Luglio 13th, 2021 Riccardo Fucile
I GIOCATORI INGLESI HANNO OFFERTO IL CATTIVO ESEMPIO AI BAMBINI DI MEZZO MONDO
Che l’inglese medio assomigliasse poco a Sherlock Holmes e moltissimo al cugino
attaccabrighe di Harry Potter è una certezza che i fischi all’inno di Mameli hanno simpaticamente confermato. (Per tacere delle frasacce razziste indirizzate sui social agli imberbi rigoristi accalappiati dalle manone di Donnarumma).
Ma quando abbiamo visto quasi tutti i calciatori sfilarsi platealmente dal collo la medaglia d’argento appena ricevuta, è stato come se secoli di letteratura sulla sportività britannica fossero andati in frantumi.
Uno pensa alla frase di Kipling che troneggia negli spogliatoi di Wimbledon: »Se saprai trattare la Vittoria e la Sconfitta, questi due impostori, allo stesso modo… sarai un Uomo».
Evidentemente di Uomini in quella squadra ce n’erano pochini. Ovvio che perdere ai rigori, e per giunta in casa, faccia girare le scatole. Ma il capriccio infantile di togliersi la medaglia è una mancanza di rispetto nei confronti di chi te l’ha data, degli avversari e, in fondo, di te stesso.
Meriterebbe una lunga squalifica, non foss’altro che per l’esempio offerto ai bambini di mezzo mondo.
Lo si può in parte giustificare quando si tratta della reazione impulsiva a un’ingiustizia: un arbitraggio scandaloso, una sconfitta immeritata. Al termine di una sfida dal verdetto cristallino è solo l’atto di arroganza compiuto da gente che si vanta continuamente (e ormai pateticamente) di avere inventato il football, ma ha dimenticato che anche fair play è una espressione inglese.
(da Il Corriere della Sera)
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Luglio 13th, 2021 Riccardo Fucile
“GUARDAVO L’ARBITRO PER ESSERE SICURO CHE FOSSE TUTTO REGOLARE, POI I COMPAGNI MI SONO SALTATI ADDOSSO”
“Dopo aver parato il rigore di Saka non ho esultato perché non avevo capito che avessimo vinto”. Gianluigi Donnarumma, miglior giocatore di Euro2020, ai microfoni di Sky durante Calciomercato – l’originale, ha amesso quello che un po’ tutti sospettavamo: la sua non esultanza dopo la parata sul tiro dell’inglese Saka, che ha regalato all’Italia il suo secondo Europeo di calcio (a distanza di 53 anni dal primo), non era un mostruoso segno di autocontrollo.
“I miei compagni mi hanno travolto, da lì è partito tutto”
L’ormai ex numero uno del Milan aveva perso il conto dei tiri dal dischetto e non aveva capito che quella sua prodezza non ammetteva più risposte né repliche. “Ho guardato l’arbitro e cercavo di capire se fosse tutto ok – ha raccontato, tra le risate – perché ora controllano con il Var se il portiere non mi è mosso prima. Poi mi sono girato verso i miei compagni che venivano verso di me e che mi hanno travolto: da lì è partito tutto, non ho capito più niente!”.
Donnarumma è stato un fattore di questo Europeo. Nei tempi supplementari della semifinale con la Spagna e poi della finale con l’Inghilterra, l’Italia ha dato l’impressione di stare attentissima a non scoprirsi anche perché ben consapevole della forza del suo fuoriclasse in porta, che è uscito vincitore da tutte e 5 le serie finali di rigori affrontate in carriera. Troppo più forte, Donnarumma, del basco Unai Simon e dell’inglese Pickford per non pensare di affidarsi a lui per conquistare l’ingresso in finale prima e la Coppa del trionfo poi.
“Siamo contentissimi – ha detto l’erede di Zoff e di Buffon – ci stiamo godendo ogni attimo. Sono passati 50 giorni ma sono volati perché siamo stati veramente bene insieme, e penso che si sia visto. Grazie ai miei compagni, siamo una famiglia fantastica”.
“Ora parlerò del passaggio al Psg. Ma rimango tifoso del Milan”
Donnarumma si è fatto scivolare addosso tutto, anche le polemiche per il suo addio al MIlan, a cui ha preferito il Paris Saint Germain, che gli assicurerà un ingaggio da 12 milioni di euro netti a stagione: “Sono rimasto in silenzio per concentrarmi solo sull’Europeo – ha spiegato – ma in questi giorni parlerò di tutto. Sarò sempre legato ai colori rossoneri. Ringrazio i tifosi perché mi hanno sempre dato tantissimo affetto, che penso di aver ripagato. Sarò sempre un tifoso del Milan e gli auguro tutto il bene di questo mondo”.
(da agenzie)
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Luglio 13th, 2021 Riccardo Fucile
CI VOLEVA UN BAMBINO A RAPPRESENTARE LA PARTE MIGLIORE DELL’INGHILTERRA
Dopo la sconfitta dell’Inghilterra contro l’Italia nella finale di Euro 2020, in
Inghilterra continuano a piovere insulti razzisti contro Marcus Rashford, Jadon Sancho e Bukayo Saka, i tre giocatori che hanno sbagliato i rigori decisivi durante la finale di Wembley. Ma c’è anche chi esprime supporto ai tre giocatori, condannando le frasi razziste e assolvendo i tre giovani calciatori per i mancati gol. Ma non solo.
Tra i supporter dei tre c’è anche Dexter Rosier, un bambino di nove anni che ha voluto scrivere una lettera al centravanti del Manchester United Marcus Rashford, dopo il palo colpito dopo il tiro dal dischetto.
«Caro Marcus Rashford, spero che la tua tristezza non duri a lungo perché perché sei una brava persona – si legge nella lettera condivisa dalla madre su Twitter -. L’anno scorso mi hai ispirato ad aiutare le persone meno fortunate. Poi la scorsa notte, mi hai ispirato di nuovo ad essere sempre coraggioso. Sono orgoglioso di te, sarai sempre un eroe».
Una lettera che è diventata subito virale, grazie anche alla ricondivisione della lettera da parte del giornalista inglese Piers Morgan, che ha aggiunto: «Ehi Marcus, penso che questo bambino parli a nome della stragrande maggioranza delle persone di questo Paese».
(da agenzie)
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Luglio 13th, 2021 Riccardo Fucile
LA MIGLIORE RISPOSTA ALLA FECCIA RAZZISTA
“Accetto le critiche sulla mia prestazione, quella palla doveva entrare, ma non mi scuserò mai per chi sono e da dove vengo”: Marcus Rashford è stato uno dei calciatori inglesi a sbagliare il rigore nella finale degli Europei. Il 23enne è stato preso di mira sui social dopo la partita contro l’Italia e molti insulti a lui rivolti erano di stampo razzista.
“Non so nemmeno da dove cominciare, non so come esprimere a parole come mi sento in questo preciso momento” ha scritto il calciatore in un post apparso sui suoi account social, “Ho avuto una stagione difficile, penso sia stato chiaro a tutti e probabilmente sono arrivato a quella finale con scarsa fiducia. Dopo il rigore sentivo come se avessi deluso i miei compagni di squadra. Come se avessi deluso tutti. Un rigore: era tutto quello che mi era stato chiesto per dare il mio contributo alla squadra. Posso segnare rigori nel sonno, quindi perché avevo sbagliato quello? Mi dispiace, vorrei che fosse andata diversamente. Ma non mi aspettavo di leggere certe cose su di me. Sul mio colore della pelle, su dove sono cresciuto, su come decido di trascorrere il tempo fuori dal campo”.
Dopo la partita, è stato imbrattato un murale che lo raffigurava, realizzato nella sua città natale. “Accetto le critiche sulla mia prestazione, quella palla doveva entrare, ma non mi scuserò mai per chi sono e da dove vengo”, conclude,
“Sono Marcus Rashford, un nero di 23 anni di Withington e Wythenshawe, South Manchester. Se non ho altro ho quello. Per tutti i messaggi gentili, grazie. Tornerò più forte”.
(da agenzie)
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