Destra di Popolo.net

ERA OMICIDIO VOLONTARIO PER I CARABINIERI, LA MAGISTRATURA L’HA FATTO DIVENTARE ECCESSO DI LEGITTIMA DIFESA: LO SCANDALO DELL’INCHIESTA SULL’ASSESSORE LEGHISTA DI VOGHERA CHE HA UCCISO UN POVERO DIAVOLO

Novembre 7th, 2021 Riccardo Fucile

LE TELECAMERE MOSTRANO CHE L’ASSESSORE SEGUE E OSSERVA LA VITTIMA PER DIECI MINUTI PRIMA DELLA SPARATORIA. L’AUTOPSIA IN TEMPI RECORD SENZA AVVISARE LA DIFESA (COME PREVEDE LA LEGGE) E LA VICINANZA TRA LA PROCURA E GLI ESPONENTI DELLA LEGA

Nella storia della morte di Youns El Boussettaoui l’unica certezza è che Massimo Adriatici, l’ex assessore leghista che ha sparato e ucciso a Voghera il 38enne magrebino, è oggi un uomo libero. Portato in caserma la sera del 20 luglio scorso, mentre Youns lottava ancora tra la vita e la morte in ospedale con un proiettile conficcato nel torace, Adriatici ha trascorso tre mesi ai domiciliari, cessati una volta decorso il termine il 20 di ottobre.
La scelta della procura di indagare Adriatici per eccesso colposo di legittima difesa ha fatto della sua liberazione l’epilogo ovvio dell’indagine. Come se i fatti di piazza Meardi iniziassero e si concludessero nei pochi secondi in cui Adriatici e El Boussettaoui s’incontrano nello spiazzo davanti al bar Ligure.
Ma la tragedia del leghista con la pistola carica, col colpo in canna, senza sicura, che fronteggia un uomo che lo aggredisce a mani nude, inizia molto prima e si conclude molto dopo.
E lascia molti dubbi sulla gestione dell’indagine da parte della procura di Pavia, con mesi di polemiche per quello che appare un approccio minimalista ai fatti.
E ora spunta anche il video di un incontro elettorale della Lega a Legnano, a cui partecipa il procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti, reggente della procura fino all’arrivo del nuovo capo, che coordina le indagini sulla morte di Youns.
Il convegno – per promuovere l’istituzione di una commissione antimafia a Legnano – è del 1° ottobre 2020, tre giorni prima del ballottaggio delle Comunali. Seduta alla sinistra del procuratore, c’è la candidata sindaco della Lega, Carolina Toia, poi sconfitta. Alla destra, un altro leghista, il capo della commissione Antimafia di Pavia Angelo Rinaldi (ora in FdI).
Nulla di illecito per un magistrato, forse poco opportuno, soprattutto a pochi giorni da un voto. All’incontro intervengono poi altri due leghisti: l’assessore regionale Claudia Terzi e l’eurodeputato di Pavia Angelo Ciocca. Proprio Ciocca, la mattina dopo la tragedia di Voghera, dirà alle agenzie: «È un chiaro episodio di legittima difesa. Se non fosse stato per Adriatici, staremmo parlando di una violenza su una ragazza innocente». Nulla di tutto questo emergerà dalle indagini. Che registrano invece altre anomalie.
Pedinamento e minuti ignorati
Sono le 22.16 quando Adriatici e El Boussettaoui si ritrovano a un passo l’uno dall’altro, in piazza Meardi. L’ex assessore però pedina il ragazzo da più di dieci minuti. Il momento preciso lo mostra la telecamera della chiesa di San Rocco, che guarda su via Emilia, meno di duecento metri dal luogo della tragedia. Alle 21.58 si vede Adriatici muoversi verso il centro, allontanandosi da piazza Meardi. Pochi minuti dopo, alle 22.02, Youns è ripreso che cammina dall’altro lato della strada verso la piazza, in direzione opposta al leghista. Ventitré secondi dopo, ecco di nuovo Adriatici che ritorna sui suoi passi e segue a distanza Youns.
Al netto delle differenze di timing delle telecamere, si può affermare che in piazza Meardi Youns si avvicina a un uomo che lo sta seguendo e osservando da dieci minuti e che, come ulteriore elemento di tensione, gli mostra la pistola sul palmo della mano. Elementi non presi in considerazione nell’imputazione dei pm.
Autopsia in tempi record
La chiamata al 118 è alle 22.19: un uomo è a terra in codice rosso. Youns muore all’ospedale di Voghera alle 23.40. L’incarico ai patologi per l’autopsia viene assegnato con atto firmato dalla procura alle 9.58 del giorno dopo, l’autopsia è eseguita alle 10.30 di mattina. Tempi record: meno di dodici ore dalla morte.
I legali che già seguivano Youns per i suoi problemi di droga, gli avvocati Debora Piazza e Marco Romagnoli, non vengono informati, nonostante la vittima fosse domiciliata presso il loro studio legale per diversi procedimenti, l’ultimo con udienza il 26 ottobre 2021 a Pavia.
«L’autopsia è stata effettuata ieri senza avvisare, come sarebbe dovuto avvenire, i suoi familiari, tutti cittadini italiani e con una residenza a Vercelli», protestano. La procura si scusa, argomentando che i carabinieri non sapevano che vi fossero parenti in Italia. Eppure i carabinieri di Voghera avevano incontrato il fratello di Youns, Alì, e il padre, Mohamed, otto giorni prima, il 12 luglio. Youns era scappato dall’ospedale e si erano recati in caserma per chiedere aiuto. «Ci hanno chiesto le fotocopie dei documenti su cui hanno annotato i nostri numeri di telefono».
Da omicidio a eccesso di difesa
Il giorno dopo la tragedia, le prime informazioni che trapelano dagli ambienti delle forze dell’ordine danno per scontata l’imputazione di omicidio volontario per Adriatici. Dopo i primi atti d’indagine, con l’autopsia appena eseguita, la procura invece smentisce l’ipotesi di omicidio volontario e iscrive Adriatici per eccesso colposo in legittima difesa.
Ma documenti che Repubblica ha potuto visionare mostrano che il pm Roberto Valli già la mattina dopo la morte, prima dell’autopsia, aveva qualificato i fatti come eccesso di legittima difesa, per poi correggere a penna il verbale di conferimento di incarico, indicando l’articolo 575 dell’omicidio volontario. L’imputazione però scomparirà nella richiesta di misura cautelare.
Adriatici parla con i testimoni
Il corpo di El Boussettaoui è ancora sul marciapiede di piazza Meardi. Un video di un testimone mostra i carabinieri che svolgono i rilievi nell’area recintata. Ma tra loro c’è anche Adriatici. Lo rivela il video pubblicato dall’agenzia Lapresse. «Hai visto che ha fatto per darmi un calcio in testa? – chiede Adriatici a un altrotestimone -.L’importante è quello, che hai visto che stava dandomi il calcio in testa».
Nel video si sentono i lamenti della vittima, ancora in terra. Per i legali della famiglia, Adriatici «manipola la scena del crimine istruendo i testimoni alla presenza dei carabinieri».
Adriatici con la Scientifica
Adriatici resta sulla scena fino alle 23.10, quasi un’ora dopo lo sparo. Lo rivela un altro video, quello della telecamera che guarda sullo slargo del bar, che mostra Adriatici parlare liberamente al cellulare e mandare sms. Arriva poi un’auto nera della Scientifica. I funzionari scendono dall’auto, uno saluta col gomito Adriatici, che dopo un breve colloquio, sale a bordo sul sedile anteriore del passeggero. Poi l’auto – con lui e l’autista – va via. La stessa auto con lo stesso funzionario ritorna quattro minuti dopo senza Adriatici per i rilievi sulla piazza.
I proiettili dum dum
La Beretta di Adriatici era caricata con proiettili espansivi Winchester calibro 22 Long Rifle, comunemente chiamati “dum dum”. Un foro sulla punta dell’ogiva ne aumenta l’apertura provocando maggiori ferite sul corpo. I Ris sparano in laboratorio usando proprio i proiettili sequestrati ad Adriatici, e concludono che pure se espansivi quei proiettili – forse per il cattivo funzionamento dell’arma – non si sono espansi. Ma spiegano: «È noto che le comuni munizioni con proiettili a punta cava non debbano essere utilizzate per la difesa personale. Questo in ragione della diffusa convinzione che tutte le palle a punta cava si comportino come proiettili espansivi, indipendentemente dal calibro, dalla velocità e dalla presenza o meno di una camiciatura. Le prove effettuate hanno dimostrato che palle ramate calibro .22, del tipo a punta cava, possono non deformarsi affatto se sparate a bassa velocità. Qualora la velocità sia idonea, le palle subiscono una deformazione a fungo, che ne aumenta la sezione sino al diametro di otto millimetri»
La procura non ha comunque inteso contestare alcuna accusa sull’uso dei proiettili espansivi, dal 2008 equiparati dalla Cassazione a munizioni di guerra «per la loro potenzialità offensiva, a nulla rilevando che il loro uso bellico sia formalmente impedito da una convenzione internazionale».
(da La Repubblica)

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IL DELIRIO DI SALVINI :”IO SARO’ IL CANDIDATO PREMIER DEL CENTRODESTRA”

Novembre 7th, 2021 Riccardo Fucile

GIORGETTI NON CAMBIA IDEA, LA MELONI LO SOPRAVANZA NEI SONDAGGI, BERLUSCONI POTREBBE SMARCARSI, MA IL CAPITONE NON SI ACCORGE CHE E’ FINITO

Per ora, è bonaccia nella Lega. Ma più diplomatica che reale.
Giancarlo Giorgetti è arretrato, ma «le mie idee sono quelle giuste e quelle che fanno bene al nostro partito».
L’assenza del ministro alla scuola politica della Lega a Milano, che è stato il trionfo del Salvini modello qui comando io, è stata plateale visto che gli altri due ministri, Massimo Garavaglia e Erika Stefani, erano presenti insieme ai governatori Fontana e Zaia e quest’ ultimo osannato dai fan del segretario:
«Lui che fa comunella con Giorgetti? Macchè, al consiglio federale dell’altra sera s’ è mostrato più salvinista di Salvini». In ogni caso il micro messaggio di saluto (con zero politica e zero polemica politica) ai giovani della scuola che ha inviato GG dimostra un riallineamento da tregua in attesa delle prossime mosse. Che saranno quelle di una insistenza sul vero tema, oltre al draghismo senza se e senza ma, che sta a cuore al titolare del Mise: l’ingresso nel Ppe per garantire, se sarà, alla Lega una condotta nell’eventuale governo di centrodestra post-2023 non bersagliata dai fulmini Ue.
Insomma Salvini, che per ora ha vinto e vuole stravincere nella contesa interna, manda a GG e a tutti questo messaggio: «Entrare nel Ppe? Io entro dove cavolo voglio! Non citofoneremo al Ppe, sarebbe una cosa da Halloween, uno scherzetto». Ma dice anche di più il segretario e sempre con Giorgetti nel mirino: «Il confronto va bene, ma le polemiche sono una fastidiosa perdita di tempo».
E ancora il Matteo stile comando io: «Saremo sempre alternativi alla sinistra». Traduzione: se Giorgetti mira al proseguimento della grande alleanza per Draghi anche oltre febbraio – quando ci sarà l’elezione del nuovo presidente della Repubblica – sappia lui e sappiano tutti che la Lega non sarà affatto disponibile a quel tipo di schema. Una posizione, questa di Salvini, resa esplicita dall’altro annuncio di ieri: «Il candidato premier del centrodestra sarò io»
Alla testa di una coalizione in cui la Meloni resterà junior partner e Berlusconi non si sgancerà. Due condizioni, al momento, esistenti nella strategia di Salvini ma tutte da verificare, visto che Fratelli d’Italia è saldamente secondo i sondaggi primo partito del centrodestra e che di Berlusconi anche molti forzisti a lui vicini dicono: se non va al Quirinale, molla i sovranisti e si mette alla testa del centro come gli consiglia Gianni Letta e non soltanto lui.
Il voto per il Colle è il vero spartiacque di tutte le mosse dei leader. Una volta scelto il successore di Mattarella, Salvini deciderà il da farsi: se restare al governo oppure mollarlo. Dovesse toccare a Draghi andare al Quirinale, «non daremo alcun appoggio a qualsiasi altro premier», assicurano gli uomini vicini a Matteo. E così la Lega si ricongiungerebbe a FdI all’opposizione, con il rischio che Forza Italia rompa l’alleanza pur di evitare le elezioni.
Ma prima di allora, cioè febbraio, Salvini è deciso a continuare nella politica dei due forni: quello della permanenza al governo insieme a quello della critica continua al governo sui temi sensibili per l’elettorato leghista, e gli attacchi di ieri al ministro Lamorgese e all’assenza della Ue nella lotta ai migranti rientrano in questa tecnica del cosiddetto doppiopiedismo: un piede in zona Draghi e un piede fuori zona Draghi.
“Su questo il mio rapporto con Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e tutti gli altri amici del centrodestra sarà ancora più importante. Il nostro non è un rapporto di comodo». Ma sarà un rapporto complicato, e assai, se FdI continuerà a crescere nei sondaggi e se l’attuale resa di Giorgetti si trasformerà, come sembra, in un passo indietro per ripartire al più presto.
(da Il Messaggero)

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CORTEO NO VAX A TRIESTE: 18 DENUNCIATI, SANZIONI PER CHI NON PORTAVA MASCHERINE

Novembre 7th, 2021 Riccardo Fucile

LA QUESTURA: “DENUNCIATA LA PROMOTRICE, NOTIFICATI 6 FOGLI DI VIA”

Poteva essere una manifestazione ordinata e civile ma per molti versi non lo è stata. Purtroppo la percentuale di idioti e scalmanati è alta.
“Nonostante le prescrizioni del Questore volte a garantire che il corteo si svolgesse lungo un percorso adeguato a tutela di obiettivi sensibili e limitasse i disagi alle attività commerciali, una parte dei manifestanti si è diretta nei pressi di Piazza dell’Unità d’Italia, già presidiata dal dispositivo di ordine pubblico – si legge in una nota della Questura – Qui è iniziato un crescendo di tensioni e provocazioni da parte di taluni facinorosi che sono culminati nel lancio di bottiglie di vetro e oggetti contro le forze di polizia, che ripetutamente invitavano i partecipanti ad allontanarsi in quanto era in atto una manifestazione non autorizzata. Dopo una lunga interlocuzione senza esiti e per evitare che la situazione degenerasse ulteriormente, sono stati impiegati i reparti di polizia per allontanare i manifestanti, alcuni dei quali si sono seduti per terra per ostacolare l’attività in atto; in tali frangenti alcuni manifestanti sono stati identificati sul posto, altri accompagnati in Questura. Dopo le verifiche e gli accertamenti investigativi sono state denunciate 18 persone, tra cui la promotrice della manifestazione e notificati 6 fogli di via obbligatori a persone non residenti a Trieste.
“E’ in corso la visione dei filmati realizzati dalla Polizia Scientifica al fine di individuare ulteriori condotte delittuose a carico delle persone identificate e degli altri partecipanti ai disordini”, sottolinea la Questura di Trieste, spiegando che “l’esame delle immagini potrà consentire l’irrogazione di sanzioni amministrative relative al mancato rispetto del distanziamento e l’utilizzo delle mascherine durante il corteo del pomeriggio”.
(da agenzie)

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SAVERIO TOMMASI, IL GIORNALISTA DI FAN PAGE AGGREDITO REPLICA AI NO VAX: “NON RIUSCIRETE A SBATTERE I GIORNALISTI FUORI DALLE PIAZZE”

Novembre 7th, 2021 Riccardo Fucile

“GRIDATE LIBERTA’ E POI PRENDETE A CALCI I GIORNALISTI”

Cari “No green pass”, i giornalisti non li fermate con una spinta, anche se la spinta mi ha fatto cadere in terra. Non è successo ieri, e non succederà domani
I giornalisti non li fermi soprattutto se li insulti, li discrediti, li prendi a calci negli stinchi, come è accaduto (ancora una volta) ieri pomeriggio a Milano, per sei ore consecutive, ogni volta in cui abbiamo provato ad avvicinarci al corteo.
Noi giornalisti continueremo a fare l’unica cosa che sappiamo fare: raccontare. È questo che abbiamo provato a fare ieri, prima, durante e dopo le spinte e gli insulti: raccontare chi c’era e quello che accadeva. Lo abbiamo sempre fatto, durante manifestazioni di ogni tipo e genere, e continueremo a farlo.
Perché continuiamo ad andare nelle manifestazioni dove non ci vogliono?
La nostra presenza in piazza non la decidono le persone in piazza, ma l’unica idea che ci muove: raccontare la realtà. Attenzione: non semplicemente dare un microfono a caso ai presenti, quello sarebbe un megafono. Noi invece poniamo domande, e quando non ci si riesce, quando si viene aggrediti, quando ci viene impedito, allora raccontiamo le aggressioni che ci hanno impedito di fare il nostro lavoro. Semplice, no? Ve lo spiego io, perché non siete in un campo di concentramento
Nessuno vi irride, nessuno vi provoca. Siete stati liberi per la sedicesima settimana consecutiva di manifestare, bloccare il traffico, chiamare all’adunata, per questo noi ci dobbiamo essere: per raccontarvi, anche se a voi non piace. Dobbiamo raccontare perché gridate “libertà” e poi impedite a qualcuno di essere libero.
Dobbiamo raccontare perché ci date dei terroristi. Perché ci accusate di scrivere fake news. Dobbiamo raccontare anche perché non credete a nessuno dei dati ufficiali, ma credete a un sito o a un canale Telegram conosciuti per essere culla di complotti.
Perché sfilate con una bara finta e la bandiera italiana, e poi non credete alle “bare di Bergamo”? Perché dite di difendere la “libertà di opinione” ma tollerate soltanto la vostra? Perché volete i giornalisti soltanto a patto che non facciano il loro mestiere?
Noi non siamo in piazza per questioni personali, perciò gli insulti che ci vomitate addosso, finanche i fischietti soffiati a tutto volume dentro i timpani, per ore, non ci smuovono di un millimetro. Questa non è una sfida, eventualmente è una resa: a noi tocca esserci comunque, come a un netturbino togliere la spazzatura o a un medico alleviare una sofferenza, è il nostro lavoro. E continueremo a farlo.
Se avete qualcosa da dire, ditela. Non impeditevi di comunicare dando ascolto alla vostra paura. La paura è una cattivissima consigliera. Nessuno vi vuole fregare, certamente non lo vuole fare chi ha un microfono in mano e una telecamera, e vorrebbe ascoltarvi e porre domande. Questo non significa dover fingere di pensarla come voi, o essere come voi, significa credere al valore delle parole come unica percezione distinguibile fra noi e gli altri animali.
Io nel mio lavoro ho sempre messo il mio corpo a disposizione. Non è eroismo, semplicemente non saprei fare altro. Continuerò a farlo, e a provarci ogni volta che vi incontrerò in piazza. In fondo sono come voi: ho la testa dura e amo il mio lavoro.
Saverio Tommasi
(da Fanpage)

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NO VAX VIOLENTI E DEMENTI: CALCI E BOTTE AI GIORNALISTI DI FANPAGE

Novembre 7th, 2021 Riccardo Fucile

“SEI UNA MERDA, VENDUTI”: L’AGGRESSIONE AL CRONISTA

”Sei una merda. Venduti. Togli sta ca**o di telecamera”. E poi calci, botte. Aggressione nei confronti dei giornalisti di Fanpage.it ieri da parte di alcuni no green pass al sedicesimo corteo di fila organizzato a Milano.
”Le prime tensioni sono nate subito, in piazza Fontana, luogo di ritrovo del corteo – si legge in un articolo di Fanpage.it – Dalla ricerca di un ‘testa a testa’, a ‘giornalista terrorista’, urlato a un palmo dalla faccia, rigorosamente senza mascherina. Poi le offese personali, ‘sei una merda’, alla cui frase il giornalista ha risposto chiedendo perché, senza ricevere ulteriore risposta. Ma è nei pressi di piazza Duomo che un uomo, accortosi dell’operatore che stava riprendendo il corteo in movimento, ha cercato di strappargli di mano la videocamera. Prontamente allontanato, ha cominciato a gridare ‘venduti, venduti’, in direzione dei cronisti di Fanpage.it, prima di intimare di ‘togliere la videocamera’.
C’è stata poi una manifestante che ha esclamato: ‘Basta, non passate più, non vi vogliono. Siete qua per mettere zizzania, meglio di no’. E infatti, i manifestanti hanno continuato a far capire che Fanpage.it non era la benvenuta, con calci e botte ai cronisti, rigorosamente date di nascosto, da lontano. Uno di loro però è stato visto e gli agenti della Digos l’hanno allontanato dal corteo per identificarlo”. ”Il sedicesimo sabato di fila di protesta si è svolto con il tentativo da parte del corteo di variare il percorso a seconda delle prerogative dei manifestanti. Arrivati in corso XXII Marzo, parte del serpentone ha preso via Spartaco tra le auto che correvano – si legge ancora – Lì hanno però notato i poliziotti, così hanno deciso di tornare sui propri passi ma sono stati chiusi dalle squadra delle forze dell’ordine che li hanno identificati uno ad uno. Sessanta di loro sono state denunciate, dieci portate in Questura e due hanno ricevuto il foglio di via per un anno. In totale, le forze dell’ordine hanno denunciato trecento partecipanti al corteo no green pass di ieri”.
(da agenzie)

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VOGHERA, I BUCHI DELL’INCHIESTA SULLA VICENDA DELL’ASSESSORE LEGHISTA: CHE CI FACEVA IL PROCURATORE DI PAVIA AL CONVEGNO DELLA LEGA?

Novembre 7th, 2021 Riccardo Fucile

I PUNTI OSCURI: LA BERETTA, IL PEDINAMENTO E L’AUTOPSIA IN TEMPI RECORD… LA MINISTRA CARTABIA MANDI UN’ISPEZIONE, TROPPE COSE NON TORNANO… BASTA MAGISTRATURA POLITICIZZATA

“Spunta il video di un incontro elettorale della Lega a Legnano, a cui partecipa il procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti, reggente della procura fino all’arrivo del nuovo capo, che coordina le indagini sulla morte di Youns”.
Lo scrive oggi Repubblica, tornando sulla vicenda di Voghera che ha visto coinvolto l’ex assessore leghista Massimo Adriatici, accusato di eccesso colposo di legittima difesa per aver sparato e ucciso Youns El Boussettaoui.
A proposito di quel convegno, spiega Repubblica: “Al convegno – per promuovere l’istituzione di una commissione antimafia a Legnano – è del 1° ottobre 2020, tre giorni prima del ballottaggio delle Comunali. Seduta alla sinistra del procuratore, c’è la candidata sindaco della Lega, Carolina Toia, poi sconfitta. Alla destra, un altro leghista, il capo della commissione Antimafia di Pavia Angelo Rinaldi (ora in FdI). Nulla di illecito per un magistrato, forse poco opportuno, soprattutto a pochi giorni da un voto. All’incontro intervengono poi altri due leghisti: l’assessore regionale Claudia Terzi e l’eurodeputato di Pavia Angelo Ciocca”.
Secondo Repubblica esistono dei punti oscuri sulla vicenda e sull’indagine della procura di Pavia, “con mesi di polemiche per quello che appare un approccio minimalista ai fatti”, scrive Sandro De Riccardis, che elenca su quali aspetti permangono i dubbi: pedinamenti e tempistiche, autopsia in tempi record, il passaggio dell’ipotesi di reato da omicidio a legittima difesa, la permanenza di Adriatici sul luogo in cui interloquirebbe con testimoni e scientifica, i proiettili caricati nell’arma.
(da Affari Italiani)

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ABRIGNANI (CTS): “LOCKDOWN PER I NON VACCINATI ANCHE IN ITALIA? E’ POSSIBILE”

Novembre 7th, 2021 Riccardo Fucile

“BISOGNA CAPIRE CHE CI SI VACCINA ANCHE PER NON INFETTARE GLI ALTRI”

«Penso che qualsiasi decisione che porti a una riduzione del pericolo sia da prendere»: così l’immunologo Sergio Abrignani, membro del Comitato Tecnico Scientifico e professore all’università statale di Milano, risponde oggi a una domanda della Stampa sulla possibilità di un lockdown per i non vaccinati anche in Italia.
Per Abrignani la decisione dell’Austria – che ha annunciato restrizioni soltanto per i No vax – «è una scelta radicale, ma molto importante. Bisogna capire che ci si vaccina anche per non infettare i luoghi di socialità e di lavoro. Il Green pass è il mezzo che garantisce la sicurezza della nostra vita fuori casa». Il docente è favorevole al potenziamento della Certificazione Verde Covid-19 e all’obbligo vaccinale, ma aggiunge che questa è una decisione che spetta alla politica.
E secondo il professore «dobbiamo essere consapevoli che la pandemia non è finita e il rischio di nuove restrizioni per tutti c’è: «Spero di no e con la copertura vaccinale crescente mi pare improbabile. Certo che se continuano gli assembramenti di non vaccinati ci possono essere dei casi particolari, come a Trieste».
Infine due parole su chi non si è ancora immunizzato: «Su 7 milioni di esitanti, almeno 5 sono dubbiosi o paurosi che possono essere coinvolti con una campagna focalizzata di comunicazione. Un milione invece dimostra sul web e in piazza di avere delle certezze deliranti con cui è difficile interagire. Purtroppo sono persone che corrono gravi rischi, soprattutto ad assembrarsi continuamente tra non vaccinati. Quasi tutti i malati e i morti di questi giorni sono No vax».
(da agenzie)

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RICCIARDI: “STOP AL GREEN PASS PER CHI FA SOLO IL TAMPONE, A GENNAIO RISCHIAMO UNA FIAMMATA”

Novembre 7th, 2021 Riccardo Fucile

“IL TAMPONE E’ IL PUNTO DEBOLE DEL SISTEMA, NON ASSICURA LA PROTEZIONE”

Il professor Walter Ricciardi, consigliere del ministero della Salute, mette oggi in guardia dal rischio di ripresa dell’epidemia di Coronavirus a gennaio. E propone di dare il Green pass soltanto ai vaccinati e ai guariti.
«Se non ampliamo il numero di vaccinati con la prima dose e se non somministriamo rapidamente la terza avremo una risalita forte, più di quella che vediamo ora. Avverrà presumibilmente tra gennaio e febbraio. Di sicuro però la mortalità sarà più ridotta di quella delle prime grandi ondate proprio grazie ai vaccini, che comunque un po’ proteggeranno», pronostica Ricciardi in un’intervista a Repubblica.
Per l’esperto «la durata del Green Pass è un tema politico organizzativo. La protezione anticorpale è una parte, poi c’è quella cellulare. La cosa importante è vaccinare e rivaccinare. Israele ci ha detto che dopo sei mesi ci vuole una dose di richiamo per tutti i cittadini. Ci arriveremo anche noi».
Ma nel colloquio con il Messaggero il professore è più netto: «Finora i Green pass hanno funzionato, ma sono convinto che, per la stagione invernale che ci costringe più al chiuso e a contatto con gli altri, bisognerebbe rivederne la concessione limitando la libertà solo ai vaccinati e ai guariti dal Covid». E questo perché «chi non è vaccinato può accedere ad alcuni luoghi o usare alcuni servizi come i trasporti a lunga percorrenza anche mostrando il tampone effettuato 48 ore prima. Sono dell’idea, invece, che il tampone sia il punto debole del sistema. Non assicura la protezione e la non trasmissione del virus, se non al 30%. Ecco perché gli accessi ai luoghi pubblici o a quelli di lavoro andrebbero limitati solo ai vaccinati con Green pass, escludendo la possibilità a chi ha un tampone valido».
(da Open)

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BOOM DI RICOVERI COVID AL BAMBINO GESU’ DI ROMA: “CASI GRAVI ANCHE TRA I BAMBINI”

Novembre 7th, 2021 Riccardo Fucile

“NON VACCINARE I BAMBINI E’ UNA TRAPPOLA MORTALE”

Mentre la curva dei contagi è tornata a salire, preoccupa l’aumento di casi di Covid-19 tra i giovanissimi, come illustrato dal presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, durante l’ultima analisi settimanale dei dati epidemiologici.
L’incremento maggiore è stato registrato nella fascia di bambini tra i 6 e 11 anni, mentre per i giovani dai 12 anni in su, essendo possibile la vaccinazione, il numero dei contagi è proporzionalmente più contenuto, così come il numero di ospedalizzazioni.
E a riprova di questa situazione, basta guardare i numeri delle ospedalizzazioni all’Ospedale Bambino Gesù di Palidoro a Roma, dove su 17 posti letto disponibili per i bambini con Covid, 15 sono già occupati.
E non mancano i casi gravi, come spiegato a Repubblica Roma dalla dottoressa Elena Bozzola, segretaria nazionale della Società italiana di pediatria (Sip) e medico del Bambino Gesù: «Purtroppo i casi gravi fra i bambini ci sono. E riguardano in particolare quelli con patologie secondarie. Ma ci è capitato di vedere anche bimbi descritti come perfettamente sani finire in ospedale, anche in terapia intensiva». Nel nosocomio romano «si registra un incremento di tutte le malattie respiratorie gravi tipiche dei bambini – spiega ancora Bozzola -. Anche quelle che lo scorso anno virtualmente non ci sono state a causa di un uso ampio della mascherina e maggiore distanziamento nelle scuole.
E se da un lato il contagio da Covid nei più piccoli, nella maggior parte dei casi, si manifesta con sintomi lievi, «ci sono eccezioni e c’è il rischio di sviluppare settimane dopo una malattia Covid decorsa in modo asintomatico, delle infiammazioni multisistemiche o il cosiddetto “Long Covid“». Al pronto soccorso del Bambino Gesù di Roma, in questo periodo, si registrano circa 200 accessi al giorno: non si tratta ovviamente solo di casi di Coronavirus, ma i medici registrano sempre più casi tra i più piccoli. E se l’anno scorso, nello stesso periodo dell’anno, i casi di contagio erano più diffusi tra gli adolescenti quest’anno, grazie alla vaccinazione, il numero si è fortemente ridotto. I più vulnerabili, in questo momento, sono i bambini di età inferiore ai 12 anni, per cui non è ancora prevista la vaccinazione. Un’immunizzazione che, dicono i medici del Bambino Gesù, si spera arrivi presto anche per gli under 12. Perché «non vaccinare i più piccoli è una trappola mortale, visto che il virus va inevitabilmente a colpire chi è più esposto».
Al contempo, a livello regionale, nel Lazio è cresciuta l’incidenza dei casi. Nell’arco di due settimane è passata da 38 a 63 positivi ogni centomila abitanti. Una situazione che preoccupa i vertici regionali. L’assessore alla Sanità Alessio D’Amato ha proposto al Ministero della Salute di innalzare i livelli dei controlli all’aeroporto di Fiumicino. Con l’obiettivo di rivedere le liste dei paesi più a rischio. E tornando a fare tamponi a ai passeggeri in arrivo, a prescindere dall’uso del Green Pass o del periodo di quarantena fiduciaria. Che spesso non viene rispettata, alimentando dunque la circolazione del virus.
(da Open)

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