Ottobre 12th, 2021 Riccardo Fucile
UN EPISODIO VIOLENTO CHE MANIFESTA L’ODIO VERSO LA LIBERA STAMPA
Un clima inaccettabile è quello che sta respirando il TGR Friuli Venezia
Giulia.
Da qualche tempo, i suoi giornalisti sono oggetto di attacchi – sia verbali, sia fisici – da parte dei no green pass e dei no-vax.
Già il 1° ottobre c’era stato un vero e proprio presidio molto agitato presso la redazione della sede locale del tg regionale.
Durante le manifestazioni dei giorni scorsi a Trieste, invece, alcune persone particolarmente nervose se la sono presa con la troupe, aggredendo la giornalista, strappandole il microfono di mano e lanciando a terra la telecamera dell’operatore.
Il tutto mentre la troupe documentava alcune farneticazioni contro i giornalisti e contro la libertà di pensiero limitata dai social network.
Il comitato di redazione della testata ha espresso solidarietà alla collega e ha chiesto che questa escalation di violenze possa fermarsi. «È stato strappato il microfono tra le mani della collega e lanciato tra la folla, colpita la telecamera e fatta cadere. Se il diritto a manifestare è assolutamente legittimo, ogni forma di violenza e intimidazione nei confronti dell’informazione è invece inaccettabile. Chiediamo alle autorità di individuare i responsabili del gesto e ricordiamo che il diritto dovere di informare è previsto dalla Costituzione».
Il clima nei confronti dei giornalisti che si respira nel corso delle manifestazioni no-vax è davvero inaccettabile. Del resto, all’interno del servizio proposto dal TGR Friuli Venezia Giulia c’è la dichiarazione di un manifestante che riprende un concetto che – in queste ore – si sta riproponendo in maniera molto virale nella chat di Telegram No Green Pass, vinciamo insieme: che senza i social network che veicolano articoli e informazioni varie, avremmo avuto più libertà di pensiero e di crearci una coscienza.
Che è esattamente il contrario, invece, di quanto sta accadendo in questa fase. È solo l’esempio che fa capire come alcuni concetti, ripetuti all’infinito contro i giornalisti e contro la stampa, stiano entrando sempre di più nell’opinione comune. Ed è unca cosa di cui non bisogna andare fieri.
(da agenzie)
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Ottobre 12th, 2021 Riccardo Fucile
“OBIETTIVO INDIPENDENZA PRODUTTIVA FRANCESE ED EUROPEA”
Un piano da 30 miliardi di euro affinché la Francia “torni ad essere una grande nazione dell’innovazione” industriale: è l’annuncio fatto oggi dal presidente, Emmanuel Macron, che a sei mesi dalle elezioni presidenziali ha presentato per circa due ore, dinanzi a circa 200 esponenti del mondo industriale francese riunito all’Eliseo, il suo piano Francia 2030. “Comprendere meglio, vivere meglio, produrre meglio” è la sintesi del progetto macroniano.
“Dobbiamo aumentare la capacità dell’economia francese di crescere attraverso l’innovazione”, in particolare per continuare a “finanziare il nostro modello sociale”, ha dichiarato il presidente dopo la proiezione di un filmato che ripercorre le tappe dell’innovazione industriale transalpina: dal celebre Tgv, il treno ad alta velocità che la Francia introdusse per prima in Europa, agli aerei da caccia Rafale, al nucleare, al Concorde.
Dinanzi alla concorrenza mondiale, Parigi tenta dunque di recuperare il terreno perduto dell’innovazione, in particolare con lo sviluppo di nuove tecnologie volte alla lotta ai cambiamenti climatici. La crisi sanitaria, ha osservato Macron, “ci ha fatto toccare con mano la nostra vulnerabilità” e la “nostra dipendenza dall’estero”. Il presidente ha evocato, tra l’altro, la penuria di mascherine durante la pandemia o l’incapacità della Francia di trovare un vaccino contro il coronavirus nonostante il know-how di Sanofi.
“Dobbiamo ricostruire i termini di una indipendenza produttiva francese ed europea”; ha avvertito, insistendo sull’“imperioso bisogno di accelerare gli investimenti pubblici che creano crescita e occupazione”. Dei 30 miliardi annunciati per i prossimi cinque anni, 8 sono destinati al settore energetico, affinché la Francia diventi “un leader dell’idrogeno verde” entro il 2030.
A tal fine, la Francia intende costruire “due gigafactory” per l’idrogeno verde per favorire la “decarbonizzazione dell’industria”. Durante il suo intervento, Macron ha insistito sulla necessità di “investire massicciamente” per contribuire all’avvento di un’industria meno inquinante. Ha citato, in particolare, l’industria dell’acciaio, del cemento e della produzione chimica, che hanno bisogno di idrogeno verde per sostituire le energie fossili, come anche “l’alimentazione di camion, bus, treni e aerei”.
Macron ha fissato dieci obiettivi da raggiungere entro il 2030, tra cui investire 1 miliardo nel nucleare, produrre 2 milioni di veicoli elettrici e ibridi, produrre il primo aereo a basse emissioni di carbonio, accelerare la robotizzazione e la digitalizzazione dell’agricoltura, avere 20 farmaci biologici contro il cancro e creare i dispositivi medici di domani, mettere la Francia in prima linea nella tutela dei contenuti culturali e creativi, reinvestire nella conquista dello spazio, esplorare i fondali marini.
(da agenzie)
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Ottobre 12th, 2021 Riccardo Fucile
“MIGLIAIA DI MORTI EVITABILI”… IL MINISTRO BARCLAY SI RIFIUTA DI CHIEDERE SCUSA PER OTTO VOLTE IN TV
“Il disastro peggiore nella storia della sanità britannica, costato decine di
migliaia di morti che potevano essere salvate”. È pesantissimo il rapporto della commissione parlamentare per la Sanità e quella per la Scienza del parlamento di Westminster pubblicato ieri notte e che ha analizzato azioni e politiche del governo di Boris Johnson per fronteggiare la pandemia di Coronavirus.
Il rapporto contiene ciò che per mesi hanno scritto media, giornalisti e varie inchieste. Ora però quelle accuse vengono messe nero su bianco e ufficializzate da un organismo ufficiale parlamentare bipartisan. Le commissioni hanno come presidenti addirittura due parlamentari conservatori, ossia dello stesso partito del primo ministro: ovvero Jeremy Hunt, ex ministro della Salute e sfidante di Johnson alle primarie del 2019, e Greg Clark per la Scienza.
Il report è di 150 pagine e critica soprattutto il responso iniziale alla pandemia da parte del governo di Boris Johnson. Viene confermato ciò che l’esecutivo ha sempre provato a smentire, nonostante alcuni media, tra i quali Repubblica, avessero riportato immediatamente ciò che oggi viene definita la realtà dei fatti: il governo, nelle prime settimane di pandemia a inizio 2020, ha tentato la strada dell’immunità di gregge, senza che all’epoca fosse disponibile alcun vaccino contro il Covid.
“Migliaia di vite potevano essere salvate”, scrivono le commissioni di indagine
Un approccio che ha provocato decine di migliaia di morti in più, che ha fatto fuggire migliaia di italiani dal Regno Unito a inizio dell’anno scorso, e che poi è stato abbandonato in favore del lockdown, annunciato solo a fine marzo 2020, mentre Italia e mezza Europa avevano già chiuso tutto. E dire che i primi casi di Coronavirus in Uk erano stati riscontrati il 31 gennaio. “Si è agito troppo tardi” per la Commissione, “perché così si sono perse settimane preziose e soprattutto migliaia di vite potevano essere salvate”. A finire nel mirino dei parlamentari è stato non solo il governo, ma anche le autorità scientifiche che inizialmente avrebbero sottovalutato il pericolo. Non a caso, oggi il ministro Steven Barclay ha ripetuto più volte in tv: “Noi abbiamo seguito la scienza”.
“L’approccio iniziale del governo era quello di arrivare a una immunità di gregge attraverso le infezioni”, si legge nel report, “lasciando circolare il virus: una sorta di fatalismo per cui questo sarebbe stato alla fine l’unico modo per fermare la diffusione del virus”. Eppure, è scritto sempre nel documento, ciò che avveniva in Cina e Italia avrebbe dovuto lanciare l’allarme nel governo: il Coronavirus era già definito molto contagioso, causava una grave malattia e non c’era una cura. “Il livello di ignoranza attraverso il quale il Regno Unito ha considerato la sua risposta alle prime settimane di pandemia è stato parzialmente auto-inflitto”.
Il ministro non si scusa
“I provvedimenti del governo si sono rivelati sbagliati ed è evidente che questo ha causato molti più morti di quanti se ne sarebbero avuti” con misure più restrittive. Un altro grave errore dell’esecutivo, per la Commissione, è stato far rientrare immediatamente nelle case di riposo anziati ricoverati in ospedale, senza che questi venissero sottoposti a un test preventivo. Questo, nell’intenzione delle autorità, per liberare quanti più posti letto della sanità pubblica travolta dal virus, causando “però migliaia di morti nelle case di riposo, che potevano essere evitate”.
Tuttavia, il report loda l’operato del governo Johnson nella seconda parte della pandemia. Non tanto il sistema di test e tracciamento che ha avuto molte pecche all’inizio, quanto la campagna di vaccinazione partita quasi un anno fa, “una delle più efficienti e organizzate di sempre”. Oggi il Regno Unito ha rimosso ogni restrizione (mascherine al chiuso incluse) contando sul muro di immunizzazione: l’85,5% della popolazione con più di 12 anni ha ricevuto almeno una dose di vaccino e il 78,6% due dosi.
I numeri però restano molto alti: ieri 40.224 nuovi casi di Coronavirus (su 970mila test), per un totale di 265.934 negli ultimi sette giorni (+11,2 % rispetto alla settimana precedente). I morti restano più o meno stabili: ieri 28 (ma il lunedì sono sempre più bassi) per un totale di 780 negli ultimi 7 giorni (due in più rispetto alla settimana precedente). Anche i ricoverati in ospedale sembrano stabilizzati: ieri 816 per un totale di 5.155 negli ultimi sette giorni (+0,9 % rispetto alla settimana precedente).
In ogni caso, oltre al report delle Commissioni Salute e Scienza, ci sarà presto una inchiesta pubblica sugli errori del governo britannico nella lotta alla pandemia. Nel frattempo, ha attirato molte critiche l’intervento del ministro Barclay stamattina alla radio Lbc. Il conduttore Nick Ferrari, alla luce dei risultati del rapporto, ha chiesto per otto volte al membro dell’esecutivo di chiedere scusa al popolo britannico per gli errori nella prima fase dell’emergenza, ma Barclay si è sempre rifiutato di dire “sorry”.
(da agenzie)
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Ottobre 12th, 2021 Riccardo Fucile
AVEVA CANCELLATO L’HARD DISK PRIMA DELLA PERQUISIZIONE
La sondaggista coinvolta nell’inchiesta per cui si è dimesso il cancellierie austriaco Sebastian Kurz è stata fermata dalla polizia. Kurz, il primo ministro più giovane della storia dell’Austria, ha annunciato il suo ritiro il 9 ottobre con un discorso alla nazione.
La procura anti-corruzione lo ha accusato di favoreggiamento alla corruzione: il ministero delle Finanze avrebbe pagato il quotidiano Oesterreich e della tv privata oe24 per pubblicare sondaggi che favorivano il partito di Kurz.
La sondaggista coinvolta nelle indagini è stata fermata dalle forze dell’ordine per rischio di inquinamento di prove.
Secondo il portale Der Standard avrebbe cancellato il suo hard disk prima della perquisizione del suo ufficio.
Kurz per adesso si è dichiarato estraneo a tutte le vicende
(da agenzie)
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Ottobre 12th, 2021 Riccardo Fucile
IMMAGINI DEL 2008 CHE IMMORTALANO I DUE, LEI ERA MINISTRO
Nella prossima inchiesta di Report ci saranno anche delle immagini risalenti
al 2009 in cui il leader romano di Forza Nuova, Giuliano Castellino, scorta Giorgia Meloni, all’epoca Ministra della Gioventù, alla commemorazione di Acca Larentia.
Immagini che oggi tradiscono un po’ il messaggio che in queste ore Fratelli d’Italia, soprattutto per voce della sua leader, vorrebbe trasmettere: ovvero quella di una totale estraneità al mondo del fascismo.
Nel post con cui Report annuncia il servizio si legge, “Acca Larentia è diventata ormai da anni uno dei principali luoghi di ritrovo dell’estrema destra romana e, come documentano le immagini della visita di Meloni, già all’epoca sulle mura esterne comparivano murales di croci celtiche e simboli runici”.
Suonano quindi come note stonate le parole pronunciate nel video fiume dal leader politico che oggi intercetta più consenso, Meloni si è detta fermamente contraria al fascismo e a tutto quello che rappresenta.
Tantissime sono state le contestazioni alla posizione di eterna ambiguità in cui galleggia Fratelli d’Italia.
(da agenzie)
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Ottobre 12th, 2021 Riccardo Fucile
NEL 2006 L’ACCORDO CON BERLUSCONI DI ALTERNATIVA SOCIALE DI ALESSANDRA MUSSOLINI, FORZA NUOVA DI FIORE E IL FRONTE SOCIALE DI TILGHER
Ora tutti prendono le distanze. Tutti contro i neofascisti, tutti contro le violenze.
Da Forza Italia alla Lega la condanna è unanime. Quello che è accaduto sabato a Roma (l’assedio alla sede della Cgil della Capitale) è da stigmatizzare senza se e ma. Peccato che i voti dei neofascisti nel 2006 non “puzzavano” affatto alla Casa delle Libertà di Fini, Casini e Berlusconi.
Nell’inverno del 2006, infatti, Alternativa sociale di Alessandra Mussolini (che era appena uscita da Alleanza nazionale) si era alleata con il centrodestra.
Della formazione del nipote del Duce facevano parte anche Forza Nuova di Roberto Fiore (arrestato per le violenze di Roma) e il Fronte Sociale nazionale di Adriano Tilgher.
L’estrema destra nel 2006
L’accordo, all’epoca dei fatti, era stato stipulato direttamente con Berlusconi. Ma a non gradire del tutto, insomma a mettersi di traverso, erano stati Casini, Follini e lo stesso Fini. Impossibile non sapere, già a quel tempo, che Fiore e Tilgher non fossero di certo dei moderati.
Roberto Fiore (Forza Nuova) era stato condannato per associazione sovversiva e banda armata ed era stato latitante a Londra. Tilgher, ex Avanguardia nazionale, invece, aveva collezionato un arresto e una condanna per ricostituzione del partito fascista. Un’alleanza che suscitò diversi malumori e che spinse Fiore, Tilgher e Mussolini a rinunciare alla candidatura personale, restando però alleati, coi loro simboli in lista sotto quello di Alessandra Mussolini. Il risultato? Alternativa sociale ottenne lo 0,7 per cento alla Camera e lo 0,6 al Senato.
Il fronte che “scotta” in Forza Nuova
Intanto dalle parti di Forza Nuova le cose, già da un po’ di tempo, non andavano a gonfie vele. Come racconta oggi Il Mattino, citando intercettazioni dei carabinieri del Ros inserite all’interno di un’inchiesta della procura di Roma, e che si riferiscono a fatti del 2014, fanno emergere un quadro inedito.
Fiore (Forza Nuova), intercettato, temeva per il successo dei movimenti neofascisti CasaPound e Militia ma sapeva bene di non avere alcuna forza per competere soprattutto con CasaPound. Così si innescava – sempre secondo gli inquirenti – un meccanismo di gelosie, ricerche di appoggi all’estero e persino sospetti verso camerati rivali sospettati di lavorare per i servizi.
In quegli anni Fiore avrebbe disposto dei militanti del suo partito come voleva. Avrebbe intestato loro società e conti correnti, come ha ammesso uno dei militanti, un 28enne, sempre nel 2014. «Vuole aprire un conto a nome mio in Inghilterra, non so che fare», diceva al telefono. E, in effetti, guarda caso, dal 2 marzo 2014 questo giovane militante rivestiva cariche nella UK Privilege Ltd.
Stesso discorso per l’amministratore unico della Act Communication srl che si sarebbe trovato a gestire milioni di euro in entrata e in uscita pur non avendo, forse, delle adeguate competenze per farlo.
Come mai? Il Mattino, che cita sempre l’inchiesta della procura di Roma, sottolinea come Fiore abbia viaggiato per l’Europa dal 2014 arrivando fino in Siria e poi in Grecia da Alba Dorata. Senza contare, poi, i viaggi in Russia per la ricerca, sempre secondo il Ros, di sostegno politico.
(da agenzie)
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Ottobre 12th, 2021 Riccardo Fucile
RIBADIAMO IL CONCETTO: LO STATO VACCINA GRATIS CHIUNQUE, SE NON VUOI VACCINARTI, METTENDO A RISCHIO CHI HA IL CERVELLO CONNESSO, NON DEVI ROMPERE I COGLIONI AL PROSSIMO. FAI I TAMPONI E TE LI PAGHI
“Ho sempre avuto una passione per i numeri e così, da buon ragioniere, in
questi ultimi giorni ho preso carta e penna e ho buttato giù alcuni appunti che voglio condividere con voi”. Lo scrive sul suo blog Beppe Grillo in un post dal titolo ‘Su Green pass serve pacificazione’.
Ad oggi, spiega, “sono circa 41 milioni gli italiani con vaccinazione completa, che corrisponde all′80% della popolazione over 12. Uno dei migliori dati in Europa, che dovrebbe suggerire quindi che il popolo no vax in Italia è molto contenuto. Sui 19 milioni mancanti circa 6 hanno meno di 12 anni, e altri 6 circa hanno tra 12 e 19 anni, e quindi sono in prevalenza studenti delle scuole superiori e non lavoratori. Si stima poi che ci siano circa 2,5 milioni di over 60enni senza vaccino, prevalentemente concentrati sui 60-69 anni. Tra questi oltre la metà sono pensionati e meno di 1 milione i lavoratori. Quindi dovremmo avere 19-12-1= 6 milioni circa in età attiva. Non tutti questi sono lavoratori: potrebbero essere disoccupati, inattivi e non occupati, almeno per i 2/3, quindi 2,5-3 milioni”.
Quindi, aggiunge, “i lavoratori senza vaccino potrebbero essere 3-3,5 milioni, su 23 milioni di lavoratori, il 13%-15% circa”.
Grillo prosegue: “Se lo Stato decidesse, come auspicabile, di pagare i tamponi per entrare in azienda, per questi lavoratori, servirebbe circa 1 miliardo di euro fino a dicembre 2021. Questi lavoratori potrebbero essere individuati automaticamente attraverso uno scambio dati tra Sogei che detiene i dati sui Green pass, e Inps che detiene i codici fiscali dei lavoratori e le aziende dove lavorano. L’incrocio tra questi due dataset, con autorizzazione del garante, permetterebbe ad Inps di segnalare nel cassetto aziendale, i lavoratori senza green pass a cui fare il tampone, e si dovrebbe prevedere nel cassetto aziendale un riconoscimento di un bonus sotto forma di sgravio contributivo, in modo che il costo del tampone sia solo anticipato dall’azienda ma pagato a conguaglio da Inps, come succede in genere per la cassa integrazione ordinaria sui versamenti dei contributi aziendali”.
Questo meccanismo, continua Grillo, “che non invaderebbe la privacy se non nei limiti strettamente necessari, con verifica di impatto, e dati trattati nel rispetto del Gpdr, e comunque senza conseguenze alcuna per i lavoratori, se non ai fini di pagare il costo del tampone, avrebbe il doppio vantaggio: uno, di essere veloce, evitare file e controlli ai tornelli aziendali, durante i quali certamente ai lavoratori vedrebbero in quel caso violati i loro spazi di libertà, e due, di essere gratuito per i lavoratori, e di individuare il costo e coprirlo con un bonus apposito, pagato dallo stato”. Insomma, conclude, “il dibattito è aperto”.
A Grillo sfugge che lo Stato deve tutelare la salute dei cittadini, anche dei coglioni. Da’ a tutti la possibilità di vaccinarsi gratis. Non ti vuoi vaccinare? Lo Stato dice “fai almeno un tampone”. Il minimo della decenza è che te lo paghi e non rompi i coglioni al prossimo
(da agenzie)
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Ottobre 12th, 2021 Riccardo Fucile
NELLA CITTA’ SARA’ SFIDA TRA CENTROSINISTRA-VERDI E CENTRODESTRA
L’esito del primo turno riporta il Comune alla stessa situazione di un anno fa, quando il sindaco uscente Rösch vinse al ballottaggio contro Dal Medico ma per una serie di veti incrociati non riuscì a formare la giunta.
Un ottimo risultato per la coalizione con Verdi, Pd, sinistra e M5s.
I Cinquestelle però raccolgono appena lo 0,9%. I dem arrivano al 4,9%: tanto basta per sopravanzare il Carroccio (che perde 7 punti in un anno) e FdI. La Südtiroler Volkspartei si ritrova nuovamente esclusa dal secondo turno e il suo elettorato sarà determinante
Un déjà vu. Come nel 2020, a Merano al ballottaggio sarà una sfida tra Paul Rösch e Dario Dal Medico. L’anno scorso vinse il sindaco uscente dei Verdi per appena 37 voti ma poi, per una serie di veti incrociati di Svp e proprio delle liste civiche a sostegno di Dal Medico, non riuscì a formare la giunta.
Anche oggi come allora al secondo turno saranno decisivi i voti dell’elettorato della Südtiroler Volkspartei.
Non è bastato il nome di Katharina Zeller, figlia dell’ex senatore Karl Zeller e dell’attuale senatrice Julia Unterberger: la Stella Alpina resta nuovamente esclusa dal secondo turno, perdendo nel voto di lista altri 3 punti percentuali rispetto a un anno fa. Crolla anche la Lega, che in 365 giorni passa dal 10,6 al 3,9%. In generale, però, perdono tutti i partiti nazionali: Fratelli d’Italia, nonostante la candidatura di Alessandro Urzì, scende dal 5,6 al 3,9%; il Movimento 5 stelle praticamente sparisce, raccogliendo solamente lo 0,9 per cento. Il Pd sopravanza sia Lega che FdI, diventando il primo partito tra quelli “nazionali” con il 4,9% (rispetto però al 5,5 per cento di un anno fa).
A Merano il voto si è ancora maggiormente polarizzato ed è rimasto un voto etnico: l’elettorato di lingua tedesca si è diviso fra Verdi e Svp, mentre quello di lingua italiana si è concentrato soprattutto sulle due civiche di centrodestra a sostegno di Dal Medico, che come candidato sindaco ha raccolto il 32,7%.
La coalizione multietnica di centrosinistra, con Rösch appoggiato anche dal Pd, dalla sinistra ecosociale e dal M5s, ha funzionato in termini generali – il primo cittadino uscente è arrivato primo con il 33,3% – ma è stata trainata dai Verdi, che sono la lista più votata con il 25,7%.
Tra gli alleati, solo i dem hanno avuto un peso influente con i loro 695 voti. La sinistra è scesa all’1,3%, mentre la visita di Giuseppe Conte a Merano può aver giovato a Rösch, ma sicuramente non è bastata a rianimare il M5s locale, che ha ancora dimezzato le preferenze rispetto al 2020.
Per questo, il ballottaggio si preannuncia nuovamente molto tirato: se un anno fa i voti di scarto furono solo 37, quest’anno il primo turno si è deciso per appena 87 elettori
La Svp, che ha raccolto il 19,4% dei voti (la candidata Zeller si è fermata al 18,3%), si ritrova nuovamente a giocare il ruolo di terza forza e ago della bilancia al secondo turno (si voterà il 24 ottobre).
Visti i numeri, infatti, il bacino della Svp resta nettamente il più ampio. Un anno fa la Südtiroler Volkspartei a sorpresa si dichiarò “blockfrei“, lasciando libertà di voto ai suoi elettori al secondo turno.
“Una coalizione coesa, progressista ed europeista, contro le destre più becere. La Svp decida in che campo stare”, ha detto l’ex ministro Boccia durante la sua visita a Merano qualche settimana prima del voto. Un corteggiamento proseguito anche da Conte, che ha incontrato proprio la senatrice Unterberger.
Il successo della coalizione di centrosinistra multietnica – anche in una prospettiva provinciale (dove governa l’asse Svp-Lega e si torna al voto nel 2023) – passerà infatti soprattutto dall’esito del ballottaggio. Intanto però il primo rischio è che il 24 ottobre alle urne non si presenti quasi nessuno: già domenica l’affluenza è arrivata al 52% degli aventi diritto, contro il 57,3 delle precedenti elezioni comunali.
(da agenzie)
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Ottobre 12th, 2021 Riccardo Fucile
ESULTANZA DI LETTA E CANCELLERI, NEL CENTRODESTRA INIZIA LA RESA DEI CONTI
Una settimana dopo la tornata elettorale nelle grandi città della penisola, il
centrosinistra si prende qualche soddisfazione nei grossi centri anche in Sicilia, dove si è votato in 42 comuni, tredici dei quali al di sopra dei 15mila abitanti.
L’alleanza tra Pd e M5S imprime una svolta a Caltagirone, grosso centro del Catanese, amministrato fino a oggi da Gino Ioppolo, fedelissimo del presidente della Regione Nello Musumeci: vince Fabio Roccuzzo con il 53,8 per cento.
Nel Ragusano, si va al ballottaggio a Vittoria ma Francesco Aiello, candidato del Pd, è al 39,1% delle preferenze.
La gara potrebbe rivelarsi molto dura per lo sfidante, Salvatore Sallemi, candidato di Fratelli d’Italia, poiche’ gli altri candidati sindaci provengono dal centrosinistra.
L’esito di questo voto spinge molti esponenti siciliani del centrodestra a restare in silenzio e a non commentare il voto.
Così, se per Italia Viva, è Davide Faraone, braccio destro di Renzi, nell’isola, e sottolineare “un ottimo risultato” per il partito, è Enrico Letta, segretario del Pd, a mettere il sigillo con una dichiarazione su Twitter: “Vinciamo anche in Sicilia e Sardegna. I dati del primo turno delle elezioni tenutesi ieri e oggi in vari comuni nelle due regioni amministrate dalla destra stanno confermando e rafforzando il quadro nazionale di domenica scorsa. Avanti!”.
Il sottosegretario del M5s alle Infrastrutture, Giancarlo Cancelleri, afferma: “Risultati entusiasmanti per il M5s in Sicilia: ad Alcamo, Favara e Caltagirone si va verso vittoria al primo turno. San Cataldo e Lentini al ballottaggio. Questo dimostra la grande capacità di fare sinergia sui territori e rafforzare, passo dopo passo, l’asse innanzitutto con il Pd e con altre forze di sinistra e civiche”.
E nel centrodestra inizia già la resa dei conti: “L’esito delle amministrative in Sicilia – dice il capogruppo di Fdi al Comune di Palermo, Francesco Scarpinato – dimostra in modo lampante quanto sia determinante il ‘fattore tempo’, infatti, bisogna arrivare all’appuntamento elettorale con un centrodestra forte e coeso, candidati credibili e scelti in largo anticipo così da poter essere conosciuti dall’elettorato”.
(da agenzie)
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