Giugno 18th, 2021 Riccardo Fucile
EVELINA COMPARE, ISPETTORE CAPO A PORTA PIA, TRATTA LE RAGAZZE COME FOSSERO SUE FIGLIE… LE DUE VIOLENZE SESSUALI AD OPERA DI RAGAZZI DELLA ROMA BENE
Le tratta come una “mamma”, si approccia con loro quasi togliendosi la divisa e
presentandosi come una confidente.
Un contatto informale per ascoltare le ragazze, per lo più giovanissime, che hanno subito violenze o abusi sessuali. Evelina Compare, 47enne ispettore capo della polizia di Stato ed esperta della Questura di Roma sul tema violenza di genere e domestica, ha il suo metodo: tratta le tratta ragazze come se fossero sue figlie. È stata lei – insieme ai suoi colleghi – a ricostruire lo stupro di gruppo avvenuto a Trastevere.
“Sono mamma e l’obiettivo primario che mi pongo mettere a proprio agio la persona che ho davanti”, dice la rappresentante delle forze dell’ordine a RomaToday.
D’altronde, come lei stessa non fatica ad ammettere, l’importante è creare “fin da subito un clima umano, far sentire protetta la vittima e assicurarle il fatto che, una volta liberate da quel mostro, le forze di polizia assicureranno alla giustizia chi le ha fatte sprofondare in un incubo”.
Vittime ascoltate “come una madre, come una sorella maggiore”
Una atmosfera che, nel Commissariato di Porta Pia, si respira a pieni polmoni. “Qui c’è un clima familiare. Pur stando in una stazione di polizia veniamo visti come un posto sicuro in cui si possono denunciare reati di maltrattamenti, violenze sessuali o stalking. In un caso una persona che aveva sbagliato, commettendo reiteratamente un reato, dopo essere stata individuata e arrestata da noi ci scrisse una lettere a mano dicendo che l’avevamo salvata”, spiega al nostro quotidiano il dirigente a capo del distretto, il dottor Angelo Vitale.
La dottoressa Compare, d’altronde, anche nella nostra intervista resta coerente con il suo approccio. Ci guarda dritti negli occhi ma, al tempo stesso, non lo fa con lo sguardo “investigativo”, quello di una “guardia”, ma di chi potrebbe essere vista come una sorella maggiore o una mamma.
Già impegnata nel progetto Scuole Sicure, sa bene cosa serve per combattere quei “mostri”, come lei stessa definisce chi commette abusi sessuali: “Quando ho ascoltato la 16enne vittima della violenza di gruppo l’ho fatto senza la divisa. È servito per farle capire che la stavo ascoltando come madre, come donna”.
Le due violenze sessuali a Roma
La storia è stata resa nota ieri. La studentessa di 16 anni è stata aggredita il 27 novembre dello scorso anno in un bed and breakfast di Trastevere affittato per organizzare un party nonostante le restrizioni anti Covid.
La minorenne si è messa a dormire in una stanza, ma è stata violentata da tre ragazzi che hanno approfittato di lei. Quello che in termine tenico viene definita una fase di “minorata difesa” causata dall’alcol e dalla paura.
Poi il silenzio e la vergogna hanno fatto passare del tempo. Il velo lo aveva squarciato a febbraio una studentessa universitaria di 20 anni nella zona di piazza Bologna che nel febbraio scorso, proprio agli investigatori di Porta Pia, ha denunciato una violenza sessuale subita.
“Mi sono trovata davanti una giovane donna forte – racconta la dottoressa Compare – in quel caso lei era ben decisa a denunciare, così abbiamo trovato anche con l’aiuto della squadra di Polizia Giudiziaria del Commissariato, il suo aguzzino”. Un 20enne romano, di Monteverde, lo stesso che, insieme ad un amico anche lui di 20 anni e un altro di 16 anni, aveva abusato sessualmente della sedicenne a Trastevere.
La scorsa primavera la giovane, accompagnata sempre dai genitori, ha cominciato a confidarsi. Prima con i familiari presenti e poi da sola. Il suo racconto drammatico è finito su un verbale, poi confermato in un’audizione protetta con l’aiuto di uno psicologo, quindi supportato e avvalorato dell’attività di indagine del Commissariato.
I tre ragazzi, una volta individuati, sono stati riconosciuti anche in foto. “Due di loro, oltre i domiciliari, hanno anche l’obbligo del braccialetto elettronico”, conclude l’ispettore capo Caporale: “È anche così che combattiamo la crudeltà e il disvalore che viene generato da questi gesti”.
(da agenzie)
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Giugno 18th, 2021 Riccardo Fucile
DIVERSI PARLAMENTARI: “M5S E’ BEPPE, NON PUO’ TAGLIARLO FUORI”
Alla fine dovrebbe spuntarla Beppe Grillo. Il garante del Movimento 5 stelle è atteso a Roma nel weekend.
Vuole testimoniare la propria vicinanza ai suoi in un momento di passaggio, alla vigilia della presentazione del nuovo Statuto e della nuova Carta dei valori, certo. Ma vuole anche evitare scherzi.
Perché Giuseppe Conte ha sempre rivendicato di aver accettato la nuova avventura da leader a patto di avere carta bianca. E questa volontà, nei piani dell’ex premier, è coerente con un ridimensionamento dei poteri del garante, relegato al ruolo di padre nobile ma senza poteri sostanziosi nel calibrare e decidere la linea politica.
Ma Grillo non ha nessuna intenzione di mollare le mani dalla sua creatura, e nonostante le vicissitudini che di recente hanno investito la sua famiglia è intenzionato a marcare stretta la fase finale della definizione della nuova impalcatura.
Il fondatore fa leva sul rumoreggiare dei parlamentari: lo scarso coinvolgimento nella definizione delle nuove regole, la fumosità nella definizione di quel che sarà il nuovo M5s, la contrarietà diffusa all’uomo solo al comando, hanno spinto un buon numero di deputati e senatori a sposare le ragioni di Grillo.
“Non esiste che venga tagliato fuori – spiega un deputato generalmente assai moderato – già non abbiamo garanzie sull’organigramma, e più in generale non sappiamo nulla, il Movimento è Grillo, e non può venir tagliato fuori”.
Chi ha sentito il padre nobile lo racconta determinato: “Nessuno pensi di non poter fare senza di me”, il ragionamento che avrebbe consegnato agli interlocutori a lui più vicini.
Il timore che serpeggia nelle chat grilline è che il nuovo corso dei 5 stelle si trasformi di fatto nel partito personale di Conte, e contro questa eventualità si è saldata la comunione d’interessi tra Grillo e il gruppo parlamentare.
Dice un senatore che “se Conte pensa di farsi il suo partito non va affatto bene, ma sono sicuro che non sia così”. Avvertimenti e proteste, veleni e maldicenze sono il contesto niente affatto facile che fa da contorno al nuovo inizio. Un fumo denso di contestazione che Conte è convinto di spazzare via allorché, la settimana prossima, presenterà finalmente le carte rifondative dei 5 stelle.
Ma intanto si registra l’ennesimo episodio di frizione tra i due uomini alla guida, mentre ancora non è stato sciolto il nodo del limite dei due mandati, che per Grillo rimane un totem mentre Conte vorrebbe preservare una quota compresa tra il 10% e il 20% di eletti al terzo mandato sulla base di merito e capacità, in modo tale da un lato da garantire il ricambio voluto dal garante e una malleabilità per il M5s che verrà e dall’altro non decapitare del tutto una classe dirigente che pur con tutti i suoi errori ha un patrimonio di esperienza nel Palazzo da non disperdere.
(da Huffingtonpost)
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Giugno 18th, 2021 Riccardo Fucile
BENE COSI’, SI CAPISCE MEGLIO DA CHE PARTE STA E CHI RAPPRESENTA
Il capo della Lega sempre attento a rilanciare storie che riguardano gli stranieri, ma
solo quando delinquono ha ignorato per tutto il giorno la tragedia che ha scosso il paese. Non era conveniente per il suo racconto
Avete presente quando arrestano uno straniero che succede sui social dei sovranisti che aspirano a guidare l’Italia?
Accuse su accuse per far passare il concetto che le colpe di un singolo devono essere riversate su una intera comunità o intero gruppo.
Che è esattamente il principio fondante del razzismo o delle discriminazioni: uno straniero spaccia? Gli stranieri sono spacciatori. La famiglia di Saman ha ucciso la figlia? Allora tutte le famiglie pakistane sono potenziali asasassine.
Ovviamente il principio non vale al contrario: un commercialista legato alla Lega viene condannato per una brutta storia di soldi? E allora si è garantisti e, semmai, il caso del singolo non può riguardare una intera comunità politica.
E oggi cosa accade? Che viene ucciso un italiano di origine marocchina, dal nome arabo. Ma quel ‘marocchino’ non è uno spacciatore, un delinquente. Insomma non è il prototipo di straniero sul quale la destra fa propaganda.
No. E’ un sindacalista travolto e ucciso mentre pacificamente manifestava davanti ad un centro commerciale. Si chiamava Adil Belakhdim, era giovane e aveva famiglia.
Ed ecco che Salvini, quello che si presenta come vicino al ‘popolo’ contro le élites, parla di tutto, meno che della morte di questo lavoratore, tanto più se vicino ad un sindacato come quello dei Cobas notoriamente schierato a sinistra.
Capita che, ad esempio, la pagina social di Salvini ancora alle 19 parlava nell’ordine della manifestazione indetta a Roma, dei referendum sulla giustizia, sugli aumenti di personale di polizia grazie al sottosegretario Molteni (mica al governo…) e poi dei fondi per Cosenza. Poi sul sindaco di Palermo Orlando che “anziché invitare in clandestini’ doveva occuparsi del. Caso delle bare. Poi dei termovalorizzatori che sono stati sbloccati in Sicilia per merito della Lega. Del caso di Saman per dare addosso ai pakistani, della riunione della Lega a Mestre, della richiesta di aprire le discoteche e della morte di Giampiero Boniperti.
Del sindacalista italiano di origine marocchina morto nemmeno una parola.
(da Globalist)
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Giugno 18th, 2021 Riccardo Fucile
SPREGIO DELLE REGOLE, ARROGANZA DI CHI USA LA PANDEMIA COME ALIBI PER NON RISPETTARE PIU’ ALCUN VINCOLO PER CONTO DI UN CAPITALISMO SELVAGGIO
Sono arrivati i caporali del Covid. E con loro un altro morto a Novara, vittima di una azione omicida durante uno sciopero.
Arrivano i nuovi capitali, e, con loro, arrivano nuove forme di violenza intimidatoria, come per i sindacalisti aggrediti a Lodi, la settimana scorsa.
E, sempre insieme a loro, sono arrivate anche le rivelazioni terribili di ieri sulla fine di Luana D’Orazio, dopo le prime perizie dei pm: quella morte non è stata un incidente frutto del caso, o dell’errore, ma è – scopriamo – la storia un corpo che finisce stritolato nell’’orditrice, per dolo.
Bisognava tagliare i tempi, e così si sono manomessi i sistemi di sicurezza (ben due, secondo i pm) finendo per tagliare una vita.
Dolo e rimozione delle protezioni: proprio come è successo per la funivia di Mottarone: non un cavo che si rompe per una fatalità, ma i forchettoni del sistema di sicurezza usati per evitare la pausa forzata delle manutenzioni.
Sono morti apparentemente diversissime tra di loro, ma, a ben vedere, tutte cucite da un unico filo: la fretta, lo spregio delle regole, l’arroganza di chi usa la pandemia come un’alibi per non rispettare più nessun vincolo.
È un pezzo d’Italia che ha preso la cassa integrazione pur continuando a far lavorare i propri dipendenti in nero e che ora vuole tornare a far cassa, e subito, per rifarsi delle perdite.
Spesso è quel frammento di paese che, lavorando completamente in nero, non ha avuto diritto a nessun ristoro. Gente disperata, incattivita. Che pensa di rifarsi sulla pelle dei propri dipendenti. L’altre faccia del paese bello e generoso, in cui i datori di lavoro si sono svenati per anticipare le casse integrazioni ai loro dipendenti.
L’ultimo morto sembra uscito da un quadro di Pellizza da Volpedo: ed è proprio il sindacalista di 37 anni travolto dal camion questa mattina. È accaduto a Biandrate, nel Novarese, nei pressi del deposito territoriale della Lidl. Nel tempo digitale si può morire schiacciati sotto le ruote di un tir come in uno sciopero dei primi del Novecento.
Adil Belakhdim, la vittima, era un sindacalista di origini marocchine coordinatore dei SiCobas Lavoratori Autorganizzati. Era sposato, aveva due figli di quattro e sei anni che ora restano senza padre. E nell’incidente sono rimasti feriti altri due lavoratori: avrebbe potuto essere una strage. Perché si può colpire così, nel mucchio.
I caporali del Covid hanno tante facce e nessuna: l’autista del camion, che secondo i testimoni avrebbe volontariamente investito l’uomo, subito dopo ha cercato di fuggire. Ma, per fortuna, i carabinieri lo hanno bloccato poco dopo all’autogrill dell’A4 tra i caselli di Novara Est e Novara Ovest: è un camionista di origini campane, ancora non conosciamo la sua identità. Ma su quel cadavere è come se ci fosse una firma.
Insofferenza, rabbia, fastidio per chiunque si metta di mezzo. Per chiunque cerchi di mettere vincoli (di qualsiasi tipo) alla dis-regolazione scientifica di questi tempi pandemici. Contribuisce, a tutto questo, un comune retroterra culturale: la leggenda metropolitana sui “mantenuti del reddito” che rifiutano i lavori perché sono “così ricchi” che se lo possono permettere. E contribuiscono, dunque, anche le teorizzazioni sulla necessità di non farsi troppe domande.
Il maestro involontario che ha prestato le sue parole alla costituzione di un singolare teorema emergenziale è stato un albergatore di Marina di Pietrasanta che ha fatto sentire la sua voce (in un post diventato celebre) a tutti coloro che dopo il Covid non vogliono nessuna regola.
E la frase che resta, consegnata a Facebook recitava così: “Se a qualcuno, questa estate, nel caso mai riaprissimo, verrà in mente di venirla a menare con domande alla carlona tipo ‘quanto si lavora? Quanto mi dai? Qual è il giorno libero?’. Vi dico – scriveva Maggi, quasi un mese fa – con il massimo garbo possibile: non vi presentate. Siamo in emergenza e come tale deve essere gestita e elaborata. Se pensate di avere o pretendere come se non fosse successo nulla, datevi all’ippica”.
Lo hanno letto in tanti. E molti – anche senza aver il coraggio di ripetere – hanno condiviso questo appello regressivo. I caporali del Covid non sono un movimento organizzato, non ancora. Ma sono uno stato d’animo diffuso, una filosofia del lavoro selvaggio che miete vittime e talvolta uccide.
Esistevano già prima della pandemia, ovviamente. Ma questi spiriti animali del capitalismo selvaggio hanno preso forza nell’anno del Covid, si sono costruiti una legittimità sull’emergenza. Sono sciacalli che non vogliono pagare il conto. Non sono vittime. Recitano il ruolo delle vittime. Fanno le vittime. Che ovviamente è un concetto molto diverso.
(da TPI)
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Giugno 18th, 2021 Riccardo Fucile
“DIFENDEVA GLI ALTRI E LA LORO DIGNITA’. TANTE BATTAGLIE, PER NOI SARA’ SEMPRE UN FARO”
“È stato con mio marito e me fino a ieri sera tardi. Rideva, era felice“. Parla di Adil
Belakhdim come di “un fratello“, Atika, collega sindacalista che ha visto il 37enne morire investito da un camion all’ingresso del centro distribuzione Lidl di Biandrate.
“È un dolore immenso“, dice.
Originario del Marocco, Adil era arrivato in Italia per farsi una nuova vita e ci era riuscito. Ha sposato Lucia, pugliese di Molfetta, conosciuta durante gli studi a Milano.
Che venerdì, al momento dell’incidente, si trovava proprio in Marocco, a casa dei suoceri, insieme ai due figli di 4 e 6 anni. E ha saputo della morte del marito, come chiunque altro, dalle notizie che iniziavano a diffondersi in rete, senza che nessuno si preoccuapsse di avvertirla in via ufficiale.
“Ricordo molto bene la storia dell’incontro tra lui e la moglie, che non lavorava. È una storia bellissima”, racconta Luisa Salvatori, sindaca di Vizzolo Predabissi, il paese in provincia di Milano dove la coppia risiedeva.
“Lei pugliese, lui marocchino, lei cattolica e lui musulmano, si sono incontrati in università e si sono innamorati. Lei, poi, nonostante il parere contrario della famiglia d’origine, si convertì all’Islam. Poi la laurea, il matrimonio e l’arrivo dei bimbi. Ora – spiega – non sono ancora riuscita a sentirla. So che per il lockdown aveva in mente di andare, forse, in Marocco dai suoceri per farsi aiutare con i figli. Vedremo. Di certo non vogliamo dimenticare Adil”.
La coppia aveva due figli. Per qualche anno Adil aveva lavorato in un’azienda di Peschiera Borromeo e, quando aveva perso il posto, non si era dato per vinto.
“Era una persona solare e generosa”, lo ricorda Fulvio Di Giorgio, suo amico sindacalista. “Aveva iniziato l’impegno sindacale nel 2013, da quando lui stesso si era sentito sfruttato lui stesso al lavoro e aveva capito che doveva fare qualcosa non solo per sè stesso, anche per tutti gli altri. Era nato così il suo impegno nel Si Cobas”.
Responsabile per la provincia di Novara della sigla sindacale di base, Adil era benvoluto da tutti. “Non potrò mai dimenticare la passione con cui lavorava per cercare di difendere gli altri e far avere loro garanzie minime per condurre una vita dignitosa“, racconta Di Giorgio. “A soli 37 anni aveva combattuto tante battaglie, sempre con la stessa tenacia. Non si arrendeva nemmeno di fronte alle sfide più grandi. Per noi – conclude – sarà sempre un faro“.
Giovedì, alla vigilia dello sciopero nazionale, il sindacalista ucciso aveva mandato una nota audio ai compagni per organizzare la giornata successiva.
“Ciao ragazzi, domani ci sarà lo sciopero in tutta Italia. Come Si Cobas non andiamo a lavorare, ma andiamo a scioperare dove c’è bisogno. Abbiamo deciso, con il coordinamento di Novara, che domani faremo la Lidl di Biandrate. Quindi domani mattina presto saremo tutti lì davanti per fare il picchetto. Vi invito a partecipare, così imparate come funziona, e comunque domani sera, verso mezzanotte, ci sarà il pullman per Roma, perché abbiamo deciso di andare anche alla manifestazione a Roma. Chi vuole può partecipare, e vi invito anche a partecipare, perché veramente imparate tante cose dall’organizzazione. Ok? Grazie, ragazzi, buona giornata e buon lavoro“.
(da agenzie)
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Giugno 18th, 2021 Riccardo Fucile
IL CONSORZIO ITALIANO CHE DOVREBBE SEQUENZIARE IL VIRUS NON E’ MAI DECOLLATO PER MANCANZA DI FONDI
Siamo ancora ben lontani dal 90% dell’Inghilterra, se consideriamo le statistiche: l’Istituto superiore di sanità ha affermato che in Italia la diffusione della variante Delta del Covid è pari all’1% ufficiali. Ma l’alta contagiosità del nuovo ceppo e il basso livello del tracciamento e del monitoraggio da parte dei laboratori italiani preoccupano.
Il Consorzio italiano che dovrebbe sequenziare il virus e tenere sotto controllo la risposta immunitaria alla vaccinazione non è di fatto mai decollato.
Pochi i casi esaminati, nei quali viene scansionata solo una parte del genoma, con uno stato dell’indagine che non è in grado di dare una fotografia realistica della situazione.
E se a fine agosto, come dice il presidente dell’Accademia dei Lincei Giorgio Parisi, la variante Delta “diventerà probabilmente dominante nel nostro Paese”, ha scritto “Repubblica”, questo sarebbe meglio “saperlo dai dati anziché dedurlo da quelli di altri Paesi”.
La situazione di analisi e monitoraggio dei dati in Italia garantisce una copertura tutt’altro che soddisfacente. Negli orientamenti del ministero, al momento in cui si è dato vita al Consorzio, annunciato il 27 gennaio, si sarebbero dovuti monitorare migliaia di ceppi a settimana come avviene nel modello britannico, sottolinea il “Messaggero”.
Ma i finanziamenti non sono arrivati, e quindi neanche reagenti e tenici a sufficienza. E così il progetto è stato fortemente ridimensionato. I laboratori coinvolti allo stato attuale sono quindi tenuti a scansionare solo il 5% dei nuovi casi una-due volte al mese e in giorni prestabiliti dall’Iss.
Commenta Mauro Pistello, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all’Università di Pisa e vicepresidente della Società italiana di microbiologia: “Dal punto di vista statistico, per un’indagine con una buona affidabilità è la percentuale minima. Per un’indagine migliore si sarebbe dovuta alzare l’asticella, ma si è cercato di trovare un compromesso”. Dal momento che mancano le risorse, sono state ridimensionate infatti anche le modalità della procedura di sequenziamento.
Monitoraggio “al ribasso”
Viene “scansionata” solo una parte dell’intero genoma, “sufficiente per identificare la variante – riprende Pistello -. Ma se potessimo sequenziare tutto il virus di tutti i nuovi casi, come avviene per esempio in Inghilterra, i dati che forniamo sarebbero molto più utili, perché ci permetterebbero di capire se si stanno diffondendo varianti più difficili da intercettare con gli attuali test diagnostici, associate a una maggiore capacità di indurre malattia o che rispondono meno alle terapie, per esempio, agli anticorpi monoclonali”. Insomma, la strada giusta resterebbe quella di un’analisi estesa del genoma e di un alto numero di isolati virali: questo permetterebbe di muoversi in anticipo e capire esattamente che cosa sta circolando in Italia.
I numeri della variante Delta in Italia
D’altra parte, già oggi, se la diffusione stimata per la Delta è pari all’1%, sappiamo che in diverse realtà la presenza è più alta: il 2,5% in Lombardia, l’1,5% in Veneto, l’1,2% in Emilia Romagna, il 3,4% in Lazio, l’1,1% in Puglia, il 2,9% in Sardegna, oltre a diversi focolai individuati in delimitate aree del Paese. Una ragione di più per alzare la guardia e cercare di fermare quello che oggi, dopo il caso della Gran Bretagna, appare come il pericolo numero uno.
(da Globalist)
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Giugno 18th, 2021 Riccardo Fucile
I CONTAGI NEL REGNO UNITO SONO AUMENTATI DEL 79% IN UNA SETTIMANA
Mini quarantena e tampone per chi arriva dalla Gran Bretagna per fronteggiare il
rischio variante delta.
“Ho firmato una nuova ordinanza che: 1) consente l’ingresso dai Paesi dell’Unione Europea e da Stati Uniti, Canada e Giappone con i requisiti del Certificato Verde; 2) prolunga le misure di divieto di ingresso da India, Bangladesh e Sri Lanka; 3) introduce una quarantena di 5 giorni con obbligo di tampone per chi proviene dalla Gran Bretagna”. Ha annunciato dalla sua pagine Facebook il ministro della Salute, Roberto Speranza.
Intanto, proprio in Gran Bretagna, accelera il rimbalzo dei contagi da Covid-19 alimentati dalla variante Delta.
A confermarlo sono i dati di Public Health England (Phe) stando ai quali nell’ultima settimana censiti vi sono stati quasi 76.000 casi stimati, concentrati in Inghilterra e Scozia, dove rappresentano ormai il 99% del totale, con un aumento del 79% rispetto ai 7 giorni precedenti.
Uno studio aggiornato della stessa Phe porta peraltro al 75% l’efficacia media dei vaccini esistenti (analoga per Pfizer e AstraZeneca) contro i ricoveri ospedalieri già dopo una sola dose: senza distinzioni fra contagi da variante Delta o Alfa (ex inglese).
“Sullo stop ai voli dalla Gran Bretagna vediamo un attimo come procede – ha detto, invece, a Radio Anch’io il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri -, ieri i contagi erano in lieve salita così pure come il numero dei decessi. Molto inciderà sulla decisione la certezza o meno che questa variante delta eluda i vaccini a nostra disposizione. Questo è il nodo vero perché se elude i nostri vaccini è chiaro che uno stop potrà essere necessario”.
E c’è anche un altro caso di contagio. Una ragazza di Agrigento, arrivata dieci giorni fa in aereo dalla Gran Bretagna, è risultata positiva alla variante delta.
La giovane, in isolamento domiciliare, è asintomatica. Dal tracciamento dei contatti avviato dall’Asp – secondo i protocolli anti-Covid-19 – i suoi contatti stretti sono risultati negativi.
Si tratta del primo caso di variante delta isolato in Sicilia. Nei giorni scorsi altri dieci casi di varianti delta erano stati riscontrati su migranti bengalesi sbarcati a Lampedusa, ma isolati a bordo della nave per la quarantena e che quindi non hanno avuto contati all’esterno. Per loro continua l’isolamento a bordo.
Nell’ultimo rapporto dell’Iss la diffusione della variante delta è stimata sotto l’1%. Tuttavia nell’ultima settimana la variante Delta è stata isolata in due focolai a Milano e Brindisi, segno di una sua maggiore diffusione sul territorio nazionale.
Altri casi si sono registrati in altre otto Regioni: Lombardia (81), Veneto (50), Emilia-Romagna (15), Sardegna (12) e Alto Adige (uno). Altri casi sono stati accertati anche in Puglia (20), Sicilia (11) e Umbria (6).
(da agenzie)
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Giugno 18th, 2021 Riccardo Fucile
CREMLINO: “POCHI VOGLIONO VACCINARSI”
La Russia ha registrato 17.262 casi di coronavirus nelle ultime 24 ore, il più alto numero giornaliero dal 1 febbraio. Lo ha detto il centro di crisi anti-coronavirus.
Il conteggio totale dei casi ha raggiunto 5.281.309. I morti sono invece 453, il dato più alto dal 18 marzo.
La situazione è particolarmente grave a Mosca dove si registrano 9.056 nuovi casi e 78 morti nelle 24 ore, con tassi di morbilità mai visti prima. Secondo un’elaborazione dei dati ufficiali stilata dalla Tass, la quota dei casi registrati a Mosca ha superato oggi il 10% della sua popolazione.
Quasi 42mila persone si sono iscritte alla vaccinazione contro il coronavirus a Mosca nell’ultimo giorno, ha dichiarato ai giornalisti Anastasia Rakova, vicesindaco della capitale per lo sviluppo sociale.
Ma c’è preoccupazione per il basso numero di vaccinati in Russia, anche al Cremlino.
(da agenzie)
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Giugno 18th, 2021 Riccardo Fucile
“NON POSSIAMO RIPOSARE FINCHE’ LA PROMESSA DI UGUAGLIANZA NON SARA’ SODDISFATTA”
La lotta contro il suprematismo e il razzismo in America passa anche attraverso gesti
simbolici e date di ricorrenze importanti, come quella istituita dal presidente Usa per il 19 giugno.
“Juneteenth è ufficialmente una festa federale”. Lo ha detto Joe Biden, che ha dichiarato festa nazionale il 19 giugno, data in cui negli Usa si ricorda la fine della schiavitù.
Biden ha ricordato la strage di Charleston di sei anni fa, in cui un suprematista bianco uccise nove persone. “Dobbiamo onorare le loro vite con l’azione, compresa la riduzione della violenza armata e la lotta al terrorismo interno
Non possiamo riposare finché la promessa di uguaglianza non sarà soddisfatta, per ognuno di noi, in ogni angolo di questa nazione. Questo è il significato di Juneteenth”, ha aggiunto.
(da agenzie)
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