Giugno 1st, 2021 Riccardo Fucile
L’UNICA NOVITA’ E’ SALVINI IN VESTE DI SAGRISTA CHE REGALAVA I ROSARI PRELEVATI A FATIMA
Altro nulla di fatto al vertice di centrodestra sulle comunali, alla Camera.
Restano dunque aperti i nodi delle candidature a Roma e Milano e, dopo un incontro durato un’ora e mezza, i leader della coalizione hanno deciso di aggiornarsi alla prossima settimana.
Un nuovo sondaggio riservato in possesso di Forza Italia e Lega ha agitato le acque, nel giorno del vertice tra i partiti del centrodestra, nei rapporti con Fdi, che punta per Roma alla candidatura di Enrico Michetti.
Stando a questa nuova rilevazione, i cui dati sono stati pubblicati da Il Tempe e La Repubblica, i numeri che circolano da ieri tra i partiti del centrodestra di governo rivelano che l’avvocato Enrico Michetti è conosciuto dal 19% dei cittadini romani.
La sua popolarità si fermerebbe quindi ad una quota inferiore a quella di Simonetta Matone, appoggiata dalla Lega, con una popolarità del 46%. Meglio di Michetti anche tutti i possibili candidati politici: Maurizio Gasparri, di Forza Italia, è il più noto con il 78%, a seguire Fabio Rampelli (Fdi) con il 58% e Antonio Maria Rinaldi (Lega) con il 30%.
C’è stato un lavoro «molto intenso» e ci si vedrà di nuovo martedì prossimo, annuncia Vittorio Sgarbi che, al termine del vertice di centrodestra, ai giornalisti spiega che, sulla scelta delle candidature alle amministrative, «non si chiuderà più su nessun politico se non su Cangini a Bologna».
«Direi che a Roma si è al ballottaggio su sondaggi e proposte» perchè nessuno rivendica nessuno come suo e il «ballottaggio dovrebbe essere tra Matone e Michetti», ha aggiunto. Per Milano invece non ci sarebbe ancora un nome.
Matteo Salvini ha regalato agli altri leader un rosario di Fatima, portato dalla recente visita al santuario.
Vittorio Sgarbi invece lancerà il nome di Luca Barbareschi «che mi sembrerebbe un nome dirompente. Il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani: «Non basta che i candidati siano civici, ma conosciuti e vincenti».
La tensione infatti resta alta.
Nel corso del vertice c’è stato anche un botta e risposta tra Lega e Forza Italia su come uscire dallo stallo attuale e chiudere le partite più attese, quelle di Milano e Roma, che sbloccherebbero le altre. A quanto apprende l’Adnkronos, Giancarlo Giorgetti avrebbe fatto presente che a questo punto, visto che non si riesce a trovare un accordo su candidati civici, dovrebbero essere i partiti più grandi, ovvero Lega e Fratelli d’Italia, a scegliere i nomi da schierare. Le parole del ministro della Coesione sociale avrebbero provocato però la reazione di Antonio Tajani. “Quando Forza Italia era al 25-30 per cento e voi al 4% non parlavi così?”, si sarebbe sfogato il numero due azzurro.
Nella Capitale non tira aria di intesa. Rimane il testa a testa tra Enrico Michetti, voce radiofonica romana e professore a contratto di diritto amministrativo, e l’ex magistrato Simonetta Matone. Sul primo nome continua a puntare Giorgia Meloni, che non intende ritirarlo dal tavolo della trattativa, mentre sul giudice insistono Forza Italia e Lega.
Molto dipenderà dal candidato di Milano, se sarà in quota Lega-Forza Italia e quanto gli alleati vogliono cedere a Fratelli d’Italia nella Capitale.
(da agenzie)
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Giugno 1st, 2021 Riccardo Fucile
“LE SCUSE DI DI MAIO? LO RINGRAZIO”… “SALVINI VENNE A LODI A MIMARE LE MANETTE, NON LO DIMENTICO”
Dopo cinque anni Simone Uggetti è stato assolto perché il fatto non sussiste. 
L’ex sindaco di Lodi era stato arrestato e portato in carcere. Ora, però, la corte d’appello ha sancito che non ci fu alcun reato da parte dell’ex primo cittadino.
E in questi giorni è arrivata anche la solidarietà del mondo politico, a partire da Luigi Di Maio, che si è scusato per il trattamento che aveva riservato all’ex sindaco all’epoca dei fatti.
Oggi Uggetti risponde alle scuse del ministro degli Esteri in un’intervista a Fanpage.it: “Il segnale che ha mandato con le scuse è un segnale importante e lo ringrazio. Spero sia in atto un processo di maturazione, ma spero ci sia una maturazione dell’insieme”, non solo delle norme, ma anche della “cultura del tempo”.
L’arresto di Uggetti e il carcere
L’ex sindaco di Lodi racconta cosa avvenne cinque anni fa, quando fu arrestato: “Ricordo di un nero assoluto quando ho sentito ‘ordinanza di custodia cautelare’, una cosa che mai avrei immaginato in vita mia. Ricordo le facce sconvolte di mia moglie e del mio avvocato, ricordo che fui portato al commissariato per la foto segnaletica e l’impronta digitale, ricordo un’incredulità assoluta e di aver sempre agito nell’interesse della città”.
La vicenda acquisì rilievo nazionale: “Era un meccanismo micidiale, sotto questo scalone ci fu la manifestazione della Lega e il giorno prima quella del M5s, che non andò molto bene perché in città si capì subito che c’era qualcosa di storto, in tanti capirono che non ero una persona da mandare in carcere, al di là delle simpatie o dell’essere o meno un cattivo amministratore. Ci fu, di fatto, un’alterazione democratica perché si interruppe il mandato di un sindaco democraticamente eletto, e ci fu un cambio politico”.
Poi l’esperienza del carcere, seppur durata pochi giorni, a San Vittore: “Quell’esperienza mi ha fatto vedere un mondo che non conoscevo, ma ho anche pensato che ci sono – come in tutti i luoghi – persone che si comportavano correttamente. San Vittore è soprattutto il dopo, l’onta che ti porti successivamente, per me sono stati molti pesanti anche i 25 giorni di domiciliari. Io dissi ai miei avvocati che mi volevo dimettere da uomo libero e non in una situazione di totale o parziale privazione della libertà”.
La vita dopo l’arresto e la politica
Dopo l’arresto “è successo di tutto nella mia vita – racconta Uggetti – molte persone mi sono state vicine, la maggior parte. E mi sono sempre sentito accolto e parte della comunità della mia città. Sono successe tante cose belle, come la nascita di mio figlio, Jacopo, il 2 giugno. Mi sono laureato, sono stato assunto e poi ho costituito una società. Mi sono tolto anche delle belle soddisfazioni, ma ci sono stati dei momenti molto, molto bui”.
E la carriera politica? “Un amico dice che chi ha fatto politica fin da piccolo ha un cromosoma in più e anche io me la sento nel sangue. Ma non necessariamente deve essere la propria professione, sicuramente sono molto felice di essermi riconquistato la libertà se e come impegnarmi in una dimensione pubblica, è un sollievo”.
Uggetti e le parole di Salvini e Di Maio
Ora Matteo Salvini e Luigi Di Maio esprimono solidarietà all’ex sindaco di Lodi: “Salvini adesso fa il bello, poi i suoi erano con le manette in stazione, lui a Lodi mimò il gesto delle manette e per me fu umiliante. Adesso dice che bisogna tutelare di più i sindaci, bene: ha cambiato idea su tutto. Di Maio e i 5 Stelle costruirono una carriera politica collettiva sui temi del vaffa che poi furono l’agitare quel tentennare di manette per acquisire consenso. Il segnale che ha mandato con le scuse è un segnale importante e lo ringrazio. Spero sia in atto un processo di maturazione”.
Eppure c’è ancora chi esprime dubbi, chi parla di assoluzione a sua insaputa: “Proprio no, ma ci sono degli irriducibili. Mi spiace per loro perché vivono con un animo per cui godono e trovano forza nella sventura degli altri”.
L’ex sindaco di Lodi si sofferma su una parte del procedimento nei suoi confronti: “La cosiddetta prova regina, la testimonianza registrata dalla funzionaria, io e i miei avvocati abbiamo chiesto che venisse ascoltata in aula. La pubblica accusa per due volte si oppose, il giudice alla terza accettò e io in corte d’appello chiesi di ascoltare quella registrazione, perché già dall’inizio c’erano tutti gli elementi per giudicare assurda questa vicenda”.
La riforma della giustizia e la tutela dei sindaci
In vista di una riforma della giustizia, che sembra ormai prossima in Italia, Uggetti sottolinea un concetto: “Il garantismo non deve essere l’alter ego dell’impunità, vuol dire la possibilità che ci siano – con delle indagini – la tutela delle persone, mezzi appropriati, tempi ragionevoli, un’efficenza dell’apparato”.
Ultima questione, i rischi di fare il sindaco: “Mi piacerebbe che non ci fosse il terrore per ogni candidato, perché non c’è capoluogo dove il sindaco non abbia avuto uno o più avvisi di garanzia. È normale che se fai il sindaco ti devi mettere nell’ottica di avere degli avvocati per difendere l’interesse pubblico? Rischi che invece di selezionare i migliori, selezioni i peggiori o quelli che sono più spregiudicati di altri. I sindaci hanno più limiti di tutti. Il sistema va rovesciato e ci vuole un po’ di coraggio da parte di tutti e di sguardo nel futuro”.
(da Fanpage)
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Giugno 1st, 2021 Riccardo Fucile
IL GRUPPO UNICO ALL’EUROPARLAMENTO NON SI FARA’
Quando si dice fare i conti senza l’oste.
È quello che avranno pensato dalle parti di Ecr, il Partito dei Conservatori e dei Riformisti europei di cui fa parte Fratelli d’Italia e di cui è presidente dal settembre 2020 proprio Giorgia Meloni, alla proposta di una federazione dei gruppi di centrodestra al Parlamento europeo lanciata da Matteo Salvini domenica in Portogallo, a un convegno organizzato da Identità e Democrazia, gruppo di cui fa parte la Lega insieme ai tedeschi dell’estrema destra di AfD e i francesi del partito di Marine Le Pen.
L’idea, rilanciata anche ieri, sarebbe quella di “mettere insieme il meglio dei tre gruppi alternativi alle sinistre”, ovvero Id, Ecr e Ppe (di cui fa parte FI) con i 12 deputati di Orban “per essere determinanti” a Strasburgo.
Il leader del Carroccio ha poi spiegato che per affinare il progetto ha proposto un altro incontro a giugno in Italia o in Polonia: “Spero non ci saranno gelosie invidie o voglie di chiusure, non dobbiamo difendere l’orticello dei 70 deputati di Id, ma dobbiamo osare, abbiamo la grande possibilità e il dovere di mettere insieme le nostre famiglie”.
Secondo Salvini, ognuno dovrebbe però rinunciare ad alcune delle proprie posizioni: “I numeri ci dicono che, se volessimo e se ciascuno rinunciasse a una bandierina nel nome della crescita comune, già da domani potremmo essere il secondo eurogruppo a Bruxelles”. E proprio sui numeri ha qualcosa da dire Carlo Fidanza capo delegazione FdI-Ecr, che così commenta a La Notizia l’uscita di Salvini in Portogallo: “La politica non è una questione di somme aritmetiche, all’interno dei tre gruppi menzionati dal leader della Lega ci sono partiti assolutamente eterogenei per sensibilità e visione, fra loro incompatibili anche a livello nazionale. La politica non è sempre somma ma anche valori”.
Ancor più netto (e negativo) il giudizio in merito del coordinatore di FI e vicepresidente del Ppe Antonio Tajani: “In Italia il centrodestra è unito ma tutto ciò non può essere trasportato in Ue. Per il Ppe è impossibile fare un accordo con Id, non possiamo rinunciare alla nostra identità”, spiega sottolineando che “Salvini fa parte del governo Draghi e ha fatto una scelta europeista, altri no: AfD e Le Pen che sono alternativi culturalmente a noi, sono antieuropeisti”.
Peraltro il coordinatore azzurro in questi giorni ha ben altro a cui pensare che a fusione a freddo in Ue, e benché minimizzi, è evidente che il passaggio di ben 12 parlamentari al nuovo soggetto politico by Toti-Brugnaro evidenzi uno stato di salute all’interno di FI non proprio ottimale, per usare un eufemismo.
Questo però non vuol dire, come hanno riportato indiscrezioni di stampa che Silvio Berlusconi stia pensando ad una sorta di “predellino bis”, ovvero il progetto di unire Lega e FI in un nuovo contenitore – modello Pdl – nel quale Salvini sarebbe il segretario e lui il presidente. O meglio non è all’ordine del giorno in questo momento anche perché i moderati di FI, a partire dai ministri Carfagna e Brunetta a fondersi in un soggetto capeggiato dal Capitano non ci pensano proprio.
Da via Bellerio invece vedono il progetto assolutamente “di buon grado”, probabilmente in ottica di arginare l’ascesa della Meloni.
(da agenzie)
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Giugno 1st, 2021 Riccardo Fucile
INSIEME DA OLTRE 20 ANNI, VIVONO NEL PAVESE… NON SOLO INSULTI E MINACCE, ANCHE PALLINE SPARATE CON PISTOLA AD ARIA COMPRESSA CONTRO LE FINESTRE… E’ L’ITALIA DELLA FECCIA OMOFOBA
“Io sono stato operato di cuore a San Donato Milanese. È stata un’operazione
molto brutta e così non mi lasciano star tranquillo. Non possiamo continuare a vivere così”: a raccontarlo a Fanpage.it è Fermo che insieme al compagno Luca sono stati vittime di diversi atti intimidatori. Venerdì scorso alcune persone hanno infatti lanciato uova marce e palline d’acciaio contro la loro abitazione di Mornico Losana, in provincia di Pavia, perché “contrari alla loro relazione”.
A Fanpage.it hanno raccontato che, quanto successo, è solo una delle minacce e delle vessazioni subite negli ultimi anni.
La coppia: La prossima volta potrebbero spararci pallottole vere
“Ci sono stati altri episodi – racconta ancora Fermo -. Una volta Luca stava tagliando la siepe, è passata una macchina e ci ha urlato fr***”. E proprio per questo motivo, la coppia sta valutando di trasferirsi in città: “Almeno là non succedono queste cose da paese”. Non solo insulti, ma anche vere e proprie minacce. È Luca a raccontare di quando una volta, appena uscito dal garage, alcune persone lo hanno aggredito verbalmente dicendo: “Dai che ammazziamo quel fr***. Dai che lo pestiamo”. E non è la prima volta che vengono lanciate uova marce contro la loro abitazione.
In particolare quella sera, Fermo era sopra in camera a leggere un libro: “Erano le 11.25 e ho sentito dei colpi sul muro fuori. E ho pensato magari si è alzato il vento. Ho aperto la finestra, ho guardato fuori e ho visto una macchina che ha girato nella piazzetta lì davanti e ha fatto retromarcia. Siamo scesi giù e abbiamo trovato il muro pieno di uova e poi c’erano anche le imposte della finestra con un buco perché avevano sparato dei pallini con le pistole a gas. Abbiamo chiamato i carabinieri, sono venuti su e il giorno dopo abbiamo fatto denuncia contro ignoti”. Luca e Fermo, che stanno insieme dal febbraio del 1998, sono stanchi di questa situazione: “Non mi arrabbio più – racconta Luca – . Spero solo che ci lascino in pace finché vendiamo la casa. La prossima volta potrebbero sparaci delle pallottole vere”.
(da Fanpage)
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Giugno 1st, 2021 Riccardo Fucile
LA GANASCIA ERA INSERITA CON LA FUNIVIA PIENA DI TURISTI… ANCHE ALLORA ERA STATA USATA “ALL’INSAPUTA” DEL GESTORE?
Le indagini sulla tragedia del Mottarone si arricchiscono di un nuovo elemento. L’emittente pubblica tedesca Zdf ha inviato alla procura di Stresa alcuni video che potrebbero aggravare la posizione degli indagati.
La trasmissione d’inchiesta “Frontal 21” ha scoperto che nelle immagini di un videoamatore svizzero, Michael Meier, si vede chiaramente il forchettone che ha inibito il freno d’emergenza applicato sull’impianto mentre era in pieno funzionamento già nel 2014.
Maier, appassionato di funivie, ha un folto archivio di immagini. E quando ha saputo della tragedia in cui sono morte 14 persone ha cercato tra i suoi file e ne ha trovati tre che dimostrerebbero l’uso del “forchettone” rosso durante la normale attività dell’impianto.
Uno risale al 2014, un secondo al 2016 e l’ultimo al 2018.
Nello speciale tv, che verrà trasmesso stasera alle 21, Meier spiega di aver notato “che già nel 2014 il forchettone era inserito mentre c’erano persone presenti nella cabina”.
(da agenzie)
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Giugno 1st, 2021 Riccardo Fucile
ESTREMO ATTO DI PROTESTA DEL PRIGIONIERO POLITICO DA UN ANNO IN CARCERE SENZA AVER COMMESSO ALCUN REATO
L’attivista bielorusso Stepan Latypov, arrestato nel pieno delle proteste in
Bielorussia, ha tentato il suicidio nell’aula del tribunale dove si svolgeva il suo processo. Lo riportano diversi media russi e bielorussi.
Nasha Niva scrive che Latypov ha tirato fuori “un oggetto, forse una penna” da una cartella con dei documenti e se l’è infilato in gola, per poi tagliarsi le mani.
Le guardie non sono state subito in grado di aprire la porta della gabbia, dov’era rinchiuso, poiché non avevano le chiavi.
Latypov è stato poi portato in ospedale in ambulanza. Secondo il centro per i diritti umani Vesna, Latypov ha denunciato che gli inquirenti avevano promesso che, “se non si fosse dichiarato colpevole”, procedimenti penali sarebbero stati aperti contro “parenti e vicini”. Latipov è stato fermato nel settembre del 2020 quando lui, insieme ai vicini, voleva impedire di cancellare il murales raffigurante i DJ che poco prima delle presidenziali avevano suonato la canzone della protesta ‘Peremen’ (cambiamenti, ndr)ad un raduno dell’opposizione.
Gli attivisti dei diritti umani considerano Latypov un prigioniero politico
(da agenzie)
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Giugno 1st, 2021 Riccardo Fucile
IL CONDUTTORE WILES SI DEFINIVA UN SOPRAVVISSUTO DEL “GENOCIDIO VACCINALE”
Il conduttore e fondatore del media americano non voleva vaccinarsi, oggi respira grazie all’ossigeno in ospedale
TruNews è un canale televisivo online americano basato sulle notizie false e le teorie del complotto, ma non solo: tra i contenuti pubblicati troviamo omofobia, odio razziale e religioso, incluso l’antisemitismo.
Il suo fondatore e proprietario, il pastore cristiano Rick Wiles, ha sostenuto la tesi degli Stati Uniti controllati da un gruppo di sionisti satanisti e le teorie del complotto sulla Covid19, soprattutto quelle NoVax, un’accozzaglia di contenuti comuni alla narrativa QAnon.
Da qualche giorno la redazione di TruNews si trova in difficoltà perché alcuni dei dipendenti si sono ammalati, proprio di Covid, e a quanto pare anche il loro conduttore: Rick Wiles.
Lo scorso 27 maggio l’account ufficiale di TruNews su GAB, il social network dove hanno trovato rifugio i neonazisti e suprematisti bianchi americani, pubblica un post dove annuncia un focolaio di «influenza e Covid» tra i loro dipendenti e familiari, così come la chiusura degli uffici su espressa decisione del conduttore e proprietario Rick Wiles. Quest’ultimo, secondo un articolo di Newsweek pubblicato il 30 maggio, sarebbe stato ricoverato per Covid («apparently»).
La notizia del suo ricovero riporta a galla la sua convinzione NoVax nei confronti del vaccino anti Covid19. Rick Wiles, ospite un mese prima del programma Right Wing Watch, aveva dichiarato di non volersi vaccinare e che era convinto di diventare uno dei “sopravvissuti” del «genocidio vaccinale».
Come ben sappiamo, la campagna vaccinale negli Stati Uniti è in corso da diversi mesi e data l’età del personaggio poteva essere da diverso tempo protetto contro il virus.
La conferma del suo ricovero arriva dalla newsletter di TruNews: «Rick ha molto bisogno delle tue preghiere. Oggi è stato portato al pronto soccorso e, sotto il consiglio del medico, è stato ricoverato in ospedale. Attualmente è sotto ossigeno e dovrebbe rimanerci per un po’ di giorni».
Ciò che risulta curioso è come da una parte confermino che ci siano dei casi di Covid, dall’altra parlano di «influenza» mettendo il dubbio su chi sia ammalato di una malattia o dell’altra: «Per favore prega per i membri del team di TruNews e per le loro famiglie che hanno l’influenza e la Covid». Risulta certo che confermino dei casi di Covid all’interno della loro redazione, dopo che Rick Wiles aveva definito la malattia come una «punizione divina» nei confronti degli ebrei che non credono a Gesù Cristo.
(da Open)
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Giugno 1st, 2021 Riccardo Fucile
PUO’ ESSERE SOLO UN GOVERNO DI SCOPO, TROPPO DIVERSI TRA LORO LAPID E BENNET
Yair Lapid e Naftali Bennett sono al lavoro per rafforzare l’accordo che
dovrebbe portare alla nascita del nuovo governo dopo quattro elezioni in due anni, stavolta senza il premier Benjamin Netanyahu e il suo Likud.
Le delegazioni dei partiti dei due leader si sono incontrate domenica sera dopo l’annuncio della disponibilità di Bennett a entrare nel governo di unità nazionale proposto da Lapid, che già oggi potrebbe andare dal presidente Reuven Rivlin per sciogliere la riserva.
La politica israeliana è alla resa dei conti dopo 12 anni consecutivi di governi di Netanyahu, soprannominato “Re Bibi” per la sua capacità di restare sempre al potere, qualsiasi cosa accada. Alla base dell’accordo di grande coalizione un patto per la condivisione del potere e forse (non è confermato), l’alternanza di Bennett e Lapid nel ruolo di capo del governo: i primi due anni il premier sarebbe Bennett, gli altri due Lapid.
L’idea non è una novità, anche Netanyahu aveva raggiunto un patto di coalizione con Benny Gantz in cui era prevista la “staffetta” del ruolo di premier. Le cose però non andate secondo i patti, e quel governo è crollato dopo un anno tumultuoso, pieno di giochi di potere e controversie.
Tuttavia, ieri Lapid ha confermato che gli sforzi per forgiare una coalizione di partiti ideologicamente opposti potrebbe portare presto a un nuovo governo. «Possiamo concludere entro la prossima settimana, lo stato di Israele può entrare in una nuova era con un premier diverso», ha detto.
Un parlamento assortito, e bellicoso
Israele si caratterizza per un sistema elettorale proporzionale tra i più puri in assoluto, mediato solo da una soglia di sbarramento al 3,25% per un parlamento di 120 seggi. Insieme a una società molto diversificata e una politica sempre più bellicosa, con il tempo è diventato impossibile per una colazione di pochi partiti riuscire a governare con una maggioranza solida.
Secondo la proposta Bennett-Lapid, nella maggioranza di unità nazionale ci sarebbero sette partiti: Yesh Atid, il partito di Lapid (centro, 17 seggi); Kaḥol Lavan, di Benny Gantz (centro, 8 seggi); Yamina, il partito di Bennett (destra, 7 seggi); Yisrael Beiteinu, di Avigdor Lieberman (destra, 7 seggi); Tikva Hadasha, di Gideon Saar (centro-destra, 6 seggi); HaAvoda, di Merav Michaeli (sinistra, 7 seggi) e Meretz, di Nitzan Horowitz (sinistra, 6 seggi).
Anche in questo modo, se tutto andasse bene in totale sarebbero 58 seggi, non sufficienti alla maggioranza assoluta di 61 su 120. Quindi, servirebbe comunque l’appoggio di altri partiti, che escludendo il Likud di Netanyahu (con 30 seggi) e i partiti degli ebrei ortodossi alleati di Bibi (sono due, con 16 seggi), significa andare a cercare i voti dei partiti degli arabi israeliani, divisi in un partito e una lista che riunisce partiti più piccoli.
Come se tutto questo non fosse già abbastanza complicato, va ricordato che nella maggioranza Bennett-Lapid ci sono molti leader che sono ex membri del Likud o ex alleati di Netanyahu, anche con ruoli chiave: è il caso di Bennett, del suo braccio destro Ayelet Shaked, di Saar, Lieberman, e Gantz. Per Bibi quindi è facile bollare il tentativo come «la truffa del secolo», e accusare il leader di Yamina di opportunismo politico.
Chi sono Lapid e Bennet
Lapid è Bennett hanno storie personali e pensiero politico diverso, è difficile immaginarli al governo insieme, ma entrambi condividono un ingresso in politica dopo carriere professionali di successo.
Lapid ha 57 anni, è un giornalista e scrittore, che dopo essere passato dalla carta stampata alla televisione diventa molto popolare tra gli israeliani. Nel 2012 all’età di 49 anni decide di cambiare cambiare vita ed entrare in politica con un suo partito, Yesh Atid. Le sue posizioni sono centriste, si propone come difensore della borghesia israeliana che lavora, difende la patria e paga le tasse, in opposizione al Likud di Netanyahu che secondo Lapid rappresenta gli interessi degli ideologi della colonizzazione della Cisgiordania, del clero ortodosso e dell’estrema destra.
Sostiene la posizione «due popoli, due stati», anche se in Israele questa è una posizione aperta a interpretazioni anche molto diverse da quelle europee.
Bennet ha 49 anni, imprenditore dell’high tech che ha guadagnato una fortuna con una start-up specializzata nel contrasto alle frodi su internet. Dopo aver venduto l’azienda, nel 2006 (a 34 anni) è entrato in politica nel Likud, nel 2012 fonda un suo partito HaBayit HaYehudi, molto più a destra.
Dopo varie cariche ministeriali nei governi Netanyahu (istruzione, economia, difesa istruzione e altri) nel 2019 prova a spodestarlo fondando prima un altro partito (con cui non entra in parlamento) e poi Yamina, con cui torna in gioco grazie alle elezioni anticipate.
Bennet è un politico navigato che punta a diventare il leder della destra israeliana, con posizioni contrarie a ogni concessioni ai palestinesi e una forte rivendicazione della natura ebraica di Israele. Durante il servizio militare è stato membro delle forze speciali.
Nonostante tutto, il negoziato prosegue
I negoziati tra Yamina e Yesh Atid sono proseguiti per tutto lunedì. La maggior parte dei membri della fazione di Bennett ha espresso sostegno per la sua decisione, ma due parlamentari non sono d’accordo, uno dei quali avrebbe già un piede fuori dal partito. Ciò nonostante, Bennett continua a sostenere che i membri di Yamina sono uniti, e respingono gli sforzi di Netanyahu per dividerli e riportarli dalla parte del Likud. La coalizione anti-Netanyahu richiede il sostegno – almeno con un appoggio esterno – di alcuni partiti arabi, che però sono del tutto antitetici all’agenda di Bennett, che include la costruzione di più insediamenti in Cisgiordania e una parziale annessione della Valle del Giordano, territori riconosciuti come occupati dal diritto internazionale.
Il partito arabo Balad, ha già annunciato la propria opposizione al governo Lapid-Bennett. Perciò, Lapid dovrà praticamente convincere uno ad uno i singoli parlamentari. Il problema però è che pur essendo un centrista, Lapid ha fornito solo un tiepido incoraggiamento alla prospettiva di porre fine all’occupazione e fare concessioni significative ai palestinesi, e tra i suoi alleati ci sono uomini che hanno combattuto personalmente nei conflitti più difficili di Israele – come lo stesso Bennett, ex incursore della Sayeret Matkal durante la Seconda Intifada, e Gantz, ex capo di stato maggiore delle IDF con 38 anni di carriera militare.
Quali scenari
Se dovesse riuscire nell’impresa, più che un governo dell’unità e del cambiamento, quello di Bennett-Lapid sarebbe un governo di scopo, fragile e troppo diverso, destinato a concentrarsi sul rilancio dell’economia e l’uscita dalla pandemia, evitando di affrontare le questioni più spinose, tantomeno il destino dei palestinesi che vivono sotto il controllo israeliano. Un governo del genere potrebbe anche sciogliersi pacificamente dopo aver raggiunto alcuni risultati, e tornare a votare prima della scadenza.
Le risposte arriveranno presto. Se Lapid riuscirà a mettere tutti d’accordo prima della mezzanotte di domani, potrà tornare dal presidente Rivlin e nel giro di una settimana portare Bennett a chiedere la fiducia alla Knesset, mettendo fine a uno stallo politico che ha portato a quattro elezioni anticipate dal 2019 al 2021 allungando oltre misura il mandato di Netanyahu. Se invece Lapid fallisse, prima della fine dell’anno gli israeliani andrebbero a votare per la quinta volta, ma forse stavolta senza Netanyahu.
(da agenzie)
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Giugno 1st, 2021 Riccardo Fucile
ORMAI SIAMO ALLA BLASFEMIA… O FORSE LA MADONNA SI RIFERIVA AI COMPAGNI DI GALERA DI SALVINI QUANDO FINIRA’ A SCONTARE LA PENA PER SEQUESTRO DI PERSONA
E così, alla fine, a Salvini non resta che affidarsi alla Madonna. Sia chiaro, non si tratta di un affidamento con tutti i crismi del fedele che decide di riporre la sua fede nelle mani della sua religione, perfino questo è troppo per un politico che non riesce a non strumentalizzare tutto quello che incontra: questa mattina Libero, senza nemmeno provare un briciolo di vergogna, titola “Salvini: ‘La Madonna ci vuole tutti più uniti’” e riesce addirittura a superarsi con un pezzo interno che aggiunge “Salvini: ‘La Madonna mi ha detto che…’”.
Farebbe tragicamente ridere, se non fosse che l’ennesima strumentalizzazione della religione da parte del decadente leader leghista (che già brandiva rosari come arma contundente contro i suoi avversari politici nella goffa posa di un templare fuori dal tempo) continua a essere offensiva nei confronti di chi crede, di chi non crede e della dignità di un dibattito politico che raggiunge abissi mostruosi.
Che sulla coda di una pandemia gravissima un leader di un partito politico che è addirittura al governo possa permettersi di dire “a Fatima ho consacrato la salute degli italiani” ammanta il nostro Paese di quell’oscurantismo magico al servizio del consenso che di solito deridiamo nei Paesi che riteniamo meno evoluti del nostro. Che una dimensione privata come la fede venga utilizzata per propaganda è una blasfemia, una vergogna etica che propone un neopaganesimo costruito per gli sfinteri dei suoi elettori.
Eppure il religiosissimo Salvini dovrebbe conoscere quel comandamento che invita a “non nominare il nome di Dio invano” e che lui viola più di chiunque altro. Ma dietro l’indecente spettacolo di Fatima, in realtà, si nasconde l’enorme difficoltà del leader leghista che ormai non sa più che pesci pigliare (e no, non arriveranno miracolose moltiplicazioni) in un momento in cui Giorgia Meloni lo sta scalzando come leader del centrodestra e mentre il suo dover essere mite con il Governo Draghi lo costringe a spostare la propaganda dai suoi temi abituali.
Il Salvini che dipingeva l’Italia sull’orlo della distruzione ormai combatte per il vaccino dei vacanzieri ed è stato disinnescato dall’affievolirsi del virus. Prossimamente ritornerà a bomba sul tema dei migranti (uno dei pochi rimasti) dovendo comunque smussarsi per non dispiacere troppo a Draghi.
E i malumori interni alla Lega continuano a ingrossarsi. Così per alimentare la sua figura dell’esagitato (come sempre povero di contenuti) non gli resta che affidarsi alla Madonna. Matteo il mistico è solo l’ultimo personaggio di una carrellata di orrori.
(da Globalist)
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