Luglio 15th, 2021 Riccardo Fucile
UN GIORNALE DI PESARO DA’ LA NOTIZIA DELL’ARRESTO DI UN REATO COMMESSO DA UN CITTADINO DI SENIGALLIA, MA IN MOLTI DEMENTI COMMENTANO “TORNI A CASA SUA”
“Sono intorno a noi, in mezzo a noi”, cantava Frankie HI-NRG nella sua storica
“Quelli che ben pensano”.
E nessun verso di nessun’altra canzone poteva riassumere al meglio una paradossale vicenda che si è consumata sui social network e che rappresenta l’esatto specchio della società italiana attuale.
Protagonisti di questa breve storia triste sono i commentatori sovranisti che oltre a non conoscere la geografia sembrano non conoscere neanche l’italiano. Tutta colpa di un senigalliese.
Partiamo dall’inizio. Lo scorso 11 luglio la pagina Facebook del quotidiano marchigiano ViverePesaro ha pubblicato un articolo.
La storia è un fatto di cronaca: un uomo ha aggredito un bagnino di uno dei lidi sul lungomare della cittadina marchigiana e per questo motivo è stato denunciato.
Una notizia che non dovrebbe attirare più di tanto l’attenzione mediatica, ma un dettaglio ha fatto diventare questo post molto virale. E il merito (o la colpa) è di qualche commentatore seriale sovranista.
Senigallia, comune di 44mila anime in provincia di Ancona che si affaccia sul Mar Adriatico. Meta estiva per molti turisti. Gli abitanti della cittadina marchigiana si chiamano senigalliesi.
Sarà per l’assonanza o per la rabbia che sale fino a far perdere il lume nella ragione nei sovranisti appena “odorano” qualcosa di “nemico”: sta di fatto che quel post social è stato preso d’assalto da commenti come questi.
“A casa!”. “A casa subito”. E altri commenti simili. Perché oltre a questi, di stampo sovranista (e no, non erano ironici visti i contenuti pubblicati sulle rispettive bacheche social), troviamo anche chi fraintende pur senza ammiccare a sponde leghiste: “Purtroppo il selfie-man (Matteo Salvini, ndr) ci sguazza con queste persone”.
Ma c’è anche chi: “È importante sottolineare la provenienza se fosse stato un italiano avrebbe avuto la pagina su FB”.
Insomma, la matematica non è un’opinione. Un po’ come la geografia.
(da NextQuotidiano)
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Luglio 15th, 2021 Riccardo Fucile
UNICA NOTIZIA POSITIVA (PER ORA); CALANO I RICOVERI E I DECESSI
Da una settimana in qua i nuovi casi di coronavirus sono aumenti del 61,4%. Un’impennata a fronte della quale però – è la buona notizia – continuano a calare i decessi (-35,8%), il totale degli attualmente positivi (-4,5%), i pazienti in terapia intensiva (-16%), i ricoverati con sintomi nei reparti ordinari (-11,3%), le persone in isolamento domiciliare (-4,3%).
Le uniche due regioni che si “salvano” dall’incremento percentuale dei nuovi contagi rispetto alla settimana precedente per la progressiva diffusione della variante Delta sono la Basilicata e la Valle D’Aosta
Sono i dati che emergono dal monitoraggio indipendente condotto dalla Fondazione Gimbe nella settimana che va dal 7 al 13 luglio in rapporto alla precedente.
Più casi, meno tamponi
“Sul fronte dei nuovi casi – spiega analizzando i numeri Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – si registra un netto incremento settimanale, peraltro sottostimato da un’attività di testing in continuo calo, che rende impossibile un tracciamento adeguato dei contatti”. Dall’inizio di maggio il numero di persone testate settimanalmente si è infatti progressivamente ridotto del 56,3%, passando da 662.549 a 289.869.
“Il trend dei pazienti ospedalizzati – afferma Renata Gili, responsabile ricerca sui servizi sanitari della Fondazione Gimbe – prosegue la sua discesa sia in area medica che in terapia intensiva, dove l’occupazione di posti letto da parte dei pazienti Covid si attesta al 2 per cento”.
Tutte le Regioni registrano valori inferiori al 10 per cento per l’area medica e al 5 per cento per le terapie intensive nelle quali sono 7 le Regioni che non contano pazienti Covid. “Gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – spiega Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe – in calo da oltre 3 mesi, nell’ultima settimana hanno registrato un lieve incremento con la media mobile a una settimana che è di 7 ingressi al giorno rispetto ai 5 della settimana precedente”.
Vaccini: a picco le prime dosi
Quanto ai vaccini nell’ultima settimana il numero di somministrazioni è rimasto stabile con una media di poco inferiore alle 550 mila inoculazioni al giorno. L’oscillazione pressoché nulla, spiegano da Gimbe, dipende sia dalla crescente diffidenza degli over 60 verso i vaccini a vettore adenovirale (2,7 milioni di dosi disponibili), sia per la necessità di accantonare oltre 2,16 milioni di dosi di vaccini a mRNA (Pfizer e Moderna) per i richiami, viste le incertezze sulle forniture che impongono alle Regioni continui stop & go delle agende.
“In questo scenario – spiega Mosti – la percentuale di prime dosi sul totale delle dosi somministrate è in progressiva riduzione da 4 settimane consecutive: dalle 2.955.191 prime dosi della settimana 7-13 giugno (74 per cento del totale) si è passati alle 809.518 della settimana 5-11 luglio (22 per cento del totale), con un calo del 73%”.
Al 14 luglio sono state consegnate 63.659.024 dosi di vaccino anti Covid.
“Al momento – sostiene la Fondazione – è impossibile fare previsioni per il 3 trimestre visto che l’ultimo aggiornamento del piano delle forniture risale allo scorso 23 aprile e, in assenza di un consuntivo ufficiale, non è noto se le 15,2 milioni di dosi non consegnate nel 2 trimestre saranno recuperate o meno nei prossimi mesi”.
Inoltre, prosegue l’istituto, le stime di oltre 94 milioni di dosi per il terzo trimestre non sono realistiche in quanto includono 6,64 milioni di dosi del vaccino di CureVac che non ha superato i test clinici e 42 milioni di dosi di vaccini a vettore adenovirale per i quali è stata ventilata la sospensione delle consegne per mancato utilizzo da parte delle Regioni. In altri termini, nel terzo trimestre potremmo disporre solo di 45,5 milioni di dosi di vaccini a mRNA, anche se la Ue ha chiesto maggiori forniture e il premier Mario Draghi si è speso per potenziare gli arrivi in Italia.
Al momento (ore 11 del 15 luglio) il totale delle somministrazioni sta per toccare quota 60 milioni. Sono poco più di 25 milioni i cittadini che hanno completato invece l’intero ciclo vaccinale.
(da agenzie)
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Luglio 15th, 2021 Riccardo Fucile
UN PICCOLO EMENDAMENTO FA SLITTARE I TERMINI DAL 30 SETTEMBRE AL 30 OTTOBRE
Un piccolo emendamento, nascosto nell’articolo 39 bis del decreto Semplificazioni,
qualunque cosa c’entri con le semplificazioni.
Un piccolo emendamento che tecnicamente recita così: “Tutti i termini previsti dagli articoli 32 e 33, commi 1 e 4 della legge 25 maggio 1970, n. 352 sono differiti di un mese”.
Detta così è materia oscura, ma basta andarsi a prendere i riferimenti di legge per capire che cela un’operazione politica. Stabilisce infatti che in regime di emergenza la scadenza per la presentazione delle sottoscrizioni per i quesiti referendari slittano di un mese, dal 30 settembre al 30 ottobre.
Difficile, impossibile non pensare ai referendum sulla giustizia presentati dalla Lega insieme al Partito radicale. Serve mezzo milione di firme, la Lega punta a raccoglierne il doppio per evitare sorprese, a via Bellerio la preoccupazione è di stare stretti con i tempi.
La raccolta è iniziata ai primi di luglio, ci sarebbero solo tre mesi per raggiungere la cifra non banale, due dei quali gli italiani hanno la testa sotto l’ombrellone e nei rifugi di montagna più che alle battaglie politiche sia pur del proprio partito di riferimento.
E in effetti seguendo le tracce si scopre che l’emendamento è stato presentato da Igor Iezzi, che della Lega è uno di quelli che ha in mano i dossier sulla giustizia oltre che a essere deputato. Approvato dalle commissioni Affari costituzionali e Ambiente della Camera, sarà con tutta probabilità presente nel testo definitivo, dato che i tempi per la conversione del decreto stringono (scade il 30 luglio) e al Senato dovrebbe arrivare blindato.
“Con tutto ottobre per raccogliere le firme con tutta probabilità ce la faranno”, commenta un onorevole del Pd scuotendo la testa. Matteo Salvini anche del referendum ha parlato in un colloquio con Mario Draghi che ieri è durato poco meno di un’ora. “C’è totale condivisione su come andare avanti nei prossimi mesi”, ha spiegato il leader del Carroccio, e a chi gli faceva osservare che i quesiti referendari scavalcavano la riforma di cui si discuterà in Parlamento a partire dal 23 del mese ha risposto che “i referendum servono per accelerare e affrontare temi che la riforma Cartabia non affronta”.
Certo, il castello cadrebbe nel caso lo stato d’emergenza, in scadenza il prossimo 31 luglio, non fosse prorogato, anche se l’orientamento prevalente di Palazzo Chigi va verso un’estensione, complice la variante Delta che potrebbe complicare non poco un quadro ancora in piena evoluzione.
Alle ultime proroghe la Lega si è opposta rumorosamente, anche denunciando una fantomatica “dittatura sanitaria”. Il dibattito sulla prossima è ancora in stato embrionale, ma gli esponenti di via Bellerio si sono finora mossi con molta prudenza. Dopo tutto, se lo stato d’emergenza servisse per blindare i referendum, potrebbe valere la pena chiudere un occhio.
(da agenzie)
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Luglio 15th, 2021 Riccardo Fucile
A TUTTO C’E’ UN LIMITE, PER LUI PARLANO LE CONDANNE E LO STILE DI VITA
“Diciamo che Silvio Berlusconi è stato la vittima più illustre del populismo giustizialista che per anni ha intossicato l’Italia. Ma sono convinta che in molti oggi abbiano capito come l’incitamento all’odio per mio padre sia stato dettato dal pregiudizio e dall’ostilità preconcetta di chi avversava le sue spinte al cambiamento”. Marina Berlusconi parla del padre Silvio in una lunga intervista concessa al Giornale, in cui afferma che “con i suoi governi, mio padre ha fatto moltissimo. Avrebbe potuto fare ancora di più se solo un sistema malato non glielo avesse impedito, cercando di screditarlo in tutti i modi”.
La presidente di Fininvest respinge il termine “riabilitazione” accostata al padre. “Mi pare del tutto improprio. La parola riabilitazione suona un po’ come assoluzione da una colpa. Ma questo non è il caso di mio padre, non lo è per nulla. Mio padre non ha bisogno di alcuna riabilitazione. Il riconoscimento del ruolo politico, semmai, è un parzialissimo risarcimento morale. Anche se risarcirlo di tutte le ingiustizie che ha subito, ahimè, è davvero impossibile”.
Silvio Berlusconi ha voluto fortemente Mario Draghi a Palazzo Chigi e Marina Berlusconi non nasconde il grande apprezzamento per l’operato del premier. “Da persona che si occupa di imprese, vedo fatti e numeri che parlano chiaro – dice – Proprio come capita a certi incubi che al risveglio scompaiono, sembriamo aver dimenticato che fino a pochi mesi fa a Palazzo Chigi c’era chi sembrava convinto che per battere il Covid bastasse ordinare costosi tendoni a forma di primula, o chi dal balcone proclamava improbabili sconfitte della povertà. Il Governo Draghi ha dato un colpo micidiale all’elogio dell’incompetenza e alla retorica dell’uno vale uno”.
(da Huffingtonpost)
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