessuale dopo la serata trascorsa al Billionaire, diventa difficile sostenere che non si trovasse in quella condizione di inferiorità psichica e fisica che, secondo la legge, non le consentiva un consenso cosciente.
Se anche fosse vero che i quattro ragazzi non l’hanno costretta a bere, come lei invece racconta, avrebbero comunque potuto approfittare del suo stato di minorata difesa. E tanto basterebbe per integrare il reato di violenza sessuale di gruppo.
«Gli avevo detto di non rilasciare interviste», ha detto ancora l’avvocato Costa per spiegare perché ha rimesso il mandato, «ma lui lo ha fatto lo stesso. Mi dispiace anche per i miei colleghi, con cui avevamo fatto un gran lavoro».
L’elemento del tasso alcolico potrebbe inoltre fare il paio con quello della superiorità fisica: «3 vs 1», dicono i ragazzi in un messaggio intercettato.
(da agenzie)
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